lunedì 2 luglio 2018

LO STATOBRUTTO E GLI SPRECHI, LA CONSIP E LE GARE DI APPALTO: UN DÉJÀ VU SENZA FINE.


immagine tratta da qui

LO STATOBRUTTO E GLI SPRECHI, LA CONSIP E LE GARE DI APPALTO: UN DÉJÀ VU SENZA FINE.
Post di Sofia

1. Non è una novità che gli SPRECHI e la CORRUZIONE siano i più potenti cavalli di battaglia per vendere giornali e libri, per incollare gli spettatori davanti ai talk show, per condizionare l’elettorato in tempi di campagne elettorali (e non). Così come non è una novità che le notizie siano spesso riportate in maniera incompleta e fuorviante al solo scopo di condizionare mediaticamente la massa dei cittadini che non avranno mai il tempo e la pazienza di andare a verificare le fonti (laddove i giornali si degnassero di riportarle) e, spesso, di trarne le corrette conclusioni. Così che di fronte ad un territorio che si sgretola, ai servizi sempre meno efficienti (o meglio esistenti), ai tagli di ogni forma di welfare, è inevitabile che questi pensino che il pareggio di bilancio sia giusto per evitare gli sprechi e che sarebbe meglio essere governati da qualcun altro perché siamo una pletora di incapaci.
Allora, per dimostrare come questo bombardamento mediatico sia davvero incessante e lesivo e che occorre mantenere sempre un alto livello di attenzione per non lasciarsi assuefare da rappresentzioni distorte della realtà, basta prendersi l’articolo pubblicato a pag. 6 de “IL MESSAGGERO” di domenica 1 luglio.

2. Significativo è già solo il titolo (“MINISTERI, SANITA’ ED ENTI LOCALI-CHI VINCE LA GARA DEGLI SPRECHI”).
Riassumendo i contenuti dell’articolo: 
a)    l’allarme sarebbe stato lanciato qualche giorno fa dalla Corte dei Conti (senza che venga riportata alcuna fonte) secondo la quale sarebbe ancora troppo alta, anzi più che prevalente la quota di acquisti di beni e servizi pubblici fatta al di fuori delle procedure Consip. 
b)    dei 47,4 miliardi di spesa complessiva soltanto 9,6 miliardi sono passati attraverso il sistema della centrale unica per gli acquisti (con riferimento all’anno 2017), ossia solo il 20%. 
c)     In tempi di disperata caccia alle “coperture” per far quadrare il bilancio e di spending review, quindi, l’attuale Governo avrebbe ampi margini di miglioramento, soprattutto ora che con la fine della politica monetaria accomodante della BCE e della volontà di non aumentare le tasse, non voi sarebbero alternative a tagliare gli sprechi. 
d)    Ad aggirare le norme che prevedono di transitare per le gare Consip sarebbero soprattutto le Amministrazioni centrali (su 8,8 miliardi di acquisti, solo 1,7 sono passati per Consip) rispetto a comuni e regioni. 
e)     Il risparmio che si otterrebbe dall’uso massiccio di Consip sarebbe evidente (si sarebbe avuto un risparmio del 58% sui server, del 49% sulla telefonia, del 40% per le stampanti, del 10% sull’energia). 
f)      Questo avverrebbe perché la normativa che negli ultimi anni ha previsto l’obbligatorietà delle gare Consip, non avrebbe previsto per contro, delle sanzioni per chi non rispetta le regole (che quindi sarebbe sufficiente introdurre).

3. Sulla questione CONSIP, in verità, abbiamo già avuto modo di scrivere e il tema dovrebbe essere abbastanza chiaro (vedere qui e qui). Sostanzialmente si era evidenziato (ben conoscendo il funzionamento delle procedure di appalto e della relativa disciplina) come la concentrazione degli acquisti in mano ad una unica centrale non è affatto la soluzione al problema che tutti pensano (o di cui cercano di convincerci). Il risparmio, in verità, è solo apparente; ma soprattutto la centralizzazione determina effetti di cui non è facile rendersi immediatamente conto. Concentrare gli acquisti in  un’unica centrale di committenza - con conseguenze sui più elevati requisiti di partecipazione che ne derivano in base alla disciplina "europea" (acuendo l'esclusione di settori sempre più ampi di piccole e medie imprese, contrariamente a quanto riporta l’articolo si citato) - significa determinare una  struttura naturalmente oligopolistica dell'offerta a cui si rivolgono le gare centralizzate, con conseguente inevitabile incorporazione delle rendite oligopolistiche nelle tariffe e nei prezzi ed in ogni tipo di corrispettivo.  A questo fenomeno è del tutto omologo quello altrettanto agevolato dalla struttura oligopolistica dell'offerta, per cui si abbassano (leggermente) i prezzi, ma si forniscono beni di qualità e durevolezza minori, che incorporano la rendita, cioè il sovrapprezzo rispetto a quello risultante dal costo marginale. L'amministrazione, cioè, apparentemente sembra risparmiare, ma in realtà diviene potenziale acquirente di beni (e servizi) di scarsa o minor qualità rispetto al passato, a prezzi di cui non può dimostrarsi nè la convenienza obiettiva rispetto al prezzo di mercato, nè la significativa convenienza "relativa", cioè rispetto agli acquisti precedenti.

