giovedì 27 novembre 2014

LA "SORPRESINA" (di Angela): TTIP E ACCORDI DI CAMBIO VINCOLANTI. DALLA GRECIA ALL'ARGENTINA.


1. Avrei dovuto parlarne in chiusura del mio intervento alla London School of economics, ma non c'è stato il tempo. Mi riferisco al prevedibile destino della nostra c.d. "sovranità monetaria", ANCHE in caso di euro-break, ma nella futura e, sempre più probabile, prospettiva del TTIP, cioè del trattato free-trade tra Unione Europea e Stati Uniti (presumibilmente allargato a tutta l'area NAFTA, inclusiva di Messico e Canada).
Come abbiamo già visto in questo post, il "rilancio liberoscambista" può portarci fuori dall'euro ma, nella sostanza, farci naturalmente permanere nello stesso quadro di vincoli escludenti le politiche economiche sovrane previste dalla Costituzione, in vista della "stabilità dei prezzi" indispensabile nel quadro di competizione tra Stati connesso al free-trade, e dell'adozione di  un modello di mercato del lavoro strettamente funzionale a tale stabilità dei prezzi.

2. Il motivo per cui mi pare di scottante attualità parlare di questo argomento, sta in una recentissima dichiarazione della Merkel, che risulta altamente significativa circa le "intenzioni" dell'establishment UE relativo alla accelerazione nella direzione del TTIP. Cosa ha detto la Merkel, ieri 26 novembre 2014?
In sintesi (dalla altrettanto significativa fonte "Diario Las Americas):
"La cancelliera tedesca Angela Merkel, ha chiesto oggi all'Europa di sostenere le proprie economie, appoggiando i negoziati dell'UE per sottoscrivere un trattato di libero commercio transatlantico (noto come TTIP) per non ritrovarsi indietro a livello internazionale nella competitività."

3. Per farvi comprendere la cornice in cui i trattati inseriscono il TTIP e quello che ne conseguirà- e di cui parleremo in aggiunta a quanto detto a Londra-, mi dovrete perdonare ma dovrò riportarvi le norme del trattato
Queste risultano, come poche altre, piuttosto complicate (secondo la logica intrinseca del "non far capire", rammentataci da Amato), ma lo sforzo di lettura "guidata" è, in questo caso, più che mai utile (e se lo farete potrete anche scorgervi ulteriori aspetti che mi siano eventualmente sfuggiti).
La prima norma in rilievo è l'art.216 del trattato sul funzionamento dell'Unione (TFUE).
Ve lo riproduco ponendo in neretto le parti "autoesplicative".
"1. L'Unione può concludere un accordo con uno o più paesi terzi o organizzazioni internazionali qualora i trattati lo prevedano o qualora la conclusione di un accordo sia necessaria per realizzare, nell'ambito delle politiche dell'Unione, uno degli obiettivi fissati dai trattati, o sia prevista in un atto giuridico vincolante dell'Unione, oppure possa incidere su norme comuni o alterarne la portata.
2. Gli accordi conclusi dall'Unione vincolano le istituzioni dell'Unione e gli Stati membri."

4. Vediamo quale norma del trattato possa prevedere il TTIP e quindi la conclusione "autonoma" di un trattato da parte degli organi UE, direttamente vincolante per gli Stati (senza ulteriore intervento di ratifica ed esecuzione dei singoli parlamenti statali). 
Questa è l'art.207 TFUE, il cui tenore risulta direttamente applicabile al caso. 
Le parti in neretto ve lo faranno comprendere con immediatezza (ho pure sottolineato quello che, a mio parere, è l'oggetto probabilmente più incisivo in termini di modifica dei modelli costituzionali):
"1. La politica commerciale comune è fondata su principi uniformi‚ in particolare per quanto concerne le modificazioni tariffarie‚ la conclusione di accordi tariffari e commerciali relativi agli scambi di merci e servizi, e gli aspetti commerciali della proprietà intellettuale‚ gli investimenti esteri diretti, l'uniformazione delle misure di liberalizzazione‚ la politica di esportazione e le misure di protezione commerciale‚ tra cui quelle da adottarsi nei casi di dumping e di sovvenzioni. La politica commerciale comune è condotta nel quadro dei principi e obiettivi dell'azione esterna dell'Unione.
2. Il Parlamento europeo e il Consiglio, deliberando mediante regolamenti secondo la procedura legislativa ordinaria, adottano le misure che definiscono il quadro di attuazione della politica commerciale comune.
3. Qualora si debbano negoziare e concludere accordi con uno o più paesi terzi o organizzazioni internazionali, si applica l'articolo 218, fatte salve le disposizioni particolari del presente articolo.
La Commissione presenta raccomandazioni al Consiglio, che l'autorizza ad avviare i negoziati necessari. Spetta al Consiglio e alla Commissione adoperarsi affinché gli accordi negoziati siano compatibili con le politiche e norme interne dell'Unione.
Tali negoziati sono condotti dalla Commissione, in consultazione con un comitato speciale designato dal Consiglio per assisterla in questo compito e nel quadro delle direttive che il Consiglio può impartirle. La Commissione riferisce periodicamente al comitato speciale e al Parlamento europeo sui progressi dei negoziati.
4. Per la negoziazione e la conclusione degli accordi di cui al paragrafo 3, il Consiglio delibera a maggioranza qualificata.
Per la negoziazione e la conclusione di accordi nei settori degli scambi di servizi, degli aspetti commerciali della proprietà intellettuale e degli investimenti esteri diretti, il Consiglio delibera all'unanimità qualora tali accordi contengano disposizioni per le quali è richiesta l'unanimità per l'adozione di norme interne.
Il Consiglio delibera all'unanimità anche per la negoziazione e la conclusione di accordi:
a) nel settore degli scambi di servizi culturali e audiovisivi, qualora tali accordi rischino di arrecare pregiudizio alla diversità culturale e linguistica dell'Unione;
b) nel settore degli scambi di servizi nell'ambito sociale, dell'istruzione e della sanità, qualora tali accordi rischino di perturbare seriamente l'organizzazione nazionale di tali servizi e di arrecare pregiudizio alla competenza degli Stati membri riguardo alla loro prestazione.
5. La negoziazione e la conclusione di accordi internazionali nel settore dei trasporti sono soggette al titolo VI della parte terza e all'articolo 218.
6. L'esercizio delle competenze attribuite dal presente articolo nel settore della politica commerciale comune non pregiudica la ripartizione delle competenze tra l'Unione e gli Stati membri e non comporta un'armonizzazione delle disposizioni legislative o regolamentari degli Stati membri, se i trattati escludono tale armonizzazione."

5. L'art.218, a sua volta, delinea una procedura che l'art.207 consente, come abbiamo visto di derogare, ma che in ultima analisi:
a)  include una "approvazione" del Parlamento europeo (che in effetti risulterebbe già nel caso  coinvolto, ancorchè l'art.207 parrebbe derogare a tale onere procedurale) (art.218, par.6);
b) consente al singolo Stato di opporsi alla conclusione del trattato (e della sua diretta vincolatività per gli Stati) facendo mancare l'unanimità e sottoponendo alla Corte di giustizia UE la questione della compatibilità del nuovo trattato commerciale con il quadro degli stessi trattati europei (art.218, parr.8 e 11). Esclusa dunque ogni eccezione relativa alla incompatibilità del nuovo trattato "commerciale" con le norme fondamentali delle rispettive Costituzioni.

