giovedì 4 febbraio 2016

OGNI SINGOLO ELEMENTO DELL'AGENDA MEDIATICA, SENZA ECCEZIONE ALCUNA.**

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By George Orwell

1. Rammentiamo in partenza un punto, emerso dal post su Wolf "sceso in campo" per proteggere l'ortodossia delle elezioni gestite in monopolio "di diritto" dalle oligarchie: un diritto "divino", cioè sancito dalla religione neo-liberista mondialista, e quindi sovracostituzionale. 
Il punto è questo, integrato da alcune opportune aggiunte e links:
"...se ammettiamo che la sovranità nazionale è stata ceduta, irreversibilmente, a questo tipo di organizzazione internazionale, qual è l'UE, (e d'altra parte, la vicenda del bail-in e dell'art.47 Cost., direttamente in soffitta, ce lo conferma), cessione irreversibile propugnata in Italia ai massimi livelli istituzionali, non c'è dubbio che sia così.
Cioè se gli USA sono una democrazia "formale" (essendovi un esplicito sistema elettorale idraulico, che si vuol porre al riparo da ogni accidentale malfunzionamento), l'€uropa è un sistema autoritario incentrato sugli Esecutivi, all'interno di un metodo intergovernativo lasciato a rapporti di forza ormai intangibili (e sempre più sfavorevoli alla posizione italiana).

Peraltro Wolf ci dà una chiave di lettura su come la cosmesi "idraulica", per tacitare i "perdenti" e scontenti, debba e possa continuare: solo neutralizzando le forze politiche che non accettano questa premessa ormai esplicita nelle (residue) elezioni nazionali.

Alla fine, egli, non indicando alcun altro rimedio concreto, tranne che la sua stessa esortazione - "non devono vincere! -, ci conferma che il rimedio è...lui stesso, cioè il potere di condizionamento mediatico neo-liberista.
Magari rivestito di neo-keynesianismo ossimorico, cioè mondialista; quindi, una cosmesi che dal relativismo etico dei diritti cosmetici (ormai poco efficace), passa allo pseudo-welfare (lasciami indovinare: un bel reddito di cittadinanza globalizzato?)." 

https://uniticontrounsistemamalato.files.wordpress.com/2015/01/g-orwell.jpg?w=520&h=326

2. Quindi non ci possiamo stupire che poi accada questo:

Caucus Iowa, Hillary Clinton vince per un soffio su Bernie Sanders; Ted Cruz sorprende Donald Trump

O che ci venga venduta come una capitis deminutio (!?) questa previsione (che in sè rimane la consueta propaganda di insensato ottimismo, alterata e priva di qualsiasi fondamento previsionale nella realtà):

Commissione, le previsioni economiche invernali. Pil 2016 in calo a 1,4%, il deficit sale al 2,5%. Ma rallenta tutta l'Eurozona

Ciò è la dimostrazione del rimedio costituito dalla "linea" lanciata da Wolf: il sistema mediatico al livello di vertice, cioè di formazione dell'opinione pubblica pesante, lancia la parola d'ordine e gli "indecisi", ammansiti dai livelli discendenti del lavorio di spinning mediatico virano a favore dell'establishment.

3. Anche qui, per rammentarlo, avevamo preavvertito circa il funzionamento "a cascata" del controllo mediatico, e quindi social-orwelliano, in cui ormai siamo immersi fino al collo:
E' ovvio che si appella a una parte consistente degli elettori in bilico, che include quindi una parte dei "perdenti".
La comunicazione di massa deve scontare ciò (e scrivendo sul Financial Times, e ripercuotendo il "messaggio" sul Sole, si fa comunicazione di massa, sia pure "mirata").

Ma essa è anche, indissolubilmente, "formazione dell'opinione pubblica" che, nel più ortodosso schema oligarchico-liberista, include le stesse elite, nelle loro varie ramificazioni: affichè sappiano come regolarsi, cioè come ridiffondere il messaggio verso gli strati sociali inferiori, accompagnando così l'orientamento della massa.
Infatti, ciò che dice Wolf era già riscontrabile, con una straordinaria omogeneità, nei discorsi diffusi mediaticamente in ogni parte del globo "occidentale".

