lunedì 24 novembre 2014

L'EVOLUZIONE DEL CONSENSO. SOGNI LOGORI E UTOPIE IMPROVVISATE CHE SI DISSOLVONO

 Salvador Dalí: Sogno causato dal volo di un'ape intorno a una melagrana un attimo prima del risveglio, di Salvador Dalí (1944)



1. Allora, la prima cosa che deve essere chiara è che per capire i risultati del "test" regionale di ieri occorre far riferimento al numero assoluto di voti riportati rispetto alle precedenti elezioni post 2011: cioè alle politiche del 2013 ed alle europee 2014.
Esiste infatti lo spartiacque del 2011: "dopo", nulla è come prima. Perchè? 
Perchè è l'anno in cui inizia ufficialmente e visibilmente l'era della politica italiana come sub-holding dell'UEM
Non che prima le cose stessero molto diversamente nella sostanza, ma è la percezione di ciò che muta, essendosi tale realtà palesata come inequivocabile anche all'elettore meno accorto e più condizionato dalla grancassa mediatica.

2. Posto questo criterio, possiamo formulare un'ipotesi dinamica, e non statica, dell'evoluzione del voto: la dinamica permette di individuare come vincitore chi abbia mantenuto il numero dei voti rispetto alle tornate elettorali del 2013 e del 2014, nonostante il crescente astensionismo. In termini di flussi di consenso, infatti, ciò equivale ad una mobilitazione attrattiva rispetto ad un elettorato che definire "in fuga", sarebbe eufemistico.
Ovviamente vale anche il viceversa: chi abbia, al di là delle percentuali, perso in numero assoluto di voti rispetto a tali occasioni, ha perduto capacità di mobilitazione e attrattiva. E, va sottolineato, all'interno di un processo che è solo agli inizi.
E più oltre vedremo perchè.
Ed infatti, di fronte alla fuga degli elettori, - che certo non è un fatto positivo ma l'indizio della diffusa percezione della "inutilità del voto"  di fronte all'immutabilità delle politiche che comunque ne scaturirerebbero-, l'unica domanda sensata è capire perchè qualcuno sia riuscito ad evitare la fuga stessa.

3. Ognuno, usando questo criterio, - ovviamente con le dovute approssimazioni dovute alla mera "indicatività" dei dati relativi a specifiche realtà regionali-, si può non solo comprendere chi siano "vincitori e vinti", ma anche intuire l'evoluzione possibile della situazione del consenso dei prossimi mesi.
Oggi si deve solo dare atto ad una forza politica di aver superato la prova sotto questo standard; praticamente unica e sapete quale sia.
Il messaggio centrale, che ho appena rivisto su Twitter, è "la gente ci chiede più lavoro e meno tasse". And that's it: certo poi ci sono prese di posizione su problemi correlati, come l'indubbia strumentalizzazione dell'immigrazione no-limits come spallata alla tenuta di un mercato del lavoro in caduta libera verso la deflazione salariale.
La saldezza di questo trend rinvia poi a ragioni ancora più profonde: il "ridisegno" della società italiana, inarrestabilmente perseguito in nome dell'€uropa, che sappiamo essere ad uno stadio molto avanzato.

