lunedì 30 gennaio 2017

MAGGIORANZA PER UNA LEGGE ELETTORALE E FUTURA MAGGIORANZA DI GOVERNO: LA SALDATURA IN NOME DELL'EUROPA


https://liberthalia.files.wordpress.com/2014/10/germania_europa.jpg?w=450&h=271

1. Le motivazioni della sentenza della Corte costituzionale relative alla legge elettorale "Italicum" saranno rese note "a partire" dal 10 febbraio, com'è noto.
Eppure, sul piano delle proiezioni attuative di tale decisione sulla futura, ed eventutale, attività legislativa (ovviamente in materia elettorale), si possono già trarre delle obiettive conclusioni.
Attualmente, a seguito della pronuncia attuale unita a quella sul c.d. Porcellum (n.1/2014), - prescindendo dalla prorogatio ad infinitum che tutt'ora pesa sul parlamento (e ormai peserà sulla Storia costituzionale italiana...per fine legislatura)- abbiamo due sistemi proporzionali corretti in senso maggioritario; parrebbe, nei termini di questa sola astratta definizione di "tipologie", che dunque un'armonizzazione sia stata raggiunta.
In realtà non è così, in senso tecnico-giuridico: occorre infatti muovere dal presupposto che un sistema proporzionale può essere corretto in senso maggioritario in infiniti modi, basati su meccanismi molto vari e tesi a determinare assetti di maggioranza, e quindi forme di legittimazione popolare dei governi, molto diversi tra loro.

2. Nel caso delle "due" leggi elettorali rivenienti dalle due distinte pronunce della Corte, in effetti, la correzione del proporzionale avviene in modi che, su un piano oggettivo, divergono tra loro.
Vediamo perché, in parole (relativamente) semplificate.
Il Consultellum "1", quello relativo al Porcellum, dispone relativamente al Senato (e già è un primo aspetto di differenziazione strutturale delle due leggi, posto che la Costituzione, art.57, impone che il Senato sia eletto "a base regionale"...): la correzione al proporzionale, in tal caso, si impernia sul concetto di favorire le alleanze (c.d. "collegamento") preventivamente dichiarate all'elettorato. 
Infatti, per la lista (per lo più di un unico partito) che corresse da sola si ha una soglia di voto "utile" pari all'8%, non superando la quale non si avrebbe alcun eletto. Se, invece, un partito si presenta alle elezioni all'interno di un'alleanza ("liste collegate"), la soglia di elezione di (almeno) qualcuno dei suoi rappresentanti scende al 3% (ottenuto dalla stessa lista). Non è previsto alcun premio di maggioranza.

3. Il Consultellum "2", invece, tende a privilegiare la forza di una singola lista: non "dissuade" dal correre da soli i partiti, ponendosi un'unica soglia del 3% valida in tutte le ipotesi (liste collegabili o meno) e, invece, prevede un (non trascurabile) premio di maggioranza per la singola lista che ottenga almeno il 40% dei voti.

Teoricamente, quindi, un partito potrebbe pure superare questa soglia ed ottenere, mediante il "premio", una consistente maggioranza alla Camera. 
La sua capacità maggioritaria e di "correre da solo" sarebbe però premiata a metà: al Senato non c'è alcun meccanismo che potrebbe garantirgli altrettanta solida maggioranza (saremmo nel campo delle mere "possibilità").

4. Il "mito della governabilità (pp. 2.1.4-2.1.6.)", posto così enfaticamente dalla stessa Corte a presidio della giustificazione costituzionale della varie (e infinite) possibili correzioni del proporzionale, non sarebbe perciò pienamente realizzabile nella congiunta permanenza di questo duplice sistema elettorale.
Da qui, in base alle considerazioni che precedono, tutto sommato abbastanza lineari (nonostante la complessità che possa correlarsi ai meccanismi delle leggi elettorali), deriva che l'indicazione del Capo dello Stato, ribadita subito dopo l'ultima pronuncia della Corte, sia nel senso che non sia opportuno andare a votare senza un ulteriore intervento legislativo che determini una vera armonizzazione; e ciò, trovando adeguati punti di unificazione dei due divergenti sistemi di correzione del proporzionale attualmente sul campo, ovvero una legge elettorale scritta ab imis dal parlamento stesso (es; molto si parla di un "Mattarellum" corretto con l'aumento della quota proporzionale).

