sabato 27 dicembre 2014

L'UEM, IL PETROLIO E LA "LOCOMOTIVA" USA: PRODURRE COSA E DA VENDERE A CHI?



1. Nell'analizzare la notizia della crescita del 5% del PIL USA (sull'anno precedente), quale registrata, per il terzo trimestre dell'anno, dal Dipartimento del commercio USA, vorrei provare a partire dalle conclusioni.
Queste le ritraggo da un intervista rilasciata a "Il Messaggero" da Nicholas Economides (nomen omen), docente alla Leonard School of Business della New Yorl University, "autorità mondiale" sulla "network economics", e consigliere della Commissione federale del Commercio USA nochè dei "governi della Grecia, Portogallo, Irlanda e Nuova Zelanda". Un curriculum che certo non lo fa essere estraneo al mainstream,
Questa la "domanda finale" posta dall'intervistatrice:
Professore, lei crede che gli Stati Uniti potranno reggere questo livello di crescita? Vari analisti pensano che il petrolio in discesa e la promessa di aumenti dei salari nell'anno nuovo saranno elementi importanti per assicurare la crescita continua; lei è d'accordo?
"Sia il crollo nel prezzo del petrolio sia l'aumento dei salari minimi avranno effetti contrastanti. Il costo del petrolio rende più economiche le attività industriali e manifatturiere e i trasporti, tutti elementi che favoriscono l'industria. L'aumento dei salari metterà più soldi a disposizione dei lavoratori e quindi favorirà i consumi. Ma c'è l'altra faccia della medaglia; le aziende che vivono di petrolio subiranno contrazioni, e le aziende che devono aumentare i salari dei dipendenti potrebbero rifarsi sui prezzi, causando quindi una ricaduta negativa proprio sui consumatori."; 
Aggiungiamo qualche dato su questa "spettacolare" crescita:
Innanzitutto in termini "reali" (al netto dell'inflazione) e sul medio periodo appare tutt'altro che spettacolare (lo è solo se la si paragona all'UEM e in particolare all'Italia, unico paese debitore ad applicare il fiscal compact; basti dire che il reddito nazionale è tornato poco sopra il livello pre-crisi, ma con alterne fortune. Certo in Italia pare un miraggio praticamente irraggiungibile...):


 Ma poi, a scomporla nei vari fattori della domanda, ci conferma una vocazione consumistica (che vedremo patologicamente legata all'indebitamento privato ed alla finanziarizzazione), e tutto sommato scarsamente produttivistico-industriale. Almeno se riferita alla mobilitazione dei capitali interni, come si vede dagli investimenti dei "residenti":


 


2. Insomma, Houston abbiamo un (primo) problema: la traslazione sui prezzi degli aumenti salariali porterebbe, nella visione dominante delle politiche economiche USA, alla temutissima inflazione. 
E quest'ultima, sempre in assunto, rischierebbe di affossare i consumi: evidentemente, programmandosi aumenti salariali modesti e credendosi alle aspettative inflazioniste più che agli aumenti di produttività, nonchè alla incapacità autonoma della domanda interna di avviare processi occupazionali virtuosi
Come conferma il dato sugli investimenti dei "residenti" che tutto sembrano meno che il prodotto di un'economia che "tira".
 Certamente una mentalità dura a morire che si può condensare nell'ostinato mantenimento di un mercato del lavoro che precarizzato com'è, è indice di una governance attentissima, più che a prevenire l'inflazione - che è sempre rimasta negli USA a livelli non preoccupanti-, a contenere qualsiasi  cambiamento di un assetto sociale che privilegia il profitto finanziario (di cui la deflazione salariale è compagna come la fame alla miseria). 
Qualche interessante dato è rinvenibile nell'articolo (in pdf) dell'Economic Policy Institute del 18 dicembre 2014. Fresco di stampa, ci dice che (consiglio di scorrere le "charts" veramente impressionanti):
- The U.S. middle class has faced a huge ‘inequality tax’ in recent decades;
- Since 1979, productivity has risen eight times faster than pay;
- When it comes to the pace of annual pay increases, the top 1% leaves everybody else in the dust;
- The minimum wage would be over $18 - invece degli attuali $ 7,25!- had it risen along with productivity.