Com'è noto, la funzione della "opinione pubblica" è quella di raccordare l'oligarchia verso "l'esterno" (ad essa), una volta deliberato il da farsi in APPOSITI centri di coordinamento riservati: predetermina il "senso comune" PRIMA che si svolga la consultazione elettorale, in modo da assicurarne il risultato, conforme agli aggiustamenti e agli assetti che "spontaneamente" la società deve generare.

Però, se accettiamo questa (non sorprendente) premessa, non è che l'elite abbia chissà quale comprensione recondita, realistica e raffinata: ce lo dice molto bene Galbraith.

E, d'altra parte, un ex big shot della world bank e dell'establishment britannico della finanza istituzionalizzata, qual è Wolf, non è che sia estraneo al concepimento STRATEGICO (cioè di vertice) del messaggio politico, invariabilmente strumentale (sia chiaro), che l'elite intende diffondere.

Quindi, Wolf è sicuramente un PORTAVOCE dotato di attendibilità e ufficialità: ciò che dice riflette veramente la volontà dell'elite.
E, in modo deduttivo, ci consente di risalire al suo "sentiment": ebbene, ESSI non hanno più il pieno CONTROLLO DELLA SITUAZIONE. Sanno che lo stanno perdendo e si affidano ai propri uomini più spendibili...

Perchè stiano perdendo il controllo è evidente: l'ideologia politica (questo e null'altro è) del liberismo internazionalista è roba rozza, priva di attendibilità previsionale.

Ad attestarlo, per restare all'ultimo secolo di sono due guerre mondiali, con in mezzo la rivoluzione d'ottobre e la crisi del '29: due intermezzi che condizionano le cose e ci spiegano anche come abbiano, proprio ESSI, sostanzialmente perso la seconda di queste due guerre mondiali (avendo vinto malamente la prima).

Certo, non sono allo stato estirpabili e rimangono come componente inevitabile della società; ma la loro rozzezza fa sì che la loro perdita di controllo derivi sempre dagli stessi errori.
Di cui, dopo una breve depressione da sconfitta (ogni tanto), in fondo si compiacciono: si trovano sempre dei nuovi servitori e dei nuovi sicofanti con cui riprendere il controllo, ma sempre ciclicamente fino al solito punto di rottura.
NON POSSONO SEMPLICEMENTE IMPARARE, perchè è costantemente insito nelle loro limitate e brutali premesse cognitive.
Eppure, ESSI sono tra noi, accampati come predoni spietati, che si divertono a infliggere sofferenze, anche se non ne traggono direttamente giovamento."

https://blogletteraturacapuana.files.wordpress.com/2014/05/9097262700_4c96081bde_b.jpg
4. Insomma, anche e proprio assistendo a ogni episodio del conflitto finale (o noi o loro!), oggi in corso, dobbiamo sempre tenere presente che il capitalismo, finanziarizzato, secondo una precisa convenienza che nasce dal monetarismo e dall'affermarsi irresistibile dello slogan per cui "lo Stato è come una famiglia", domina e distrugge e riplasma gli equilibri sociali di cui, tuttavia, oltre un certo limite non può fare a meno: persino le elezioni idrauliche e persino gli Esecutivi dominanti nelle organizzazioni internazionali metasovrane, hanno bisogno della massa dei "perdenti" (come li chiama Wolf) che abbocchi alla propria "etica".

Dunque, la "questione mediatica" rimane sempre fondamentale: perché è lì che si annida la forza delle elites mondialiste, è lì che si decide della labile possibilità di sopravvivenza della democrazia.