4. Tornando, però, all’articolo di giornale su riassunto, occorre riportare innanzitutto la fonte (non citata da “Il Messaggero”) da cui sono stati estrapolati in maniera strumentale alcuni dei passaggi su esposti, ossia il  Giudizio di parificazione sul rendiconto generale dello Stato per l'esercizio finanziario 2017” (reperibile qui) del 26 giugno 2018 (si veda in particolare la “Introduzione del Presidente Angelo Buscema”.
La lettura del documento offre l’occasione per evidenziare, ancora una volta, la contraddittorietà degli assunti del giudice contabile e la mancanza dei necessari collegamenti tra i dati economici ed i fenomeni storici riportati nella relazione. Se ne riporta, sinteticamente, qualche significativo esempio.
Tenendo ben presente che la relazione si riferisce all’anno 2017, questa fa riferimento da un lato alla “ripresa della crescita economica”  - dove l’hanno vista non si sa – e al “migliore quadro occupazionale” – assolutamente smentito dai dati dell’ISTAT; dall’altro alla circostanza che tali presunti positivi dati non ridurrebbero lo scostamento dell’Italia rispetto ai maggiori Paesi dell’Area dell’euro dovuto a ritardi strutturali del nostro sistema in termini di produttività e di tasso di accumulazione (intesso come accrescimento dello stock di capitale, cioè della dotazione di beni capitali -impianti, macchinari ecc.- ottenuta mediante investimenti).



 (tutti i grafici sono estratti dal sito del Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica)
E poi ancora, se poco prima si ammette l’incisiva mancanza di investimenti, dall’altra  - come se non vi fosse alcun nesso - si ammette la sussistenza del differenziale negativo di crescita del Pil e come conseguenza della mancata crescita del Pil il fatto che questo penalizzerebbe gli sforzi compiuti con gli interventi di contenimento della spesa pubblica (e, in generale, di riequilibrio dei bilanci) e ne ridimensionerebbe l’efficacia in rapporto al prodotto (così invertendo i termini del problema e soprattutto negando gli effetti e la stessa esistenza del moltiplicatore).
E ancora, sempre in maniera contraddittoria, prendono atto dell’insuccesso dei tentativi di rilancio degli investimenti pubblici e della precarietà dell’assetto di un sistema fiscale che, in un decennio di urgenze e di emergenze, sarebbe stato sottoposto a stress continui che ne avrebbero offuscato i principi ispiratori. Così che, la soluzione delle soluzioni, sarebbe che, nella gestione della finanza pubblica, sia urgente una maggiore efficienza nella gestione delle risorse  perché interventi di ulteriore compressione della spesa si tradurrebbero in un progressivo scadimento della qualità dei servizi resi alla collettività.



5. Altro dato interessante che si trae dalla relazione, su cui ci si sofferma in ragione del fatto che è stato riportato spesso dai media negli ultimi giorni, è la preoccupazione espressa  per gli esiti della definizione agevolata dei ruoli prevista dal DL n. 193 del 2016. A fronte di un ammontare lordo complessivo dei crediti “rottamati” di 31,3 miliardi, l’introito atteso per effetto della “rottamazione” ammonta a 17,8 miliardi. Di tale importo sono stati riscossi nei termini solo 6,5 miliardi, comprensivi degli interessi per pagamento rateale.
A tale somma introitata deve aggiungersi la parte rateizzata ancora da riscuotere, pari a 1,7 miliardi comprensivi di interessi. Pertanto, dei 17,8 miliardi previsti a seguito delle istanze di definizione pervenute, 9,6 miliardi non sono stati riscossi e costituiscono versamenti omessi.
Quello che inquieta, però, è che da questi dati la Corte dei Conti trae come conclusione che (“per una parte di queste posizioni debitorie”) “l’istanza di rottamazione ha avuto essenzialmente finalità dilatorie rispetto all’espletamento delle procedure esecutive”, senza che sia neppure considerata l’ipotesi che la mancanza di investimenti, le politiche dei tagli per rispettare le esigenze di equilibrio di bilancio, i tagli ai servizi, l’aumento della disoccupazione, possano determinare situazioni di mancanza di risparmio, di incapienza economica, insufficienza di risorse per far fronte ai propri debiti.

6. Comunque, tornando agli aspetti posti in evidenza nell’articolo menzionato, la Corte dei Conti specifica che da alcuni anni l’indebitamento netto del conto delle Amministrazioni pubbliche (39,7 miliardi nel 2017) è per intero imputabile alle amministrazioni centrali - e, quindi, allo Stato - poiché i conti delle Amministrazioni locali e quelli degli Enti di previdenza presentano un saldo attivo, che nel 2017 è risultato, rispettivamente, di 677 milioni e di 2,3 miliardi, a fronte di un disavanzo delle Amministrazioni centrali di 42,7 miliardi.
Dovrebbero essere dati non sorprendenti se non si ignorano gli stringenti oneri di riequilibrio del disavanzo imposti a questi enti (che pure la Corte dei Conti è costretta a sottolineare, nonostante i conseguenti effetti delle manovre di rientro sui servizi ai cittadini); in ogni caso il giornalista si guarda bene dal sottolineare questo positivo dato (se così lo vogliamo definire un taglio della spesa degli enti locali di un ulteriore 0,7%), ma concentra la propria attenzione solo sullo Statobruttoinefficiente.
I dati di Rendiconto registrano un aumento complessivo della spesa per l’acquisto di beni e servizi effettuata sia attraverso il Programma di acquisti centralizzati, sia con strumenti che operano al di fuori di esso di quasi 4 miliardi con un incremento del 26 per cento rispetto al 2016. Si conferma nell’anno la netta prevalenza (65,2 per cento) degli acquisti al di fuori delle procedure Consip.
Ma, attenzione, il giornalista non riporta il paragrafo di chiusura di questa prima parte della relazione, dove la Corte dei Conti non critica gli acquisti effettuati fuori Consip come il quotidiano vorrebbe far credere, ma invece non manca di specificare: Le difficoltà incontrate in questi anni, specie in relazione all’esperienza del “Facility management” porta a ritenere indispensabile che i soggetti cui è affidata la regia dei processi di acquisto affrontino e risolvano le criticità evidenziate dalle Amministrazioni. A tal fine è probabilmente necessario operare una profonda revisione del modello incentrato sulla fornitura unica di prestazioni molto eterogenee tra loro ed indirizzarsi verso procedure di gara specifiche; se non prevedere, sulla base del modello adottato per acquisti pubblici in altri paesi europei, l’istituzione di più centrali di acquisto specializzate per tipologie di prodotto e/o su base territoriale.
Insomma la Corte dei Conti non può certo criticare il sistema di approvvigionamento Consip nei termini in cui è stato fatto sul blog, ma neppure può mancare di riportare le criticità che da anni le amministrazioni stanno riscontrando (e di cui sono stata testimone diretta anche per motivi di lavoro).

