giovedì 18 dicembre 2014

IPOTESI FRATTALICA 2 ANNI DOPO. L'INVADENTE FUTURO DEL DEBITORE (tra TTIP e "condizionalità")


"And therefore never send to know for whom the bell tolls. It tolls for thee".(John Donne ==>Hemingway)


I commenti del buon Caposaldo si incentrano spesso su una visione in cui l'attuale presidente del consiglio ci condurrebbe egli stesso "fuori dall'euro", in una sorta di misterioso rivolgimento verso l'8 settembre "frattalico" (svolgendo quindi un ruolo sostanzialmente Badogliesco). La mia opinione era che probabilmente il suo ruolo si fermerebbe al 25 luglio senza estendersi alla gestione della fase successiva all'8 settembre.

Ma questa era una considerazione "astratta" in senso deduttivo, o meglio: formulata senza tener conto delle intere variabili che entrano nel gioco. Essa, quindi, assume ben diversa prospettiva se collocata nella concreta strategia USA-UE.

E perciò non possiamo che ricollegare la questione a quello che tutt'ora considero il più probabile scenario del prossimo futuro: uno scenario problematico, cosparso di problemi irrisolti. Allora lo scenario, nelle sue variabili e nei suoi possibili esiti, lo ritrovate qui, nei (già più volte citati) paragrafi da VI a VIII.

Le ragioni per cui non considero l'attuale presidente del consiglio quale personaggio che possa incarnare lo spirito della  Liberazione nazionale che seguì all'8 settembre, le ho indicate in questo post:
"..non si arriva a manomettere la Costituzione ed a saldare le "grandi intese" sulle riforme che "controparte" non era riuscito a fare per 20 anni, se non si è intimamente e completamente integrati nella visione (recepita inconsapevolmente: il contrario sarebbe chiedere culturalmente troppo) del "meraviglioso mondo di von Hayek".
E non è poco; è proprio molto.  E lo escludo per un'ulteriore e connessa ragione che appartiene alla "matematica" della Storia e della psicologia di massa. E quindi sostanzialmente frattalica.  Quando si arriva agli estremi della "cultura-pop", fino a trascurare addirittura la sua versione tecnocratica (sempre rigorosamente pop, beninteso), non si è oppositori di quest'ultima: neppure a livello meramente potenziale.  Si è, piuttosto, il frutto estremo di questa "cultura", cioè si è oltre la soglia del limen ove non c'è neanche più bisogno della semplificazione tecno-internazionalista, perchè si è, prima ancora, ontologicamente internazionalisti e anti-sovranità, per costituzione psicologica e con mancanza di scelta.  Si è un "corpo unico" con questa matrice, nella piena logica del "simul stabunt simul cadent".

Ma i "già citati" paragrafi da VI a VIII, ci dicono un'altra cosa: allo stato attuale, le possibilità di "replica" della grande stagione costituzionalista sono particolarmente scarse. Salvo il "grande shock", legato ad una nuova crisi finanziaria sulla grande roulette dei derivati, che non può escludersi considerato il livello di indebitamento da "allarme rosso" che tende a ricrearsi nella società USA, Wall Street-led.
Dunque, dovendo ragionare soltanto sulle dinamiche oggi effettivamente in campo, avremo un probabile, anzi probabilissimo 25 luglio (tecnicamente già in corso al rallentatore, rispetto al suo antecedente frattalico), e un probabile scenario del "dopo" legato al TTIP. Salvi fatti sopravvenuti che risultano allo stato solo "in nuce". 
Diciamo nell'ambito degli "imprevisti e probabilità" che possono sia condurre ad una riscossa della democrazia sostanziale, sulle macerie di una governance finanziaria divenuta impresentabile, sia seppellire la stessa democrazia, per generazioni, sotto i meccanismi correttivi e le "contromosse" di autoconservazione di questa stessa governance, dotata di enormi risorse di sopravvivenza. 
Questa premessa riassuntiva dello stato delle cose frattalico "ad oggi", passa dunque persino per un adattamento teso a sacrificare l'euro, ormai visto come superfetazione sacrificabile di un sistema che può proseguire anche senza di esso. Ergo, ormai, il problema non è solo più l'euro.
Ma la premessa ci consente di rispondere ancora una volta a questa riproposizione della tesi di Caposaldo:
"Come previsto, per fine anno il consenso per Renzi comincia a calare, come registra l'ottima Gpg http://scenarieconomici.it/crollo-pd-boom-lega-se-ad-uscire-dalleuro-fosse-proprio-litalia/.
E nei prossimi mesi sara' peggio essendo in esaurimento il vasto repertorio delle supercazzole....quindi, o sparisce miseramente e il sistema viene comunque travolto(o sara' veramente odioso, con un altro tipo Monti), oppure ci porta fuori dall'euro, non ci sono cristi. Ora, subito, nel 2015. Ho sempre sperato nella sua boria. Sono ottimista... No?
"
Ed ecco la risposta che diamo a Caposaldo, (ringraziandolo per lo spunto di riflessione), che riassume tutti i temi e le variabili frattaliche che abbiamo visto in premessa:
- a tutte le ragioni politiche e "culturali"  già illustrate, - per cui non può LUI portarci fuori dall'euro, ALMENO SE PRIMA NON VIENE CONCLUSO IL TTIP, o meglio: solo a condizione che venga concluso quasi simultaneamente-, ti aggiungo che la nostra uscita unilaterale è possibile, se e solo se, gli USA ci garantiscano preventivamente una linea CREDITIZIA adeguata di dollari per regolare il nostro debito commerciale a breve sull'estero: quasi 600 miliardi di euro, più o meno;

