venerdì 6 maggio 2016

DRAGHI E LA TRAPPOLA PER SCIMMIE (DELLA HAZARD CIRCULAR)


LA TRAPPOLA PER SCIMMIE


1. L'ennesima, ma sempre più giustificata dall'attualità, spiegazione del pantano in cui ci ha ficcato la schiera delirante dei sostenitori della stabilità monetaria e quindi della stabilità deflazionistica dei prezzi, come garanzia della "crescita sostenibile", idea di Hayek e Einaudi, intrecciati tra loro nella costruzione €uropea fin dagli anni '40 del secolo scorso,  -  ce la fornisce il post odierno di Alberto Bagnai. Di cui riporto il passaggio che ci interessa per approfondire il discorso sul piano storico-economico e, naturalmente, istituzionale:
"Ovviamente Draghi così scarica la responsabilità del suo fallimento (da noi annunciato) sui governi che non fanno le "riforme strutturali" (parola per tutte le stagioni). Ma l'unico che governa nell'Eurozona è lui, perché lui tiene i cordoni della borsa. E così, dopo aver per anni fatto il poliziotto cattivo a beneficio del sistema finanziario (sappiamo dove sono finiti i soldi del "salvataggio" della Grecia), ecco che improvvisamente la sua gang si accorge che, ops, purtroppissimo le riforme che lei aveva chiesto abbassano i salari, e quindi riveste i panni del poliziotto buono: fate la deflazione, ma non abbassate i salari!

Ma che bella questa Banca centrale che improvvisamente, ora che la mia spiegazione della crisi dell'Eurozona è diventata mainstream, e ora che mi fanno dire sui media chi è il nemico politico della nostra prosperità e della nostra pace, scopre questa vocazione da Robin Hood: vuole lanciare soldi dagli elicotteri, si preoccupa del calo dei salari...".

2. Sui presupposti economici-ideologici di Draghi avevamo fatto un'analisi dettagliata: non li può rinnegare, né ora nè mai, perché farlo significa dare le dimissioni ammettendo che la contraddizione evidenziata da Alberto non è correggibile all'interno del quadro normativo €uropeo che non appare oggetto di alcuna possibile negoziazione
Di quell'analisi ci limitiamo a riportare alcune conclusioni salienti, che descrivono l'immobilismo del pantano e la sua totale mancanza di prospettive risolutive, che certo non si concretizzano nel fare contraddittorie quanto inutili ammissioni del problema che si è voluto creare: e che non si vuole neppure lontanamente correggere, se non vagheggiando di Helicopter Money, in modo del tutto ambiguo e sempre rimesso a condizioni politiche a realizzazione congiunta impossibile:
"...- notare che, implicito in questo discorso, è che la crisi non sia da domanda ma strutturale: cioè Draghi legge la situazione come sostanzialmente svincolata dall'andamento del PIL (UEM o di singole nazioni), considerato un problema  "aggiustabile" nell'ambito della ristrutturazione da sempre auspicata. Cioè, con la sola lente dell'obiettivo di preservare la moneta unica, in quanto strumento che "vincola", cioè rende ineludibile rimuovere gli ostacoli al pieno ripristino del mercato del lavoro(-merce) che viene considerato essenziale per il funzionamento dell'effetto saldi reali, ovvero dello stesso spiazzamento espansivo verso gli investimenti privati.
- insomma, la chiave di tutto, come sempre è il mercato del lavoro, la cuiflessibilizzazione, viene presumibilmente vista come la precondizione per la praticabilità e l'efficacia delle stesse politiche di taglio della spesa pubblica: finchè la prima non viene pienamente realizzata, le seconde rischiano di provocare un problema di deflazione e di non poter sbloccare la rigidità della curva degli investimenti.