7. D’altra parte, il sistema degli acquisti è molto complesso e non sorprende che le notizie siano riportate in maniera inesatta.
Ad esempio molti acquisti non sono effettuati tramite Consip  per stessa disposizione di legge. L’articolo 1, comma 510, della legge 298/2015 stabilisce che: “Le amministrazioni pubbliche obbligate ad approvvigionarsi attraverso le convenzioni di cui all’articolo 26 della legge 23 dicembre 1999, n. 488, stipulate da Consip SpA, ovvero dalle centrali di committenza regionali, possono procedere ad acquisti autonomi esclusivamente a seguito di apposita autorizzazione specificamente motivata resa dall’organo di vertice amministrativo e trasmessa al competente ufficio della Corte dei conti, qualora il bene o il servizio oggetto di convenzione non sia idoneo al soddisfacimento dello specifico fabbisogno dell’amministrazione per mancanza di caratteristiche essenziali”.
Quindi si può acquistare fuori dalle convenzioni Consip solo se il bene non è offerto da Consip oppure se il prezzo di vendita è superiore a quello di mercato, o il bene offerto da Consip non risponde alle esigenze dell’amministrazione (in base a motivazioni che debbono essere dettagliatamente specificate) così che le amministrazioni locali o centrali possono provvedere all’acquisto tramite autonome gare di appalto (si badi bene, non certo con acquisti diretti, e quindi con sistemi che comunque garantiscono la concorrenza tra operatori economici e l’acquisto da parte del miglior offerente).
Come se non bastasse vi è anche altra norma che non si può ignorare e che si deve necessariamente applicare laddove nelle more della procedura di gara intervenisse una convenzione Consip o di altra centrale di committenza regionale migliorativa delle condizioni contrattuali previste dalla gara avviata in via autonoma.
L’articolo 1, comma 13, del d.l. 95/2012, convertito in legge 135/2012, dispone che “Le amministrazioni pubbliche che abbiano validamente stipulato un autonomo contratto di fornitura o di servizi hanno diritto di recedere in qualsiasi tempo dal contratto, previa formale comunicazione all’appaltatore con preavviso non inferiore a quindici giorni e previo pagamento delle prestazioni già eseguite oltre al decimo delle prestazioni non ancora eseguite, nel caso in cui, tenuto conto anche dell’importo dovuto per le prestazioni non ancora eseguite, i parametri delle convenzioni stipulate da Consip S.p.A. ai sensi dell’articolo 26, comma 1, della legge 23 dicembre 1999, n. 488 successivamente alla stipula del predetto contratto siano migliorativi rispetto a quelli del contratto stipulato e l’appaltatore non acconsenta ad una modifica, delle condizioni economiche tale da rispettare il limite di cui all’articolo 26, comma 3, della legge 23 dicembre 1999, n. 488. Ogni patto contrario alla presente disposizione è nullo".
Insomma, al di là della complessità dell’argomento, difficilmente sintetizzabile in maniera rozza come fanno spesso i giornalisti, il mancato acquisto tramite Consip può dipendere da ragioni molteplici (alcune anche dipendenti dalla stessa Consip e non dalla mancanza di sanzioni che, invece, ci sono eccome!) tutte monitorate, comunque, proprio dalla Corte dei Corti che, infatti, non si è affatto espressa nei termini negativi con cui ha fatto Il Messaggero, ma esattamente in senso contrario.


20 commenti:

  1. Negli anni 70/80 il Messaggero era un quotidiano di ispirazione laica e socialista, che faceva un dignitoso lavoro di informazione sia sulla politica nazionale sia sulle questioni riferite all’amministrazione di Roma. Dopo un lungo e inevitabile declino, si è ormai ridotto a piccolo e sgangherato megafono di una versione alquanto artigianale del neoliberismo all’italiana, sostanzialmente imperniato su ottusi e ripetitivi attacchi allo Stato nelle sue varie espressioni: istituzioni, politici, dipendenti pubblici. Tutti accomunati da una condanna preventiva, da epiteti insopportabili (“furbetti” il più gettonato), nonchè dall’ossessivo refrain “quanto ci costano”? E tutti ovviamente contrapposti al meraviglioso mondo dei manager privati, esempi luminosi di efficienza, rigore e moralità, che potrebbero salvare l’Italia se solo non fossero ostacolati dai lacci e lacciuoli di una burocrazia vecchia e parassitaria. E questa robaccia di infimo livello, peraltro assemblata con mediocre qualità di sintassi e di scrittura, è da almeno 10 anni il principale piatto nel menu che il Messaggero ammannisce ai suoi non molti lettori, in un’opera di qualunquismo miope e autorazzista, utile solo a rafforzare pregiudizi livorosi verso chi lavora per lo Stato.

