1. Lo sappiamo già, avendolo tante volte evidenziato: il nodo delle elezioni e della potenziale e conseguente formazione di un prossimo governo sta tutto nell'approvazione della legge di stabilità imposta dall'appartenenza all'eurozona.
C'è chi mostra di averlo capito, e ne predispone un metodo di risoluzione, e c'è che fa finta di non capirlo; e crede così, forse con successo, di potersi tirare fuori dalle responsabilità del più probabile metodo risoluzione del nodo in questione che sta delineandosi.
Ma questo nodo, - e dovrebbero accorgersene tutti, se fossimo in una normale situazione legalitaria, caratterizzata dalla "sovranità democratica del lavoro" prevista dalla Costituzione -, attiene alla decisione fondamentale che spetta agli organi di vertice, cioè, anzitutto, al plesso parlamento-governo: cioè alla decisione (quella, appunto, sulla manovra di stabilità), che più di ogni altra caratterizza l'assetto degli interessi economici e sociali della comunità nazionale e, come tale, che più caratterizza l'indirizzo politico che dovrebbe essere raccordato con la volontà popolare che emerge(rà) dalle elezioni.
2. Invece, il nodo si avvia ad essere risolto in un modo che, come preannunciano molte premesse e dichiarazioni politiche, prescinderà, secondo €uro-prammatica, dall'espressione del voto: assecondando la nuova ridislocazione della sovranità, la decisione fondamentale di indirizzo politico legislativo, sarà una mera conseguenza automatica e tecnocratica, predeterminata dal vincolo €sterno.
Le elezioni non potranno influire su tale caratteristica ormai strutturale del processo politico italiano, desovranizzato, e, entro questo quadro, l'apparente spazio di manovra spettante al governo, e che il parlamento, in qualunque composizione, sarà chiamato meramente a ratificare, riguarderà la eventuale flessibilità che sarà concessa, con potere sostanzialmente insindacabile, da parte delle istituzioni dell'eurozona.
3. Molti dei lettori potranno trovare questa premessa come qualcosa di scontato: ma, ammettiamo pure che fa sempre una certa impressione sentirlo ripetere nei suoi termini esatti, visto che il sistema mediatico mainstream si astiene sistematicamente dal rilevarlo.
Si pretende dunque che la questione sia, come si dice volgarmente, "passata in cavalleria" e accettata per "sfinimento": come abbiamo notato qui e come sostanzialmente enuncia anche Luciani quando sottolinea: "...la classica questione del
deficit democratico delle istituzioni eurounitarie, che pel solo fatto
d’essere risalente alcuni vorrebbero cancellata – diciamo così – per stanchezza”.
4. Ma veniamo al metodo che si affaccia all'orizzonte, in vista delle elezioni, per superare il fatidico "nodo" dell'approvazione della manovra di stabilità senza doverne pagare (possibilmente nessuna forza politica) il prezzo elettorale.
Partiamo dal dato della legge elettorale: si profila un ampio accordo parlamentare sull'approvazione di un proporzionale fortemente temperato (quasi) alla tedesca: cioè con uno sbarramento al 5% ma con l'assegnazione del 50% dei seggi in collegi uninominali con sistema maggioritario (cfr: Il Messaggero di oggi pag. 3).
Il vantaggio di questa soluzione sta proprio nella peculiare (e apparentemente paradossale) soluzione al problema della governabilità che offre tale sistema.
La deriva di sgretolamento dei partiti di massa derivante dalla desovranizzazione legata alla devoluzione del potere di indirizzo politico-economico alle istituzioni internazionali (segnatamente a quelle dell'eurozona), quale ampiamente illustrata da Rodrik (sempre qui, p.6), rende difficile la raccolta del consenso della maggioranza, in Italia come altrove: i partiti non si occupano dell'assetto del conflitto distributivo tra capitalismo, che impone le regole del "diritto internazionale privatizzato" e comunità sociale, essendo il concetto di "piena occupazione", com'è noto, subordinato alla stabilità monetaria e all'aggiustamento deflattivo sul lavoro.
5. Cosa si fa dunque?
Se ne prende atto, si strutturano partiti di potenziale governo, e opposizioni "principali", sostanzialmente, e ostinatamente, indifferenti (nel messaggio politico che concretamente trasmettono sullo scenario elettorale), su questi punti precostituiti dal sistema istituzionale sovranazionale, e si procede a creare una situazione in cui nessuno sia direttamente investito della responsabilità politica interna di questa scelta.
Questa scelta deve apparire come uno sfondo scenografico inevitabile, una predeterminazione meteorologica del quadro delle decisioni politiche "possibili", senza che costituisca più l'oggetto principale del dibattito politico e, ancor più, elettorale.
