mercoledì 31 dicembre 2014

SOMMARIO DI FINE ANNO TRA TTIP E GRECIA: IN ATTESA DEL "RISVEGLIO CULTURALE"


A tutti i lettori faccio gli auguri per un 2015 di cambiamenti positivi.
E mi potrei fermare qui: non c'è altro che il wishful thinking per avvalorare questa prospettiva.
Tutto, ma proprio tutto, ciò che ostacola un ritorno del benessere e della democrazia in Italia è ancora saldamente lì, avvolgendo ogni aspetto dal pubblico dibattito, attraverso un'informazione monoliticamente votata a diffondere idee e soluzioni che possono solo finire di distruggere il Paese.

Sarebbe persino inutile, in questa sede, ripercorrere le analisi che abbiamo cercato di offrirvi per smascherare di questa orripilante ed opprimente cappa di livore, autorazzismo e malafede mista a irremovibile ignoranza.

Oggi l'attenzione è calamitata dalla vicenda greca: tra cancellazione del debito (non ben precisata), moratoria del pagamento degli interessi e "piano di ricostruzione nazionale" (cioè di immediato allargamento della spesa pubblica e di sgravio fiscale, per assistere i vari debitori disperati), da applicare in attesa che la trattativa sul debito giunga a buon fine, il programma Syriza ci pare nulla più che un libro dei sogni, senza particolare preoccupazione di mostrarsi attendibile.
Chiunque sia al governo in Grecia, - e qualunque politica economico-fiscale intenda seguire-, infatti, deve finanziare un deficit ed un debito pubblico (inteso come onere degli interessi che vanno a comporre tale deficit) che non lasciano scampo, e che implicano un ricorso ai creditori di ultima istanza; cioè a coloro che, in sostituzione dei "mercati" - i quali esigerebbero rendimenti immediatamente insostenibili-, concedono la provvista monetaria per mandare avanti la baracca (di quel che rimane) di uno Stato, in cambio di pesantissime condizionalità.
GRECIA DEFICIT DI BILANCIO  GRECIA DEBITO SU PIL
(http://frontediliberazionedaibanchieri.it/2014/07/il-discorso-di-pericle-l-ateniese-ai-troikani-bce-ue-fmi.html.
Un saluto e un augurio a Maurizio Gustinicchi...)

L'accettazione di queste condizionalità, contestualmente alla concessione del credito, è quindi l'oggetto di un accordo: ora Tsipras, ove vincesse le elezioni, non intenderebbe più rispettare tale accordo (o serie di accordi).
Come al solito, dobbiamo rammentare che uno Stato indebitato e sull'orlo di un'insolvenza è, per definizione, la parte debole di qualunque accordo coi creditori, diretti o indiretti. 
Se tale parte debole vuole dunque mutare a proprio favore un trattato internazionale economico (perchè questo è l'accordo creditizio che intercorre tra uno Stato e istituzioni finanziarie internazionali come la trojka), le concrete speranze di riuscita sono pari a 0,00forse qualcosina.

L'alternativa al mancato accordo è il default unilaterale del debito pubblico e la conseguente preclusione di accesso ai mercati per un periodo proporzionale:
a) al tipo di "concordato" sul recovery rate che si dovrebbe poi necessariamente concludere coi creditori internazionali (soggetti finanziari privati e pubblici); 
b) più ancora, al ripristino di affidabili condizioni di crescita economica del Paese interessato, ed in particolare al risanamento della sua posizione netta sull'estero.

Queste conseguenze e queste prospettive sarebbero realisticamente gestibili solo se la Grecia uscisse dall'euro e riacquistasse la propria sovranità monetaria (cioè il potere di stampare moneta secondo i bisogni e la quantità necessaria nell'apprezzamento delle sue istituzioni democratiche nazionali).
Siccome, Syriza esclude in partenza di uscire dall'euro, l'unica prospettiva realistica della sua strategia è un fallimento del tentativo di rinegoziare in posizione di parte debole e un poco dignitiso retromarcia sul "piano di ricostruzione nazionale". 
Anche perchè, come sappiamo, se si rimane dentro l'euro, l'austerità ha il preciso obiettivo (obbligato) di riequilibrio dei conti con l'estero e la strategia di Siryza non pare tenerne conto:
GRECIA CURRENT ACCOUNT

Non occorre neppure dilungarsi ulteriormente sulla questione greca. 
Quello che ci interessava era, ancora una volta, porre l'attenzione sul fatto che, in Grecia come in Italia, non esista una rappresentanza politica della sovranità costituzionale.
La propaganda-grancassa mediatica ha stordito troppo a lungo la massa degli elettori perchè ci si renda conto che la Costituzione, coi suoi obiettivi e diritti non negoziabili, è già, ora e subito, l'unico argine efficace per respingere l'attacco €uropeo, che vuole distruggere le democrazie, la dignità dei lavoratori e le prospettive delle future generazioni, in tutti gli Stati coinvolti nell'euro.

