giovedì 12 settembre 2019

L'ITALIA LUNARE E L'€UROPA NELLA NOTTE...(PRIMA DELLA TEMPESTA)


1. Proviamo a ricominciare, insieme, il discorso interrottosi per motivi di "opportunità" durante la mia esperienza di governo.
La situazione dinnanzi alla quale si trova la società italiana è abbastanza evidente; direi materialmente percettibile a ciascuno di noi.
Sintetizzando: a seguito dell'adesione alla moneta unica, - che, come abbiamo più volte detto, è la punta di diamante della globalizzazione, una colossale istituzione (= costruzione normativa che organizza e condiziona i comportamenti umani), derivante da trattati e fonti di diritto internazionale (privatizzato)-, e avendo subito la conseguente ristrutturazione del proprio modello industriale e sociale derivante dalla "correzione Monti" (in poi), l'Italia registra una crescita zero (ultimo dato Istat). Con lievi (per ora) sconfinamenti in una vera e propria recessione.

Italy GDP Growth Rate

2. Questa attuale fase risulta susseguente a un lungo periodo di stagnazione - ovverosia di crescita bassa o di pochi decimali- che, a sua volta, è seguito a un periodo di doppia caduta in una fase recessiva.
La prima recessione va considerata globale, ed esauritasi peraltro alla fine del 2009; la seconda, invece, è stata fiscalmente indotta, a partire dalla fine del 2011: cioè determinata dall'unico modo di correzione del debito commerciale esterno predicato ab initio all'interno della moneta unica.
La stessa recessione (inesattamente definibile come double dip, dovendo essere considerata la seconda, e più distruttiva, fase, come il fisiologico ed indipendente agire normativo del regime della moneta unica a fronte di prevedibili shock esogeni), seguiva peraltro alla debole crescita, accompagnata da perdita di competitività, - e quindi dalla trasformazione del surplus delle partite correnti in un prolungato deficit -, che si è accompagnata all'introduzione della moneta unica e del suo vincolo di cambio. Questa nuova è più intensa forma di "vincolo esterno" aveva infatti simultaneamente imposto il venir meno della domanda estera, - a causa di un tasso di cambio reale inevitabilmente sfavorevole e non correggibile nel breve periodo, se non a costi sociali e politici insostenibili per qualsiasi governo-, e della domanda pubblica, repressa fin dall'era della "convergenza" verso la stessa moneta unica, come conferma l'impressionante serie di avanzi primari di bilancio che l'Italia, più di ogni altro paese al mondo, ha registrato a partire dal 1992. 

2.1. Riporto, qui sotto, i grafici rappresentativi della serie storica del PIL e del saldo Bdp elaborati dal Dipartimento apposito della Presidenza del Consiglio dei ministri, con l'avvertenza che dal dicembre 2018 non risultano aggiornati:

 Il tasso di crescita italiano ha toccato il picco del 3,7% nel 2000, subendo successivamente un calo più pronunciato rispetto a quello della media dell’UE27, pur rimanendo positivo fino al 2007. Si sono poi verificate due fasi durante le quali il PIL è diminuito in valore assoluto, nel 2008-2009 e nel 2012-13
Il saldo della Bilancia commerciale era in pareggio o in surplus fino al 2005. Successivamente l’Italia ha sperimentato un peggioramento del saldo fino ad un deficit massimo di 4 miliardi di euro nel mese di dicembre 2010. A seguito della nuova recessione, della contrazione dei consumi interni e dunque delle importazioni si è svolto un processo di riaggiustamento che ha ridotto molto rapidamente il deficit commerciale trasformandolo nella primavera del 2012 in un surplus consistente.