4. Due cose, fin da ora, caratterizzeranno nel prossimo futuro (e nella sostanza) l'acuirsi inevitabile del trend attuale di disaffezione elettorale, cioè di scontento impossibilitato a trovare una qualsiasi forma di rappresentanza istituzionale.
Il "rimodellamento", infatti, sta giungendo ad una fase cruciale: finora, la c.d. coesione sociale si è retta su una scommessa, cinicamente operata nelle dark rooms che danno vita agli slogan su cui sono imperniate le ramanzine colpevolizzatrici dei media e le "battute" ad effetto dei decisori politici (meramente "formali": e sempre più percepiti come tali, che se ne rendano conto o meno).
La scommessa è che gli italiani siano stati, nei decenni precedenti, talmente "garantiti" dal sistema costituzionale democratico - che la strategia partita da Maastricht intende svuotare- che, tra pensioni, residue posizioni lavorative "stabili" (il sovrastimato dualismo del mercato del lavoro), e patrimonializzazione in immobili, siano in grado di operare un welfare endo-familiare de facto; cioè gli italiani sono stati, in forza della spietata austerità cui li ha sottoposti il "lo vuole l'Europa", chiamati a supplire - in luogo dello Stato, che semmai, ha creato gli "esodati"- agli effetti della gigantesca disoccupazione giovanile di massa, nonchè a resistere in presenza di quella generale disoccupazione incrementata in ogni fascia di età. 
Alle risorse residue del risparmio delle famiglie è stato implicitamente affidato il compito di provvedere alla sedazione di una situazione altrimenti esplosiva, apprestando il "minimo vitale di tolleranza", naturalmente al costo della distruzione dei residui risparmi accumulati in passato (e ora centellinati in una logica precauzionale che, sul piano degli investimenti, segna il destino di una catastrofe senza precedenti).

5. Ma entro breve, anche questa scommessa rischia di rivelarsi come l'ennesimo calcolo sbagliato (cioè regolarmente sovrastimato, come la promessa della ripresa annualmente errata).
Ed infatti abbiamo due misure che difficilmente, nel quadro delle implacabili ed occhiute "revisioni" €uropee delle politiche (formalmente) italiane, non spiegheranno un effetto combinato già nel corso del 2015:
a) la messa a regime del nuovo mercato del lavoro;
b) l'inasprimento della imposizione immobiliare.

Su questi punti, al di là dei tempi dichiarati di attuazione, difficilmente non si arriverà, appunto, ad un effetto combinato.
Il nuovo mercato del lavoro, al di là della polemica ormai sterile sull'art.18, è disegnato per determinare un effetto il più rapido possibile: l'espulsione, programmaticamente concentrata ed intensa, dei baby-boomers dall'occupazione e la loro pronta sostituzione, incentivata con tutte le leve legislative disponibili, con assunzioni di giovani in situazione di prevalente irreversibile precarizzazione e conseguente minor retribuzione, mantenuta, mediante le misure legislative adottate, per tutta la vita lavorativa.
Il simultaneo sacrificio delle "competenze" che ciò produce, è ignorato come un male del tutto trascurabile, anticipandosi una visione di Italia come "grande" (per modo di dire in rapporto al passato) fabbrica-cacciavite e come hub di erogazione di servizi ad alta intensità di manodopera e bassa intensità di investimenti, il tutto preferibilmente in mano alla proprietà di investitori esteri, invocati ad ogni pie' sospinto.

Sulla tassazione immobiliare, poi, si dice che la riforma del catasto, con l'adeguamento delle rendite a presunti valori attuali "realistici" di scambio, richiederà 5 anni
Ma tutto questo non appare credibile, in termini di stretta sul gettito, nel momento in cui si moltiplicano aliquote e titoli di imposizione immobiliare - e l'accorpamento altro non è che "illusione finanziaria" per cristallizzare tutto questo.  Ed infatti, il Consiglio UE, come pure la Commissione, insistono sullo "spostamento dell'imposizione verso i consumi e i beni immobili".

E' infatti ufficiale questo schemino: la legge di stabilità è fatta passare in attesa del monitoraggio di fine marzo, quando si potranno "scorporare gli effetti della recessione sui conti fiscali". L'ennesimo ribaltamento contorsionistico!
In realtà è proprio il contrario: è la politica di aggiustamento selvaggio dei conti pubblici che provoca dal 2011 la recessione e, perciò, inevitabilmente, registrandosi un prossimo primo trimestre 2015 di ulteriore recessione, si chiederanno nuovi aggiustamenti fiscali recessivi, secondo la consueta logica della "estorsione".

