martedì 23 dicembre 2014

"PRIDE": VINCITORI E VINTI NELL'ERA DELLA DISTRUZIONE DEL WELFARE


Pride, quando gay e lesbiche sfidarono la Thatcher 
Questo nuovo post di Sofia ci racconta una "svolta": molti, troppi, ancora non l'hanno capita! Semplicemente perchè "è accaduto" contemporaneamente all'instaurazione del nuovo paradigma orwelliano. Il bis-linguaggio, ai nostri giorni, riscrive la Storia: ma non falsandola completamente. Semplicemente rendendola più soavemente "pop" e...omettendo la parte che non può veramente essere "detta"

Quello che il film “Pride” di Matthew Warchus non racconta: perché è più facile trovare immagini e raccontare con le parole di un diritto cosmetico (tale divenuto al tempo in cui il film è stato prodotto), piuttosto che descrivere la cruda verità della rivincita del neo-liberismo. 
Il tema centrale del film “Pride” di Matthew Warchus è quello di una frangia politicizzata di gay e lesbiche che sostiene lo sciopero dei minatori inglesi nel 1984. Il regista, a dire il vero, dedica solo un minimo spazio a quello che è stato definito lo sciopero più lungo (lo sciopero durò dal marzo 1984 al marzo 1985) e una delle battaglie più sanguinose del movimento operaio britannico, iniziato a partire dallo Yorkshire del sud, dopo che Ian McGregor (presidente dell'Ufficio Nazionale del Carbone - NCB), annuncia la chiusura di 20 pozzi (su 176 circa) e la perdita di 20.000 posti di lavoro, compensati da aumenti salariali del 5,2%.
Questo fece esplodere una ondata di mobilitazione in tutte le industrie statali, ma in modo particolare nel settore del carbone. In quell’occasione i minatori riuscirono a spuntarla e ad ottenere aumenti salariali.  
Ma il governo laburista, ossessionato dal pareggio dei conti, nel 1976 chiese aiuto al FMI. I tagli alla spesa pubblica chiesti dal FMI come condizione dei prestiti concessi furono portati avanti dal ministro del tesoro di allora e portarono, dopo l’ “inverno dello scontento” (1978-79), alla fine del “Vecchio Partito Laburista” e aprì la strada ai 18 anni successivi di governo conservatore.
Il partito dei conservatori era tornato all’opposizione (dopo il 1975) e, sotto la guida di Margaret Thatcher, molto più preparato. Tanto che predispose (nel 1979) un documento confidenziale: il c.d. rapporto Ridley (dell’allora Ministro dell’Industria e del Commercio  Nicholas Ridley, nominato dalla Thatcher) che funge da piano d’azione per le privatizzazioni.
Secondo questo rapporto il principale problema politico-economico che il governo conservatore doveva affrontare era il “settore pubblico e nazionalizzato, nel quale i lavoratori sono molto ben organizzati”(v. Soggettività al lavoro: operai italiani e inglesi nel post-fordismo  Di Giuliana Commisso – Rubettino Editore 2004).
Ai primi posti nella lista dei potenziali oppositori ai conservatori si trovavano i lavoratori della nazionalizzata British Leyland, i ferrovieri, gli addetti al servizio delle acque e, certamente, i minatori.
Sul piano economico il rapporto Ridley prevedeva di:
- sopprimere le aziende nazionalizzate che non garantivano profitti in taluni settori, come la siderurgia, le ferrovie e il carbone;
- aprire al capitale privato e dare in concessione le aziende che rendevano,  come le acque e le miniere;
- privatizzare e intaccare il monopolio statale nei settori in espansione come le telecomunicazioni;
- stabilire un sistema misto pubblico-privato nella sanità, tra ospedali, municipalità e ditte private. 

Lo stesso rapporto forniva indicazioni precise sulla necessità di ampliare le possibilità di intervento poliziesco e di concedere ai tribunali poteri legali sufficienti a dichiarare illegale ogni efficace risposta di lotta
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 Pickets Being Led Away By Police. Industry Strikes Miners 1984

Si tratta di un piano di battaglia in base al quale la Thatcher e Ridley privatizzarono freneticamente tutto quello che poterono (appoggiati anche dai media  - che condannavano duramente gli scioperi - su cui aveva avuto un effetto rigenerante la Guerra delle Falkland e l’ondata di fiducia che aveva determinato nei circoli della classe dirigente): tra il 1981 e il 1985 vendettero la British Aerospace; nel 1983-84 la Associated British Ports, nel novembre 1984 la British Telecom, nel dicembre 1986 la British Gas. E poi le imprese pubbliche dell’acqua e dell’elettricità. 

