lunedì 20 novembre 2017

LA LUNGA MARCIA (SEGRETA) DELLA RIVOLUZIONE LIBERALE: CONFESSIO EST REGINA PROBATIONUM


https://sengun-sengun.av.tr/madmin/lib/images/blog/34-confessio-est-regina-probationum-latince-ikrar-delillerin-kralicesidir.png

1- PREMESSA.
Inquadrare il tema che stiamo per trattare nell'ambito del discorso del blog è piuttosto agevole ma, allo stesso, tempo, difficoltoso, proprio perché un inquadramento esauriente esigerebbe la rassegna di un numero elevatissimo di post, commenti, e brani pertinenti, al punto da poter meglio essere espresso in un libro: un intero libro che, peraltro, non è detto che non si faccia, risultando ciò particolarmente utile in considerazione dell'assenza totale di una seria analisi organica, di fatti e fonti, nell'intero panorama culturale italiano.

1.1. Ci pare comunque sufficiente, ai fini di un primo approccio, la sintesi operata da Bazaar in questo suo contributo (grazie a Lucasant per il "reminder") di cui riporto il passaggio fenomenologicamente centrale:
"Ciò che sta accadendo è eversivo, progettato ingegneristicamente by stealth, da interessi miopi di ceti e dinastie che per fare gli interessi nella loro breve, miserabile e inutile vita, godono del pensiero di progettare un futuro per chi rimarrà (se rimarrà) anche dopo di loro.
Un progetto a lunghissimo termine finanziato da chi non ha mai neanche veramente vissuto. Così, per l'ebbrezza del potere spacciata mafiosamente come "responsabilità" di chi "prende le decisioni che contano".
1.2. Del "progetto a lunghissimo termine" (nella sua proiezione futura ma, anche con tutta evidenza, nel tempo già trascorso di sua attuazione operativa), nell'ambito della dialettica che contrappone democrazia formali, cioè liberali, e democrazia sostanziali, cioè sociali, con il (riuscito) intento di ripristinare le prime a danno delle seconde, abbiamo parlato in così tante occasioni da farne, come detto, la cifra di lettura unificante di questo blog (e dei libri che ne sono scaturiti).
Offriamo però, - per una schematizzazione dei concetti interpretativi necessari ad avere piena consapevolezza della fonte che andremo successivamente a riportare-, un possibile elenco di post  e di sintetiche chiavi di lettura che contengono a loro volta fonti storicamente certe sui contenuti e, specialmente, sulla provenienza (in larga parte ascrivibile in modo diretto a chi questo "progetto" ha finora realizzato e gestito):
a) la prima "chiave" è una pagina di Habermas", tratta da (1992) Morale, Diritto, Politica, (Torino, Einaudi) e che parla proprio di sovranità popolare e costruzione europea (essendo scritto mentre si redigeva l'Atto Unico, cioè il contenuto fondamentale di Maastricht, prima che "sovranità" diventasse una parolaccia con cui aggredire gli avversari della de-democratizzazione eurotrainata):

http://it.manuelcappello.com/wp-content/uploads/2012/03/habermas-potere-comunicativo-IMG_4868.jpg

b) la seconda "chiave" è questo "motto programmatico di Spencer, che peraltro riflette la maturazione di un disegno di potere consolidatosi progressivamente nei due secoli precedenti:
"La funzione del liberalismo in passato fu quella di porre un limite ai poteri del re. La funzione del vero liberalismo in futuro sarà quella di porre un limite ai poteri del Parlamento".
"lo stesso instaurarsi del consumismo di massa in sè, indicava una via di reazione che il sistema conteneva già in sè e consentiva, quindi, un'evoluzione adattativa che restaurasse il modello capitalista auspicato (quello del famoso passaggio di Kalecky). 
E questo nella coscienza che ciò potesse farsi con la dovuta gradualità necessaria per attendere sia il consolidarsi della imminente vittoria definitiva sul socialismo "reale", sia lo sfaldamento della linea politico-elettorale incentrata su diversi livelli di concessione sul fronte del welfare... 
...Non "l'economia", ma "i controllori" dell'economia, come fenomeno di potere, prima ancora che come disciplina accademica, anch'essa utilizzata strumentalmente (come attesta un apposito capitolo della "Storia dell'economia" di Galbraith, pagg.312 e ss. e, in particolare, pag.314 sulla "presa" dell'economia classica sugli economisti, in quanto "al servizio di interessi professionali e di interessi economici più vasti degli interessi costituiti..."), hanno, attraverso i media, creato un discorso globale con il linguaggio pop. 
Di cui la pubblicità è parte (ad es; "abbiamo l'escusiva", e da lì in poi), fornendo ma anche facendosi rifornire, da accademia, cinema, gossip e, ovviamente, dalla sintassi e dai contenuti giornalistici: tutti quanti insieme creano una sorta di ghost institution che predetermina e fertilizza a livello di massa, il pensiero acritico su cui attecchisce la trasformazione politico-istituzionale... 
Si è creata così una sostanza apparente, un discorso-involucro indistinguibile dai fini dissimulati, che ha tramutato i vecchi valori in slogan che li svuotano in modo rassicurante, offrendo la continuità di un'illusoria identificazione comune (alla elite ed alla vastissima maggioranza dei "dominati"): perchè tutto è pop, cioè sintetizzabile in gingles equiordinati nella loro rilevanza (e che instaurano incessanti "stati di eccezione": "lo vuole l'Europa", "combattiamo il razzismo", "ridurre il debito assicura la stabilità finanziaria", "occorre pensare alle fasce più deboli", "il femminicidio", "l'emergenza mal tempo").
d) la quarta "chiave", strettamente complemetare alle precedenti, deriva dalla metodologia gramsciana dell'analisi dinamica della struttura dei rapporti di forza:
"Le idee e le opinioni non "nascono" spontaneamente nel cervello di ogni singolo: hanno avuto un centro di irradiazione e di diffusione, un gruppo di uomini o un anche un uomo singolo che le ha elaborate e le ha presentate nella forma politica di attualità.". 
2- LE FONTI DIRETTE 
Ci fermiamo qui, per non dover scrivere...un libro e rinviamo ad altre "chiavi" di lettura, nel blog, per un eventuale approfondimento (http://orizzonte48.blogspot.it/2013/09/la-gabbia-cio-che-gli-uomini-debbano.html; http://orizzonte48.blogspot.it/2016/06/il-paradosso-uropeo-la-censura-sul.html; http://orizzonte48.blogspot.it/2017/09/cntri-di-irradiazion-vs-legalita.html; http://orizzonte48.blogspot.it/2017/08/la-trappola-dellodio-degli-agenti-di.html v. premessa e sviluppo).

