Questo post di Sofia non praticamente bisogno di commenti. E' la radiografia di una malattia indotta inoculando, nella democrazia costituzionale, "il batterio pop del folle laboratorio" dell'ordoliberismo.
Nonostante
la spesa sanitaria italiana sia assolutamente in linea con quella di altri
paesi europei, negli ultimi anni i fondi destinati a sostenerla sono stati
oggetto di continui tagli con effetti ormai evidenti sul livello dei servizi
assistenziali.
Secondo
l’OECD - Rapporto 2014 sui sistemi
sanitari di 40 paesi industrializzati, dati 2012 – (così come
emerge anche dai dati ISTAT) in Italia la spesa sanitaria rappresentava il
9.2% del PIL (7,1% la spesa pubblica a cui si aggiunge la spesa sanitaria privata), con
dati vicinissimi alla media dei paesi OCSE pari al 9.3% ed ha subito
diminuzioni a un tasso pari a -3% in termini reali nel 2013.
Anche
la spesa farmaceutica è diminuita ogni anno (a partire dal 2009), con una riduzione di oltre il
6% in termini reali nel 2012. Tra il 2008 e il 2012, la spesa per i farmaci è
scesa del 14% in termini reali. E stesso discorso vale per la spesa per il
personale sanitario.
Prima
di qualunque considerazione sui tagli ai fondi regionali e al sistema sanitario
(e sugli effetti di questi tagli), di cui tanto si parla in questo periodo
esattamente come se la salute e il diritto alla salute fosse equiparabile a
qualunque altra merce in svendita al mercato, occorre invece ricordare che “La Repubblica tutela la salute come fondamentale
diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure
gratuite agli indigenti” (art. 32 Cost).
Proprio
per una migliore attuazione di questo diritto il nostro sistema sanitario è
passato da un sistema basato su numerosi "enti mutualistici" o "casse
mutue" (dove l’assicurazione sanitaria era finanziata con i contributi
versati dai lavoratori e dai loro datori di lavoro e copriva il lavoratore e la
sua famiglia e dove il diritto alla tutela della salute era correlato non
all'essere cittadino ma all'essere lavoratore con conseguenti casi di mancata
copertura) sino ad approdare, con la legge 23 dicembre 1978, n. 833, all’attuale Servizio sanitario
nazionale. Il nostro
Servizio Sanitario Nazionale, quindi, è, oggi, un sistema pubblico di carattere
universalistico, che garantisce l’assistenza sanitaria a tutti i
cittadini (in ossequio all’art. 32 Cost) , finanziato attraverso la
fiscalità generale (tasse), le entrate dirette (ticket sanitari) e le
prestazioni a pagamento. Con il PIANO SANITARIO NAZIONALE approvato dal Parlamento, il ministero definisce degli
obiettivi generali da raggiungere per la salute pubblica, l'importo del fondo
sanitario, il metodo di ripartizione di tale fondo alle Regioni che, mediante
una rete di Aziende Unità Sanitarie Locali (ASL), garantiscono l'attività dei
servizi sanitari. Il ministero definisce inoltre i criteri generali per
l'erogazione di tali servizi, le linee guida per la formazione e
l'aggiornamento di medici, infermieri e tecnici, nonché i sistemi di controllo
e verifica dei risultati raggiunti.
Con l’entrata dell’Italia in Europa anche il settore
sanitario ha risentito delle istanze comunitarie manifestatesi attraverso i
continui richiami alle modifiche strutturali e al raggiungimento
dell’efficienza.
Dell’adeguamento a queste istanze o comunque ai principi
comunitari (a partire dalla Carta di Lubiana), sono intrise tutte le norme e/o
i documenti nazionali che attengono al settore sanitario, falsamente intrisi di
ipocrisia (alla luce dei fatti concreti) quando fanno riferimento alla necessità di riforme sanitarie:
- che dovrebbero
perseguire obiettivi di miglioramento della salute e che la promozione della
salute deve costituire un interesse principale dell'intera società (si badi,
della società, non delle istituzioni);
-
che dovrebbero rispondere ai bisogni dei cittadini tenendo conto, mediante il
processo democratico (quale?) delle loro aspettative in materia di salute e di
assistenza sanitaria;
-
che dovrebbero garantire che l'opinione e le scelte dei cittadini possano
esercitare un'influenza decisiva sul modo in cui i servizi sanitari sono
strutturati e su come funzionano (peccato che i servizi sono strutturati non in
base all’influenza su di essi liberamente esercitata dai cittadini ma sulla
base della prioritaria necessità di rispettare il pareggio di bilancio);
-
che devono avere quale obiettivo il miglioramento continuo della qualità dei
servizi erogati, ivi compreso il rapporto costo-efficacia;
-
in base alle quali il finanziamento dei sistemi sanitari dovrebbe permettere
che l'assistenza sia erogata a tutti i cittadini “in maniera
sostenibile” (?)… che richiede l'utilizzo efficiente delle risorse sanitarie.
