sabato 6 dicembre 2014

IL SENSO DELLE PROPORZIONI. APPENDICE RAGIONATA ALLA "TEORIA GENERALE DELLA CORRUZIONE"

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ADDENDUM PRELIMINARE: la questione qui trattata non si esaurisce in queste notazioni. Sono "lunghe", considerato il contesto, ma si inseriscono in un discorso, svolto per tutto il percorso del blog, che non può naturalmente che abbracciare la "complessità" della manovra in atto da decenni.
Nel momento in cui si attacca, da ogni direzione, lo Stato di diritto costituzionale, si attivano strumenti e strategie che, meditate a lungo dai soggetti che volevano la rivincita sulla democrazia, investono l'intera complessità dello Stato costituzionale, per disfare il suo ruolo di luogo "democratico", cioè pluralista e redistributivo, di risoluzione del conflitto sociale.
In essenza, la fenomenologia mediatica della corruzione è il più forte strumento di attacco alla democrazia nei suoi punti deboli fisiologici; ma il punto è che i ben superiori punti deboli degli ordoliberisti odiatori della democrazia sostanziale, non vengono denunciati sui media. E quindi manca il "senso comune" (opinione di massa prevalente) che riesca ad attivare la legittima reazione penale degli organi dello Stato di diritto.
Non solo, ma l'unidirezionalità della manovra mediatica fa sì che il conflitto sociale, e quindi il ruolo risolutore della sovranità costituzionale, sia completamente messo in secondo piano.
Per cercare di evitare questi effetti distruttivi sul benessere e sulla democrazia, l'argomento verrà quindi ripreso ulteriormente.
Sapendo che il processo di "liberazione" è impervio e praticamente in condizioni disperate...

1. Ci sono dei soggetti vari che vengono a dire a me (?) che, insomma, 'sta corruzione è un fatto grave e che bisogna "ridare legittimità" (...?) allo Stato.
Ora è pacifico che la corruzione sia un odioso delitto, cioè un reato ritenuto dalla legge nella categoria del "grave" (non un "reato penale", locuzione che rivela un'imbarazzante incompetenza, dato che il reato è un illecito penale e parlare di reato "penale" equivale a dire "illecito-penale-penale, duplicazione cacofonica che potrebbe spiegarsi solo attribuendo al secondo "penale" un significato meno tecnico e più anatomico, per evitare il rasoio di...Occam).
2. Ma oltre a definirne la fenomenologia socio-economica che giustifica la sua punibilità e a contestualizzare come questa fenomenologia sia realizzabile in dosi (enormemente) crescenti proprio allorchè l'assetto di potere sia esattamente aderente al desiderio di chi più sbraita contro la corruzione (cioè  esponenti del neo-liberismo e media-grancassa che ne sono gli zelanti servitori), non so più che fare.
Chiariamo questi concetti per l'ennesima volta:
1) "La corruzione, comunque la si voglia vedere, è il prezzo attribuito a titolo privato ad un pubblico decidente come compenso di intermediazione per l'assetto di interessi= "effettiva distribuzione della ricchezza", conseguente ad una concreta decisione del pubblico potere";
2) "per chi abbia letto il libro "The Bad Samaritans", proclamato lo "stato di corruzione" (variante moralistica della shock economy, applicata in ogni Paese al mondo) si affaccia invariabilmente una terapia: quella dell'austerità anti-spesa pubblica e pro-privatizzazioni, imposta dagli organismi internazionali che gridano all'emergenza corruzione. Essa (terapia), infatti, si preannuncia, come rimedio unico ed inevitabile, proprio con l'arrivo delle accuse di corruzione (che in Italia hanno avuto infatti la ben nota sincronia con la conclusione del Trattato di Maastricht)";
3) Lo scandalo corruzione politica e burocratica - e l'attacco al debito pubblico come causa della pressione fiscale "insostenibile"- invocati come emergenza sono il classico più trito. Ma emergenza non è: è solo una messa in scena manipolativa di una realtà fisiologica che può essere combattuta e vinta, ma non con i mezzi che indicano "ESSI". Mai e poi mai;
4) Infatti:
In un assetto socio-economico in cui l'oligarchia abbia il controllo del processo normativo, le norme rifletteranno una concezione di interesse generale creata dal controllo mediatico-oligarchico e - attraverso opportuni standard e meccanismi di linguaggio fortemente "tecnicizzato"- renderanno tendenzialmente legale l'appropriazione delle utilità e beni pubblici da parte delle oligarchie a danno della utilità e della eguaglianza, formale e sostanziale, del corpo elettorale, svuotando di contenuto sia i diritti politici, sia i diritti sociali. (adde: vedremo poi come questa serie di definizioni tornerà utile per inquadrare il resto del discorso che svolgeremo nella parte finale della trattazione).
In tale evenienza (realizzabile in diversi gradi):
- prevale L'ASSENZA DI CORRUZIONE (per difetto di fattispecie sanzionatorie applicabili ai meccanismi di appropriazione disparitaria della ricchezza, che vengono simultaneamente legalizzati dalle norme); e la corruzione degrada a fenomeno episodico, visto come eversione di un assetto sociale basato su un'APPARENTE ETICA FORTE, CONNESSA A UN CONCETTO NORMATIVO DI INTERESSE GENERALE SVINCOLATO DAL BENESSERE GENERALE.
 
