1. PREMESSA DI SCENARIO
Abbiamo visto gli effetti sistemici dell'Addendum BCE rispetto al settore bancario italiano. Va aggiunto, che le precedenti "Linee guida", che appunto sarebbero oggetto delle modifiche introdotte dall'addendum, risalgono (solo) a circa un anno fa ed erano sempre accompagnate dall'indicazione, tipica della soft law (qui, pp. 2-3), per cui "le Linee Guida non sono obbligatorie ma, esse precisano,“gli scostamenti devono essere spiegati e motivati su richiesta dell’Autorità di vigilanza”.
Altro punto importante:
"Con riferimento all’oggetto, esse trovano applicazione a tutte le
esposizioni deteriorate (non-performing exposures, NPE[14]), così come
definite dell’Autorità bancaria europea (EBA), alle garanzie escusse
(foreclosed assets), così come alle esposizioni in bonis con
elevato rischio di deterioramento; a tale proposito viene chiarito che i
termini NPL e NPE sono utilizzati nelle Linee Guida come sinonimi, a
dimostrare come il Regolamentatore intenda definire criteri applicativi
non dissimili per le due sotto categorie di esposizioni".
1.1. A fronte della nuova regolazione, parrebbe che, per le banche italiane, il problema consista principalmente nella contabilizzazione automatica (di un rischio) di perdita legato alla massiccia cessione delle sofferenze:
"l’effetto della maxi-cessione, oltre a costare gli accantonamenti sui
crediti in uscita, assorbe nuovo capitale di vigilanza. Sforzo, questo,
che le banche non vedono certo di buon’occhio. E che fa scemare la
spinta a liberare crediti malati.
L’alternativa è chiedere un’eccezione a
queste regole alla stessa Vigilanza: ne sa qualcosa Mps, che per mesi
ha dovuto negoziare con Francoforte prima di vedersi riconosciuto un waiver,
una deroga che - in virtù della misura radicale e straordinaria della
cartolarizzazione di 27 miliardi di Npl - ha sterilizzato tutti i
possibili impatti sui conti della banca.
E ne sa qualcosa anche
UniCredit, che nell'ambito del progetto Fino (17,7 miliardi di
sofferenze) si è invece vista ritoccare le serie storiche con una
penalizzazione, pur lieve, sul capitale di vigilanza".
Di fronte a questi precedenti molte banche italiane hanno frenato i
processi di vendita di Npl.
Ora però qualcosa potrebbe cambiare: secondo
quanto risulta a Il Sole 24 Ore, nelle ultime bozze in
circolazione delle nuove direttive di riferimento per l’industria
bancaria (la Crr2 e la Crd5) sarebbe prevista la sterilizzazione
automatica degli effetti contabili in caso di massive disposals
di crediti deteriorati. Laddove per questi ultimi si intendono «le
operazioni implementate dalle singole banche nell’ambito di un programma
pluriennale che mira a ridurre significativamente l'ammontare delle
esposizioni in sofferenza dai propri bilanci». La proposta è del
Parlamento europeo, e pur accogliendo le istanze italiane sostenute
dall’Abi, porta la firma di un tedesco, l’eurodeputato Peter Simon".
1.2. Due problemi più scabrosi, però, non sono in alcun modo risolti da questa sperata e parziale (ma non approvata) mitigazione degli effetti dell'addendum:
a) indipendentemente da operazioni pluriennali di cessione, con la nuova disciplin, ampliativa degli accantonamenti, ora in fase di "consultazione", "Se il trattamento contabile applicabile non consentisse di raggiungere i livelli minimi di accantonamento prudenziale, la banca dovrebbe rettificare di propria iniziativa il capitale primario di classe 1, conformemente al disposto dell’articolo 3 del CRR in merito all’adozione di requisiti più stringenti"
b) "Per le esposizioni interamente garantite e per quelle parzialmente garantite il valore della garanzia reale dovrebbe essere rivisto regolarmente
in conformità alle linee guida sugli NPL, e ogni variazione dovrebbe
essere presa in considerazione tempestivamente ai fini della
costituzione dei livelli minimi di accantonamento."