Ed
ecco che, proprio in nome di questa efficienza, a partire dalla legge finanziaria 2005 (legge
n. 311/2004) sono stati introdotti una serie di adempimenti per
le Regioni con un bilancio sanitario in deficit,
ossia che presentano un disavanzo di gestione a fronte del quale non siano stati
adottati in corso di esercizio i necessari provvedimenti di copertura, ovvero i
medesimi non siano risultati sufficienti. In tali ipotesi:
a)
il Presidente del Consiglio dei ministri diffida la Regione ad
adottare i provvedimenti necessari;
b) all’inerzia della Regione segue che il Presidente della
Giunta regionale, in qualità di commissario ad acta, determina
il disavanzo di gestione ed adotta i necessari provvedimenti per il
ripianamento, ivi inclusi gli aumenti dell'addizionale
Irpef e le maggiorazioni dell'aliquota Irap (l'aliquota base IRAP è pari a
3,9%; l'addizionale IRPEF ha una base percentuale pari all'1,23%, ma l'articolo
6, comma 1, del decreto legislativo 68/2011, ha previsto che, a
decorrere dal 2012, ciascuna regione a statuto ordinario può con legge,
aumentare o diminuire l'aliquota dell'addizionale regionale IRPEF di base fino
a un massimo del 2,1% al 2015);
c)
in caso di inerzia del commissario ad acta entro il 31 maggio,
si applicano comunque, nella misura massima, l'addizionale Irpef
e le maggiorazioni dell'aliquota Irap.
d) Scaduto
il termine del 31 maggio, i provvedimenti del commissario ad acta non
possono più avere ad oggetto l'addizionale e le maggiorazioni d'aliquota delle
predette imposte, ma si ha il blocco
automatico del turn over del personale del servizio
sanitario regionale per due anni e il divieto di effettuare spese non
obbligatorie per il medesimo periodo (tutti gli atti contrari sono
nulli).
e) Nel caso di
raggiungimento o superamento dello standard dimensionale del disavanzo sanitario
strutturale pari al 5%, la regione
è obbligata a presentare entro il 10 giugno un piano di
rientro di durata non superiore al triennio, elaborato con l’ausilio
dell’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) e dell’Agenzia
nazionale per i servizi sanitari regionali (AGENAS).
Il suddetto piano di rientro deve contenere le misure di riequilibrio sia sotto
il profilo erogativo dei livelli essenziali di assistenza sia delle misure per
garantire l’equilibrio di bilancio sanitario in ciascuno degli anni compresi
nel piano stesso, di
riorganizzazione, di riqualificazione o di potenziamento del Servizio sanitario
regionale.
f)
la Regione, sulla base di questo piano, stipula con i Ministri della
salute e dell'economia e delle finanze un apposito accordo che individui gli interventi
necessari per il perseguimento dell'equilibrio economico. Questo piano
di rientro, è valutato dalla Struttura tecnica di
monitoraggio (STEM) e dalla Conferenza permanente per i rapporti tra
lo Stato, le regioni e le province autonome a cui segue l’accertamento di
adeguatezza del Consiglio dei ministri.
g) Se
il pano non viene approvato viene nominato il
commissario ad acta per
redigere un piano adeguato, vengono sospesi i trasferimenti erariali a carattere
non obbligatorio e, sempre in via automatica, decadono i direttori
generali, amministrativi e sanitari degli
enti del servizio sanitario regionale, nonché dell’assessorato regionale
competente. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, sono
individuati i trasferimenti erariali a carattere obbligatorio, rimangono in
essere inoltre le maggiorazioni dell’aliquota IRAP e
dell’addizionale regionale IRPEF.
h) Qualunque nuova norma
regionale che sia di ostacolo al raggiungimento degli scopi di cui al piano ma
anche norme già esistenti, devono essere modificate.
i)
Solo il raggiungimento anche parziale degli obiettivi previsti nei piani , può
comportare la disapplicazione del blocco
dei turn over nel limite
del 15 per cento e in correlazione alla necessità di garantire
l'erogazione dei livelli essenziali di assistenza.
l) L’approvazione del piano di rientro,
da parte del Consiglio dei ministri e la sua attuazione costituiscono presupposto per l’accesso al maggior
finanziamento (ossia quote
premiali e eventuali ulteriori risorse finanziate dallo Stato non erogate in
conseguenza di inadempienze pregresse), di cui una quota pari al 40 per cento è
concessa a seguito dell’approvazione del piano e il restante 60 per cento è
erogato a seguito della verifica
positiva dell’attuazione del piano.