5. E lì che si colloca l'estremo e unico rimedio di ESSI per evitare di rendere conto dei propri errori.
Ogni singola parola, notizia, dichiarazione, messa in scena, tattica, di dissidio interno alla elite e ai loro mandatari, va perciò sottoposta a un'attenta presa di distanza in nome della consapevolezza.
Ogni singolo elemento dell'agenda dell'informazione mediatica è studiato per costituire un tassello della conservazione del potere oligarchico. Senza eccezione alcuna
Una consapevolezza che si raggiunge solo attivando le proprie risorse cognitive, di studio e di passione civile per la democrazia: non possono continuare all'infinito avendo di fronte cittadini preparati e impermeabili alla loro continua pressione mediatica.
http://pennadoro.altervista.org/gallery/albums/orwell/banita.jpg

E questo, persino, anzi specialmente, se questa pressione prende decisamente la direzione di condurre il dissenso ad arenarsi sulla corruzione, sulla solidarietà pelosa di chi ha interesse al multiculturalismo per "terminare" interi popoli, (senza avvantaggiare chi li sostituisce),  al greve litigio, cinicamente nichilista, sui diritti cosmetici:

"...con la scusa voltairriana che ciò che va contro la morale o la sensibilità comune non tolleri la tirannia della maggioranza - e si riconosce di conseguenza il "diritto civile" alla minoranza - il liberale impone il relativismo culturale.

Quindi la democrazia sostanziale diventa la dittatura della maggioranza, la dittatura oligarchica diventa democrazia. Quindi la libertà è schiavitù e il free trade è pace.

Se accetti che la dialettica nella fase capitalistica può essere ridotta alla pura contraddizione tra liberalismo e socialismo, converrai che i "diritti civili" in quest'ultimo non vengono fondamentalmente discussi: si danno per scontati.

(Come si danno per scontati in Costituzione, art.3, ma transeat)


L'unica battaglia che veniva considerata alla stregua della conquista dei diritti sociali, era quella per l'emancipazione femminile, per le analogie con l'oppressione causata dai rapporti di produzione.

I diritti civili sono precipuamente un problema per i poveri cristi.


Il problema rimane sempre e solo la miseria e l'ignoranza che questa impone.
Basti pensare alla differenza di sensibilità verso le minoranze che si incontrano tra la colta e ricca città e la provincia.  

In una democrazia compiuta non ci sarebbero mai stati neanche dei referendum sui diritti civili (Ndr: perché non ci sarebbero state resistenze culturali guidate dall'alto alla loro naturale affermazione, come corollario logico della eguaglianza sostanziale e del principio partecipativo di tutti i lavoratori alla vita politica, economica e culturale del Paese)

24 commenti:

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  2. "Via, sa benissimo cos'è il libero mercato: è libera volpe in libero pollaio" (fiction Luisa Spagnoli, 1° parte).
    Ogni tanto chi controlla la comunicazione per le masse si distrae un attimo e la verità si insinua...

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    1. Ho idea che lo facciano intenzionalmente, per rimescolare e dissimulare il segnale vero sotto la finzione dello stesso segnale.

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  3. Si però, caro Quarantotto, con la "questione mediatica" e tutto questo desiderio di coordinazione dell'élite mondialista mi sembri sulla buona strada di diventar un cospirazionista come Draghi: la propaganda va bevuta tutta d'un fiato, e il bipensiero va costantemente allenato. O no?

    «We are grateful to the Washington Post, the New York Times, Time Magazine and other great publications whose directors have attended our meetings and respected their promises of discretion for almost 40 years. … It would have been impossible for us to develop our plan for the world if we had been subjected to the lights of publicity during those years. But, the world is more sophisticated and prepared to march towards a world government. The supernational sovereignty of an intellectual elite and world bankers is surely preferable to the national auto-determination practiced in past centuries»

    Kalergi? Spinelli?

    È lui o non è lui? Ma ceeerrrrrto che è lui: il mitico David Rockefeller nel Giugno 1991... in qualità di membro dell'Advisory Group (notare anche i mebri del Comitato Direttivo...) e fondatore della Commissione Trilaterale dove fino al 2011 Marietto Monti nostro lavorava per l'integrazione europea, interesse materiale [la pace! :-) ndr] delle grandi imprese americane.

    La cospirazione della deflazione? È Monti il cospiratore che mette il bastone tra le ruote a Draghi! :-))))

    La cospirazione dell'eugenetica? Huxley? Malthus? Ma finiamola...

    Il relativismo etico?