1.3. Per tali aspetti non ci pare che influisca il fatto che:
"secondo quanto rivelato ieri dall’Ansa, dopo il Parlamento europeo, a
bocciare la legittimità della proposta sugli Npl formulata dalla
vigilanza della Bce guidata da Daniele Nouy sono anche gli esperti del
Consiglio Ue: in un documento destinato ad approdare sul tavolo dei
ministri delle Finanze, i giuristi del Consiglio, contestano la
legittimità della Bce a varare l’addendum, almeno nella versione
predisposta da Nouy. Arrivando a osservare che le attuali norme
“impediscono” alla Bce di adottare strumenti di “soft law” come quelli
delineati nella proposta di Francoforte".
Con queste obiezioni si pone essenzialmente un problema di legittimazione della BCE (non di legittimità della stessa...che sarebbe un po' troppo), cioè di giustificazione e adeguatezza della base giuridica che le attribuirebbe la competenza a dettare una disciplina con quei determinati contenuti. Ma questo nulla ci dice su quali, eventuali ed ipotetici, contenuti precettivi eserciterebbero la propria reclamata competenza normativa il parlamento e, a maggior ragione, il Consiglio Ue.
1.4. Non v'è alcuna ragione oggettiva per ritenere che la maggioranza, cioè i rapporti di forza, espressa all'interno dell'autorità di vigilanza, e di cui la Nouy dovrebbe a rigore soltanto essere l'esternatrice, risulterebbero diversi all'interno del Consiglio.
Intanto, la "consultazione", già programmata nei tempi e nei modi, all'interno dello stesso Addendum, prosegue il suo corso, e queste risultanze istruttorie saranno comunque rilevanti per determinare l'orientamento prevalente degli operatori coinvolti dei vari Stati-membri, andando comunque a delineare un assetto di consenso che, anche in sede consiliare, ben potrebbe essere inesorabilmente confermativo delle regole avverse al sistema bancario italiano.
Sarebbe ingenuo, cioè, credere che questioni come la sterilizzazione degli effetti contabili delle cessioni a terzi degli NPL, ovvero la risoluzione di conflitti di competenza a normare tra istituzioni Ue, siano di per sè idonee a mutare i consolidati rapporti di forza da sempre prevalenti all'interno dei trattati (qui, p. 3b: "Queste coerenti ed esplicite "prese di posizione", formalizzate in atti giuridicamente rilevanti secondo la Costituzione e le stesse previsioni dei Trattati (!),
sono proprio l'elemento che, in modo continuo e sempre più manifesto,
appare assente dagli indirizzi politici espressi dai governi italiani
almeno negli ultimi 30 anni (a dir poco), sia nei rapporti intergovernativi che nelle prassi applicative di diritto interno che possano essere "opposte" in buona fede a Stati terzi".)
2. LA RIMOZIONE DEL "SENSO" DEL REFERENDUM
Questo quadro ha molto a che vedere con la "metabolizzazione invertita" dell'esito del referendum sulla riforma costituzionale e con il rifiuto metodologico, da parte dell'intera classe dirigente italiana, di confrontare le supreme norme della nostra Costituzione, e la garanzia di certezza del diritto democratico-sostanziale in esse contenuto, con le continue erosioni derivanti dal vincolo esterno:
"Attendiamo che si
completi la riforma incessante del mercato del lavoro, lo smantellamento del
welfare in vista della sua privatizzazione (TTIP o meno che sia), e, in
sostanza la
fine della democrazia sociale (non liberale, che è invece l'obiettivo
che, se siamo fortunati, ci viene riservato dal capitalismo finanziario e
oligopolistico).
Con
questa nostra traiettoria rigidamente prestabilita, il referendum ha, in fondo,
solo un'interferenza strumentale: la Costituzione, nei suoi principi
fondamentalissimi che delineano il modello socio-economico voluto dal Potere
Costituente democratico,
è ormai praticamente già disattivata.
Il referendum
sarebbe, se vincessero i sì, una mesta ratifica
formalizzatrice di questo stato di cose. E servirebbe da propulsore
nell'accelerazione della traiettoria.