Tornando allo sciopero dell’84, il sindacato dei minatori chiede una politica di sovvenzioni statali al settore, come quella che nel 1982 stanzia 17 miliardi di sterline in Francia e Belgio, 8 in Germania e solo 3 nel Regno Unito, che è il secondo produttore europeo. Si mostrarono solidali allo sciopero la maggior parte dei minatori (soltanto una quarantina di pozzi rimasero in attività), l’opinione pubblica nazionale e internazionale, ma nulla di tutto questo servì a fronteggiare l’ondata inarrestabile del liberismo.
E non furono risparmiati strumenti e mezzi per portare a termine gli obiettivi del rapporto Ridley: dalla repressione poliziesca, alle multe e confische di beni delle organizzazioni sindacali che organizzarono o appoggiarono i picchetti in altre regioni. 

Margaret Thatcher Memorial T-Shirt
Addirittura la Thatcher escogitò l’idea di spingere molti lavoratori ad acquistare le proprie case popolari perché questo li avrebbe intrappolati nella cosiddetta “democrazia dei proprietari di immobili”, dove il pagamento delle rate del mutuo è più importante di ogni tendenza all’impegno militante. Il trucco non funzionò solo perché le società di costruzioni non osarono pretendere il pagamento delle rate arretrate dei mutui mentre lo sciopero era in corso. 
Per comprendere l’importanza di quell’evento e dei riflessi su tutto il mondo industriale basta leggere questo articolo del Workers’ Voice del 18 Settembre 1984: “Una vittoria dei minatori non solo aprirà la strada a una rinnovata offensiva del resto dei lavoratori inglesi che, finora, sono stati intimiditi dalla disoccupazione e dalla serie di sconfitte degli ultimi cinque anni. Sarà cruciale anche per l'equilibrio delle forze di classe nell'intera Europa: il significato dello sciopero dei minatori inglesi mette in ombra tutti gli episodi di lotta di classe in Europa dopo le sconfitte in Polonia nel 1980-81. La rinascita embrionale della lotta di classe, come visto nello sciopero generale del settore pubblico in Belgio l'anno scorso, e la lotta dei metalmeccanici in Germania quest'anno, sarà spinta ad un nuovo slancio o alla ritirata, a seconda dei risultati della battaglia attuale nel settore del carbone in Gran Bretagna.”

Dopo un anno la spuntò la Lady di ferro e le sue politiche ultraliberiste, mentre le miniere di carbone chiusero e gli sconfitti furono i minatori, i sindacati, insieme ad una idea storica di lavoro e di disegno di una società civile.
Con la fine dello sciopero la rivendicazione principale un po' in tutti i bacini minerari fu il reintegro dei licenziati (la stragrande maggioranza dei licenziamenti era avvenuta da parte del NCB dopo condanne individuali emesse dai tribunali per delitti pretestuosi, quali il "furto" di carbone di bassa qualità o il blocco stradale durante i picchetti; vi erano, inoltre, numerosi minatori imprigionati per condanne legate allo sciopero). Significativo, inoltre, fu che un sondaggio organizzato alla fine dello sciopero rivelò che il  57% dei minatori era favorevole al blocco degli straordinari, pur consapevole che non avrebbe ricevuto alcun aumento salariale.

Subito dopo la fine dello sciopero, il NCB annunciò nuovamente l'intenzione di chiudere moltissimi pozzi (evento che avrebbe causato la perdita di 23.000 posti di lavoro) e a nulla valsero gli attacchi di Andrew Glyn, economista consigliere del NUM (Sindacato nazionale dei minatori) il quale evidenziava come gli argomenti del governo in favore delle chiusure nei bacini carboniferi non tenessero conto dei costi sociali di una massa crescente di disoccupati (indennità di licenziamento, sussidi, ecc.) né della riduzione delle entrate fiscali: "La chiusura di 60 pozzi costerà al governo 900 milioni di sterline l'anno, due volte e mezza di più della somma delle sovvenzioni necessarie per mantenerli in attività". Pubblicò anche un opuscolo che proponeva la nazionalizzazione immediata delle banche e di altri istituti finanziari, come elemento cardine nella lotta contro la disoccupazione.