Diciamo che il TTIP, con la sua importanza in termini di "quadro istituzionale specifico" che verrebbe a creare e per le sue "ripercussioni finanziarie", in specie legate alla "uniformazione delle misure di liberalizzazione" dovrebbe essere soggetto ad approvazione, e non mera consultazione, del Parlamento europeo e, presumibilmente - non è possibile dirlo a priori se non si conoscono gli esatti contenuti negoziati- ad una deliberazione all'unanimità.
Ma entrambe queste modalità approvative non paiono essere ostacoli "politicamente" insuperabili, data la confluenza di preventivo gradimento al TTIP, praticamente "a scatola chiusa", che già mostrano i nostri esponenti governativi e, come abbiamo visto, la stessa Merkel (il che non è poco...).

6. E' a questo punto che si colloca l'altro potere di conclusione di accordo "connesso" e, in un certo quadro, attuativo del TTIP stesso. Cioè la "sorpresina" di un assetto, questa volta monetario, già prevista dal Trattato e che, come vedremo, si può instaurare, con vincolo diretto a carico dei singoli Stati, indipendentemente dalla sopravvivenza dell'euro
Il punto è dunque importantissimo.
E lo troviamo regolato all'art.219 del TFUE:
"1. In deroga all'articolo 218 il Consiglio, su raccomandazione della Banca centrale europea o su raccomandazione della Commissione e previa consultazione della Banca centrale europea, nell'intento di pervenire a un consenso compatibile con l'obiettivo della stabilità dei prezzi, può concludere accordi formali su un sistema di tassi di cambio dell'euro nei confronti delle valute di Stati terzi. Il Consiglio delibera all'unanimità previa consultazione del Parlamento europeo e secondo la procedura di cui al paragrafo 3.
Il Consiglio, su raccomandazione della Banca centrale europea o su raccomandazione della Commissione e previa consultazione della Banca centrale europea, nell'intento di pervenire ad un consenso coerente con l'obiettivo della stabilità dei prezzi, può adottare, adeguare o abbandonare i tassi centrali dell'euro all'interno del sistema dei tassi di cambio. Il presidente del Consiglio informa il Parlamento europeo dell'adozione, dell'adeguamento o dell'abbandono dei tassi centrali dell'euro.
2. In mancanza di un sistema di tassi di cambio rispetto ad una o più valute di Stati terzi, come indicato al paragrafo 1, il Consiglio, su raccomandazione della Commissione e previa consultazione della Banca centrale europea, o su raccomandazione della Banca centrale europea, può formulare gli orientamenti generali di politica del cambio nei confronti di dette valute. Questi orientamenti generali non pregiudicano l'obiettivo prioritario del SEBC di mantenere la stabilità dei prezzi.
3. In deroga all'articolo 218, qualora accordi in materia di regime monetario o valutario debbano essere negoziati dall'Unione con uno o più Stati terzi o organizzazioni internazionali, il Consiglio, su raccomandazione della Commissione e previa consultazione della Banca centrale europea, decide le modalità per la negoziazione e la conclusione di detti accordi. Tali modalità devono assicurare che l'Unione esprima una posizione unica. La Commissione è associata a pieno titolo ai negoziati.
4. Senza pregiudizio della competenza dell'Unione e degli accordi dell'Unione relativi all'Unione economica e monetaria, gli Stati membri possono condurre negoziati nelle istanze internazionali e concludere accordi internazionali."

7. Allora, sempre "in deroga all'art.218, cioè con procedura semplificata (nei termini di cui al par.3), il Consiglio dei ministri UE:
a) può concludere accordi di cambio relativi all'euro - evidentemente, nel caso ciò sia necessario, ad es; per attuare un trattato commerciale con "terzi" che coinvolga solo l'area UEM; ovvero, -in base all'estensione che la norma implica per suo contenuto naturale-, anche nel caso che l'euro non sia più esistente come valuta comune (!), ma permanga una regolazione dell'area ex-UEM sostitutiva della moneta unica, in "successione" alla stessa
b) ovvero comunque può concludere "accordi in materia di regime monetario o valutario" con "uno o più Stati terzi o organizzazioni internazionali", anche al di fuori dell'area UEM e, in assunto, estesa a tutta l'UE.

Insomma, il TTIP ha già il suo complemento di (potere dell'UE di concludere un) accordo, DIRETTAMENTE VINCOLANTE PER I SINGOLI STATI UE (O UEM), avente ad oggetto i cambi con Stati terzi o organizzazioni internazionali (quale potrebbe configurarsi il TTIP). 
E ciò, va ribadito, sia che tale regime, monetario o valutario, risulti comune a più monete diverse che fossero riemettibili dai singoli Stati-membri UE dopo un'euro-break, sia che ciò riguardi una UE in cui, nel trattato TTIP, risultassero coinvolti sia paesi UEM e sia l'area UE non-UEM.

8. La cornice di tutto questo sta evidentemente nel mantenimento della "stabilità dei prezzi", priorità comunque assoluta e giustificante i contenuti di tale accordo di cambio con Stati terzi o organizzazioni; ne derivano tutti i ben noti corollari che ormai la vicenda dell'euro e del suo target inflattivo al 2%, ci hanno tangibilmente mostrato.
Ed infatti, il target inflattivo al 2%, è stato chiaramente voluto come asimmetrico, e quindi dotando la BCE di poteri per ridurre l'inflazione - mediante politiche monetarie restrittive di alti tassi, ma non anche di poteri per poterla riportare in su, in caso di deflazione (o inflazione sotto target), poteri che non possono consistere nella mera fissazione dei tassi. 
E ciò abbiamo imparato a capirlo negli ultimi anni, essendosi posto lo stesso problema che evidenziava Keynes riguardo alla crisi del '29, quando usava la metafora per cui di un sacchetto si può restringere l'apertura tirandone il filo, ma non si può ri-allargare la stessa spingendo tale filo...per un fatto fisico elementare.

In estrema sintesi, una volta che l'euro, - coi suoi enormi effetti di deindustrializzazione e di correzione di tipo "gold standard", cioè tesa a parificare i tassi di inflazione e gli squilibri commerciali agendo sul solo costo del lavoro-, ci ha posto nella condizione di "paese periferico" e strutturalmente indebolito, producendo gran parte dell'effetto Grecia di nostra rispettiva spettanza (a ognuno il suo, ma sempre con uno spettacolare rimodellamento verso il basso della forza economica e della coesione sociale), ci attende un quadro TTIP che, attuato in via di connesso accordo sui cambi, ci porrà in un peg col dollaro, ma sempre senza prevedere i famosi trasferimenti fiscali "federali" a correzione degli squilibri commerciali. 
Il tutto, evidentemente, e dovremmo averlo ormai imparato, significa prosecuzione del mercato del lavoro deflazionista interno e precarizzato o, in alternativa...l'Argentina.

