sabato 16 febbraio 2013

USA, GERMANIA E IL "PREZZO" DELLA PRESUNTA "STABILITA"' UEM

Il post di Flavio relativo alla situazione "svalutazioni" monetarie (al di là dell'esattezza della formula) ha suscitato un notevole interesse per la "sovrapposizione" con la visita ufficiale di Napolitano in USA.
Le analisi sul punto si sono accavallate cercando una progressiva focalizzazione. Comprensibile, visto che si è trattato di un fatto, per molti versi, clamoroso. E certo di analisi "interessanti" se ne trovano pure fuori da questo blog.
Scegliamo una serie di risposte ai commenti per fare una sintesi significativa, che rimanga nei limiti e nelle finalità di questo blog.
La questione USA appare come la più importante:
"Nel merito ribadisco quanto detto a Balduin, sull'attendismo USA in vista della reazione di una Francia comunque sull'orlo del baratro.
In termini di scenario: dipende da quanto Hollande creda di essere già ora a rischio (politico-personale) e quindi da cosa dirà al G20 e non solo al prossimo venturo ma in generale nelle sedi internazionali ove siano presenti gli USA.
Un fatto: la Francia sarebbe già uscita dall'euro se non avesse una classe di governo che "crede" nelle teorie neoclassiche (embricazione anche personale col mondo bancario). Quindi lo switch-out deve ricevere una spinta decisiva di carattere politico: e questa possono dargliela solo gli USA (se, finalmente, ammettono che l'UEM NON COINCIDE CON
"US-E IN ITINERE"). 
Insomma, non sarà per la salvezza del lavoro e del welfare che accadrà (la fine dell'UEM, ndr.), ma per l'effetto recessione propagata a livello mondiale proprio nel tentativo di aggiustare l'euro secondo le loro teorie "ad penem" (in tal caso saremmo a posto, ma il periodo di sviluppo sarà "lungo" un paio d'anni :-))".
E ciò in quanto:
"...pare che gli Usa abbiano una fissa di politica internazionale "pura" sulla stabilità - forse perchè sanno cose che noi non consideriamo sugli sviluppi prossimi in medio oriente-: non cogliendo che proprio dalla stabilità che invocano (v.link al Sole24h) discende invece quella "continuità" delle politiche europee che cozzano frontalmente con i loro interessi. Almeno quelli enunciati nel discorso sullo Stato dell'Unione e già analizzati da Flavio nella "litera ad Obamam".
Per ora, potrebbe spiegarsi il tutto (cioè questa ambiguità, "detto non detto") come una priorità non assoluta al "changeover" delle politiche fiscali UE rispetto ad una potenzialità critica mediorientale che richiederebbe, nel breve periodo, un'Europa non distratta dall'euro-break
."
Per chi fosse interessato alle prospettive realistiche di tutto ciò, nel nostro immediato futuro (entro i pochi prossimi mesi):
"Per questo, in soldoni, monti(bersani) non possono a lungo continuare a prendere in giro gli USA assecondandoli nel loro errore e, al tempo stesso, essere gli alleati migliori della merkel (o dei piddini tedeschi,tanto non cambia nulla, anzi), in politiche che portano alla recessione strutturale UEM e alla concentrazione del potere di mercato in germania, che diventerebbe un player globale incontrollabile (specie verso i Russi), una volta che si fosse assicurata la sua "zona economica esclusiva"...con l'avallo degli stessi USA!
Ma quando la smetteranno di credere ai "consulenti politico-economici" attuali e cominceranno a vedere le cose in base ai dati (per loro controproducenti) che la realtà sta accumulando
?"