Italy Fiscal Balance and Primary Balance

Italy fiscal balance and primary balance
http://www.genitoritosti.it/wp-content/uploads/2015/02/perri-realfonzo.jpg

3. L'intreccio tra globalizzazione destatualizzatrice, - cioè il free-trade istituzionalizzato, che determina una spinta, più o meno intensa (dipende dai tempi e dai modi di adesione a trattati come il WTO e dalle riserve che in questa o altre sedi vengono imposte dai negoziatori nazionali), verso la piena libertà della circolazione dei capitali, dei beni e servizi, e anche della forza lavoro-, e moneta unica - che, ancor più intensamente, obbliga, nella macroregione economica denominata Eurozona, a tale libertà di movimento (di capitali, lavoro, merci e servizi) -, ha trasformato l'Italia in un paese export-led e vincolato a un incessante "rigore fiscale", indipendente da qualsiasi considerazione ciclica: un rigore essenzialmente finalizzato alla "stabilità monetaria". 
Quest'ultima, vera e propria Grund-Norm dell'intera eurozona, non tollera scostamenti, se non discrezionali e circondati da moniti "minacciosi". 
La stabilità monetaria (id est; l'autoconservazione della moneta unica, a vantaggio di chi ne trae un beneficio tutt'altro che cooperativo, in quanto a scapito delle controparti del trattato),  è divenuta, a sua volta, il perno di un inestricabile assetto normativo (molto rigido) che considera il "lato dell'offerta" come l'unico ad avere una qualsiasi rilevanza per la (modesta e sempre più aleatoria) crescita.

4. Ed infatti, per vincolare e monitorare le politiche economico-fiscali degli Stati dell'eurozona, ci si fonda su un'idea, anzi un'ideologia, in cui l'equilibrio macroeconomico si rapporta alla mera funzione della produzione: tutt'al più, integrata dal mito dello spontaneo e costante progresso tecnologico, (molto) ipoteticamente generato (esclusivamente) dalle forze del mercato (c.d. residuo di Solow). 
Ogni altra interferenza dell'intervento pubblico viene normativamente vista come un danno, un'inefficiente allocazione del capitale e della forza lavoro. E ogni deviazione viene duramente sanzionata dalle istituzioni dell'EZ e dai "mercati"...il che introdurrebbe al tema del ruolo della banca centrale e dei limiti "antisolidali" che deliberatamente gli impone il trattato, conferendogli una discrezionalità tanto assoluta, quanto ormai giunta alla quasi-impotenza...come evidenzia, ex multis, Larry Summers.
Tutto questo assetto normativo, internazionale e proprio dell'eurozona, per definizione, può ascriversi a un modello di crescita profit-led, in cui le politiche distributive sono utilmente svolgibili solo a favore del capitale (come argomentano Marc Lavoie e Engelbert Stockhammer in questo approfondito lavoro), risultando invece controproducenti politiche non solo di incremento, ma anche di mantenimento, del welfare (cioè di redistribuzione del prodotto a favore del lavoro, attraverso salario indiretto, cioè sanità, assistenza e istruzione pubbliche, e salario differito, cioè il sistema pensionistico pubblico).

5. Ora, già l'aver fatto questo schematico riassunto in premessa (essendo però, in base ai links, svolgibili gli opportuni approfondimenti), fa comprendere come, a voler essere benevoli, a partire dal Trattato di Maastricht, il modello costituzionale non sia stato rispettato: per espressa previsione delle norme inviolabili, e non soggette a revisione, della nostra Costituzione (artt.1, 4, 36, 38, 32, 33...quantomeno), l'economia italiana segue un modello keynesiano che sarebbe, evidentemente, wage-led, come direbbero Lavoie e Stockhammer sopra citati, perché "fondato sul lavoro"; sicchè esso non tollererebbe (cioè, non contemplerebbe come costituzionalmente legittime) politiche che, sempre per attenersi alle classificazioni e schematizzazioni di questi ultimi, implichino apertamente la (ormai estrema) flessibilizzazione del mercato del lavoro, la moderazione salariale, la conseguente discesa della quota salari su PIL, la riduzione (sia pure graduale ma inesorabile) dello Stato sociale, il costante indebolimento della contrattazione collettiva e l'aumento della dispersione salariale (che, tra l'altro, come abbiamo spiegato, si accompagnano, e non a caso, a misure complementari, e di loro "cristallizzazione", come il reddito di cittadinanza e il salario minimo).

