domenica 8 gennaio 2017

CHI PUO' PERMETTERSI DI DIRE LA V€RITA' "ALLA CITTADINANZA" (MAI AL "POPOLO")?


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Un sistema il cui vertice (cultural-mediatico, naturalmente pop), già da un pezzo si interroga sui populismi e, in effetti, non sa come rispondersi, perché...non lo può semplicemente fare, a pena di avviare un processo di autoimputazione.
Facciamo un esempio che, in termini di establishment cultural-mediatico italiano è piuttosto rilevante: Mucchetti, un autorevole commentatore e esponente politico, che abbiamo già incontrato su questo blog, riflette sull'agonia dell'idea portante, di fusione di partiti a vocazione maggioritaria, che ha animato la fondazione del partito democratico
Interessante il rilievo critico di premessa: 
"Il Pd non ha aperto ancora alcuna discussione né sulla sconfitta al referendum del 4 dicembre né sulle precedenti, fallimentari elezioni amministrative".
Quindi ripercorre un po' di storia delle alleanze a sinistra e dei meriti di un passato prodiano: 
"il primo governo Prodi avviò le privatizzazioni e le liberalizzazioni, varò le Autorità indipendenti, tagliò il debito pubblico certo grazie ai tassi calanti (come adesso, del resto) ma anche grazie alla riduzione del costo del lavoro delle pubbliche amministrazioni pari a due punti di Pil, introdusse criteri di gestione meritocratici (poi svaniti nella successiva execution), congelò la dinamica del costo del lavoro nel settore privato attraverso la concertazione e portò l'Italia nell'Euro contro tutte le previsioni". 

2. Da ciò emerge, inequivocabilmente, che il metro di ricognizione dei "meriti" stessi sia, tutt'ora, ancorato ad una scala di valori che definisce un paradigma al cui vertice c'è "l'entrata nell'euro"
E con ciò, si rende assiologico tutto lo strumentario funzionale a tale valor€ supr€mo che, a sua volta, implica la "virtù" della società "riformata", al passo con la sfida della globalizzazione e l'inevitabile e indiscutibile esigenza di de-sovranizzare uno Stato il quale, in sè, non può che essere un "peso", un elemento retrivo e negativo.
Infatti, il debito va tagliato; la spesa pubblica, meglio ancora se nelle voci riguardanti il costo del lavoro delle pubbliche amministrazioni, altrettanto; il  costo del lavoro? Ma va congelato! Altrimenti quale mai altra può essere la chiave verso l'aumento della produttività e della sua compagna, immancabilmente "pacifista", la "competitività"? 
La realtà storica dei dati e indicatori macroeconomici italiani, stressati (almeno dai gloriosi t€mpi di Prodi) da questo paradigma valorial€, non conferma l'ipotesi "m€ritocratica": anzi la smentisce in modo drammatico, ma non importa.

3. Poi, però, diviene praticamente impossibile capire le cause profonde della crisi politica, (non solo italiana), prescindendo dalla struttura economico-sociale che si è voluta ri-plasmare in un modo in cui si continua incrollabilmente a credere.
E infatti Mucchetti, per spiegare "meglio" la crisi politica, cioè un effetto sovrastrutturale (per definizione) ricorre a un elenco non di cause, bensì di effetti, confermando che l'inversione del meccanismo causa/effetto (qui p.8) è il carattere essenziale dell'eurostrabismo a vocazione (sovra)internazionalistica. 
Il brano  che stiamo per citare non esaurisce tutto il complesso ragionamento svolto da Mucchetti, ma rimane fortemente indicativo della "inversione" che caratterizza la (pur intelligente, all'interno di questa paralogica inesorabile) critica costruttiva di Mucchetti:
"...Salvati non nasconde la nostalgia per la riforma costituzionale bocciata dagli italiani, che l'aspettavano, così diceva l'ex premier, da 70 anni. Nostalgia per il rafforzamento della governabilità che ne sarebbe derivato. 
Mi chiedo se la governabilità, bandiera in verità non nuova essendo stata sventolata da Bettino Craxi almeno trent'anni fa, vada perseguita a qualunque costo. Se constatiamo come i populismi avanzino anche in Paesi con sistemi istituzionali più solidi ed efficienti del nostro proprio sul piano della governabilità, allora non possiamo non riconoscere come la crisi delle democrazie occidentali dipenda da altre ragioni, diverse dalla presunta insufficienza dei poteri del governo entro i confini dello Stato. Come dipenda da ragioni più profonde e più contemporanee: per esempio, dall'atomizzazione degli individui e dalla ricostruzione di nuove tribù d'opinione favorite dalle tecnologie internettiane. Come dipenda dalla globalizzazione finanziaria che depotenzia la politica nazionale e ha ormai provocato il divorzio del risparmio dagli investimenti nei luoghi dove la gente genera - meglio, ha generato - il risparmio; dalla globalizzazione del diritto che, lo spiegò perfettamente Sabino Cassese, ha disintermediato i parlamenti e perfino i governi a favore di burocrazie senza patria; dal declino delle ideologie laiche e delle religioni cristiane; dall'andamento delle disuguaglianze di reddito e di speranza e, soprattutto, della loro percezione all'interno delle diverse comunità".