Ciò detto, le Regioni italiane senza deficit nei conti
pubblici della sanità – nel 2013 – sono state tredici e otto le regioni commissariate
a causa del disavanzo.
Qualunque taglio ai fondi per la sanità delle regioni,
quindi, avrà effetti gravissimi sulla sanità delle regioni in deficit perché
l’applicazione degli strumenti previsti a partire dal 2005 (aumenti IRAP e
IRPEF, blocco delle assunzioni ecc.) sarà ancora più stringente e andrà a
sommarsi ad ulteriori effetti (diminuzione dei servizi, aumento dei
disoccupati, effetti sui consumi, sulla tassazione ecc). Ma i medesimi effetti
si avranno anche per le regioni non in deficit.
La “Relazione Generale
sulla Situazione Economica del Paese 2012 - Il Servizio Sanitario Nazionale” redatta a cura del Ministero della
Salute e pubblicata il 24.3.2014 ha
esaminato proprio gli effetti ora accennati.
La Relazione, più precisamente ha esaminato gli effetti dei
vari interventi correttivi
normativi, tra cui il
decreto-legge 6 luglio 2012, n.95 (spending review), sulla spesa sanitaria, mostrando come
questi hanno inciso particolarmente sui fattori di produzione, quali personale
e beni e servizi, e sul settore della farmaceutica convenzionata ed ospedaliera. Dall'esame
dei dati di spesa riferiti agli anni 2009-2012 e dalla variazione percentuale
annua registrata dagli stessi, si evince chiaramente come le misure di
contenimento messe in campo sia a livello nazionale (es.ulteriore blocco dei
contratti collettivi nazionali di lavoro per la validità di un triennio con
decorrenza anno 2010, interventi in materia di farmaci ecc.) sia a livello
regionale per effetto delle misure messe in atto per l’attuazione dei piani di
rientro e dei programmi operativi (es. accreditamento degli operatori privati con
l’assegnazione di tetti di spesa e attribuzione di budget, riorganizzazione
della rete ospedaliera ecc.) abbiano posto un forte freno alla crescita.
I
diversi interventi normativi, ad esempio, hanno determinato un costante
contenimento dei costi per il personale che
è la risorsa centrale per la funzionalità del sistema e costa il 36% circa della spesa
corrente SSN.
L’Italia si colloca sotto la media OCSE sia per il numero di
infermieri, 6.4 ogni mille abitanti, contro gli 8.8 della media OCSE, che per il
numero di posti letto in ospedale per acuti dove ci attestiamo su una media di
3.4 per mille abitanti contro i 4.8 della media OCSE (quest’ultimo dato mostra
in particolare una netta diminuzione dei posti letto italiani che solo 12 anni
fa erano 4.7 ogni mille abitanti). C'è una carenza
di circa 60mila infermieri che,
dopo la fase di tagli e razionalizzazioni, ha subito una grande contrazione:
tutte le uscite sono sostituite in maniera minimale e, nelle Regioni con i
piani di rientro, le sostituzioni non ci sono. In questo modo non solo la
professione infermieristica ha diminuito la sua presenza effettiva, ma sta
anche invecchiando sempre di più. Quindi: infermieri più anziani, più stanchi,
frustrati e demotivati, spesso utilizzati per mansioni non proprie alla loro
professione. A cui si affianca anche l’impossibilità di assunzione di operatori
di supporto (non laureati).
La Corte dei conti, inoltre, ha affermato
che la maggior parte dell’indebitamento complessivo degli enti del SSN è verso
i fornitori. Il mancato pagamento o il notevole ritardo dei fornitori provoca
effetti sulle aziende private (riduzione della produzione, licenziamento dipendenti,
chiusura imprese, mancati o ridotti investimenti in ricerca e tecnologia…) che
si ripercuotono sul sistema economico generale, sui consumi e,
conseguentemente, sulle entrate fiscali.
La
spending review ha determinato comunque una riduzione dei corrispettivi
e dei volumi d’acquisto di beni e servizi, inizialmente del 5% e del 10% a
decorrere dal 1° gennaio 2013.