30 commenti:

  1. Unendo quanto sopra alle recenti considerazioni di Bagnai, mi par di capire che la risposta americana alla "de-dollarizzazione" dell'economia mondiale sia una specie di "Bretton Woods" ristretta ad un'area "occidentale" culturalmente e politicamente omogenea, che non può che coincidere con quella Atlantica unita a quella del NAFTA. Avremo quindi un blocco nord-americano (Canada, Usa e Messico), ed uno europeo.
    L'impero americano, sotto questo aspetto, parrebbe allora entrare in una specie di "terzo secolo". Finita l'espansione, si solidificano i confini per resistere alle nuove minacce emergenti (all'epoca erano la pressione dei Goti e la minaccia partica (poi sasanide), oggi sono sinteticamente Cina e Russia, senza contare la sempreverde crisi medio-orientale, con un Islam che, per quanto frazionato, resiste pervicacemente all'occidentalizzazione).
    Permetto: la mia è una mera ipotesi. Però, se questo contesto fosse vero, parlare di autonomia politica dell'Europa sarebbe senza senso. Così come, di riflesso, perde di senso parlare di politica estera e di sicurezza comune: in un contesto del genere, la piattaforma di difesa comune, a guida americana, già c'è ed è la NATO. Con buona pace delle evanescenti strutture europee (dai fantomatici "battlegroups", mai usati, all'eurogendfor).
    Da un lato, si potrebbe dire che gli americani hanno strutturato bene il processo: prima hanno creato, favoriti dal contesto della guerra fredda, un'area atlantica omogenea. Non hanno smantellato la NATO dopo la caduta del muro ed anzi hanno usato la proiezione internazionale per mantenere politicamente viva questa "comunità occidentale". Usano la pessima gestione della crisi da parte dll'UE e della Germania per "americanizzare" le società più distanti dal loro modello (come quella italiana). E, alla FINE (la parola va sottolineata), completerebbero l'operazione con il TTIP, che istituisce un'area del dollaro ristretta con una politica monetaria globale saldamente nelle loro mani (la Merkel, sotto questo aspetto, non si illuda), e che, agli occhi delle opinioni pubbliche dei paesi periferici, potrebbe apparire perfino "liberatrice" rispetto all'oppressivo Moloch europeo, ormai sempre più impopolare (perfino in Francia, tra poco, forse, anche in Germania).
    Nascerebbe, quindi, secondo questa ipotesi, e come già detto, una nuova "Bretton Woods" di quello che qui chiamiamo il "liberismo buono". Ma che sempre liberismo è. Una nuova area che non sarà concepita per confrontarsi, bensì, come intuito da Bagnai, per "non competere" con le altre, facendo leva sul suo mercato interno (sul quale, come ai tempi di Carlo V, il sole non tramonterebbe mai) per assorbire gli shock.
    Questo processo, peraltro, dimostrerebbe la totale fallacità dell'approccio €uropeo basato sul funzionalismo economico. Quello che credeva che l'omogenizzazione politica potesse discendere dalla moneta unica e, più in generale, da quella economica. Errore clamoroso, come ormai i fatti dimostrano anche a chi, come i piddini, si ostina a far finta di non vederli. Gli USA, che avranno invece successo, mi pare abbiano seguito una direzione diametralmente opposta: è sempre la politica, quella che viene prima, mentre un'economia senza politica non va, invece, da nessuna parte.

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    1. Non conosco la tesi di Bagnai, ma faccio notare che qui abbiamo una palese traccia normativa di un disegno "progressivo" che risale ai tempi di Maastricht.
      E quindi Bagnai, che considera il diritto una inutile dependance di assetti economico-politici, non potrebbe che considerare irrilevante quanto qui evidenziato.
      Cosa che non so se aiuti una compiuta comprensione del fenomeno.

      Sì perchè il fenomeno è quello dell'ordine dei mercati di cui parla Caffè all'inizio degli anni '80, e dell'internazionalismo libero-scambista a ultima realizzazione mondialista, stigmatizzato da Rawls.

      Un'aspirazione "irresistibile", teorizzata e risalente come base di tutta la costruzione europea (come abbiamo documentato su questo blog abbondantemente).

      Questa aspirazione all'ordine superiore e senza confini dei liberi mercati, - come attesta la predisposizione del congegno nel trattato, che parla ab initio di liberalizzazioni riferite a trattati commerciali con paesi ed aree terze rispetto all'intera Europa-, NON si lega alla contingenza della de-dollarizzazione. Sarebbe storicamente e giuridicamente improponibile di fronte a tale evidenza dei fatti.
      Rilevo un semplice fatto: la de-dollarizzazione non era una prospettiva incipiente negli anni '80 quando queste norme del trattato furono concepite.

      Certo, il TTIP non è un caso che proprio ORA venga alla sua stretta negoziale, ma lo fa con convergenti pressioni USA ma anche, come qui attestato, della stessa Merkel.

      Rimane il fatto che la tendenza unificante di mercati e aspetti monetari, con probabile, (fin dagli "albori") creazione di sistema di cambi fissi (magari a oscillazioni "tollerate" entro fasce concordate) imperniati sul dollaro, non poteva non apparire come una chiara prospettiva insita in questa disciplina del trattato.

      In pratica, poi, quale che sia la situazione USA, si è cristallizzato per il futuro e avendo completato con la gradualità consentita dalle ben previste CRISI INTERNE ALL'UEM, il sistema economico free-trade con l'assetto istituzionale di cui parla, in soldoni, Kalecky.
      Che è poi un lungo progetto di rivincita sulla democrazia costituzionale: cioè l'ordoliberismo, come veste instauratrice, e il neo-liberismo a prevalenza finanziaria come target di omogeneizzazione finale dei due lati dell'Oceano (il sogno di Kalergy e comunque dello stesso Spinelli post contatti con Einaudi).

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    2. Non vorrei che dal mio intervento si deducesse che approvo la posizione di Bagnai sulla "subordinazione" del diritto e della politica all'economia, sulla quale, invece, mi pongo criticamente.
      Anzi, a riprova di quanto sostieni, una sponda potrebbe rinvenirsi anche nello stesso trattato NATO, il cui articolo 2 recita, nell'ultimo periodo, che le parti "si sforzeranno di eliminare ogni contrasto nelle loro politiche economiche internazionali e incoraggeranno la cooperazione economica tra ciascuna di loro o tra tutte". La "genesi" del TTIP, la si potrebbe perfino far partire da qui.
      L'ordoliberismo ha sicuramente radici antiche, e, come corrente intellettuale, ha sicuramente influenzato molto la costruzione europea. Non si tratta solo di "essere contrari alla logica economica", perché l'ordoliberismo si comporta, anzi, è una ideologia, propugna una vera e propria visione del mondo e, come tutte le ideologie, pretende di adeguare il fatto all'idea (logica economica o non logica economica).
      Fatico, però, ad inquadrare gli entusiasmi della Merkel per il TTIP. Vorrei, ecco, cercare di capire. Per quanto riguarda gli USA, accanto alla "spinta" ideologica ordoliberista, mi pare di vedere anche delle ragioni di natura geopolitica (che ricomprende quella economica), e quindi, in un certo senso, "nazionali" o comunque più concrete. Sono due spinte politiche che convivono alla pari tra loro. L'adesione della Merkel, invece, andrebbe contro il suo stesso paese (dato che il rischio è di subire dagli stati Uniti quello che i paesi periferici hanno subito dalla Germania), se non ho capito male.
      In Europa, allora, sarebbero talmente "pervasi" dalla fede ordoliberista, da aver totalmente "superato" ogni visione a livello di politica nazionale e/o continentale? Tutto sarebbe sacrificabile alla grande idea e ben venga lo stesso TTIP, anche se, di fatto, avvantaggerebbe un altro Paese, in quanto funzionale allo scopo? E' questo l'approccio?
      E quindi sul TTIP convergerebbero due tipi di politiche: uno che potremmo definire "liberista ma ancora nazionale" americano ed uno di ordoliberismo integralista europeo?