Se
vincessero i no, (solo) l'indebolimento
di una serie di personalità che si sono autopromosse come "i migliori
garanti" del completamento del disegno delle oligarchie sovranazionali
riservato a noi italiani (ovviamente non soltanto a noi italiani, ma per noi
"di più"...et
pour cause).
E servirebbe come presupposto per uno "stato di eccezione" (v. n.4 successivo) da cui rafforzare la traiettoria stessa.
E servirebbe come presupposto per uno "stato di eccezione" (v. n.4 successivo) da cui rafforzare la traiettoria stessa.
Ma il disegno e
la sua scansione inarrestabile -
almeno da parte di forse endogene- rimarrebbero in qualsiasi dei due
casi."
Nel 2018, per una via €uro-normativa o per l'altra, più probabilmente per il cumulo di tutte le "vie" €uropee, si porrà perciò, ad uno stato sempre più puro (e brutale), questo genere di scelta inevitabile:
Il punto è che, date certe condizioni (alle quali siamo rocambolescamente arrivati e che si
compendiano nella disattivazione del modello costituzionale), la
rivendicazione di sovranità, se deve divenire programma politico,
risponde anch'essa ad altre conseguenziali condizioni altrettanto DATE.
In pratica, non ci si può illudere di riscoprire la ruota ad ogni "tornata" della Storia, all'interno della fase del capitalismo istituzionalizzato.
In pratica, non ci si può illudere di riscoprire la ruota ad ogni "tornata" della Storia, all'interno della fase del capitalismo istituzionalizzato.
Anzi, questa istituzionalizzazione può corrispondere, per necessità, solo a due modelli alternativi:
1) l'eguaglianza formale, con la prevalenza del contrattualismo e della finalità dell'efficienza allocativa (cioè la conservazione delle posizioni di forza acquisite); ed allora la democrazia si esaurisce nel votare di tanto in tanto, fermo che il processo di "numerazione" è già rigidamente predeterminato da tale assetto dei poteri di fatto, e non istituzionalmente da correggere;
2) l'eguaglianza sostanziale, da cui scaturisce un intervento dello Stato che implica il suo impegno di allargare la partecipazione politica nel suo stesso controllo istituzionale, previa redistribuzione del potere economico. Cioè il nostro modello costituzionale.
Se si crede che si possa combattere (per così dire "da dentro") il primo assetto, allorché si contesta la privazione della sovranità monetaria e fiscale che INEVITABILMENTE ne consegue, senza affrontare il problema della natura "conservativa" dello stesso, e quindi ignorando il problema dell'eguaglianza sostanziale, si è destinati a perdere il "processo di numerazione".
Al massimo si potranno ottenere dei limitati riequilibri interni alle varie fazioni che condividono l'obiettivo del controllo istituzionale "liberale". In tal senso può valere la distinzione tra grande e piccolo capitale: un'operazione descrittiva che indica come il "piccolo" capitale dimentichi facilmente, in un processo identificativo immancabilmente suicida, come debba invariabilmente la sua espansione all'azione dello Stato redistributivo.
Questa è una conseguenza talmente scontata che, a mio parere, andare incontro a tale prospettiva senza porsi il relativo problema, cioè non ricercando la legittimazione nell'attuale legalità costituzionale, può condurre solo all'assorbimento dell'iniziale rivendicazione di "sovranità" entro qualche variante politica dell'istituzione mercatista.
Il che prefigura, nell'ipotesi migliore, solo una TRANSITORIA correzione del paradigma dello Stato monoclasse: il sistema tenderà poi a ritornare, come nella più scontata tradizione neo-classica, al suo "naturale" equilibrio oligarchico.
E il processo elettorale si sarà rivelato la consueta, ed auspicata, finzione propugnata dagli "ottimati".
Oggi, a Tallinn, era di scena la Conferenza delle Commissioni per gli Affari Europei dei Parlamenti nazionali dell'UE e del Parlamento Europeo (COSAC), all'augusta presenza di S.E. Michel Barnier, il noto negoziatore della Brexit dal lato EUropeo. I vari deputati dei paesi membri avevano sessanta secondi per far udire i loro pensieri sull'EUropa al Barnier&co.