Questi aggiustamenti, stando alle già chiarite richieste dell'€uropa, passeranno o per un'anticipazione degli aumenti dell'IVA, o per un inasprimento, già nel corso del 2015, delle aliquote o, meglio ancora, delle basi imponibili della imposizione immobiliare, ovvero, in una combinazione delle due cose: esito tra i più probabili, quanto più le partite correnti non registreranno un incremento, o anche solo una tenuta, dell'attivo, in concomitanza con l'aggiustamento valutario e delle rispettive partite correnti intrapreso praticamente da tutte le aree economiche principali del mondo. Ovviamente all'interno dell'UEM, ma anche da Cina, BRICS e non ultimi, gli USA.

A seconda del livello di tenuta "mediatica" della situazione politica e sociale, questa combinazione potrà assumere anche una sua versione "emergenziale": cioè con l'adozione di un prelievo patrimoniale straordinario appuntato sia sul patrimonio reale che su quello finanziario-monetario.

6. Se quindi si calcola che simultaneamente inizieranno ad agire il jobs act e la decontribuzione per i nuovi assunti, l'effetto di distruzione del "welfare endofamiliare" de facto prima menzionato, è praticamente sicuro. 
Crescente disoccupazione tra ex risparmiatori e crescente imposizione immobiliare sui medesimi, - in quanto contraenti di mutui e, comunque, contribuenti a titolo patrimomiale deprivati sempre più del livello di reddito per potervi far fronte-, determinerà il "taglio" a cascata del welfare endofamiliare: emergerà allora non solo la disperazione delle fasce giovani più deboli, - la cui possibile minor disoccupazione sarà accompagnata da redditi inidonei a sostenerne il livello di vita in perenni condizioni "non di povertà"-, ma anche la insostenibilità della situazione di vita dei babyboomers, travolti dal nuovo e finale rimodellamento sociale imposto dall'€uropa.

7. E allora torniamo alla questione del consenso elettorale "in fuga" e a come reagirà il corpo sociale a questa ulteriore "spallata" imminente e che occorre non sottovalutare nel suo effetto "aggiuntivo" sulla società italiana: se viene meno l'ultima ridotta in cui sono barricati i babyboomers, disorientati e tendenzialmente conservatori (nell'illusione di poter ancora mantenere qualcosa di un modus vivendi strenuamente difensivo), ogni forza politica che si trovi o si sia trovata ad eseguire il disegno di rimodellamento €uropeo perderà il "core" della sua base elettorale, per così dire, "inerziale". 
Quella base che gli consente (più o meno) di sopravvivere nonostante il default delle percentuali di votanti.
In quel momento, però, l'inerziale diviene soggetto alla modificabilità del suo moto (uniformemente decelerato) per l'operare di una qualsiasi forza esterna che sia capace di attualizzare il seguente messaggio
"In questo stato di cose non hai un futuro, nè come padre/madre nè come figlio/figlia. L'€uropa non te lo consente. La Costituzione democratica, invece, questo tuo futuro lo prevede come un obbligo inderogabile a carico delle Istituzioni rappresentative di indirizzo politico".
Posta in questi termini non pare una scelta difficile.

8. Ovviamente, questo discorso, - relativo alla "capacità" di inviare un messaggio di questo tipo-, vale ancor più per quelle forze che, pur presentandosi come "nuove", sono totalmente tetragone a far proprio il modello socio-economico contenuto nella nostra Costituzione, cercando di importare soluzioni improvvisate che alludono ad una facile popolarità e che quel modello tendono invece a distruggere.
Chi non saprà cogliere PROPRIO NELLA SOSTANZA, e quindi anche al di là delle etichette sorrette da una più o meno corretta analisi culturale, la centralità della salvezza "costituzionale" è destinato a perdere la partita del consenso
Troppi fatti stanno dissolvendo, davanti agli occhi sgomenti dei cittadini comuni, sogni antichi e utopie improvvisate...

