(Piccola avvertenza: insoddisfatto della mia consueta farraginosità, ho rivisto in corsa il par. 4.1, che contiene l'illustrazione della corretta versione della portata di un divieto di "aiuto di stato" all'interno di un'area a moneta unica. I "primigeni lettori" sono pregati di scusarmi e, se vogliono, di procedere alla rilettura di quella parte del testo).
Le "anime candide" (?) e "fognatrici" in chiave rigorosamente "euro", ci ripetono pateticamente ogni giorno che "tutto" il velleitario armamentario del "federalismo fiscale solidaristico UEM" possa essere materia di trattativa in sede UEM, ma continuano a ignorare le norme dei trattati europei, e del diritto internazionale, utilizzandole come una clava soltanto per autoflagellare l'Italia.
Per costoro, un piccolo chiarimento. Ma non certo per illudersi che possa servire a suscitare un (tardivo) risveglio.
La Germania ha gravemente e irrevocabilmente violato i trattati, configurando un "sistema" articolato di alterazione della concorrenza intra UEM, onde favorire le proprie esportazioni. Ciò ha fatto coordinando una strategia efficace e spregiudicata che non tollera controlli e verifiche di rispetto delle norme dei trattati.
Ecco come:
1) le "famose" riforme Hartz".
Sforare, come ha fatto la Germania dal tempo delle riforme Hartz, il limite debito/PIL (che quasi inizialmente rispettava) per”fiscalizzare”, (fuori da una situazione congiunturale in atto, attenzione!) i costi di disoccupazione-sottoccupazione, indotte per deflazionare le retribuzioni, vìola:
A) l'art.107, paragrafo 1, ultima parte, dell'attuale trattato sul funzionamento dell'unione (TFUE), in materia di “aiuti di Stato”, laddove si ottenga (appunto "in qualsiasi forma") una riduzione dei costi delle proprie imprese, incidente sugli scambi tra paesi membri, come nel caso, mediante la svalutazione del tasso di cambio reale, che provochi, a sua volta, un vantaggio concorrenziale asimmetrico “intenzionale”, sia per le proprie esportazioni, sia, e ancor più, a favore di una restrizione delle importazioni (questo l'effetto forse più rilevante del gioco sui tassi di cambio reale);
B) l’art.107, paragrafo 3, TFUE, cioè il complesso delle clausole in tema di “legittimazione”, in sede UE, a ricorrere agli aiuti di Stato in funzione anticongiunturale e di tutela di interessi “sensibili”. Ed infatti, la situazione attuale, tra l'altro, autorizzerebbe, (se non ora quando?) tutti i paesi in strutturale deficit della bilancia dei pagamenti, con alti livelli di indebitamento privato/estero -e non pubblico!- oltre la media per un periodo prolungato e significativo, (rilevabile sul sistema T2)- a lanciare programmi di aiuto ai sensi dello stesso art.107, par.3, lett.a), b), d) del Trattato sul funzionamento dell’Unione...ma tali paesi non possono farlo in quanto il fiscal compact, come corpo di disposizioni speciali "euro-zona", impedisce deliberatamente l’adozione di misure essenziali in origine legittime secondo il trattato, vincolando le politiche fiscali alla autodistruzione dei rispettivi sistemi industriali e alla cristallizzazione degli squilibri di area (altrimenti doverosamente compensabili);
- C) l'art.34 dello stesso Trattato sul funzionamento dell’Unione: "sono vietate tra gli Stati membri le restrizioni quantitative all'importazione nonché qualsiasi misura di effetto equivalente (tale essendo la deflazione salariale al fine di deprezzare il tasso di cambio reale, giustificata solo da fini di competizione mercantilistica).
Nel colmo di una ipocrita miopia, che ignora i criteri generali di interpretazione dei trattati, costituenti principi generali del diritto internazionale, prevalenti cioè sul diritto dei trattati stessi (cr; par.4), la Corte ha enunciato che:
"...non costituisce aiuto una misura che favorisca l’insieme dell’economia, come nel caso delle riduzioni generali dei contributi previdenziali e degli aiuti alla ricerca."
Tuttavia, prefigurando una ondivaga discrezionalità di apprezzamento, che sconfina nella arbitrarietà, cioè nel terrreno, tipico del diritto internazionale, in cui PER RAGIONI POLITICHE DI PREVALENZA DEL PIU' FORTE, LE REGOLE SI APPLICANO A SECONDA DEL LORO DESTINATARIO, considerando cioè discriminante la forza politica dell'autore della violazione, ha anche precisato che (vedremo poi oltre il quadro completo):
"Nonostante tali esclusioni, determinate misure generali, che hanno l’effetto di alterare la preesistente situazione concorrenziale del mercato, possono comunque rientrare nel campo di applicazione dell’art. 107 TFUE qualora producano l’effetto di favorire determinati settori. La Corte ha infatti ritenuto che costituissero aiuti di stato la riduzione degli oneri sociali relativamente ad un determinato settore industriale...per poter distinguere un aiuto di stato da una misura generale occorre di volta in volta verificare se la misura può essere giustificata in base ad una logica di sviluppo del sistema economico nel suo insieme ovvero rappresenti una deviazione rispetto all’assetto del sistema, diretta a ridurne gli oneri finanziari a vantaggio di specifici attori."
Messa in questo termini la questione va, come sempre, esaminata nel contesto del teorico funzionamento di una moneta unica: se violando vincoli pattizi di deficit e di rapporto debito/PIL, per operare un sistema di aiuti sociali diretti a situazioni di disoccupazione-sotto-occupazione, nonchè di drastico contenimento del costo del lavoro, incidente sullo stesso assetto sociale dello Stato operante in tal modo, (come dimostra la drammatica situazione attuale dei minijobbers e midi-jobbers tedeschi), determino un vantaggio diretto di costi nei settori che diventano così o maggiormente esportatori (cioè acquisendo un diretto vantaggio competitivo sul mercato unico), o addirittura "diventano" ex novo competitivi in termini di esportazione, perchè prima non lo erano; se inoltre, per effetto dello stesso sistema di aiuti, l'industria nazionale fruisce di ANCHE di servizi resi alle stesse imprese esportatrici, a prezzi più bassi sul mercato "interno", fruendo così di un ulteriore abbassamento dei costi, non ho creato una distorsione del mercato al fine esclusivo di avvantaggiare commercialmente l'economica nazionale?