5. Dovrebbe essere evidente, perciò, che:
a) o in parlamento si rinviene una maggioranza che abbia già raggiunto l'accordo su questa "armonizzazione" (o su una legge elettorale nuove e costituzionalmente compatibile), e allora si potrebbe andare al voto in tempi ragionevolmente brevi (mentre, peraltro, è pure disinnescata la "bomba" del referendum sull'art.18, facendo venire così meno una ragione di fretta assoluta nell'esigenza di evitare proprio la celebrazione di tale referendum);
b) oppure, questo accordo dovrà essere trovato e ciò richiederà tempi oggettivamente più lunghi: su questa possibilità, gioca un ruolo non trascurabile il maturarsi, al 15 settembre 2017, del diritto dei parlamentari attuali all'indennità "previdenziale" di "prima" legislatura (cosa che coinvolge molti degli attuali eletti...col Porcellum; ma tant'è).

6. A questo punto va introdotto un terzo elemento che corrisponde ad una "prassi", non costituzionalizzata (almeno così dovrebbe essere), ma nemmeno accusabile di illegittimità costituzionale, alla luce dell'attuale orientamento della Corte. Vale a dire, la legge elettorale viene conformata in funzione del vantaggio elettorale della maggioranza che la vota.
E questo vantaggio, in verità, non può che essere "futuro", cioè legato ad una previsione sull'esito delle elezioni successive (in modo da vincerle e arrivare a governare).
Quindi, predicare, da parte di chiunque, un intervento legislativo di armonizzazione delle leggi elettorali, implica necessariamente, alla luce della "prassi" appena indicata,  promuovere la formazione di una futura maggioranza di governo.
In altri termini, la maggioranza che voterebbe l'auspicata (da più autorevoli parti) correzione coerente del proporzionale (o un maggioritario costituzionalmente bene accetto), equivale alla maggioranza probabile (in base ai sondaggi elettorali attuali) che dovrebbe governare. Salvo, ovviamente, il caso di un accordo "generale", ascrivibile alla stragrande maggioranza dei gruppi politici presenti in parlamento (nel qual caso, la "prassi", il "terzo elemento" qui segnalato, sarebbe messo da parte: ma su ciò, attualmente, possono nutrirsi forti dubbi).

6.1. Sarebbe infatti del tutto illogico il contrario: cioè che si formi una maggioranza sulla legge elettorale che ponga su fronti opposti e alternativi tra loro, e quindi che svantaggi, anzicché avvantaggiare, - quantomeno nei rapporti reciproci-, le forze politiche che congiuntamente votassero la nuova legge elettorale "armonizzata".

7. Ora lo sviluppo delle linee politico-programmatiche dei principali partiti offre un quadro che si può così sintetizzare: il M5S dichiara di voler correre comunque e sempre da solo e di non voler accettare alcuna forma di alleanza. 
I restanti partiti, invece, si stanno aggregando, e non casualmente, data l'importanza storica della questione, sulla posizione pro-euro/pro UE o meno.
Questo è un fatto eclatante che sta balzando prepotentemente agli onori della cronaca partitica italiana. 
L'ultimo dato è la già preannunciata nascita di un "polo sovranista", ancora indecifrabile nei suoi esatti confini e programmi, ma nondimeno già esplicitamente così significativa da impegnare i protagonisti a non poter più tornare indietro su tale linea.

8. Ovviamente, sul campo "avverso", possiamo altrettanto individuare più partiti che si dicono favorevoli all'UE, all'euro e alla de-sovranizzazione, sempre più accentuata, che tale percorso "internazionalista" comporta.
Il fulcro di tale ultima linea è di prendere atto del fatto che, anche tenendo conto delle non trascurabili perplessità sull'UE e sull'euro "vivacemente" esternate dalla nuova Amministrazione USA, qualcosa non vada nell'applicazione dei trattati, ma insomma, questi sono comunque da salvare senza alternative; a tal fine si ricorre alla consueta teoria de "l'altra €uropa" possibile (cioè della rivedibilità dei trattati), ovvero alla sua variante più vaga e semplicemente "preliminare" alle soluzioni, ma di maggior presa su un elettorato confuso e mal informato, per cui l'austerità non va ed è la Merkel che l'ha imposta (potendo anche cambiare idea...chissà come e chissà perché e, soprattutto, quando).