5.1. Il proporzionale alla tedesca risulta lo schema ideale per questo tacito accordo di deresponsabilizzazione delle forze politiche nazionali, che implica la contraffazione della realtà per cui nessun partito, tra quelli principali, ne assume il costo della scelta fondamentale in termini di perdita di consenso. I partiti sono destinati a ridursi, in funzione dello sbarramento:
a) a quelli che possono governare in varie e magari (parzialmente) inedite alleanze;
b) a quelli che, comunque, possono stare all'opposizione senza porre in contestazione, e far emergere, la de-sovranizzazione; che è poi inutilità del voto dato a questo o quell'altro partito che emergerebbe dall'applicazione dello sbarramento al 5% (infatti, ribadiamo, questo o quell'altro, ai fini della decisione fondamentale di indirizzo politico nazionale, "pari son").
6. Verifichiamo nei fatti (dichiarazioni e "promesse" politiche), questa ipotesi ormai (molto) operativa.
Anzitutto: il Capo dello Stato, apprendiamo negli ultimi giorni dai principali media, pone come pregiudiziale, allo stesso "via libera" a qualsiasi scioglimento delle Camere, "la questione dei conti pubblici e degli impegni con l'UE, in nome dei quali il Quirinale teme lo scenario del voto in autunno" (FQ di oggi, pag.2).
Più esplicito ancora Il Messaggero odierno a pag.5:
"C'è uno scenario che preoccupa il Quirinale. Ed è quello che dalle urne non esca un chiaro vincitore e, dunque, occorrerà del tempo, in piena sessione di bilancio, per dar vita a un nuovo governo. Da qui la preferenza per il voto a scadenza naturale (nel 2018)...Oppure, in alternativa, l'idea di un "patto" che impegni chi siederà nel prossimo Parlamento a varare - come primo atto- la legge di stabilità entro il 31 dicembre, evitando l'esercizio provvisorio".
E quindi, in questa ottica, di generale convenienza, per i partiti principali, di votare entro l'autunno con semi-proporzionale alla tedesca, prosegue l'articolo:
"il capogruppo del Pd, Ettore Rosato, in ogni caso mette a verbale: - Corriamo per vincere e dunque fare noi la manovra economica. Detto questo, se ci fosse una situazione di stallo, fin d'ora possiamo dire che....vuoti di potere in ogni caso non ce ne saranno; per l'ordinaria amministrazione resterebbe incarica Gentiloni..e come il Pd ha già fatto nel 2013 con Monti, quando votò il piano per il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, in assenza di un nuovo governo voteremo la legge di stabilità-".
7. Secondo punto.
Per votare la legge di stabilità, più che il precedente del 2013 citato da Rosato, vale quello, molto più vicino, del voto, rapidissimo, del 6 dicembre 2016, con il "congelamento" delle dimissioni del governo successive all'esito del referendum condizionate, appunto, alla pronta approvazione della manovra per il 2017.
In quell'occasione avevamo, tra l'altro, notato che "un
governo che sia dimissionario, o dimissionario condizionato, svolge
praticamente un identico ruolo "depotenziato" di fronte alle Camere ai
fini dell'approvazione di bilancio e relativa "manovra".
Se ci aggiungiamo che, in questo caso, il governo dimissionario sarebbe in più scorrelato da qualsiasi precedente rapporto fiduciario con le "nuove" camere, ne discenderebe che la legge di stabilità sarebbe, politicamente...figlia di tutti e di nessuno.
8. E qui entra in scena il terzo fatto.
Nel frattempo, evitata la prospettiva, almeno formale, di assumersi il peso della responsabilità politica (fittiziamente imputata al governo Gentiloni) della legge di stabilità, la maggior parte delle forze politiche (a onor del vero, eccettuata, allo stato, la Lega) avrebbero potuto fare campagna elettorale contando sulla comune ascrivibilità a "tutti" dell'assoggettamento ai diktat €uropei in materia di bilancio.
E ciò in quanto potranno invocare l'esigenza di un rispetto per la volontà del Capo dello Stato, in base ad un impegno che verrebbe offerto come mero strumento per arrivare alle agognate elezioni.
E senza dover ammettere che, in concreto, queste stesse elezioni non deciderebbero alcun nuovo indirizzo politico, potrebbero con tutta calma dedicarsi all'accordo post elettorale, nel nuovo parlamento.
8.1. Infatti, i tempi di formazione del nuovo governo, divenuta cosmeticamente irrilevante, come mera formalità ascrivibile semmai al Capo dello Stato, la manovra economica, - per un punto di PIL di consolidamento fiscale!!!-, potrebbero ricalcare queste esperienze:
"Dalla
seconda guerra mondiale, i governi hanno avuto un tempo medio di formazione di
72 giorni, da paragonare alle 4-6 settimane necessarie per formare una tipica
coalizione in Germania. Il record olandese sono i quasi sette mesi necessari
nel 1977, ma anche ciò impallidisce rispetto al suo vicino, il Belgio, che dopo
le elezioni del 2010 ha impiegto 541 giorni per arrivare a un accordo di
coalizione".
316
giorni per formare un governo conservatore "di minoranza" in
parlamento (dopo ben due elezioni rivelatesi inutili a chiarire una precisa
maggioranza): un governo che si regge sull'astensione "collaborativa"
(!) dei socialisti, che non hanno interesse a sottoporsi a una terzo voto
politico in tre anni, dato che temono di uscirne letteralmente distrutti".