    RispondiElimina
  2. Il Consip è uno strumento tecnico del MEF (azionista unico).

    https://it.wikipedia.org/wiki/Consip

    Con l'insediamento di Giovanni Tria la missione del Consip sarà presumibilmente ridefinita (nel senso che gli acquisti che non ha senso centralizzare non saranno più centralizzati).

    Anzi, quello che si faceva in precedenza coi governi PUDE può darsi che non si farà proprio più (il contratto per il governo del cambiamento non fa infatti menzione del Consip, neppure al punto 15 'lotta alla corruzione').

    Che poi la Corte dei Conti possa esprimersi in termini negativi circa l'operato del MEF/Consip lo può pensare solo un 'giornalettista'...

    RispondiElimina
  3. Un approccio differente:capire perche' una lettura del genere trova consenso: affermare a priori che il consenso al concetto di "stato brutto casta corruzione" e' ritenuto vero perche' "imposto" dai media non mi convince in quanto io vivo una esperienza opposta.
    Non mi serve leggere il giornale per concordare col fatto che nella P.A. vi e' uno spazio di miglioramento che non ha eguale nella attuale condizione delle "sovrastrutture" del paese .
    Con la mia microscopica azienda partecipo a gare Consip, MEPA , e-procurement regionali , ministeri , societa' di stato , universita' ;
    Dal lato tecnico trovo la gestione del tutto antieconomica , cervellotica, pensata in modo informatico superato e tutto messo in mano a "diversamente competenti": coloro che stendono i contratti sembrano farlo apposta per apparire competenti in altre materie rispetto quella di cui trattasi .
    Ci saranno mille ragioni per cui si e' scelto di fare cosi', ma il risultato e' che il sistema funziona male:
    -il costo della burocrazia interna all'azienda per soddisfare il "folclore" burocratico della P.A. ha un costo che si ripercuote sul prezzo .
    -il costo della aleatorieta' nel pagamento: ogni struttura della P.A. porta a termine la procedura di pagamento con un iter e con una documentazione diverse.
    Un discorso a parte si deve fare per la Sanita' , dove il problema coinvolge anche scelte di politica economica "tafazziste" .
    Esempio: aver pensato la partecipazione supplettiva al ticket sanitario per i percettori di reddito 20-30K euri ha portato molte prestazioni fuori mercato (cioe' dal privato si spende meno del tiket) generando una "perdita di clientela" che inesorabilmente arriva nei bilanci.
    Pensare al ticket sanitario come una imposta o una tassa e' sbagliato: e' il prezzo di un prodotto in quanto c'e' un fornitore alternativo .
    Dopo molti tentativi falliti di riformare la P.A. ,mi sono convinto che l'unica via possibile e' la sua "disintermediazione" di cui ho coniato la seguente definizione:

    Il processo attraverso il quale l'attribuzione della "discrezionalita'" e la "discrezionalita' del controllo" passa da un essere umano ad una forma di AI in modo da azzerare i tempi autorizzativi e/o procedurali e renderli omologhi su scala nazionale, laddove le informazioni utili alla decisione siano alimentate o alimentabili da procedure informatiche esistenti per qualsiasi scopo o utilizzo , riservando agli umani il "controllo" ex post laddove necessario .

    La differenza con la "digitalizzazione" e' di alcune classi generazionali in termini tecnologici , ma oggi si puo' fare: una macchina non puo' fare ne' casta , ne' cricca ne' essere corrotta: si toglie ogni alibi al giornalista (ed anche a me ) .

    Qui il testo completo:
    https://www.linkedin.com/pulse/la-disintermediazione-della-pubblica-amministrazione-aldo-masotti

    RispondiElimina
    Risposte
    1. « Il processo attraverso il quale l'attribuzione della "discrezionalita'" e la "discrezionalita' del controllo" passa da un essere umano ad una forma di AI [...] una macchina non puo' fare ne' casta , ne' cricca ne' essere corrotta »

      L'evocazione del Male: il mito della sostituzione dell'Uomo da parte della macchina.

      L'alienazione per eccellenza. Matrix.

      È la macchina per l'uomo, non l'uomo per la macchina.

      La macchina tecnologica, come la macchina sociale, burocratica, e statale, sono artifici umani. Sono un prodotto dell'Uomo per l'Uomo.

      Non esiste il creato che sostituisce il creatore: esiste solo il creato che produce tempo e vita a favore del creatore, tramite l'evoluzione della trasformazione della natura in senso antientropico che è il lavoro.

      Il problema è che questa evoluzione, ovvero il progresso della scienza e della tecnica non vengono applicati solo alle macchine, ma anche all'organizzazione umana, trasformata anch'essa in una macchina, producendo un controsenso.

      Questa contraddizione nasce all'interno della struttura sociale in cui il conflitto che nasce dalla competizione sociale sostituisce la cooperazione.

      È la competizione stessa che aliena l'Uomo, poiché l'abbattimento del proprio simile genera una forma di razzismo, di suprematismo: il classismo.