E questo per chi pensasse che, almeno fino al "sequester" della legge di bilancio, effettuato dai Rep-tea-party a partire dal 2010, Obama avesse utilizzato il deficit per politiche espansive, cioè di sostegno al livello del reddito dei lavoratori (spendendo in modo che ciò "arrivasse" alle fasce più basse della popolazione, invece che in banking welfare. Ma sapete - e ci torneremo- una volta che si abbiano le "riforme" di un mercato del lavoro perfettamente flessibilizzato, fare "politiche fiscali espansive" non è più una cosa così corrispondente al deficit pubblico...)


3. E tutto questo con risvolti non da poco.
Se l'inflazione può attenuare le posizioni debitorie, e quindi degli stessi consumatori per quanto riguarda i debiti contratti in precedenza (cioè proprio ciò che i creditori in generale "aborrono"), dall'altro lato, però, un aumento dei prezzi superiore agli aumenti salariali, o comunque tale da assorbirne il potere di acquisto per intero, porta, nell'ottica del mainstream, ad aspettative negative sulla futura domanda interna: cioè sugli stessi consumi e connessi investimenti. 
E quindi sul mantenimento del livello occupazionale: cioè la disoccupazione è attribuita alla rigidità salariale, innescatasi una volta che i salari seguano la produttività...invece di perdere, dovutamente, il "contatto" rispetto ad essa; come da manuale mainstream.  
Ma (nella realtà) il livello occupazionale - e salariale- è la condizione, a sua volta, per mantenere una sufficiente base di consumatori...solvibili
Una specie di serpente che si morde la coda e un riddle irrisolvibile per i "consiglieri" che governano l'economia USA, senza "poter-voler" mettere in contestazione la sua premessa invariabile: l'economia si regge sulle aspettative di inflazione (cioè di un certo livello dei profitti-interessi "reali") dei creditori finanziari e sulla aspettativa di retribuzioni crescenti, e sicuramente rigide verso il basso, degli executives che governano il processo economico e istituzionale.

4. Ma anche se negli USA sfruttassero, ancora, il paradigma di crescita dei consumi senza crescita dei salari reali, cioè senza accompagnare la crescita della produttività redistribuendone il beneficio, il (secondo) problema sul tappeto non sarebbe trascurabile. 
E si chiamerebbe "instabilità finanziaria" da eccesso di debito con debitori sempre meno solvibili (e onere reale del debito accresciuto: l'inflazione USA ha mostrato recenti ricadute verso il basso!). Cioè una riproposizione della debt-deflation.

Certo il grafico ci mostra un differenziale ancora notevole con l'UEM
E al tempo stesso, ciò ci segnala un UEM in deflazione sostanziale che può "solo", (essendo la crescita della domanda interna un autentico miraggio), puntare a espandere le esportazioni verso gli USA: e infatti Confindustria formula previsioni di sperata crescita italiana proprio su queste basi.

5. Al tempo stesso, però, Jack Lew aveva appena ribadito, e con maggior forza che in passato, che «Il mondo - ha accusato Lew - conta sull’economia americana per trainare la ripresa globale. Ma l’economia internazionale non può prosperare solo contando sul fatto che gli Stati Uniti sono gli importatori di prima e ultima istanza, né può sperare che la nostra crescita basti a compensare la debole crescita nelle altre grandi economie mondiali».

Aggiungiamo a questo quadro di premesse che gli USA contano su due fattori per correggere il proprio saldo delle partite correnti con l'estero
a) l'indipendenza energetica raggiunta attraverso le tecnologie del fracking
b) l'estensione all'UE di un'area di libero scambio che punti all'abbattimento, specialmente, delle barriere non tariffarie ed ai naturali effetti di specializzazione, in rafforzamento delle proprie capacità finanziarie, di una tale area liberoscambista.