6. Ora che l'Italia registri una fase, abbastanza prolungata da risultare allarmante, di crescita zero, è manifestamente dovuto al congiurare di queste due condizioni, appena tratteggiate: 
a) la crisi strutturale della stessa globalizzazione (rinviamo ancora all'analisi di Summers per la sua tempestività e completezza), -  non dovuta alle contingenze politiche del commercio internazionale che sono la conseguenza inevitabile del problema strutturale-;
 b) l'impedimento sempre più stringente, all'interno dell'eurozona, allo svolgimento di quelle politiche della crescita e dello sviluppo che sono dettate dalle norme fondamentali della nostra Costituzione. Tali politiche, a livello strutturale, sono preventivamente volte a limitare il fallimento del mercato determinato dalla creazione di monopoli e posizioni di rendita private; mentre, a livello anti-ciclico, conducono all'oculato intervento diretto dello Stato nell'investimento industriale, secondo le linee dell'effetto "sostituzione" (ci produciamo ciò che siamo capaci di produrre e che altrimenti saremmo costretti a importare in misura squilibrata), e della "rimozione delle strozzature" (investiamo "su" e potenziamo ciò che oggi costituisce una filiera in cui ancora si dispone di un vantaggio competitivo, aumentandone le capacità di consolidarsi sul mercato interno e internazionale).  
Ciò che è l'esatto opposto delle privatizzazioni che, dopo una funesta stagione impostaci negli anni '90 (qui, p.5), per la "convergenza", si vorrebbe proseguire fino allo sfacelo di ogni vitalità, e possibilità di ripresa, dell'economia industriale di un paese il cui "successo" dipende dall'abilità nella creazione di valore nel settore manifatturiero.

7. Ebbene, per quanto ci siano molte cose da aggiungere e da approfondire (avrei voluto parlarvi di come e perché non "funzioni" più la Curva di Phillips, problema strettamente connesso alla crisi strutturale della globalizzazione...ma lo farò), mi limito a segnalarvi l'aspetto più eclatante che, come si suol dire, "a contrario", emerge da queste riflessioni: tutta la problematica, - così importante, così annosa, così drammatica per la vita dei cittadini italiani -, che vi ho segnalato, e che per la verità agita in modo sempre più evidente il dibattito mediatico-economico di tutto l'Occidente a capitalismo "maturo", è completamente assente dalle dichiarazioni programmatiche e dal dibattito politico attuale...Si ha come l'impressione di essere in una realtà parallela, fatta di miopi polemiche di parte e di slogan ripetuti senza comprenderne appieno il significato.

8. L'Italia, questo grande paese democratico (in ragione della sua Costituzione, sempre attualissima e viva nelle soluzioni che offre a chi...la studia, specialmente dal punto di vista politico-economico) e industriale, non sta sulla Luna...e l'eurozona, peraltro, non è l'astro della notte, tutt'altro (al limite è nella "notte" della Ragione...). E l'Italia non può permettersi di essere raccontata e guidata ignorando la sua natura, la sua vocazione, ben collocata in questa Terra, interconnessa con i problemi di una globalizzazione che è stata guidata dai progettisti di Elysium, da spietati Malthusiani, e che ora, nella sua fase discendente, rischia di trascinarci nel suo "cupio dissolvi"...
Parliamone: non lasciamo che discorsi "lunari", ipostatizzati su un pensiero unico e irresponsabile verso il popolo sovrano, ci facciano suonare, come comprimari, nell'orchestra del Titanic...