      Il disprezzare culture, nazionalità e persone nasce dall'alienazione: dal sentirsi altro da ciò che si è e si condivide con l'altro: l'essere persone umane.

      La scusa pubblica di fronte al classismo intrinseco in una struttura sociale in classi, è quella della corruzione: chi è in competizione per il controllo delle risorse vitali è percepito come "corrotto", "sbagliato", moralmente deprecabile in quanto "inferiore" rispetto alla falsa proiezione del sé, il prodotto dell'alienazione.

      Ciò che è corrotto dovrebbe quindi essere sostituito dall'acciaio inossidabile ed incorruttibile delle macchine.

      Che però sono prodotti da un'umanità organizzata in classi; ed una classe usa le macchine per opprimere le altre e vincere l'autodistruttiva competizione.

      Con la scusa della corruzione e dei "lacci e lacciuoli" dello Stato che provvede agli interessi generali.

      Questa struttura classista è strutturata in oligopoli che controllano i prezzi e le coscienze.

      Le nostre. QED.

      Elimina
  4. Penso che lei debba rileggere il post, ma soprattutto il suo stesso commento.
    Vuole forse negare che i media abbiano un ruolo fondamentale nel convincimento generale che l’Italia sia un paese di spreconi e corrotti?
    Eppure, che l’articolo di giornale da me citato abbia totalmente stravolto in tal senso la relazione della Corte dei Conti mi pare abbastanza indiscutibile.
    Quanto alle esperienze personali, mi creda, ognuno ha la sua. La mia, come relatore in molti corsi tenuti per i dipendenti delle pubbliche amministrazioni (tutte, regioni, asl, comuni ecc…) la media dei giudizi su Consip di chi si occupa degli acquisti è sempre stata negativa: i prodotti sono di scarsa qualità e costano di più. E non credo che i miei discenti avessero un qualche interesse ad esporre questi giudizi.
    Certo che ci sono spazi di miglioramento, ma lei è certo che questo miglioramento sia voluto?
    Rilegga il suo commento, la prego, perché la risposta se l’è già data da solo. L’eccesso di burocrazia non è un caso; la gestione del tutto antieconomica , cervellotica, pensata in modo informatico superato non è un caso; se il sistema funziona male non è casuale; ed in generale tutto ciò che attiene agli appalti merita i medesi attributi perché questo l’UE ci impone attraverso il recepimento dei trattati in sovrapposizione alle vecchie norme nazionali (possibile solo attraverso una limitazione della sovranità nazionale e compressione dei diritti costituzionali) ben più chiare a dai procedimenti senza alcun dubbio più snelli.
    La Consip è solo un tassello di questo complesso pazzle, in cui le piccole e medie imprese come la sua riescono ad avere a stento spazio, e comunque con grande difficoltà, pronte ad essere scalzate da aggregazioni imprenditoriali, grossi gruppi o semplicemente multinazionali che in un sistema come Consip hanno gioco facile. E il sistema mediatico è fatto apposta a convincere quelli come lei che il problema non è Consip, ma la burocrazia, che non sono le direttive europee ma sono gli italiani incapaci ad applicarle, che il problema non sono i vincoli europei ed anzi meno male che ci sono perché altrimenti gli italiani chissà che combinano.
    Il discorso sanità poi, comunque già approfondito nel blog ( le cito due esempi ma ve ne sono molti altri: http://orizzonte48.blogspot.com/2014/12/il-costo-della-sanita-privatizzata-i.html e anche http://orizzonte48.blogspot.com/2016/07/sanita-pubblica-il-punto-di-non-ritorno.html) e comunque le sue argomentazioni saranno oggetto di ulteriore aggiornamento

    RispondiElimina
  5. Il sistema è pensato male e realizzato peggio. Lavorandoci spesso come fornitore, so in linea di massima come funziona. Chi l'ha pensato - il sistema del Me.Pa. intendo - lo ha fatto scientemente.

    Perchè non è possibile compilare, per iscriversi al principio di tutto, una caterva di documenti su antimafia, anticorruzione, dati su dati societari, presenza di problemi interni e poi doverli ripresentare quasi per ogni procedura. Bastava fare un pagina fornitore da aggiornare ogni anno consultabile dalle PP.AA. ma niente.

    Perchè non è congeniata bene la schermata iniziale del fornitore e per di più è macchinosa e farraginosa. In ufficio abbiamo la fibra, ma è lenta in ogni caso, non oso immaginare in posti dove la connessione internet sia ancora a livelli inferiori cosa non possa essere...

    Perchè non si possono produrre anche per cose minime carte su carte per l'acquisto di poche centinaia di euro di fornitura, facendo perdere tempo sia al fornitore che all'acquirente.

    Perchè non è possibile che si voglia IMPORRE (perchè è questo che si tratta) un prezzo di un prodotto uguale per tutti. Mi spiego: se nel malaugurato caso in cui un fornitore metta nel proprio catalogo un proprio prodotto ad un determinato prezzo e lasci inavvertitamente la spunta sulle condizioni consegna valide in ogni regione italiana (spunta già preimpostata, quindi da togliere), tale fornitore sarà costretto per legge a fornire qualunque ammontare (se non specificato) in qualsiasi parte dell'Italia, che sia a 5km come a 1100km su un'isola sperduta. Ora, questo ci ha ben capire come questo sistema non può essere stato fatto male "in buona fede" ma rende altresì evidente che i signori Monti, Cottarelli e company lo hanno fatto in un certo modo scientemente, perchè da tali professori mi aspetto che essi siano a conoscenza del fatto che i trasporti in Italia costano diversamente se la merce (ad esempio forniture quali sedute, tavoli etc.) deve essere consegnata in regione e non in zone disagiate oppure all'altro capo dell'Italia, per di più in zone difficilmente raggiungibili. Altresì credo sappiano che produrre 5pezzi di un prodotto costi in modo diverso rispetto a produrne 500. Ma si sa, ora è di moda il pensiero ragionieristico, per questo si continua a parlare di coperture e di razionalizzare la spesa senza fare caso al rovescio delle medaglia. Hanno inquinato i pozzi. Ma è giunta l'ora che la smettano.