Insomma in questo breve importantissimo spaccato - non riportato e neppure accennato nel film- si ritrovano tutti gli strumenti e le strategie del liberismo, dalle privatizzazioni, alla deflazione salariale, allo smantellamento dei sindacati.
I livelli dei salari reali hanno avuto un andamento pressoché decrescente a partire dagli anni 70; la classe dirigente ha trasferito la produzione industriale fuori dal paese dove può sfruttare i lavoratori a salari minimi.
 wages


Nell’arco di un decennio il numero di addetti nel settore del carbone passa da 181.000 a 8.000, quasi tutti in autogestione, col Regno Unito che importa oggi 40 milioni di tonnellate di carbone l’anno.

Viene smantellato il welfare britannico, insieme al suo movimento sindacale. Smantellamento che, ovviamente, è risultato più semplice nel momento in cui la macchina delle privatizzazioni (con la chiusura delle miniere ritenute improduttive) e il parallelo processo di deflazione salariale avevano ormai preso l’avvio.
E’ di tutta evidenza, infatti, che la forza dei sindacati è tanto maggiore, quanto minore è il livello di disoccupazione. Anzi, poiché la forza contrattuale dei lavoratori è  tanto maggiore quanto più la domanda del loro lavoro è rigida, il paradosso è che i sindacati sono tanto più deboli quanto più sono necessari (per l’ulteriore aspetto del ruolo dei sindacati nella costruzione europea si rimanda a questo precedente post). 
Non senza conseguenze sulla "equa" distribuzione del reddito... 

classwar

Prima dell’era Thatcher i sindacati avevano in mano tutta la contrattazione collettiva, ed esistevano addirittura i “closed shops”, ovvero accordi secondo i quali l’imprenditore assumeva solo iscritti al sindacato; e per rimanere dipendenti si doveva rimanere iscritti al sindacato stesso. Con gli Employment Act degli anni ‘80 questo potere fu fortemente minato, fu stabilita una maggioranza dell’80% dei lavoratori per approvare l’esistenza di “closed shops”; fu introdotta la necessità che vi fosse l’assenso di una forte maggioranza dei lavoratori per ottenere l’autorizzazione di picchetti; fu previsto un aumento delle multe per i sindacati per azioni illegali, e limiti ai casi in cui i sindacati potevano essere chiamati a contrattare con gli imprenditori; i datori di lavoro furono autorizzati a licenziare chi scioperava oltre i tempi in precedenza stabiliti.
Come ribadito anche dall’ormai noto Massimo Florio, le privatizzazioni della Thatcher non portarono alcun vantaggio economico, né una diminuzione del costo dei servizi, ma solo ad un vantaggio economico/politico: la riduzione agli incentivi alle imprese pubbliche e la caduta a picco di uno dei più importanti sindacati inglesi che in quelle imprese erano particolarmente influenti. 

UK rate of profit

 


Il processo di privatizzazione britannico procedette parallelamente al più grande attacco mai condotto contro la working class in Europa, il cui culmine è rappresentato dallo sciopero dei minatori tra il 1984 e il 1985 contro la chiusura delle attività e contro i licenziamenti che ciò provocava: 20.000 lavoratori e un notevole aggravio della povertà. 

poverty-under-thatcher.jpg






Tutto venne diretto con raggelante inflessibilità dalla Iron Lady  che, dinanzi allo sfacelo sociale portato in piazza dai minatori in sciopero, affermò: “Abbiamo dovuto combattere il nemico nelle Falklands. Dobbiamo essere sempre consapevoli del nemico qui, un nemico molto più difficile da combattere e molto più pericoloso per la libertà”. 
Quel nemico era la classe operaia che lottava per il proprio lavoro, il proprio salario e la propria dignità.

20 commenti:

  1. "The success of the Conservative economic narrative has allowed the coalition to pursue a destructive and unfair economic strategy, which has generated only a bogus recovery largely based on government-fuelled asset bubbles in real estate and finance, with stagnant productivity, falling wages, millions of people in precarious jobs, and savage welfare cuts.

    The country is in desperate need of a counter narrative that shifts the terms of debate. A government budget should be understood not just in terms of bookkeeping but also of demand management, national cohesion and productivity growth. Jobs and wages should not be seen simply as a matter of people being “worth” (or not) what they get, but of better utilising human potential and of providing decent and dignified livelihoods. Ways have to be found to generate economic growth based on rising productivity rather than the continuous blowing of asset bubbles.

    Without a new economic vision incorporating these dimensions, Britain will continue on its path of stagnation, financial instability and social conflict.". Sono passati circa 30 anni, ma nello UK, così come in tutti gli altri paesi cosiddetti Occidentali, la musica è sempre la stessa...