2.1. Quello che è invece più interessante è che questo quadro di azione per la (ri)conquista del potere e, soprattutto, di controllo sociale, "al servizio di interessi professionali e di interessi economici più vasti degli interessi costituiti", trova perfetto riscontro in una fonte dotata del massimo grado di autorevolezza e scaturente dall'interno del gruppo di influenzamento, o "centro di irradiazione", più emblematico. 
"Vorrei tornare su un altro argomento trattato sul blog in lungo ed in largo in questi anni, e connesso a quello della democrazia, ovvero il problema mediatico-culturale, per proporre la voce di Hayek.
Quest’ultimo il primo gennaio 1980 scrive a Sir Antony Fisher e spiega chiaramente quale doveva essere la strategia per imporre il liberismo in tutto il mondo. Per il “futuro della civiltà”.
Il documento in originale si può leggere qui
Ho cercato di approntare una traduzione, sperando di poter semplificare la comprensione; mi scuso per gli errori. Sentiamo cosa dice Hayek:
Sono pienamente d'accordo con te che è giunto il momento in cui è diventato auspicabile e quasi un dovere estendere la rete di istituti del tipo costituito dall'Istituto di Londra degli affari economici. Anche se ci è voluto del tempo perchè la sua influenza diventasse evidente, questa ha ormai superato di gran lunga le mie più ottimistiche speranze. E almeno alcuni degli istituti che avete creato più di recente, soprattutto quello canadese, dimostrano che non si trattava di una mera fortuna speciale nel trovare persone insolitamente capaci di eseguirlo, ma che quando ripetuto, l'esperimento promette un uguale successo.

Quello che ho sostenuto trent'anni fa, che possiamo battere la tendenza socialista solo se siamo in grado di persuadere gli intellettuali, i marcatori di opinione, mi sembra più che ampiamente confermato. Se possiamo ancora vincere la corsa contro la marea socialista in espansione dipende dal fatto che siamo in grado di diffondere le intuizioni che si dimostrano molto più accettabili per i giovani, se giustamente esposte rispetto a quanto avessi sperato, in modo veloce e abbastanza esteso. Come continuo a dire, sono ottimista nel senso che se i politici non distruggono il mondo nei prossimi vent'anni, sono sicuro che poi una generazione nuova e meno fuorviata sarà in grado di prendere piede. Ma sono più sicuro che abbiamo vent'anni: mentre la crescente comprensione dei giovani mi rende speranzoso, quello che vedo accadere in politica mi rende più preoccupato per i prossimi dieci anni o giù di lì.

Il futuro della civiltà può davvero dipendere dal fatto che siamo in grado di catturare abbastanza in fretta l'orecchio di una parte abbastanza grande della prossima generazione di intellettuali in tutto il mondo. E sono più convinto che mai che il metodo praticato dall'Istituto di Londra è l'unico che promette tutti i risultati reali.