4. Notevole come il vero senso del mito della governabilità,  e la sua radicale estraneità alla democrazia sostanziale, cioè alla struttura dei rapporti di forza riequilibrata verso il lavoro;  il "facciamocome" imitativo delle "altre democrazie"; l'individualismo metodologico; il liberoscambismo globale; la de-sovranizzazione statuale e la prevalenza del diritto internazionale privatizzato, siano visti come fenomeni quasi indipendenti tra loro, vicende evolutive che "capitano", e non come le tappe e i vari epifenomeni realizzativi di un unico grande disegno: la Grande Società dell'ordine sovranazionale dei mercati, volta alla restaurazione del paradigma liberista (neo o "ordo"), che vede, nel generare la montante marea dei "perdenti" un risultato naturale, e nel marginalismo marshalliano l'unica possibile condizione di equilibrio, in cui le oligarchie riversano, sulla "perfetta" flessibilità del prezzo(costo) del lavoro, la loro ossessione patologica per l'efficiente allocazione delle risorse: "paretiana". Senza crescita (ché, ormai, la "ripresa" viene identificata con l'assenza di recessione!), ma giusta e naturale: et pereat mundus.

5. Da qui tutto un inseguire, come fa in fondo il Wolf linkato all'inizio, la definizione del nuovo "male", visto come causa, improvvisa, di impedimento ad un progresso altrimenti inarrestabile; anche se, magari, un po' "disintermediante", non tanto dei parlamenti e dei governi, quanto delle istituzioni democratiche rappresentative degli interessi pluriclasse del popolo italiano, cioè della democrazia pluriclasse (e non formale, idraulico-elettorale, cioè liberal-oligarchica): quella della eguaglianza sostanziale della nostra (la nostra!) Costituzione.
Il nuovo male, naturalmente, sono i POPULISMI. Ismi, ismi...

Ma lo smantellamento del welfare a piccole dosi (prodianamente parlando), il perseguimento dell'alta disoccupazione strutturale per "concedere", come fosse un beneficio graziosamente elargito da volenterosi "amici del popolo" (ma detto sottovoce, "popolo", per non confondersi con i populisti...), il precariato e la deflazione salariale dai mille volti (dai contratti di solidarietà, ai voucher, alle riassunzioni dei licenziati ultracinquantenni, in nuovo regime "jobs act"), possono davvero essere "curati" e con esso il "populismo", muovendo dei rimproveri a...Renzi?

6. In particolare si avanza il rimprovero di "non dire la verità alla cittadinanza"
Non sia mai che la si possa dire al "popolo sovrano", come invece scolpisce chiaramente l'articolo 1 della Costituzione, visto che, insomma, "popolo" è la radice di populismo; mentre la "sovranità", beh, è il "nemico della pace" (rimuovendo Rosa Luxemburg...e Lenin, pp.6-7; il che "a sinistra" non mi pare il massimo...) e, dunque, non è più "etico" parlarne, (specie dopo la Brexit!). Ma "rimosso" il primo e demonizzata la seconda, c'è qualcuno che può permettersi di dirla, 'sta verità, ove avesse già a lungo governato (in nome dell'euro e della sfida della globalizzazione)?

6.1. Ora, tra le soluzioni, Mucchetti indica il sistema proporzionale con adeguato sbarramento per evitare la frammentazione, "perché in Germania funziona". Ma il tutto è volto allo scopo di favorire le grandi coalizioni, "con il centro e il centrodestra costituzionali": come, come, come? 
E da quando ci sarebbero anche un centro e un centro-destra "incostituzionali" e quale sarebbe il carattere discretivo? E poi: siamo sicuri che il sistema proporzionale (con sbarramento e magari un "piccolo" premio di maggioranza), contro il populismo che arriva misterioso e flambant neuf (ma davvero?), in Germania, realmente "funzioni" e possa continuare a farlo?
Non so perché, ma appare una posizione un po', come dire, wishful thinking, un espediente di auto-mantenimento al potere ad ogni costo; di certo una soluzione né stabile, nè tantomeno strutturale.