ADDENDUM: da qui traggo i numeri che riflettono il criterio di stima del flusso del consenso indicato all'inizio:

 

19 commenti:

  1. Alla fine del 2013 era evidente che la presentazione di un partito anti€ e pro Costituzione avrebbe rappresentato una novità dirompente, con la possibilità di rappresentare amplissime sacche di malcontento diffuso, ma inconsapevole dei meccanismi che avevano portato alla peggiore crisi economica dalla costituzione dell'Italia unita. Da amplissime le sacche si sono trasformate in sconfinate, come rivela un astensionismo giunto ormai a livelli incredibili (votano ormai clientes e zoccoli duri). L'impressione è che si sia in presenza di una clamorosa occsione persa, per andar dietro a improbabili cambiamenti totali di posizione da parte di politici dalla cultura economica e giuridica del tutto insufficiente e dalla visione a brevissimo termine, legata alla mera possibilità di qualche "avanzamento di carriera".

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    1. "...andar dietro a improbabili cambiamenti totali di posizione da parte di politici dalla cultura economica e giuridica del tutto insufficiente e dalla visione a brevissimo termine"
      Questo ostacolo si sta autorimuovendo: ma a che prezzo terrificante!

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    2. Mah, un partito antieuro c'era, Salvini andava in tv con il libro di Bagnai, era candidato Borghi. Puo' essere che i tempi non erano ancora maturi.....ad inizio mandato di Renzi dicemmo tutti che era li' per guadagnare tempo, che le supercazzole sarebbero durate max fine anno, quindi ci siamo....ora o ci portano fuori dal pantano, cioe' l'euro, oppure verra' fuori qualcosa di violento, e' vero che non c'e' mai stata una rivoluzione in Italia, ma neanche che gli italici erano stati mai messi sotto cosi'......stanno regalando aziende statali esistenti al tempo degli stati pre unitari....quindi o Renzi avra' il permesso (dagli Usa) di uscire dall'euro, oppure veramente non si sa cosa verra' fuori.dalle manifestazioni da dicembre in poi, e guardo a stati, come l'egitto, che hanno avuto un sussulto d'orgoglio, infischiandosene del padrone....una cosa e' certa, non hanno una carta di riserva dopo Renzi.....ma forse e' ormai il tempo che venga giu' tutta la baracca mondiale fatta di carta straccia fasulla....perche' il problema e' quello, gli usurai che hanno preso il sopravvento, il sistema deve essere resettato.

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    3. Più che altro, ad essere pratici, entro poco, il problema sarà "essere rieletti o andare a lavorare". In Italia. Fattore da non trascurare...

      Tanto più che Confindustria vaga nel buio, non pervenuta neppure a se stessa, visto che l'unica cosa che sanno ripetersi è che con l'euro pagano meno le importazioni e il costo del lavoro può essere illimitatamente compresso.
      Peccato che, mentre si estinguono (i fatturati e la proprietà italiana), gli altri europei hanno praticamente già mollato l'UEM