Insomma, la contraddizione evidente dell'atteggiamento "ufficiale" USA si risolverà quando le effettive politiche di "stabilità" UEM faranno emergere, non solo risultati controproducenti per le stesse aspirazioni USA (a cui non può bastare il corso del dollaro se non ci sarà ripresa della domanda mondiale), ma anche la inconciliabilità delle politiche filotedesche europee, italiane soprattutto, con una cooperazione verso la crescita, nei tempi e nei modi predicati attualmente dagli USA. Cioè Obama alla fine capirà che non c'è convenienza a garantire una stabilità che ha un pesante "trade-off" con la crescita.
E non basterà garantire alla business community USA un posto di riguardo al "festino" delle svendite italiane, come pure si tende ad accreditare, sopravvalutandone il peso, in questo momento.
In effetti a che "pro" prendersi la vittoria di Pirro di una posizione rafforzata (a nostro danno) sui mercati internazionali, quando tutta insieme la domanda "occidentale" rischia di inabissarsi senza margine per una ripresa effettiva e con in più la concreta possibilità di un nuovo shock finanziario?
Da un lato, ai tedeschi l'eliminazione stabile della concorrenza italiana fa molto più comodo, rafforzandoli in una posizione di forza politico-industriale orientata a est e sempre più autonoma, dall'altro, l'Amministrazione USA non potrebbe farsi "incartare" nel "dedalo" della stabilità UEM che, coi suoi meccanismi deflattivi implacabili, la condurrebbe a fallire nei suoi obiettivi fondamentali di rilancio industriale e della domanda interna.  
Per gli USA la linea del "non interventismo" potrebbe rivelarsi dunque a forte rischio. Fallire nel persuadere un'Europa (inutilmente "stabile") nel cooperare al rilancio della crescita globale e, allo stesso tempo, e come conseguenza, ritrovarsi in un isolamento politico-economico senza precedenti:

"Henry Kissinger: «Se entrambe le potenze (Germania e Russia) si integrassero economicamente intrecciando rapporti più stretti, sorgerebbe il pericolo della loro egemonia». Solo il riavvicinamento tra Germania e Russia, dovuto in larga misura a Vladimir Putin, ha fatto in modo che i piani di integrazione escogitati da Herrhausen e Rohwedder riprendessero vigore. Ciò dimostra che la Germania ha radicalmente riconsiderato il proprio posizionamento strategico, avvicinandosi ai nuovi centri di gravità del pianeta – i BRICS – che stanno trasferendo l’asse della crescita mondiale dall’Atlantico all’Oceano Indiano e al Pacifico, aprendo prospettive nuove e profondamente rivoluzionarie per l’intero continente europeo.
Qualora la Germania si cimentasse seriamente nel tentativo di trainare l’Europa sul solco tracciato da Berlino, potrebbe ipoteticamente prendere forma uno dei pericoli contro cui Zbigniew Brzezinski ha ostinatamente messo in guardia gli Stati Uniti. «Per dirla in una terminologia che richiama l’età più brutale degli antichi imperi – scrive Brzezinski – , i tre grandi imperativi della geostrategia imperiale statunitense sono impedire la collusione e mantenere la dipendenza della sicurezza tra i vassalli, tenere i tributari deboli e protetti, e impedire ai barbari di unirsi». Una “unione dei barbari” che potrebbe comportare significative “discontinuità” negli scenari futuri."

7 commenti:

  1. http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/1-ma-il-presidente-della-repubblica-pu-andare-dal-presidente-degli-stati-uniti-a-51037.htm
    La mia è un incursione veloce, tornerò poi con calma, questo aggiornamento però mi pare meritì risalto.
    Vanno con il cappellino in mano ovunque mentre abbiamo aziende di eccellenza come Eni, Enel e Finmeccanica, praticamente alla mercè del nemico.
    A casa devono stare a giocare a Risiko.

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    1. Sandrina è esattamente il link inserito come "interessanti analisi fuori da questo blog" all'inizio :-)
      Quello che conta è che, controllando il contesto del link finale, da cui sono tratte le significative citazioni, è evidente che una certa "sinistra" è talmente anti-americana da aver creduto, e da credere tutt'ora, che i tedeschi facciano il loro gioco egemone perchè "amano" il resto degli europei come "fratelli"
      ...e dire che dimostrazioni del contrario ne hanno date che, oltretutto, consentirebbero di capire molto bene il caso grecia e il trattamento riservato ai PIGS. E ora, dato che "il diavolo da le pentole...", finalmente, anche ai francesi

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    2. Lo avevo detto che il mio era un Blitz:)
      Confesso non ho aperto tutti i Link perchè ero "animata dal sentimento dell'urgenza".
      Trovo gravissimo che mentre qualcuno tenta di svaligiare il paese tutti dormano.
      Ne abbiamo ampiamente parlato qui lo so:) ma il risalto secondo me non è mai troppo: le nostre aziende strategiche vanno difese, se loro non intendono farlo io non smetterò mai di dare l'allarme nè tantomeno di biasimarli:)

      Il Post è molto interessante : i barbari sono alle porte. Attendiamo le mosse dei francesi, ne vedremo delle belle, anzi de Bello Gallico.