27 commenti:

  1. Eh, si ... dopo il "divertimento" c'è da tornare a suonare le campane
    Bentornato

    RispondiElimina
  2. Bentornato, Quarantotto! Il tuo silenzio si era fatto sentire.

    RispondiElimina
  3. Bentornato anche da parte mia. Si, concordo, purtroppo sembra che ci governa viva sulla Luna (creata da Essi). E si, sembra di stare sul Titanic... credo che i vari Lavoie, Stockhammer, Chang, Caffè abbiano detto tutto. Se non c'è la volonta di "leggere", "ascoltare", "vedere" da parte di chi comanda qui (ma è comandato da Essi, "di là") ed applicare queste teorie vecchie oramai quasi di un secolo - ma prepotentemente attuali - possiamo solo aspettare. E votare (quando ne avremo la possibilità). Ma dubito che oramai serva. Un saluto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io credo che ormai parlare di “volontà-non volontà” sia troppo riduttivo...
      Episodi gravissimi, di grande risalto mediatico, successi negli ultimi 15 mesi (e sono quelli venuti alla luce del sole...) come il veto su Savona, le esternazioni di Oettinger, il video di Conte con la Merkel (per citarne alcuni), avrebbero dovuto compattarci tutti aldilà dell’orientamento politico in difesa di quel minimo di democrazia e dignità che ancora ci resta, come Italia e come popolo. È proprio vero, hanno cambiato la mente e il cuore delle persone, come auspicava la Thatcher. Oggi più che mai servirebbe manifestare quell’animo, quell’impulso, quella “vitalità” che dimostrò Calamandrei cambiando idea con l’esperienza della Costituente... è l’unica speranza, credo, affinché, di conseguenza, possa farlo anche il popolo.

      P.s. Bentornato 48!

      Elimina
    2. Concordo. Io sono "compatto", ma altri che non vedono o non leggono fonti "alternative", vivono all'interno della bolla "mediatica" creata ad hoc. Ed è dura al giorno d'oggi scalfire la convinzioni auto-refenziali di una parte consistente dei cittadini. In ogni caso ribadisco che concordo in toto con il tuo commento, anche io speravo in quanto in esso auspichi e spero che ci possa essere un sussulto alle prossime politiche (quando e se ci saranno), dove spero non prevalga il senso del grazie ad una possibile "mancetta" pre-elettorale...

      Elimina
    3. Caro Dario, per essere compattati dal basso, lo si è abbastanza...e il tutti il problemone (cultural-accademico e soprattutto mediatico).
      Però...però: non sarebbe male se il "compattamento" venisse pure dall'alto, da parte di chi, in questo momento, volente o nolente, coscientemente o inconsapevolmente (non lo sappiamo poiché ci sono aspetti non chiari) ha in mano le chiavi del consenso elettorale.

      Sarebbe una buona strategia politica dimostrare che non si ha solo una...tattica politica.

      E qui mi riallaccio, per conseguenza a quanto osservato da Flavio: votare potrà ancora "servire"? Inquietante interrogativo...inquietantissimo.

      Diciamo che, in un frangente politico così platealmente anomalo (ma non sorprendente né tantomeno imprevedibile), dipende non solo da QUANDO si vota ma, in connessione inscindibile, dal "PER COSA" si voterebbe (e intendo una chiara e inequivocabile proposta programmatica che abbia il pregio di "compattare"...dal basso e, soprattutto, dall'alto).

      Un problema non da poco: che in definitiva dipende dalle famose "risorse culturali" che si vorranno mettere in campo...