Le aziende sanitarie, inoltre, sono tenute ad una rinegoziazione dei
contratti per acquisti di
beni e servizi qualora i prezzi unitari siano superiori del 20% rispetto ai
prezzi di riferimento individuati dall'Osservatorio per i contratti (istituito
in seno all’AVCP) ed eventualmente a recedere dai contratti stessi, qualora il
fornitore non si adegui al prezzo di riferimento.
Il
livello della spesa farmaceutica convenzionata registrato dall’aggregato
nell’anno 2012 è diminuito dell' 8,6% ciò anche a causa dell’incremento della
compartecipazione alla spesa da parte del cittadino a seguito dell’aumento
della misura dei ticket in molte Regioni.
Conseguentemente ai tagli, nella maggior parte delle
Regioni, risulta carente l’assistenza territoriale sia in regime residenziale e semiresidenziale
che in regime domiciliare. Il
totale ricoveri per la riabilitazione ospedaliera nel 2012 mostra una riduzione
del 2,2% rispetto al 2011, cosi come le giornate di degenza (-1,6%).
A
partire dal 2012, inoltre, è stato modificato anche il sistema di
ripartizione del finanziamento statale tra le regioni (mentre prima avveniva sulla base della popolazione
residente, con il D.Lgs.
68/2011, avviene sulla base dei costi medi pro-capite individuati in
riferimento a tre regioni benchmark selezionate).
Gli
effetti complessivi di queste manovre sono evidenti. L'andamento dei risultati
di esercizio rileva un'inversione di tendenza dal 2001 al 2012, registrando una
crescita media annua nel periodo 2001-2006 del + 15,39%, a -8,87% nel periodo
2007-2009 a - 31,54% nel periodo 2010-2012.
Eppure, nonostante tutto quanto su esposto, è ormai
confermato l’ulteriore taglio
ai fondi per la sanità pari a 1,5
miliardi. Gli
altri tagli previsti dalla legge di stabilità a carico delle Regioni dovrebbero invece toccare per
"400 milioni il trasporto pubblico locale e per 1,5 miliardi la riduzione
di beni e servizi intermedi e la farmaceutica”. Alle proteste dei Presidenti delle
Regioni, il presidente del Consiglio (con la solita arroganza da neo
Fuhrer-etto), risponde alle critiche avanzate sulla legge di stabilità via
Twitter: «Comincino
dai loro sprechi anziché minacciare di alzare le tasse #no alibi».«Se vogliamo ridurre le tasse, tutti devono ridurre
spese e proteste» .
Ma
è ovvio che i problemi di deficit non si risolvono più con i tagli agli
sprechi.
“Questo orientamento – ha detto l’assessore
alla sanità della Regione Veneto – è inaccettabile per
chi ha già realizzato politiche sanitarie regionali di razionalizzazione, per
chi ha una centrale unica di acquisti, per chi ha già ha attuato un’anatomia
patologica per provincia e ridotto i primariati. Credo che a questo punto sia
palese la volontà del governo di andare verso le assicurazioni private. Allora
a questo punto basta cambiare l’articolo 32 della Costituzione e dire che non
c’è più il sistema universalistico in Italia, dimenticando che il nostro è il
sistema meno costoso a livello europeo e il terzo meno costoso a livello
mondiale” .
Ora, non è che si vuole mettere in discussione la necessità
di dover riorganizzare il sistema della spesa sanitaria ed eventualmente
eliminare disfunzioni e/o sprechi laddove sussistano. Pare anche evidente,
però, che l’idea che domina la normativa su vista sul rientro del deficit
sanitario, così come le spending review è che le ASL siano equiparabili a
imprese e come tali vadano gestite. Quando invece le Regioni (quali
amministrazioni pubbliche), attraverso le proprie articolazioni territoriali,
offrono e anzi devono garantire un servizio pubblico fondamentale, devono
assicurare a tutti l’assistenza e la salvaguardia del diritto alla salute per
la cui realizzazione è necessaria spesa pubblica che mai può essere considerata
“spreco”.
Il fatto stesso che a richiedere questi servizi siano
“malati” o “persone con problemi di salute” richiederebbe qualche maggiore
attenzione, senza contare che assicurare la salute dei propri cittadini
(soprattutto a livello di prevenzione) produce
effetti generali che promuovono la crescita economica
e sociale dell'intero Paese, così come, su un piano specifico, gli investimenti
pubblici nella sanità (così come negli altri settori), producono effetti
riflessi su occupazione, investimenti e ricerca privati, nonchè entrate fiscali
incrementali, afferenti a tale settore scientifico ed industriale.