A volte sento che ciò che manca veramente di più è una comprensione da parte dei capitalisti stessi del merito di ciò che stanno facendo e del pericolo che essi e con loro siamo tutti di fronte. 
Sembrano condividere con i socialisti la convinzione che si tratta di una battaglia di interessi e non una battaglia di argomenti intellettuali che guidano l'evoluzione sociale
I tentativi di fare appello alla massa con la propaganda in cui a volte possono essere interessati sono inutili. Nessun sistema o propaganda sistematica può annullare gli effetti della predicazione di tre o quattro generazioni di giornalisti, insegnanti e letterati che hanno creduto onestamente nel socialismo. È solo attraverso quella classe si può sperare di influenzare l'opinione della maggioranza.
A volte ho disperato che questo potesse essere fatto a tutti. Ma l'influenza che ora appare aver raggiunto trent'anni di lavoro dell'Istituto per gli affari economici [NdF, ciò significa che il giochino è iniziato negli anni ‘50, come spiegato nel post di Arturo sul sistema del "Network" fondativo del progetto europeistico] mi ha reso ancora più ottimista. 
Nella costruzione di quell'Istituto, e nel provare la tecnica altrove, si è sviluppata una tecnica con la quale si è proceduto nella giusta direzione più che in qualsiasi altro modo. Questo dovrebbe essere usato per creare istituti simili in tutto il mondo e ora avete acquisito l'abilità speciale di farlo. Sarebbe denaro ben speso se grandi somme potrebbero essere rese disponibili per un tale sforzo concertato. Se questa lettera può aiutarla in ogni senso in tali sforzi, siete naturalmente libero di usarla in ogni modo che ritenete desiderabile. I vostri sforzi avranno certamente la mia benedizione”.

2.2. Ci pare che non si possa essere più chiari di così sulle "modalità dell'assedio" che è già stato portato a termine, in grandissima parte con successo. E, a rafforzamento ulteriore di questa autoricostruzione di un modus operandi di successo, citiamo il coerente sviluppo segnalatoci da Arturo e tratto da un più recente libro di una storica americana, ampiamente documentato sulle sue fonti dirette

"Traduco subito: “MacLean afferma che Charles Koch riversò milioni nel lavoro di Buchanan (premio Nobel per l'economia nel 1986 ed inventore della teoria della "public choice") alla George Mason University, i cui dipartimenti di law and economics somigliano più a think tank finanziati dal grande capitale che a facoltà universitarie. Koch usò Buchanan per selezionare i “quadri” rivoluzionari che avrebbero realizzato il programma (Murray Rothbard, al Cato Instituto fondato da Koch, aveva esortato il miliardario a studiare le tecniche di Lenin per applicarle alla causa libertaria). Fra loro iniziarano un programma per cambiare le regole del gioco.

I documenti scoperti da Nancy MacLean mostrano che Buchanan considerava la segretezza fondamentale. Diceva ai suoi collaboratori che “un segreto da cospiratori è indispensabile in ogni momento”. 
Invece di rivelare i loro obiettivi ultimi avrebbero proceduto con un gioco al rialzo [Qui ho tradotto così pensando a Caffè!]. Per esempio, per distruggere il sistema di sicurezza sociale, avrebbero affermato di volerlo salvare, sostenendo che non poteva sopravvivere senza una serie di “riforme” radicali [questa strategia mi fa menire in mente qualcuno :-). Ultimo di molti, ça va sans dire] 
[…] Gradualmente avrebbero costruito una “contro-intellighenzia”, alleata a un “ampio network di potere politico” che sarebbe diventato il nuovo establishment.”.

Tutto targato MPS, ovviamente. Che "stranamente" gradiva poco la storia. :-)".

16 commenti:

  1. Essi hanno (più di) un 'orizzonte29' che lavora da anni assiduamente.

    Riguardo all'uso delle frasi fatte per installare il Loro pensiero nella collettività, mi sono chiesto, nella mia personale ricerca che ha sempre come fine il nocciolo della questione non sempre evidente (o a volte troppo evidente), "E' mai esistito un tempo in cui il 'datore di lavoro', invece del capitalista, era il lavoratore?" (come in italiano sembrerebbe essere). Perchè altrimenti si focalizza l'oggetto del lavoro nella paga che viene 'data', e quindi nel capitale che diventa causa del lavoro, e non viceversa come da Costituzione.

    Il lavoro diventa una gentile concessione del capitale, con tutto quello che ne consegue...

    RispondiElimina
  2. "Nessun sistema o propaganda sistematica può annullare gli effetti della predicazione di tre o quattro generazioni di giornalisti, insegnanti e letterati ".

    Ed è allo stesso modo che l'impero hayekkiano, che ha colonizzato le menti "sane" (non sociopatiche) e i portafogli delle masse lavoratrici, andrebbe combattuto?
    Oggi sarebbe necessario far ridestare i sedimenti di quelle "tre o quattro generazioni" dalla sedazione che hanno subìto, e dalla nevrosi di massa creata loro dalla mezogna goebbelsiana, ripetutagli "dieci, cento, mille volte".

    Lavorare sulla cultura è riscrivere il "firmware" dell'essere umano.
    Prima si formatta per bene, poi si carica un nuovo programma, e si fa una nuova avventura.

    Ma la domanda è:
    Esiste un'elite operante in direzione opposta a quella liberale, che abbia interesse a restaurare l'assetto della democrazia sostanziale?