7. Su questo piano, Mucchetti fa qualche pallida concessione alla realtà (in rapido, quanto inarrestabile, deterioramento: e chissà perché): 
"Le misure contro la povertà assoluta, appena annunciate dal ministro dell'Agricoltura (sarebbe toccato a Poletti parlarne, ma la concorrenza interna al partito...), non fanno mai male, e tuttavia risultano un palliativo rispetto al progetto per il Sostegno all'inclusione attiva elaborato da Enrico Giovannini e da Maria Cecilia Guerra; le prime costano un miliardo e sono coperte da una legge di bilancio che spezzetta tutto in mini provvedimenti (le "misure di sollievo" di cui sopra), l'altro e' un progetto universale, impegna e sfida le pubbliche amministrazioni nell'esecuzione e ne costa sette, di miliardi, e dunque richiede scelte di finanza pubblica coraggiose e potrebbe non pagare subito in termini elettorali, perché i destinatari spesso non votano".

8. Ma davvero inseguire il reddito di cittadinanza o il reddito di inclusione, e fare le solite scelte "coraggiose" (= tagli alla spesa pubblica) - cioè altrimenti detto, dolorose, che comprimono all'infinito il livello decrescente dei diritti..."incomprimibili"-, per costruire dei palliativi che, come ormai dovrebbe essere del tutto evidente, accelerano il problema della deflazione salariale e amplificano la diffusione della povertà, per fasce di età e classi sociali, anzicché risolverlo-, sarebbe una soluzione strutturale
O non piuttosto una "resa" definitiva alla globalizzazione, e allo smantellamento della Costituzione, appena respinto da un pesante voto contrario del popolo ("popolo", anche se fa brutto menzionarlo)?
Non è un po' paradossale tentare di neutralizzare il dissenso che si è espresso con la difesa popolare della Costituzione (non populista, visto che s'è espresso il corpo elettorale...e non è un intruso della democrazia), attraverso la diretta e ulteriore distruzione del welfare tutelato dalla Costituzione (art.32 e 38 in relazione agli artt.1 e 4), e l'introduzione di un sedativo, che cristallizza la povertà, escogitato da von Hayek e Milton Friedman (v. qui, "Introduzione")
"Sarebbe" sì paradossale, ma l'idea è che la Costituzione debba essere cambiata (c'è da supporre, sempre "per adeguarsi alla governance europea": what else?). E infatti: "Terza lezione: correggere la Costituzione solo laddove si registri la maggioranza dei due terzi in Parlamento così da rendere impossibile il referendum. Perché no?, mi dico facendo il cinicone". 
Ma l'idea di una revisione della Costituzione che possa non essere il portato della deriva tcnocratica della governabilità e che risulti rafforzativa della garanzia dei diritti già esistenti e che, dunque, possa reggere il vaglio di una consultatione popolare, proprio no? 
No: sarebbe populismo. Il corpo elettorale, per definizione, non può capire cosa veramente gli conviene...E non proporgli sacrifici e scelte dolorose sarebbe da destra xenofoba (e populista).  

8.1. In tema di scelte dolorose, di inevitabili tagli alla spesa pubblica del welfare, prodianamente parlando, non basta che qualunque governo, anche muovendosi dentro le linee "coraggiose" e il "dire la verità alla cittadinanza", debba ora fronteggiare l'abrogazione della "mobilità" e la sua sostituzione con l'esile NASPI
Un salto nel vuoto, della disperazione, per centinaia di migliaia di lavoratori che divengono, per di più, disoccupati "ufficiali", e che si aggiungeranno, a buon diritto, con tutte le loro famiglie, alla schiera della povertà assoluta, ergo bisognosa delle insufficienti "misure di sollievo", o del controproducente e hayekiano "reddito di inclusione".

8.2. Non sarà che l'unica verità da dire "alla cittadinanza" non può che coincidere con quella enunciata dai tedeschi e ben precisata, con più drastica esplicitazione di quanto detto da Prodi, da David Folkerts-Landau, capo economista di Deutsche Bank ("a fondo e repentinamente")?
 