I
tagli disposti dalla legge di stabilità, quindi, vanno ad incidere pesantemente
su tutte le regioni, ma in particolar modo su quelle già in disavanzo e
assoggettate ai piani di rientro nei termini e con le modalità che sopra si
sono visti. Alle regioni commissariate o in deficit, quindi, vengono bloccati i
finanziamenti e solo se i conti mostrano segni di miglioramento in conseguenza
dei piani di rientro, ottengono fondi (comunque soggetti a costanti riduzioni)
in misura graduata ai risultati.
I tagli, ovviamente, comportano inevitabilmente tagli dei
servizi sanitari o aumento del costo di quegli stessi servizi a carico dei
cittadini. Il taglio dei servizi determina, a sua volta, tagli al personale
medico ed infermieristico, con conseguenti effetti sulla disoccupazione e sulla
crescita. L’aumento del numero
dei disoccupati incide su consumi ed entrate fiscali.
La Corte dei
Conti ha già confermato l’incremento dei ticket sanitari, con un aggravio di
spesa a carico dei cittadini (nel 2013 i cittadini hanno pagato il 25% in più
rispetto al 2010), a fronte di una spesa complessiva che ha continuato a
ridursi (-0,3 %).
Considerando
la crescente onerosità della compartecipazione del cittadino ci si avvicina alla
“indifferenza” tra il ricorso alle strutture private e quelle pubbliche tant’è
che la Corte dei Conti nel Patto di Stabilità suggerisce la introduzione di
alcune misure di “calmiere”, da una maggiore tutela dei nuclei familiari a
nuovi indicatori per esenzioni e tetti di spesa oltre i quali le prestazioni
sono gratuite per gli esenti per patologia.
Secondo
poi la ricerca di Rbm Salute-Censis «Costruire la sanità integrativa», promossa
in collaborazione con Previmedical, presentata al IV «Welfare Day» viene
evidenziata una fuga nel privato per accorciare i tempi.
La
spesa sanitaria privata degli italiani è pari a 26,9 miliardi di euro nel 2013
ed è aumentata del 3 per cento, in termini reali, rispetto al 2007.
Sostanzialmente il cittadino paga di tasca propria quello che il sistema
pubblico non è più in grado di garantire. Gli italiani sono costretti a
scegliere le prestazioni sanitarie da fare subito a pagamento e quelle da
rinviare oppure non fare.
Così, crolla
il ricorso al dentista a pagamento (oltre un milione di visite in meno tra il
2005 e il 2012), ma nello stesso periodo aumentano gli italiani che pagano per
intero gli esami del sangue (+74
per cento) e gli accertamenti diagnostici (+19 per cento). La 17°
edizione del Rapporto PIT Salute “(Sanità)
in cerca di cura”, presentato il 30.9.14 a Roma dal Tribunale per i
diritti del malato-Cittadinanzattiva, conferma
che “le difficoltà economiche,
i costi crescenti dei servizi sanitari e le difficoltà di accesso spingono
i cittadini a rinunciare alle cure e sacrificare la propria
salute”a causa delle difficoltà
di accesso alle prestazioni sanitarie, determinata da liste
d’attesa troppo lunghe (il termine più breve è di 6 mesi per visita
oncologica a 2 anni per intervento all’ernia iatale),ticket troppo
costosi e dall’intramoenia insostenibile. Così come conferma
l’aumento della spesa sanitaria nel settore privato.
Ovviamente la conseguenza immediata del ricorso al settore
privato, sia con pagamenti diretti dei servizi sanitari, sia con ricorso alle
assicurazioni private è l’aumento dei costi. In base ai dati raccolti dalla
survey annuale di Towers Watson tra le compagnie assicurative, nel
2014 i costi delle coperture sanitarie sono ovunque in aumento.
Inutile
dire che le compagnie assicurative giustificano ciò con l’aumento dei sinistri
da malattie cardiovascolari e da tumori (non viene considerato, ovviamente, il
ruolo della prevenzione, oggi praticamente impossibile da attuare a causa dei
tagli), dal numero eccessivo di prescrizioni da parte dei medici e da
comportamenti poco salutari da parte degli individui.