Il tutto poi ottenendo simultaneamente la maggior costosità relative di merci e servizi provenienti da altri Stati della stessa area valutaria, e quindi rendendo più costose, in termini relativi, le importazioni.
In tal modo, si evidenzia l'assurda complicità della Corte di Giustizia, che ignora e porta alla "desuetudo de facto", norme fondamentali del Trattato, quali i citati art.107 e 34. Ovviamente, il tutto nasce dalla tecnica volutamente analitica di esame della questioni da parte della Corte di Giustizia. Se si esaminano i trattati alla luce dello scopo essenziale cooperativo e del quadro complessivo degli obblighi gravanti sui vari soggetti coinvolti dai trattati, la conclusione è ineludibile.
Il tutto poi ottenendo simultaneamente la maggior costosità relative di merci e servizi provenienti da altri Stati della stessa area valutaria, e quindi rendendo più costose, in termini relativi, le importazioni.
In tal modo, si evidenzia l'assurda complicità della Corte di Giustizia, che ignora e porta alla "desuetudo de facto", norme fondamentali del Trattato, quali i citati art.107 e 34. Ovviamente, il tutto nasce dalla tecnica volutamente analitica di esame della questioni da parte della Corte di Giustizia. Se si esaminano i trattati alla luce dello scopo essenziale cooperativo e del quadro complessivo degli obblighi gravanti sui vari soggetti coinvolti dai trattati, la conclusione è ineludibile.
Ribadiamo che, subentrata la moneta unica, la Corte ha continuato ad attenersi, ed è questo il punto, alla elaborazione fatta in precedenza, che non aveva intrinseca la considerazione dei tassi di cambio reale e degli effetti distorsivi commerciali che esso comporta nella stabilità economica dell'area UEM.
Per cui, assolutamente PREGIUDIZIALE, onde valutare, come era obbligata a fare, la portata delle riforme Hatrz, era per la Corte esaminare il preventivo rispetto dell'art.5 del TFUE:
“1. Gli Stati membri coordinano le loro politiche economiche nell'ambito dell'Unione. A tal fine il Consiglio adotta delle misure, in particolare gli indirizzi di massima per dette politiche. Agli Stati membri la cui moneta è l'euro si applicano disposizioni specifiche (ancor più stringenti e ancor più ignorate n.d.r.)...
2. L’Unione prende misure per assicurare il coordinamento delle politiche occupazionali degli Stati membri, in particolare definendo gli orientamenti per dette politiche.
E come abbiamo già detto, ma qui ripetiamo in maggior dettaglio analitico: "Dove siano finite queste misure e iniziative per coordinare politiche economiche, occupazionali e sociali, a fronte del conclamato atteggiamento, tenuto dalla Germania, di unilaterale e non cooperativa alterazione degli equilibri, già di per sé estremamente difficili da raggiungere, è un interrogativo che non ci si può esimere dal porsi"
Un fatto emerge su tutti: non c'è una sede giudiziaria "europea" capace di rendere un'interpretazione dei Trattati conforme alla legalità di diritto internazionale, in cui debbono tutt'ora inserirsi i Trattati. L'Italia non ha reagito con i passi che i mezzi del diritto internazionale le imponevano di adottare, secondo precise disposizioni costituzionali (art.11 e 139 Cost, qui più volte esaminati), in chiave di autotutela della sue posizioni: una volta esclusa una "idoneità", anzitutto ideologica, della Corte europea, a compiere questa opera di salvaguardia della funzione cooperativa dei trattati, negli specifici (e invece ignorati) meccanismi che regolano una moneta unica, tutt'ora l'Italia non sembra neppure consapevole del problema.
Questo sistema in Germania si incentra sulla "Ipex", la sua export bank, che, guarda caso nasce da una costola della Kfw, più o meno una cassa depositi e presti in salsa teutonica. L'operazione di spin off fu chiesta a gran voce dalla Commissione europea, preoccupata di una concorrenza sleale a danno delle imprese del resto del continente per l'appoggio fornito dalla cassa alla aziende tedesche esportatrici. Il commissario Ue per la Concorrenza che mise la firma in calce alla richiesta? Mario Monti, guarda caso tra i migliori sponsor di un'export bank in salsa italiana. Un destino che sembra già scritto.
L'Ipex Bank è l'export bank dell'industria tedesca nata il 1° gennaio 2008 da uno spin off di Kfw, la Banca per la ricostruzione e lo sviluppo, detenuta per l'80%, dal governo federale e per il 20% dai Läender
La missione. Sostenere i progetti di internazionalizzazione con finanziamenti a medio e lungo termine, dal credito all'export fino a operazioni di finanza strutturata. Non esistono pre-requisiti per accedere ai finanziamenti e la platea ammessa spazia dalle Pmi alle grandi imprese quotate.
La struttura. Il quartier generale è a Francoforte, ma Ipex è presente anche con uffici ad Abu Dhabi, Bangkok, Istanbul, Johannesburg, Mosca, Mumbai.
La missione. Sostenere i progetti di internazionalizzazione con finanziamenti a medio e lungo termine, dal credito all'export fino a operazioni di finanza strutturata. Non esistono pre-requisiti per accedere ai finanziamenti e la platea ammessa spazia dalle Pmi alle grandi imprese quotate.
La struttura. Il quartier generale è a Francoforte, ma Ipex è presente anche con uffici ad Abu Dhabi, Bangkok, Istanbul, Johannesburg, Mosca, Mumbai.