Su questi punti la Germania non sembra volerlo seguire: torniamo alle ben note implicazioni mercantilistiche congegnate nei trattati. Alla fine, QE insieme con riforme (definitive) flessibilizzanti del lavoro applicate per "POI arrivare al" e, quindi, "prima del" taglio intensivo della spesa pubblica, ai tedeschi non interessano
E non perché non abbiano in effetti già raggiunto in gran parte questi obiettivi, cioè pareggio di bilancio e flessibilità dei salari, anzi. Ma perché a loro dell'effetto spiazzamento realizzabile dagli altri partner UEM non interessa nulla; semplicemente perché operano in una situazione di vantaggio da surplus commerciale che gli consente di accumulare risparmio che non si traduce, come risulta dai dati, in una corrispondente  elasticità degli investimenti, di cui non sono certo dei campioni. "

3. E, riallacciandoci alla premessa, stiamo parlando dei principi fondativi fondamentalissimi di Maastricht scolpiti nella pietra dell'attuale art.3, par.3 del Trattato UE. Quindi di una scelta istituzionale che, da un lato pretende assertivamente di essere superiore alle odiate Costituzioni del welfare, dall'altro, nel negare con ciò la sovranità degli Stati democratici instauratisi (tendenzialmente) dopo la seconda guerra mondiale, assume come irrinunciabile soluzione la devoluzione ulteriore della residua sovranità (praticamente già oggi un simulacro), agevolata dalla riduzione del Parlamento a "mera assemblea ratificante" delle decisioni assunte dai governi, intesi come sub-holding in nome dell'UEM, la quale, a sua volta, già accentra ogni essenziale determinazione monetaria e fiscale nel quadro dell'intensificata realizzazione di ogni possibile manovra nazionale in vista del pareggio di bilancio.

La questione dell'irrinunciabilità dell'ordine istituzionale, e di "valori", instaurato in UEM, impedisce ogni soluzione alla crisi persino nel momento in cui questa colpisce mortalmente persino il sistema degli interessi bancari, a base nazionale, che ha promosso incondizionatamente l'UEM; tale aspetto è, ovviamente, anche una "questione politica della massima importanza", come sottolineava Kalecky, e ha a che vedere con la concezione arcaica del potere insita nel capitalismo lasciato in mano ai neo-liberisti.

4. Sul punto mi riallaccio a questo stralcio di Bazaar: 

"Secondo la "teoria del circuito monetario" (ndr: chiunque la formuli, i suoi effetti strutturali, divengono istituzionalizzabili solo a condizione di negare la sovranità monetaria e statale in genere, accettando la logica normativa dei mercati sovranazionali) lavoratori e famiglie non possono accedere al "credito", altrettanto correttamente inteso come quello "in avvio del circuito": lo può fare solo l'imprenditore; e il credito - in coerenza con il "carattere soggettivo" del valore secondo tradizione reazionaria - dipende dalla "fiducia" che il banchiere concede all'imprenditore. (cfr. JP Morgan al processo sulla "nascita" della Fed)".

Da cui, in risposta, questa ulteriore specificazione (in parte integrata):
Il "circuito monetario" è già idea di una super-etica che pone la creazione di valore, nello svolgimento di qualsiasi attività socio-economica, (in realtà, ormai, anche del mero atto di"consumo") alla mercé di chi ha accumulato, in precedenza e con qualunque mezzo (senza alcuna esclusione, in termini di, pur mutevole, sua liceità) "oro e terra" e tenderà sempre a farne un uso rafforzativo della sua posizione (di "proprietario" allo stato più puro e tradizionale: cioè esattamente il punto di partenza di Hayek di tutto il resto della sua analisi economica e ordinamentale).

Attraverso l'elargizione della fiducia -che contiene in sé sia il concetto di scarsità di risorse (l'accumulo di oro-terra, per quanto enorme è pur sempre un "dato"), che quello di allocazione "efficiente" delle stesse (il fine conservativo è insito nell'equilibrio micro-economico del singolo affare, che diviene parametro unico dell'equilibrio generale dell'economia)-, decisa dal concedente (la fiducia) - si costruisce in profondità, sul piano etico-sociale, il perno morale (praticamente incontestato) di ogni altro valore concepibile (persino la Chiesa vi si è sempre sottomessa e lo stesso rapporto socio-biologico uomo-donna viene posto su questo piano).