Certo
è che il numero famiglie italiane che acquistano una polizza sanitaria (ad
esempio dal 2008 al 2010, le sono passate dal 5% al 5,5%) è in costante
aumento. E si tratta di un dato allarmante alla luce del fatto che,
parallelamente allo smantellamento del sistema sanitario nazionale per la
mancanza di risorse economiche, le
continue politiche di deflazione salariale farà aumentare anche il numero di
famiglie o di cittadini che queste assicurazioni sanitarie non se le potranno
permettere.
E,
ovviamente, di fronte a questo stato di cose, l’unica operazione che si
limitano a fare i media, è quella di dare la colpa agli sprechi, e di
screditare il sistema sanitario pubblico attraverso i molteplici articoli su
casi di mala sanità: e tutto questo, senza mai un solo accenno a medici che lavorano in
condizioni di precarietà per anni e in strutture che spesso mancano di
dotazioni e strumenti che sono essenziali non solo per il benessere dei
pazienti, ma per la salute e l’incolumità degli stessi medici e infermieri.
Buonasera.
RispondiEliminaQui da noi si sono messi avanti con il lavoro di...picconatura da tempo, molto tempo ed ora sono ...pronti per soppiantare il tutto......
http://gazzettadireggio.gelocal.it/reggio/cronaca/2014/11/11/news/le-polizze-sanitarie-in-vendita-alla-coop-iper-e-supermercati-1.10294769
Sanità: sarà anche diventata virtuosa, ma con il PIL ridotto del 30% e non ripristinabile, è difficile perseverare nella politica del 1978, quando non vi era l'apporto demografico di immigrati e clandestini. Corruzione: bene l'aumento delle pene e la confisca patrimoniale, purchè si facciano i processi, quelli veri, non quelli conclusi con patteggiamenti indotti dalla carcerazione preventiva in condizioni di detenzione subumane.
RispondiEliminail format è pre-impostato e procede per passaggi pianificati . La comunicazione POP manipola l'opinione pubblica con slogan , l'informazione è parziale e senza dati oggettivi, inoltre le persone informate e culturalmente preparate non hanno spazi di approfondimento in contraddittorio. L'operazione riesce meglio se l'area attaccata è periferica. Ad esempio in Toscana l'area Nord ha subito negli ultimi anni un bombardamento mediatico e finanziario dovuto ad un presunto "buco di bilancio" molto consistente e concentrato in una sola ASL. http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/02/25/scandalo-asl-massa-assolto-lex-manager-il-centrodestra-ora-rossi-si-dimetta/892556/ . Parallelamente si è proceduto alla costruzione di nuovi ospedali rigorosamente in project financing e, fin da subito, bisognosi di extra budget a causa di sopraggiunti problemi in fase di esecuzione . Adesso , quasi tutti i giorni, dardi e stilettate al personale impegnato in campo e abnorme amplificazione delle notizie sui disservizi e sulle negligenze .... ESSI parlano di PANCE alla pancia delle persone , che di pancia reagiscono .... ma nelle LORO teste girano gli EURI e le teste sono distanti dalle pance e , spesso , molto più lucide http://iltirreno.gelocal.it/massa/cronaca/2014/12/02/news/pinza-nella-pancia-l-asl-chiama-a-rapporto-medici-e-infermieri-di-chirurgia-1.10420369
RispondiEliminaE' chiaro ormai che la conoscenza "praticona" del format si è propagata giù pe' li rami dei vari livelli di gestione politica. La cosa drammatica è che alla radice dei "rami" c'è l'€uropa mentre ci dovrebbe essere la Costituzione.
EliminaMa non c'è alcuna forza politica che sappia neppure ricostruire più l'albero della legalità più importante, cioè quella costituzionale. Semplicemente perchè non ha le famose risorse culturali per farlo. E non gli interessa neanche ascoltare circa una possibile ricostituzione di tale legalità.
Rimane solo "l'albero storto" della distruzione di massa della democrazia...
il martellamento mediatico procede di pari passo con il collasso del sistema pubblico, l'avanzata del nemico rompe il fronte in più punti , mentre le "truppe pubbliche" a difesa del servizio pubblico vagolano sempre più disorientate e , per questo, commettono errori tattici e sono vittime di fuoco amico http://www.lanazione.it/massa-carrara/muore-nel-letto-d-ospedale-e-nessuno-se-ne-accorge-la-rabbia-dei-parenti-1.489708
EliminaTriste verità. Classe politica colta assente. Fondamenta per crearne una nuova assenti. Cittadini rifugiati nell'astensionismo, disperata invocazione di un'alternativa.
RispondiEliminaMa quante storie con 'sta sanità! Ma cosa ci sarà mai di così importante nella salute?