L'Italia ha provato, con alterne vicende (dal 2010), ad utilizzare un sistema simile, incentrato sulla Cassa DD.PP. e la sua strutturazione - tramite coordinamento di competenze SACE e Simest e in "coordinamento con l'ABI", in una "Export Banca", che rimane, a quanto pare, una mera "convenzione" tra i osggetti istituzionali predetti. Ma ha trovato, nel generale clima di prolungato calo della domanda (outputgap), determinato dall'adozione di un cambio nominale tarato sul marco, risorse del tutto inadeguate, drenate come sono dalle continue emergenze di deficit e consolidamento del debito, che ha accettato senza reagire, come sempre, e anzi accettando di far considerare, da una commissione UE guidata dalla influenza tedesca, come insostenibile il proprio debito (quando non lo è mai stato):
"Dopo le farraginosità del primo anno, la "formula" ha cominciato a funzionare meglio, tanto che (si legge nella relazione sui dati preliminari del 2012 della Cassa depositi e prestiti) l'anno scorso la dote della Cdp a sostegno della funzione di export finance è passata da 2 a 4 miliardi euro. Bruscoli, rispetto ai 61 miliardi messi in campo nel 2011 dalla Ipex, l'export bank di Berlino. Spiccioli anche se li si paragona a un contesto emergente, ma scoppiettante, come quello sudcoreano, la cui banca per le esportazioni quest'anno è pronta a stanziare fondi per 68 miliardi di dollari. Ma la direzione è tracciata.
L'acquisizione l'anno scorso di Sace e del 76% di Simest da parte di Cassa depositi e prestiti non ha fatto che oliare ulteriormente il meccanismo. Ora, dicono i ben informati, si tratta di realizzare l'integrazione funzionale, di armonizzare l'offerta. Per dare vita appunto a una Export bank vera e propria.
Per le imprese, si tratta di una marcia in più non da poco. Offrire sui mercati internazionali prodotti o infrastrutture di qualità spesso non basta: molto, nella scelta di chi acquista, incide la capacità di corredare l'offerta con un pacchetto di pagamenti dilazionati a tassi agevolati. Lo sanno bene le imprese tedesche, che spesso hanno successo all'estero proprio grazie a questo plus."
L'acquisizione l'anno scorso di Sace e del 76% di Simest da parte di Cassa depositi e prestiti non ha fatto che oliare ulteriormente il meccanismo. Ora, dicono i ben informati, si tratta di realizzare l'integrazione funzionale, di armonizzare l'offerta. Per dare vita appunto a una Export bank vera e propria.
Per le imprese, si tratta di una marcia in più non da poco. Offrire sui mercati internazionali prodotti o infrastrutture di qualità spesso non basta: molto, nella scelta di chi acquista, incide la capacità di corredare l'offerta con un pacchetto di pagamenti dilazionati a tassi agevolati. Lo sanno bene le imprese tedesche, che spesso hanno successo all'estero proprio grazie a questo plus."
Quello che conta non è soltanto il meccanismo utilizzato ma la sua essenza non cooperativa e il suo orientamento per "volume" e caratteristiche.
Basti dire al riguardo, che con la consueta vaghezza aggiustabile caso per caso, la Corte europea, avrebbe altrimenti affermato un autentico armamentario di principi contraddittori e suscettibili della più ampia applicazione arbitraria una volta collocati, come correttamente impone la realtà di un'area valutaria, nello scenario della moneta unica, per di più priva di un sistema di trasferimenti fiscali federali, e che perciò imponeva una ASSOLUTA ATTENZIONE AL PROBLEMA DEL COORDINAMENTO PREVENTIVO, COSTANTE E ARMONICO DELLE POLITICHE ECONOMICHE, SOCIALI E DEL LAVORO, specialmente in quanto incidenti sul totalmente trascurato, da parte delle istituzioni UE, equilibrio commerciale all'interno dell'UEM.
Li riportiamo dalla fonte citata per segnalarne i caratteri ora evidenziati e la plateale esigenza di "rilettura" nella situazione di "moneta unica" che la Corte europea ha fallito, deliberatamente o meno, di compiere:
i) origine pubblica
E' tuttora in discussione, invece, se per configurarsi un aiuto di stato sia necessario che il finanziamento dell’intervento sia effettuato tramite risorse pubbliche o meno. La Corte di Giustizia ha più volte affermato che una misura nazionale può costituire aiuto solo qualora venga finalizzata per mezzo di risorse statali, affermando che la fissazione di prezzi minimi al dettaglio, allo scopo di favorire i distributori a carico esclusivo dei consumatori non può costituire aiuto di stato.
Tale orientamento è stato successivamente confermato anche da ulteriori sentenze che hanno qualificato aiuti di stato solo i vantaggi concessi direttamente o indirettamente mediante risorse statali. Applicando tali principi la Corte di Giustizia, nel giudizio 13 marzo 2001, C-379/98, proposto da Preussen Elektra, ha ritenuto che la normativa tedesca che impone alle imprese private che forniscono energia elettrica, l’obbligo di acquistare a prezzi minimi prefissati l’energia del prodotta da fonti rinnovabili non costituisce aiuto di stato. Infatti il vantaggio che tale normativa attribuisce ad alcune imprese è realizzato tramite un trasferimento diretto o indiretto di risorse statali, ma è pagato dalla imprese private di fornitura di energia elettrica;
ii) vantaggio economico
iii) selettività
Tuttavia non costituisce aiuto una misura che favorisca l’insieme dell’economia, come nel caso delle riduzioni generali dei contributi previdenziali e degli aiuti alla ricerca.
Nonostante tali esclusioni, determinate misure generali, che hanno l’effetto di alterare la preesistente situazione concorrenziale del mercato, possono comunque rientrare nel campo di applicazione dell’art. 107 TFUE qualora producano l’effetto di favorire determinati settori. La Corte ha infatti ritenuto che costituissero aiuti di stato la riduzione degli oneri sociali relativamente ad un determinato settore industriale. La dottrina ha affermato che per poter distinguere un aiuto di stato da una misura generale occorre di volta in volta verificare se la misura può essere giustificata in base ad una logica di sviluppo del sistema economico nel suo insieme ovvero rappresenti una deviazione rispetto all’assetto del sistema, diretta a ridurne gli oneri finanziari a vantaggio di specifici attori;
iv) effetti delle concorrenza
v) effetti sul commercio tra gli stati membri
Non è escluso che un aiuto concesso dallo stato a un’impresa che esporta quasi tutta la sua produzione fuori dalla Comunità possa alterare la concorrenza intracomunitaria, in quanto l’esportazione verso paesi terzi di una parte delle produzioni dell’impresa considerata rappresenta soltanto un delle varie circostanza da valutare.