La moneta fiduciaria comunitaria (cioè sovrana) è già in sé una leva scardinante questo modello, introiettato automaticamente da "noi", per via di quel controllo culturale totalitario "di tutti i mezzi" (di comunicazione) che predica Hayek: ed è scardinante sia perché ri-disloca nello Stato la titolarità originaria del potere di concedere la fiducia (cioè di avviare ogni processo creativo di ricchezza senza dover perseguire un equilibrio allocativo intrinsecamente conservativo della "data" distribuzione della ricchezza e del potere connesso),, sia perché inevitabilmente abolisce la legittimazione data dal possesso di "oro e terra" rispetto alla titolarità privata ed esclusiva, del potere di concedere la fiducia
L'effetto naturale di questa soluzione sovrana, e pubblicistica nella sostanza economica, al problema monetario, è la funzionalizzazione pubblica dell'intermediazione bancaria, come prescriverebbe l'art.47 della nostra Costituzione.
I banchieri cercheranno sempre di eliminare, istituzionalmente o fisicamente, chi propugni una simile idea...
Naturalmente: qualsiasi operatore economico che, attraverso la creazione di valore (e dunque attraverso il lavoro-merce), abbia accumulato abbastanza "oro e terra" (e poche cose possono dirsi averne preso il posto pur nell'avanzamento tecnologico), tenderà a trasformarsi in banchiere, se è abbastanza lungimirante.

Anche non essendolo (lungimirante, cioè non mirando a divenire finanziere, cosa sempre più rara), peraltro, finché gli affari prosperano, tenderà a volere il gold-standard e a conquistarsi un monopolio, per sperare di governare il problema dell'obsolescenza tecnologica del suo "valore", in quanto organizzatore.

Mentre il valore del lavoro, paradossalmente permarrà, perché intrinsecamente dotato di maggior, seppure non illimitata, mobilità funzionale e fisica: e ciò conferma che la teoria del valore in senso allocativo e marginalista è un'idea statica, incapace di reggere a qualsiasi formulazione di "equilibrio" fondato su di esso."

5. Possiamo dunque dire che la sovranità è la titolarità, da parte di un ente, esponenziale di una certa comunità, - superiorem non recognoscens, cioè che assume di essere libero da condizionamenti da parte di altre entità più "generali"-, del potere di perseguire i propri fini espressamente enunciati come comunitari, (concetto di Westfalia, che non esclude che titolare dell'istituzione che ne consegue sia un monarca ovvero una serie di istituzioni elettive, essendo comunque, ogni possibile titolare, in astratto, legittimato dal perseguimento di tali interessi comunitari).

Ma l'essenza libera, ed effettivamente superiorem non recognoscens, di tale sovranità, la si raggiunge solo svincolando il "tesoriere" del sovrano, comunque "organizzato" o "entificato", dal condizionamento deteminato dal legame della moneta col precedente accumulo privato di terra o oro: in assenza di questa condizione, la sovranità degli enti territoriali è invariabilmente assoggettata alla condizionalità del creditore privato, come mostrano anche le ancora attuali vicende anteriori alla instaurazione del capitalismo produttivo, laddove il principio è che il debito pubblico, verso i privati, ci "debba" essere (e con ciò la necessità di reinstaurare la banca centrale indipendente).
E per esserci, occorre un gold standard o una soluzione monetaria equivalente. 

Da qui l'idea, - che non entra in testa ai filosofi della democrazia, per cui va bene "qualunque" veste e contenuto costituzionale-, che o si ha la sovranità, e questa può esprimersi legittimamente nel perseguire i fini della comunità avendone i mezzi effettivi, o si ha il gold standard, cioè l'euro, e la sovranità popolare (in senso proprio e non pre-moderno) è automaticamente dissolta.

6. Di queste osservazioni, che possono apparire complesse, specie se non si segue il discorso complessivo del blog (che cerco però di riprendere proprio ponendo i links sui vari passaggi), abbiamo una conferma che, come è sempre preferibile, arriva dalla fonte confessoria di chi propugna l'idea proprietaria privata, e strettamente derivante dall'arcaico concetto di detentore di "terra e oro", del privilegio monetario di indirizzare integralmente ogni attività socio-economica e l'assetto che ne consegue (fulcro del potere dell'ancien regime, ma, nella sua evoluzione successiva capitalistica, indifferente, al tramonto della classe feudale-militare come titolare del malloppo delle risorse "date").