9. Il principale di tali partiti è quello che attualmente esprime il sostegno decisivo ai governi che si sono succeduti dalla fine del 2011 e fino ad oggi.
Ma, sul piano del filo-europeismo "senza alternative", - e semmai vagamente foriero di "auspicio" sulla "temperabilità" dei vincoli, ormai estremi, provenienti dai trattati-, possiamo altrettanto individuare una linea prevalente, almeno allo stato, in Forza Italia (sia pure con una certa indecifrabilità che si prolunga da anni).
Di questo abbiamo conferma (ulteriore) in un'intervista odierna rilasciata da Maria Stella Gelmini a "Libero" (pag.9). 
La sua visione è chiara e, in sostanza coincide con le varie prese di posizione assunte, - nel corso degli ultimi anni e specie in occasione delle trattative sulla "flessibilità" fiscale concessa dall'UE-M-,  dall'attuale partito principale di governo.

10. Vediamo le più significative risposte dell'intervista sul "tema €uropa".
Sulla posizione di Forza Italia (si deve supporre fino a smentita del taglio dato all'intervista) rispetto alla moneta unica:
"La moneta unica non è un valore ideologico, ma lo strumento con cui i padri fondatori dell'Europa pensarono di costruire l'edificio unitario. Non considero un tabù la permanenza o l'uscita dall'euro, ma rilevo che questo potrebbe avvenire solo con una decisione unitaria degli Stati membri, visto che la Costituzione non ci permette un referendum in tal senso.
Più che l'euro, ci ha danneggiato la politica di austerità imposta dalla Merkel"
Sulla "significatività" dell'elezione di Tajani alla presidenza dell'europarlamento, quale "modello per l'Italia" (come suggerito nella domanda), infatti, la Gelmini dice:
"E' stato un errore di Salvini l'aver negato il voto a Tajani: a Roma ha radunato la piazza in nome dell'italianità: in Europa ha negato il suo contributo all'occasione storica di una guida italiana all'europarlamento".
Giocoforza: l'europarlamento, a prescindere da qualsiasi altra considerazione (ad es; i suoi deliberati largamente favorevoli in tema di Unione bancaria e prima ancora, di "fiscal compact", cioè l'austerità, e persino di ERF, cioè del sistema coattivo di realizzazione espropriativa degli asset dei cittadini italiani per rispettare il fiscal compact), sarebbe un luogo dove viene protetta ed esaltata "l'italianità".
Ma questi sono possibili punti di vista sulla valutazione dei contenuti e della sostanza dell'azione dell'europarlamento rispetto all'interesse nazionale.

11. Quel che rileva, più specificamente ai fini delle prospettive dell'approvazione di una nuova legge elettorale, è che questa, nei fatti obiettivi che emergono da plurime e attuali fonti mediatiche, "può" trovare una maggioranza; che questa maggioranza si proietta naturalmente in un vantaggio elettorale condiviso per le forze che daranno vita ad una nuova legge elettorale; che la saldatura di questa maggioranza non può evitare di affrontare la "questione €uropea" e che, date certe prese di posizione allo stato manifestate, la saldatura di questa futura maggioranza di governo ben possa passare per liste collegate tra loro in nome dell'europeismo "irrinunciabile".  
E, naturalmente, dell'austerità-brutta, ma sempre fino a un certo punto...


19 commenti:

  1. Ciao Quarantotto, un'eventuale alleanza PD e FI potrebbe favorire una scissione del PD, provocata dall'ala D'Alemiana e la succitata alleanza sarebbe un boccone veramente indigesto per la loro base elettorale.
    Non so se la notizia sia vera ma i media davano Briatore come unico invitato italiano all'insediamento di Trump. Alle prossime elezioni ci potrebbe essere un altro partito, al momento non previsto, con un fortissimo aggancio USA. Temo che dall'Euro/UE se usciremo sarà da destra, con tanti saluti alla nostra cara Costituzione.

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    1. Nel quadro già iniziano a comparire tutti gli elementi che segnali
      http://www.huffingtonpost.it/2017/01/30/matteo-orfini-congresso-emiliano_n_14496210.html?1485790243&utm_hp_ref=italy

      Ed infatti, il quadro attuale, che non pare possa cambiare molto nelle prossime settimane, è negativo per il sovranismo costituzionale.