Sempre raccordato con la versione, attualizzata, del neo-realismo politico indicato da Prodi (pur sempre fiero della "€ntrata"):
https://aramcheck.files.wordpress.com/2016/06/senza-titolo.png?w=590&h=446

22 commenti:

  1. Mentre tutto ciò avviene io continuo ancora a sentire persone, per lo più pensionati, ma anche gente della mia età, che stigmatizzano i giovani o le persone in generale che non vogliono lavorare perché, a loro dire, TUTTI, ma proprio TUTTI, GIÀ DA TANTO TEMPO, ottengono dei sussidi da 600 o 700 euro al mese e se ne stanno a casa. E non si capisce nemmeno chi metta in giro queste notizie palesemente false alimentando odio sociale, anche perché il reddito minimo hayekiano di 600-700 euro al mese in Italia non lo abbiamo mai avuto. E le attuali proposte di reddito della gleba sono dell'ordine di 400 euro al mese:

    http://www.italiaoggi.it/news/dettaglio_news.asp?id=201701031137556682&chkAgenzie=ITALIAOGGI&titolo=Martina:%20il%20governo%20mette%20un%20miliardo%20per%20varare%20il%20reddito%20di%20inclusione%20per%20le%20famiglie%20pi%C3%B9%20povere

    Nella testa di queste persone il reddito hayekiano non è visto, come noi giustamente lo vediamo, come un'elemosina stracciona che l'ordine sovranazionale dei mercati elargisce ai poveri come sedativo dopo avergli tolto sia l'intervento pubblico statale per creare occupazione e sia il welfare indiretto come scuola e sanità. No, non è per loro una forma di elemosina per calmare i poveri senza lavoro e farli desistere dal creare disordini sociali. No, questi livorosi e odiatori sociali vedono il reddito hayekiano di 600 euro al mese (ma dove lo hanno visto in pratica lo sanno solo loro) come un immorale privilegio che viene DATO A TUTTI, i quali se ne approfittano, a differenza degli onesti lavoratori che, se vogliono, secondo loro, un lavoro per vivere se lo trovano. Come avevano fatto loro da giovani negli anni '60!!

    Quindi la colpa è sempre dei disoccupati che se ne approfittano. Cioè la colpa è alla base della scala sociale, non ai vertici. Che ai loro tempi le cose fossero diverse non li sfiora minimamente, che il lavoro c'era perché c'era uno stato a tutelarlo è scomparso dall'orizzonte dei loro pensieri.

    Per loro invece era UN MERITO COMPLETAMENTE LORO quello di lavorare. Mentre se adesso non lavori E COLPA SOLO TUA.

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    1. Sarebbe interessante accertare da dove provengano queste "indotte" vox populi e se dietro di esse vi sia una regia (creativa di "fake news" fortemente strumentali).

      E' chiaro che, se così fosse, si suscita un anomalo conflitto sezionale (il conflitto generazionale invertito, dei pensionati vs. i "ggiovani"), che, guarda caso, rinsalda, intorno a infondate e inesistenti "parole d'ordine", il blocco di consenso più identificabile dei votanti per il "sì" al referendum.

      Se esistesse un passaparola "concertato" per creare questo effetto, saremmo a livelli orwelliani molto, ma molto gravi...