Ma l'aspetto a) appare attualmente minato da una flessione dei prezzi petroliferi che rende difficile la prosecuzione delle attuali produzioni ai costi attuali, rendendole antieconomiche sotto il breakeven point di 65 dollari, "in media", sebbene in parte sostenibili, fino alla soglia dei 45(50?) dollari, se concentrate nei grandi bacini attualmente sfruttati, ma abbandonando le produzioni legate a "investimenti marginali".
Questi ultimi, però, sono già stati in buona parte finanziati ed anche ri-collocati sui "mercati" attraverso strumenti derivati-ABS: e che fine faranno questi titoli sulla roulette finanziaria una volta che alcune industrie non saranno -via via in misura crescente - in grado di restituire, se il prezzo del petrolio non risale stabilmente sopra i 65 dollari?


6. Ora, rimanendo sull'ipotesi (preferita dal mainstream in command) dello scenario USA non inflazionistico e di moderati(ssimi) aumenti salariali - cioè aumenti reali nulli o negativi-, facilitato dallo scendere della bolletta energetica, saremmo di fronte a un duplice problemino: la Fed dovrebbe "logicamente" alzare i tassi, per frenare i consumi e la conseguente difficoltà industriale che ne deriverebbe secondo Economides (il consigliere è lui, mica noi), ma questo rischierebbe di far saltare il banco dei derivati sui crediti-debiti che sostengono la c.d. "ripresa" USA.
Di questo abbiamo già parlato e la sopra citata analisi di Confindustria dà per scontato l'aumento dei tassi.

7. Ma allora, se questo è lo "scenario" della attese - che peraltro piacciono agli esportatori UEM, dimenticando che neppure negli USA i consumi a debito sono "pasti gratis"-, rammentiamone i precisi contorni che ci aveva delineato Francesco Lenzi:

"Credo che l’elemento fondamentale da considerare sia lo stato di salute dell’economia Statunitense
Nonostante i dati in crescita costante per il Pil e per il numero di occupati, gli Usa sono ancora adesso la principale economia per differenza tra prodotto potenziale e prodotto realizzato. L’indice di disoccupazione è sceso soprattutto grazie al forte ricorso ai lavori a termine ed ai tanti scoraggiati che non stanno cercando più un qualsiasi impiego.  I redditi reali sono ormai stagnanti da alcuni trimestri e ancora inferiori al picco del 2008 Inoltre nell’ultimo trimestre anche gli investimenti privati hanno mostrato il segno negativo, sommandosi alla riduzione del prodotto generata dal deficit commerciale e dal cosiddetto “sequester”.  L’unica voce che ancora tiene sono i consumi privati, che continuano a beneficiare dell’effetto ricchezza provocato dalla ripresa dei corsi azionari e degli immobili A tutto questo aggiungiamo una situazione sul mercato dei prestiti agli studenti e prestiti per l’acquisto di automobili a livelli, sia per (scarsa) valutazione del rischio, sia per mancati pagamenti, molto simili a quella pre-2007 Stessa cosa si può dire per quanto riguarda il mercato immobiliare  ed il mercato finanziario.    Di nuovo una bomba ad orologeria pronta ad esplodere".
8. Ma non è solo questa situazione debitoria iperbolica, a cui vanno ORA aggiunti i finanziamenti agli investimenti marginali in shale-oil dell'industria USA, a rendere pericoloso l'aumento dei tassi. Rammentiamo quanto aveva aggiunto Flavio in questo post sui "repo":
"Nel frattempo negli USA che succede? “Negli Stati Uniti – scrive la Bce – un rischio alla stabilità finanziaria è legato alla rapida espansione dei Mortgage real estate investment trusts (Mreits), che sono vulnerabili alla crescita dei tassi d’interesse a causa della loro dipendenza verso i prestiti a breve termine per finanziare i loro acquisti di Mortgage backed security (Mbs). Una brusca svendita di Mbs, dovuta a un rialzo dei tassi, può esporre le banche a un calo del valore degli Mbs detenuti

Praticamente, la stessa storia del 2007, ma che porterà sicuramente al grido di “tagliamo la spesa pubblica, competitività, liberalizzazioni” ad altri obiettivi e profitti, visto che la “la privatizzazione totale dei servizi pubblici e dello stato sociale, dalla raccolta dei rifiuti all'energia, dalla sanità all'istruzione, alle pensioni, ai trasporti, ai beni demaniali, ecc. … promette ampie e fruttuose possibilità di investimento e lucrosi profitti, non essendo soggetta ad oscillazioni cicliche o congiunturali (secondo accreditati conteggi, il solo “stato sociale” avrebbe un bilancio complessivo, in  Italia, di 3800 miliardi annui).essendo infatti poco o nulla incline alla concorrenza, al massimo all’oligopolio. 