      Elimina
    4. Pardon, leggasi "è il "tutti" il problemone"

      Elimina
    5. Sono d’accordo, intendevo infatti anche un compattamento “dall’alto”, proprio perché hanno in mano le chiavi del consenso elettorale: un cambio di rotta anzitutto da lì, ispirato dalle risorse culturali che ci sono, che faccia da “miccia” per un risveglio coscienziale diffuso e attragga nuove risorse culturali.
      E quell’”impulso vitale” di cui parlavo nel commento sopra non possiamo che sperare che sorga proprio in quelle risorse culturali che sono state messe in campo finora.
      Votare per coloro che ne hanno consentito e ne consentiranno l’accesso nelle istituzioni credo che sia sicuramente utile, nonché una delle poche cose che possano essere fatte dal basso.
      Abbiamo peraltro visto come in assenza della realizzazione di quelle famose proposte per volgere a vantaggio del popolo lo strumento dell’astensione - che sono state formulate in un vecchio post qui - restare a casa e non votare vada, di fatto, solo a vantaggio di €ssi...

      Elimina
    6. Mah, la vedo purtroppo dura (non che prima mi fossi illuso prima, ma almeno ci speravo). I gangli istituzionali - credo, e non parlo di Lega,PD, 5* ma dei "tecnici" cioè il corpus sostanziale dell'apparato pubblico italiano - sono per la maggior parte convintamente europeisti, secondo me, e quindi il passaggio dal governo gialloverde al giallorosso a me pare sia stato presso da codeste persone quasi come un sollievo... Non si cambia purtroppo dall'oggi al domani, e lo si è visto: l'ill.mo Presidente della Repubblica Mattarella ne è un validissimo esempio. Il fatto che il governo gialloverde avesse al suo interno tante anime, e molte di queste comunque rimaste fedelmente europeiste, credo abbia fatto solamente da catalizzatore. Il PdC Conte, da Avvocato del Popolo è divenuto in Italia espressione del Pdr, quindi abbiamo già praticamente il “governo del Presidente” sotto mentite spoglie. Il fatto che la Lega non abbia saputo/ voluto/ o sia stata obbligata (questo non lo so) a fare il ferale passo della rottura nasce dal fatto che al Suo interno esiste una corrente “eurista” sotto mentite spoglie (il Nord export led stile “teutonico”, ipotizzo, forse espressione di Giorgetti) forse è una di queste mancate “compattezze” che servivano proprio ora, scontando anche il fatto che non si sia riusciti ad effettuare una operazione “transfughi” né da M5* né da FI e/o LEU. Si è rimasti ognuno nelle proprie trincee e da lì il PdP (partito del Presidente) ha avuto la meglio. Per l’UE era una soluzione Win Win, o la Lega si sfracellava sulla prossima finanziaria, o la Lega rompeva dando il governo al PD/M5*. Credo sia una situazione molto intricata. Credo che se ci fosse stato uno sforzo maggiore da parte di tutti quelli che “hanno capito” per cercare di tenere insieme la baracca, forse una soluzione alternativa – ipotizzo, ma so che del senno di poi son pieni i fossi – si sarebbe potuta trovare. Almeno un vantaggio è, quasi come succede in GB, stato quello di ricompattare le fila all’indomani della rottura, sguarnendo il campo dai “possibilisti”. Cioè: ora forse la situazione è chiara fra chi è Pro e chi Contro l’UE, quindi si può lavorare senza paura di “tradimenti”. Ma potrei sbagliarmi.

      Elimina
    7. Sulla supposizione finale potresti sbagliarti... :-)

      Elimina
    8. Già. Al riguardo, sarebbe auspicabile che almeno i non sprovvisti di risorse culturali esercitino sempre la massima attenzione nel mantenere il giusto equilibrio tra esigenze di chiarezza e ragioni di opportunità, arginando la naturale (umana) tendenza di queste ultime ad autoalimentarsi autoreferenzialmente a scapito delle prime.

      Elimina
    9. @Quarantotto: sapendone molto ma molto più di me immagino avrai i tuoi solidi motivi per dirlo. Certo è che detta così è proprio sconfortante. Non c'è quindi più speranza a questo punto, pare di capire.