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    2. Si, io sono sempre stato molto attento a quello che sento in giro, perché a mio avviso certe vox populi non saltano fuori a caso. Comunque io vivo in una zona d'Italia dove la percentuale di anziani è tra le più alte di tutta Europa, mentre le nascite calano vertiginosamente, e la popolazione giovanile è in nettissimo calo; tutto questo vorrà dire pur qualcosa. Se sono vere le statistiche che dicono che gli anziani hanno votato in maggioranza SI al referendum costituzionale questo è veramente preoccupante. In una società normale gli anziani dovrebbero tramandare il meglio delle tradizioni, essere una presenza vigile di coscienza sociale matura; avrebbero dovuto essere LORO IN PRIMA PERSONA A DIFENDERE LA COSTITUZIONE E A CAPIRE GLI STRAVOLGIMENTI ULTRALIBERISTI ODIERNI; e invece cosa è successo? a quanto pare ci troviamo davanti ad una generazione di rincoglioniti. Nella mia zona spesso e volentieri questi anziani si riuniscono all'interno di quei numerosi locali con slot machine che hanno aperto recentemente, a giocarsi la loro pensione, e attorno a questi "circoli" ruota la loro vita sociale. E quando non ruota attorno a questi poli, la loro vita sociale a casa è questa:
      "Propensione quasi “plebiscitaria” per l’uso della televisione con un 86% di over 65 che la vede tutti i giorni. Gli anziani l’apprezzano e dichiarano nel 63,5% dei casi di non avere difficoltà nella comprensione del linguaggio o dei temi. A questo si affianca la preferenza per i mezzi d’informazione più tradizionali come i giornali (1 su 4 li legge tutti i giorni) e la radio con il 27% che l’ascolta tutti i giorni, il 12% più volte a settimana. Si affaccia all’orizzonte una percentuale minoritaria ma non trascurabile di utilizzatori di internet, con un anziano su dieci che si connette tutti i giorni e 1 su 4 che lo fa almeno qualche volta al mese. L’Italia resta comunque il paese dove solo il 16% delle famiglie di soli anziani ha accesso ad internet e il 9% possiede cellulari abilitati contro una media nazionale rispettivamente del 64% e 54% delle famiglie. 3 intervistati su 4 dichiarano di non usare mai internet (72% del totale), chi dichiara di navigare sul web tutti giorni è il 19%."
      http://www1.auser.it/comunicati-stampa/anziani-davanti-alla-tv-ma-cresce-il-numero-di-chi-utilizza-internet/
      Quindi le FAKENEWS della propaganda ufficiale sono il liquido amniotico di questa generazione, dalla quale germina poi questa vox populi, una generazione che pare aver perso memoria, saggezza e coscienza morale.

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  2. Il mito della governabilità e come il mito del fascismo.

    O meglio.

    È il mito del fascismo.


    (Mi spiace: sono diventato intollerante, arrogante e - presto - sarò provocante.

    Non li posso più sentire 'sti cialtroni. Me ne batto. Non ce la faccio più.

    L'eufemistica inadeguatezza intellettuale, prima ancora che umana e culturale di costoro, mi spinge ad averne profondo disgusto e repulsione.

    Non sono interlocutori: non ce la possono fare.

    Sono inanità storica.

    C'è già chi è pronto a sostituire questa classe di nani e donnacce: ci sarà qualche italiano tra i dominanti che è ancora degno di richiamarsi a questa nazionalità e cultura? e che capisce che è ora di affidarsi ad altro spessore di interlocutori? come nei paesi del centro dell'Impero?

    La mail è in calce, cazzo... svegliarsi)

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  3. Intanto gli USA stanno preparando la prossima multa multimilliardaria alle banche tedesche. Stavolta però non solo a Deutsche Bank, ma anche alle Sparkassen, Volksbanken è banche private.

    US-Anwälte bereiten Milliardenklage gegen deutsche Banken vor

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    1. Ed infatti, la reazione-denunzia tedesca contro la finanza USA non si è fatta attendere
      http://vocidallestero.it/2017/01/07/un-segreto-di-pulcinella-ben-custodito-dietro-il-brutale-esperimento-dellindia-di-abolire-gran-parte-del-contante-ce-washington/
      Nel 2017, se Trump non verrà fatto fuori con mezzi illeciti, ne vedremo delle belle...

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  4. Non si può dirla, la verità, soprattutto in Italia, perché significherebbe accendere la luce sul quarto partito e le sue decisioni, che hanno pesantemente condizionato tutta la storia repubblicana, per non andare più indietro nel tempo (come pure si potrebbe), erodendo via via qualsiasi margine per una politica alternativa, ormai anche contro i loro stessi interessi. O almeno alcuni di essi. In effetti pochi documenti risultano più ferocemente candidi delle memorie di Guido Carli, evidentemente esaltato, ma anche preoccupato, dal “compimento” del suo disegno neoeinaudiano incarnato da Maastricht, nel chiarire i dilemmi e le oscillazioni di questo raggruppamento.