L'unico auspicio residuale che possiamo fare, a fronte di questa tragica situazione, è che ci possa essere un RISVEGLIO CULTURALE. Magari da questo 2015.
E magari fino al punto da portare prima alla coscienza diffusa della legalità costituzionale come soluzione e poi alla nascita di una rappresentanza politica altrettanto consistente e duratura di questa coscienza.

Non abbiamo alternative.
Anche se ammettessimo che il TTIP è un "destino" inevitabile, nell'ennesimo "rilancio liberoscambista", perpetuandosi "l'incubo internazionalista senza fine", non dobbiamo dimenticare che QUALSIASI NEGOZIATO LASCIA UN MARGINE DI USCITA, E/O DI CONVENIENZA, SE CONDOTTO AVENDO DI MIRA I PRESUPPOSTI E I LIMITI PREVISTI DALLA COSTITUZIONE IN TEMA DI TRATTATI.
Ma ovviamente, anche questo modo - costituzionalmente legalitario- di condurre un negoziato (altrimenti disastroso e "tombale" per l'Italia), richiede che si recuperino le famose "risorse culturali"...

19 commenti:

  1. Perfino Sinn consiglia alla Grecia di uscire dall'euro ("Invece di aiutare la Grecia con nuove inizioni finanziare, il paese farebbe meglio a lasciare l'euro. Almeno così ritiene il capo dell'Ifo Hans-Werner Sinn. Solo così la Grecia potrà tornare ad essere competitiva a lungo termine").
    Latito un po' per motivi di salute ma best wishes anche da parte mia. :-)

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    1. Auguri a te...da un "influenzato" non febbre tra 38 e 39.2 :-)

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  2. Ospite di un operatore finanziario irlandese, molto, molto legato alla propria famiglia e alla propria patria; mi chiede: «Cosa pensi del futuro dell'Italia?»

    «Male: non ci sono le risorse culturali per comprendere concetti talmente semplici e banali che andrebbero fatti studiare con una risorta "educazione civica"».

    «Ma è brutto essere pessimisti», aggiunge con quel rammarico che solo il positivismo dell'uomo di successo permette di esprimere con tanto pathos all'ascolto di previsioni negative».

    «Non sono pessimista: semplicemente non sono ottimista. Cosa pensi tu del futuro dell'Irlanda? avete anche voi qualche problema con il debito privato.»

    «La crisi ci ha fatto bene, ora la politica ascolta molto di più le istanze dei privati: speriamo di avere ulteriori investimenti dall'estero».

    D'altronde condivide la proprietà di un fondo di private equity... deve aver uno strano senso di patriottismo.

    Italia, poco prima di partire, Bazaar in commissione al centro commerciale: obiettivo cornice su misura.

    Si avvicina un anziano con la lunga barba bianca e una giacca a vento rossa tutta sgualcita; mi osserva mentre guardo imbranato la tela srotolata... «Le diagonali vanno misurate... non è molto esperto lei?»

    «Non proprio... è la prima volta che mi trovo con una tela senza telaio...»

    Potrebbe essere Babbo Natale ma, se è vero che siam tutti cresciuti, potrebbe essere un barbùn.

    Ha un bell'italiano, però, un italiano fluente con quelle oneste inflessioni lombarde che solo chi ha perso "la lingua" - le radici - conosce la stretta al cuore che si prova nel sentirle: una coda di storia, di cultura... di identità che, come un'ombra viva, ti stringe il petto giusto per contagiarti con quella punta di nostalgia. Un nostalgia che, per chi conosce l'importanza dell'identità culturale e l'irreversibilità di certe processi, è consapevole di aver a che fare con un sentimento più vicino a quello del lutto.

    Non resisto e, curioso, inizio a conversare.