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    3. Credo che alla Merkel possa molto piacere quello che è uno degli obiettivi fondamentali dell'ordoliberismo: l'abolizione integrale del welfare mediante privatizzazione di servizi come pensioni e sanità, affidabili alla finanza privata.

      Come poi ho già evidenziato, il processo di specializzazione insito nel free-trade, - in cui tutta la governance UE e USA crede fermamente come ad effetto positivo (in sè, socio-istituzionale, a prescindere dalla misurazione concreta della crescita-), fa probabilmente ritenere alla Merkel ed al retrostante establishment industriale, che sui settori industriali privilegiati dell'export tedesco si avrebbe un ulteriore rafforzamento.
      Maggiore dell'indebolimento ipotizzabile per l'arrivo dei players finanziari d'oltreoceano.

      In questo ipotizzato trade-off favorevole, ovviamente alla sola Germania, dovrebbe stare la chiave di spiegazione della dichiarazione qui riportata.
      Inutile dire che, com'è ampiamente dimostrato dalla vicenda UEM, ai tedeschi della sorte degli altri partners non importa nulla.

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    4. L'articolo e le ulteriori precisazioni puntualmente evidenziate sono semplicemente aggiaccianti anche se ce lo aspettavamo in fondo, lo sapevamo tutti che non c'era nulla di buono.....ecco che allora, se nessuno prova a difenderci, torno ad auspicare la purificazione attraverso un cigno nero, o giallo, o russo, qualcosa di imprevisto che ci "liberi" da questa tirannia, magari poveri ma piu' liberi, per ripartire. Non scordiamoci l'indebitamento globale insostenibile, l'usura record...per non parlare della tentata cancellazione della famiglia tradizionale, dell'attacco alle religioni... il diavolo fa le pentole ma non i coperchi.

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    5. Io sono molto sconfortato, debbo ammetterlo. Sto leggendo "Anschluss" di Giacchè: beh, è roba che fa accapponare la pelle. Dall'uso distorto del diritto penale nei confronti della classe intellettuale della Rdt alle modalità di privatizzazione, quello che hanno fatto nei confronti di una popolazione che avrebbero dovuto chiamare "fratelli" fa veramente riflettere. Tanto per fare un esempio, non credo di sbagliare dicendo che, nella arretrata e corrotta Italia, i responsabili e i consulenti della (tristemente) celebre "Treuhandanstalt" starebbero tutti dietro le sbarre...... lì sono sostanzialmente a piede libero!
      Questi non sono dei "sostenitori" del libero mercato. Hanno la stessa ottusità ideologica di un pasdaran..... Li ritengo pericolosi.
      Due le cose gravi, anzi tre: 1) è stato consentito a questa gente di assumere peso sproporzionato all'interno dell'UE; 2) i paesi danneggiati non riescono a concertare tra loro una coerente azione politica di contrasto; 3) non si riesce ad individuare nessuna prospettiva di contro-reazione democratica, anche perché il Paese dalla quale dovrebbe venire, gli USA, sono essi stessi prigionieri dell'ideologia liberista.

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    6. Vedi Lorenzo intanto lo sforzo di andare a parlare ai terremotati de L'Aquilla e agli italiani "esiliati" a Londra, come pure di recarmi nei posti più diversi d'Italia a parlare e raccontare qualcosa che la gente non avrebbe mai potuto sentire da un'altra parte, ho provato a farlo.

      La campana suona...Per chi suona la campana? Per quelli che provano a lottare. Non importa perdere o vincere, ma dare il meglio di se stessi, quello che si ha e che può nutrire gli altri.
      Unexpected things can always happen if you trust in truth and make your stand

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    7. E per questa tua opera di sensibilizzazione culturale, non finirò mai di ringraziarti.
      Per quello che vale il mio modesto contributo, continuerò a darlo. Come ripeto sempre a me stesso, la consapevolezza dei fatti, non possono più "tagliarla", perché non è né uno stipendio, né una pensione. E' un investimento che non ha prezzo.

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    8. Ritornando al discorso Merkel-USA. Solo a titolo d'esempio, se la Merkel fosse contro, cosa farebbero poi FORD e GM (Opel) dei loro stabilimenti tedeschi di Colonia e Bochum? Abbiamo già detto tutto...

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  2. Con la “luce” spenta e oscurata nella sala dove vengono pianificati il “nuovo” TTIP, verrebbero da considerare i vigenti accordi internazionali di “libero scambismo” WTO (Marrakech 1994, -ex GATT – merci -, ex GATS – servizi - e ex TRIPS – diritti intellettuali) che regolamentano e di fatto hanno funzione organizzativa e di garanzia delle medesime condizioni (“status”) applicate alla Nazione “più favorita” alle altre Nazioni aderenti (159 aderenti e 25 con ruolo di osservati che gestiscono il 97% del commercio internazionale) considerando poi che a ciascuna della Nazioni aderenti vengono attribuiti il riconoscimento delle Nazioni e il diritto territoriale separato, naturalmente con le ingerenze, pressioni e interessi della maggioranza degli “azionisti” e dei patti “para-sociali”.
    Un ruolo non dichiaratamente riconosciuto all’Unione Europea che partecipa ai tavoli WTO senza diritto di voto e con un profilo ancora tutto da definire si come identià propria che come diritto di rappresentanza delle Nazioni dell’Unione..
    Qualche riflessione potrebbe sorgere con la recente pubblicazione di D Ceccarelli "Il bandolo della euro-matassa" .

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    1. Siete tutti fuori strada. Ragionate come se non esistesse il diritto internazionale, come se non esistesse l'Organizzazione Mondiale del Commercio, come se non esistesse il mercato globale. Guardate all'apparenza (UE) e non alla realtà. Chi fosse interessato alla Verità può trovarla su www.dariociccarelli.org Io non l'ho capita, l'ho vista. Dario Ciccarelli

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  3. Ciao Quarantotto, mi scuso in anticipo con te e con gli esperti di Diritto che leggono questo forum, ma volevo farti una domanda, se la ritieni inopportuna cestinala pure:

    Ma come può un organismo, che non ha Personalità Giuridica, l'Unione Europea ( sempre che non abbia capito male) firmare degli atti in nome e per conto di chi la Personalità Giuridica ce l'ha ( lo Stato Italiano) impegnandolo con obblighi inderogabili verso terzi?