    Si sa che Carli è stato un sostenitore entusiasta del vincolo esterno, che ci avrebbe “salvati” più volte. Che la misura della costrittività del medesimo possa rivelarsi eccessiva è però lui il primo ad ammetterlo, parlando della proposta di Jacques Rueff, consigliere economico di De Gaulle, che a partire dagli anni Sessanta, per contrastare il predominio americano nel mercato valutario, proponeva un ritorno al gold standard (episodio da ricordare agli acritici ammiratori del Generale…): “Nelle Considerazioni finali pronunciate nel maggio del 1965 avevo dato ampio spazio alle implicazioni sociali della scelta di un sistema monetario piuttosto che di un altro.
    E mi riferivo a Rueff quando scrivevo:

    L’argine contro il dilagare del potere d’acquisto che movendo dagli Stati Uniti minaccia di sommergere l’Europa, si continua a sostenere, potrebbe essere innalzato esclusivamente mediante il ripristino del gold standard. In realtà, concezioni del genere incontravano, un tempo, un coerente completamento nelle enunciazioni che attribuivano al meccanismo concorrenziale il compito di realizzare, mediante congrui adattamenti dei livelli salariali, il riequilibrio dei conti con l’estero.

    Insomma, il ritorno alla convertibilità aurea generalizzata implicava governi autoritari, società costituite di plebi poverissime e poco istruite, desiderose solo di cibo, nelle quali la classe dirigente non stenta ad imporre riduzioni dei salati reali, a provocare scientemente disoccupazione, a ridurre lo sviluppo dell’economia. Quelli erano gli anni nei quali la piena occupazione era un imperativo per qualsiasi governo, anche conservatore. E non si deve dimenticare che negli statuti originari del Fondo monetario internazionale la piena occupazione era uno degli obiettivi primari, al fianco dell’abbattimento delle barriere ai commerci che il sistema monetario mondiale doveva concorrere a raggiungere.
    Ci opponemmo sempre alle proposte francesi, anche perché erano incompatibili con il modello di sviluppo che, pur senza condividerlo in pieno, la Banca d’Italia doveva accettare come dato in quanto proveniva dall’ autorità politica. Il «gold standard» era simile a certe teorie monetariste, in quanto espelleva dal sistema ogni elemento di discrezionalità, era integralmente meccanicistico. Secondo me «presupponeva un ambiente economico nel quale le dimensioni del settore pubblico, il grado di organizzazione...delle forze economiche e le rigidità tecnologiche erano ben diverse da quelli oggi sperimentati». Per questo adottammo sempre politiche monetarie che cercassero di tutelare il tasso di crescita previsto per lo sviluppo del Paese.
    ” (Cinquant’anni di vita italiana, Laterza, Roma-Bari, 1996 [1993], pag. 187)

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  5. Così Carli descrive il gold standard, quando noi sappiamo benissimo che l’euro è ancora più rigido!!

    Ma allora come si spiega l’adesione, preoccupata (per il comportamento della Gran Bretagna e della Bundesbank: pag. 405), a Maastricht?

    Vediamo:

    I più intelligenti tra i miei critici di ispirazione comunistica [certo, come Caffè, Saraceno, Ardigò, Lombardi, talvolta perfino La Malfa…quanta ipocrisia] misero in discussione l’assunto di fondo della no-stra politica: il rispetto del vincolo esterno della bilancia dei pagamenti, perseguito attraverso uno sviluppo privilegiato della domanda estera, soddisfatta con esportazioni alle quali era demandato il compito di trainare tutta l’economia. Era il «modello di sviluppo» che l’élite liberale alla quale appartenevo aveva scelto fin dalla fine degli anni Quaranta. Doveva essere rimesso in discussione sulla base di questa critica: una crescita trainata dalla domanda estera costringe a una politica salariale restrittiva e attua una redistribuzione a favore di quei limitati settori industriali sottoposti alla concorrenza internazionale. In questo modo si è trascurata la crescita, anche qualitativa, dei settori industriali non ordinati all’esportazione. Un modello basato su un più intenso sviluppo della domanda interna avrebbe consentito una politica salariale più generosa, attuando una redistribuzione del reddito più favorevole alle classi lavoratrici senza nuocere all’equilibrio esterno del Paese.
    Questa obiezione contiene del vero
    [lo ammette!!]. Tuttavia, non ci si deve dimenticare che negli anni Cinquanta l’inserimento dell’Italia nel circuito delle merci, dei capitali e vorrei dire delle idee di un più vasto mercato mondiale ci appariva come una priorità assoluta. L’economia di mercato, mutuata dall’esterno, è sempre stata una conquista precaria, fragile, esposta a continui rigurgiti di mentalità autarchica. Il vincolo esterno ha garantito il mantenimento dell’Italia nella comunità dei Paesi liberi. La nostra scelta del «vincolo esterno» è una costante che dura fino ad anni recentissimi, e caratterizza anche la presenza della delegazione italiana a Maastricht. Essa nasce sul ceppo di un pessimismo basato sulla convinzione che gli istinti animali della società italiana, lasciati al loro naturale sviluppo, avrebbero portato altrove questo Paese.” (Ibid., pagg. 266-7).