9. Qui mi fermo.
Alcuni, forse, (pochi probabilmente) potranno riflettere sulla connessione tra questo scenario, appena descritto, e questo post e il dibattito che ne è seguito nei commenti: magari, con una esemplificazione così concreta potranno comprendere meglio il senso urgente di certe "correzioni".
Morale della favola: la sovranità è perduta (insisto almeno sul punto 1 e sul post da esso richiamato)?
Poco male, basta che nessuno se ne accorga...
Mi par di capire, sintetizzando al massimo che la strategia politica sia di:
RispondiEliminaa) imporre la manovra per il tramite di un particolarissimo 'stato di eccezione': in pratica sarà proposta da un governo dimissionario ad un parlamento non in grado di esprimere una maggioranza e che la approverà seguendo la regola del 'tutti colpevoli nessun colpevole' (voto magari accompagnato da una spruzzatina di 'spread', giusto per sollecitare 'l'urgenza');
b) un sistema elettorale che, di fatto, porti a compimento lo svuotamento 'idaraulico' delle elezioni.
Anche il comportamento del Capo dello Stato è singolare: fondamentalmente sta dettando a priori l'agenda politica del futuro Parlamento.......
Ma questa tattica funzionerà? La posta in gioco non è più la mera sopravvivenza politica, ma la tenuta del 'sistema-Paese'. Veramente non c'è coscienza di questo? Quella d'ottobre potrebbe essere la 'manovra' che apre per noi le strade della Grecia......
Forse (dico forse), ci potrebbe essere una visione alternativa, dove un governo dimissionario e un parlamento senza maggioranza tergiversino con continui rifacimenti della manovra per prendere tempo, finendo alla fine, comunque nell'esercizio provvisorio?
Forse, questa volta, ci stiamo davvero avvicinando alla svolta frattalica? Tutti cercano di sfilarsi dalle responsabilità di una guerra ormai persa e la scelta sta diventando dicotomica: o l'occupazione, o la liberazione.......
Ottima sintesi.
EliminaE che ha il pregio di indicare l'altra faccia della medaglia della deresponsabilizzazione circa un livello di rinuncia alla sovranità che, (specie dopo l'elezione di Macron, bisogna dirlo), non è detto che possa funzionare; per quanto abilmente la si tenti di camuffare.
E questa "altra faccia", è quella di una segreta riserva mentale, anche piuttosto estesa tra tutti i partiti, verso una corsa a non sostenere una guerra ormai persa.
In effetti la dicotomia è del genere "Churchill": potevamo scegliere fra l'occupazione (tedesca, via trojka incorporata, alla Monti) e la liberazione.
Abbiamo scelto l'occupazione (ma all'italiana, senza assumercene la responsabilità fino in fondo) e saremo costretti alla lotta di liberazione...
Mi viene da dire che si raggiungono livelli di irresponsabilità sempre più alti.
RispondiEliminaMa non credo che ci sia molta "non coscienza" dei propri atti. Ciò potrebbe essere dimostrato proprio dal fatto che si rifugga la responsabilità politica interna.
Detto ciò, la situazione è molto positiva (per ESSI): sovranità perduta, illegalità costituzionale, deresponsabilizzazione e nessuno (o quasi) che se ne accorge.
Permettetemi: "Mamma mia come godono ESSI".
Salva, come dice Lorenzo, una "svolta frattalica" (apparentemente inaspettata: come lo fu il 25 luglio, in effetti)
EliminaEh ma dopo il 25 luglio ci fu l'8 settembre e... la Merkel fece liberare Mussolini, e dopo Resistenza e '48 gli sconfitti rimasero tutti ai loro posti, se si eccettua il Mascellone e (troppo) pochi altri.
RispondiEliminaSe il frattale regge, era meglio morire da piccoli: non ci libereremo mai dell'eterno... liberalismo italico [cit. Sciascia con licenza] e delle classi dirigenti cancerose, vera invarianza della nostra storia.
"Morale della favola: la sovranità è perduta"
RispondiEliminaFinche' rimane almeno la sovranita' territoriale (e solo quella e' rimasta) c'e' sempre speranza.
I 'Gajdar' non durano per sempre.....
https://it.wikipedia.org/wiki/Egor_Timurovi%C4%8D_Gajdar
E' riuscita a riprendersi la Federazione Russa dopo il tracollo dell'URSS, ce la faremo anche noi.
Attenzione, perché il Messaggero sbaglia, e di grosso. Il sistema tedesco è proporzionale puro, non "semi". E' vero che metà dei seggi sono uninominali, ma vengono scorporati da quelli cui hanno diritto tutti i partiti che superino lo sbarramento al 5%. Quindi, alla fine, ognuno che superi la soglia ha i seggi che si merita, per così dire. E questo mi porta ad affermare che se il M5S supera il 25% (arrivando almeno al 27) e la Lega fa il 15, e FdI il 5, ci sarà, in linea teorica, s'intende, questo tipo di maggioranza "sovranista" (o pseudo-sovranista, dipende dalle opinioni, certamente). Insieme, infatti, avrebbero il 52% dei seggi, sia alla Camera, sia al Senato.