    Il vero conflitto è tra il denaro ed il valore umano, in termini paradigmatici.

    Qualsiasi sistema che subordini il valore umano ad altri interessi è logicamente fallimentare poichè, prescidendo dall'uomo, non potrà fare altro che danneggiarlo per autofagia.

    "Essi", quindi, non sono altro che il prodotto di una mediocrazia che si è trovata sotto alle terga un trono da imperatore, e che adesso, si sta divertendo a fare esperimenti con il gigantesco laboratorio del mondo vero.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Per sua natura, non può esistere una simile elite (almeno in regime capitalistico fondato, culturalmente, sulla pretesa "allocazione efficiente" determinata dal precedente accumulo di terra e oro).

      La dinamica naturalistica, infatti, (quella effettiva non quella inventata dagli Hayek come darwinismo malthusiano), è comunque che ciascun individuo tenda a trasmettere la sua posizione sociale di vantaggio quantomeno alla prole (poi si può discutere se, e quanto, questo drive all'adattamento evolutivo, riferito ad una specie "sociale", e divenuto essenzialmente "culturale", concorra, sempre naturalisticamente, con l'istinto cooperativo che ci contraddistingue dagli altri primati).

      Ma sta di fatto che, in termini ormai di solo adattamento culturale (che è poi quello storicamente percepibile), la trasmissione della posizione di vantaggio sociale, svolge sempre un ruolo istintuale molto rilevante. Quindi le elites tendono inevitabilmente, più di ogni altro gruppo nella società, alla (auto)conservazione.

      Più che un'elite operante in senso opposto, quindi, è altrettanto prevedibile una gramsciana "avanguardia" culturale che opera in direzione opposta, riuscendo, di tanto in tanto, in coincidenza con fasi di crescente e intollerabile disfunzionalità adattativa dell'esercizio elitario del potere (autoconservativo), a riequilibrare le sorti del conflitto sociale.

      Elimina
    2. « Esiste un'élite operante in direzione opposta a quella liberale, che abbia interesse a restaurare l'assetto della democrazia sostanziale? »

      Eh sì, qui è necessario proprio citare il concetto di egemonia di Gramsci, la falsa coscienza che viene di conseguenza sovrastrutturata nei ceti subalterni e, di riflesso, anche in gran parte della stessa élite dominante.

      L'antagonismo corrisponde a ciò che Gramsci definisce spirito di scissione, ossia quella capacità di uscire dalla "Matrix" portando coscienza in tutti i ceti che, in ordine, possono avere interessi materiali e spirituali ad uscire dalle gabbie ideologiche.

      Paradossalmente, le stesse classi dominanti avrebbero, se non gli immediati interessi materiali, gli interessi spirituali ad uscire da ciò che è l'opprimente falsa coscienza chiamata "elitismo" (classismo).

      Il punto dirimente, credo, dovrebbe essere il legame che c'è tra quella che Gadamer chiamava precomprensione (v. più diffusamente in "Euro e (o?) democrazia costituzionale) ed il concetto mediatico-propagandistico di frame.

      Riprendendo Habermas:

      « Il potere comunicativo [...] fa sentire i suoi effetti sulle premesse dei processi decisionali »

      E qui ci viene in aiuto, come sempre, la sociologia Marxiana: come accennava anche Bagnai poco tempo fa, a proposito di narrazione e « di ricondurre i processi sociali e politici a una rappresentazione naturalistica », tutto il pensiero liberale è volto, per via "positivistica", a secolarizzare il concetto medievale di caste del tipo: oratores, bellatores et laboratores.

      Nei "processi naturalistici", ricordiamo, non esiste il concetto di "conflittuale", viceversa, ogni insieme di "agenti" e di "gruppi di individui" è "funzionale" all'equilibrio "del tutto".

      Ogni intervento "esterno" di natura umana, sotto la forma di arbitrio politico, disturba questo ordine naturale, questo "equilibrio", provvidenziale e morale in quanto "divino" (si pensi alla "mano invisbile" di Smith) e da difendere, quindi, dai virtuosi (élite) come supremo atto di responsabilità volto alla tutela della malthusiana Gaia.

      Quando la visione "naturalistica", come quella "funzionalista", viene applicata alla società, si giustifica nelle premesse, ossia "epistemologicamente", in primis, la struttura in classi della società moderna. (Il darwinismo sociale, ripreso proprio dall'evoluzione in ambito naturalistico, è in definitiva un modo di cosmetizzare e giustificare il malthusianesimo)

      (Si ricorda che tra i padri del funzionalismo sociologico ci sono proprio Comte, Spencer e... Pareto)

      La sociologia marxiana, come è noto, usa un modello "conflittualista" e fonda le basi del conflitto sul problema della distribuzione del valore prodotto (teoria del valore) derivante dal rapporto economico-giuridico di proprietà, che plasma la struttura sociale, e spiega il divenire storico della nostra epoca. Questo conflitto nasce quindi dalla contrapposizione di interessi tra chi è proprietario e controlla i mezzi di produzione, e chi ha la necessità di lavorare per vivere.