Con l’aggravante che il rischio tassi d’interesse, ossia di un loro aumento, è qualcosa di più di una semplice probabilità, in tempi di exit strategy e di rallentamento annunciato (tapering), da parte della Fed, del programma di acquisto mensile di titoli cartolarizzati. Che poi sono proprio quegli stessi Mbs sui quali si concentra l’attenzione degli Mreits.

Un corto circuito perfetto: la Fed, quindi, sostiene un mercato (quello degli Mbs) che tiene in vita, grazie ai tassi bassi sempre voluti dalla Fed stessa, queste società d’investimento che emettono debito (sotto forma di obbligazioni proprie a breve termine garantite dalle banche, spesso collegate a tali società, che le vendono) per comprare debito altrui sotto forma di mutui a lungo termine più o meno cartolarizzati (Mbs).

Ancora convinti che la FED non rialza i tassi perché disoccupazione USA non è ancora calata come dovrebbe
9. Anche perchè questa è la realtà, - includendo nei dati della disoccupazione, i rinunciatari e le posizioni ponderate di chi periodicamente alterna lavoro a termine e sussidio di disoccupazione-, nel mercato del lavoro USA:
 3
 
 http://brewtowngumshoe.blogspot.it/2014/05/weekend-reading.html
10. Riassumendo: 
1) o si rialzano i salari, possibilmente poco (certamente meno del gap accumulato rispetto all'aumento di produttività), e allora i "consiglieri economici" spingeranno per un aumento dei tassi
E si avrà il rischio, sempre più alto, di qualche effetto a catena di insolvenze nei debiti della shale-industry, oppure nel settore dei crediti allo studio nel college o in quello dei mutui immobiliari (c'è solo da scegliere).
Ma allora il banco salta non solo nei mercati finanziari USA, ma anche nelle aspettative "disperate" cui affidano la crescita gli analisti di Confindustria. Coinvolgendo anche il sottostante, "intrecciato" nei due lati dell'Oceano, del mercato dei "repo" e innescando in UEM un effetto cumulativo di insolvenza finanziaria e venir meno della "attesa" domanda estera (USA ma non solo, a quel punto).

2) Oppure, in alternativa, si mantiene alto il livello dei lavoratori precarizzati a paghe minime, sempre più lontane dalla connessione con l'aumento della produttività e sempre più inevitabilmente portate a produrre consumatori insolventi, e...il banco salta comunque. Negli USA. Magari più tardi.
Perchè in questo secondo caso i tassi verrebbero lasciati ai livelli attuali o solo simbolicamente rialzati
Ma, se finisse il rialzo del dollaro sull'euro (e le altre valute), cioè se il dollaro ricominciasse a cedere sull'euro, Jack Lew riuscirebbe veramente a evitare di essere ancora "importatore di ultima istanza" mantenendo una certa "crescita" (coi salari praticamente invariati e i debiti al consumo che si accumulano)? 
E soprattutto, l'UEM riuscirebbe ancora a incrementare/consolidare le sue esportazioni?

11. Francesco Lenzi mi suggerisce che potrebbero addirittura scegliere, "all'opposto, di rilanciare il nuovo QE4 e tirare la lattina ancora avanti". 
Ma questo equivarrebbe a una ulteriore svalutazione del dollaro: che ci crediate o no, questo è il modo in cui ragionano i mercati. 
E allora addio a sogni di Confindustria di utilizzare il trampolino di lancio USA per la ripresa europea e, specialmente, italiana. Anche perchè i segni di rallentamento arrivano anche dalla Cina...
E quindi, la seconda prospettiva indicata al paragrafo precedente- prolungamento QE4 e tassi USA sostanzialmente invariati- sarebbe forse meno traumatica della prima, perchè non si verificherebbe, almeno nel breve, il big-bang a epicentro USA
Ma, nondimeno, lascerebbe l'Europa dell'euro praticamente da sola a cercare di far quadrare il cerchio di una domanda interna che semplicemente continua ad andare a picco
Non si può "sopravvivere" di solo export. Talvolta si muore (notare che si tratta dell'UE a 28, non della sola UEM):