RispondiEliminaQuindi, sempre in linea teorica, si aprirebe lo scenario peggiore per Napolitano e tutta la quinta colonna dei Quisling euristi installati tra Quirinale, Bd'I, Corte e giunte regionali. Le cito, perché sarebbe a partire da queste casematte che lo stato profondo andrebbe alla battaglia (eversiva) contro la volontà popolare e la Costituzione del 1948. E quindi a quei 3 soggetti politici spetterebbe il compito di conquistare o neutralizzare esattamente queste casematte, onde evitare il golpe eurista. Che poi il destino d'Italia debba dipendere dai 5S, da Salvini e dalla Meloni, gela un po' il sangue. Ma in ciascuno di questi gruppi ci sono anche persone di valore. E con un grosso, grosso colpo di fortuna...
Sempre essendo certi che i 5S siano sovranisti...
EliminaIl che è escluso ontologicamente, prima ancora che dalla re ignota (per loro) di "sovranità costituzionale democratica del lavoro", essenzialmente in base ad un algoritmo che ne caratterizza l'offerta politica in base alla rilevazione ex post delle tendenze pop "preferenziali" pro-tempore dell'elettorato.
EliminaFerma restando l'esplicita impronta, fortemente neo-liberista (hayekiana, se sapessero di cosa si tratta), denotata dal casta-cricca-corruzzzzione e, above all, dal dogma del reddito di cittadinanza
ahimé, è molto possibile, se mi passate la brutta espressione, che voi abbiate ragione. Ma ci sono persone razionali e in buona fede, tra i 5S. Buona fede e razionalità, credo, sono l'unica pozione miracolosa che sia mai esistita. ma non è detto che funzioni, questo è certo
EliminaIl destino d'Italia, leggendo Visco "E' un'illusione pensare che la soluzione dei problemi economici azionali possa essere più facile fuori dall'Unione economica e monetaria. L'uscita dall'euro, di cui spesso si parla senza cognizione di causa, non servirebbe a curare i mali strutturali della nostra economia; di certo non potrebbe contenere la spesa per interessi, meno che mai abbattere magicamente il debito accumulato. Al contrario, essa determinerebbe rischi gravi di instabilità"." ed il Sole24Ore "a Commissione europea ha pubblicato oggi una relazione sul futuro dell'unione monetaria. Consapevole del fatto che rafforzare la moneta unica significa anche migliorare la convergenza tra le economie nazionali, oltre che trasferire poteri dalla periferia al centro, l'esecutivo comunitario ha presentato una serie di opzioni. Tra queste, al di là della nascita di nuovi titoli pubblici europei, c'è anche l'idea di condizionare l'uso dei fondi comunitari a nuove riforme economiche." in campo economico/ politico si decide a Bruxelles/ Francoforte.
RispondiEliminaCome detto bene qui, non importa quanti no (come popolo) dirai, ti prenderanno per "sfinimento". Unica soluzione è crisi devastante (in arrivo da Australia/ Usa?), crollo generale dei mercati. Cioè una tabula rasa. E, condizione necessaria, consapevolezza popolo italiano che solo fuori dagli attuali schemi imposti da UEM si può crescere e prosperare (via moneta unica, BDI controllata, Stato attore economico "giusto ed equo", separazione banche). Ma ci deve essere un consesso a livello generale, che a conti fatti attualmente risulta ben lungi dal poter essere attuato. Liberismo e liberoscambismo sono attuale Vangelo... il resto è "eresia"...
C'è anche da aggiungere la quantificazione dell'entità del "contenimento" e della sua durata nel tempo, sottintesa da queste rutilanti affermazioni e prospettive (meglio, per chi è consapevole: "minacce dirette alla democrazia costituzionale").
EliminaInfatti BdI twitta, senza alcuna remora o esitazione:
"Con tasso di crescita 1% e inflazione 2%, saldo primario a 4% ricondurrebbe rapporto debito/#PIL al di sotto del 100% in 10 anni".
Il senso della realtà, quantomeno attestato dagli effetti recessivi delle manovre Tremontian-Montian-Lettiane verso il pareggio di bilancio (cioè verso il saldo primario al 4%), è un optional: dieci anni di saldo primario a quei livelli, - IN AGGIUNTA, agli effetti di quello record mondiale già accumulato dal 1992-, significano disoccupazione strutturale ben oltre la doppia cifra, aggiuntiva e finale deindustrializzazione nonché massiccia depatrimonializzazione generale.
Se non altro resa TINA per finanziare gli interventi pubblici di salvataggio bancario che, in dieci anni di macelleria sociale, sarebbero indispensabili per il dilagare delle sofferenze.
E il tutto condito da feroci e disumane campagne di stampa di colpevolizzazione degli italiani "difettosi", dallo scontato fiorire di "provvidenziali" scandali corruttivi, e dall'asservimento come popolo di camerieri, speed-boys, laureati da call center et similia, nonché bagnini...sedati dal reddito di cittadinanza.
Naturalmente a prezzo di privarsi definitivamente di pensioni, pubblica istruzione e sanità pubblica.