- QUESTA COSA GLI ECONOMISTI CHIAMATI DI RECENTE A PALAZZO CHIGI LA SANNO BENISSIMO.
Ma se gli USA (ipotizzando, allo stato, l'immutabilità del loro attuale paradigma socio-economico) acconsentissero a ciò, vorrebbe dire che, - loro e/o il FMI, cambia poco-, ci avranno imposto una serie di CONDIZIONALITA': la prima delle quali, nell'ambito della garanzia di CONVENIENZA DEL TTIP, sarebbe la PRIVATIZZAZIONE DI PENSIONI E SANITA';

- insomma, visto che tale ipotesi è sufficientemente tragica, può ben essere che ciò avvenga.
E d'altra parte, MESSA COSI',  è una cosa qui già detta:
http://orizzonte48.blogspot.it/2014/11/euro-alla-frutta-e-ttip-alle-porte-il.html
http://orizzonte48.blogspot.it/2014/11/la-sorpresina-di-angela-ttip-e-accordi.html

Naturalmente questo scenario vale come compimento del 25 luglio e come transito verso l'8 settembre. 
Dopo, siamo all'hic sunt leones, alle terrae incognitae ancora troppo difficili da esplorare.

8 commenti:

  1. Analisi come sempre lucidamente realistica; e normalmente riescono a portare in fondo i loro progetti. Speriamo che i negoziati per il ttip durino ancora, che qualcuno resista(se non altro per litigiosita' interna, tutta europea), che si guadagni tempo. Infatti il 2014 con la crisi ucraina/attacco economico alla russia, le tensioni e guerre in altre parti, le multe alle banche europee e chi piu' ne ha piu' ne metta, tutto cio' fa pensare che le oligarchie finanziarie hanno una dannata fretta: qualcosa o qualcuno li preoccupa.

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    1. L'obiettivo di medio termine USA è evitare di perdere il ruolo (politico-dominante) del dollaro come moneta di riserva.
      La fissazione di un peg, sul $ stesso, di monete dell'area UE eventualmente ripristinate (per gli scambi interni) consentirebbe di rafforzarne il ruolo internazionale negli scambi di merci e stabilizzerebbe il suo ruolo prevalente nelle transazioni finanziarie.

      Per rendere appetibile ciò, un iniziale riallineamento valutario in Europa, accompagnato da regolazioni in dollari dei crediti/debiti interni all'UEM, potrebbe svolgersi ordinatamente: in cambio gli USA potrebbero ottenere la totale omogeneizzazione del sistema europeo del welfare (privatizzato e finanziarizzato).

      Poi la gente verrebbe distratta dagli OGM e dagli standards ambientali e di tutela dei consumatori. E facendo concessioni (magari cosmetiche) su aspetti come questi - che potrebbero risolversi in opportune barriere ai prodotti del resto del mondo ed essere proposti come una vittoria agli elettorati europei- si potrebbe lasciare intatto il sistema arbitrale privato di applicazione del TTIP (in danno degli Stati che non privatizzano il welfare).

      Insomma , una maxi area governata dal diritto internazionale privatizzato, cioè dalla finanza, con deflazione strutturale in funzione di una competitività sui servizi (finanziari, ICT e turistici) e sulle tecnologie: rendendo così sostenibili (nelle previsioni di ESSI, beninteso) massicce delocalizzazioni manifatturiere.

      Non si tiene conto che l'impoverimento stabile del 99%, rispetto agli standards del XX secolo, ad un certo punto sarebbe talmente elevato che la destabilizzazione sociale renderebbe obbligatorio un regime stile Grande Fratello.
      Ma anche un capillare sistema repressivo e di controllo ad alta tecnologia mass-mediatica, sarebbe costosissimo.