RispondiEliminaUna deputata estone mi risulta abbia detto quanto segue:
Dear colleagues,
It used to be common knowledge that the ECSC/EEC/EU was built to avoid new wars in Europe. It used to be common knowledge that common market, free movement of workers and merchandises, and the privatization of public monopolies and public firms would have brought about the convergence of poorer member states’ standard of living towards the richer ones’, and better and cheaper products and services for European consumers, respectively. It used to be common knowledge that the common currency, euro, would have meant, for European workers, earning one more day of salary by working one day less, as a former EC President used to say. It used to be common knowledge that the EU would have exported freedom, peace and welfare to poorer countries and neighbours.
Today, at the end of 2017, all these are shattered delusions. Why? Some say the EU has failed for lack of political integration. Some say the EU has failed for excess of political integration. Some say the EU has not failed. But they are a negligible minority, usually made up of EU officials. Truth is, the latter are right. But not in the way they mean to be right. The EU has not failed, since the ECSC/EEC/EU goals have always been, since the very beginning, to bring about: increasing divergence between rich and poor member states; the creation of continent-wide private oligopolies; worse working conditions and wage levels for European workers; and a neo-imperialist and neo-colonialist international posture. So, yes, the EU has not failed, at the end of the day.
Dear colleagues, many thanks for your kind attention.
Mi consta sia stata ascoltata in religioso silenzio, e che alla fine ci siano stati applausi a scena aperta e anche un paio di "bravo". Barnier non ha mosso un muscolo. Non siamo soli...
LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI
RispondiElimina(otc)
I 60 secondi concessi alla deputata lettone - verrebbero anche da leggere anche i successivi concessi, depurati dagli applausi, le conclusioni della "commissione" - sono significanza della inconsistente insignificanza del COSAC EU.
La riconduzione della legittima conflittualità sociale (classi) può avvenire solo nei perimetri del dipatitto parlamentare delle Costituzioni Nazionali.
Tutto il resto è ciance al "bardellosport" (degli altri).
Punto.
Ma voglio dire, cosa c'è da comprendere del Grand Hotel €uropa?
RispondiEliminaCosa c'è che dei kabarettisti possono comprendere mentre i vari stramboidi della nostra classe dirigente, con primati bercianti al seguito, non possono?
(Sempre su segnalazione della nostra amica...)
Sì credo che, un po' a sorpresa, si stia riattualizzando l'ipotesi frattalica in tutti i suoi elementi, anche quelli che "tardavano" a manifestarsi.
EliminaIl che impone di ricalibrare sull'attualità effettiva chi-sta-con-chi e chi effettivamente svolge il ruolo badogliesco...
Cioè presidente c’è qualcosa che cambierà rispetto a questo?:
EliminaP.S.: quand'anche non si fosse in questa condizione giuridico-negoziale, peraltro, i trattati non sarebbero rinegoziabili includendo la Germania nel nuovo accordo: sia perché il divieto di solidarietà fiscale è pre-condizione essenziale (voraussetzung) della sua adesione a Maastricht, sia perché la sua posizione ufficiale, reiteratamente affermata e nota alle controparti, è nel senso della inammissibilità, per la Costituzione tedesca, degli Stati uniti d'€uropa.
Nell'attuale composizione dell'UE, la riforma soggetta all'egemonia tedesca, potrebbe solo accentuare l'incubo del contabile.
No, anzi (ma lo chiariremo presto)
Eliminaok... grazie.... ci sentiamo più tardi
EliminaÈ un incubo.
RispondiEliminaL'incubo del contabile è un sogno erotico rispetto al progetto più scontato, demenziale ed infantile che un branco di sociopatici disturbati può produrre.