RispondiEliminaL'importante sono i soldi e l'amore (chiaramente quello che si paga...).
Carissimi, avete un sistema di valori completamente sbomballato. Ma nessuno si ricorda il rapporto di Deutsche Bank? Ma, insomma, vi pare che ci si sia posti tutti 'sti problemi?
Si vede che non avete "passion to perform"... semplice. Quindi se non performate non vi curate. Isn't it?
In Olanda la sanità è privata e nessuno si lamenta: anzi, sono felicissimi: qualsiasi malanno tu abbia il medico di base ti prescrive aspirina.
Comunque l'imperialismo anglosassone non esiste.
E se Calvi e Herrhausen fossero ancora vivi lo potrebbero testimoniare.
Le mostruosità dell'occidente liberale non sono dovute al controllo privato del credito... No. E' tutta colpa dei terroristi comunisti.
/Beh... a questo punto direi che a Strauss-Kahn è andata meglio...)
Ma come disse Orban a Obama:" ti vedo nero!"
EliminaGuarda, dopo questo articolo che mi ha girato Arturo, Charles-Mingus-Obama è un islandese-albino.
EliminaBisognerebbe dar da leggere a chi si firma Gustavo Zagrebelsky un manuale di un altro Gustavo Zagrebelsky che spiega "la teoria delle fonti".
Ci ho qualcosa da dire sull'antinomica giustiziaelibertà, Spinelli, socialisti liberali e collaborazionisti vari... non se ne può più.
In effetti questa osservazione merita un post di approfondimento (per gli ostinati che ignorano la Storia...reale) :-)
Elimina<>
RispondiEliminaNon sapevo questa cosa.
Mi sembra che funzioni più o meno come dovrebbe funzionare l'ERF una volta approvato.
Del resto le Regioni non sono entità, nelle materie di loro competenza, sovrane?
@baazar
RispondiEliminahai intimo nel pathos l'"idea" del complotto e nel logos la sua dichiarazioni :-)
Poi l'investigazione conduce a prove accusatorie che nessuna Corte vuole rubricare .. -)
Tiremm innaz..!
ops .. ho mancato un bersaglio, sono "sguercio" ...
RispondiEliminahttp://archiviostorico.corriere.it/1994/novembre/28/Herrhausen_delitto_nome_della_Storia_co_0_94112811931.shtml
Beh... almeno che l'ordigno non se lo sia dimenticato lì il giardiniere che si preparava ai botti di capodanno, una certa organizzazione si nota.
EliminaCerto che opto per la "tesi impero/co-dominio post Yalta": non può non essere così.
Mi ricorderò sempre la risposta di Bettino a congiuntivo-DiPietro: «Cosa è un partitino rispetto alla FIAT?».
Figuriamoci un gruppo di ragazzi "terroristi" cosa può fare....
Quando nel cuore di un centro di potere mondiale avvengono questi "botti", seguito da paranormale omertà, depistaggi, e con annessa "letteratura complottista" che finisce di intorbidire il già torbido... chi vuoi che ci sia dietro?
È evidente che non siamo solo davanti ad un potere extra-istituzionale e sovversivo: è qualcosa di diverso.
Sola ora capisco bene cosa significa che l'apparente sovversione è in realtà una reazione per stabilizzare un sistema che nulla a che fare con i poteri legittimi.
Siamo di fronte a un gruppo di potere sovranazionale costituito sopra le istituzioni: le stesse istituzioni internazionali devono adeguarsi ad esso.
E non scherza.
C'era (e c'è...) una vision e un progetto a lunghissimo respiro di cui i massimi vertici delle più importanti istituzioni internazionali probabilmente poco sanno, ma sanno bene quale campo da gioco è concesso loro.
È evidente che esistono degli apparati governativi che sono sotto il controllo di interessi privatissimi che usano le organizzazioni statuali un po' come teatrino alla Lippman.
È talmente "standard" questo "modo di comunicare" attraverso terzi - organizzazioni criminali, mafiose o "corpi liberi" deboli di mente - che è difficile non vederci lo zampino dei cartelli economici.
E, guarda guarda, i temi che muovono questi "gruppi" cosa sono: "petrolio/materie prime" e "gestione internazionale del debito/credito": che, ovviamente, sono strettamente legati.
D'altronde dietro l'ideologia del liberalism non c'è altro che questo: gestione privata dell'emissione monetaria e coseguente controllo del credito, isitituzioni "formali" in democrazie fantoccio in cui i plebei che parlano il "dialetto" della lingua dei padroni si sentano "liberi" e non rivendichino diritti di classe disturbando a casa propria i padroni stessi.