    P.S.: ma vogliamo poi parlare dei sistemi di mercato elettronico paralleli al Me.Pa. che ogni regione realizza?!?!? Ma allora, io mi chiedo, a che serve il Me.Pa. centrale se poi ogni regione ne ha uno suo?!?!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Concordo e avrei da aggiungere almeno altri 30-40 esempi di follia informatico-burocratica, a cui aggiungere le incongrueze burocratico-legali .
      Rispondo pero' sopra a livello teorico ove si richiama il problema piu' generale del rapporto con "la macchina" .

      Elimina
    2. @Bazaar
      Le sue argomentazioni , pur comprendendole , non mi convincono e mi sembrano un "luddismo" 2.0 .
      Chi la tecnologia la sa costruire , la usa e , come tutte le cose che si conoscono non si temono .
      Sono anche convinto che la tecnologia o la cavalchi o ti sotterra.
      Una analisi marxiana della societa' (che mi trova parzialmente concorde ) puo' tranquillamente convivere con una previsione di utilizzo esteso della tecnologia:
      -Lavorare meno perche' un robot lavora al posto mio (a me piacerebbe ed i robot non devono per forza essere proprieta' di privati ) cosa ha di antisociale se la maggiore produttivita' e' condivisa ?
      -una I.A. di interfaccia in modo sicuro e trasparente con gli organi elettivi dello stato gestita dai rappresentanti elettivi del popolo cosa ha di anti-umano se non il fatto che i cittadini hanno un servitore h24x7 che non fa sciopero e costa poco ?
      -la denatalita' diverrebbe socialmente accettabile e tutti avremmo piu' beni/energia/spazi/ecologia a disposizione , senza dover sentire il dott Boeri affermare cose basate su presupposti sbagliati .
      Di cosa ha paura ?
      Da Anassimandro a Weber passando per Aristotele , Kant, Marx, Malthus, Pareto , Basso hanno tutti delle caratteristiche in comune: sono tutti morti senza mai aver avuto un cellulare in mano e per quanto riguarda l'avanzamento tecnologico non ne hanno azzeccata una (come Hollywood d'altronde: in Blade Runner del 1984 il protagonista cerca una cabina telefonica ).
      Le posso assicurare che le macchine sono gli stupidi piu' veloci del mondo , una I.A. e' solo un programmone gerarchico con "demoni" legati a sensori o dati che rispondono come li si e' programmati a rispondere . E' la velocita' che simula l'intelligenza , o meglio , siamo noi che attribuiamo intelligenza anche ad uno stupido che risponde subito con un livello di risposta (che ci appare) compatibile con la domanda , che essa sia soddisfacente o meno .
      Matrix e' un film di fantascienza , penso che Hollywood faccia del male alla tecnologia come i media italiani alla verita' .
      Piu' simile ad un funzionamento reale sarebbe la Macchina di "Person of Interest" ma solo nella prima serie.
      Il problema nasce quando una intera societa' rimane tecnologicamente indietro perche' una parte di essa (in questo caso la P.A.) si oppone ad entrare nel futuro dalla porta principale: allora si' lei ha ragione ad avere paura dei padroni della tecnologia, ma ESSI (per dirla alla LBC) non avranno ne' colpa ne' responsabilita', faranno solo il loro lercio mestiere .
      Pensi alle potenzialita' del'Italia facendo questo:
      -una nuova IRI dedicata alla robotica agricola
      -progettazione e produzione solo italiane suddivise fra le migliaia di piccole aziende con specializzazioni nel settore
      -noleggio dei sistemi robotici agli agricoltori al posto degli immigrati
      Noi siamo 60 milioni in diminuzione e possiamo robotizzare , Cina ed India, non possono perche' altrimenti non mangiano piu', essendo in incremento demografico .
      Discorso a parte per USA: unico paese in cui lo stato puo' perdere il controllo della tecnologia senza perdere il primato .


      @Sofia
      La ringrazio della cortese risposta e sopratutto per non avermi accusato di essere un troll o simili .
      Solo una cosa: non concordo assolutamente su questo :
      " E il sistema mediatico è fatto apposta a convincere .....omissis..... combinano."
      Non e' il sistema mediatico che mi convince che la P.A. ha problemi che impattano sul benessere degli italiani , sono le cose che mi/ci capitano quando mi rapporto con essa che me lo suggeriscono , sanita' compresa .
      Conoscevo i due post sulla sanita' e concordo con l'idea di sabotaggio politico-giuridico del SSR (ex SSN) non concordo sull'assolvere dalle responsabilita' gli apici ministeriali , la dirigenza , i sindacati, inoltre non ho dimenticato Duilio Poggiolini, Francesco De Lorenzo , Raffaele Giudice , Emilio Spaziante ...