3. Applichiamo allora il test di Orwell e vediamo cosa viene fuori dall'analisi critica (che significa non-acritica, cioè non limitata al senso immediato degli slogan urlati dalla suddetta grancassa) delle affermazioni che oggi si affollano sui media.
Si dice che la questione Mafia-capitale sia di una gravità assoluta che minerebbe non si sa quale credibilità delle istituzioni. 
Voglio dire con ciò che la credibilità ci sarebbe se gli episodi non si ripetessero a getto continuo e se, con adeguate competenze e intenzioni di intervenire cognita causa, si fossero già attivati - in realtà da decenni- provvedimenti legislativi per fare in modo che tali meccanismi siano disattivati una volta per tutte.
Sul punto, mi limito a dire che si tratta di un caso di "pilotaggio" di pubblici affidamenti di appalti non particolarmente diverso da molti altri. 
Ed anzi, nonostante i titoloni (Il FQ parla di un "fiume di denaro"), risulta sostanzialmente di modesta entità. Basti pensare, ma proprio rimanendo in tema di mazzette-ammontare degli affidamenti, che si parla di servizi affidati dai Comuni (in questo caso, tralasciano "come" si arrivi a tale tipo di "stazione appaltante"), per somme complessive non rilevanti, in comparazione con altri tipi di appalti che hanno dato luogo a vicende del tutto analoghe
Che non finiranno certo di manifestarsi.

4. Basti pensare che, per quanto riguarda Cara, Cie, Cda, Campi rom il totale pluriennale è "un miliardo di euro. È questa la cifra che lo Stato ha investito dal 2005 al 2011 per gestire i centri. Sono le uniche cifre disponibili presentate nel report Costi disumani dell'associazione Lunaria. Si parla di una media di 143,8 milioni l'anno." Per tutta Italia.
Tant'è che questa deprecabile, ma non particolarmente "ricca", "Mafia" (vedremo se l'imputazione sub art.416-bis reggerà al vaglio dei vari gradi di giudizio, Grasso permettendo), gestiva una pretesa "holding" che, come ci dice sempre il Fatto Quotidiano (pag.8 di oggi), gestiva, nel settore "accoglienza" sopradetto, un flusso annuo pari al 50% (tale era il patto di spartizione con "altri" affidatari) di  € 24.108.146. Quindi poco più di 12 milioni.
L'attività complessiva della "holding", o meglio delle varie cooperative indagate, dava luogo ad un fatturato passato dai circa due milioni alla fine degli anni '90 ai circa 56 attuali (da "Il Messaggero" odierno, pag.11).
Quanto all'ammontare delle "dazioni" di denaro - comprensive di vere e proprie mazzette nonchè di contributi apparentemente "legali" versati per campagne elettorali e a "fondazioni" variamente riconducibili alla politica-, lo stesso Messaggero ci dice che sarebbero risultati pari a un totale di circa un milione di euro (di cui circa 300.000 in contributi registrati), ma "tra il 2008 e il 2013".

5. Per capire quanto questo sia oggettivamente definibile, in bis-linguaggio mediatico, come "fiume di denaro", basti pensare che il famoso progetto MOSE, foriero di un altro scandalo di mazzette, parte da un costo iniziale - in affidamenti "in deroga", cioè, appunto, come nel caso di Mafia-Capitale, limitativo della concorrenzialità con altri operatori cui è precluso l'accesso in condizioni di trasparenza e parità - di circa 4 miliardi di euro (stimati nel 2001) e finisce a lievitare a un costo di 5 miliardi 496 milioni.  
A ciò si collegano "dazioni" per ipotizzati 1,5 milioni (250.000 a "cassone") più il resto delle retribuzioni, ipotizzate in favore dei politici e "nominati" variamente convolti, per circa 3 milioni annui, (a fare un po' di calcoli elementari in base alle notizie filtrate).

La squallida contabilità della corruzione (ipotizzata) porterebbe ad un risultato per cui MOSE batte Mafia-capitale con un un risultato "tennistico" abbastanza pesante.
E rammentiamo poi che, nelle quantificazioni televisive e del solito Fatto Quotidiano il "fatturato" della Mafia, cioè di Cosa Nostra, sarebbe di circa 138 miliardi di euro: o forse 150 miliardi, ma sempre col dubbio  "se cioè l’economia criminale derivante da attività illegali (Banca d’Italia) possa sovrapporsi senza alcun “caveat” all’economia criminale organizzata". 
E capirete che le attività illegali, essendo tali, sono ascrivibili un po' a tutti quelli che, anche insospettabili, anche con tecniche di esportazione di capitali e di elusione della base imponibile con operazioni di falso in bilancio, violano le norme e magari non vengono affatto considerati "mafiosi" ma, anzi, invitati in televisione a dirci che "abbiamo vissuto al di sopra delle nostra possibilità" e, quindi, "dobbiamo tagliare la spesa pubblica, ridurre il perimetro dello Stato e accelerare sulle privatizzazioni".