      Chi appartiene alla classe dei proprietari (ora gli oligopolisti) detiene un potere politico che i lavoratori non organizzati e incoscienti non possono avere al di fuori di Istituzioni democratiche.

      Il modello "naturalista", "funzionalista", come viene imposto, a cascata, in funzione dell'organizzazione sociale?

      Elimina
    3. Come sottolineava Gramsci, i mezzi di informazione sono anche mezzi di produzione, ossia questi sono sia parte della struttura che parte della più "alta" delle sovrastrutture, quella della "coscienza" (della cultura, dell'istruzione, dell'informazione, ecc.)

      Quindi ricordiamo che: « I frame sono schemi di interpretazione all'interno dei quali i quotidiani inquadrano le notizie. Anche l'attualità scientifica viene trattata in questo modo, offrendo al lettore una prospettiva con cui accostarsi all'argomento trattato »

      Ossia è necessario inquadrare le notizie in modo di agire direttamente sulle premesse (tendenzialmente blindandole anche a livello "emotivo", tramite le apposite strategie di marketing): i "frame" sono fondamentali per agire sulla precomprensione.

      Quindi, per comprendere la relazione tra epistemologia ed ermeneutica nel paradigma marxiano ("sposandolo" ulteriormente con la fenomenologia husserliana), si ricordano i pilastri delle tecniche di propaganda moderna:

      « Goffman ha messo in evidenza che la gente interpreta ciò che accade nel mondo attraverso il proprio “quadro primario”. Questo “quadro” [framework] è considerato primario” in quanto viene preso per scontato da chi riceve il messaggio. La sua utilità come "quadro" non dipende da altri "quadri". Goffman afferma che esistono due distinzioni all'interno dei “quadri primari”: naturale e sociale. Entrambi giocano il ruolo di aiutare le persone a interpretare i dati. Cosicché le loro esperienze possono essere comprese in un contesto sociale più ampio. La differenza tra i due è funzionale. I “quadri naturali” identificano gli eventi come eventi fisici che letteralmente si verificano naturalmente e a cui non viene associata la responsabilità di forze sociali nella causazione degli eventi. I “quadri sociali” considerano gli eventi come fatti socialmente determinati, ossia a causa dell'arbitrio, degli obiettivi e delle manipolazioni da parte di altri attori sociali (persone). I “quadri sociali” sono costruiti sui quadri naturali. Questi quadri e i frame, le cornici, che costoro creano nella nostra comunicazione influenzano notevolmente il modo in cui i dati vengono interpretati, elaborati e comunicati. L'assunto sottostante di Goffman è che gli individui sono soggetti che subiscono questi “quadri” su base giornaliera. Che ne siano consapevoli o meno. »

      Insomma, in sintesi "marxiana": (1) epistemologia/etica, (2) paradigmi sulla "struttura" (liberali/socialisti), (3) sovrastrutture istituzionali e (4) falsa coscienza ideologica "spinnata" (narrazione propagandata) che va a condizionare (retroagendo "a cascata" 3,2,1) l'epistemologia stessa. <==> ermeneutica.

      E il cerchio si chiude anche a livello teorico: chiunque identifichi nei framework naturali una semplice trappola cognitiva volta a nascondere gli agenti sociali che difendono i propri interessi di classe, viene immediatamente tacciato di essere un complottista (in breve, un pazzo paranoico da emarginare socialmente).

      Popper insegna.

      Elimina
    4. da cui l'enorme importanza delle riviste e dei programmi di informazione documentaristica, autentica e inscindibile fase preparatoria della propaganda.

      E tutto cominciò con questo film, nella sua attuale fase acuta di massa:
      https://it.wikipedia.org/wiki/Koyaanisqatsi
      https://it.wikipedia.org/wiki/Ron_Fricke

      Elimina
    5. Il migliore della serie è quello che non han girato: "Estiqaatsi".
      Mala tempora currunt.

      Elimina
    6. "... è altrettanto prevedibile una gramsciana "avanguardia" culturale che opera in direzione opposta, riuscendo, di tanto in tanto, in coincidenza con fasi di crescente e intollerabile disfunzionalità adattativa dell'esercizio elitario del potere (autoconservativo), a riequilibrare le sorti del conflitto sociale."

      Nel suo secondo libro (IPF) il prof. Bagnai cita l'episodio biblico di Caino e Abele come antesignano del conflitto distributivo capitale-lavoro.

      Leggendo il testo biblico però è anche possibile ricavare altre informazioni, che a ben vedere ci fanno intuire qualcosa di più sulla vera natura del 'Dio della bibbia'.

      La nascita di ESSI (intesi come oligarchia cosciente ed operante di "controllori" dell'economia) temo infatti sia antecedente alla stessa storia dell'uomo e che anche nell'episodio biblico di Caino ed Abele (che è solo un mito delle origini) si possa riconoscere la loro mano, cioè il desiderio di operare in segreto senza rivelare i veri obbiettivi.