File:Consumption expenditure and gross capital formation at constant prices, EU-28, 2003–13 (2005 = 100) YB14.png
Questa è la crescita (comparata) al 2013 dell'area UEM, secondo la stessa fonte. Auguri!

File:Real GDP growth, 2003–13 (% change compared with the previous year) YB14.png
E questa la "pistola fumante" del... 
 
10. Non sembra che, dati i margini, ci siano molti spazi di crescita export-led in UEM, a fronte delle prospettive USA, comunque considerate nel prossimo futuro. 
Certo il calo dei prezzi petroliferi "aiuta" i costi delle imprese ed a contenere l'inflazione: ma per produrre cosa e da vendere a chi?
Anche perchè la Cina, nel frattempo accresce il surplus delle partite correnti -ma mentre cresce meno del previsto-, e non intende ora svalutare il renmimbi-yuan a costo di innescare la bolla su investimenti immobiliari e infrastrutturali in eccesso.

13 commenti:

  1. NIDI DI FALCHI&COLOMBE E VOLI DI AQUILE&AVVOLTOI
    (OTC .. ma non troppo)

    C’è da riflettere sui nanosecondi degli algoritmi di “FALCHI&COLOMBE” dei “mercati” - nel ruolo consolidato di idioti universali pilotati delle banche centrali indipendenti” – quando indiscrezioni del FOMC (organismo della stamperia della “moneta di riserva” universale - US FED - e , di fatto, regista delle politiche monetarie globali con l’obiettivo di controllo dell’inflazione e “piena” ocupazione) sulla “sottile” sfumatura tra CONSIDEREVOLE e PRUDENZIALE riescono a MANIPOLARE l’indice azionario USA S&P 500 INDEX (scambiati giornalmente 2 mld di US$ ) con un vorticoso aumento dello 0,9% in qualche decina di secondi (1).

    La ragionevolezza porterebbe a qualche RIPENSAMENTO SULLA INDIPENDENZA DELLE BANCHE CENTRALI, qualche reintroduzione MECCANISMO DI CONTROLLO DELLE POLITICHE FINANZIARIE, qualche LIMITAZIONE ALGORITMICA delle società “commerciali” che operano sui mercati del trading ad alta frequenza (HFT), qualche VALUTAZIONE SUI CONFLITTI DI INTERESSE tra controllori, controllanti, supervisori.

    Ben oltre le riflessioni – comunque interconnesse – quelle sul volo minaccioso di AQUILE&AVVOLTOI che 60 personalità e intellettuali propongono su rumori e fumi che cominciano ad udire e vedere in Germania nella lettera ANCORA GUERRA IN EUROPA? NON NEL NOSTRO NOME pubblicata dal DIE ZIET sulle tensioni in Ucraina.

    Un monito da non dimenticare quello lanciato nel discorso delle dimissioni (1961) di Ike Eisenhover dalla presidenza USA sulla pericolosità DELL’ US MILITAR INDUSTRIAL COMPLEX.
    Raccontato da Ike - considerando i “focolai” sparsi qua e là – c’è da far affidamento superiore a quello di algoritmi impazziti.


    (1) http://www.zerohedge.com/news/2014-12-18/how-fed-masterfully-punkd-algos-stock-buying-frenzy
    (2) http://www.zerohedge.com/news/2014-12-26/60-prominent-germans-appeal-against-another-war-europe-it-not-about-putin-what-stake
    (3) https://www.youtube.com/watch?v=CWiIYW_fBfY

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Tutto questo "qualche" presuppone un...qualche recupero della democrazia sostanziale. Senza il quale, continueranno a governare - e all'occorrenza a guerreggiare- establishment finanziario e sistema mediatico servente-servile.
      Ma queste cose quante volte ce le siamo dette!