Si tratta della famosa (almeno in certi ambiti) Hazard Circular, di cui è agevole accertare l'attendibilità come fonte storicamente attribuibile agli ambienti bancari anglosassoni di fine '800, tanto che il premio di 100 dollari "in oro", attribuibile a chi fosse in grado di attestarne la falsità ideologica e la contraffazione (sulla provenienza), non fu mai riscosso da alcuno. 
Ecco cosa afferma, nei suoi passaggi salienti tale "circolare" (che in base alla fonte sopra linkata fu accompagnata anche da una più ufficiale, e riservata, circolare "bancaria" inviata ai banchieri dell'epoca): 
"Pare che lo schiavismo sarà abolito in conseguenza della guerra [civile americana], e la schiavitù spazzata via. Io e i miei amici europei siamo in favore di questo sviluppo degli eventi, poiché lo schiavismo altro non è che il possesso del lavoro e porta con sé la cura del lavoratore, mentre il piano europeo, indicato dall'Inghilterra, prevede il controllo del capitale sul lavoro mediante il controllo dei salari. Questo risultato può essere raggiunto avendo il controllo sull['emissione dell]a moneta. Il grosso debito risultante dallo sforzo bellico, la cui contrazione i capitalisti si accerteranno che abbia luogo, deve essere utilizzata quale misura per il controllo del volume di moneta [in circolazione]; per ottenere ciò le obbligazioni devono essere utilizzate in qualità di base bancaria. Stiamo ora aspettando che il Segretario del Tesoro faccia una siffatta raccomandazione al Congresso. Non sarà opportuno consentire che il "greenback" [il dollaro emesso negli anni della Guerra civile dal governo americano, slegato da oro e argento], come è chiamato, resti in circolo un solo secondo di più, giacché non possiamo controllarne l'emissione, ma siamo in grado di controllare l'emissione di obbligazioni, e attraverso queste ultime di risolvere il problema bancario....Se tale criminale politica finanziaria, che ha le sue origine nel Nord America, si consolidasse come una pustola, allora il Governo sarà provvisto di proprio denaro senza alcun costo. Potrà ripagare i debiti e agire senza averne.  Avrà tutto il denaro necessario per portare avanti la propria attività economica. Diventerà prospero in un modo senza precedenti nella storia del mondo.Un tale Governo deve essere distrutto, o distruggerà ogni monarchia del globo".

7. A questo punto del discorso parrebbe inutile precisare che la "distruzione di ogni monarchia", siamo nella seconda metà del XIX secolo, è una previsione che riposa sul fatto che la monarchia, come sistema istituzionale, risultava pienamente già controllata, nella sua sovranità, dall'adozione del gold standard, sicché essa è identificata come il sistema di governo che agevolava maggiormente il controllo del sistema bancario-monetario privatizzato su qualsiasi istituzione

Questa visione implica il controllo istituzionale dell'assetto sociale, proprio dell'economia neo-classica, e muove sempre dall'arcaico presupposto implicito sopra evidenziato (conservativo e allocativo di risorse già "date" e incrementabili solo a danno di altre comunità sociali. mediante l'esportazione netta in regime di vantaggi comparati, teoria inevitabilmente alla base dell'attuale TTIP);  di questo controllo istituzionale cerca soltanto una giustificazione attraverso la matematizzazione scientista (che non convinse i nostri Costituenti che rigettarono esplicitamente tale "scienza dell'800"),  arrivando a esplicitare l'idea che il controllo sull'emissione della moneta sia più efficace, rispetto al fine di controllare il livello dei salari, cioè dei costi da attribuire al mantenimento in vita della forza lavoro, dello stesso schiavismo (gestito nell'ottica manutentiva del proprietario e non del contraente-datore del contratto di lavoro apparentemente concluso da parti in posizione formale di parità).

8. Senza ulteriormente approfondire il discorso, opera che Bazaar ha in vari post abbondamente  compiuto, pare a questo punto comprensibile come Draghi non sia in grado di offrire soluzioni ma solo di denunciare i problemi che derivano da una visione immutabile, alle condizioni politiche attuali.

Esattamente come gli economisti neo-classici nel periodo seguente alla crisi del 1929, che dovevano o affermare che le crisi del sistema dei mercati, determinate da "scarsità della domanda", non possono per definizione determinarsi, o che queste hanno la positiva funzione di costituire un'opportunità di "sano aggiustamento" (accedendosi, esattamente come oggi, nell'idea del pareggio strutturale del bilancio pubblico). 
Salvo sbagliare costantemente ogni calcolo e trovarsi di fronte alla stagnazione secolare. E alla seconda guerra mondiale...






11 commenti:

  1. Nessuno ha vinto i 100$ d'oro per il semplice fatto che l'analisi economica porta alle stesse conclusioni - de facto - senza la necessità di pezze documentali.

