1. Rammentiamo lo schema degli effetti essenziali dell'inesorabile nuova regolazione BCE, il c.d. Addendum, relativa agli accantonamenti (minimi, cioè al 100% del valore iscritto in bilancio) per i crediti incagliati (nell'Unione bancaria, naturalmente, che si applica solo ai fortunati paesi dell'eurozona):
Sintesi riassuntiva:
- con l'addendum si arriva, prima di tutto, a porre uno standard di ricapitalizzazione insostenibile (nella situazione relativa dell'economia italiana e anche in assoluto. Nel senso che nessun sistema bancario dell'eurozona, dato un certo livello di aggiustamento fiscale, determinato esclusivamente da esigenze di preservazione della moneta unica, sarebbe in grado di sostenerlo, a causa dell'inevitabile incremento delle insolvenze nella rispettiva "economia reale").
Da ciò si innesca una corsa verso 3 esiti vincolati (nel senso di concretamente inevitabili):
a) il bail-in per sostanziale conclamata insolvenza della banca incapace di ricostituire il suo capitale a fronte delle svalutazioni in bilancio dei suoi attivi e delle garanzie;
b) la riuscita della ricapitalizzazione, laddove, per ragioni forse casuali, i crediti erogati, e garantiti, negli ultimi 7 anni presentassero un (anomalo) basso grado di "incagli" (se non fossero garantiti l'anzianità per attualizzare l'obbligo di accantonamenti al 100% sarebbe di 2 anni); comunque in tal caso, il capitale utilizzato verrebbe, immancabilmente, da soggetti finanziari esteri che assumerebbero il controllo della banca "fortunella";
c) un burden sharing con successivo intervento di ricapitalizzazione pubblica: e qui, però, di fronte al volume di capitale aggiuntivo imposto da accantonamenti al 100% (unito alle svalutazioni delle garanzie), - diciamo una almeno cinquantina di miliardi - lo Stato italiano si troverebbe in condizioni critiche e con la probabile opposizione delle autorità UE bancarie e sulla "concorrenza".
ERGO: dopo inenarrabili drammi altamente mediatizzati, si tornerebbe all'ipotesi a) (che comunque, tra l'altro, conduce poi a delle new-banks acquisite da investitori esteri, cioè all'esito dell'ipotesi b).
- con l'addendum si arriva, prima di tutto, a porre uno standard di ricapitalizzazione insostenibile (nella situazione relativa dell'economia italiana e anche in assoluto. Nel senso che nessun sistema bancario dell'eurozona, dato un certo livello di aggiustamento fiscale, determinato esclusivamente da esigenze di preservazione della moneta unica, sarebbe in grado di sostenerlo, a causa dell'inevitabile incremento delle insolvenze nella rispettiva "economia reale").
Da ciò si innesca una corsa verso 3 esiti vincolati (nel senso di concretamente inevitabili):
a) il bail-in per sostanziale conclamata insolvenza della banca incapace di ricostituire il suo capitale a fronte delle svalutazioni in bilancio dei suoi attivi e delle garanzie;
b) la riuscita della ricapitalizzazione, laddove, per ragioni forse casuali, i crediti erogati, e garantiti, negli ultimi 7 anni presentassero un (anomalo) basso grado di "incagli" (se non fossero garantiti l'anzianità per attualizzare l'obbligo di accantonamenti al 100% sarebbe di 2 anni); comunque in tal caso, il capitale utilizzato verrebbe, immancabilmente, da soggetti finanziari esteri che assumerebbero il controllo della banca "fortunella";
c) un burden sharing con successivo intervento di ricapitalizzazione pubblica: e qui, però, di fronte al volume di capitale aggiuntivo imposto da accantonamenti al 100% (unito alle svalutazioni delle garanzie), - diciamo una almeno cinquantina di miliardi - lo Stato italiano si troverebbe in condizioni critiche e con la probabile opposizione delle autorità UE bancarie e sulla "concorrenza".
ERGO: dopo inenarrabili drammi altamente mediatizzati, si tornerebbe all'ipotesi a) (che comunque, tra l'altro, conduce poi a delle new-banks acquisite da investitori esteri, cioè all'esito dell'ipotesi b).
Ma all'€uropa, questo cappottino (di legno) per l'Ital-tacchino, non basta...
"il numero degli intermediari bancari, seguendo
la destrutturazione/ristrutturazione dei sistemi produttivi nelle macro
regioni europee, si ridurrà di molto, come prevede il vice presidente
della BCE.