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    1. La personalità giuridica è un "istituto" di diritto interno (di cui i soggetti naturali sono le persone fisiche).
      Sul piano del diritto internazionale, la UE ha piena soggettività. come organizzazione internazionale. Che poi il trattato che ne prevede le competenze negoziali (incidenti su aspetti fondamentali della vita socio-economica degli Stati) sia conforme a Costituzione, è tutta un'altra cosa.

      Ma questa non confomità la possono solo far valere gli organi interni di ciascuno Stato. Primo il governo-parlamento e, in sede di sindacato sulle leggi di esecuzione, la Corte costituzionale.
      Se non intervengono la illegittimità si perpetua e la sovranità viene di fatto svuotata e distrutta...

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    2. Bravo Quarantotto. Poni la questione chiave. Tanti la schivano e vanno quindi fuori strada. Essi ragionano come se non esistesse il diritto internazionale, come se non esistesse l'Organizzazione Mondiale del Commercio, come se non esistesse il mercato globale. Guardano all'apparenza (UE) e non alla realtà. Chi fosse interessato alla Verità può trovarla su www.dariociccarelli.org Io non l'ho capita, l'ho vista. Dario Ciccarelli dciccarelli@yahoo.it

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  4. Siamo governati dai nostri "compari"?
    Si narra che c’erano due amici che uscivano sempre insieme per andare a caccia. I due erano uniti da un fatto: avevano solo un fucile che avevano comprato insieme e perciò lo usavano tutti e due nelle loro battute. Un giorno uscirono di casa prima dell’alba con un po’ di cibo. Mentre salivano su una montagna videro un lupo. Uno dei due disse: “Meglio di così non si può. Ora lo facciamo secco”. L’altro disse: “Ma a cosa ci serve un lupo? Non lo si può mangiare e la sua pelliccia non è preziosa. Andiamo a trovare qualcos’altro”.
    Il primo rispose: “Hai ragione. Ma cacciare un lupo grosso così è una grande onore e la gente ci terrà in grande considerazione e sarà felice della nostra opera. Tutti hanno paura del lupo. E poi la nostra città senza di lui sarà più tranquilla ed anche Dio ci compenserà nell’altra vita per questa azione altruista”.
    L’altro cacciatore disse: “Sì ma guarda che se sbagli a sparare quel lupo ci farà passare un brutto quarto d’ora. Rischieremo la nostra vita e secondo me non dobbiamo farlo”.
    Il primo disse: “Ah ma tu sai come sono bravo io a sparare. Io riesco a colpire una moneta in aria, figuriamoci questo lupo grande e grosso.”
    Il secondo cacciatore che non aveva più nulla da argomentare rimase in silenzio esprimendo così il suo consenso.
    Il primo cacciatore prese bene la mira e dopo aver fatto sedere l’compare vicino a se disse: “Ora gli sparo in pancia così butta fuori tutto quello che ha mangiato.” Il secondo cacciatore disse: “Non sbagliare. Se lo colpisci in pancia non muore e poi verrà sbranarci”.
    Il primo disse: “Allora lo prendo in piena schiena così non si potrà più alzare”.
    Il secondo disse: “Anche in questo caso non morirà e ci darà problemi”.
    Il primo disse: “Lo colpisco in testa così muore sul colpo e stiamo in pace”.
    ]Il secondo disse: “No! Perchè se lo prendi in testa gli sfiguri la testa e poi nessuno crederà che era veramente un lupo. E così non otterremo alcuna gloria ed avremo sprecato la nostra pallottola”. Il primo cacciatore iniziava ad arrabbiarsi e disse: “Senti lo colpisco alla gola così muore sul colpo e così ha la testa intatta così tutti vedranno che era un lupo”.
    Ma prima che riuscisse a sparare il lupo si era allontanato e non era più raggiungibile con il colpo del fucile. Il cacciatore che lo voleva cacciare disse: “Hai visto, hai detto tante di quelle fandonie che il lupo ci è sfuggito di mano”.
    L’altro disse: “Meglio così andiamo a cacciare qualcos’altro”.
    Il primo disse: “Eh no! Quando ho deciso di cacciare il lupo caccerò il lupo”.
    E così rimasero nascosti dietro ad una pietra per una mezz’ora in modo che il lupo che girovagava nei dintorni tornasse in una posizione idonea. Quando il lupo tornò in un luogo adatto il primo cacciatore volle colpirlo in fretta ma il secondo cacciatore mise la mano sulla canna del fucile e disse: “No, mi sono ricordato che se lo prendi alla gola non muore ma s’inferocisce e scappa e non potremo ucciderlo”.
    Il primo cacciatore, a quel punto, sbottò: “Alla fine non ho capito se sei compare mio o compare del lupo!”.

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    1. La storia mi è piaciuta.
      Aggiungerei che oggi ESSI farebbero del lupo l'oggetto della rivendicazione di un diritto cosmetico (con "giornate contro la violenza del lupo"). E continuerebbero a dire che ne sono i grandi cacciatori. I lupi naturalmente prospererebbero (dipendesse dai loro "provvedimenti, almeno), anche perchè, altrimenti, il giochino cosmetico non funzionerebbe più.
      E se i lupi si estinguessero, farebbero studi e statistiche falsificate per dire che sono ovunque...

      Naturalmente fuor di metafora, a titolo bio-etologico, considero il lupo un nobile animale :-)

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  5. Citazione: “Ed infatti, il target inflattivo al 2%, è stato chiaramente voluto come asimmetrico, e quindi dotando la BCE di poteri per ridurre l'inflazione - mediante politiche monetarie restrittive di alti tassi, ma non anche di poteri per poterla riportare in su, in caso di deflazione (o inflazione sotto target), poteri che non possono consistere nella mera fissazione dei tassi”.

    A me non risulta che non li abbia, ma che, per ubbidire alla egemone Germania (che, detto per inciso, possiede una quota del capitale della BCE pari al 18,9373%) li ha ma non li usa. La BCE non ha soltanto il potere di fissare il tasso, ma anche qualunque altro potere per realizzare i suoi 2 (non uno!) obiettivi statutari (art. 2): tenere il tasso d’inflazione “sotto il 2%, ma vicino”, e "sostenere le politiche economiche generali dell’Unione al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi dell’Unione definiti nell'articolo 3 del Trattato sull'Unione europea". Tra questi, "il raggiungimento e il mantenimento di un elevato livello di occupazione e di protezione sociale"; "una crescita sostenibile"; "la coesione economica e sociale"; "la solidarietà tra Stati membri".
    Per i poteri (v. art. 21 Statuto BCE), fa fede quanto ha dichiarato pochi giorni fa l’ex presidente della BCE, Jean-Claude Trichet (“Trichet: la Bce può comprare titoli di Stato http://www.corriere.it/economia/14_novembre_26/trichet-bce-puo-comprare-titoli-stato-217f3cfa-7595-11e4-b534-c767e84e1e19.shtml ), o lo stesso Draghi successivamente, forse proprio perché “stimolato” da Trichet.