La mancanza di una delle sopra indicate condizioni, determina che la misura non costituisca aiuto di stato ai sensi del trattato e non è dunque sottoposta alle regole del trattato circa la materia degli aiuti di stato.
Nonostante il principio del divieto degli aiuti di stato, l’art. 107 TFUE, paragrafo 2, prevede alcune deroghe di pieno diritto. Beneficiano automaticamente di una deroga:
i) gli aiuti a carattere sociale concessi ai singoli consumatori, a condizione tuttavia che siano accordati senza discriminazioni determinate dall’origine dei prodotti;
ii) gli aiuti destinati ad ovviare ai danni arrecati da eventi eccezionali, come le calamità naturali;
iii) gli aiuti alle regioni tedesche che risentono della divisione della Germania.
Possono considerarsi compatibili con il mercato comune, gli aiuti destinati:
i) a favorire talune regioni in ritardo di sviluppo;
ii) a contribuire alla realizzazione di un progetto di interesse europeo o a porre rimedio a un grave turbamento dell’economia di uno stato membro;
iii) ad agevolare lo sviluppo di talune attività o regioni economiche;
iv) a promuovere la cultura e la conservazione patrimoniale;
v) altre categorie di aiuti determinate dal consiglio.
4.1) E' evidente l'aspetto critico posto in premessa e già evidenziato nel caso delle "riduzioni dei contributi previdenziali", poichè, contrariamente a quanto affermato dalla Corte in precedenza alla introduzione della moneta unica, questo intervento appare possedere TUTTI I REQUISITI PER INCORRERE NEL DIVIETO, tanto più guardando, punto per punto, le contraddittorie e ormai anacronistiche affermazioni della Corte, specie in tema di "settorialità" delle agevolazioni distorsive.
Quest'ultima, se non si volesse prestare acquiescenza ad ogni espediente mascherabile solo in virtù dei meccanismi di cambio (più o meno flessibile) anteriori alla moneta unica, e che la Corte non ha mai riconsiderato, aggiornandoli nel nuovo quadro giuridico-economico, pare nulla più che un residuo del passato.
La settorialità, infatti, e quindi la violazione del divieto di aiuto di Stato, può considerarsi decisiva solo se si prosegua a considerare i meccanismi monetari precedenti alla moneta unica, fingendone la attuale operatività.
E quindi, per converso, risulta essere proprio la "generalità" dell'"aiuto" ad essere superata come ragione di sua giustificabilità, nel meccanismo di interdipendenza commeciale di una moneta unica.
Questo stesso carattere "generale" giustificatore, tenuto in piedi come un simulacro del tutto anacronistico, viene in effetti ancora oggi legittimato non scorgendo un disegno di alterazione della concorrenza che può emergere, cosa che la Corte vuole ignorare, solo esaminando l'andamento generale dei mercati, non settore per settore.
In una area valutaria, l'esame va necessariamente compiuto in base al "complesso" degli squilibri commerciali effettivamente imputabili a quella misura fiscale.
E ciò specialmente quando, in modo significativo, come nel caso della Germania, una misura si debba ritenere, per il suo obiettivo effetto sui tassi di cambio reale, intenzionalmente non coordinata con gli altri Stati aderenti all'UEM e dannosa per essi, in quanto non giustificata da alcuna situazione congiunturale considerata proprio dal par.2 dell'art.107, (cioè, anzitutto dal grave turbamento dell'economia).
La settorialità, infatti, e quindi la violazione del divieto di aiuto di Stato, può considerarsi decisiva solo se si prosegua a considerare i meccanismi monetari precedenti alla moneta unica, fingendone la attuale operatività.
E quindi, per converso, risulta essere proprio la "generalità" dell'"aiuto" ad essere superata come ragione di sua giustificabilità, nel meccanismo di interdipendenza commeciale di una moneta unica.
Questo stesso carattere "generale" giustificatore, tenuto in piedi come un simulacro del tutto anacronistico, viene in effetti ancora oggi legittimato non scorgendo un disegno di alterazione della concorrenza che può emergere, cosa che la Corte vuole ignorare, solo esaminando l'andamento generale dei mercati, non settore per settore.
In una area valutaria, l'esame va necessariamente compiuto in base al "complesso" degli squilibri commerciali effettivamente imputabili a quella misura fiscale.
E ciò specialmente quando, in modo significativo, come nel caso della Germania, una misura si debba ritenere, per il suo obiettivo effetto sui tassi di cambio reale, intenzionalmente non coordinata con gli altri Stati aderenti all'UEM e dannosa per essi, in quanto non giustificata da alcuna situazione congiunturale considerata proprio dal par.2 dell'art.107, (cioè, anzitutto dal grave turbamento dell'economia).
E infatti, in concreto, un governo è perfettamente in grado di preventivare e orientare verso l'export, anche attraverso politiche apparentemente generali di fiscalità, proprio i settori complessivi che ne fanno esplicita richiesta, componendo un quadro di contatti politici che non può non essergli noto in anticipo e che tengono conto, appunto, in anticipo, del funzionamento dei tassi di cambio reale in un'area a moneta unica.
Analoghe considerazioni valgono per i fenomeno del credito alla esportazione, quando esso raggiunga livelli di valore quali quelli tedeschi, e, ancora una volta, si collochi nelle dinamiche della moneta unica, che non potevano e non dovevano essere ignorate nè nel comportamento di "buona fede" nell'esecuzione dei trattati che doveva seguire la Germania, nè dall'esame concretamente devoluto alla (inutile) Corte di Giustizia, che non pare obiettivamente avere le competenze per gestire con la dovuta oculatezza le difficoltà già insite nella voluta imperfezione della disciplina UEM.