      Elimina
    3. Per essere «parzialmente concorde» col metodo marxiano sarebbe necessario comprenderlo nella sua "totalità", altrimenti l'affermazione potrebbe essere letta come: « le categorie marxiane le ho solo *parzialmente* comprese ma l'orgoglio e la prigrizia mi impediscono di ammetterlo e di approfondire ulteriormente »

      Afferma: « Le sue argomentazioni , pur comprendendole, non mi convincono e mi sembrano un "luddismo" 2.0 . »

      Usando le categorie marxiane non si parlerebbe affatto di luddismo (anche perché già nel luddismo c'è una forma di coscienza socioeconomica che nei tecnofili non c'è): le argomentazioni qui sopra sono a proposito di feticismo.

      Ed il tecnofilo, di feticci, dovrebbe saperne qualcosa, senza far intervenire le categorie marxiane.

      Poi afferma: « Chi la tecnologia la sa costruire, la usa e , come tutte le cose che si conoscono non si temono. »

      Qui parla ancora di sé, che sa e, come ha pure ribadito a Sofia, l'esperienza del suo viene usata per produrre astrazioni senza una vero e proprio "paradigma teorico" (l'analisi marxiana l'ha appresa solo *parzialmente*).

      Ora: chi conosce *bene* la tecnologia, tendenzialmente la usa il meno possibile. Ci gioca, ma non ci si affida se non in campi ben precisi.

      Chi conosce la tecnologia *bene*, la teme: soprattutto l'informatica.

      Inoltre: lei non teme la bomba atomica perché la conosce? o la teme perché non la conosce?

      La tecnologia è un'arma, e l'arma è una forma di tecnologia: chi ne ha la proprietà, non chi la conosce per attitudine, studi, o professione, non la teme. Perché da essa ne trae un profitto, diretto ed indiretto.

      Poi afferma: « Sono anche convinto che la tecnologia o la cavalchi o ti sotterra. »

      Proprio così: è implicita una forma di darwninismo sociale.

      Ed il darwinismo sociale è sempre una sovrastruttura imposta dalla classe egemone che, non a caso, accarezza l'idea della vita eterna tramite il transumanesimo.

      « -Lavorare meno perché un robot lavora al posto mio (a me piacerebbe ed i robot non devono per forza essere proprietà di privati ) cosa ha di antisociale se la maggiore produttività è condivisa? »

      È proprio così: ma prima si deve avere la socializzazione della proprietà, la sua nazionalizzazione, e la relativa distribuzione del reddito prodotto, altrimenti la tecnologia non fa altro che aumentare la LEVA nei rapporti di forza tra una classe e l'altra.

      Elimina
    4. « -una I.A. si interfaccia in modo sicuro e trasparente con gli organi elettivi dello stato gestita dai rappresentanti elettivi del popolo cosa ha di anti-umano se non il fatto che i cittadini hanno un servitore h24x7 che non fa sciopero e costa poco? »

      Le I.A. non scioperano - altrimenti, orrore! - ma hanno lievi "disservizi"... soprattutto a livello di sicurezza: qui Casaleggio ci cova. La Politica agisce ad un livello di coscienza collettiva, se ne batte delle "interfacce tecnologiche". Il "voto diretto", di una fantomatica "democrazia diretta", è roba distopica: la formazione di una coscienza collettiva, politica, non è la somma di "astratte individualità".

      La formazione della volontà popolare e nazionale, non è la somma delle volontà dei singoli cittadini. Questo è un ragionamento settecentesco, liberale e reazionario.

      Nella formazione di coscienza politica esistono anche i rapporti sociali, questi trovano la loro oggettività nella formazione di ceti e classi, e, politicamente, in "partiti".

      Una macchina che media la volontà dei "cittadini" (e non la volontà popolare, prodotta anche dalla relazione tra i cittadini) finisce che disintermedia il rapporto tra Istituzioni e persona umana, ovvero significa la morte della politica in favore della tecnocrazia.

      Afferma: « -la denatalità diverrebbe socialmente accettabile e tutti avremmo più beni/energia/spazi/ecologia a disposizione, senza dover sentire il dott Boeri affermare cose basate su presupposti sbagliati. »

      Le categorie marxiane proprio non le usa: quest'ultima è una simpatica affermazione neomalthusiana tipicamente grillina. La denatalità è un prodotto delle politiche malthusiane, paludate di ecologia, energie pulite e aumento della ricchezza procapite diminuendo le dimensioni del "denominatore": ovvero della classe lavoratrice.

      Dice il "suo sé": « Di cosa ha paura? » Non è generica paura: è certezza. Quella sicurezza che deriva dalla fenomenologia e dalla logica applicata a questa.

      Qui argomenta come Confindustria, Giannino, o qualsiasi liberale reazionario alla de Sade: « Il problema nasce quando una intera società rimane tecnologicamente indietro perché una parte di essa (in questo caso la P.A.) si oppone ad entrare nel futuro dalla porta principale: allora sì lei ha ragione ad avere paura dei padroni della tecnologia, ma ESSI (per dirla alla LBC) non avranno nè colpa nè responsabilità, faranno solo il loro lercio mestiere. »

      La logica è pure sgangherata: *prima* si risolve il problema della proprietà - ovvero *prima* si lotta tramite la Politica economica - quindi si passa all'educazione morale-evangelica di quella parte «corrotta» e svogliata della società che, se non viene espulsa come «tossine», porta alla morte tutto il «corpo sociale».