      Elimina
  4. Bentornato! Sarà un onore svuotare insieme il mare con dei cucchiaini... :-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì...non c'è dubbio. Le difficoltà ci sono, sono immense, ma non per questo ci scoraggiamo.
      E poi, l'importante è non tanto svuotare il mare coi cucchiaini, ma non contribuire (coi medesimi) a riempirlo ulteriormente (fenomeno incredibilmente autolesionista che è molto più diffuso di quanto non si creda)

      Elimina
    2. A proposito di autolesionismo, come non parlare della riforma dello Sport e di Malagò che autodenuncia il Paese e preme affinchè il CIO... squalifichi l'Italia da Tokyo2020 e revochi le Olimpiadi invernali del 2026... o Bankit che denuncia a Francoforte l'entrata in capitale di Banca Mediolanum di Finivest perchè in essa (B.M) si è sciolta la vecchia Mediolanum... se l'autolesionismo di cui parli è questo, beh, siamo proprio messi male... come ai tempi dei Comuni o peggio ancora degli stati pre-unitari...

      Elimina
  5. Cominciamo dal dire subito che chi parla "di spread" o di "risparmi dal calo spread dovuto al nuovo governo pro-europa Cont2-2" racconta str.onzate, visto che l'andamento è in calo da fine maggio, momento in cui Draghi ha aperto al possibile (ora realtà) QE2.... così, tanto per ridere (e non piangere). Io prendo il primo cucchiaino!! ;)

    RispondiElimina
  6. Bentornato al timone, Luciano. E grazie a tutti gli ammirevoli "vice", che hanno postato gli articoli in questi mesi.

    RispondiElimina
  7. Bentornato!

    Il problema delle risorse culturali mi pare sia sempre più fondamentale (quanti sanno che l'Italia è la seconda manifattura d'Europa? quanti sanno che siamo la 5a potenza esportatrice mondiale?), soprattutto direi a livello di nenniana stanza dei bottoni. L'esperienza gialloverde ha comunque dimostrato come non si conquista (e si mantiene) il potere senza uno stato maggiore e un'ufficialità preparata... e ben formata ai compiti dell'ora.

    Dopo dieci anni, qual è il contro-potere ispirato ai principi della costituzione?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ah, se per questo tale contropotere non c'è e neppure si vede all'orizzonte...L'Antisovrano non è mai stato così forte.

      Ora: o in qualche maniera - che adesso non sappiamo ancora quale possa essere (il meglio è nemico del bene)- si coagulerà un "potere" (autenticamente legale e perciò anti-illegale) ispirato ai principi fondamentali della Costituzione del '48, oppure siamo fritti (per una generazione ancora...).

      L'unica nota positiva è che se le cose debbano andare nel peggiore dei modi, lo sapremo abbastanza presto...nei prossimi mesi.

      Elimina
    2. "autenticamente legale e perciò anti-illegale" questo è uno dei punti cruciali, per cui ci troviamo a essere paradossalmente vicini a essere giuridicamente colpiti... in quanto leali osservanti della Costituzione.

      A venticinque anni non pensavo di vivere tempi così interessanti.

      Elimina
  8. Bentornato anche da parte mia, i fatti di questa settimane hanno confermato in pieno i contenuti delle analisi che 48 ci propone sul blog da diversi anni. Il deep state si è perfino rafforzato dopo l'esito delle elezioni europee, che pure dovevano rappresentare una svolta sovranista. Votare serve ancora? comincio a nutrire forti dubbi, anche considerando la forza schiacciante della macchina mediatica che continua il suo sporco lavoro a pieno regime. Ultimo esempio la guerra al contante, "facciamo come i paesi civili", e si nasconde opportunamente il dato sull'uso del cash in Europa, che vede la Germania in testa, e l'Italia a metà classifica.