5. Registrato questo "bollettino" di una guerra persa in tutti i modi e a tutti i livelli, dall'Italia, senza neppure provare a combattere (come invece la Costituzione imponeva ai governi italiani coinvolti), oggi la situazione è clamorosamente sbilanciata.
Ma i tedeschi non si accontentano. Basta leggersi questo articoletto su "Il Messaggero" di oggi, tra i tanti comparsi nei giornali italiani, riguardante le ultime dichiarazioni del solito Schauble.
Ma i tedeschi non si accontentano. Basta leggersi questo articoletto su "Il Messaggero" di oggi, tra i tanti comparsi nei giornali italiani, riguardante le ultime dichiarazioni del solito Schauble.
"Berlino avverte la BCE: non violi i trattati per aiutare l'Italia."
E già qui si parte male: Schauble, esponente governativo tedesco non può che aver parlato nell'esercizio delle sue funzioni.
Quindi ha già, per ciò solo, e come al solito impunemente, violato una delle più importanti norme del Trattato, una di quelle che i tedeschi considerano essenziale, ma evidentemente solo a proprio unilaterale favore.
Cioè l'art.130 del TFUE: "Nell'esercizio dei poteri e nell'assolvimento dei compiti e dei doveri a loro attribuiti dai trattati e dallo Statuto del SEBC e della BCE, nè la Banca centrale europea, nè una banca centrale nazionale nè un membro dei rispettivi organi decisionali possono sollecitare o accettare istruzioni dalle istituzioni, dagli organi o agli organismi dell'Unione, DAI GOVERNI DEGLI STATI MEMBRI nè da qualsiasi altro organismo. Le istituzioni gli organi e gli organismi dell'Unione, NONCHE' I GOVERNI, DEGLI STATI MEMBRI SI IMPEGANO A RISPETTARE QUESTO PRINCIPIO E A NON CERCARE DI INFLUENZARE I MEMBRI DEGLI ORGANI DECISIONALI DELLA BANCA CENTRALE..."
Ma qual'è il casus belli che conduce con la consueta iattanza Schauble a dettar "istruzioni" in tono perentorio in aperta violazione dei trattati?
La ventilata possibilità di acquisto da parte della BCE dei così detti ABS (asset backed securities) dei paesi del sud Europa. Per Schauble, ciò costituirebbe un "finanziamento" nascosto agli Stati più deboli", che avvantaggerebbe le PMI italiane.
Cioè si avrebbe un'operazione di questo tipo: i crediti delle imprese italiane verso lo Stato, (ancor prima di essere pagati con farraaginose creazioni legislative in pareggio di bilancio, per "quote" che sarebbero in realtà ipoteticamente scaglionate nei prossimi anni in corrispondenza di equivalenti tagli alla spesa pubblica), sarebbero ceduti alle banche italiane e da queste "cartolarizzati", cioè resi dei titoli obbligazionari basati sull'asset del debito-garanzia statale (considerato sostenibile e quindi altamente solvibile), e poi scontati presso la BCE che li acquisterebbe rilasciando la corrispondente liquidità alle banche che potrebbero, contando su ciò, immediatamente anticipare le relative somme alle imprese, fornendogli i fondi per evitare chiusure e insolvenze.
Tutto ciò per Schauble costituirebbe un "finanziamento statale occulto" vietato dall'art. 123 TFUE.
Ma così non sarebbe, dato che la norma in questione , oltre a vietare l'acquisto diretto di titoli pubblici (cioè alle aste di collocamento), per la BCE, vieta la concessione di scoperti di conto corrente o qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia alle amministrazioni statali o a enti pubblici o organismi di diritto pubblico o a imprese pubbliche degli Stati membri. Ipotesi in cui non rientra, a rigore, in modo diretto, una evenienza del genere.
A essere finanziate sarebbe le banche, private e non destinatarie del divieto, che sarebbero a loro volta creditrici, certo agevolate e garantite dalla provvista BCE, dello Stato. Le imprese cedenti sarebbero originariamente creditrici dello Stato ma garanti "pro solvendo" verso le banche cessionarie: cioè il credito sarebbe estinto, verso lo Stato, ma solo nei diretti confronti delle imprese, in quanto se lo Stato italiano (in futuro) non pagasse le banche, le imprese stesse rimarrebbero solidalmente obbligate verso le stese banche cessionarie a corrisponderne l'importo.
Quella che salta agli occhi è l'arroganza illimitata dell'atteggiamento.
Se mai fosse ipotizzabile un indiretto finanziamento allo Stato, ma molto indiretto, data la pendenza dell'obbligazione solidale delle imprese sull'asset sottostante, lo sarebbe solo in una visione meno forzata e certamente più rispettosa dello spirito dei trattati di quella in base alla quale i tedeschi hanno effettuato, con la defiscalizzazione del lavoro delle riforme Hartz e con il massiccio credito alle esportazioni, gli aiuti di Stato in favore dei propri specifici ( e attentamente programmati) settori industriali esportatori.
In questa situazione, in cui la scarsa cooperazione che ha portato alla preventiva e gravissima violazione dei trattati da parte tedesca si aggiunge alla violazione del divieto di dare istruzioni alla BCE e alla capziosa interpretazione dei trattati per CONSOLIDARE IL VANTAGGIO COMPETITIVO TEDESCO RAGGIUNTO NEL MODO ILLECITO QUI AMPIAMENTE ESAMINATO, starebbe al nostro governo attivarsi e reagire.
Questo è un banco di prova fondamentale per dimostrare che, nonostante i proclami e le anime "candide e fognatrici", non ci sia alcuno spazio di trattativa coi tedeschi.
E non solo, ma di fronte al loro massiccio e decisivo inadempimento dei trattati, anche per far valere il principio, del diritto dei trattati, "jus cogens" inderogabile (art.60 Convenzione di Vienna), che "inadimplenti non est adimplendum": cioè non può fare la voce grossa, per di più su questioni per le quali è vietata dal trattato ai governi, ogni presa di posizione, chi non sia rispettoso delle regole che invoca, esclusivamente a suo favore.