    «A questo genere di argomentazioni, S. Matthew Liao, Anders Sandberg e Rebecca Roache ribattono che non tutti hanno lo stesso senso dell’etica»

    Continuiamo a credere che bisogna essere per forza malvagi o pazzi per far degli orrori.. O basta avere un'etica diversa? ma che "etica" d'Egitto!, morto quel pazzo di Hitler i campi di concentramento non torneranno mai più con i loro orrori...

    Io un'idea ce l'avrei: che regalo volete fare per san Valentino? (Soprattutto se avete la compagna incinta...)

    Ma chi potrebbe mai far qualcosa del genere? È lui o non lui? Ma ceeerto che è lui!

    Il fondatore della Trilateral con la sua famigghia! Rockefeller!

    Business is business.

    (Consiglio di muoversi per riappropiarsi la sovranità e la democrazia sostanziale...)

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    1. Anche se non tutti i links sono "conducenti" (non funzionano), apprezzo con sgomento (si fa per dire). La pace della "supernational sovereignty of an intellectual elite and world bankers" è tanto preferibile che dal 1991, la guerra in nome dei mercati ha avuto un nuovo Rinascimento.
      E si scelgono il 1991 per dirlo!
      Per sloveni e croati evidentemente l'autodeterminazione era buona; per gli irakeni, invece era from the past...

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    2. Mi pare che i link funzionino correttamente: ce ne è uno che porta ad una pagina "nera" che va a sua volta cliccata... è un estratto del filmato in cui Monti - che alla Trilaterale si occupava di integrazione europea - affermava ad una conferenza "i vantaggi materiali" che questa portava specialmente alle grandi corporation americane.

      Io rimango basito per la questione del virus Zika: qual è il potere che deve avere un cartello finanziario per imporre su tutte le prime pagine dei media del mondo il terrore di un'epidemia (pardon, pandemia...)?

      Quanto costa applicare dei manifesti elettorali nel proprio comune? e un passaggio pubblicitario di pochi secondi su un TG? due minuti di servizio su tutte - tutte! - le TV del mondo sui tutti - tutti! - i TG?

      Questo è terrorismo, se non peggio...

      (Sorvoliamo sull'ingegneria genetica ad usum nipotini di Mengele e l'ennesimo paper sulla "geoingegneria" che ha aperto quel fortunato filone complottista delle "scie chimiche")

      Quello che è agghiacciante che non lo nascondono più da almeno 25 anni... L'elefante nella stanza. (Da abbattere con un "spillo" :-) )

      Ha ragione Zinoviev: i vari convegni tipo Bildelberg non erano tanto il tentativo delle oligarchie di istruire i loro scagnozzi d'alto bordo al fine di coordinare la propaganda occidentale in ottica "anti-comunista": ma segnatamente in ottica atlantista, ovvero anti-democratica, anti-sovranista e anti-russa, per poter imporre il "governo dei banchieri" a livello mondiale grazie allo strapotere delle lobby americane.

      Mi devo parzialmente ricredere su una discussione con Alberto: la casta dei giornalisti fa veramente schifo.

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    3. In effetti, non ho capito dove volesse veramente andare a parare; piuttosto "a pararsi" e basta?

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    4. L'intenzione pare essere proprio quella e non è neppure ben celata. Gli "expendables" devono sentirsi davvero smarriti, ora che si vedono lasciati indietro dai centri di comando. Forse che avevano letto male il contratto di assunzione?

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    5. Il senso, mi pare, diventa molto chiaro se consideri il ruolo strategico dei media, il fatto che hanno occupato largamente la "nicchia funzionale" dei mezzi di repressione. È la testimonianza di qualcuno che ha - per stare in America - sognato di fare il detective ed è finito a bastonare scioperanti (v. Pinkerton, ma non su wiki).
      Ovviamente di bastonatori se ne trovano sempre, quindi i giornalisti nell'insieme si sono adattati senza problemi.
      La testimonianza vale in quanto è un insider ad affermare certe cose, non solo un "patetico vecchietto" come Chomsky, ed in quanto solleva il problema del limite di credibilità dei media.
      Aspettiamo.