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    1. E invece il "piano...inclinato" ha ulteriori implicazioni, sociologicamente e istituzionalmente importanti, che stiamo allegramente subendo senza altra reazione che l'ottuso livore della guerra tra impoveriti.
      Prossimamente su questi schermi...l'informazione è morta, la democrazia è walking dead, la miseria s'aggira famelica sull'uscio...e il messaggio orwelliano prosegue indisturbato

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    1. Credo che si possa cercare. Ma il dato saliente va ricercato "a monte".
      L'imposizione diretta progressiva può includere anche quella patrimoniale, rammentiamo: purchè quella sui redditi non sia lasciata inalterata in progressività che fanno restringere in elusione-evasione la base imponibile.
      Problema non da poco e su cui non si vedono riflessioni...et pour cause.

      Prossimamente su questi schermi :-)

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    2. A me pare che Borghi, ad esempio, una sua idea di Flat Tax l'abbia messa giù. Non sarà manna dal cielo, ma almeno è un abbozzo e diciamo che almeno evasione/elusione sono "scoraggiate" con questo sistema... sempre naturalmente in ottica del "dopo" ecc...

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    3. E' prudente apprezzamento quello formulato conoscendo il complesso delle politiche fiscali-tributarie in cui si collocherebbe rale misura (di per sè non univoca e sufficiente a prevenire elusione ed evasione e quindi a garantire riemersione della base imponibile)

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    4. Ma la tassazione, se funzionasse correttamente l'emissione del denaro, sarebbe un elemento neutro.
      Un'imposta del 10%, mi spiego, è alta se viene usata dallo stato per drenare liquiditá per pagare interessi sul debbitto. Una del 90 invece potrebbe essere corretta qualora effettivamente spesa a favore della collettività.
      Flat tax di Borghi, per il resto, mi sembra incostituzionale poiché la scelta di fondo fu di redistribuire la ricchezza mediante tassazione progressiva dei redditi.

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    5. La teoria generale dell'imposta in scienza delle finanze (materia per lo più abbandonata e sostituita da "teoria e pratica dei patti di stabilità") considera questi e numerosissimi altri aspetti.

      Per verificare la NON progressività della flat-tax occorrerebbe comunque valutare la "progressività di sistema"; cioè dell'intero sistema tributario (cui fa riferimento la Costituzione).
      Per tale motivo ho rammentato che l'imposizione diretta (essendo quella INDIRETTA di scarsa, non nulla però, attitudine a realizzare la progressività) è anche patrimoniale: su questo si innescano sia problemi di scelta sociologica-ideologica, che congiunturali.

      Per un esempio di combinazione "produttivistica" di imposizione diretta progressiva che intersechi i due piani v.qui:
      http://orizzonte48.blogspot.it/2013/02/la-vera-lotta-allevasione-patrimoniale.html
      Peraltro ho già visto pesanti ironie di espertoni al riguardo (forse riferite a raffazzonate ipotesi governative e pikketiane): ma ciò, semmai, conferma che, alle dovute condizioni (tra cui un effettivo controllo transnazionale delle basi imponibili) si tratta di una via tecnicamente conforme a Costituzione e a buon governo fiscale.

      Per il resto, è Natale e...transeat
      Auguri

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  3. Complimenti a Sofia per il post, colgo l'occasione per fare gli auguri di Buon Natale a lei, a Quarantotto e a tutto il blog.
    Una piccola considerazione: qui in Italia il processo di privatizzazione e di smantellamento dell'industria pubblica italiana è avvenuto senza nessuna resistenza, anzi è stato accompagnato da trepida esultazione da gran parte del mondo della Sinistra. Si potrebbe riassumere il tutto con questa frase: E' ora che anche gli sfaccendati della Sip inizino a lavorare.

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    1. La cosa tragicamente interessante della ricostruzione storica del post, è che in Italia l'onda del contagio non si fece attendere a lungo: se pensiamo a come l'allineamento fosse già implicito nei contenuti negoziati, fin dai primi anni 80, in vista dell'Atto Unico
      http://orizzonte48.blogspot.it/2014/10/1978-e-1992-parte-ii-1992-tra-favolosi.html

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  4. Post bellissimo.

    Complimenti.

    In questi mesi posso dire - grazie a tutti - di aver introiettato centocinquanta anni di lotta sindacale e di socialismo: nel senso più profondo.

    Senza il lavoro che si sta facendo qui mancherebbe un supporto fondamentale al ricordo e al senso del progresso, nel suo impellente senso di urgenza storica.

    Ogni processo, ogni dinamica storica, anche la più organizzata, feroce e reazionaria, ha in se stessa - inevitabile - la sua violenta antitesi come necessità.