Ma non attendetevi cooperazione, ravvedimento o dignità di azione. Nè dal governo tedesco nè da quello italiano.
Fino a quando rimarremo in un trattato ad applicazione "diseguale", in cui è impedita ogni parità di condizioni, imposta dall'art.11 Cost., e ogni considerazione della dovuta importanza che, per la stessa ripresa mondiale, ha l'economia di un grande paese come l'Italia? Che ha il solo torto di dare fastidio con la sua (residua) vitalità industriale alle mire imperialistiche della Germania? Fino a quando dovremo farci trattare come un paese di serie C, lasciando calpestare la nostra Costituzione?
Bisogna assolutamente trovare il modo di fargli saltare i nervi. Siamo in vantaggio : i tedeschi ci li hanno sempre a fiordipelle.
RispondiEliminaIn effetti, l'ottica del post è anche questa. Speriamo che gli arrivi il messaggio :-)
EliminaQuousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?
RispondiElimina-Fino a quando rimarremo in un trattato ad applicazione "diseguale", in cui è impedita ogni parità di condizioni, imposta dall'art.11 Cost., e ogni considerazione della dovuta importanza che, per la stessa ripresa mondiale, ha l'economia di un grande paese come l'Italia? Che ha il solo torto di dare fastidio con la sua (residua) vitalità industriale alle mire imperialistiche della Germania? Fino a quando dovremo farci trattare come un paese di serie C, lasciando calpestare la nostra Costituzione?-
La slealtà alemanna è vergognosa, violano i trattati, ci derubano distruggono la nostra economia. Cosa devono fare ancora? Marchiarci con una stella gialla e deportarci nei campi di "lavoro" che rendono l'uomo libero?
Li disprezzo profondamente ma al contempo disprezzo gli italiani che non si ribellano, o peggio che si vendono.
Sai Keynes era un uomo di cultura eccezionale, attento all'umanità nel senso più alto del termine.
EliminaQuesti sono piccoli mostri, mediocri, privi di qualsiasi substrato umano. E non ci arrivano proprio a capire quante sofferenze inutili arrechi assecondare l'avidità di un capitalismo ante crisi del '29, credendo di essere "moderni".
Basta vedere la faccia di Barroso o di Schauble.
Pensa che ieri un troll, ha scritto che alla UE sono tutti keynesiani e che magari ci fossero seguaci di von Hayek. Non l'ho pubblicato, ma ti fa capire quanto l'ignoranza sia alla base della stupidità così diffusa. E quanto nel livore si nutra questo potere ottuso che si propaga, in Italia senza che finora sia stato prodotto alcun anticorpo. Ma da nessuna parte...
Questi omucoli hanno tutti un tratto in comune : la totale assenza di carisma.
EliminaSono anonimi apparentemente innocui ma come i mostri della porta accanto, nascondono una malvigità un'odio per i propri simili, che traspare dai loro pensieri e dalle loro azioni. Ci sono sempre troppi indifferenti.
"Non ho paura della cattiveria dei malvagi ma del silenzio degli onesti " Martin Luther King.
Caro 48, leggendo questo post mi dai l'ennesima stilettata al cuore; confesso che alcuni dei riscontri giuridici che tu porti erano a me ignoti, ma temo che lo fossero e lo siano tuttora a buona parte dei Quisling che ci "governano", fatto questo inaccettabile che ha portato il nostro paese ad essere totalmente subalterno ai desiderata di Berlino: ma come, i tedeschi vìolano reiteratamente i Trattati, attuano una politica economica mercantilista dichiaramente aggressiva ed ostile e tutto ciò di cui siamo capaci è presentarci a Berlino ad avvenuto insediamento - tremebondi e col capo cosparso di cenere - a chiedere clemenza? E' questo il passaggio fondamentale: a Berlino non a Bruxelles perchè sia chiaro il concetto che, nonostante tutte le belle parole - solidarietà, mutua assistenza ecc. - di cui si ammantano i fognatori, è lì che si reggono le fila di questa AVO perfetta e trìna( BCE - BUBA - CE) e sia altrettanto chiaro che la Germania, avendo predominante peso politico, non mollerà l'osso tanto facilmente. Comprendo bene che l'atavica propensione italica al "tutti a casa" porti la nostra classe politica a navigare a vista, ma le violazioni sono conclamate e vanno denunciate senza pietà nelle sedi preposte. Fa specie la contiguità che alcuni organi di (dis)informazione italica hanno con personaggi venuti dalla Terra Promessa a miracol mostrare; mi riferisco a quella specie di Quinta colonna esemplificata dagli ineffabili Piller e "Forrest" Gumpel che folleggiano, a destra e a manca, su Tv e giornali nostrani in cui ci spiegano la via del successo, le meraviglie della deflazione salariale, non perdendo occasione per dirci che siamo fannulloni,non competitivi e corrotti; del simpatico Forrest ci piace ricordare all'Ultima Parola quando con spocchia e superiorità ariana si è lanciato in una filippica contro la nostra corruzione, salvo poi abbassare la cresta e rientrare nei ranghi quando un Claudio Borghi particolarmente pugnace gli ha ricordato la bazzecola Siemens. Sarebbe auspicabile, è ovviamente pura utopia, che i nostri media sussidiati parlassero ampiamente delle violazioni tedesche anziché dare spazio a personaggi il cui scopo è evidentemente quello di mestare nel torbido; non siamo peggio di loro, nonostante facciate di tutto per farcelo credere.
RispondiEliminaBuonasera a tutti: direi che, a questo proposito, Milena Gabanelli, nella puntata odierna di Report, ha dato il suo ulteriore-consueto?-contributo alla beatificazione della Germania:telecamere all'interno di una fabbrica Volkswagen, sindacalisti felici di esistere e, soprattutto, premio di produzione di ben 7200€.
EliminaSe in Italia le cose non vanno altrettanto bene è, OVVIAMENTE, colpa nostra (e basta).