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    4. Collegandomi a importazioni e costo del lavoro, segnalo l'interessante studio di Klodian Muco dell'Università di Argirocastro, Albania.
      Fa specie leggere (soprattutto dopo dati snocciolati da Poggio): "...nell’ultimo decennio oltre ventisettemila aziende italiane hanno delocalizzato la produzione all’estero, creando oltre 1.5 milioni di posti di lavoro esteri e lasciando allo stato una fattura da 15 miliardi di euro per gli ammortizzatori sociali... soltanto il 10% di queste aziende sono andate oltre i confini europei (soprattutto in Asia) mentre la restante parte sono rimaste in Europa, in Austria, Svizzera, Germania, e soprattutto nei paesi balcanici... Secondo un studio condotto dalla Confindustria Balcani nel 2012, il salario medio in Romania è di 350 euro mentre in Albania è ancora più basso, 250 euro. Il salario medio nell’area balcanica è di 411 euro, circa tre volte in meno rispetto al salario medio in Italia. Ma il livello dei salari non è l’unico vantaggio per spostare la produzione nell’area balcanica. Anche le condizioni fiscali sono molto attraenti per gli imprenditori stranieri. Per queste ragioni un grande numero di imprese italiane si è spostato nell’area in questione: 17.700 imprese di cui 15700 solo in Romania. Nelle imprese italiane con sede nell’area balcanica lavorano oltre 900.000 persone, di cui 800.000 soltanto in Romania (Confindustria Balcani, 2012). Questo trend negli ultimi anni sta cambiando: secondo stime non ufficiali, l’entrata della Romania nell’UE ha determinato la “fuga” delle imprese italiane in altri paesi non aderenti all’UE, come per esempio l’Albania... le aziende che spostano la produzione all’Est non chiedono solo una manodopera a bassissimo costo e relativamente specializzata ma vogliono anche una manodopera poco tutelata..."

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    5. E poi dicono che l'UE non è "solo" un trattato free-trade, con tutti i suoi effetti di specializzazione irreversibile e di depauperamento dei paesi industrialmente meno attrezzati (e parliamo di cultura, a partire dall'alto, cioè da chi riveste il ruolo di imprenditore).

      Sottolineo che "l'eccesso di tutela" del lavoro che ora viene ritenuta esistere persino in Romania, null'altro è che l'indice di una cultura di impresa ormai divenuta religione unica per gli operatori economici italiani. Una vocazione che altro non è che l'abbandono, - per motivi in definitiva valutari e di staticità nel concepire prodotti e processi-, delle filiere capital intensive a caratterizzazione IRS.

      Che è poi l'altra faccia della medaglia della fuga dei cervelli, o quantomeno del personale qualificato, - con sostanziale trasferimento, a favore di paesi terzi più dotati di imprenditori desiderosi di mantenere tali filiere strategiche-, della spesa pubblica investita nel creare queste competenze.
      Il che spiega anche perchè, in fondo, nell'investimento in istruzione, ricerca e formazione, i nostri governi, condotti con mano salda da questa cultura "imprenditoriale", non credano ormai più.
      E non si rendono conto che attrarre i famosi IDE, cioè imprese multinazionali che trovino conveniente produrre in Italia avendo, nelle illusioni del mainstream, competenze e know-how "di punta", non è questione che sia risolvibile allineandosi al ribasso, per retribuzioni e prima ancora per qualificazione della manodopera, ai paesi dell'Est europeo.

      Questa convesarzione ora la traspongo in un post :-)

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    6. se posso andare OT, anche invitando a vedere cosa succede oggi negli USA....non mi farei molte illusioni su una loro presa di coscienza della situazione.

      continuano a non mettere in dubbio la loro concezione di società. continuano a fare sistema per difendersi dalle richieste di cambiamento dei deboli. quelli di oggi sono fatti differenti ma credo che la reazione ad essi sia cmq emblematica.

      l'unico aiuto che potrà arrivare da là è quello necessario a passare dall'euro al TTIP. un eventuale ceto dirigente italiano alternativo DOVRA' avere la forza di rompere con la sudditanza estera. sia essa tedesca o americana.

      altrimenti non avremo un ritorno alla democrazia (dunque tantomeno del benessere). almeno non nel medio termine.