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  4. The crisis of Democracy di Huntington (1975), Crozier, Watanuki mi sembra contenga le istruzioni eseguite di come lasciare l'involucro democratico (spettatori/consumatori/risparmiatori), eliminando completamente il contenuto. E i media costituiscono "metodi più flessibili che consentono maggior controllo sociale con minore coercizione"

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    1. Come vedi, le dichiarazioni esplicitamente confessorie si trovano "on record". Tutto sommato, Lippmann ha aperto un enorme varco: che le democraziw post-68ine non si sono curate di richiudere.

      In gran parte perché la "classe intellettuale" è troppo egomaniaca per non credere che solo il mercato può (ap)prezzare il suo contributo: l'Intendenza segue, con grande zelo, dato che gli "straordinari" vengono retribuiti...
      Ottimo ritrovamento, comunque.

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  5. “Se si guarda al periodo della rivoluzione contro gli inglesi, si può constatare che i capi della guerra d'indipendenza, uomini come Thomas Jefferson (considerato, abbastanza a ragione, un grande fautore delle libertà civili), affermavano che bisognava punire, secondo le parole dello stesso Jefferson, «i traditori nel pensiero anche se non negli atti», nel senso che andavano puniti anche quelli che parlavano da traditori e perfino quelli che pensavano da traditori. Durante la guerra d'indipendenza, infatti, si ebbe una dura repressione delle opinioni dissenzienti. Si comincia allora. Oggi i metodi sono cambiati: oggi non è più la minaccia della forza a garantire che i media presentino notizie e problemi entro un quadro che serve gli interessi dei gruppi dominanti. I meccanismi sono molto più raffinati e sottili. Nonostante ciò, esiste un complesso sistema di filtri, sia nei mezzi di informazione che nel sistema scolastico, che alla fine garantisce che i punti di vista non conformistici siano annullati o in qualche modo messi ai margini. Il risultato finale è molto simile: quelle che all'interno del sistema dei media vengono presentate come opinioni "di sinistra" o "di destra" offrono una visione parziale e limitata dei problemi, che riflette le esigenze del potere privato, e sostanzialmente non si trova nulla nei media che vada al di là di queste posizioni "accettabili". Perciò quello che i media fanno, in realtà, è prendere la serie di schemi precostituiti che rispecchiano le idee del sistema della propaganda e presentare al pubblico un dibattito variegato, ma all'interno di quegli schemi. Per cui il dibattito non fa altro che confermare i propri presupposti, inculcandoli nella testa della gente fino a farle credere che in essi sia compresa tutta la gamma delle opinioni e dei giudizi possibili. Vedete, nel nostro sistema quella che potremmo chiamare "propaganda di stato" […] è implicita, è presupposta, e costituisce la struttura del dibattito fra le persone che sono ammesse alla discussione entro i limiti di questo schema generale. Di fatto, la natura del sistema di indottrinamento occidentale generalmente non è compresa dai dittatori. Essi non capiscono l'utilità, a fini propagandistici, di un "dibattito critico" che si fonda sui presupposti fondamentali delle dottrine ufficiali, e che quindi emargina o elimina un'autentica discussione critica e razionale. Nell'ambito di quello che viene a volte chiamato "lavaggio del cervello in regime di libertà", le voci critiche, o quanto meno i cosiddetti "critici responsabili", danno un contributo di prim'ordine circoscrivendo il dibattito entro determinati limiti accettabili; per questo sono tollerati, o addirittura tenuti in grande considerazione. […]. I media presentano un'immagine del mondo che difende e inculca le priorità economiche, sociali e politiche dei gruppi che dominano l'economia nazionale, e che di conseguenza controllano l'azione del governo. Secondo il "modello della propaganda", i media adempiono la loro funzione sociale seguendo vari metodi: attraverso la scelta degli argomenti e dei temi, filtrando le informazioni, concentrando le loro analisi su certi problemi a scapito di altri, attraverso il tono, l'accento posto su un argomento e non su altri, e mediante tante altre tecniche del genere […]. Il "modello della propaganda" gode di buon favore fra le élite al potere. Anzi, vi è una tradizione significativa nel pensiero democratico dell'Occidente secondo la quale i mezzi di informazione e gli intellettuali in generale dovrebbero svolgere una funzione propagandistica: essi dovrebbero tenere ai margini la massa della popolazione attraverso il controllo dell'"opinione pubblica" (Noam Chomsky, Capire il potere). Mostruoso meccanismo creatore di intelligenze “convergenti”, tipo linguaggio da computer.
    (segue)