E il bello è che neppure otterrebbero la fantasmagorica crescita (media) all'1% per 10 anni in pareggio di bilancio (quantomeno per erosione della base imponibile e crollo fiscalmente indotto delle entrate, mentre il numero dei disoccupati e dei working poors diventerebbe pandemico dilatando le esigenze di erogare il r.d.c, in uno con il suo inevitabile abbassamento deflattivo-salariale (fino a divenire concorrenziali con la Bulgaria).
Quello che otterrebbero è una gigantesca fase recessiva iniziale seguita da rimbalzi di crescita, stile Spagna, o Grecia, caratterizzati da un redistribuzione verso l'alto del PIL verso...gli a.d. mandatari degli investitori esteri (che compreranno pure il Quirinale e lo riaffitteranno allo Stato italiano al prezzo che vorranno...).
E questa sarebbe la "convergenza" delle €conomi€ (intermedia verso quella greca o spagnola, con l'obiettivo finale di Bulgaria o Alabania).
A sentire BdI, dunque, la grande truffa de "il problema è il debito pubblico" deve proseguire a qualsiasi costo economico, sociale e, dunque, politico.
Mi sa tanto che la storia dei "vaccini" obbligatori è solo un esperimento iniziale per arrivare a imporre il trattamento Attali a tutte le unità (=cittadini italiani) considerate improduttive.
E non è un'ipotesi scherzosa...
Aggiungerei due cosucce:
Eliminaa) oltre al trattamento ATTALICO-MALTHUSIANO, propinato come nuova frontiera del politically correct (eutanasia come "diritto"!!!), mi pare scontato che, come già oggi accenna Padoan, VOTARE DIVENTA UN INUTILE IMPACCIO;
b) questo quadro pare ben corrispondere all'attuale cultura, visione economica, e capatità di comprensione critica del M5S.
Almeno in una prima breve fase: poi, il fastidio per lo scontento sociale incontenibile, porterebbe alla soluzione a).
Ma noi italiani (a livello di èlite dirigenziale nazionale) siamo più lealisti del Re (oserei dire più nazisti dei nazi ma non lo dico)... infatti Schaeuble non vira "a sinistra": "La posizione di rifiuto degli eurobond e di condivisione del debito non è cambiata.". Sembra quasi che provi gusto a smentire Visco.
EliminaTornando all'ex presidente della BDI, credo abbia uno sdoppiamento della personalità, perchè prima dice: "Il debito pubblico e i crediti cosiddetti deteriorati "riducono i margini di manovra dello stato e degli intermediari finanziari; entrambi rendono vulnerabili l'economia italiana alle turbolenze sui mercati e possono amplificare gli effetti delle fluttuazioni cicliche". Visco sottolinea che "l'elevato debito pubblico è un fattore di vulnerabilità grave, condiziona la vita economica del paese" poi invece "L'adeguamento strutturale dell'economia - rileva ancora - richiede di continuare a rimuovere i vincoli all'attività d'impresa, incoraggiare la concorrenza, stimolare l'innovazione" mentre sul fronte della spesa pubblica "deve tornare a crescere la spesa per investimenti pubblici in calo dal 2010".
A parte il fatto che, come ben dici, la teoria del debito pubblico causa di tutti i mali è un grandissimo FAKE (è un effetto, non causa, della crisi "imposta"), ma non riesco a capire come si voglia ridurre il debito pubblico ma allo stesso tempo rilanciare gli investimenti pubblici fermi dal 2010. Applicando il PNC aristotelico, è impossibile che si voglia perseguire la riduzione del debito pubblico e dall'altra spingere con la leva degli investimenti. Perchè gli investimenti, da che mondo e mondo, a livello statale vengono effettuati prima (cioè prima spendi) e solo dopo si vedono i frutti (innovazione, creazione posti di lavoro, aumento entrate fiscali e PIL, riduzione debito rapporto/PIL).
Visco confonde inoltre la virulenza degli NPL, che sono un fardello per l'economia che stagna o decresce, ma diventano gestibili in una economia che cresce. Gli intermediari finanziari inoltre non prestano perchè non ci sono condizioni "sane" per farlo... centra meno il fatto degli NPL... sul lavoro è inutile dilungarsi visto che lo richiama molto ma a conti fatti appoggia la precarizzazione selvaggia... Da applausi anche il passo: "Non c'è stata piena consapevolezza anche al livello politico" dei rischi derivanti dalle norme sul bail in e della vendita, che era "del tutto legittima" secondo le norme, delle obbligazioni subordinate delle quattro banche finite in risoluzione. Sostiene Visco nelle considerazioni finali.".
Loro lo firmano, loro lo scaricano a frittata fatta. Un fallimento su tutta la linea (guardandolo dalla mia parte), un successone guardando il suo operato dalla parte delle èlite. E' proprio vero, votare oramai è più di un impaccio. Mi fa ridere, se non pena, vedere chi va a votare le primarie (pagando pure!!!!) dimostrazione sostanziale dell'annacquamento di quello che una volta era il diritto al voto.