      L'Italia è sempre stata all'avanguardia nel settore tecnologico, è stato tramite la politica economica, tramite le quinte colonne della nostra classe dominante che è stata fatta a pezzi e ci troviamo le dorsali ad uso e consumo di imprese estere.

      Poi continua con il neoliberistico offertismo alla Giannino-Casaleggio: il problema è la domanda aggregata *subito*. Non la superindustria tecnologica *dopo* (con moralizzazione del corpo sociale pigro-corrotto e misoneista).

      Agghiaccianti le affermazioni di carattere neomalthusiano che, nonostante i due post appena pubblicati, posta senza scrupoli.

      « Discorso a parte per USA: unico paese in cui lo stato può perdere il controllo della tecnologia senza perdere il primato

      Quale primato?

      Se c'è un archetipo di Stato al servizio dell'oligarchia economica è proprio quello americano, che ha una Costituzione pensata apposta. Appunto, *settecentesca*.

      Grazie mille per gli stimoli, provo a realizzarne un post.

      Elimina
    5. Per principio diffido degli apprendisti stregoni che pensano di conoscere le ricadute più o meno indesiderate della tecnologia...

      https://www.cnbc.com/2018/04/06/elon-musk-warns-ai-could-create-immortal-dictator-in-documentary.html

      "The least scary future I can think of is one where we have at least democratized AI because if one company or small group of people manages to develop godlike digital superintelligence, they could take over the world," Musk said.

      "At least when there's an evil dictator, that human is going to die. But for an AI, there would be no death. It would live forever. And then you'd have an immortal dictator from which we can never escape."

      Matrix reloaded!

      Elimina
    6. "La possibilità di disporre dell'Apocalisse è, per definizione, nelle mani di incompetenti" Guenther Anders

      Elimina
    7. Grazie a te, Bazaar. Come vedi il tema è ricco di confluenze "topiche" che meritano anche più di un post.

      Il fatto è che, purtroppo, qualsiasi sviluppo dia-logico è ostruito da strati pluridecennali di luoghi comuni, suscitati da una propaganda implacabile. E incessante: tutt'ora in corso e, per molti versi, in (disperata?) accelerazione...

      Elimina
    8. @Il velo di Maya - A proposito di Apocalisse: il 16 Luglio si incontreranno ad Helsinky Putin e Trump.
      Circa 8 anni fa ci fu invece il 'Nucllear Security Summit' in cui USA e Russia decisero di trasformare in combustibile nucleare 34 tonnellate di plutonio (l'equivalente di 17000 ordigni nucleari) ciascuno.
      Ovviamente bisognava prima costruire gli impianti necessari e quindi si stabilì che l'operazione vera e propria sarebbe iniziata nel 2018. Siccome ancora non sembra si sia fatto nulla, immagino che questo sia il vero motivo per l'incontro del 16 Luglio...

      Sempre nel 2008, a margine del summit, il Cile decise 'spintoneamente' di consegnare la sua copicua riserva di uranio 'weapon grade' (voluta da Augusto Pinochet e che pare non fosse di provenienza russa o americana!) agli USA (che ne avevano 'vigilato' la costituzione).

      Anche Brasile ed Argentina si dice che abbiano ammassato riserve simili, ma forse è meglio non sapere (lo sanno gli USA e la lobby ebraica che controlla la finanza e l'apparato militar-industriale, e tanto ci deve bastare).

      http://knoxblogs.com/atomiccity/2010/04/08/three_from_y-12_helped_secure/#more-2735

      Elimina
  6. @Bazaar:
    Ovviamente dissento e penso di essere in grado di rispondere / ribattere ma dovrei abusare della pazienza dei lettori e dei gestori del blog .

    @Luca
    Conosco perfettamente la polemica Musk-Zuckerberg sulla AI .
    Va introdotta nel loro contesto di concorrenza reciproca, proprio a Musk mi riferivo con la frase sul primato tecnologico USA.

    Chiarisco su "primato tecnologico": tutti i paesi del mondo in grado di fare tecnologia di punta hanno lo stato come finanziatore e coordinatore . In USA tale principio e' stato rotto: e' ULA a rincorrere SpaceX non viceversa.

    Provocazione: per l'Italia cosa fu piu' positivo , le brigate rosse , gladio o la marcia dei 40.000 ? In medio ....

    RispondiElimina
    Risposte
    1. SpaceX ha usufruito di gigantesche sovvenzioni pubbliche, con la differenza che è Musk a papparsi i profitti.

      Per approfondire la discussione rimandiamo al post ad hoc.

      Elimina
    2. Certo.
      Mi piacerebbe se lei approfondisse il suo concetto che mi pare fondamentale nella differenza col mio:
      "ma prima si deve avere la socializzazione della proprietà, la sua nazionalizzazione, e la relativa distribuzione del reddito prodotto, altrimenti la tecnologia non fa altro che aumentare la LEVA nei rapporti di forza tra una classe e l'altra."
      Dubbio: meglio un uovo oggi.....

      Elimina
  7. La consip all'università è stata un incubo di gravami e regole assurde. Ha rallentato e inceppato tutto. Frutto di menti immonde.

    RispondiElimina
  8. Non è vero quello che dice Masotti su Aristotele.

    RispondiElimina
  9. un amico che lavorava al Meyer, ospedale pediatrico, mi raccontò che con il sistema di acquisti centralizzato erano costretti ad acquistare per le flebo aghi cinesi che spesso si spezzavano nel braccio dei bambini solo perchè costavano 1 centesimo meno di altri aghi fatti meglio. per dire.

    RispondiElimina