    (Per maggiori dettagli, v. "Allegato alla Petizione al Parlamento europeo: la Bce non rispetta il suo statuto"
    http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2821720.html ).

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    1. Lei non segue il blog.
      E quanto detto in svariati post negli scorsi 2 anni.
      Sarebbe buona educazione intervenire conoscendo quanto stra-detto qui in materia. E non solo qui.

      Ma se crede che la BCE riesca (o anche solo voglia) reflazionare in prossimità del 2% con gli strumenti che ha a disposizione, si illuda pure.

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    2. In effetti, è la prima volta che visito questo blog, dopo aver letto questo stesso articolo oggi su Sinistrainrete. Mi riprometto di colmare questa lacuna.
      Intanto, nel merito, l’oggetto del contendere mi sembra duplice: 1. che cosa razionalmente deduce un lettore – esperto o non esperto - dal passo del suo articolo da me citato più sopra; e 2. se la BCE ha i poteri per riportare il tasso d’inflazione poco sotto il 2%. Sul primo punto, osservo: a) a me gli economisti eterodossi hanno spiegato che la manovra sul tasso di sconto – come, ad esempio, le evidenze degli USA e del Giappone attestano - non è sufficiente a influenzare il tasso d'inflazione, occorre agire sulla domanda aggregata; b) a me sembra che il passo del suo articolo da me citato più sopra confermi tale assunto; c) ma che la BCE non abbia altri strumenti per adempiervi se non il tasso di sconto. Sul secondo punto, osservo che: a) è vero che la struttura dell’UE, dell’Euro e della BCE è un po’ monca, e certe volte sembra, se non una gabbia di matti, almeno un mondo che applica regole “irrazionali” (vedi il calcolo del deficit strutturale) o carenza di legalità (cfr. “Struttura UE, assenza di democrazia o di legalità?” http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2823865.html ), ma sarebbe da matti pensare che chi ha concordato e varato, nell’arco di 20 anni da Maastricht in poi, i diversi trattati e lo statuto della BCE, che ne mutua le regole di sua pertinenza, abbia assegnato alla BCE – vero ganglio del sistema - dei compiti fondamentali senza fornirle gli strumenti per adempierli; b) in più, è difficile persino immaginare che la stessa BCE, alla quale i trattati hanno delegato la fissazione dell’obiettivo quantitativo dell’inflazione, sia stata complice di questa “trappola” diabolica; c) approfondendo da non esperto la materia e discutendo con docenti di Economia ed esperti (cfr. ad es. “Dialogo tra il prof. Paolo Pini e me sui poteri della BCE http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2818189.html ), ho riscontrato con molta meraviglia e – francamente - un po’ di raccapriccio che quasi nessuno conosce bene o punto lo statuto della BCE, inclusi premi Nobel e docenti famosi di Economia; d) questa ignoranza condiziona inevitabilmente tutto il dibattito, le analisi e le proposte al riguardo; e) la BCE, in primis Draghi, e l’UE stanno attuando da tempo un’opera di disinformazione tesa a nascondere i poteri della BCE al fine di nasconderne gli inadempimenti statutari; f) a mio giudizio, la lettura approfondita dello statuto della BCE e la sua comparazione con la statuto della FED ricrea letteralmente un caso da “Il re è nudo”; infine, g) legga con congrua attenzione e scevro da preconcetti il mio allegato, con le prove documentali, e vedrà che anche lei converrà che la BCE ha ATTUALMENTE gli stessi poteri della FED e tutti i poteri – beninteso nel limiti delle possibilità tecnico-economiche – per adempiere i suoi compiti statutari. Che poi lo voglia effettivamente fare, anche io – lo dimostra la mia petizione al Parlamento Europeo, che segue una prima petizione alla Corte di giustizia (che però non può che ricevere ricorsi tramite un avvocato, se si è avuto un danno diretto da atti o omissioni della BCE) – nutro qualche dubbio.

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    3. PS: La mia proposta ideale è questa e riecheggia proposte analoghe, precedenti o successive (ad es. P.A.D.R.E. o Appello dei 4 economisti – tra cui Paolo Pini - al Governo italiano):
      La BCE dovrebbe varare un QE (senza sterilizzazione) per almeno 3.000 mld per tutta l’Eurozona. La base di ripartizione dei 3.000 mld potrebbe essere: a) o unica: il PIL; oppure, meglio, b) multipla: ad esempio, metà in base al Pil e metà in base all’eccedenza rispetto al limite del 60% debito/Pil), quindi all’Italia andrebbe il 20-25% del QE (3.000x0,25=750 mld), che è la stessissima cosa che acquistare, selettivamente, 750 mld di titoli italiani, per alleviare sensibilmente la spesa per interessi passivi e liberare così risorse congrue per varare un’adeguata politica fiscale (taglio di tasse e aumento di spesa) per la crescita economica e dell’occupazione.
      La FED acquista sul mercato aperto (mercato secondario) titoli a bassissimo interesse e a lunga scadenza di solito subito dopo l'emissione, attraverso i “dealer”. E’ chiaro che la BCE potrebbe-dovrebbe fare la stessa cosa “mascherata”, anche noi abbiamo i “dealer”, per l’Italia, ad esempio, sono una ventina.

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    4. E' questione di interpretazione delle regole statutarie BCE alla luce dei Trattati e della ideologia ad essi sottostante.
      E' vero: la maggior parte degli economisti che ne parlano non conosce le norme in questione, ma perchè sa che si tratta di mere riproduzioni di un'ideologia economica che essi stessi hanno infuso nei trattati e considerano scontata.
      Nel blog questi argomenti sono stati specificamente trattati e proprio sotto il profilo della "precomprensione" delle norme UE-UEM da parte degli economisti così cme da parte dei giuristi (totalmente all'oscuro, a quanto parrebbe, del disegno ordoliberista sottostante ai trattati e privi di nozioni economiche elementari per comprenderlo nei suoi effetti economico-costituzionali).

      Nel rinviare all'abbondante materiale di analisi sul punto, credo che sia inutile trovare una politica monetaria - "centralizzata" e priva di connessione con paralleli poteri fiscali (vietati dal Trattato)- di un tipo o di un'altro che gli artt.123-125 TFUE comunque non consentono (e tali norme vincolano ogni possibile intepretazione di quelle statutarie BCE, che risultano comunque ingannevoli nella terminologia, se non si conoscono le teorie ordoliberiste, esplicitamente richiamate dallo stesso Draghi, e la teoria della piena occupazione "neo-classica").

      Inutile perchè la Germania ha già preso chiaramente posizione su questo punto e oggi si sta bluffando in attesa della sentenza rimpallata dalla Corte Costituzionale tedesca alla CGUE.
      E in ogni modo, neppure un QE per quanto differenziato (e ripeto come tale vietato dai trattati), sortirebbe un qualche effetto reflazionista rilevante.
      Semplicemente perchè dalla "trappola della liquidità" non si esce senza deficit almeno come quelli realizzati da UK, ma questi acuirebbero i problemi di squilibrio commerciale che sono alla base della "soluzione euro".
      E l'euro che è esattamente quella follia - con tutto il suo duro monetarismo e la sua concezione salvifica (dei profitti finanziari), ed IRRINUNCIABILE, del lavoro-merce, quale si sta inesorabilmente manifestando.