(Avete presente quei bimbi diversamente amati che seviziano gli animali? Ecco: un appello ai genitori della futura classe dirigente: guardate negli occhi i vostri bambini, così si sviluppano i neuroni a specchio e, magari, non ci troviamo come "leader" degli sfigati con gravi turbe psichiche. Il nazismo è stata solo una delle tante forme di classismo, liberale e positivista)
Voglio dire: lo ipotizzavo distopicamente in un futuro prossimo... ma non proprio... il mese dopo:
« Uport, realtà che ha sviluppato un sistema basato sul concetto di self-sovereign identity [favoloso mondo dell'individualismo metodologico hayekiano delle élite feudoliberali, come diceva Coudenhove-Kalergi, « non più un mondo di popoli ma un mondo di individui] sfruttando Ethereum, ha annunciato nel giorni scorsi che il 15 novembre 2017 la blockchain di Ethereum ha accolto la prima registrazione ufficiale di un abitante della cittadina di Zugo [nota per essere piuttosto di "manica larga" con il sistema fiscale...], in Svizzera. Si tratta di un traguardo importante che fa seguito a quanto annunciato dalla stessa Uport nel corso dell'estate, ovvero la collaborazione con la città di Zugo per realizzare un programma pilota che preveda la possibilità di digitalizzare l'identità dei cittadini tramite tecnologia blockchain [!!!] e di abilitare, in questo modo, l'accesso ai servizi amministrativi digitali come il voto online e il certificato digitale di residenza (che può semplificare, per esempio, le procedure richieste dalle varie normative antiriciclaggio).»
« Un cittadino di Zugo che voglia sfruttare il servizio può registrare, tramite l'apposita app di Uport, il proprio Uport ID sulla blockchain di Ethereum creando un identificatore globale che altro non è se non l'indirizzo pubblico di uno ***smart contract*** [!!!] (Uport Proxy Contract). A questo punto il nuovo Uport ID viene usato per accreditarsi sul portale web di Zug-ID tramite la scansione di un codice QR. »
Vabbè, esperti di Cabala, ditemi: in che rapporto stanno QR e 666?
The Road to Serfdom.
(*Nessuno* escluso... ottimati paretiani compresi)
(Comunque non si può comprendere appieno il delirio collettivo che si sta producendo in UE senza considerare il centro di irradiazione di tutti i centri di irradiazione occidentali... per capire lo "spin" *politico*)
In effetti non lo si può comprendere. Ma siamo gli unici che abbiamo indagato sul punto con rigorose fonti dirette documentali, storicamente probanti. E che poi abbiamo saputo ricollegarle, in base a criteri ermeneutici "normativi" (cioè codificati), ai contenuti effettivi (e non immaginari o ideologicamente estratestuali) dei trattati e della soft law che ne discende (tanto per non parlare, che so, di un Losurdo...).
Eliminafaccio umilmente richiesta a Bazaar di chiarire dove vogliono andare a parare con questa follia,ho letto il post di Sua Eminenza @euromasochismo http://ilpedante.org/post/la-dittatura-in-un-click-dematerializzazione-e-distruzione-della-democrazia ma non son certo che le Vostre conclusioni siano le medesime GRAZIE
RispondiEliminaLe implicazioni mi paiono in questo caso molto più ampie (e concernono la stessa soggettività e capacità giuridica della persona umana). Ma mi riservo di approfondire dopo le (sicuramente illuminanti) implicazioni pratiche e dirette che vorrà illustrare Bazaar
EliminaProprio come dice Quarantotto.
EliminaOra, premettiamo che l'allarme deve spronare a rivendicare la sovranità popolare tramite la democrazia sostanziale con quello spirito che, se Lenin all'inizio del '900 proclamava « o noi o loro » [ESSI...], la nostra motivazione non può che essere « o noi o nessuno ». E non è uno slogan.
Nel post de IlPedante si prende soprattutto in considerazione un oggetto ampiamente studiato come l'integrazione tra sistemi elettorali e digitalizzazione.
Ora: immagina di centralizzare in un enorme base dati più o meno tecnicamente decentralizzata - QUINDI completamente scollegata dalla materialità, fisicità, [hardware] dei mezzi di produzione - dettagliatissime informazioni di ogni individuo, come se ci fosse un flusso continuo di informazioni tra la persona e la macchina, e dove la macchina (ossimorico simbolo del positivismo "naturalista" hayekiano) "prende" qualsiasi informazione e "cede" solo quelle necessarie per la qualità di vita dell'individuo così come deciso ex-ante da chi ha scritto l'algoritmo che fa funzionare la macchina.