    A ragionar così, mi pare che la conclusione diventi obbligata: essendo il vincolo per definizione esterno, su di esso l’Italia avrà un margine di negoziazione limitato; evidentemente meglio però il rischio soffocamento che il rischio “istinti animali”. Ovvero hanno avvelenato i pozzi e bruciato le messi pur di impedire un avanzamento delle classi popolari, magari con la sponda della grande industria pubblica e del piccolo capitale, magari nell’ambito di un modello di sviluppo politicamente programmato e attuativo del dettato costituzionale. Possono ammetterlo? Possono tornare indietro? Possono andare oltre un attendismo à la Savona? Può farlo chi gli ha retto il gioco fin qui? Qual è la portata del disastro che deve verificarsi perché si smuovano?

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    1. « Paesi liberi »

      In liberalese significa "fascioliberisti".

      Massa di imbecilli.

      (Arturo: sai che sto diventando leninianamente snob: riusciamo a non citare più Savona e i La Malfa? E magari stendere un velo pietoso su chi concilia De Gaulle, il nazionalismo e magari Evola con la Carta costituzionale?)

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  6. "un progetto universale, impegna e sfida le pubbliche amministrazioni nell'esecuzione e ne costa sette, di miliardi, e dunque richiede scelte di finanza pubblica coraggiose e potrebbe non pagare subito in termini elettorali, perché i destinatari spesso non votano".

    Va registrato che per la prima volta, mi sembra, l'hanno detto così esplicitamente. Se lo si vuole, e noi (cioè loro) lo vogliamo, bisogna passare per la distruzione totale dei servizi pubblici e della spesa pubblica. Si vedrà se si tratta di metodo Juncker.
    Tra l'altro scatenare proprio adesso la discssione sul reddito di miseria è il mezzo più efficace per scardinare qualsiasi riflessione post referendum, anzi per far obliare alla svelta il referendum stesso: data la diversità di opinioni in merito a qualcosa di apparentemente abbastanza facile e comprensibile per poter manifestare il proprio parere, non si poteva escogitare modo migliore di buttarla in caciara, ottenendo di dissolvere l'attenzione eventualmente nata sulla questione della UE e della sua intrinseca natura oppressiva e liberista.

    Il mistero per una profana come me è cosa tenga ancora costoro appiccicati alla UE dopo le parole non si potrebbe più chiare di Folkerts-Landau: ma magari! A non rivederci!

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    1. Consoliamoci: c'è un "mistero" ancora più grande e che è direttamente collegato a quello su cui ti interroghi
      http://www.huffingtonpost.it/2017/01/08/grillo-lascia-farage-in-europa-_n_14033146.html?utm_hp_ref=italy

      Vedremo gli sviluppi: ma credo che le coordinate siano che ESSI stiano rafforzando la soluzione 2.0 rispetto a quella che diventa sempre più difficile "vendere" agli elettori...

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    2. E adesso però è ora veramente di capire chi e cosa c è dietro a Grillo e Casaleggio.
      Questa è davvero una porcata enorme...con altissimo rischio di autosputtanamento davanti alla parte più genuina consapevole e attiva della base.
      Qui PER FORZA è arrivato un ordine da qualcuno. Altrimenti non si spiega. Un ordine imperioso...a cui non si può dire di no neanche se di mezzo c è il rischio di una scissione.
      La domanda è CHI? e perché ora?
      Questo 2017 non sarà un anno tranquillo....

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    3. A me pare una benvenuta occasione di chiarimento. Anzi, un momento di svolta.

      Anzitutto vedremo SE ESISTE una (rilevante)"parte più genuina consapevole e attiva della base".

      Poi capiremo, ove mai esistesse, e ove mai fosse numericamente rilevante, DI COSA SAREBBE CONSAPEVOLE: se solo del dogma che le cose vanno male per evasione&corruzione e Statobruttoladro(onestà!), o di qualcosina di più.

      Infine, quand'anche ottenute tutte queste confortanti, ma estremamente incerte, risposte, se questa "base consapevole" possa, - eventualmente, in concreto, magari, forse, chissà-, avere una qualche "voce in capitolo".
      Capito(lo)?