      Elimina
    2. Se il rodato sistema mediatico servente-servile dell'industria del "consenso" ha promozionato e inoculato slogan ebeti e silenzi abulici.
      Chissà se la ripetizione di "qualche" verità storica e/o contemporanea possa aiutare "qualche" viandante distratto o anche solo di passaggio :-)

      Elimina
  2. Il picco della discussione in economia. Salvo pochi ed illuminanti esempi, si conferma la sensazione che il dibattito scientifico sia prono all'establishment finanziario, forse gli economisti leggono solo giornali e guardano la TV , del resto è più comodo per loro, finchè dura. Interessante il picco pre-Euro e la discesa sulla pista mainstram con relativo atterraggio (soprattutto dei diritti costituzionali, l'atterraggio) vedi analisi allegata http://ugobardi.blogspot.co.uk/?_sm_au_=iVV4qM7RtjNvNvT6

    RispondiElimina
  3. Mi ricordo, anni fa (c’era ancora Letta al Governo), di una discussione dove Quarantotto rilevò che, qualora Renzi fosse andato al Governo, altro non sarebbe potuto essere che un Pavolini del declinante regime ordoliberista.
    Ebbene: è esattamente quello che Renzi è al giorno d’oggi. Un Pavolini lontano anni luce dagli interessi della comunità che amministra dedito a “spezzare le reni” al suo stesso Paese.
    Insomma, ricollegandoci all’ipotesi frattalica, sembra di assistere ad una “fase Salò” senza che si sia verificato alcun 25 luglio: il Governo Renzi, ancora più dei predecessori, appare e si comporta da “governo di occupazione”, dedito alla trasformazione forzata di un’intera società per gli interessi o di altri Paesi, o delle elites finanziarie.
    Le direttrici sono chiare, e possono sommariamente essere riepilogate: involuzione autoritaria della forma di Governo, precarizzazione del lavoro, portato a condizioni “ottocentesche” (pare che Landini se ne sia accorto: cosa farà ora?), “crociata” (dei pasdaran di Scelta civica) contro il pubblico impiego (cui si vorrebbe estendere il Jobs act, ma in realtà credo che il fine sia più pratico: agitare lo spettro dell’estensione dei licenziamenti per “disciplinare politicamente la PA”, rendendola docile esecutrice della politica e non più contrappeso ai suoi eccessi).
    Non ingannino le frasi fatte contro l’austerità. Il Governo Renzi -da quando esiste- è indefesso esecutore dell’ideologia ultraliberista sottesa alla costruzione europea. Renzi dice ciò che non fa e fa ciò che non dice, sotto questo aspetto.

    In america, purtroppo, il dibattito pare ancora drammaticamente indietro. La sensazione, datami anche da questo post, è che ci si ostini a trovare la soluzione alla crisi non uscendo dai paradigmi che ne sono la causa, ossia quelli dell’ultra-liberismo. Ci si ostina, insomma, a voler far coesistere notte e giorno nello stesso cielo, a volere la crescita di massa impoverendo le masse. Potranno passare uno, dieci o cinquant’anni, ma il responso non credo cambierà, e sarà di clamoroso fallimento.

    Insomma: il panorama che ci aspetta nel 2015 lo vedo decisamente plumbeo. Spero solo che il fallimento storico del neo-liberismo (ormai conclamato), non produca troppe macerie…..

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il 25 luglio precedette il ruolo di Pavolini nell'ambito di Salò. Come sai, ritengo che il 25 luglio sia in corso -al rallentatore- da alcune settimane. Peccato che non siano equivalenti CNL già pronti...

      Elimina
  4. COERENTI EQUILIBRISMI
    (OTC .. ma non resisto allo stimolo)

    Con le note cinguettanti di una “domenica andando alla messa” – essi, cioè essi, “diventan tristi se noi piangiam ..” - si va a raccogliere roba e sistemarla facendone fardello (ndr, s.m. grosso e pesante involucro da portare per lo più a spalla) dal pulpito che sublima il passaggio fisico dal solido all’aeriforme.