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    5. Dopo aver dedicato qualche ora alla lettura veloce di alcuni dei suoi preziosi ed interessantissimi post, le rispondo con qualche osservazione:

      1. Premessa: per analizzare i compiti della BCE, io credo sia superfluo riferirsi ai trattati, è sufficiente rifarsi allo statuto, che (come ho già scritto più sopra) mutua (spesso letteralmente) quanto è scritto nei trattati.

      2. Sull’ignoranza dello statuto BCE, credo sia anche un misto di pigrizia e di superbia, poiché né Stiglitz, né Pini, né Realfonzo, ecc. sono ascrivibili all’area neo-liberista.

      3. Acquisto di titoli. a) gli acquisti selettivi la BCE li ha già fatti nel 2010 e 2011 (v. intervista a Trichet da me allegata più sopra), quindi non sono vietati, almeno in certe condizioni; e b) comunque, la mia proposta contempla acquisti di titoli di tutta l’Eurozona.

      4. Molto opportuna la sua esegesi dei trattati e della loro arrogante e sistematica – quindi manifesta - violazione da parte della Germania. Non ho trovato invece nessun accenno all’opera metodica – surrettizia - della BCE, in primis Draghi, e dell’UE di obliterare i poteri e le funzioni della BCE, da me “provata” nell’Allegato, in particolare proprio dell’obiettivo subordinato del sostegno alla crescita economica e dell’occupazione (v. punto successivo).

      5. Infine, Obiettivi della BCE (art. 2). a) ho letto il suo dialogo con Gustavo Piga, non sono un espertone, ma non condivido neppure l’obiezione lessicale: “fatto salvo”, nella versione italiana, mi pare equivalga esattamente a “che non porti pregiudizio”, nella versione inglese; b) in ogni caso, riporto quanto ho scritto
      nell’Allegato alla petizione (la piattaforma del mio blog è ora in manutenzione):
      - gli obiettivi della BCE sono 2 (due), non 1 (uno) soltanto, come pensano quasi tutti: uno principale – il controllo dei prezzi – e l’altro subordinato (fu deciso che fosse tale su richiesta della Germania) – “sostenere la crescita economica e un elevato livello dell’occupazione”;
      - l’obiettivo dell’inflazione sotto il 2% è già stato raggiunto, ma, in effetti, è anch’esso disatteso dal Consiglio direttivo della BCE, poiché l’obiettivo quantitativo, che i trattati hanno lasciato decidere alla stessa BCE, è stato fissato dal Consiglio direttivo della BCE “sotto il 2%, ma vicino”, ed ora – anzi da tempo – siamo, nell’Eurozona, prossimi allo zero (con vantaggio dei Paesi creditori – Germania e Paesi del Nord - e svantaggio dei Paesi debitori - Piigs);
      - pertanto, la condizione sospensiva, costituita dal raggiungimento dell’obiettivo principale, è (più che) soddisfatta, quindi la BCE è obbligata dal suo statuto a raggiungere il secondo obiettivo - “crescita economica e un elevato livello dell’occupazione” -, che – stante l’inflazione dell’Eurozona prossima allo zero – è, peraltro, del tutto concordante e convergente con l’obiettivo principale, che ora è quello di riportare l’inflazione da quasi zero a poco sotto il 2%;
      - ne discende anche, detto per inciso, che, attualmente, contrariamente all’opinione imperante, la BCE ha gli stessi poteri della FED (peraltro, va rimarcato che anche la Federal Reserve non può acquistare titoli del Tesoro direttamente dal Tesoro degli Stati Uniti) e, come per la FED, entrambi gli obiettivi – controllo dei prezzi e crescita economica e dell’occupazione - sono su un piano perfettamente paritario; […]

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    6. Cerchi meglio...
      Intanto (a titolo meramente esemplificativo): http://orizzonte48.blogspot.it/2013/08/fed-e-bce-lavoratori-in-transito-e.html

      Però (e qui chiudo il dialogo, altrimenti dovrei riproporre tutto il blog per "settori") LE POLITICHE MONETARIE COMUNQUE NON SONO UN SUFFICIENTE STIMOLO ALLA DOMANDA IN CASO DI DEBT DEFLATION E NON POSSONO, PER DEFINIZIONE, CORREGGERE I DIFFERENZIALI DEI TASSI DI CAMBIO REALE CHE SONO ALLA BASE DELLA DEFLAZIONE, VOLUTAMENTE INDOTTA IN GUISA DI CORREZIONE GOLD STANDARD.
      PROBLEMA CHE LA FED NON HA.NON HA. NON HA. NON HA.OK?
      Se non è chiaro questo, inutile inerpicarsi in interpretazioni non "tecniche" di fonti poste in ordine gerarchico...

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    7. Richiarisco il discorso è chiuso: se non è in grado di capire
      a) l'essenzialità della gerarchia delle fonti nell'interpretazione;
      b) i limiti coessenziali delle politiche monetarie e la loro quasi irrilevante influenza sui livelli di occupazione (comprovata dalla stessa esperienza USA, correttamente analizzata sui dati...a saperli leggere);
      c) la intenzionale e voluta mancata considerazione delle divergenze dei tassi di cambio reale nei trattati UE (cioè il problema che la Fed non ha), che risale al Rapporto Werner del 1971 e che rende IRRILEVANTE un'intepretazione dilettantesca dello Statuto BCE,
      non le rimane che studiare per qualche anno.

      Sa qual'è il problema? Che la disponibilità a rispondere viene presa come diritto di abusare della pazienza altrui, per imporre ostinatamente idee su un'autoproclamata di parità di conoscenze che non c'è. Semplicemente non c'è

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  6. CENSURA
    Che fa, sapientone che scrive "qual è" con l'accento, s’impermalisce, poi censura la mia replica e si parla addosso adulandosi? Mi meraviglio. E' un comportamento tipico di un debole di spalle, di destra. Come è vero, che gli opposti si toccano... L’indizio non mentiva, as usual. Se non pubblica le mie repliche, darò notizia del suo comportamento molto discutibile nel mio blog ed in quelli che frequento.

    PS: Questo pomeriggio, ho segnalato volentieri il link del suo blog nel blog di Carlo Clericetti su "Repubblica", riporto la reazione di un commentatore, che ho appena letto:

    vincenzoaversa 9 dicembre 2014 alle 21:52
    @magnagrecia 09 dicembre 16:09
    ho provato più volte a leggere il blog di Barra Caracciolo, sinceramente non ci ho mai capito nulla, e penso di non essere l'unico. Credo che l'autore potrebbe fare un piccolo sforzo per essere un po' più comprensibile alle "masse".
    http://clericetti.blogautore.repubblica.it/2014/12/06/lultima-speranza-contro-la-crisi-infinita/#comment-879

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    1. Pubblico la sua debole replica livorosa solo per la soddisfazione di far constatare il livello del "permeismo" (cioè presuntuosa soggettività), accoppiato a smodato amor proprio, a cui si può giungere per il solo fatto di non essere stato assecondato in un'egocentrica ed ossessiva autoaffermazione. Non sorretta da altrettanta conoscenza elementare della materia in cui vorrebbe imporre, con insistente violenza, il suo punto di vista.
      Al punto da degradare in denigrazioni e etichettature che mi hanno messo francamente di buonumore.