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    4. Aggiungo: nella mia non limitata esperienza di veramente "consapevoli" finora ne ho incontrati finora solo due.
      E considera che alcuni altri, diversi da quei due, sono usciti o sono stati espulsi. Minaccia che incombe pure su questi due.

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    5. Che poi, da quanto leggo, pare che si sia proprio consultata la base degli iscritti certificati: "Hanno partecipato alla votazione 40.654 iscritti certificati. Ha votato per il passaggio all’Alde il 78,5% dei votanti pari a 31.914 iscritti, 6.444 hanno votato per la permanenza nell’Efdd e 2.296 per confluire nei non iscritti."
      http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2017/01/09/ASpWsHtF-concluso_parlamento_sceglie.shtml
      se queste sono LEBBASI....

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    6. La base degli iscritti al blog certificati è formata da 100 mila persone...la rete di attivisti fra cui ci sono molti anti-UE è assai più vasta.
      Cmq non ci si capisce più niente. Alde li ha rifiutati.
      Boh...o c è qualcosa di calcolato che non capisco o sono dei pazzi scriteriati che se andassero al governo farebbero più danni di Renzi.

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    7. Hai presente Obama e che invece, nel frattempo, sta arrivando Trump, e quanto il primo rappresentasse l'interesse USA alla instaurazione del federalismo europeo e alla moneta unica?

      Unire i puntini, please (ragionandoci un po' sopra: a volte, per chi non è esattamente...avveduto, i presupposti decisivi di un accordo "cambiano" in poche settimane).

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    8. Non ho ancora abastanza puntini...Dici che il M5S di oggi (quantomeno i suoi dirigenti più importanti) altro non è che uno strumento di alcuni ambienti USA per influenzare la politica italiana?

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    9. Sta di fatto che i dominanti europei hanno risposto: il M5S non è per loro una forza affidabile. nonostante tutto questo sforzo per normalizzarsi e accreditarsi verso gli ambienti alti.
      Questo penso possa significare che NON avranno la benedizione UE in caso di vittoria elettorale futura.

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    10. Prospettazione evidentemente mal impostata: non si tratta di "dominanti vs outsider", ma lotta concorrenziale tra nuovi arrivati, che tendono ad occupare lo stesso alveo di consenso, e una forza tradizionale, non proprio di massa e "dominante" nel quadro degli euroliberisti (i liberali, dichiaratamente neo-hayekiani e ultraeuristi).

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  7. Ciao Quarantotto, in matematica 0,001 è sempre superiore a 0, in politica qualcuno ha detto: 0 è meglio di 0,001.

    Per Arturo: ciao il quarto partito in Italia ha sempre potuto fare quello che ha voluto perchè ha sempre trovato una sponda eccezionale nel Partito Comunista e nella CGIL del dopo Di Vittorio , che sono sempre stati ferocemente anti keynesiani, antistatalisti.

    In una intervista rilasciata al quotidiano la Repubblica del 24 giugno 1978, Lama ribadiva che se si voleva essere coerenti con l'obiettivo di ridurre la disoccupazione era "ovvio" che ogni miglioramento delle condizioni dei lavoratori occupati avrebbe dovuto passare in subordine: " il sindacato propone ai lavoratori una politica di sacrifici. Non si tratterà di sacrifici marginali, ma sostanziali. (.....) Nei prossimi anni la politica sindacale dovrà essere molto moderata (....) Dal 1969 ad oggi abbiamo puntato a introdurre elementi di rigidità nell'impiego della forza lavoro(.....) Ebbene, bisogna essere intellettualmente onesti. E' STATA UNA IDIOZIA". Pagg 197 e 198 " La scomparsa della sinistra in Europa" di Aldo Barba e Massimo Pivetti.

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  8. LIC
    (otc, gli anglofoni si cerchino l'acronimo)

    Per gli zotici OPERAZIONI DI BASSA INTENSITA': un uso selettivo di pratiche utilizzate in conflitti settoriali con l'utilizzo combinato di strumenti politici, economici, informativi, militari e azioni ancillari di supporto logistico assimilabili al terrorismo come ebbe da definire uno tra i linguisti, N Chomscy.

    Fasi iniziali “morbide”: azioni sinergiche di operazioni psicologiche e propaganda (“cuore e mente”) per seguitare con le più energiche che vien male il solo rammentarle.

    Vabbè, UMINT, SIGINT, IMNT, MASINT .. ma rimane – odierna - la società liquida (solida) con l'honoris causa salentina e gli alderiani: “chi?” o forse “who!”.

    Tiremm innanz!!

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