6. Ecco appunto: la moda è che tutto ciò che è illegale e concordato in qualsiasi ambiente affaristico, viene fatto coincidere con la "Mafia"
Salvo poi etichettare come tali solo dei pesci tutto sommato piccoli, se pensiamo alla dimensione degli illeciti perpetrati da coloro che si ritengono al di sopra di qualsiasi ombra di appartenenza mafiosa e, perciò, navigano imperturbabili tra avvisi di garanzia e rinvii a giudizio, sempre invitati in televisione per rafforzare il suddetto "mantra": forse a qualcuno, in TV, importa del "leggero" conflitto di interessi?

Non pare. Nessun conduttore televisivo chiede mai a costoro, pontificatori ordoliberisti a tempo pieno, quali curricula e qualificazioni "pontificatorie" abbiano, quali incarichi societari, in settori finanziari direttamente avvantaggiati dalle teorie che propugnano, ricoprano e, meno che mai, che cosa abbiano da dire su eventuali inchieste penali che li coinvolgono.

7. Mi limito però a darvi alcuni dati sulle "privatizzazioni". Tanto per avere un'idea. 
L'eventuale passaggio/appropriazione privata di risorse pubbliche, - corredata da intermediari e advisor certamente retribuiti e del cui "conflitto di interessi" manca attualmente qualsiasi effettiva verifica -, ha potuto legalmente strutturarsi senza che nessuno sappia bene chi ci abbia  guadagnato e, tantomeno, "quanto", laddove
a) i prezzi fossero stati sottostimati per le più varie ragioni, prima la fretta di "fare cassa";
b) i "costi" da consulenze e affidamenti a privati delle relative operazioni fossero stati quantificati in violazione di elementari regole di evidenza pubblica;  .
La relazione sulle privatizzazioni” del Ministero dell’economia e delle finanze del luglio 2004 ha fotografato lo stato dell’arte delle privatizzazioni in Italia e come queste hanno contribuito in misura significativa alla riduzione del peso economico pubblico nel consesso internazionale. 
L’Italia si colloca al secondo posto (in termini assoluti e subito dopo gli USA ndr.), tra i Paesi di area Ocse, per valore di introiti, al primo a livello europeo, nella cessione ai privati delle imprese pubbliche. Dal 1994 al 31 dicembre 2003 lo Stato ha ceduto quote di proprietà pubblica per un ammontare di quasi 90 mld di euro
Inoltre, se all’inizio della legislatura il governo aveva una certa difficoltà a mettere all’ordine del giorno la cessione di ulteriori attività pubbliche, con il 2003 il Paese “riconquistava” un ruolo di rilievo a livello internazionale. Infatti, l’Italia rappresentava il 34% delle privatizzazioni mondiali nel 2003, cioè molto al di sopra dei picchi, gia alti, del 1997 (14%), 1999 (15%) e del 2001 (15%)."

8. Ma non è solo questo che va evidenziato.
La lettura è fortemente consigliata, se non altro per la sua ricostruzione storico-normativa.
Dal tutto, (sempre invitando a verificare e a fare le "scoperte" che una lettura attenza consente, specialmente, "tra le righe"), estrapoliamo alcuni passaggi critici.
Vi riportiamo alcuni brani delle "considerazioni conclusive", premesso che i nominativi, nel corso del tempo, dei componenti del "comitato di garanzia" li trovate nell'Allegato 1, a pag.62 (neretto e sottolineature aggiunti):
"Dai 122 verbali delle riunioni del Comitato che sono stati esibiti, emerge un‘attività alquanto differenziata per le diverse operazioni di privatizzazione affrontate. In alcuni dei casi esaminati è sembrato prevalere un ruolo di garante esterno delle iniziative assunte dagli organi tecnici. In altri casi il Comitato nello svolgimento delle sue funzioni sembra essere andato oltre, fino a lasciarsi coinvolgere più direttamente nelle procedure di gestione dell‘intervento.
Tali differenze sono certamente in buona misura derivanti dalla natura, diretta o indiretta, della partecipazione oggetto della privatizzazione, anche se talune differenze di comportamento sono state probabilmente determinate dai mutamenti intervenuti nella composizione del Comitato nel corso degli anni. 