Estremizzando (è questa l'ipotesi forte del ragionamento)
i maggiori potrebbero ridursi a 5-7 (in pratica saranno favoriti nella
transizione quelli “sostenuti” da Stati forti, il bail-out non è vietato
(ma deve essere sempre nel rispetto del pareggio di bilancio, cioè,
in pratica consentito solo a chi abbia un costante e consistente attivo
delle partite correnti della bilancia dei pagamenti, riversatasi una
posizione netta sull’estero di segno positivo);
-
i
pochi “player” rimasti (in oligopolio) potranno decidere di finanziare
privati o entità pubbliche o intermediari minori (o di nicchia)
assumendo i relativi rischi di credito e di essere “percepiti” più o
meno affidabili nell'emissione di moneta-credito (potrebbero anche stabilirsi dei "cambi" fra monete in base al rischio percepito dagli utilizzatori).
- La situazione sarebbe del tutto simile a quella immaginata da F. von Hayek.
La banca
centrale che non fa da tesoriere a un sovrano perde anche la sua
essenza di governo della politica monetaria e resta solo una entità
amministrativa (più o meno estesa) dello stato minimo hayekiano."
3. Insomma, a fronte delle avvisaglie di intervento delle autorità di sorveglianza e, peggio, di quelle di risoluzione, il risparmiatore italiano, un pochino angosciato, e preso da un estremo istinto di preservazione, potrebbe pensare di spostare i soldini (che ormai per lo più gli servono come riserva per pagare debiti di imposta, in scadenza e inventati con qualche manovra "straordinaria", e rate di mutui vari), in qualche banca "sicura" appartenente ai "pochi players", stranieri, destinati a rimanere "sul mercato" come dispensatori di moneta privata.
E invece no: 'sti soldi li deve proprio perdere, perché l'Ital-tacchino non può sfuggire alla giusta punizione per aver vissuto al di sopra delle proprie possibilità...
4. La notizia era stata data da Reuters e poi ripresa subito da varie fonti italiane. Eravamo in piena estate e, perciò, in pochi gli avevano dato il peso che meritava. Ma i post di Scenarieconomici e di Marcello Foa non erano mancati.
In sostanza, per evitare il bank-run, relativamente agli istituti considerati "a rischio", una proposta UE (a impulso della presidenza semestrale...estone) prevede che i prelievi da conti correnti e depositi possano essere limitati, arrivando sostanzialmente al blocco, per un periodo fino a 5 giorni lavorativi ma estendibile a un massimo di 20 (in pratica, un mese intero).
Del tutto inutile è risultato far notare la marchiana insensatezza di questo meccanismo, che avrebbe l'effetto principale di propagare il panico anche agli istituti ritenuti (temporaneamente) "solvibili" e perciò non "attenzionati" per una situazione di rischio di insolvenza; l'astuta ennesima €-regola "prudenziale", quindi, darebbe scontatamente il via libera ad un panico generalizzato di tutti i depositanti di uno Stato (dell'eurozona, beninteso) investito da questa lungimirante misura.
5. Tanto inutile che, infatti, la cosa è andata avanti fino alle soglie del junckeriano "punto di non ritorno". Come ci rivela Marco Zanni alla cui preziosa opera di informazione è seguito l'articolo in immagine nel tweet
Com’era quella dei c/c garantiti? Ottimo @AntonioGrzt su attacco #UE all’#Italia @LaVeritaWeb pic.twitter.com/n0fBMVhQrH— Marco Zanni (@Marcozanni86) 15 novembre 2017
6. In sostanza, sulla proposta regolatoria in questione sarebbe stato emanato il parere favorevole della BCE, col decisivo contributo della "consigliera" esecutiva tedesca del Board, e la concorde adesione della Presidenta, sempre tedesca, del Single Resolution Board. Con estensione della misura anche ai conti sotto il limite della (teorica e risibile) soglia dei 100.000 euro.
Il SRB è interessantissimo organo UE, teoricamente collegiale, che serve a commissariare le BC nazionali nelle operazioni di liquidazione delle banche insolventi e che, comunque, è infarcito di "soli" trecento funzionari strapagati (è il mercato, ci diranno..) e scelti de facto a discrezione dei tedeschi.
E le cui conseguenti spese (pubbliche? Non si sa mai come qualificarle quando sono €uropee, perché non lo sanno neanche loro in questi casi), sono a carico degli istituti bancari soggetti al new institutional framework. Cioè a carico vostro perché le banche, a corto di capitale e di requisiti patrimoniali, non possono far altro che traslare il relativo contributo sui correntisti.