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  2. Io vedo una sinergia di elementi relativamente pericolosa.
    L'ultimo attacco al welfare privato rappresentato dalle famiglie (è un caso che quella che Diego Fusaro chiama "la sinistra del costume" stia ragliando da almeno 30 anni contro la famiglia, assurta a simbolo di vecchi e retrogradi valori cattolico-maschilisti? Probabilmente no), rappresenterebbe l'ennesima espressione di un potere ormai diventato "ancien regime", che per difendersi non trova altro modo se non quello di escludere ogni alternativa a se stesso che non sia il furor di popolo.
    E "l'acuirsi inevitabile del trend attuale di disaffezione elettorale, cioè di scontento impossibilitato a trovare una qualsiasi forma di rappresentanza istituzionale", richiama, sotto molti aspetti, l'ammonimento giolittiano di fine '800 sulla politica che "lasciando intatta la causa del malcontento e togliendo alle classi popolari ogni speranza di migliorare la loro condizione per vie legali, creerebbe una situazione rivoluzionaria".
    La disaffezione elettorale, poi, credo vada valutata assieme a due dati ad essa complementari: e cioè il drastico calo di ascolti dei classici talk show politici e la costante emorragia di lettori patita dalle testate giornalistiche tradizionali.
    Il messaggio sembra chiaro: la maggioranza degli italiani, comincia a non sentirsi più rappresentata dall'offerta politica che c'è sulla piazza. E comincia, altresì, a dubitare di chi li informa (giornali e talk show). Anche la formula mediatico-politica della "protesta&livore" sembra aver esaurito la sua spinta propulsiva, considerato il tonfo del partito che la aveva eletta a propria bandiera.
    Mi domando: semplice apatia? O primo passo verso una non auspicabile (come non lo era nel 1899) "situazione rivoluzionaria"?
    E che genere di "situazione rivoluzionaria"? Perché se al PD si ostinano a far tutto per escludere un cambiamento civile, nell'alveo del normale dibattito politico fondato sul recupero della Costituzione, l'alternativa potrebbe diventare la destra popolare delle varie "forze nuove". Forse, più che il 25 per cento di Grillo ieri, è il 50 per cento di Forza nuova domani che dovrebbe preoccupare, allora. Oggi non lo si vede: ma la storia ci insegna che quando lo vedi è già troppo tardi. Non è, ad esempio, la stessa stampa mainstream a dirci che dietro Tor Sapienza "c'è il fascismo"? E allora, al posto di semplici slogan (è xenofobia, etc), perché non si interrogano sulle cause e sul contesto socio-economico in cui nascono certi episodi? Forse esagero....
    Voglio allora essere ottimista, e fare nuovamente mie le parole che Giolitti disse a suo tempo: "[...]ho sempre piena fiducia nel retto sentire del nostro popolo, che non si lascerà lungamente illudere da programmi di impossibile attuazione e non ha, d'altra parte, alcun desiderio di ritornare a metodi di governo incompatibili col progresso e con la civiltà". Sperando di non rimanere deluso.

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    1. Sai molto è questione di linguaggio.
      Additare oggi il fascismo come pericolo da parte degli ordoliberisti scatenati è un non-sense in termini di sostanza dell'assetto perseguito.

      "L'antifascismo su Marte" è solo un ennesima cosmesi di auto-rilegittimazione dell'autoritarismo strisciante, con cui vogliono saldare la neo-colonizzazione
      http://orizzonte48.blogspot.it/2014/11/antifascisti-su-marte-la-cecita-sul.html

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    2. Sotto questo aspetto, gli ordoliberisti mi sembrano come il pastorello che gridava "al lupo al lupo": stigmatizzano come "fascista" qualsiasi reazione allo stato di immiserimento da loro stessi prodotto ed allo stesso tempo, danno luogo ad un mix pericolossissimo di povertà e paura.
      Quello che mi domando è: per quanto tempo potranno gestire la disperazione crescente a forza di legittimazioni "cosmetiche"? Perché la cosmesi, in fondo, è un gioco d'azzardo. E dietro al trucco, c'è sempre un volto che non puoi cancellare.....

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  3. Ci siamo, quasi...: Hannibal ad portas!

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  4. Comunque, la flat-tax non e' che sia proprio un messaggio per ricollegarsi allo spirito della Costituzione :-)

    Per quanto riguardo il welfare familiare di quegli "arretrati" familisti amorali che sono quei bruti degli "italioti":

    Dopo la mazzata aumento iva, cominceranno con : i conti dell' INPS non reggono (chissa' come mai.....ah, gia' le baby-pensioni, i "privilegiati" con il regime retributivo...).
    Scommettiamo?
    E li. Be' li il tempo delle chiacchere, degli slogan e minchiate varie sara' finita. Per davvero.