Non può, tuttavia, ignorarsi come nella sua azione esso sia stato condizionato indirettamente anche dai tempi imposti dalle pressanti esigenze finanziarie dello Stato, laddove sono emerse difficoltà a conciliare tali esigenze con gli obiettivi di piena valorizzazione degli asset e di ristrutturazione produttiva delle imprese interessate. Ciò anche per effetto dell‘evoluzione del quadro normativo, sempre più orientato a privilegiare i tempi di realizzazione finanziaria delle operazioni rispetto alla migliore salvaguardia delle potenzialità economiche e industriali delle partecipazioni oggetto della dismissione.
...Pure merita di essere segnalato il non pieno allineamento tra il ruolo assegnato al Comitato dalla direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 30 giugno 1993 e la sua concreta attuazione.
Va richiamato che, sulla base della citata direttiva, il Comitato dovesse assicurare:
 a) un‘assistenza tecnica avente carattere di unitarietà per le varie operazioni del programma;
b) funzioni di garanzia della trasparenza e della congruità delle procedure poste in essere dal Governo.
Per tali finalità il Comitato poteva acquisire, dalle società interessate dalla procedura di privatizzazione, tutte le informazioni di natura contabile ed extracontabile necessarie per lo svolgimento dei compiti ad esso affidati, poteva avvalersi del supporto tecnico della Direzione Generale del Tesoro, degli uffici competenti della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero dell‘industria e del Ministero del bilancio e programmazione economica, nonché di ulteriori supporti tecnici acquisiti anche al di fuori della P.A.
Esso aveva, ulteriormente, la possibilità di suggerire le iniziative in materia fiscale e legale necessarie per favorire il successo delle privatizzazioni. D‘intesa con il Comitato i soggetti titolari del controllo delle società oggetto di dismissione potevano avvalersi dell‘assistenza di consulenti speciali per elaborare eventuali proposte di ristrutturazione dell‘impresa sotto il profilo istituzionale, industriale, finanziario ed organizzativo, nonché per individuare le modalità di dismissione più adeguate fra quelle indicate nella Delibera CIPE del 30 dicembre 1992.
Esso doveva assistere il Ministero del tesoro o le società interessate nel conferimento a primarie istituzioni dell‘incarico di valutare società e attività da cedere, secondo quanto indicato nella delibera CIPE, fornendo loro tutta l‘assistenza necessaria per lo svolgimento del compito ad esse affidato e fungendo da referente delle stesse.
Nondimeno, le difformità constatate sembrano in parte essere state determinate dagli altri organismi tecnici coinvolti nel processo di privatizzazione che in alcuni casi hanno messo in evidenza diversi livelli di approfondimento nella valutazione delle possibili soluzioni alternative e/o migliorative richieste nella specifica privatizzazione.
Occorre, a questo riguardo, ricordare come l‘attività del Comitato abbia concorso alla formazione di un complesso processo decisionale che ha coinvolto, oltre allo stesso organismo, gli advisor e i consulenti di cui il Ministero si è avvalso nelle singole operazioni.
Sulla base dei verbali esibiti si può affermare che l‘assistenza fornita dai consulenti speciali non sia stata sempre della stessa intensità per le diverse operazioni di privatizzazione
Si è constatato che in alcuni casi sono state avviate analitiche attività di due diligence delle diverse specificità mentre, per altre operazioni, non emergono approfondite valutazioni dal contenuto dei verbali di riferimento. Così, ad esempio, nel caso della fusione Stet-Telecom e della vendita di Seat, gestite dall‘IRI, l‘intervento dei consulenti ha riguardato essenzialmente gli aspetti di ristrutturazione finanziaria; al contrario, nel caso delle operazioni ENEL ed E.T.I., gli stessi consulenti hanno sviluppato la loro analisi anche su aspetti industriali e gestionali delle aziende.
In particolare, in alcuni dei casi esaminati (Telecom, ENEL) si è avuta la conferma - già emersa nella relazione approvata dalla Corte con deliberazione n.3 del 12 febbraio 2010 - di una tendenza del Comitato ad avvalorare il parere già espresso dai consulenti dell‘Amministrazione, finendo coll'assumere un ruolo quasi formale, senza svolgere sempre quella funzione incisiva di indirizzo che il quadro normativo gli attribuisce.
Peraltro, va rilevato come la cerchia dei soggetti tecnici che, a diverso titolo (global coordinator, advisor, valutatore, ecc.), sono stati coinvolti nei processi di privatizzazione sia stata alquanto ristretta
Con specifico riferimento agli advisor, ciò appare coerente con i criteri di selezione degli stessi proposto dal presidente del Comitato nel corso della riunione del 19 luglio 1993..".
9. Ora gli advisor e i consulenti della fase di vero e proprio collocamento, potevano essere nominati in base ad un semplice, quanto vago, criterio, stabilito dalla Direttiva del 30 giugno 1993 del Presidente del Consiglio dei Ministri. Ma il criterio risulta complessivamente alquanto significativo. 
Dalla pagina 11 della "Relazione":
"Il punto 5 della Direttiva reca specifiche disposizioni in materia di obbligo di segnalazione dei conflitti di interesse da parte dei consulenti incaricati di elaborare le proposte di ristrutturazione delle imprese e dei soggetti incaricati di effettuare le valutazioni.
Infine, al punto 6 della Direttiva si prevede che la remunerazione degli incarichi sia in linea con i valori correnti sui mercati internazionali per operazioni di simile natura e consistenza.
"

La Relazione, d'altra parte, riguarda il segmento dell'attività del Comitato di garanzia, a monte dell'attività degli advisor e consulenti vari, riguardo ai quali, prosegue la stessa fonte:  "la Direttiva prevede che la guida dei consorzi di collocamento delle partecipazioni da dismettere sia affidata, con la consulenza del Comitato, a primarie istituzioni bancarie e finanziarie di consolidata esperienza in materia di offerta al pubblico di titoli italiani, escludendo che la guida del consorzio possa essere affidata ai soggetti incaricati della valutazione, i quali devono peraltro partecipare al collocamento".
Ma è interessante questo ulteriore passaggio (sempre a pag.11):
"Infine, al punto 6 della Direttiva si prevede che la remunerazione degli incarichi sia in linea con i valori correnti sui mercati internazionali per operazioni di simile natura e consistenza".