    La mostruosità del capitalismo liberale - prima industriale e poi finanziario - risiede proprio nella scarsità indotta, nell'indigenza volontariamente imposta.

    La povertà non diventa più una condizione principalmente imputabile alla scarsa produttività delle risorse naturali rispetto all'avidità del potere costituito, che espropria i lavoratori tramite imposizione fiscale, proponendo improbabili e mafiose "protezioni" - o "salvazioni" - in funzione della specificità della classe dominante.

    In gioco non c'è più esclusivamente il conflitto distributivo, per cui nei casi più gravi c'è il rischio di perdere totalmente la libertà o la vita.

    Il capitalismo liberale porta il conflitto sociale allo stato più puro, i rapporti di forza non sono più dettati semplicemente dalla capacità di imporre tramite la spada - e la croce - il furto della ricchezza prodotta dai lavoratori.

    Il capitalismo liberale - grazie alla sovrabbondanza frutto del progresso tecnologico - non può che giustificare il classismo se non in termini razziali e genetico-darwinisti, per il semplice fatto che la miseria è imposta a fini della conservazione dei privilegi di classe, la sofferenza e l'orrore non hanno altra giustificazione che l'ebbrezza del potere fine a se stessa.

    Non c'è nulla: né epopea, né eroismo, né mito, né religione.

    Solo volontà di potenza al di sopra di qualsiasi naturale principio etico che ha garantito la solidarietà e la sopravvivenza dell'umanità.

    L'ingiustizia totale non può che essere ri-giustificata tramite il razzismo di sangue, chiamato ipocritamente "spirituale" da colui al quale l'anima gli è già stata divorata alla nascita.

    L'impero britannico 2.0 - denazionalizzato, ma ben connaturato culturalmente - si sta preparando ad un olocausto nucleare.

    Qesti ci stanno angosciando con l'incubo del TTIP ma si stanno in realtà preparando alla guerra.

    Perché?

    Per l'ebbrezza del potere.

    Non c'è altro. Questo è l'unico nichilismo intrinsecamente significante.

    C'è solo conflitto tra classi.


    (Mentre il papa prende il premio Carlo Magno, che è il premio gemello del premio Kalergi - ma che ricorda che "l'impero è sacro" - la Santa Romana Chiesa si premura pure di ricordare da che parte sta nella lotta di classe, evidenziando che il "santo" padre è pontefice e non muratore.


    Non ci sono più i "liberi muratori" di una volta...)

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    1. Eh sì .. vabbè: è finito il tempo dei magūtt o magutt o magüt soppiantati dal Grande Ispettore Commend(t)atore, dal Sublime Principe del Real Segreto e dal Sovrano Grande Ispettore Generale .. e comunque Orwell era un dilettante.

      Tiremm innanz !!

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  2. La prossima volta che ti trovi davanti a un "filosofo della democrazia" renitente ai fatti, ricordagli che in greco la parola σοφία indica innanzitutto l'abilità, la pratica (per cui risulta σοφός chi è esperto, perito), ragion per cui la figura del filosofo che, a furia di guardare in alto, mentre cammina in avanti cade nel pozzo che era proprio sotto di lui, oltreché ridicola, è paradossale. Non è un caso se tutti i maggiori filosofi sono stati anche grandi pensatori politici.
    Se i filosofi "moderni" non risultano in grado di adeguarsi alla realtà della loro professione, invita loro a recuperare quantomeno un po' di σωφροσύνη, cioè di buon senso (per cui è σώφρων chi è assennato).
    Che grande tamasha il nostro mondo! E pensare che ci siamo dentro...

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  3. Oggi a Roma la consegna del premio Carlo Magno a Papa Francesco , con discorsi dei relatori in tedesco senza sottotitoli e risposta Letta dal Papa in italiano ( il nostro presidente del consiglio inquadrato sembrava non comprendere ne' i primi ne' il secondo , il capo della BCE a testa china leggeva il testo dei discorsi in tedesco) ?!