Che dire...scandaloso!
Visitare questo blog equivale a non sentirsi del tutto soli in questo mondo. Grazie.
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EliminaLa strategia di utilizzare i trattati contro Stati strategicamente e/o commercialmente concorrenti è ed è stata utilizzata frequentemente, soprattutto dagli Stati Uniti. La tecnica usata dai tedeschi ricalca quella illustrata, con alcuni esempi pratici, nel noto libro Guerra senza limiti (autori Qiao Liang e Wang Xiangsui, prefazione e postfazione del generale Fabio Mini). In sostanza si tratta di violare impunemente le norme e pretenderne invece l'applicazione da parte degli stati concorrenti. Ovviamente ciò presuppone il controllo sugli organismi chiamati a dirimere eventuali controversie. I tedeschi vanno oltre, perché vogliono impedire anche comportamenti conformi alle norme. I due teorici militari cinesi definiscono tali strategie "operazioni di guerra non militari". Altri atti rientranti nella categoria sono la guerra finanziaria (come l'improvvisa e pubblicizzatissima vendita da parte di Deutsche Bank della quasi totalità dei titoli di stato italiani detenuti in portafoglio), la guerra psicologica, la guerra mediatica (normalmente ancillare di quella psicologica), la guerra culturale, la guerra delle risorse (depredare patrimoni saccheggiando scorte di risorse). Scrivono gli autori nelle pagine 85 e 86 "E' probabile che i metodi che non si caratterizzano per l'uso della forza degli armamenti né per l'uso della potenza militare e neanche per la presenza di vittime (dirette, aggiungerei io) e spargimenti di sangue siano altrettanto efficaci se non addirittura di più, per raggiungere gli obbiettivi della guerra." Mi pare che i tedeschi stiano perseguendo le strategie sopra descritte, avvalendosi della complicità (involontaria?) di politici, giornalisti ed economisti italiani. Il tuo post è uno dei pochi che descrive con chiarezza la situazione. speriamo ne vengano fuori altri e, soprattutto che sia letto da molti ignavi (sui corrotti, ovviamente, non c'è da contare).
RispondiEliminaTogli pure "involontaria"...e aggiungi la differenza che che qui addirittura a un semplice strumento di "forza" internazionale, un trattato, si è voluto dare valore etico superiore alle Costituzioni democratiche, vincolando l'intero paradigma poiltico-morale di una nazione, censurando addirittura il dissenso! Le occupazioni naziste se lo sognavano un tale risultato "diffuso".
EliminaE neanche I due cinesi arrivano a una concezione così sofisticata di guerra vinta grazie alla essenziale partecipazione di collaborazionisti capaci di garantire adesione entusiastica della schiacciante maggioranza del popolo aggredito.
Come ho detto in altre occasioni, peraltro, nessuna forma di colonialismo (qui eccezionalmente realizzata attraverso un trattato apparentemente non "imposto"), può realizzarsi senza l'apporto cooperativo delle elites locali...
"si è voluto dare valore etico superiore alle Costituzioni democratiche, vincolando l'intero paradigma poiltico-morale di una nazione, censurando addirittura il dissenso!".
EliminaAnche questa è "un'operazione di guerra non militare" ...e alla UE hanno dato pure il Nobel per la pace!
Ieri la Gabanelli (o Gabbagonzi?) ha dato un altro esempio di guerra mediatico / psicologica. Se lo fa quel 2 novembre di Piller si può comprendere, che lo faccia una giornalista italiana un po' meno (faccio l'ingenuo). Peraltro la sua trasmissione viene premiata con una marea di spot di auto tedesche.....Chi vuol capire capisca.....
Ah ecco... "nessuna forma di colonialismo può realizzarsi senza l'apporto cooperativo delle elites locali". Giusto.
RispondiEliminaChi è stato in Italia il capofila dei collaborazionisti? Chi ha dato il via? Quando è nato questo progetto secondo voi?
Sulla teoria salvifica del "vincolo esterno" alla sovranità nazionale, unita alla dottrina della banca centrale indipendente, in effetti sono dedicati appositi post. Tra l'altro, per completezza, indicati nel "percorso di orientamento sul blog", che trovi nella home page colonna di destra.
EliminaSe risali alla fine degli anni '70, e vuoi fare delle ipotesi storiche che identifichino nomi e cognomi, devi per forza di cose guardare al grande capitale nazionale, ai suoi legami con gli ambienti USA di economia monetarista e neo-classica, alla sua capacità di influenzare e predisporre politici vicini e istituzioni finanziarie, pubbliche e private...
Il "salto di qualità" poi lo hai una volta che la dottrina della BC indipendente ha prodotto l'escalation di bankitalia nella governance italiana, assumendo, a cavallo degli anni 80-90, il quasi-monopolio della politica vera, lasciando a quella "formale", un ruolo attuatore e di "messa in scena" basata su contenuti cosmetici o su lotte parafeudali per spartirsi le rendite lasciate dal potere sovranazionale come remunerazione della fedeltà al disegno...
Un altro fronte su cui si registra una clamorosa sconfitta, o forse sarebbe meglio parlare di diserzione, è quello culturale. Ho studiato diritto della concorrenza comunitario sul Frignani-Pardolesi: bene, mi ero accorto subito che mentre la parte relativa agli accordi fra imprese o all'abuso di posizione dominante era trattata alla luce di solidi e dettagliati modelli *micro*economici, il coté analitico si adagiava invece su una vaporosa ermeneutica testuale di concetti molto vaghi o si recepivamo acriticamente vulgate prodotte dalle istituzioni europee stesse (come nel capitolo sulle "grandi liberalizzazioni"). Naturalmente l'euro neanche faceva la sua comparsa sul palcoscenico. Questo tuo inestimabile lavoro di raccordo mi ha quindi veramente aperto gli occhi. Certo, mi domando anche com'è che nelle facoltà di giurisprudenza l'analisi economica del diritto si concentri così tanto sul diritto privato e così poco su quello pubblico.