E' inoltre vergognoso leggere, come ben sottolinei, un eminente economista come Ignazio Visco affermare che bisogna continuare nel consolidamento della finanza pubblica perdurando gli attuali livelli di avanzo primario rispetto al PIL. Son parole che lasciano basiti ed anche io ho stentato nel trattenermi non appena le ho lette sui principali organi di stampa. Fare finta che ciò sia salutare, mentre in realtà sottrae linfa all'economia nazionale, è a dir poco ipocrita, falso e criminale. Povera Costituzione, povera Italia.
Eppure la storia insegna che passare alla soluzione a) per contenere lo scontento sociale porterà, alla fine, con elevata probabilità ai carri armati nelle strade per contenere la gente esasperata. Vogliamo tornare per davvero a questo?
EliminaE 'oltre' questo, la storia insegna che vengono solo due cose: o il regime rimane in sella, con un modello autoritario da Argentina negli anni '70, o vince la rivoluzione, che comunque avrà i suoi roghi e le sue vittime.....
Io mi domando: veramente ci si vuole dimenticare la storia e tornare indietro fino a questo punto......solo per sofddisfare la cieca avidità di pochi ricchi che, in un modello socialdemocratico di società, rimarrebbero comunque tali?
Sì davvero...non possiamo più avere dubbi in proposito.
EliminaCome non li ha Visco...
Io non ci credo ai carrarmati per via della gente esasperata e meno ci credo quanto più si sarà poveri, quindi disorganizzati e disperati. Se non è successo in Grecia dove hanno protestato finché possibile e dove sono stati massacrati di tagli e di botte, non succederà manco da noi.
EliminaPotrebbe accadere di più in Francia, se la pressione fosse insostenibile, forse, una protesta di dimensioni più ampie e drastiche: c'è una tradizione storica diversa, carri o no.
L'anno scorso i sindacati hanno frenato la base contro la loi travail, non si sarebbe arrivati a quello, sicuramente, ma l'impazienza e la disponibilità c'erano: sono state sfiancate in "giornate di lotta" disperse che seguivano i passi di approvazione della legge fino a far ritrovare tutti confusi e la legge già in vigore.
Da noi non credo. Per fare queste cose ci vogliono un'idea e una pratica di organizzazione, una coscienza e una discussione di resistenza e di rivolta che in Italia non ci sono. C'è il perbenismo per impedirlo, schizzinosamente. Né ci sono schieramenti politici in grado di pensarle, proporle e organizzarle. Ci sottometteremo e brontoleremo, ci scapperà qualche morto isolato, ma è già successo, sì, "che vergogna" è vero?? diciamo così, noi, ma dopotutto così deve andare, no?
Ciò non toglie che la prospettiva sia terrificante allo stesso modo dei carriarmati: sarà un massacro, tacito ma un massacro, negli ospedali, nella vita misera e senza svaghi (ah, il consumismo, questo diavolo seduttove dei povevi!), nel cibo scadente, nel reddito insufficiente, nei servizi che non funzionano, nel reddito di cittadinanza, l'antidoto già previsto alla ribellione inane dei poveri: lo è già, un massacro.
Visco: "L'uscita dall'euro, di cui spesso si parla senza cognizione di causa, non servirebbe a curare i mali strutturali della nostra economia; di certo non potrebbe contenere la spesa per interessi": ma il controllo della banca centrale sì, magari e quanto al debito accumulato come fa a dire che è quello il problema?
EliminaAlla fine l'epicentro e i fenomeni anticipatori delle (più varie) situazioni sono sempre gli USA
Eliminahttps://www.forbes.com/sites/adamandrzejewski/2016/05/10/war-weapons-for-americas-local-police-departments/#73f0c36b4af4
https://en.wikipedia.org/wiki/Militarization_of_police
http://www.economist.com/news/united-states/21599349-americas-police-have-become-too-militarised-cops-or-soldiers
Ora prendi come strutturalmente replicabile, nel liberismo mondialista, il prodiano "ma un giorno ci sarà una crisi..." (patapumf! Una bella bolla finanziaria la cui energia tellurica si sta già accumulando).
Può essere questa estate o l'anno prossimo o...chissà: dipende anche dalle condizioni politiche in USA per dare il via libera al nuovo "aggiustamento"...
Ed allora chiediti: perché credi che insistano così tanto per predisporre, al più presto, il mitologico €sercito €uropeo (a comando centralizzato teutonico)?
Lo sanno quel che succederà quando adotteranno le nuove ondate di austerity emergenziale per "uscire dalla crisi" (e probabilmente gli piace pure immaginarselo).
E poi: quale concreto modo risulterebbe migliore per SOSPENDERE LE ELEZIONI (che anche idraulizzate non sarebbero più a €sito controllabile)?
Magari, in Italia, i carri armati non saranno guidati da soldati italiani.
Almeno nelle fantasie di molti €uropeisti...
Per capirsi su quanto "politiche" siano le condizioni(e si tratta di un quadro tutto sommato soft)
Eliminahttp://www.zerohedge.com/news/2017-05-31/here-are-seven-black-swans-socgen-believes-could-shock-global-markets
In grecia di scontri violenti di piazza ne han fatti diversi negli ultimi anni.