Ora, per il suo oggetto limitato, come sopra evidenziato, la Relazione non formula alcuna valutazione su "come" gli advisor abbiano poi agito
E, peraltro, nessun commento viene esplicitato riguardo al fatto che tali "consulenti, collocatori e advisor" siano semplicemente scelti, senza la previsione di alcuna procedura competitiva sulla base di regole predeterminate, su proposta del Presidente del Comitato, tra "primarie istituzioni bancarie e finanziarie di consolidata esperienza in materia di offerta al pubblico di titoli italiani". 
I nomi di advisor e consulenti che campeggiano li potete verificare nell'esame che compie la Relazione sulle principali operazioni di privatizzazione.

10. E' interessante sul punto riportare il testo della nota 1) della Relazione in questione (pagg.4-5):
"Si riporta in particolare il testo dell‘art.1, comma 5, del d.l. 31 maggio 1994, n. 332, come modificato dalla legge di conversione n. 474 del 1994, che era originariamente il seguente: 
―5. Il Ministro del tesoro, di concerto con il Ministro del bilancio e della programmazione economica e con il Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, per quanto concerne le partecipazioni del Ministero del tesoro, e gli altri enti pubblici per le loro partecipazioni, ai fini della predisposizione ed esecuzione delle operazioni di alienazione delle azioni delle società di cui al comma 1 e loro controllate e delle operazioni di conferimento, possono affidare, salvo quanto previsto dalla direttiva 92/50/CEE del Consiglio, del 18 giugno 1992, a società di provata esperienza e capacità operativa nazionali ed estere, nonché a singoli professionisti iscritti da almeno cinque anni negli albi previsti dalla legge incarichi di studio, consulenza, valutazione, assistenza operativa, amministrazione di titoli di proprietà dello Stato e direzione delle operazioni di collocamento con facoltà di compiere per conto dello Stato operazioni strumentali e complementari, fatte salve le incompatibilità derivanti da conflitti d'interesse
Gli incarichi di valutazione non possono essere affidati a società di revisione che abbiano svolto incarichi di consulenza in favore delle società di cui al comma 1 nei due anni precedenti la data di entrata in vigore del presente decreto. I compensi e le modalità di pagamento degli incarichi di cui al presente comma devono essere previamente stabiliti dalle parti.”
Per effetto delle modifiche intervenute il testo attuale della disposizione è il seguente: 
―5. Il Ministero dell'economia e delle finanze, per quanto concerne le proprie partecipazioni, e gli altri enti pubblici per le loro partecipazioni, ai fini della predisposizione ed esecuzione delle operazioni di alienazione delle azioni delle società di cui al comma 1 e loro controllate e delle operazioni di conferimento, possono affidare anche in deroga alle disposizioni dell'articolo 24 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, ove applicabili, salvo quanto previsto dalla direttiva 92/50/CEE del Consiglio, del 18 giugno 1992, a società di provata esperienza e capacità operativa nazionali ed estere, nonché a singoli professionisti incarichi di studio, consulenza, valutazione, assistenza operativa, amministrazione di titoli di proprietà dello Stato e direzione delle operazioni di collocamento con facoltà di compiere per conto dello Stato operazioni strumentali e complementari, fatte salve le incompatibilità derivanti da conflitti d'interesse. Gli incarichi di valutazione non possono essere affidati a società di revisione che abbiano svolto incarichi di consulenza in favore delle società di cui al comma 1 nei due anni precedenti la data di entrata in vigore del presente decreto. I soggetti incaricati della valutazione possono partecipare ai consorzi di collocamento ma non assumerne la guida. I compensi e le modalità di pagamento degli incarichi di cui al presente comma devono essere previamente stabiliti dalle parti.”.

Rimane il fatto che si tratta sostanzialmente di "affidamenti diretti", cioè di affidamento di un servizio da rendere all'Amministrazione, senza alcuna selezione competitiva in base a regole predeterminate. 
Esattamente come accade negli "affidamenti" urgenti o "in deroga" che abbiamo visto essere coinvolti nei casi così deprecabili di corruzione oggi alla ribalta.
Almeno così risulta dalla "Relazione".  
E ciò considerato che, in base alla legge in materia, i compensi devono essere "previamente stabiliti dalle parti", cioè sono concordati in una trattativa che non può che essere "diretta", escludendosi palesemente il criterio della "risultante" ottenuta da offerte competitive, compiute da più soggetti pre-qualificati, sulla base di una disciplina generale di gara.
11. Ma c'è di più.
Nulla sappiamo di quanto sia stato effettivamente erogato in termini di compensi, adeguati ai "valori correnti sui mercati internazionali per operazioni di simile natura e consistenza" - e comunque concordati liberamente tra le parti- a tali istituzioni bancarie e finanziarie. 
Perlomeno manca una certificazione di ciò in base ad una omologa Relazione della Corte dei conti. 