    Tutta la vita passata in una grande realtà della telefonia italiana, una di quelle perle di tecnologie che ci invidiava tutto il mondo, ovviamente finita di spolpare con la prima ondata von Hayek degli anni '90: l'anonimo barbuto - incredibilmente informato sulle vicende cittadine - ha difeso per una vita intera gli interessi dei lavoratori militando come sindacalista nell'ala più intransigente della FIOM.

    Ai primi accenti di autorazzismo con casta-corruzione-brutto incorporato mi "irrigidisco", e, quando inizia a scagliarsi contro l'ottusità delle politiche industriali nostrane non riesco a trattenermi: «Che dice? Lavorava in un orgoglio di italianità, ma scusi, lei, da sindacalista, non ha mai sentito parlare del liberismo?».

    Una saccenza che avrei voluto rimangiarmi dopo che realizzai ciò che in realtà mi era palese dall'inizio.

    Mi ascolta: quindi, con una sorda disperazione, aggiunge: «L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro: e mi hanno lasciato a casa...»

    Che il 2015 sia il miglior anno possibile.

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    1. Non ti dovresti auto-tacciare di "saccenza", però: il tuo interlocutore aveva proprio la parte essenziale delle informazioni (vissute sulla propria pelle) per capire che casta-corruzione e autorazzismo non erano esattamente le ragioni per cui...l'avevano lasciato a casa.
      Un sindacalista da campo delle operazioni, ad un certo punto deve poter ritornare a strumenti di analisi diciamo "basic":

      Rammentiamo le parole (al tempo profetiche) di Lelio Basso:
      poiché il processo di socializzazione della produzione investe ormai tutti gli aspetti della vita sociale, a cominciare dalla preparazione scolastica che dev’essere subordinata ai fini della produzione, ne deriva che gli interessi privati che reggono il processo produttivo hanno bisogno che lo Stato indirizzi la sua politica, anche fuori dall’ambito economico, sui binari che portano al soddisfacimento delle loro esigenze. Una volta che sia chiaro che il sistema capitalistico nella sua fase attuale non può vivere senza questo continuo intervento del potere pubblico in tutti i settori, ne deriva che il potere concentrato dei monopoli non può rinunciare a controllare il potere pubblico e che questo a sua volta è posto di fronte al dilemma di subordinarsi al sistema o di lottare per distruggerlo."
      La scelta, come sappiamo, fu quella di subordinarsi: lo strumento per farlo, è stato "il sogno €uropeo".
      Che, tra l'altro, sono (in senso inverso) teorizzate in questi stessi termini dal "Colloquio Lippmann"
      “in questa politica neoliberale è possibile che gli interventi economici siano tanto ampi e numerosi quanto in una politica pianificatrice, ma sarà la loro natura a essere differente”.

      "... E per la disoccupazione lo Stato che dovrebbe fare? Per Eucken e per i neoliberali lo Stato non dovrebbe fare nulla.
      Il disoccupato non è una vittima – dice un altro neoliberale, Röpke – il disoccupato è solo un “lavoratore in transito” che passa da una attività non redditizia a una più redditizia."

      Salvo poi tenere conto di quanto avvertiva Federico Caffè:
      "Poiché il mercato è una creazione umana, l'intervento pubblico ne è una componente necessaria e non un elemento di per sé distorsivo e vessatorio. Non si può non prendere atto di un recente riflusso neoliberista, ma è difficile individuarvi un apporto intellettuale innovatore. [...] i limiti intrinseci all'operare dell'economia di mercato, anche nell'ipotesi eroica che essa funzioni in condizioni perfettamente concorrenziali. È molto frequente nelle discussioni correnti rilevare un'insistenza metodica sui vantaggi operativi del sistema mercato, e magari su tutto ciò che ne intralci lo "spontaneo" meccanismo, senza alcuna contestuale avvertenza sui connaturali difetti del meccanismo stesso. (da "Lezioni di politica economica")"
      http://orizzonte48.blogspot.it/2014/11/basso-caffe-il-controllo-culturale.html

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  3. Quarantotto ha scritto: E magari fino al punto da portare prima alla coscienza diffusa della legalità costituzionale come soluzione e poi alla nascita di una rappresentanza politica altrettanto consistente e duratura di questa coscienza.