    RispondiElimina
  9. Ciao Lucetto,

    con il nuovo ESM/ MES puntano direttamente al default italia ( ' ristrutturazione debito', è più fine ), chi mi legge cerchi di:

    - restare liquido sui c/c: non investite in BTP, BFP e nulla che sia emesso dallo stato, perchè con il default non c' è garanzia dell' emittente;
    - i c/c se potete cercate di averli in banche che non siano italiane, ossia che la Casa Madre sia all' estero, meglio se Svizzera ( o UK, se escono dall' euro.. vi ricordo che loro hanno ancora la banca centrale sovrana ); qualcuno mi ha detto anche di banche come sparkasse tirolesi con casa madre a innsbruck, ma se cade anche euro ovviamente non c' è protezione.
    - siccome default Italia innesca inevitabile fine dell' euro, anche se al rallenty, meglio sarebbe, mi dicono alcuni amici trader, avere i soldi in franchi svizzeri o sterline; c' è chi si spinge a dire anche in contanti ( Bundesbank lo consiglia ai suoi cittadini, e ho detto tutto ).
    - oro, argento, arte, diamanti, rimangono sempre beni rifugio.

    buona fortuna a tutti.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. L'Italia in termini economici è ancora solida.
      https://megachip.globalist.it/kill-pil/2018/10/30/vi-spiego-perche-l-italia-e-in-salute-e-l-ue-vaneggia-2032952.html
      Per farle fare artificialmente default servirebbe un livello di complicità politica interna che oggi non c'è.
      L'Italia rimane infatti un esportatore netto ed anche se il debito estero è alto per via dell'indebitamento privato, la sua posizione finanziaria netta è buona.
      ESM/MES servono SOLO alle banche del nord (tecnicamente già fallite) per non fallire pubblicamente, ma l'Italia è vista ancora come 'italtacchino' da spennare, non da uccidere.
      I suoi consigli (portare addirittura i risparmi PRESSO le banche del nord, tecnicamente fallite, che applicano rendimenti fortemente negativi!) rischiano di facilitare lo spennamento dell'italtacchino (i.e. esproprio del risparmio nazionale) e peggiorare la situazione.
      Con la rottura dell'eurozona non succederà nulla di terribile... per l'Italia.
      L'idea poi che in caso di spennatura dell'italtacchino ci sia una via di salvezza individuale ottenuta esportando legalmente capitali fuori giurisdizione è singolare.
      Il giorno in cui dovessero eventualmente rientrare (legalmente o anche illegalmente, col rischio di arresto) verrebbero infatti tosati pesantemente, forse peggio che se non si fossero mai spostati (vedi caso della rottura dell'unione monetaria austro-ungarica).
      Non è per caso che ad ESSI, per corrompere i governanti in posizione apicale, basta ammetterli ai servizi esclusivi 'offshore' (esportazione sicura di capitale in paradisi fiscali) riservati alle sole multinazionali.
      Io per esempio rimango basito dal numero di politici ex ministri ed ex presidenti del consiglio che in Italia risultano praticamente nullatenenti dopo decenni di carriera ad almeno 15K netti in chiaro al mese.
      Fingere di essere nullatenenti alimenta in me solo la lecita presunzione di detenzione illegale di capitali offshore.
      Ma tanto nessuno ci fa caso...

      Elimina
  10. Mr. Quarantotto, bentornato anche da parte mia. E dato che è tornato, mi sia consentito farLe un regalo :)
    L'omaggio in questione è la risposta a questo Suo interrogativo:

    "votare potrà ancora "servire"? Inquietante interrogativo...inquietantissimo."

    No.
    E' perfettamente comprensibile che non si cerchi di rispondere a questo interrogativo, visto che l'unica ragionevole risposta è molto ma molto deprimente, ma per quanti aggettivi possiamo utilizzare (inquietante, drammatico, angosciante) l'unica risposta è un bel no.
    Non vorrei apparire troppo dogmatico ma per quelli come il sottoscritto, che prima dell'appartenenza ideologica ad una forza politica, hanno fatto della Costituzione la propria bussola, non ci sono altre risposte; per quanto le si cerchi, non ci sono.