Rendi queste informazioni indelebili e trasparenti alle « forze sociali che agiscono dietro l'autorità »: ovvero a chi ha il potere di imporre questo processo e di rendere "esecutiva" questa volontà impersonale.
Immagina quindi di trasformare tutta l'amministrazione, la burocrazia e tutti gli atti riconducibili alla contrattualistica, da insieme di istituzioni pubbliche, enti, istituti, gestiti e processati da personale, in un insieme di processi automatici (non semplicemente automatizzati) che regolano in modo stringente fino al parossismo ogni individuo.
Immagina di dover comunicare con questa gigantesca macchina impolitica ed impersonale per qualsiasi tipo di bisogno e necessità: per essere riconosciuti e per comunicare è necessaria una "chiave crittografica" come se fosse un codice a barre (il QR); questo sarebbe talmente importante da doverlo avere sempre con sé, tanto che, forse, sarebbe meglio microchipparselo da qualche parte.
Per comunicare con la macchina è obbligatorio avere del denaro: il denaro è completamente dematerializzato e consiste in un numero esogenamente determinato di monete (distribuite ex-ante in funzione del ceto e variabili - anche negativamente... - in funzione dell'eventuale "lavoro") che altro non sono che altre chiavi crittografiche. (Che non possono essere in qualche modo "violate": la naturale incomprimibilità delle leggi matematiche diventa strumento di oppressione che praticamente non riconosce ribellione).
Tempo è denaro? Lo è già, ma in questa distopia il numero di "chiavi" assegnate (e tendenzialmente immodificabile per "potenza" della matematica) diventa equivalente alle "ore di vita".
EliminaGran parte del PIL sarebbe generato dal lavoro di pochissimi individui che avrebbero una produttività enorme grazie alla tecnologia (alla Tecnica).
Gran parte di ciò che veniva affidato allo Stato diviene privato, ossia di chi è proprietario dei mezzi di produzione (in particolare "informatici").
La comunicazione tra individui sarebbe completamente e totalitaristicamente mediata dalla "macchina" (si pensi solo alla combinazione tra smartphone, Internet delle cose e reti sociali).
Il feticismo descritto da Marx raggiungerebbe il suo parossismo.
Il concetto di "sociale", di rapporto interpersonale, e, in ultimo, di "politico", non troverebbe più senso.
L'organicismo del funzionalismo sociologico verrebbe imposto tramite il positivismo liberista: massima libertà del Mercato (ossia dei grandi proprietari dei mezzi della produzione, ovvero degli oligopolisti) corrisponde al pinochettiano Stato minimo, massimamente autoritario, dispotico ed orwelliano.
Al massimo grado di feticismo corrisponde poi il massimo grado di alienazione.
Parliamo proprio di Matrix: dove tutto è una realtà virtuale, tutto viene smaterializzato e si perde qualsiasi traccia delle catene, poiché la volontà stessa non sarà più manipolata da spin doctor, ma sarà coartata da algoritmi che si autoriprodurrano...
Che ne dici Quarantotto, mica male come sceneggiatura? tra romanzo, pellicola e gadget ci potremmo far un bel gruzzoletto, direi.
(chiaramente con meno Kung fu e più avventurosa analisi economica del diritto...)
@ Bazaar - Purtroppo un film è già stato fatto....
Eliminahttps://en.m.wikipedia.org/wiki/In_Time
In effetti: ma suppongo che Bazaar alludesse proprio a quello script. Hai fatto bene a rammentarlo: la divulgazione delle fasi operative della distopia è regolarmente preceduta dagli "avvertimenti" hollywoodiani. Non per impedire che essa si realizzi, quanto per assuefare con anticipo la gente, in modo che quando se la trova davanti non la consideri più una trasformazione intollerabile ma un TINA inevitabile
EliminaConfermo che le prime immagini che mi son venute in mente erano di quella pellicola.
EliminaGRAZIE
RispondiEliminaIl consiglio è di spostarti sul nuovo post, dove sono ulteriormente chiarite le implicazioni del nuovo paradigma globale
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