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  6. Mi pare che la democrazia costituzionale sia divenuta nel LORO immaginario un rozzo e ripetitivo teatro che necessita, come ogni rappresentazione (che non sia, beninteso, quella classica greca) sceneggiatura, regista, protagonisti, comparse e pubblico Perché ogni teatro (inteso in modo distorto da ESSI come mero spettacolo, come nudo fenomeno) non sarebbe tale senza un pubblico (inteso come somma di atomi) nelle sembianze del protagonista, davanti alla televisione, della scena finale di Arancia Meccanica. E la sceneggiatura, ovviamente, non si sostanzia nella Costituzione, relegata ormai a mero copione.

    Per abbozzare la spiegazione della metafora teatrale e per denunciare, come in modo ineccepibile fa Bazaar, la morte del mondo classico con la tumulazione di Hegel, si pensi a cosa era il teatro classico (microcosmo rappresentato agli occhi dei cittadini allorché si agitava un problema serio in seno alla comunità che doveva essere resa partecipe). Nell’inizio del VI capitolo della Poetica, offre la sua definizione di tragedia: "Tragedia è dunque imitazione di un azione seria e compiuta, avente una propria grandezza, distintamente per ciascun elemento delle sue parti, di persone che agiscono e non tramite una narrazione, la quale per mezzo di pietà e paura porta a compimento la depurazione (katharsis) di siffatte emozioni" (1449 b, 24-28). Oggetto della tragedia non è quindi il "vero storico", ma la realtà dell’uomo nella sua forma razionale: la vita come dovrebbe o potrebbe essere e non semplicemente come appare (appunto come fenomeno). Perciò l’arte non si limita a produrre negli spettatori un puro e semplice piacere di intrattenimento, non è esclusivamente occasione per sfogare passioni o tensioni emotive tramite l’immedesimazione con personaggi e situazioni, ma è in grado di stimolare la catarsi (intesa come liberazione dalle passioni con recupero dell’equilibrio psichico necessario per riprendere il pieno dominio delle proprie funzioni razionali).

    Sastre, nella sua opera Tragedia (1953), era sostanzialmente d’accordo con Aristotele, ritenendo in più che l’intreccio della tragedia deve comprendere "eventi dolorosi che fanno sorgere in colui che li sopporta, o almeno nello spettatore, domande fondamentali sul significato di quegli eventi" e sulla "possibilità di ridurre, con lo sforzo umano, i loro effetti". In questo modo la pietas e il terrore fungono per lo spettatore da stimolo "a prendere decisioni sociali significative, che vanno dalla solidarietà individuale alla rivoluzione": dalla purificazione meramente personale a quella sociale. Ingegnoso e nobile strumento creatore di intelligenze “divergenti”.

    Il resto (ormai solo in senso economico) annega nella ossessiva ed attuale Fiction su tutto il giro d’orizzonte. E’ il moderno, il post-moderno in salsa ordoliberista ed il rogo dell’episteme, bellezza! (un tocco di pop non fa male). Mutazioni antropologiche (e quindi insieme psichiche) affossano il bipede nella convinzione di essere cittadino libero e di sguazzare nella Libertà indotta. Non per molto.

    A Lei, Presidente, un infinito grazie per la continua "fustigazione" intellettuale finalizzata al ripristino della coscienza

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  7. " ma la loro rozzezza fa sì che la loro perdita di controllo derivi sempre dagli stessi errori."

    e

    " NON POSSONO SEMPLICEMENTE IMPARARE, perchè è costantemente insito nelle loro limitate e brutali premesse cognitive."

    Proprio così.

    Apprezzo assolutamente il post anche se non sono d'accordo.
    Secondo me, in realtà ESSI sono destinati alla continua rovina, un po' perché ciò riflette la loro natura e molto perché vanno perennemente contro la legge costitutiva dell'universo basata sulle differenze di potenziale. (tu pensa che anche nello stato finale ultimo una differenza di potenziale, di entità sconvolgente, permane).