    Ciao Quarantotto, nella speranza che queste parole siano profetiche, auguro a te e a tutto il forum un RADIOSO 2015

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  4. AUGURI di buon 2015 !!! Auguri di un anno ricco di passione, di compassione, di resilienza, il 2015 sarà un ANNO GUERRIERO .... https://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=fK8LrzzC4-8#t=41

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  5. IL MONDO DI SOPRA E DI SOTTO

    S’avrebbe da considerarne che sia unico, sferico e in equilibrio con le rappresentazioni che sono funzioni geografiche per definire le direzioni che si vogliono percorrere per andare da “qualche” parte.

    Una volta imparata la manualità degli strumenti, la lettura dei dati che esprimono, bussola e sestante aiutano al viaggio

    Più articolati quelli che servono alla navigazione sociale degli abitatori umani che parrebbero abbiano perduto un poco il SENNO e il SENSO a guardare il trascinamento senza apparente direzione o, meglio, la STRANA CHINA intrappresa delle comunità civiche.

    E sono poco d’aiuto gli “stracchi” richiami di maniera all’unità della nazione e all’integrità costituzionale da parte di chi ha violato la struttura per seguire progetti sempre meno democratici arrivando, alla vigilia dell’abbandono, a tracciare il sentiero testamentario per riforme “necessarie“ al proseguimento di ROTTE STRAMBE ad un manipolo di saccenti imbonitori e circi ammaliatrici.

    C’è forse, “caro” stracco presidente, da farsene la ragione di un “NUOVO” MONDO PIATTO A STRATI o forse no, fin quando ci saranno Memoria e Testimonianze di “ciò che non siamo, ciò che non vogliamo” con quello amore per la LIBERTA’ al modo “ (...) nostro; amarla di vero affetto, per sé, per il bene che genera e permette ai nostri concittadini, considerarla, studiarla, renderla quanto più si possa benefica; (...) Vi è poi un altro modo; e consiste nel professare a parole un amore sviscerato verso la libertà, e domandarle un abbraccio per poterla comodamente strozzare».
    (F Caffè)

    Un augurio, anche agli stangolatori

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  6. Un'ipotesi potrebbe essere che tutti i paesi dell'area euro con un debito pubblico insostenibile (quindi i Paesi mediterranei: Grecia, Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Cipro, a cui si potrebbero aggregare anche il Belgio e l'Irlanda) ,rinegozino congiuntamente ed in parallelo per ottenere un "haircut" del loro debito con gli investitori esteri.

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    1. Il problema è che il debito italiano non era, fino all'adozione delle politiche fiscali da Monti in poi (cioè a partire dal fiscal compact), insostenibile.
      E tutt'ora è tra i più sostenibili (calcolando outputgap determinato da politiche fiscali e basso debito implicito determinato dalla spesa pubblica, in specie pensionistica).

      L'insostenibilità "congiunturale", cioè da accumulo di deficit superiore alla variazione nominale di un PIL in costante recessione o insolubile stagnazione, è provocata proprio dall'euro, ed aggravta dalla conseguente deflazione, cioè dal vincolo monetario e fiscale in assenza di trasferimenti correttivi di tipo federale (europeo).

      L'haircut rinvierebbe soltanto il riprodursi della stessa identica situazione e non farebbe altro che:
      - o allontanare la fine dell'austerità (il precedente Grecia è eloquente);
      - o addirittura spingerebbe i creditori a inasprire le condizionalità per ottenere un più rapido e vantaggioso recovery rate.

      Il riallineamento da fine (auspicabilmente concordata) della moneta unica renderebbe tollerabili per tutti i costi del debito, con una ripartizione non diversa da quella di altri casi di svalutazione (come già si verificano in UE per i paesi non UEM, come UK, POL o Hun...)

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  7. Che dire? Il panorama italiano è cupo, così come quello europeo. Tsipras? Ahimè, come Renzi, l'ennesimo "ragazzo immagine" di una sinistra che ha smarrito ogni radice di se stessa e che ha responsabilità storiche spaventose.
    Qualche giorno fa, un oddio mi ha detto che "ormai destra e sinistra non esistono più". Gli ho detto che sbaglia: la destra liberista ed Anti democratica, infatti, esiste ed è viva e vegeta. È la "sinistra" che la pensa come lui, che è volontariamente moribonda.
    Auguri di.buon anno a tutti e che sia quello, se non della riscossa, almeno dell'inizio di un cambiamento.

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    1. Rectius: un piddino mi ha detto. Colpa dell'inopportuno correttore automatico....