      Ma gli eventi che si possono accumulare sullo scenario internazionale da qui al prossimo autunno, rendono tale negativa situazione valida solo "rebus SIC stantibus": cioè soggetta a cambiamenti oggi non calcolati dalle forze politiche italiane.

      Persino la probabile sconfitta al ballottaggio della Le Pen è soggetta a una forte instabilità: nel senso che, più passa il tempo, più nessuno può veramente "vincere" in Francia, paese fortemente sovranista e patriottico.
      Chi vorrebbe fare la fine di Hollande in, diciamo, 8-10 mesi?

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  2. Circa le posizioni dei partiti di centro destra su Europa ed Euro ci sarebbero da fare alcune considerazioni, non troppo ottimistiche dal punto di vista “sovranista”. Intanto, è bene sempre ricordare - come più volte è stato fatto su questo blog - che Forza Italia ha votato e sostenuto il governo Monti e le sue micidiali ‘riforme’, compresa quella dell’articolo 81 della costituzione, nonché l’esiziale fiscal compact (ricordo su questo una isolatissima presa di posizione contraria, alla Camera, del liberale Antonio Martino…). Inoltre, con poche eccezioni, i parlamentari di Forza Italia rientrano nel campo dei ‘liberisti anti spesa pubblica’ a prescindere, con contorno di riduzione del debito pubblico a colpi di tagli ai servizi e spending review come se piovesse. Poi certo Brunetta e qualche altro si segnalano ogni tanto per occasionali lamenti sulla egemonia dei tedeschi o sulle fastidiose letterine della BCE, ma sembra davvero troppo poco per accreditare FI di una posizione netta contro i Trattati e l’euro.
    Purtroppo, anche sulla Lega a mio parere non c’è da farsi troppe illusioni. Salvini, anche grazie alle analisi di Borghi Aquilini, ha impugnato la battaglia anti euro, ma il gruppo dirigente e i parlamentari della Lega sembrano seguirlo solo per convenienza tattico-elettorale, restando di fondo accomunati da una cultura liberista e antistatuale, mentre la loro polemica contro l’Unione europea si fonda quasi esclusivamente sul tema della immigrazione.
    Quanto a Fratelli d’Italia potrebbero sembrare compatti nella critica all’Europa, ma, anche qui, la situazione è più complessa. La Meloni e Crosetto forse credono davvero in questa linea, ma La Russa e gli altri ex di Forza Italia mi sembrano invece molto più ‘realisti’, nel senso che potrebbero utilizzare gli slogan anti euro in campagna elettorale, pronti poi a moderare parecchio le proprie istanze una volta rientrati in Parlamento.


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  3. [Dovuta premessa: finirò a breve, oggi o domani, la lettura (contemporanea, ma sono complementari in maniera imbarazzante, quindi non hanno prodotto confusione), del Suo libro, con sommo ritardo e fuori tempo massimo, che ho accompagnato alle "23 cose" di Chang. Lei mi consigliò "Cattivi samaritani", ma sui canali tradizionali è introvabile, così mi sono orientato su questo che è davvero godibile (anche se un po' troppo, IMHO, votato al pubblico universale). Grazie, quindi del consiglio, e dell'impegno che profonde in prima persona].

    La sconfitta al ballottaggio della Le Pen, (a proposito di leggi elettorali e sistemi di governo, ricordiamoci chi era che propugnava, quando ero al liceo, anni fa, il sistema francese uninominale col ballottaggio, di cui il "Mattarellum", fu, tutto sommato, una rancida imitazione ) e la probabile vittoria olandese della destra (al singolare), fanno pendere la mia analisi dalla parte opposta: ovvero, lega e cinquestelle correranno da soli. Ognuno dei due, se si federassero in qualche modo, pagherebbe un prezzo elettorale altissimo. Cosa che il PD farà comunque, quindi lo elimino dal "discorso ab initio".

    Quanto sarebbe golosa l'idea di un governo lega-cinquestelle (ipotizzando un 45% sommato di preferenze) per fare le ultime politiche di destra, e mi riferisco alla destra economica, prima di abbandonare la nave e salire sulla scialuppa?
    Delle questioni in sospeso sono rimaste, in fondo: smantellare definitivamente la sanità pubblica, è quella che in questi giorni mi da più da pensare, ma anche il trasporto pubblico urbano ed extraurbano, e vari altri cespiti (municipalizzate, su cui i 5s hanno fatto le campagne amministrative).