    Grandi vecchi dediti al trasformismo - oggi “cristofori valjeani” - sempre impegnati a indicare il giaciglio all’agnello nella tana del lupo, affardellando “sacro e profano” come è l’uso dell’eugenetico vangelizzatore: una botta al cerchio, l’altra alla botte - job act, legge elettorale, riforma della legge di bilancio – prima di arrivare al piatto forte.

    Eminenze - servili e serventi - che indicano la “retta via” a cappuccetti un poco confusi tra “luminosi villaggi” e “insidiose foreste” autorevolmente cinguettanti con i paramenti senza ori e ermellino di Francesco v. 2.0

    Una radionucleide pastorale sulla COERENZA – che pulpito .. - irradiata alla moltitudine di incoerenti e ignoranti abitatori del Bel Paese allevati da SCIATTOSI e IMPREPARATI INSEGNANTI DELLA SCUOLA.

    Aspettiavamo, impazienti, dall’eugenico un pastorale commento sul novello presidente INPS – l’economista T Boeri - incaricato alla gestione del 42% (322 mld di € su 749 mld di €) della spesa pubblica statale nel titolo PROTEZIONE SOCIALE ma forse non s’era preparato sul “pezzo” o semplicemente non è il caso di agitare troppo le acque.

    Il TEMA DOMINANTE è il PUBBLICO IMPEGNO che “pesa” per un 22% sulla spesa pubblica statale (169 mld di € su 749 mld €) e, guarda caso, il costo statale per l’ISTRUZIONE rappresenta la voce di costo per lavoro dipendente più significativa (51 mld di € su 169 mld di €) superiore a quella sanitaria.

    Mica stolti il grande vecchio, il padrone ingegnere e i commensali della “crostata”.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. No, che non s'era preparato sul "pezzo" (si tratta di tecniche di understatement su...terreno innnevato).
      Prevedo tempi duri per occupazione e pensioni nei settori di maggior precarizzazione NEL pubblico impiego: scuola e sanità.
      Vuoi mettere poter imboccare politiche di opportune riduzioni e licenziamenti, sbandierando immaginifici risparmi espansivi, e RISANARE I CONTI DELL'INPS?
      Come dire: 3 piccioni con una "rava" e per di più bocconian-einaudiana

      Elimina
    2. Mi permetto il reciproco matematico e storico ..l' einaudin-bocconiano
      Poca "cosa" per il 2° presidente del Bel Paese .... :-)

      Elimina
  5. SOLONI & SPACCIATORI CHE SI FANNO E CE LA FANNO
    (OTC .. con gli stimoli s’aprono tazze)

    Dopo gli eugenici, non potevano mancare i “cavalli” - gianni&pinotto - allo spaccio della novella radionucleica:

    - 600.000 posti di lavoro perduti
    - 14 punti di PIL perduti rispetto alla Germania “europeista”

    C’è poco, anche nell’economico “bocconiano”, da comprendere che l’aumento dell’OFFERTA con diminuzione DOMANDA sono soloniche ANEMICHE ILLUSIONI da propagandare con la JOB ACT che consolida il “piatto” finanziario.

    C‘è nulla da capire sui tagli della spesa pubblica, sugli investimenti “patacca” UEM di Junker, sulle reti INTERNET veloce, sulle innovazioni tecnologiche che, senza domanda, sono il fallimento.

    Preferibile il “cervello di Frenkenstein” dei vecchi comici, questo al “duo” è da radiare dalle comunità scientifiche internazionali e da internare in quelle sociali.

    .. Bortoli, non ti sei smarcato .. :-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Perchè OT? :-)
      Trattasi della più diretta conseguenza delle teorie economiche del bis-linguaggio applicate ai due lati del'oceano. Solo che qui da noi "sceme e più sceme"...se pure è possibile

      Elimina
    2. :-)

      non OT = OFF-TOPIC / fuori tema
      ma OTC = OVER THE COUNTER / sul bancone della macelleria sociale

      Elimina
    3. E mi pareva! Pensavo fosse OVER TAPERING CONSUMPTIONLESS

      Elimina