      Il primo comportamento “strano” che notiamo è infatti la preferenza del tutto immotivata apparentemente concessa ad Abele (i suoi sacrifici erano più apprezzati di quelli del fratello).

      Ma se Abele rappresenta il lavoro e Caino il capitale la cosa si spiega benissimo (dal punto di vista di un capitalista).

      Proseguendo oltre nella lettura la situazione che abbiamo davanti agli occhi è la seguente: l’uccisore di Abele ha la garanzia di aver salva la vita, mentre l’eventuale uccisore di Caino ha la sicurezza che pagherà con la vita il suo delitto.

      E quale sarebbe la circostanza che differenzia le due situazioni?
      È semplicissimo: Abele era innocente, Caino è un omicida.

      La paradossale conseguenza che se ne trae è dunque questa: da parte della 'giustizia divina' l’uccisore di un innocente (il lavoratore) non corre alcun rischio per quanto riguarda la sua incolumità, mentre l’uccisore di un assassino (capitalista o lavoratore che sia) ha già la sorte segnata.

      Il sadico ritornello di Lamech riportato alcuni versetti più avanti e inneggiante alla vendetta (“Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura e un ragazzo per un mio livido. Sette volte sarà vendicato Caino, ma Lamech settantasette”) dimostra infine i mirabili risultati della 'pedagogia divina' nella repressione della violenza criminale.

      In sintesi:
      - per l’assassino dell’innocente, garanzia di vita da parte di Dio;
      - per il non assassino, nessuna garanzia;
      - per l’assassino dell’assassino, garanzia di morte.

      Quando Caino compiva diligentemente i sacrifici ed aveva le mani pulite era malvisto da Dio; quando se le è macchiate di sangue innocente è stato sì condannato a vagare, ma ha ottenuto dal cielo una garanzia di incolumità.

      Non ricorda qualcosa di già sentito?

      Elimina
    7. Brividi epistemologici...
      (Ma lo sai che la Religione non si esaurisce nei monoteismi, che sono già una fase ristretta dell'ermeneutica cognitiva?) :-)

      Elimina
  3. Provo ad aggiungere qualche tassello. Manuell Castells, nel suo Comunicazione e potere, ci racconta che negli anni ’70:

    …furono creati una serie di “think tank” e, profumatamente finanziati, quando le élite conservatrici decisero di prendere in mano la faccenda mettendo da parte la politica dilettantistica dei singoli candidati e puntando invece su quelle campagne politiche che rispondessero a strategie conservatrici mirate.

    AL MEMORANDUM POWELL VIENE SPESSO ATTRIBUITO LA FUNZIONE DI AVER LANCIATO L’ASCESA DEI THINK TANK DI DESTRA e il “nuovo approccio di destra” nella politica americana. Nell’agosto 1971, Lewis Powell, un avvocato che due settimane dopo sarebbe stato nominato giudice della Corte Suprema da Nixon, distribuì un Memorandum riservato: Attacco al sistema americano della libera impresa…presentando i pericoli del controllo liberal sulle risorse accademiche e mediatiche.

    Il documento ispirò la creazione della Heritage Foundation, del Manhattan Institute, del CATO INSTITUTE, di Citiziens for a Sound Economy …e di altre influenti organizzazioni. Tra le fonti di finanziamento dei nuovi think tank c’erano il denaro bancario e petrolifero del Mellon-Scaifes di Pittsburgh, le fortune manifatturiere di Lynde e Harry Bradley a Milwaukee, gli introiti dall’energia della FAMIGLIA KOCH del Kansas, i profitti chimici di John Olin di New York…Il Memorandum rimase riservato per più di un anno. Il ruolo di questi think tank di destra divenne sempre più importante negli anni seguenti e ad essi viene attribuito il merito di aver contribuito all’elezione di Ronald Reagan nel 1980…
    ” [M. CASTELLS, Comunicazione e potere, e-book EGEA, Milano, 2009, Progettare il messaggio: i think tank politici].

    Qui trovate il Memorandum Powell in lingua inglese e qui una versione tradotta in italiano. Praticamente un piano d’attacco totalitario in piena regola lanciato alle democrazie occidentali, un raffinato laboratorio di falsa coscienza necessaria che coinvolge ogni aspetto socio-culturale e mediatico.

    Il progetto di quello che Basso definiva “imperialismo culturale”, cioè quell’oppressione che:

    s'insinua per le vie sotterranee del subcosciente e modifica lentamente, quasi inavvertitamente, la coscienza del popolo o dell'uomo che ne è vittimaL’imperialismo economico, cioè il dominio sul mercato mondiale, che è oggi indispensabile alla sopravvivenza del capitalismo, non potrebbe a sua volta sopravvivere se non fosse accompagnato da un dominio CULTURALE E SCIENTIFICO