    Il 17 ci sarà il congresso fondativo (credo fondativo, non si riesce a capire) di SI, e dal manifesto trapela la mano di Fassina e D'Attore. Alla fine non ci andrò, probabilmente, ma sarebbe simpatico capire che si dicono tra di loro, e quale linea prevarrà, anche se lo sappiamo già.
    In generale, spendere il soldi degli iscritti per comprare il dominio ".si" (senza accento, perché non è un carattere ASCII) non pare un'idea proprio brillante, ma vedremo che succede.

    Buon lavoro a tutti, sopratutto al padrone di casa, e torno alle mie task.

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    1. E dove avrei detto che LN si federava con qualcuno?
      Tanto per capire la sua tesi a "cosa" sia "opposta". Ho semmai ipotizzato, a rigor di logica, una modificabilità della legge elettorale nel senso di omogeneizzare il favor per liste collegate (non uniche). Cosa che con ogni probabilità sarà funzionale a collegamenti tra liste filo-€uropee.

      L'alleanza M5S e LN, in ogni modo, è impossibile, (allo stato: ma non c'è motivo di ritenere che il quadro possa cambiare): il primo è una forza sostanzialmente pro-UE e, con una certa cautela attendista, anche pro-euro.
      E comunque ascrivibile alla destra in senso economico, avendo nel RdC e nel rigore finanziario, ossequioso delle logiche normative €uropee, i suoi capisaldi.

      Il "manifesto" da lei linkato tutto mi pare fuorché far trapelare la "mano" di Alfredo e, soprattutto, di Stefano e risulta essere post-tsipriota (cioè inutilmente vago su un compromesso perdente sul piano della censura della sovranità e del costituzionalismo da tutelare come primo obiettivo rispetto all'€uropa): desumo che lei non segua le chiare prese di posizione assunte di recente da Fassina (che ho pure linkato in recenti post e commenti).

      "I cattivi samaritani", così come "Economomics: The User's Guide" di Chang (tradotto già in italiano) sono agevolmente reperibili sui canali di vendita on line.

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    2. Grazie della risposta, sempre disponibilissima, e gliela rendo fuori tempo massimo, purtroppo come il resto: sto preparando il concorso da "cancelliere" e mi sono auto-imposto una limitazione di Internet: che è una straordinaria fonte di notizie, ma anche un "maelstrom" di tempo (difatti quando lo apro, recupero le letture perse; cerco anche di non commentare, questo sopra mi era proprio sfuggito:-) ).

      Il mio era un giochino di fantapolitica, ovviamente, giusto un arrovellamento divertente, già smentito a distanza di dieci giorni dai fatti concludenti.

      Sui libri, la ringrazio, li avevo visti, ma adoro prenderli dal libraio sotto casa. Se perde anche me, finisce davvero che chiude.

      Debbo darle ragione anche, in particolare, sul manifesto di cui sopra: mentre il succo mi sembrava un buon compromesso "edibile" di istanze interessanti, "eurocritiche", alla luce delle mozioni che sembrano essere state presentate, assume una luce un po' sciocca (nel senso di priva di qualsiasi gusto).
      Sulle posizioni di Fassina, sono stato molto dubbioso nelle ultime due apparizioni televisive, ma non ho seguito le sue letture, onestamente.
      Mi ero sentito (con i miei strumenti interpretativi, spuntati, in via di affilamento) di leggere in quel manifesto uno sforzo che, in effetti, pare inesistente.

      Continuo a seguirla con interesse,

      Emilio

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  4. “Il regime parlamentare, riconsacrato dalla nuova costituzione italiana secondo uno schema che ricalca sostanzialmente quello trasmessoci dagli ordinamenti del secolo scorso, può ritenersi suscettibile di realizzare, oggi, nella diversa realtà sociale che si é andata maturando, il principio democratico?

    E’ questo il problema più grave che si presenta attualmente ad ogni osservatore del fenomeno politico, e di esso, della necessità di una chiara impostazione dei suoi termini, di un'esatta valutazione degli ostacoli che ne insidiano la soluzione, é necessario che si diffonda la consapevolezza, dipendendo dalla seria volontà di affrontarlo, dalla capacità di avviarlo verso uno sbocco soddisfacente, la sorte del regime democratico nell'attuale momento storico.