E certamente si tratta di erogazione di pubblico denaro (gravante sul Tesoro ovvero sulle partecipate pubbliche di volta in volta coinvolte; il che, in termini contabili, finisce per essere la stessa cosa). E di erogazioni, molto probabilmente, per cifre molto consistenti proprio perchè rapportate ai "valori correnti sui mercati internazionali", a loro volta, molto presumibilmente collegati a delle percentuali legate al valore de "l'affare" trattato
E rammentiamo che, solo fino al 2003, si tratta di 90 miliardi di euro.

Ora, per chi abbia avuto la pazienza di seguire questa (pur parziale) ricostruzione, si ha la disponibilità di elementi per comprendere un fatto essenziale:  
IL SENSO DELLE PROPORZIONI

Un qualche interrogativo può essere legittimamente posto: c'è stata poi la dichiarazione ed il continuo monitoraggio delle situazioni di "conflitto di interesse" durante lo svolgimento delle operazioni tra membri del Comitato e tali "istituzioni bancarie e finanziarie"? 
C'è stato poi il regolamento della "cause di incompatibilità" originarie e, specialmente, successive, rispetto ai decisori-garanti e tali operatori "bancari e finanziari", di cui pure pare preoccuparsi il Comitato nel verbale del 2 luglio 1993 (cfr; nota 7 a pag.14 della "Relazione", in particolare qui: "Due componenti pongono anche il problema di eventuali incompatibilità tra il mandato nel Comitato ed altri uffici. In particolare, uno di esso dichiara che la sua accettazione dell'incarico è subordinata ad un più approfondito esame di eventuali incompatibilità ed alla verifica della disponibilità effettiva a partecipare ad un impegno che si sta rivelando più gravoso del previsto.
Il Presidente assicura che, quanto ai risvolti connessi ai conflitti d'interesse e ad altre aree rilevanti sotto il profilo penale, saranno avviati gli approfondimenti del caso con gli organi competenti. Propone inoltre che si proceda alla redazione di una lettera collettiva da indirizzare al Presidente del Consiglio nella quale i membri del Comitato indichino tutti i possibili casi di incompatibilità in cui potrebbero venire a trovarsi per effetto dell'accettazione dell'incarico
"?

Tutto questo non è chiaro. Speriamo che la Corte dei conti faccia chiarezza.

11 commenti:

  1. Buonasera Presidente
    Ho fatto una ricerca perché curioso
    Privatizzazione INA Advisor: Schroders Global Cordinator: Goldan Sachs
    Privatizzazione ENI Advisor: RothschildGlobal Cordinator: IMI
    Privatizzazione San Paolo To Advisor: Schroders Morgan Stanley Global Cordinator: IBSPT Privatizzazione Banco di Napoli Advisor: Rothschild
    Privatizzazione Telecom: Advisor: Morgan Stanley
    Privatizzazione Seat: Cons. fin. Lehman Brothers
    Privatizzazione Baco di Roma Advisor: Rothschild
    Privatizzazione BNL Advisor: JP Morgan
    Privatizzazione Alitalia Advisor:Rotschild
    Privatizzazioni Enel Advisor: DKB
    Privatizzazione Mediocredito Advisor: Jp Morgan
    Privatizzazione Unim Advisor: Schroders
    Privatizzazione Autostrade: Advisor IMI e Schroders
    Privatizzazione finmeccanica Advisor Goldman Sachs
    Privatizzazione aeroporti Roma Advisor: Leman Brothers
    Ecc ecc Insomma sono ovunque sono ESSI e da tempo possiedono il paese. MA, non basta vogliono tutto ma proprio tutto tutto.
    il prox é smantellare titolo V Cost. per risucchiare il mondo delle municipalizzate? perché siamo brutticattivicorrotti.
    Buona notte Presidente

    io faccio fatica a dormire gli ORDOLIBERISTI NO?





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  2. e Grazie per il suo impegno patriottico ne abbiamo bisogno.

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    1. Ma grazie a te che hai compreso come si debbano sviluppare le informazioni e non rimanere allo sdegno generico (compatibile con gli slogan anestetizzanti)

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  3. PROPORZIONI?
    Advisors, book-building e book-runners

    Dell’indipendenza del Valutatore Finanziario (advisor) sono garanzie le referenze e l’onorabilità internazionali riconosciute – fatto salvo alcuni, sporadici e prontamente rinchiusi, casi di aggiotaggio, insider trading, manipolazione dei tassi interbancari, sistema bancario “ombra”, agenzie di rating ..

    Il “piatto” acquista, poi, quel “gusto e sapore” raccontato dal L Mazzillo, magistrato istruttore della Corte dei Conti, nel “trito e stracco” rapporto (basta la lettura delle due paginette di sintesi) nel decennale successivo alla campagna di privatizzazioni coordinate – vale la pena ricordare – dall’allora DG del Ministero del Tesoro, M Draghi, a bordo del panfilo HMY Britannia salpato da Civitavecchia nel giugno 1992 con la comunità finanziaria internazionale per partecipare, sottocoperta, al convegno dell’esclusivo British Invisibles (ndr, gustosa la cronaca raccontata allora da Massimo Goggi sul Corriere).