    Qui entra in gioco uno degli apparati più formidabili dell'imperialismo: il controllo dei circuiti d'informazione…Non si tratta solo dell'informazione giornalistica: i messaggi che arrivano attraverso tutti i mass media costituiscono una pressione massiccia che soffoca ogni giorno di più l'autonomia degli uomini. Gli eroi dei fumetti o della televisione, gli slogan ripetuti, le immagini quotidianamente ricorrenti, la pubblicità aperta o nascosta nelle pieghe dell'informazione, PONGONO DA OGNI PARTE L'ASSEDIO ALLA COSCIENZA DEGLI UOMINI… Marx ha insegnato, l'ideologia, che nasce come giustificazione di un sistema di dominazione, FA VEDERE AI POPOLI DOMINATI UN MONDO ROVESCIATO, un mondo in cui essi ribadiscono le proprie catene con l'illusione di affrancarsene…
    ” [L. BASSO, Introduzione a L’imperialismo culturale, Milano, Franco Angeli, 1979, 9-17]. (segue)

    RispondiElimina
  4. Questo sistema, collegato all’Europa con a sua volta i think tank che in quegli stessi anni spuntavano come funghi (non è il caso di riportarli tutti), ha rappresentato e rappresenta la cinghia di tramissione per la realizzazione di un progetto neo-feudale che provoca, a valle, fenomeni come quello che oggi ho letto sul giornale locale in prima pagina: “Nel biellese 5.400 poveri. Sono aiutati dal Banco Alimentare”.

    I responsabili della Colletta spiegano che “la povertà biellese è ormai diventata una realtà quotidiana dovuta anche alle difficoltà economiche a cui le varie istituzioni ormai da anni vanno incontro”. Ed a proposito di brividi epistemologici, non è mica finita qui. Viene chiesto dal giornalista quale sia l’impegno ideale che sostiene la Colletta Alimentare. La risposta:

    Noi non siamo in grado di trovare le ragioni al nostro impegno ideale, ma tutta l’esperienza del Banco Alimentare verte sull’aspetto educativo di madre Chiesa che da anni ci accompagna nel nostro gesto, per questo quest’anno l’intervento del Papa alla Giornata mondiale dei poveri ci ha fatto sobbalzare di un impeto nuovo.

    “Non pensiamo ai poveri come destinatari di una buona pratica di volontariato fa fare una volta alla settimana…Queste esperienze, pur valide e utili…dovrebbero introdurre ad un vero incontro con i poveri e dare luogo ad una condivisione che diventi stile di vitaLa loro mano tesa verso di noi è anche un invito a riconoscere il valore che la povertà in sé stessa costituisce. La povertà è un atteggiamento del cuore…e permette di vivere in modo non egoistico e possessivo i legami e gli affetti”. Parole, queste, tratte dal Messaggio di Papa Francesco per la Giornata Mondiale dei Poveri
    ”. Ed il cerchio si chiude.:la falsa coscienza necessaria veicolata ad arte dalla classe dominante naturalizza il reale, e trova il sigillo spirituale dell’instrumentum regni, operando in tal modo un’inversione assiologica elitaria di cui si è discusso con Bazaar qualche giorno fa.

    Posso solo immaginare che cosa i nostri Costituenti avrebbero da dire oggi di fronte a questo “mondo rovesciato”. Come uscirne? Gramsci, come ricorda sempre Bazaar, lo spiega chiaramente:

    …Cosa si può contrapporre, da parte di una classe innovatrice, a questo complesso formidabile di trincee e fortificazioni della classe dominante? LO SPIRITO DI SCISSIONE, cioè il progressivo acquisto della coscienza della propria personalità storica, spirito di scissione che deve tendere ad allargarsi dalla classe protagonista alle classi alleate potenziali: tutto ciò domanda un complesso lavoro ideologico, la prima condizione del quale è l'esatta conoscenza del campo da svuotare del suo elemento di massa umana” [A. GRAMSCI, Quaderni del carcere, Q III, 332-333].

    “Un complesso lavoro ideologico”...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non me ne parlare, dopo quella conversazione ho chiamato immediatamente il mio amico di una vita, cattolico, e con cui discuto di teologia dalle elementari. Un dramma.

      « Io hai miei figli ho insegnato che i soldi non danno la felicità ma è tutta la vita che risparmio: contraddittorio? è una debolezza, un peccato, accumulare "fieno nei granai" per l'inverno? forse è un fallimento verso la mia santità »

      Un genio della fisica.

      Lo spirito di scissione mi ha invaso; ossia sono diventato un invasato posseduto da Gramsci.

      Rispetto alla violenza sociale dell'arma immigrazionista, e ad inascoltabili farfugliamenti intorno alla morale dell'accoglienza come un qualche sottoprodotto di "ospitate e offrite ristoro ai forestieri", e al problema della "fame nel mondo", gli ho evidenziato brutalmente che la "condanna morale" non seguita da un supporto e da una prassi organicamente e coerentemente a sostegno del precetto morale, è - in re ipsa - immorale.

      È come andare in un campo di battaglia, mentre ragazzi vengono massacrati, e mormorare: "aiutatevi ed amatevi"...

      Perché?

      Perché la Chiesa sulla miseria ci ha sempre campato: ossia fa parte di quello che oggi è il privatissimo "terzo settore" in concorrenza con lo Stato sociale. Ovverosia, la soluzione storica alla miseria...