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    1. Premesso che la questione flat-tax è una tua connessione soggettivissima, OT non solo rispetto al post ma all'intero blog, mi pare piuttosto proprio il momento di coltivare l'unità tra le forze che si oppongono in qualsiasi modo alla distruzione della Costituzione.

      Oggi Formigli, non a caso, ha convocato gli "stati generali" del più retrivo e tetragono ordoliberismo per tentare di stoppare, con un immediata cosmesi pietistica sulla povertà, qualsiasi risaldatura dello spirito democratico di un popolo sovrano.
      La virulenza della reazione mediatica così innescata preannunzia una brutale repressione di ogni pensiero di dissenso.
      Preoccupiamoci di questa lunga lotta che ancora attende il nostro risveglio democratico!

      Certo che le pensioni sono nel mirino! Lo sono sempre, come la sanità.
      NON paradossalmente, se segui il discorso qui svolto, la feroce distruzione del welfare diviene più difficile una volta che il "nuovo" superliberista livoroso, di pretesa opposizione, dà segni di cedimento vistosi (potremmo aggiungere, "per fortuna", ma solo nella misura in cui questo porti a prese di posizione autenticamente costituzionali e sovrane...).
      Asepttiamoci che giochino ogni tipo di carta e di (improbabili) personaggi. E rimaniamo vigili...E uniti

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    2. credo che questa volta non funzionerà. forse sono esageratamente ottimista.

      ma penso che questa volta abbiamo davvero imboccato il viale dell'uscita da questa situazione di stallo.

      vedremo se ne usciremo da "destra o da sinistra"....o meglio col TTIP o con la democrazia.

      ma se questo è il massimo che il regime riesce a fare, dopo 24 ore al giorno 365 giorni all'anno di propaganda ININTERROTTA su ogni mezzo di informazione disponibile....perdere 700 mila voti su 1,2 milioni nella sua roccaforte elettorale....vuol dire che forse alcuni sopravvalutano questi cosiddetti dominanti.
      vuol dire che forse la sanno meno lunga di quanto pensiamo. dietro Renzi non c'è NULLA. forse in questi giorni elaboreranno un abbozzo di piano sghembo....ma hanno paura. possiamo sentirlo. un secondo Renzi non funzionerà.

      e sono convinto che le scenate di Formigli non portano UN SOLO voto in più alla causa. anzi potenzialmente ne allontanano altri....

      del resto anche il più favorevole del mondo al multiculturalismo e a un popolo multietnico....di fronte alla carenza di pane sulla propria tavola....comincia a pensare con....la propria testa. non con la pancia, come dicono i galoppini di regime...ma FINALMENTE CON LA PROPRIA TESTA. forse per la prima volta da anni.

      forse non siamo poi, noi Italiani, irrecuperabili proprio del tutto.


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  5. Piero Calamandrei ai giovani studenti dell'Università di Milano una volta disse: “La Costituzione deve essere considerata, non come una legge morta, deve essere considerata, ed è, come un programma politico. La Costituzione contiene in sé un programma politico concordato, diventato legge, che è obbligo realizzare.”

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    1. Sì, lo apprese tanto megio quanto più se lo chiarì discutendone con Lelio Basso...(rinvio al 1° capitolo di "Euro e/o democrazia costituzionale").
      Ma questo è il punto di partenza di questo stesso blog: il percorso che stiamo conducendo parte da lì ma esige di andare alla fase pratica del ripristino della piena legalità costituzionale.
      Un problemaccio, dato il controllo mediatico totalitario che ci troviamo a subire...