    Vi sottopongo questa interessante intervento del prof Barbero perché conoscere la storia di CarloMagno e la potenza dei simboli... aiuta e fa' riflettere , in particolare quanto riportato a partire dal min 46' 30"

    Alessandro Barbero e Giuseppe Albertoni, ''Carlo Magno'' http://youtu.be/K1vS_Rdn88s

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  4. Se l'Europa e' nonna , ma deve diventare mamma e guai a chi la tocca ... Se no gli tiro un cazzotto !!! http://youtu.be/G1dviTuVNI4

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  5. “Un carattere singolare del sistema classico fu l’assenza in esso di una teoria delle depressioni: cosa peraltro non sorprendente, in quanto esso ne escludeva per natura le cause pertinenti. L’equilibrio a cui l’economia si adattava era un equilibrio di piena occupazione; era questo il risultato cui conducevano inevitabilmente le variazioni nei salari e nei prezzi. C’era inoltre la legge di Say. Una depressione, come è più ovvio, è un periodo in cui le merci si accumulano per mancanza di compratori; gli operai, di conseguenza, rimangono disoccupati perché, data l’esistenza di numerose merci in quantità più che sufficienti e i magazzini pieni, è inutile produrne altre. Ma una mancanza di compratori significa scarsità della domanda, e la legge di Say specificava nei termini più chiari che ciò non poteva accadere. Soltanto gli ignoranti e i pazzi potevano credere il contrario. Ogni economista degno di questo nome sapeva che dalla produzione deriva in ogni tempo il flusso di potere d’acquisto che è per sua natura sufficiente a comprare ciò che viene prodotto. …Poteva non esserci un rimedio per la depressione se la depressione era stata esclusa dalla teoria. I medici, persino quelli di maggiore reputazione, non hanno una cura per una malattia che non può esistere. …La conseguenza di tutto ciò fu che, quando dopo il crollo della borsa dell’ottobre 1929, la Grande Depressione si abbattè sull’economia americana, gli economisti nella tradizione classica…si fecero da parte. Era una reazione prevedibile. Due fra le principali figure del tempo, J. Schumpeter…e Lionel Robbins…si premurarono di raccomandare di non fare nulla” (Galbrauth, Storia dell’economia, 216-218).

    Non sanno come uscire dal problema. Ovvio, non se lo sono mai posto. C’è una voragine nella loro strampalata teoria in cui il problema nemmeno figurava! (d’altronde non ne hanno mai risolto uno nella storia economica). Fulgido esempio di cretinismo economico. Mi sarei aspettato un Draghi alla Schumpeter che non muovesse una foglia: sarebbe stato più coerente (e per questo hanno sostanzialmente già perso). Ed invece devono votarsi allo speramentalismo economico, vanno a tentoni mentre la gente crepa. Devono difendere il mostro con la testa a forma di €, anche se per Angela la priorità è il recupero credito. Davvero brutta storia i fenomeni condominiali. Tuttavia, quando una ciambella (come in questo caso) nasce con un buco non considerato, non è possibile facilmente rimediare, a meno di spacciare come soluzioni opzioni di stampo darwinista - come segnala Bazaar – buone per coprire i vuoti di pensiero. Dagli imprenditori della rivoluzione industriale inglese ai baroni ladri degli affaristi americani, il capitalismo è storia di crudeltà gratuita e sadica, da atlante di psichiatria. L’affarista americano J.P. Morgan (un glorioso antenato) comprò 5.000 fucili difettosi a 3.50 dollari ciascuno per poi venderli all’esercito americano a 22 dollari. Ai soldati che utilizzarono quei fucili difettosi saltarono via i pollici. "Le truppe che si ferirono con quei fucili intentarono causa contro Morgan ma persero poiché a quei tempi i tribunali decidevano in favore dei baroni ladri (Storia del popolo americano: dal 1492 a oggi, Milano, 255). Dove ci siamo andati a ficcare. (segue)

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  6. Rileggo Gramsci, sempre lui, e scopro un’attualità impressionante nelle sue parole, una lucidità di pensiero commovente per un uomo costretto in quelle condizioni di degrado. Per lui lo Stato deve avere “una funzione di prim’ordine nel sistema capitalistico” (Quaderni del carcere, Gerratana, 1975, 1276”), lo Stato “concentra il risparmio da porre a disposizione dell’industria e dell’attività privata, come investitore a medio e lungo termine: creazione italiana dei vari Istituti di Credito mobiliare, di ricostruzione industriale, trasformazione della Banca commerciale, consolidamento delle Casse di risparmio, creazione di nuove forme nel risparmio postale”. E per sopperire alle incertezze di trovare fondi nel mercato della finanza internazionale, lo Stato convoglia il risparmio verso investimenti privati “per necessità economiche imprescindibili”. E’ lo Stato che deve svolgere politiche pubbliche in quanto il “puro controllo non è sufficiente” (1101). Poi fu la Costituzione. E se mandassimo una copia dei Quaderni a Renzi?