Chiaro no?
7. Notare che il fondo di garanzia dell'Unione bancaria €uropea (SRF) non esiste e il Deposit Guarantee Scheme, nemmeno; come già preannunziavano sempre i tedeschi (qui p.4), e come ormai dice apertamente Schauble, non esisteranno mai.
Ma niente panico! Il Resolution Board "di già" si autocelebra con studiate immagini di persone (che dico! Tecnici-espertologi!) che discutono costruttivamente e serenamente tra loro (e che rammentano così tanto i disegni che ci costringevano a fare alle elementari per celebrare Leuropadellapace):
E presto, quindi, in questo clima festoso di auto-ringraziamenti che si celebra nei ranghi tedeschizzati dell'Unione bancaria, gli italiani proveranno il brivido di sapere cosa di provi ad essere un tacchino nel giorno del ringraziamento.
"b) la riuscita della ricapitalizzazione"
RispondiEliminaIn altri tempi sarebbe stato tutto molto semplice (le banche sappiamo le avrebbe ricapitalizzate lo stato senza problemi) ma qualcosa credo si possa ancora fare anche nell'attuale contesto, solo che servirebbe un governo da sufficienza (che purtroppo non abbiamo).
L'Italia è ancora un esportatore netto e quindi non dovrebbe in teoria avere grossi problemi a ricapitalizzare il proprio sistema facendosi ri-prestare una parte dei capitali esportati (diciamo 50 miliardi?).
Peraltro è quello fanno da sempre in Germania (per esempio per puntellare DB ed evitarne il collasso, vedi anche ciclo di Frankel, oppure vedi il caso della delegazione commerciale inviata di recente in Russia per vendere turbine e macchinari pesanti in barba all'embargo).
Se si avesse il coraggio politico si potrebbe sollecitare un accordo commerciale con un Paese fuori eurozona con cui aumentare il commercio bilaterale, tipo la Russia (ignorando le sanzioni, o la Cina, oppure ancora il Giappone).
Lo schema di base, sotto l'egida di un accordo intergovernativo, potrebbe essere: le banche italiane si fanno prestare i fondi per la ricapitalizzazione (da restituire diciamo in 10 anni con interesse) DALLE banche del Paese X e contestualmente si concedono prestiti agevolati a residenti del Paese X per finanziare solo l'acquisto delle esportazioni di beni italiani nel Paese X.
In questo schema il Paese X NON è il classico paese off-shore usato per evadere il fisco o non pagare le tasse.
In dieci anni tutti avrebbero da guadagnarci (grazie ai ben noti moltiplicatori keynesiani) e si manterrebbe il controllo nazionale del proprio sistema.
Probabilmente la faccio troppo facile ma la parte dell'ital-tacchino francamente mi ripugna.
Non so se il commento è OT….. ma è per dire che la Germania è la GERMANIA... (ma intanto si sa):
EliminaPaolo Corrado19 febbraio 2016 11:51
La Germania stà creando una gigantesca academia statale.
Questa academia statale sarà composta da:
- Politici
- Esercito
- Industriali
- Scienza
- Istruzzione (Università)
- Giornalisti, naturalmente "embeddet"
- Sindacati, IG Metall -> Thyssen-Krupp -> Industria bellica.
- Chiesa
Scopo di questa academia con nome BAKS (Bundesakademie für Sicherheitspolitik) possiamo chiamarlo anche Think Thank, proteggere è allargare o intensificare gli interessi esplicitamente TEDESCHI al estero. Non quelli del UE è nemmeno quelli degli USA ma quelli della Germania, unicamente della Germania.
Cito il BAKS: "Quando siamo al estero, non ci saranno più frontiere tra i vari gruppi (Esercito, Industria, Politica, ecc.) ma lavoreremo TUTTI per gli interessi della GERMANIA.
Alla faccia dei pirla del "più Europa" italiani.
Per chi si vuole informare sulla politica tedesca, sopratutto estera, consiglio vivamente il sito GERMAN-FOREIGN-POLICY, vedi sopra. È anche in inglese.
http://orizzonte48.blogspot.com/2016/02/brexit-delirium-il-fantasma-molto-vivo.html?showComment=1455879076081#c2280959871325502648
Non è OT: anzi, direi, che sia cosa non trascurabile che la strategia tedesca da allora non possa che essere progredita. L'Italia, invece, è rimasta al solito palo dei solti slogan condivisi da tutta la classe di governo degli ultimi 25 anni.