    La distopia orwelliana è incentrata su un'illimitata asimmetria informativa e su una nevrosi cognitiva fondata sulla menzogna della propaganda totale.

    Il Lavoratore, oggi indivduo solo, nevrotico, senza valori, senza né identitàcoscienza di classe, avrà un giorno la necessità di riscoprire - magari in scritti custoditi da una comunità di Trantor - quegli strumenti di dialettica che riporteranno - come il sarto con la sua spola - il molteplice all'Uno.

    Un posto per ogni cosa, ogni cosa al suo posto.

    Ed è una necessità: come è necessità che anche la Matrix più perfetta abbia al suo interno un baco.

    Nessuno - neanche chi si crede superiore alla Legge per "spirito" o "sangue" - sfugge all'entropia che, prima o poi, ci rende tutti uguali.

    Non bisogna cercare la "pace": è necessario cercare il conflitto. Più è duro sarà conflitto maggiore sarà la democrazia.

    Il funzionalismo è la più subdola delle ideologie reazionarie: e il socioliberalismo inglese ne è intriso.

    Ma la sofferenza inflitta negli ultimi quarant'anni - trasformata tramite manipolazione della coscienza collettiva - in livore, ha la necessità di essere trasformata in rabbia dirompente, un urlo viscerale, pathos allo stato puro, che deve trovare la parole - il logos - tramite gli strumenti dialettici forniti da chi ha la responsabilità di promuoverli.



    Buon Natale

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    1. Anche a te caro Stefano (grazie dei sempre preziosi commenti)!

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  6. LASSU' & LAGGIU'

    ” Era festa dovunque: in ogni chiesa, in ogni casa: intorno al ceppo, lassù;
    innanzi ad un Presepe, laggiù: noti volti tra ignoti riuniti in lieta cena;
    eran canti sacri, suoni di zampogne, gridi di fanciulli esultanti, contese di giocatori…
    E le vie delle città grandi e piccole, dei villaggi, dei borghi alpestri o marini, eran deserti nella rigida notte.
    E mi pareva di andar frettoloso per quelle vie, da questa casa a quella, per godere della raccolta festa degli altri:
    mi trattenevo un poco in ognuna:
    poi auguravo .. “

    un caro abbraccio a tutti quelli che ANIMANO LE RAGIONI DELLA CONSAPEVOLEZZA con l'augurio che ritorni ad essere PATROMONIO NECESSITATO di CIO' CHE NON POTREMMO MAI ESSERE.

    Che dire ... grazie !!

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  7. "La chiusura di 60 pozzi costerà al governo 900 milioni di sterline l'anno, due volte e mezza di più della somma delle sovvenzioni necessarie per mantenerli in attività". Ennesimo articolo sconcertante, direi. Ma li', almeno, hanno provato a lottare.... forse nell'italiano medio c'e' un qualcosa di atavico, ereditario, che lo porta a pensare che di qualcosa sara' pur colpevole ( "anche se ancora non ho capito di cosa, lo capiro' poi...") portandolo quindi ad accettare CRISTIANAMENTE la punizione. Be' se e' cosi' direi che comunque oggi, a fine 2014, ABBIAMO GIA' DATO. PUO' BASTARE COSI'.
    Buone feste a tutti.

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  8. Un post magistrale che meriterebbe ampia diffusione. Non ho altro da aggiungere.
    La battuta finale di Ken Loach è anch'essa da incorniciare.

    Sentiti auguri a tutto il blog. E speriamo che il 2015 ci porti sorprese inaspettate!

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  9. Questo post mi è stato veramente prezioso.
    Nonostante conoscessi già molti dettagli e avessi ricordi personali (privilegio dell'età), solo adesso colgo un quadro generale in cui i pezzi si combinano e prendono un senso compiuto. Un particolare grazie a Sofia.
    (Lo capissero gli imprenditori! Sono rimasti al problema di "tagliare le unghie ai sindacati" e chiunque lavori per questo, lavora per loro "a prescindere". E poi chiudono "per le tasse" o "per i cinesi"...)

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    1. Sì e da questo loop non c'è via d'uscita attualmente. Neppure di fronte a un evidente processo di colonizzazione; stanno perdendo tutto e non identificano correttamente i meccanismi causa/effetto. Prendersela per le tasse con uno Stato che ha perso la sovranità è come prendersela con la moglie divorziata se ha un altro uomo. O qualcosa del genere: non so più come dirlo. Mancano le risorse culturali e nulla di buono si vede all'orizzonte.
      Solo il riflesso pavloviano di una reazione scomposta e irragionevole...

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