EliminaBisogna anche avere il polso di reprimere la folla quando si vuole tenere in piedi regimi del genere.
Non serve arrivare fino ai carri armati perché la situazione sia pesante da gestire.
I nostri politici sono pronti a questo? Sanno che lì si dovrà arrivare? Vedremo presto
Fermerei un attimo l'eccessiva focalizzazione sulla repressione di piazza: il punto è come arrivare a una sterilizzazione formalizzata del voto. Questo richiede anche un simultaneo rafforzamento dell'apparato militar-poliziesco a fini interni.
EliminaMa si tratta di uno strumento complementare, sia pure a potenzialità crescente.
Il vero presupposto è creare uno STATO DI ECCEZIONE che porti a compimento una trasformazione istituzionale, facendola apparire senza alternative.
In una società dove "i mercati governano (e ormai in TV lo ripetono in continuazione giornalmente), i tecnici gestiscono e i politici vanno in televisione", è fin troppo evidente come si manifesterà questo stato di eccezione.
La riuscita della manovra dipende dall'incastro corretto nell'ordine cronologico di istituzionalizzazione dei vari elementi costitutivi della stessa: la colpevolizzazione su sprechi&ritardi nelle riforme, l'introduzione di un reddito di cittadinanza, l'inversione causa/effetti sulle cause della crisi economica, in modo che una crisi finanziaria sia inserita in un unico quadro propagandistico che porti al rafforzamento/accentramento di poteri nell'UE.
In Grecia la situazione istituzionale non ha mai superato una certa soglia: le rivolte sono state represse. Ma il voto ha continuato ad esserci e ad essere mediaticamente controllabile.
La Germania prepara un esercito UE guidato dalla Bundeswehr … ricorda un po’ la Wehrmacht con le sue unità straniere, tra cui le mitiche Waffen-SS, quelle che facevano il lavoro sporco per intenderci nei territori occupati: distruzione villaggi rei di collaborazione con i “Banditen”, rapimento e tortura di vecchi, uomini e giovani, impiccagioni e fucilazioni sommarie… ecco il progetto della Merkel…
EliminaIn ogni caso, Frau Merkel ha già scaricato Trump. Gli USA non stanno per nulla recuperando ed anzi le proiezioni sembrano indicare uno slowdown per l'economia... con i tassi già a livello zero o quasi, la FED ha le armi spuntate... Fondi di investimento nel frattempo hanno liquidato asset ai propri clienti investiti nella terra degli Aussie in quanto è prevista una "calamità immobiliare"... i livelli di debito privato a livello globale sono molto elevati... gli ingredienti per un nuovo “fate presto” credo ci siano tutti…
Se non erro, tra gli ultimi a combattere 'fino alla fine' in quel di Berlino vi fu la divisione SS francese 'Charlemagne'. Un caso?
Elimina“… il nodo si avvia ad essere risolto in un modo che… prescinderà, secondo €uro-prammatica, dall'espressione del voto… Le elezioni non potranno influire su tale caratteristica ormai strutturale del processo politico italiano, desovranizzato…”.
RispondiEliminaIn effetti, come riporta La Stampa di oggi, “… anche le parole di Pierre Moscovici, l’altro commissario che segue il dossier dei conti pubblici, sgomberano il campo dai timori e lasciano spazio al pragmatismo: le elezioni non sono mai un problema – ha detto il francese – siamo preparati a prendere tutte le decisioni per ogni tipo di situazione. Siamo attrezzati…”. Già:
“… Quello che la propaganda occidentale chiama il “mondo libero”… è un mondo - parlo dei paesi occidentali più avanzati, USA e Germania occidentale in testa - dove la libertà si è ridotta alla libertà delle microscelte, delle microdecisioni (scegliere il colore della propria automobile o il titolo del proprio giornale, magari il partito per cui votare), ma dove le macrodecisioni, LE SCELTE CHE CONTANO VERAMENTE SFUGGONO A QUALSIASI EFFETTIVO CONTROLLO E PARTECIPAZIONE POPOLARE (anche perché i partiti fra cui si può scegliere hanno quasi lo stesso programma) e anche gran parte delle stesse scelte private, il proprio modello di vita, sono predeterminate dal costume sociale o condizionate dalla pubblicità…. Praticamente fra l’essere individuale di questo uomo moderno e il suo essere sociale …si è rotto l’equilibrio e l’uomo ...tende sempre più a essere un uomo livellato e standardizzato.