    Secondo un'opinione, l'ordinamento parlamentare, quale é organizzato e funziona nel mondo moderno, trova, con la sua origine, il suo unico e necessario fondamento nell'ideologia e nella pratica liberale, e pertanto si presenta inutilizzabile, perché privo dell'atmosfera che gli é indispensabile, in uno Stato poggiante sull'equilibrio instabile di forze sociali divise da profondi contrasti di interessi e costretto ad intervenire nei loro confronti non tanto per garantire a ciascuna la libertà esterna di azione, quanto per prendere posizione sul contenuto dei contrasti medesimi.

    E’ certo, ed é stato numerose volte constatato, che la forma, la quale si chiama parlamentare perché ha come suo organo centrale il Parlamento, funzionante quale centro di convergenza e di mediazione delle varie correnti politiche del paese, attraverso la libera discussione e nel rispetto del principio maggioritario, PRESUPPONE UNA SOSTANZIALE OMOGENEITÀ DEL TESSUTO SU CUI QUELLE CORRENTI SI INNESTANO. IL CONTRASTO, che é postulato dallo stesso giuoco dialettico di formazione della volontà comune, attraverso l'assunzione al potere della parte di volta in volta prevalente, NON PUÒ AMPLIARSI FINO AD INCIDERE SUI FINI FONDAMENTALI, SUI VALORI SUPREMI POSTI A BASE DEL COMPLESSIVO ASSETTO STATALE. Solo questa SOSTANZIALE OMOGENEITÀ DEL FONDO IDEOLOGICO DELLE VARIE CORRENTI POLITICHE È CAPACE DI GARANTIRE l'effettivo rispetto del metodo democratico, il giuoco leale, la tutela dei diritti delle minoranze, il riconoscimento a queste di potere divenire legittimamente maggioranza.

    Ed è da tale constatazione che appare dedotta la distinzione solita a farsi fra partiti di governo e partiti non al governo, cioè INSUSCETTIBILI DI ASSUMERE IL POTERE, IN QUANTO PONENTISI IN POSIZIONE DI RADICALE ANTITESI CON LA STRUTTURA ECONOMICO-SOCIALE PROPRIA DEL TIPO DI STATO. Ciò é comprovato dall'osservazione storica, che (a parte il caso dell'Inghilterra, dove opera la speciale psicologia- di quel popolo) mostra la coincidenza fra il massimo fiorire del regime parlamentare e l'accentramento del dominio politico nelle mani della borghesia, la quale concepì lo Stato soprattutto come strumento di garanzia al più libero esplicarsi delle attività dei singoli, e di tutela del possesso privato della ricchezza, ed ottenne la saldezza del regime instaurato con l'esclusione dalla partecipazione attiva ad esso dei ceti dei lavoratori impossidenti, del cui aiuto essa si era pure giovata nella lotta sostenuta contro il precedente assetto ...” [C. MORTATI, Parlamento e democrazia, in Studium, 1948, n. 11, 1-4].

    “La saldatura di questa futura maggioranza di governo” attuata “per liste collegate tra loro in nome dell’europeismo irrinunciabile”, cioè tra forze insuscettibili di assumere il potere per le ragioni spiegate da Mortati. Una potenziale maggioranza contra Constitutionem, cioè antidemocratica per definizione. (Segue)

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  5. Se poi nel dibattito si fiondano anche i filosofi… A pag. 7 de La Stampa di oggi è riportata un’intervista a Massimo Cacciari. Sorvolando sulle frattaglie e sul fatto che, per il filosofo, destra e sinistra sono parametri del passato, da archiviare pena la catastrofe, gli viene chiesto “catastrofe per la sinistra o per il mondo?”

    Risposta “Per tutti. Lo Stato nazionale non ha più la sovranità politica sui flussi di capitale, il lavoro dipendente si è polverizzato, le disuguaglianze crescono a dismisura e i poteri politici non sanno per loro natura affrontare problemi di questo genere. L’unica cosa che potrebbero fare è SMETTERLA DI SBANDIERARE LA SOVRANITÀ che non hanno più e dire la verità sul poco che possono fare”

    Domanda “Tipo il reddito di cittadinanza?” Risposta “QUELLA È LA STRADA GIUSTA. Se ci illudiamo che ci sarà di nuovo uno sviluppo capace di produrre più lavoro sbagliamo. E’ ancora il mondo di ieri, quello in cui si credeva che la rivoluzione tecnologica avrebbe aperto nuovi settori. E’ un fatto: sebbene in Occidente la ricchezza continui a crescere si riducono le chance per il lavoro. MA NON PER QUESTO BISOGNA LASCIARE LA GENTE SENZA LE RISORSE MINIME. E’ una delle poche cose serie dette dal Movimento 5 Stelle…”.