Eliminagià
EliminaGrazie "ai Luca" per l commenti davvero interessanti. Io direi Cina e Russia, colà i nostri prodotti sono ancora appetibili.
RispondiEliminaPurtroppo qui in Italia però la nostra classe dirigente pensa ad altro: "La contrapposizione tra Renzi e Bersani sull'art. 18 è oggettivamente datata e irrilevante. È vecchia la sinistra che vuole ripristinare il testo precedente al jobs act ma è vecchia anche la sinistra che ne difende la nuova versione. Sono infatti entrambe lontane dal pacchetto Macron che per incoraggiare le assunzioni riduce addirittura l'indennizzo del licenziamento illegittimo". Lo afferma Maurizio Sacconi.
Ma STRALOL!
Elimina...Flavio, lo sai che non... :-)
EliminaSi lo so lo so, chiedo venia ;)
EliminaMa infatti… come dicevo prima su twitter:
RispondiElimina“manca una classe dirigente - che sia politica, intellettuale o imprenditoriale - in grado di produrre coscienza e, dialetticamente, in grado di prendersi vantaggio materiale ed ideale dal supporto che ne deriverebbe da questi ceti coscienti.”
Bazaar21 giugno 2017 14:22
Innanzitutto in questi spazi si ragione in ottica democratico-costituzionale: destra e sinistra vengono interpretati "secondo la costituzione" che è e rimane progressiva, fondata sul lavoro.
Un'altra cosa sono i ceti che materialmente lottano per la conservazione o meno dell'assetto sociale.
La macroeconomia, l'economia politica - ossia l'economia tout court - va compresa nei suoi fondamentali: per chi si propone di rappresentare gli interessi del popolo sovrano è necessario conoscerne i fondamentali "tecnici", mentre il popolo lavoratore dovrebbe almeno sapere che "i soldi" sono la prima e unica cosa reale che conta da gestire in politica. Tutto il resto viene a cascata.
Le costituzioni nascono, in primis, per gestire ab origine il conflitto distributivo: le istituzioni che dalle carte liberali nascono per favorire gli interessi economici dei vari ceti borghesi in conflitto ma al riparo parimenti dalle pretese autocratiche e democratiche; le carte delle democrazie sociali moderne nascono per regolare il conflitto distributivo tra capitale e lavoro tutelando quest'ultimo, la parte più debole ma più numerosa ed estendibile ad ogni attività e funzione: poiché tutti dovrebbero lavorare e contribuire con la loro opera alla crescita materiale e spirituale della società, le Istituzioni provvedono a far sì che il potere politico sia socializzato tramite la socializzazione del potere economico.
Il suffragio universale diventa quindi effettivamente strumento di democrazia partecipata da tutto il popolo sovrano, senza alcuna distinzione, a partire da quelle di censo, di classe.
La socializzazione dell'istruzione ne è strumentale, ma non significa che tutto il popolo sovrano deve imparare a cercare, estrapolare ed interpretare secondo i migliori modelli teorici (in funzione dei loro interessi) i dati dai repository ufficiali.
Ciò che sta accadendo è eversivo, progettato ingegneristicamente by stealth, da interessi miopi di ceti e dinastie che per fare gli interessi nella loro breve, miserabile e inutile vita, godono del pensiero di progettare un futuro per chi rimarrà (se rimarrà) anche dopo di loro.
Un progetto a lunghissimo termine finanziato da chi non ha mai neanche veramente vissuto. Così, per l'ebbrezza del potere spacciata mafiosamente come "responsabilità" di chi "prende le decisioni che contano".
Tutto ciò è permesso dalla struttura.
E la struttura è sempre in primis da studiare tramite l'economia politica, nei suoi risvolti economicistici quanto sociologici e giuridici.
La risposta è quindi produrre coscienza di tutto ciò: manca una classe dirigente - che sia politica, intellettuale o imprenditoriale - in grado di produrre coscienza e, dialetticamente, in grado di prendersi vantaggio materiale ed ideale dal supporto che ne deriverebbe da questi ceti coscienti.
In breve: manca una "scuola" che formi un'avanguardia in grado di agire nel chiarire e rendere consapevole la massa lavoratrice e dei disoccupati.
http://orizzonte48.blogspot.com/2017/06/sovranita-e-alleanze-un-falso-problema.html?showComment=1498047739163#c1839258738165868984