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  6. APPUNTI DISTRATTI

    Alcune MACRO del Bel Paese scattate da ISTAT e BdI senza le quali, forse, non si capisce bene di cosa si stia “cinguettando” brindando alla vittoria.

    MACRO 1.0: I RESIDENTI (per par condicio, senza distinzione di sesso, religione, preferenze sessuali, area geografica o altro coi dettagli “filtrabili” interattivamente dal sito www.istat.it)
    • Residenti 0-100 60.782.000
    • Occupati 22.457.000 (55,9%, +0,2% su base annua)
    • Disoccupati 3.236.000 (12,6%, + 1,8% su base annua)
    o Di cui 15-24 698.000 (42,9% della fascia di età, +1,9% tendenziale)
    • Inattivi 15-64 14.156.000 (35,9%)
    • Pensionati 16.598.000 (erogate 23.978.000 pensioni per un importo totale di € 270,72 miliardi) di cui (dati: numero pensioni erogate / spesa annua (miliardi) / media annua)
    o Vecchiaia (IVS): 12.299.700 / € 194,367 / € 15.803
    o Invalidità (IVS): 1.314.450 / € 10,721 / € 8.156
    o Supestiti (IVS): 4.855.480 / € 39,827 / € 8.205
    o Indennitarie : 827.310 / € 4,515 / € 5.458
    o Invalidità civile (assistenziali): 3.190.800 / € 15,530 / € 5.458
    o Pensione sociale (assistenziale): 828.800 / € 4,318 / € 4.867
    o Guerra (assistenziale): 261.430 / € 1,426 / € 5.210

    MACRO 2.0: LA SPESA DELLO STATO (dati ISTAT, ultimi disponibili 2011 in €miliardi)
    o Uscite correnti: € 749,930 (di cui € 169,501 per lavoro dipendente)
    o In conto capitale: € 48,041
    o Spesa totale: € 797,971
    La “classifica” di spesa per LAVORO DIPENDENTE risulta essere (€miliardi):
    o ISTRUZIONE (51,249), SANITA’ (38,531), ORDINE PUBBLICO (23,902), SERVIZI GENERALI (22,167), DIFESA (14,405)
    La “classifica” per USCITE CORRENTI:
    o PROTEZIONE SOCIALE (322,170), SERVIZI GENERALI (133,134), SANITA’ (113,395), ISTRUZIONE (63,546) AFFARIM ECONOMICI (39,401), ORDINE PUBBLICO (31,559), DIFESA (23,786)

    MACRO 3.0: FINANZA PUBBLICA, FABBISOGNO E DEBITO (dati BdI)
    Lo spulcio è puro interesse “accademico” con qualche marginale interesse “pubblico” sui grafici di pg 3-4 (“debito” in valori cumulati e al netto del contributo finanziario ai Paesi UEM - escluse le passività connesse con i prestiti in favore di paesi dell'UEM, erogati sia bilateralmente sia attraverso l'EFSF e con il contributo al capitale dell'ESM).

    Anche solo sfogliando le figure, senza leggere, appaiono “cose” sulle quali sono necessitate riflessioni “costituzionali”.

    Tiremm innanz ..!

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  7. Noto che anche economisti di stretta ortodossia non tacciono più alcune problematiche, come l'eccessiva natura prociclica del consolidamento fiscale in europa e la "tecnocratizzazione" del relativo dibattito.

    http://paolomanasse.blogspot.it/2014/11/the-eu-fiscal-framework-proof-of-pudding.html

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    1. Forse leggono quanto sostenuto qui o, almeno, le fonti autorevoli che qui sono spesso riportate...Chissà.
      Peraltro, una più forte aderenza alla realtà delle analisi è indotta dalla subentrata e prorompente evidenza dei fatti. E anche dal fatto che, fuori dall'aggressione verbale violenta e caricaturale, una parte dell'accademia è più disponibile a esaminare i fatti facendo suo di regole di giudizio sobrie e non "deduttivistiche a priori" :-)

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