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    1. Certo, ma calato nei tempi della Storia, o meglio della specie, il principio dell'azione delle differenze di potenziale opera presentando sulla scena diverse categorie di mostri che, culturalmente affermeranno una qualche teologia per autoperpetuarsi (ma è sempre un principio naturale: quanto è naturale, nell'Uomo, la cultura come strumento di consolidamento del transeunti assetto sociale)

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    2. @AP

      Vai a toccare proprio il punto nodale che contrappone i principi fondamentali dei due grandi paradigmi etici che si contrappongono.

      Quello del Capitale e quello del Lavoro: indovina quale dei due è per definizione l'etica "anti-entropica", ovvero a fondamento della Vita?

      Ma, come fa notare Quarantotto, il "karma" in riferimento all'etica non si estrinseca nella durata della vita umana... come ricordava il mitico Rudolf Steiner :-)

      I due grandi gruppi sociali contrapposti che Kalergi faceva coincidere "esotericamente" con gli Ebrei - in contrapposizione Etica "internamente" tra loro - erano proprio quelli dei capitalisti (i liberali) e degli "intellettuali" (i Grandi delle scienze e del pensiero), ovvero i "socialisti".

      La chiamava "l'aristocrazia dello Spirito", a cui lui stesso come l'élite nobiliare e clericale, aveva pieno diritto di appartenenza per "sangue".

      L'ennesima contraddizione è alle basi della rivoluzione liberale settecentesca, quella propriamente liberale strutturamente (la borghesia imprenditoriale) e quella liberale "sovrastrutturalmente" (gli "intellettuali organici al sistema capitalistico", non "giacobini"): gran parte dell'élite intellettuale, per quanto potesse disprezzare il gretto materialismo valoriale e nichilista dei capitalisti, dipendevano materialmente da questi: quindi una parte degli "intellettuali", per quanto avessere un'altra scala di valori (scienza e filosofia, la sapienza come mezzo irrinunciabile per la crescita del valore personale), si dovettero in gran parte... vendere.

      Ecco la genesi del relativismo etico.

      (E dell'informazione moderna...)

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    3. Mi piace molto la tua contrapposizione. A me piace immaginarla come una doppia triade :capitale - realtà - misura del valore da un lato, dall'altro lavoro - realtà - misura del valore.
      Se pensi a futures e derivati è chiaro il legame tra realtà e misura del valore sul lato capitale.
      Ma anche il lato lavoro non è più ancorato alla realtà per mezzo del valore (Hartz, jobs act ecc.).

      Come ci siamo detti più volte sarà implosione (già iniziata solo stiamo vedendo al rallentatore: è come vedere tramontare il sole, la percezione è fuori sincrono con la realtà)

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    4. Assolutamente: la soggettività della teoria del valore che, scavalcando l'economia classica, riporta con il marginalismo l'economia moderna al medioevo e alla scolastica della scuola di Salamanca, è fondamentale a teorizzare a livello strutturale ciò che è - appunto - espressione del "relativismo etico" proprio dell'élite parassitaria.

      A livello "sovrastrutturale" - ideologico e filosofico - sarà Nietzsche a totalizzare il relativismo culturale con la trasvalutazione dei valori, trovando l'escamotage di teorizzare un totalitario "uomo nuovo" che andrà "oltre l'Uomo" - ovvero colui che grazie alla sua "volontà di potenza" (l'avidità del capitalismo finanziario?) potrà - come il Dio morto - imporre l'Etica a lui più congeniale, riscrivendo a suo piacimento i "10 Comandamenti".

      Gli schiavi che lavorano rimarranno angosciati ed apatici nel nichilismo passivo, i superuomini domineranno nell'ebbrezza del nichilismo attivo e il potere illimitato che concede.

      I "valori" diventano la metrica che ordina la priorità delle norme morali: nel momento in cui il capitalismo parassitario raggiunge il suo stadio massimo di alienazione, le norme etiche vengono prezzate dagli oligopoli del mercato.