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    2. In fondo sono neo-sinonimi abbastanza assimilati nel linguaggio comune di chi deve dare definizione :-)

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  8. EVERY BREATH YOU TAKE .. I ‘LL WATCHING YOU
    (OTC .. distrazioni musicali)

    “Quella notte mi svegliai con un pensiero in testa .. una tastiera (ndr, .. poco “scalfarina”), scrissi note e parole che, certo sono generiche, ma ebbi a comprendere quanto fossero sinistre ma forse pensavo al “grande fratello”, sorveglianza e controllo”.
    (Police – Synchronicity, 1983: un batterista redento dalla “tarantola” pugliese - S Coperland, figlio dell’agente CIA al Cario - un chitarrista - A Summers educato alle genialità di R Fripp che usava il “pop” thatcheriano degli ’80 per sciacquare i calzini – e un contrabassista - G M Summer, Sting - un “pungiglione che punge” leggendo Orwell).

    Qualcuno la usava, straccamente, studiando “funzioni discontinue”, quelle in cui iil VALORE SALTA quanto quelli leggendo ancor’oggi dalla colonne eugenitiche “folli fu(r)bini” corsivi inoculati a 311.00 lettori.



    http://www.primolevi.gov.it/public/transfert/Mazzetto/5/discontinuita.pdf
    http://www.selpress.com/istitutotreccani/esr_visualizza.asp?chkIm=28
    http://www.selpress.com/istitutotreccani/esr_visualizza.asp?chkIm=29

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  9. ...e qualcuno comincia ad aprire (solo a metà), un occhio.

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/01/02/pil-per-2015-non-fidarsi-delle-previsioni-i-governi-stimano-sempre-troppa-crescita/1306713/


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    1. Scusa Lorenzo, ma "prima facie" mi pare evidente che abbia gli ochhi ancora ben chiusi...

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    2. In effetti.....anche se -quanto meno- non ha più la "fiducia incondizionata " sulla crescita proclamata per l'anno venturo.

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  10. Ho scoperto da non molto questo blog ed è la prima volta che intervengo.
    Dichiaro la mia assoluta ingenuità che ancora, dopo circa 7 anni di crisi e relative analisi, dibattiti, letture, critiche e riflessioni, non riesce a capacitarsi della totale assenza di "coscienza diffusa della legalità costituzionale come soluzione e poi alla nascita di una rappresentanza politica altrettanto consistente e duratura di questa coscienza". Allargando o (restringendo) lo sguardo parlerei anche banalmente di coscienza dei propri reali interessi, se proprio non vogliamo scomodare la classe.
    I media "alternativi" sono attivi nella "controinformazione", il dibattito degli accademici mi sembra piuttosto vivace, le notizie internazionali permettono di cogliere i nessi causali al lavoro nella nostra quotidianità ( non sui mass media italiani, ma sono cmq accessibili, tra app,podcast, satellite, internet) e allora.....: dove si forma le opinioni il residuo popolo votante? Provo l'approccio a Manuel Castells, magari mi aiuta a capire qualcosa in più.
    Auguri a tutti i bloggers (dal lato della domanda e da quello dell'offerta) del mondo!!

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    1. Senza nulla togliere a Manuell Castells, hai provato a cercare lumi su questo blog?
      Es;
      1) http://orizzonte48.blogspot.it/2014/01/lautoinganno-del-tecnicismo-pop.html
      2) http://orizzonte48.blogspot.it/2013/09/la-gabbia-cio-che-gli-uomini-debbano.html
      3) http://orizzonte48.blogspot.it/2013/12/litalia-ha-sufficienti-risorse.html
      4) http://orizzonte48.blogspot.it/2013/12/la-questione-mediatica.html
      5) http://orizzonte48.blogspot.it/2014/12/la-priorita-perche-esiste-questa.html
      6) http://orizzonte48.blogspot.it/2014/11/il-test-di-orwell.html
      7) http://orizzonte48.blogspot.it/2014/12/corollari-del-test-di-orwell-gli.html

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  11. È il discorso di fine anno che avrei voluto sentire dai piani alti di questa ormai improbabile Repubblica, anche se non mi rallegra perché io non credo ai miracoli, neppure a Natale, e forse non basterebbe neanche l'«alzati e cammina» di Gesù Cristo per risvegliare i lazzaroni italiani ormai tumulati dalla schiacciante pietra tombale d'Europa.
    Spero sia almeno a futura memoria, per un imprecisabile lontano futuro (che io comunque non vedrò) se non saremo completamente estinti, travolti da innumerevoli e ripetute rivoluzioni copernicane.

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