    Sentivamo la necessità di un ulteriore ed autorevole endorsement allo Stato-minimo hayekiano!

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    1. Chiarissimo: egli ha colto il fondamento dello Stato minimo e la sua esigenza di avere una valvola di sicurezza "sedativa" e, per la verità, transitoria.
      Quando ci sarà da curarsi con la sanità privata e da mendicare come anziani, in massa, per l'assenza della capacità economica a pagarsi un fondo pensione PRIVATO, non saranno solo i malati e gli anziani a "risentirsi"...un pochino.
      Ma TUTTI quelli che avranno finalmente capito che quello è il destino generale che loro riserva il non-Stato desovranizzato.

      Rammenta lo stesso fenomeno che ha portato a dare un voto di protesta a favore di Trump?

      Vedremo se Trump se ne accorgerà (a parte i "reduci"): la chiave di svolta starà in questa "questione sociale".

      Di sicuro non se ne cureranno i governanti €uropei e neppure le masse, terrorizzate dalla propaganda, che continueranno a votarli: probabilmente non ancora molto a lungo.
      Ma sempre svegliandosi troppo tardi...

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  6. Pensi che, alla domanda perché la sinistra non vince più, Cacciari risponde "Ci sono ragioni storiche e strutturali. Da una parte è venuta meno la classe operaia (!), il suo blocco sociale di riferimento, dall'altra la sinistra non ha capito la CRISI FISCALE DELLO STATO...".

    Se questi sono i risultati, credo che mi congederò anche dalla filosofia...

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    1. Ma la filosofia, checché ne pensi Bazaar, si è congedata dalle scienze sociali da almeno un secolo. Abbondante :-)

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    2. Ma io condivido.... Anzi, è proprio uno dei punti fondamentali della ricerca.

      La filosofia è sovrastrutturata ai rapporti di forza descritti dai rapporti di produzione e da quelli delle "partite correnti".

      Noi ci si limita umilmente a fondare fenomenologicamente le scienze sociali; sulle orme del "socialismo scientifico". Tanto che si potrebbe sostenere che non c'è epistemologia senza fenomenologia.

      (La chiamerei « doxalogia cosciente »)

      È il parassitario positivismo che ne ha voluti scissione e parcellizzazione in onore della schiavile divisione del lavoro e dei campi di studio.

      Sempre umilmente ci si rifà all'homo universalis di leonardiana e leibniziana memoria.

      Filosofare significa semplicemente - oltre ad averne studiata la storia, come sottolineava Hegel - « pensare con profondità », perché, banalmente, « cogito ergo sum »


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    3. La crisi fiscale dello Stato: un'infelicissima espressione di James O'Connor, accalappiata al volo dal pensiero neoliberale già a partire dal rapporto della Trilaterale. Non è un caso se la traduzione italiana del libro venne "presidiata" da un'introduzione di Caffè volta a evitare possibili "equivoci".

      D'altra parte, oltre al riciclaggio di banalità, da Cacciari cosa ci si può aspettare?

      In un momento di acuto masochismo mi sono letto un suo libro (Il potere che frena), attirato dal titolo schmittiano. Ve ne riporto il passaggio fondamentale:

      Il Politico non può più avanzare alcuna ‘autorità’ che non si presenti ‘al servizio’ del funzionamento del sistema tecnico-economico. Esso vale esclusivamente in quanto parte delle élites che lo amministrano, in quanto nodo della rete che esse compongono. E ciò appare di nuovo perfettamente analogo al processo che si compie ‘dal basso’: intollerabilità di una sovranità ‘personale’, di qualsiasi idea o ‘guida’ trascendente il ‘meccanismo’. Tutto ‘si tiene’: de-sostanzializzazione del mondo economico-finanziario; sradicamento dei poteri catecontici; obbedienza da parte dell’individuo soltanto a quelle norme che gli appaiano necessarie alla soddisfazione dei propri bisogni, ‘incontenibili’ in linea di principio.
      Segnerà questo sistema-mondo l’avvento del Placidus? Non certo nel senso che Epimeteo sembra promettere, e cioè nel senso che la ‘chiusura’ della prospettiva prometeica renda possibile la riduzione di ogni conflitto al calcolemus e la fine della lotta tra le potenze per l’egemonia. Ma, piuttosto, proprio nel senso escatologico dell’inaugurarsi di uno spazio di permanenti crisi, di passaggio da crisi a crisi senza soluzione di continuità, senza armistizi e meno ancora paci. […]