    Poi intriganti sono i segreti della preparazione del “piatto” (book-building, la raccolta, la valutazione e l’ammissione delle prenotazioni che stabiliranno, poi, il prezzo della vendita) e rilevante la qualità del “servizio” al tavolo (book-runners, selezionati al collocamento e alla garanzia della vendita dei diritti di opzione) per distinguere un grande chef da un cuoco di trattoria.

    Stavolta, il ricco menù comprende ENI, ENEL, POSTE ITALIANE, ENAV, FINMECCANICA, SACE, STM per coprire a malapena gli interessi del debito “pubblico”, il pro-quota di partecipazione all’incubo €urista rinunciando a dividendi remunerativi (tasso BCE 0,05% - EURIBOR-3M 0,28% - BOT-3M 2,11%: nel “lungo periodo” arriva qualcun altro .. neppure con il distopico Elysium).

    Che “piatto” ..

    PS: propongo un “pisarei&fasoi”: pane raffermo grattato impastato con acqua & farina condito con “pelato” e "cipolla", un filo d’olio (.. lubrifica), basilico .. sale e pepe q.b

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  4. La strumentalizzazione della corruzione per fini antidemocratici è una strategia utilizzata da molto prima che se ne impadronissiero i Bad Samaritans. Mi è tornato alla mente un libretto molto interessante che avevo letto tempo fa: si tratta di una raccolta di saggi di uno dei nostri maggiori americanisti, Arnaldo Testi, sulla storia dei partiti politici americani. La domanda di fondo a cui l'autore cerca di rispondere è come sia stato possibile che partiti con un ampio seguito di massa, come quello goduto nell'Ottocento dai partiti americani, si siano trasformati in organizzazioni verticistiche e "leggere" che di fatto limitano, per non dire negano, rappresentanza politica alle classi subalterne. Una delle chiavi di questa trasformazione fu l'incontro fra gli interessi delle vecchie élite e i programmi "rifiormatori" e "modernizzanti" di nuovi tecnocrati. "La retorica dell'indipendenza dei politici progressisti si intrecciò con l'estendersi a livello di massa della retorica antipartito che fino allora era rimasta confinata nei salotti borghesi e negli editoriali della stampa dell'élite. L'occasione fu offerta dall'esplosione fragorosa e repentina, dopo il 1902-1903, di una serie di scandali municipali e statali che implicavano scambi di favori fra uomini d'affari e pubblici amministratori legati ai partiti. Amplificati dalla stampa quotidiana e periodica, questi scandali trasmisero a un'opinione pubblica traumatizzata la sensazione, come scrisse il giovane reporter investigativo Lincoln Steffens (che qui lanciò la sua fortunata carriera di muckracker), che la corruzione fosse diventata un vero e proprio "sistema" di governo, perverso e pericoloso per la stessa democrazia. Le reazioni politiche e giudiziarie furono violentissime, al grido di "Cacciate i furfanti!" Ma chi erano i veri furfanti? Steffens aveva sottolineato come "in tutte le città, le classi migliori - gli uomini d'affari - sono la fonte di corruzione; ma essi sono così raramente perseguiti e presi con le mani nel sacco che non riusciamo a capire in pieno da dove vengano i nostri guai. Così nella stragrande maggioranza dei casi si accusano gli uomini politici e le classi più povere, ignoranti e depravate". Diverse attribuzioni di responsabilità implicavano soluzioni diverse alla crisi; e la questione morale divenne un terreno di scontro politico sul controllo e sui fini del governo locale. Secondo alcuni, erano i businessmen che saccheggiavano le risorse pubbliche; era quindi necessario controllare i trust, regolamentare le lobbies, rendere trasparenti le concessioni degli appalti pubblici, frenare la speculazione edilizia e sottrarre alla sua logica la crescita urbana, tassare le società per azioni per finanziare una più diffusa politica dei servizi. Secondo altri, erano i politici di partito avidi e corrotti che imponevano tangenti per qualsiasi atto dovuto; erano allora i partiti a dover essere controllati, ridimensionati, esplusi dalla vita pubblica almeno locale. Misure fuono adottate in entrambe le direzioni; nel complesso fu la seconda a prevalere. Ha scritto lo storico Richard McCormick che la scoperta della corruzione "fece precipitare alcune crisi che condussero verso i mutamenti politici dell'epoca", diffondendo l'immagine della politica di partito, e spesso della politica tout court, come cosa sporca da cui rifuggire, aprendo la strada alle riforme delle élite modernizzanti". (A. Testi, Trionfo e declino dei partiti politici negli Stati Uniti, 1860-1930, Torino, Otto Editore, 2000, pagg. 80-81).

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  5. E' anche interessante notare che la questione corruzione nella percezione delle élite, poi riversata sui media, inizia a manifestarsi, come la "teoria generale della corruzione" vuole, non con l'appropriazione privata di utilità pubbliche, ma con l'estensione del perimetro dei beneficiari oltre quello delle oligarchie: "In realtà la pratica moderna dello spoil system non inventava una nuova struttura di patronage, piuttosto ne sostituiva i gestori e beneficiari. I politici di partito jacksoniani e tutti quelli che li seguirono non fecero che adottare e istituzionalizzare usi e costumi che fino ad allora erano appartenuti ai notabili della comunità, ai gentiluomini patrizi di un'epoca precedente che avevano distrtibuito gli impieghi pubblici ai membri delle proprie famiglie e dei propri circoli; lo ritenevano un fatto naturale, un onore dovuto e un dovere inevitabile, un compito che era intrisecamente legato alla loro stazione sociale, alla loro educazione e cultura." (op. cit. pag. 69).