      Gli ho provato a spiegare pure che interclassismo e cosmopolitismo non sono posizioni "neutrali", ma sono di fatto difensive del più feroce classismo e sfruttamento coloniale.

      L'amore della Verità - se si è credenti - impone la messa in discussione delle più intime certezze.

      Spero che lo spirito di scissione si impossessi di lui e conduca una rivolta in seno al Vaticano: me lo vedo prendere a mestolate le guardie svizzere....

      Ragionavo, quindi, sul fatto che la coscienza è tutto, e che questa non può esaurirsi nella coscienza morale personale (moralità) senza essersi trasformata in coscienza sociale, col suo tracendente carattere intersoggettivo (eticità).

      Alla fine, la Struttura stessa è un prodotto della (falsa) coscienza: questa esiste perché crediamo che esista. Perché così il mondo ci viene descritto dalla nascita dai feticci mediatici, di massa o meno.

      La struttura sociale È la Società dello spettacolo.

      In pratica la nostra falsa coscienza ha prodotto uno spettacolo, una finzione teatrale, che ha preso vita propria: l'alienazione ha prodotto un gigantesco feticcio che sfrutta e opprime la società, vivendo a posto delle persone umane.

      L'autocoscienza sarà quel processo che porterà - non più la struttura sociale - ma lo spirito dell'uomo ad essere agente primo della Storia.

      In questa Weltanschauung puramente marxiana, la potenza positivamente interclassista dello spirito di scissione rende questo tipo di sforzo umano ed intellettuale il vero antagonista a questo processo involutivo.

      D'altronde la vera, bella e buona libertà dei liberali è ipocritamente e malvagiamente la bruttura della schiavitù dei lavoratori.

      Basterebbe avere coscienza di ciò in una parte rilevante di tutti i ceti che, la volontà che produce lo sfruttamento classista neoliberale, si dematerializzerebbe.


      (E le tutte le chiese si svuoterebbero...)

      Elimina
  5. Buonasera Quarantotto. Una gag bella e intelligente, che credo in tema:
    https://www.facebook.com/PANDORATV.IT/videos/1543393309081795/

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, ci è stato già segnalato e l'abbiamo pure commentato...

      Elimina
    2. In effetti avrei dovuto immaginarlo. Fin troppo, in tema.

      Elimina
  6. c) la terza"chiave" è la tentata sintesi della strategia che ha adattato il "motto" nell'ambiente costituito dall'attuale forma capitalistica del "consumo di massa":

    “Come sai, il consumo è una cosa, il consumismo è un'altra cosa.”

    Bazaar4 luglio 2016 17:57

    Come sai, il consumo è una cosa, il consumismo è un'altra cosa.

    Quest'ultimo, nel secondo dopoguerra, si è manifestato come sovrastruttura delle costituzioni materiali - ovvero della struttura sociale reale - in funzione "anti-keynesiana". In che senso: il consumismo, propriamente definito come da Veblen, ovvero come forma di consumo veicolato dall'immagine, dal prestigio, dallo status symbol, ha avuto il ruolo di disintegrare la coscienza di classe in una fase del capitalismo in cui le disuguaglianze dovevano diminuire aumentando i consumi in funzione anti-comunista e anti-russa.

    Le democrazie sociali dovevano rimanere al "guinzaglio": la scarsità delle risorse è la sovrastruttura che cosmetizza il ben più strutturale "vincolo esterno" di cui si è approfondito in questi spazi. (Quello che in Italia è stato rappresentato da Einaudi, dal Quarto Partito, dalla "mano invisibile" del governo sovranazionale dei mercati, dalla moneta unica, dall'europeismo, dal mondialismo, ecc.). I finanzieri non si chiamano "strozzini" per nulla.

    I subalterni dovevano identificarsi con la leisure class, con il suo stile di vita e introiettare la sua morale... fino a che la shock-doctrine neoliberista ha ricordato loro che "non se lo possono permettere".

    Per motivi di classe, non certamente per motivi ecologici: la società dell'immagine o l'ecologismo sono solo altre sovrastrutture, ossia altri mulini a vento contro cui i geni della scuola di Francoforte, ed i Don Chisciotte progressisti in genere, si sono scagliati per decenni.

    E i neo-malthusiani del Club di Roma hanno servito lo sfilatino a tutti... "sfilatino" non solo "sovrastrutturale".

    (Purtroppo il nominalismo, nella comunicazione, non è solo "forma": è sostanza.

    Far capire che i liberali non disquisicono della nostra libertà, che la libera concorrenza è solo quella tra disoccupati, o che il consumismo non si riferisce alla quantità (D) che si "consuma"... è proprio la sfida di chi fa divulgazione

    Per il resto ti capisco perché siamo tutti nella stessa barca)

    http://orizzonte48.blogspot.com/2016/07/globalizzazione-delocalizzazione.html?showComment=1467647828338#c138007860108538347

    RispondiElimina