      I diversi domini – economico, finanziario, politico, giuridico, tecnico-scientifico – competeranno tanto più duramente, quanto più comune si farà la loro Weltanschauung (che è quella del sistema-mondo, in tutta la sua strutturale aporeticità). In questa competizione, liberi da ordinamenti sovra-ordinati, dovranno mutare la loro configurazione e la propria interna normatività. Così, anzitutto, l’antica sovranità statale, vero modello di katechon, dovrà ‘superarsi’, ricollocandosi su una dimensione che, da un lato, la renderà sempre più relativa, e, dall’altro, la costringerà a dar vita a ‘grandi spazi’, che, per le ragioni che derivano da tutto quanto fin qui sostenuto, dell’impero non potranno che essere debole simia. La norma giuridica, da parte sua, dovrà adeguarsi a quel centaurico giusnaturalismo artificiale, cui ci si riferisce quando si invocano le ‘leggi’ dell’economia e del mercato. Il ‘cervello sociale’ produttore di innovazione, a sua volta, spogliandosi di ogni ‘auratica’ autonomia, dovrà, per competere efficacemente, manifestarsi come produzione di forme di vita, come quella legge, anzi, che le struttura dal loro stesso interno.
      ” (Il potere che frena, Adelphi, Milano, 2014, s. p.)

      Le più trite e false volgarità neoliberali (golden straitjacket/grande pennello. E le crisi? Tocca tenersele) confezionate in un ampolloso linguaggio “filosofico”. Questa non è nemmeno più (cattiva) filosofia, ma solo affabulazione al servizio del potere.

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    4. @Bazaar: io so che tu sai che io so che tu sai...
      @Arturo: ahia...je piace tantissimo la competizione...produttrice di forme di vita.
      (Ti confesso che non riesco a superare le tre righe e dò un'occhiata come si fa quando guardi e distogli lo sguardo da un incidente stradale, temendo di non poter resistere...)

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  7. Francesco lei ha toccato un punto nodale e sensibilissimo cioè l’inadeguatezza del sistema parlamentare di stampo inglese a garantire la rappresentatività cioè la salvaguardia di quella OMOGENEITA’ del tessuto su cui le correnti politiche di un dato paese si INNESTANO.
    Aggiungerei che fatale conseguenza dell’adozione di un sistema politico che definirei “innaturale” si sia dimostrato lo strumento più idoneo alla creazione del più sfacciato degli imperialismi : quello anglosassone.

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  8. possiamo consolarci con Canfora ancora per un po

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  9. Il brano di Cacciari esprime al meglio una visione elitaria della vita e della società, che peraltro il filosofo non ha mai nascosto. Impressionante è l’entusiasmo che traspare dalla sua descrizione di un mondo dove trionfano la competizione selvaggia e la scomparsa dello Stato, da lui e dai suoi compagni rivoluzionari degli anni '70 sempre detestato. A partire da quel Toni Negri, con cui condivise esperienze politiche ai tempi di Potere Operaio. In questo, cioè nell’odio per i ceti medi e piccolo borghesi e soprattutto per lo Stato, è rimasto coerente.

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  10. Aggiornamento:
    Ieri sera mi pare che LN abbia chiarito la propria posizione e il proprio programma.

    Il M5S, con la storia dell'ALDE, ha dimostrato di poter far mandare giù al proprio elettorato qualsiasi cosa.

    Complottisticamente parlando vedrei bene una alleanza m5s con frangia uscente da PD, raggiungerebbero probabilmente il 40%.

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    1. E' una delle possibilità da non escludere, in effetti.
      Difficile per QUESTE elezioni, ma in prospettiva ha un senso (ma auguriamoci che sopravvenga l'impossibilità giuridica della mossa, cioè la fine dell'euro-UE e il ritorno alla cooperazione tra Stati sovrani nella democrazia e per la crescita).

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