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    1. Boardwalk Empire.
      Corruzione è quando arbitro (corrotto) fischia.
      E l'arbitro null'altro è che un dipendente (di secondo piano) della oligarchia.
      (Finchè non metteranno la moviola in campo...cioè le Costituzioni sociali)

      Intendendosi la corruzione come fenomeno coessenziale alla stessa funzione pubbica normativamente regolata. Che è poi, a suva volta, la formula prescelta dal capitalismo una volta scacciato l'Ancién Regime attraverso i Parlamenti.
      Ed infatti, la imparzialità della funzione (non piegandola all'utile personale) è una cosa innaturale nell'essere umano. La cui mancanza viene rimproverata solo a chi "ci sostituisce" nel controllo delle decisioni su dove indirizzare le risorse raccolta dall'organizzazione comune.

      Infatti, poi, i borghesi trionfanti sulle monarchie, di fronte all'allargamente della platea con cui spartire la torta, teorizzarono, da subito, di mettere automaticamente sotto controllo...i Parlamenti
      http://orizzonte48.blogspot.it/2014/05/onesta-competenza-meritocrazia-e.html

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  6. Buonasera Presidente.
    Ebbene si: ESSI vogliono tutto e di piu'.
    Anche io mi "incuriosii" moltissimo quando , qui in zona da noi, le TRE Cooperative in concordato
    ORION-UNIECO-COOPSETTE, scelsero come advisor finanziario Bain & Company (http://it.wikipedia.org/wiki/Bain_%26_Company)( sono tuttora in concordato)
    E sono tuttora " sorpresa " da certe connessioni(http://it.wikipedia.org/wiki/Mitt_Romney).
    Ma pure io dormo assai male nella consapevolezza che ESSI dormono sonni indisturbati e tranquilli.
    Buona serata e Grazie ancora. Bruna

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  7. SPIRITO CRITICO
    (OTC .. magari, qualcuno ci casca .. :-) .. )

    In orbita marziana con teiere, svaniscono le promesse di non andare più la domenica alla ”prima messa”.
    C'è anche il lunedì di “concetta&immacolata”.

    Curiosità d’osservare fotografie, guardare video, appassionarsi a film dove “attori” diventano “registi” per diventare, poi, “padroni”.

    Letture, studio, gentile coltivazione del quadrivium per considerare le SUGGESTIONI NARRATE da essi, cioè essi, che guardano dall’ESTERNO, che commentano “se il giornale da cui scriviamo è autorevole possiamo CONDIZIONARLI”.

    SUGGESTIONI di produttività, di competitività, di PIENA OCCUPAZIONE che FANNO DEL MONDO DELLE FAVOLE proiettate a 311.406 appassionati.

    Suvvia, a’ eugè esso tra essi - con DECENZA e ONESTA' INTELLETUALE - il richiamo a “Le campane” di E A Poe è FUORI DALLA TAZZA.

    La poesia racconta - qualcosa di molto, tanto, troppo altro - diverso dalle SACCOCCIE AVIDE.

    Tiremm innanz ..!

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  8. http://limbeccata.it/politica/mafiacapitale-a-sinistra-da-soldi-che-profumano-a-destra-solo-tangenti-e-pizzo/

    Insomma, le coop rosse profumano di incenso, fanno diventare santa qualsiasi malefatta. Quelli sono mafiosi solo quando parlano con Alemanno & c, invece sono benefattori insospettabili quando tubano con la sinistra. Eppure i fatti sono incontestabili: la giunta Marino ha dato alle coop di #MafiaCapitale in poco più di un anno glòi stessi appalti che la giunta Alemanno aveva concesso però in 5 anni. Che sono la metà di quelli concessi nei cinque anni precedenti dalla giunta Veltroni. Però lì manco il dubbio è ammesso. E allora raccontiamo la favoletta della mafia nera che aveva le mani su Roma. Poi ogni tanto occhio alle cifre: questo gruppetto scalcagnato (che c’entra nulla con la mafia, questa è pura invenzione della procura di Roma), fatturava fra rosso e nero 60 milioni di euro l’anno. L’ultimo dei palazzinari di Roma (e non penso nemmeno ai grandi) ne fatturava grazie a commesse delle istituzioni 3 o 4 volte tanto. Vogliamo dire che Roma era in mano a questa banda di smandrappati? Voi bevetevela pure, io proprio no.

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    1. Certamente un'indagine ben condotta dovrebbe indirizzarsi sui principali aggregati di spesa dello stesso centro-staziona appaltante, non solo su quelli "minori" e, per di più, legati a programmi statali decentrati.
      Infatti, com'è noto, la principale incidenza economica delle decisioni di un Comune è su ben altri settori...E sarebbe sorprendente questi ultimi fossero gestiti in modo del tutto diverso da quelli "minori"

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