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    1. Schumpeter e Robbins ebbero la loro bella rivincita perpetua e inarrestabile nel dopoguerra: oggi sono, il 1° direttamente nel Pantheon delle grandi menti, il 2° attraverso l'internazionalismo federalista (€uropeo) dei mercati, portatori sani di iper-legittime analisi decostruttiviste degli Stati.

      Alla faccia di Gramsci che, dal carcere, anticipava il socialismo democratico costituzionale recepito nella Costituzione, in dettagli che furono poi chiaramente trasposti nell'art.47: proprio quello che, oggi, è oggetto della maggiore incomprensione (strategica: anche se l'istinto di autoconservazione dell'elite eurista-bancaria nazionale, mostra qualche timida tendenza al ripensamento...tardivo).

      Consigliare qualsiasi lettura sulle all'attuale classe politica, nell'intero continent€, a essere realisti, è un esercizio crudele:
      tutto è stato già pensato e descritto in ogni possibile sviluppo del pensiero economico e istituzionale (motivo per cui Draghi, che è il vertice di ogni immaginabile escogitazione di soluzioni, è impossibilitato ad soluzioni adattative alla realtà che si ribella, come di consueto, agli schemi neo-classici del liberismo al potere).

      L'elaborazione dell'analisi politica, infatti, è ormai rigidamente prestabilita dal mainstream mediatico, controllato capillarmente dalle forze del mercato internazionale (che possiede i media incumbent e finanzia tutta la ricerca "visibile"), e poi recepita in zelante osservanza ortodossa da decidenti politici con illimitato spazio di validazione a posteriori in sede mediatica.

      Per questo, ieri ho visto opporre ad Azzariti la piena liceità di una riforma costituzionale proposta a colpi di maggioranza d governo, perché, in un convegno del 1951 (!), si era detto che la Costituzione serviva a paralizzare il decisionismo dei governi e a portare l'Italia alla paralisi economica.
      Il conduttore ha lasciato che ciò fosse detto, da un dotto esponente della maggioranza, zittendo il civile, ma indignato Azzariti, senza battere ciglio...

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    2. Visto che siamo in vena di citazioni gramsciane e parlando di "opinione pubblica": "Ciò che si chiama “opinione pubblica” è strettamente connesso con l’egemonia po­litica, è cioè il punto di contatto tra la “società civile” e la “società politica”, tra il consenso e la forza. Lo Stato quando vuole iniziare un’azione poco popolare crea preventivamente l’opinione pubblica adeguata, cioè organizza e centralizza certi elementi della società civile" (Gerratana (a cura di), Quaderni del carcere, vol. II, Einaudi, Torino, 1977, pag. 914).

      Ossia: "esiste la lotta per il monopolio degli organi dell’opinione pubblica: giornali, partiti, par­lamento, in modo che una sola forza modelli l’opinione e quindi la volontà politica na­zionale, disponendo i discordi in un pulviscolo individuale e disorganico" (Ivi, pag. 915).

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  7. Ai tempi di Gramsci o di Giordano Bruno in effetti le elites erano infinitamente piu' deboli rispetto ad oggi, se avevano la necessita' di incarcerare o di eseguire supplizi estetici. Oggi il sistema e' democraticamente totalitario: possono pemettersi anche nicchie di contestazioni ininfluenti, coperti come sono, infatti, dagli ossessionanti slogan. Come si fa ad invertire l'egemonia in queste condizioni. Bisogna unire l'umanita' pensante e quella sofferente. Ma se la prima e' sterilizzata o parteggia travestita per il padrone, cio' e' impensabile. Il vero enigma politico da Platone a Spinoza e' come mai gli schiavi siano sempre disposti a difendere le catene

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    1. Avevamo accennato ad una risposta all'enigma in questo scambio nei commenti
      http://orizzonte48.blogspot.com/2016/04/metafisica-e-mercato.html?showComment=1462101955579#c110409299248187645
      La "quinta colonna" non è una metafora (ma i limiti percettivi correnti non lo rendono intuitivo)

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