      Lo "Stato minimo" non sarebbe realizzabile nei costi complessivi idealizzati dai liberisti: sarebbe piuttosto un neofeudalesimo, asettico nella alte sfere e ossessivo in quella di massa.
      E "l'effetto pretoriani" incomberebbe continuamente come degenerazione.
      http://orizzonte48.blogspot.it/2014/12/la-concessione-beveridge-o-leffetto.html

      Ma la percezione di questa prospettiva è ancora troppo lontana per chi la sta subendo. E che, anzi, finirà per invocarne la sostanza come "unico cambiamento possibile".
      La percezione sarà semmai riservata a quei pochissimi che conserveranno sufficienti "risorse culturali" per percepirla.
      Per tutti gli altri, l'accecamento della "guerra tra poveri" (su accuse di miserabili privilegi, allineati verso il basso), funzionerà da "collante" del regime tecni-pop e non sarà mai percepita la manovra.

      L'unica incertezza è che la stessa Germania, che avrebbe il disegno alternativo di una maxi-area marco allargandosi demograficamente e politicamente in Europa, potrebbe non essere del tutto d'accordo.
      E magari pure qualcuno in Francia.

      Da noi, credo che invece, un incontenibile entusiasmo generale, spingerebbe verso questa soluzione e dentro al baratro definitivo...della democrazia

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    2. Appunterei solo che nei costi del "controllo totale", ad ora, non compare più la voce "tecnologia".

      P-R-I-S-M ne è un esempio.

      La digitalizzazione permette uno spionaggio massivo e una data retention senza precedenti.

      Soprattutto ricordo che flussi informativi e flussi economici - che per certi versi possono essere considerati "la stessa cosa" - sono ad ora monopolio USA.

      Senza approfondire la relazione tra monopoli economici e asimmetrie informative, basti pensare che qualsiasi transazione telematica - ricordando che la maggior parte dei mezzi monetari è digitalizzata - "fisicamente" passa da server USA.

      La stessa struttura Internet è americocentrica: basti pensare al sistema di risoluzione dei nomi a dominio su cui si basa il web: per la "massa" Internet e il web sono la stessa cosa.

      Tutti i circuiti del "credito" hanno server geograficamente localizzati in USA: da Visa a Mastercard a Paypal...

      Per questo tra i BRICS c'è una corsa a sganciarsi dalla tecnologia USA e, su tutti, si ricordano gli sforzi della Russia per aprire propri circuiti per fornire carte di credito "made in Russia" ai suoi cittadini.

      Cioè, alla dedollarizzazione deve necessariamente seguire un "protezionismo" della propria ingegneria informatica e digitale-tecnologica.

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    3. Naturalmente sono d'accordo. Ma stai parlando di ICT.

      Dal momento che si creano, - attraverso la concentrazione dei redditi e l'accesso selettivo e minoritario agli strumenti privati assicurativi-previdenziali (esito finale pressocchè certo è già in corso)-, status irreversibili di cittadini di serie A e di serie B, C, fino alla Z, il controllo cui faccio riferimento è più:
      a) sui "contenuti" affidati a quale che sia il prevalente medium condizionante del momento;
      b) sui mezzi di enforcement propariamente "sul territorio" (pensa solo alla polemica attuale sulla deriva violenta delle forze di polizia in USA, che negli anni '90, per esperienza diretta, poteva essere già percepibile e si è molto accresciuta).

      Insomma, "1984" si sposa sempre più con le distopie di Philip K.Dick; questi e Orwell sono sempre più dei visionari assolutamente attuali.
      Solo che nei film non ci mostrano, sempre (solo talora...) la bruttura del territorio riservata alla massa sempre più dedita alla "guerra tra poveri".

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  2. Scenario che tralascia la crisi russa. Prodi è andato da putin l'altro giorno.e dubito che ci sia andato in sola visita di piacere. Crisi russa che vede una sovraesposizione delle banche tedesche ( strano eh?) seguite da unicredit. Il futuro è molto ingarbugliato e difficilmente ne usciremo bene...

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    1. Concordo che la crisi russa abbia una rilevanza sullo scenario evolutivo. Che, nelle passate "revisioni" dell'ipotesi frattalica è stato peraltro considerato.

      In questa sede, lo si è considerato "implicito" nelle linee di tendenza geopolitiche dell'area UE-USA, (v. risposte a Caposaldo e a Bazaar); ciò nel senso che queste risultano confermate/rafforzate dalla questione russa, e dunque questa, nel suo manifestarsi, non contrasti la linea di sviluppo qui suggerita.

      Per capire anche la proiezione nel tempo della risposta russa, ancora non del tutto decifrabile e, comunque, da valutare su un periodo di tempo di un uno o forse due d'anni:
      http://russia-insider.com/en/2014/12/18/2016

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  3. Le esternazioni di Luttwak su Italia-euro non mi quadrano con le finalità USA di mantenere il ruolo svolto dalla IIWW ad ora e nemmeno con la loro ferma intenzione di TTIP.
    C'è qualcosa che non riesco ad afferrare che mi lascia i pezzi sparsi sul tavolo senza che ne veda il posizionamento.
    Mi sfugge qualcosa di assolutamente ovvio?

    Buona domenica e buone feste a tutti.

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