…. i partiti politici sono venuti meno al loro compito di mediazione fra la collettività statale e i cittadini… I partiti si sono sviluppati come organizzazioni elettorali intorno al sistema parlamentare e si può dire che nel mondo occidentale tutti i partiti abbiano come scopo principale della loro attività quello di conquistare seggi in Parlamento… Ora il Parlamento è stato un’istituzione rispondente alle esigenze dello Stato liberale … ma non aggiornato alle esigenze di uno Stato democratico moderno, che DOVREBBE DA UN LATO BASARSI SULLA SOVRANITÀ DELLE MASSE POPOLARI e dall’altro assolvere a compiti estremamente complessi che richiedono competenze particolari: ciò fa sì che in realtà il Parlamento (e tanto meno il sovrano da cui dipende, il popolo) non sia in grado di assolvere effettivamente ai compiti di direzione della vita pubblica e si lasci sottrarre LA MAGGIOR PARTE DEI COMPITI DA ORGANI DI DECISIONE EXTRA-PARLAMENTARI E SPESSO ANCHE EXTRA-COSTITUZIONALI (le grandi decisioni della vita economica sono in realtà prese al di fuori degli stessi organi costituzionali di direzione politica), riducendosi spesso di fatto a un organo di mera registrazione, a una facciata cioè di democrazia…” [L. BASSO, La partecipazione politica e i partiti in Italia, Tempi moderni, gannaio-marzo 1962, n. 8, 76-79].
Quella fastidiosa sensazione di non contare più un piffero…
Il tutto mentre Vladimiro Zagrebelsky, sempre su La Stampa di oggi, in un panegirico cosmetologico sui diritti fondamentali, invoca “Pluralismo e dialogo”, ricordandoci il motto dell’Unione €uropea: “Uniti nelle diversità”. In modo che, effettivamente, nessuno se ne accorga
Il buon Zagrebelsky (Vladimiro; il fratello, guarda un po', s'è tenuto fuori) a febbraio ha firmato questo appello degli "intellettuali" per l'Europa.
EliminaUscito dalla cucina federalista (Castaldi), può "vantare" le firme di Letta, Amato, la Bonino, Cacciari, Pistone, Pasquino, Zamagni, la Sassen, Cazzola, Offe, eccetera, eccetera (divertitevi voi – si fa ovviamente per dire - a vedere chi c’è), e il suo clou è il seguente "We European citizens don’t want our national politicians to care only about their next local or national election. They ask for European solutions to European problems but then they act to render those solutions impossible or ineffective. They disregard sensible Commission proposals or fail to implement decisions already taken , including when agreed by all. They claim, one day, for Europe to do something and protest, the following day, Europe’s proposed actions. We ask national politicians and the media to stop depicting integration as a zero-sum game, thus pitting nations against one another. In an interdependent world no nation can satisfy all of its citizens’ basic needs and appeals for social justice. In this context, integration and supranational government is a positive-sum game. Our European social model based on liberal democracy and a social market economy can only survive in a multi-level framework of government, on the basis of the subsidiarity principle."
Ora, che è pure scampato il pericolo Le Pen, che vogliamo aspettarci che tiri fuori?
Hum...interessante: "intellettuali" e (persino) "per l'€uropa".
EliminaE poi ti tirano fuori un riassunto del "tragicomico" discorso di Barroso!
http://orizzonte48.blogspot.it/2014/05/il-tragicomico-discorso-finale-di.html
Combattevano a cavallo con pesanti armature liberl-democratiche a cavallo dell'economia di mercato. Cosa li "spingeva" a farlo?
C'era qualcuno che li spingeva?
"SPINGITORI DI €UROPA".
Sapevatelo.
Su Ri€ducational Chann€l
Ah, caro Arturo, gli intellettuali e certi professori!
RispondiEliminaAnnibale Pastore ci riferisce cosa pensava Antonio Gramsci dell’università e dei professori durante il suo garzonato universitario a Torino nei primi anni del ‘900:
“… L’università d’allora era per lui un luogo corrotto, il mondo delle menzogne ufficiali, quantomeno il mondo delle semiverità, sempre pronto a sterminare le nuove verità impazzite che allora si abbracciano un momento per odiarsi subito a morte, il mondo delle idee contro-natura. I suoi seri e mordenti sarcasmi contro i professori ufficiali correvano tra gli studenti. Li chiamava i retori. E amava ripetere, per scusare le sue assenze dalle lezioni: quoties inter rethores fui, minor homo redii.
Fra i “retori”… c’erano docenti verso i quali, pubblicamente, Gramsci, militante socialista e giornalista di forte vena polemica, espresse severe critiche, come Ruffini o Einaudi…” [A. D’ORSI, Gramsci, Una nuova biografia, Milano, 2017, 71].
Se addirittura un Laboratorio dei diritti fondamentali , ove il nostro è direttore, è finanziato dalle banche, allora credo che Gramsci avesse inquadrato perfettamente la categoria.
Dopo un secolo non è cambiato nulla
E invece nella Biennale della "democrazia" di chi c'è lo zampone? Poi, chissà perché, certe denunce della finanza restano nel vago...
EliminaNotizia: sembra che si volgia chiedere a Bruxelles uno "sconticino".....
RispondiEliminahttp://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2017/06/01/padoan-scrive-a-commissione-ue-calo-03-deficit-nel-2018_9250c64e-e1f9-41f7-910c-b11e96f1b9dc.html
Sù cosa faranno? Come il Marchese del Grillo col "conticino" di Aronne?
Forse lo sconticino in parte glielo concedono pure, se occorre impostare la manovra prima delle elezioni: poi tanto ci pensa l'€uropa riformata a "fare sul serio".
EliminaPerciò rinvio (te e gli altri affezionati discussants) al post successivo...