      Ma se farà altri commenti, su altre questioni, animato, come le altre persone che constribuiscono a tener alto il livello di questo blog (non ad abbassarlo), da conoscenze adeguate e spirito di ricerca comune, vedrà che verrà pubblicato.

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    2. E a proposito di "sapientoni" (magnifico esempio di insulto infantile-regressivo), credo che abbia bisogno di ulteriori informazioni anche sulla "polemichetta" (Satta dixit), che investe, semmai, L'APOSTROFO e non l'accento - quanto maldestro può essere un ossessivo in preda alla sua aggressività incontrollabile!:
      http://www.mauriziopistone.it/testi/discussioni/gramm01_qual.html

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    3. Infine rammenti che il suo "darò notizia", cioè MINACCIA di diffusione di una versione del tutto personale e denigratoria, con la chiara intenzione di diffamare - animato dichiaramente da desideri di vendetta personale per "censura" pretesamente subita a seguito di insistenti teorie che lei ingiunge di affermare, rifiutando di considerare le informazioni replicate in ogni risposta- costituisce già di per sè già il reato di minaccia a scopo estorsione (cioè ottenere la pubblicazione di una replica che è mia totale discrezione, le piaccia o no, pubblicare: non sono venuto sul suo blog a imporre il mio punto di vista e tantomeno ad insultarla e a minacciarla. E, quando si entra a casa di altri, si deve avere la buona creanza di rispettare le regole e di dialogare ascoltando, anche se si pensa di aver ragione "a prescindere").

      Il reato di minaccia (art.612 c.p.), una volta attuata la minaccia stessa, e diffusa in plurime e reiterate sedi, la preannunziata diffamazione, sarebbe poi seguito, in continuazione, dal reato di atti persecutori, quantomeno tentato, previsto e punito dall'art.612-bis del codice penale.
      Senza dimenticare l'ulteriore reato, appunto, di diffamazione aggravata.

      Faccia lei.
      Tanto non pubblicherò più suoi commenti, che potrebbero solo aggravare la sua posizione con l'aggiungersi di ulteriori minacce e insulti.
      Faccia un respiro profondo e mantenga il controllo.
      In fondo, lei sa già tutto quello che è necessario sapere, come autoafferma. Non ha bisogno di confrontarsi se non per confermare le sue idee.

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  7. E' sicuro di stare bene? Fa un uso industriale della proiezione, tipico meccanismo difensivo dei deboli di spalle. Guardi che io mi sono "divertito" per 3 anni a fare l'acchiappamatti, Internet è pieno, poi ho smesso perché mi annoiavo. Ma posso sempre riprendere... Mi riferivo alla mia replica alla sua risposta nervosa (a proposito di proiezione...) delle 17:53, che chissà perché ha censurato... La reinvio:

    Ripeto: non sono un esperto, ma solo uno specialista… del 2+2, cercherò meglio volentieri, ma ho posto 5 questioni e, come faccio d’abitudine, le ho (e)numerate per agevolarne la confutazione: lei, anziché confutarle, si è innervosito, il che per solito è un brutto indizio...
    1. Capisco che è una sua… deformazione professionale, ma per discutere della BCE e delle sue eventuali violazioni, riferirsi ai trattati e non allo statuto è un’inutile (ahi ahi ahi) complicazione. Salvo che lei non provi il contrario con un esempio concreto e possibilmente non arzigogolato. Ne sarei addirittura felice. (Sa, forse è anche per questo che c’è un’ignoranza diffusissima dello statuto…).
    2. Ignoranza dello statuto BCE. Lei ha scritto: “la maggior parte degli economisti che ne parlano non conosce le norme in questione, ma perchè sa che si tratta di mere riproduzioni di un'ideologia economica che essi stessi hanno infuso nei trattati e considerano scontata”. Affermazione che collide – collide – col FATTO - inconfutabile come tutti i fatti – che tra gli ignoranti dello statuto ci sono numerosi esponenti NON neo-liberisti, persino un premio Nobel. Lei su questo ha taciuto: chi tace acconsente?
    3. Acquisto di titoli. Lei ha scritto: “E in ogni modo, neppure un QE per quanto differenziato (e ripeto come tale vietato dai trattati)”. Io ho confutato questa sua affermazione opponendole: a) le dichiarazioni di Trichet e soprattutto b) il FATTO che la BCE in almeno 3 casi lo ha fatto. Dove è scritto che un QE differenziato è vietato? Se è vietato, perché la BCE lo ha fatto? Se è vietato, perché la Corte Cost. tedesca – se non erro – ha contestato nel ricorso alla CGE soltanto l’illimitatezza degli OMT?
    4. Dove ha scritto della metodica disinformazione sui poteri e i compiti della BCE da parte della stessa BCE e dell’UE?
    5. Poteri della BCE. E’ inutile oppormi obiezioni – scritte per giunta in maiuscolo - sulle quali ho già scritto che concordo, anzi le ho scritte prima io (nella risposta delle 00:56 + poscritto). Ho letto il post linkato. Lei – mi spiace – temo faccia un errore “a monte”: continua a confondere i due piani: i poteri “oggettivamente” e oserei dire pianamente desumibili dallo statuto e la loro interpretazione “faziosa” e le scelte concrete da parte della BCE, a causa dell’influenza nefasta della Germania. Peraltro, non è vero che la FED non abbia gli stessi problemi, atteso che qualche studioso ha valutato ininfluenti i QE della FED sulla crescita del Pil USA, determinato secondo loro dal deficit. Detto questo, lei non ha confutato la mia tesi (non l’ha fatto ancora nessuno finora) che ATTUALMENTE (in deflazione o quasi) la BCE ha gli stessi poteri della FED, poiché – a prescindere dai suoi dotti arzigogoli sulla subordinazione perenne del secondo obiettivo al primo – i due obiettivi (quello principale e quello subordinato) sono concordanti e convergenti.

    PS: Nel post del dic. 2012 lei ha lanciato la proposta del ricorso alla Corte Cost: che esito ha avuto?

    PPS: Segnalo che “qual è” si scrive senza apostrofo.

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    1. Nel merito; visto che tutto sommato è divertente.
      La mission BCE per lei è la stessa della Fed e vuole ignorare la lettera della norma? Si accomodi. Non mi interessa.
      E a che pro visto che tali "poteri" (che lei non sa e non potrebbe precisare) comunque non potrebbero servire, come in effetti non sono serviti realmente neppure alla Fed? Questi presunti poteri della BCE di "aumentare il PIL", ovvero l'occupazione, ovvero la domanda?

      Sa QUAL'E' il punto? Non è interessante parlare con lei. Ha le idee troppo radicate e troppo confuse per costituire l'interlocutore di chiunque.

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