La privatizzazione della gestione del credito è ciò che svuota di fatto le sovranità statuali: esteso a tutte le zone colonizzate permette la privatizzazione totale e globale della governance.
L'obiettivo non è la "cresicita", come ci allarmava Orwell: per questo gente come Moro, Mattei, Herrhausen sono visti come fumo negli occhi. L'obiettivo è il controllo totale, il potere illimitato fine a se stesso: e questo può essere ottenuto solo mantenendo in perenne sofferenza ed "apnea" i popoli.
«Il potere è uno stivale che calpesta un volto umano per sempre»
Speriamo che Marx ci abbia visto giusto....
Un indizio .. Jekill Island & Pujo Commitee
EliminaMoney Trust Investigation : Investigation of Financial and Monetary Conditions in the United States Under House Resolutions Nos.429 and 504, Before a Subcommittee of the Committee on Banking and Currency
I documenti .. https://fraser.stlouisfed.org/title/?id=80
Certo, questo con il progressivo switch (tra ESSI) London 2 Washington, con il passaggio dall'imperialismo della sterlina a quello del dollaro.
EliminaEd ha effettivamente il senso di cercare "un colpevole" a livello di giustizia e ricordare quali siano le dinastie "sopra la legge".
Ma il problema della privatizzazione e della gestione della moneta (e, quindi, degli istituti di credito) è un problema storico del liberalism anglosassone, e nasce nel 1694 con la BoE, almeno stando ad Alexander Del Mar che viene ritenuto il massimo storico esperto di questioni monetarie.
"L'esorbitante privilegio" mi pare sia l'incipit di gran parte delle - ingiustificanili dati scienza e cultura - mostruosità degli ultimi tre secoli.
Hai mai letto queste perle della stessa BdI?
«[...]l'inflazione non nasce perché le monete hanno un minore contenuto aureo, ma perché sono emesse in quantità eccessiva rispetto alla produzione di beni[...]»
Cos'è? Milton Friedman reloaded?
Ma non ce la faccio... ma dove hanno studiato? sui video dei complottologi?
E la perla sulla "teoria delle fonti":
«La Corte di Cassazione è stata interessata qualche anno fa dalla questione se sia legittimo attribuire in prima battuta alla Banca d'Italia i redditi di signoraggio. Essa ha affermato che il riconoscimento alla banca centrale del "reddito monetario" è effetto di una scelta politica consacrata in strumenti normativi di diritto europeo, al cui rispetto lo Stato italiano è impegnato.»
La questione non è la "sovranità" dell'art.1 Cost., ma il "reddito monetario" e, comunque, la dirime "la fonte" dei trattati di libero scambio UE..
Mi chiedo cosa direbbe Del Mar dopo aver letto la "storia della moneta" sul sito ufficiale della Banca Centrale di una delle maggiori economie del mondo moderno...
Certamente conosci lo speech Farewell Address di IDE
Eliminahttps://www.youtube.com/watch?v=CWiIYW_fBfY
Vorrei segnalare questo interessantissimo blog riguardante i diritti dei cittadini. L'ha segnalato anche il commento sopra il mio ma non funziona il link.
RispondiEliminahttps://dirittideicittadini.wordpress.com
Sono arrivato a questo post leggendo quello recente di Sofia (LO STATOBRUTTO E GLI SPRECHI, LA CONSIP E LE GARE DI APPALTO: UN DÉJÀ VU SENZA FINE). Aggiungo che molti giovani infermieri (tra cui io, ed ho pure preso la borsa di studio!!) lavorano all'estero (in UK soprattutto). La cosa incredibile è che gli ospedali dell'NHS (servizio sanitario pubblico inglese) mandano i manager in Italia, Spagna e Portogallo a reclutare infermieri (tramite colloquio ovviamente), dato che ce n'è un grande bisogno. Non so se gli ospedali inglesi ora continuino a fare colloqui con la stessa frequenza di tre anni fa (quando l'ho fatto io). Altra cosa sconcertante è che l'età media nei reparti è di tipo 30-35 anni. Ho una marea di colleghi coetanei (io ho 26 anni), poco più grandi e addirittura più piccoli. Io vivo in Inghilterra da 2 anni e 3 mesi (ma tra non molto torno perché non ce la faccio più) e ho lavorato in due ospedali diversi (a Leicester o ora a Londra), e vi garantisco che la differenza di età con l'Italia è abissale.
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