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  2. A proposito di "preferenza per la stabilità" voglio sottoporre all'attenzione delle lettrici (e lettori) a più elevata attenzione socio-umanistica questo sondaggio del WSJ
    http://online.wsj.com/article/SB10001424127887324761004578284203099970438.htm
    ripreso, con commento, da altro blog
    http://www.cobraf.com/forum/topic.php?topic_id=3182&reply_id=123512547.
    Al di là dell'effettiva attendibilità del sondaggio, per i possibili interessi di chi lo ha commissionato, la domanda è:
    E' possibile che la radice della crisi sia proprio nell'"egoismo generazionale" di una componente della popolazione, ormai anziana, che ha vissuto in relativa tranquillità i benefici del welfare pre '89 e ora ripone ogni sentimento di sicurezza nell'illusoria difesa del "gruzzolo" accumulato? Il ragionamento può essere esteso a tutte le modifiche che sono state possibili nel mercato del lavoro con netta separazione di status fra "giovani" e "anziani", frattura che viene ora accortamente ritorta contro dai tecnocrati per demolire - ovviamente ai livelli medio bassi - anche quegli illusori "fortini" costituiti dai "diritti acquisiti".
    La parabola politica che ha segnato l'effettivo declino della classe media nell'ultimo trentennio potrebbe essere spiegata dall'abilità della politica-marketing di intercettare questo consenso fondato sull'egoismo generazionale di una minoranza "qualificata" di votanti con elevata preferenza per la (propria) stabilità"?

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    1. Eistono varie posizioni su questo: compresa quella che vede nel "fiorire" dell'era degli OTC una conseguenza dell'accentuarsi della tendenza al rendimento a breve dovuta al "profilo" di investimento del detentore "tipo" (anziano e privilegiato) del risparmio.
      Ma c'è anche un tanto di excusatio preventiva del sistema finanziario liberalizzato, che, come insegna la crisi del '29 e l'analisi keynesiana, si comporta comunque così. E cattura le istituzioni per mantenere, comunque, grazie al bankers welfare-salvataggio pubblico, i superstipendi dei ceo...anche quando bruciano i capitali degli (avidi) vecchietti :-)

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  3. Per chi fosse interessato, ed a corollario del link postato da Silviar sotto al precedente post, un piccolo summary del G20 tenutosi a Mosca. Interessante sarà verificare nei prossimi mesi come le dichiarazioni di Putin: “it was vital to eliminate economic imbalances and have a clear strategy on borrowing to put the global economy on a sustainable growth path” e di Bernanke "Consistent with the G7 policy statement, the US is using domestic policy tools to advance domestic objectives." (eliminare gli squilibri, politica di espansione interna) possano collimare con i dati di un'Eurozona che invece denota un trade surplus legato ad un taglio drastico dato alla domanda interna e non intende discostarsi affatto da tale percorso...interessante notare come vengano menzionati i disordini greci, i problemi economici portoghesi che portano ad una revisione delle stime, le dichiarazioni di Mantega (ministro finanze brasiliano) ed i dati delle vendite precipitati in UK. In merito a quest'ultimo argomento la sentenza di Rob Wood della Berenger Bank è eloquente:"The underlying story is a familiar one for UK households, which have been fed a diet of meagre wage growth and above target inflation for much of the past four years"...oh, dimenticavo, via utilizzo curva di Phillips, in Spagna l'inflazione frena . Da leggere infine questa critica alle riforme del lavoro di Rajoy.

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    1. Flaviuccio, sempre super reporter. Ma allora potevi fare un flash-post (non..."mob") direttamente, con una bella aggiunta ragionata di commento degno della tua penna (tastiera) :-)...
      Non dispero che queste a altre fonti tu ti "senta" di riutilizzarle così...hai visto mai?

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