    La motivazione principale che mi porta a questa risposta è abbastanza semplice: non esiste una singola forza politica che abbia come fine il benessere della Nazione. Mi spiego meglio: se l'unica forza politica che viene recepita come "anti-sistema" è la Lega di Salvini, vuol dire non solo che si è capito ben poco di questa formazione ma che allora, effettivamente, non esiste una forza politica che abbia interesse a preservare l'interesse nazionale applicando la Costituzione.

    Lei fa esplicito riferimento al voto e al cosa potrebbe "servire". Giustissimo, ma Le faccio umilmente notare che la posizione di questa forza politica in merito al voto è la seguente:
    1) riduzione del numero dei parlamentari;
    2) passaggio al maggioritario puro.

    Nemmeno l'oligarca Crizia avrebbe potuto dirlo meglio: dato che votare è pericoloso, modifichiamo il sistema elettorale in modo tale da neutralizzare qualsiasi voto. La riduzione dei parlamentari porta alla creazione della Uber-Casta mentre il maggioritario puro, beh, Lei sa meglio di me cos'è la Legge Acerbo.
    E questi punti, che affosserebbero del tutto i dettati Costituzionali, non li propugna una forza politica supina ai "superiori interessi" ma quella che dovrebbe essere CONTRO! E' un bel paradosso: quelli che si definiscono "sovranisti" come prima cosa vorrebbero togliere anche quel poco di sovranità rimasta e che viene esercitata dal popolo italiano.
    Dato che l'Unione Europea non è un sistema democratico, togliamo anche la democrazia in Italia e realizziamo la perfetta "gleichschaltung".

    Un ultima cosa: la macchina mediatica per funzionare bene ha bisogno di un "nemico" e se non c'è se lo inventa. Per portare avanti il famigerato "più Europa" serviva qualcuno che dicesse "meno Europa", onde far partire la sinfonia mediatica. Sia il M5S sia la Lega sono sottoprodotti di questo sistema: sono additati come "ANTI" per creare la situazione di tensione necessaria alla macchina mediatica ma sono perfettamente funzionali al sistema.
    L'unico elemento che poteva inceppare il meccanismo era un movimento politico che si schierasse apertamente contro il sistema ed iniziasse a parlare un "linguaggio" diverso. Entrambe queste due forze politiche stanno assolvendo al loro compito; vengono bollate come nemiche ma sono perfettamente funzionali al sistema, del quale portano avanti la principale istanza: togliere qualsiasi residuo di democrazia.
    Una forza politica che portasse avanti dei discorsi del tipo uscita dall'Euro oppure ritorno al proporzionale, allora sì che la macchina mediatica avrebbe dei seri problemi in quanto esulerebbero dal "frame".
    Ma quando le oligarchie sentono la forza "sovranista" che dice "meno sovranità", i botti delle bottiglie di champagne che stappano a Bruxelles, li sentono anche gli orsi polari.

    Chinacat

    RispondiElimina
  11. Presidente non tutti i mali vengono per nuocere quindi a ristoro della fine del governo precedente c'è la ripresa dei suoi post

    RispondiElimina
  12. Gentilissimo prof., c'è la possibilità di una riunione? Queste le mie ultime elucubrazioni 'pratiche' https://www.facebook.com/StudioLegaleTitian/videos/1157312001121914/?id=1157312001121914&overlay=1&notif_id=1568925800461247&notif_t=story_reshare
    ci sono cose gravissime, non so come fare, ho bisogno di passare al level 'up', sono stanca e in pericolo a giocare con i burattini, e i players si fanno scorpacciate gaudenti di poveri Avvocati di campagna come me. (Campagna di guerra, ovviamente)

    RispondiElimina
  13. concordo, questo blog vale tutto lo scenario (pseudo)decisionale attuale

    RispondiElimina