      Non è un caso gli Antichi non parlavano di "valori", ma di Virtù.

      Oggettivabili come i vizi.

      Avete mai sentito parlare di un banchiere eroico? :-))) Un banchiere coraggioso? :-)

      Il mondialismo dei banchieri consiste nel tentativo di costruire una Grande Società in cui tutti i vizi capitali vengono trasvalutati in virtù.

      E gioire del fatto di aver creato un'umanità scimmiesca con il cervello sbomballato...

      Ricordiamoci che costoro sono dotati di arsenale nucleare e controllano tutti i media. Anche quelli dei nazisti...

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  8. Non trascurerei la ribellione che Christopher Lasch trasla dalle masse di Ortega y Gasset alle élite in dis-ordine catallattico, corticalmente disinteressate agli esiziali valori occidentali, limbicamente inceppate in attesa di un nuovo scenario. Siccome gli strumenti della produzione culturale e l'orientamento dei termini del dibattito ne dipendono in subalternità volontaria irrinunciabile, il messaggio resta invariato e reiterato come la puntina a fine vinile se non si interviene sul braccetto (esempio prosaico, ma almeno analogico).

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  9. È saltato un "del tutto" tra il "non sono" e il "d'accordo". Me ne rammarico e faccio ammenda.

    Ma, se M. Wolf è veramente uomo d'onore il momento per ESSI è in arrivo.
    Lo spettacolo non sarà piacevole ma garantito. Ti piacciono i popcorn?

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  10. Kalerji o Spinelli? Trattandosi di Orwell, al secolo Eric Blair (cognomi ricorrenti...), indicherei senza indugio una prevalenza nippo-zigana.

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  11. L’obiettivo è creare un nuovo tipo di uomo che vada a prevalere e sostituire le specie esistenti. Quello che fanno a piante e bestie, la distruzione della biodiversità, lo stanno facendo anche a noi.
    L'uomo nuovo avrà come caratteristica prioritaria l'assenza di empatia verso il prossimo, che prossimo non sarà. E, quale altra faccia della medaglia, la naturale adorazione verso il Potere, in nuovo (?), definitivo regime monoteistico.
    Questa rivoluzione umana è in piena fase di compimento, grazie alle innovazioni tecnologiche che oggi consentono quello che ieri nemmeno il tiranno più sfrontato osava sognare.
    Una vita inurbata, burocratizzata, privata dei rapporti umani, deresponsabilizzata in ordine agli effetti delle nostre azioni sul prossimo (perché procedimentalmente iper-responsabilizzata verso le organizzazioni che serviamo, dallo Stato alle aziende), priva di momenti di riflessione e di dialogo, sempre “connessa” per non staccare la flebo nemmeno un momento.
    Questo fenomeno è in corso da alcuni decenni, e fin tanto che l’Uomo ha avuto ancora un sentore, un ricordo di ciò che era, si è dovuto accompagnarlo con vantaggi materiali e progressi sociali. Oggi, questi ‘progressi’ non sono più necessari né percepiti come tali. Homo homini strontius.
    Se questo è il processo, non vedo possibilità di invertirlo né di fermarlo “dall’interno”. Troppo soverchiante la differenza di forze, pur con le lacune psichiche delle elites che 48 evidenzia nel post. Il tavolo è imbullonato a terra, difficile rovesciarlo. O se, preferite, è imbullonato su un treno che viaggia su binario.
    Dovremmo, invece, finché siamo in tempo, finché abbiamo ancora un’idea di cosa può essere l’Uomo, saltare dal treno, ragionare in termini di speciazione, farci anche “Noi” una nostra specie. Potremmo scoprire che il regime non ammette biodiversità umana soltanto al proprio interno…

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    1. Concordo: le elites possono contare su un'adorazione che non devono neanche più preoccuparsi troppo di suscitare. A parte, una precisazione sullo Stato (inteso in senso di ente generale esponenziale di una comunità solidaristica), che a livello nazionale è visto come un ostacolo, sicché deve traformarsi in ente periferico, meramente attuativo in modo vincolato, del governo mondiale...

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