RispondiEliminaOsservazione pertinente.
EliminaL'analisi economica del diritto si colloca proprio negli ambienti della scuola di Chicago e metodologicamente si collega a una macroeconomia neoclassica che predica equilibri "generali" estendendo i principi microeconomici (domanda/offerta, marginalismo, assenza di analisi della struttura degenerativa dei mercati, vista come mera eccezione a uno schema di libera concorrenza che sarebbe generalizzato e sempre rinvenibile).
La conseguenza generale è che il compito unificatore dei modelli macro viene lasciata all'analisi degli strumenti finanziari nella loro evoluzione. Cioè enfatizzando un momento organizzativo dell'attività economica che dà per scontato come il sistema bancario "universale" sia il baricentro dell'economia e che la domanda aggregata sia un mero sistema di rilevazione a posteriori della sua efficienza.
Da qui l'attenzione ossessiva europea per inflazione, politiche monetarie credibili, stabilità finanziaria nonchè la visione dello Stato come concorrente negativo, che assorbe, nell'inefficienza, risorse, sottraendole al sistema finanziario privato che ha il diritto di vedersi tutelato attraverso la costante e unilaterale repressione dell'intervento pubblico.
Notare come questa ideologia, (qui ampiamente ilustrata nel complesso del blog), sia non solo indiscussa in Italia, ma sosstanzialmente fatta propria anche da movimenti come il 5s, che continuano a imperniarsi sull''idea che "pubblico" sia spreco, corruzione e inefficienza, senza rendersi conto che ogni tipo di interesse collettivo primario o è tutelato dalle costituzioni democratiche e incarnato dallo Stato nazionale, o, nelle vicende effettive della Storia, semplicemente viene "disattivato".
La forza dei "mercati", coincidenti col sistema finanziario-bancario, nella ideologia dominante, non consente mediazioni. E ora sempre di meno...
breve nota:
Eliminafaccio notare pero' che i sistema industriale tedesco (che ha 'vinto' ) è in larga parte parapubblico...e comunque sistema bancario e produttivo sono strettamente intrecciati
m5s : che casaleggio fosse 'renziano' e filoconfindustriale
è stato sempre chiaro , che grillo facesse il 'vigilantes'
all'ortodossia del sistema finanziario era un po' meno scontanto...comunque grillo lo trovo sempre piu' inquietante ,il suo recitare la parodia del leader rivoluzionario ma finto pero' ...comprendo la ritirata
dei sindacati e dei PDdini ...
che il sistema bancario/finanziario in italia si sia sovrapposto e abbia nel tempo sostituito la politica (e di fare politica industriale)
è il punto ...in germania pero' è diverso...
E qui torna il ragiamento di alberto bagnai quando
dice che sara' la germania a disinnescare l'euro...nel breve per me è impossibile ma fra 5 anni lo sara' :sono gli unici che hanno e pianifinicano una politica industriale !(quindi non solo governata da quello che qui chiami sistema bancario 'universale')
Ps:lasciatemi aggiungere che m5s epitomizza e rappresenta la pochezza e il conformismo delle generazioni piu' giovani in italia
laureati che aderiscono economia della decrescita e 'problema del pil' (e non parlatemi della misura della felicita' che è un altra cosa...) neppure un contadino analfabeta di montagna del primo '900 avrebbe mai abboccato al decrescismo...
Da quello che percepisco indirettamente l'adesione delle
generazioni 'giovani' al 'sogno' Use l'accettazione della deflazione dell'emigrazione (quando forzata e per fare lavori low cost demansionati) è massiccia e maggioritaria
(e sconcertante!)
un oppisizione viene solo da rari eccentrici (..) e magari da berlusconini ciellini ...
Sinceramente : i giovani italini fanno -maggioritariamente schifo e sono oltremodo conformisti
Per "universale" intendo il tipo unificato di banca in conflitto di interesse rispetto al cliente sull'orientamento del risparmio e relativi indirizzi.
EliminaSul sistema fortemente pubblico-partecipato crucco, a cominciare dal 40% dell'azionariato bancario di sistema: d'accordissimo, e infatti, se ritorni al passaggio delle politiche di aiuto che un governo non può non anticipatamente conoscere, lo dico.
Von Hayek si applica ai fessi che ci cascano. E loro hanno visto che a noi riesce benissimo e continuiamo entusiasti. Peraltro, poi, la vera privatizzazione in cui credono, e che esportano manu militari, è quella della legge alla domanda/offerta sul lavoro-merce desindacalizzato e, anzi, corporativizzato per categorie di merito "esportativo" (le truppe di invasione)...
Quarantotto, ti ho rilanciato, questo post è troppo importante, grazie.
RispondiEliminaVisto. Sinergia sempre aperta tra noi :-)(tanto poi vedo che altri blog si prendono i post senza neanche menzionarne l'origine!)
EliminaFondamentale.Grazie.Mi piacerebbe sapere anche cosa hanno infilato i virtuosi nei bilanci dei laender.Per il nulla che so io,alcuni paesi UE,ad esempio la Spagna e appunto la Germania,adottano bilanci separati per le autonomie che non vengono conteggiati ai fini della ratio debito/PIL,ammesso che questo parametro abbia senso.
RispondiEliminaNel frattempo,avrai visto,Alfano a Brescia,tutti a Sarteano,Saccomanni a Bruxelles,in ordine crescente di importanza,mi chiedo con te,fino a quando?
Che cerchino di andare avanti impunemente è pacifico. Che "riescano" a farlo, molto meno, perchè i risultati sono scritti: recessione (per tagli della spesa pubblica sono in parte registrati e disoccupazione crescente) e svendite.
EliminaIl punto è che non c'è nulla, di politicamente rappresentativo, per cambiare registro una volta che le attuali "estreme carte" del tradizionale PUDE saranno dovute fuggire in una impopolarità che B. non vorrà sopportare...Il partito spaghetti-von Hayek rimane sempre il più forte, in tutte le sue forme di assuefazione di massa...da subcultura (e puoi ben capire a cosa mi riferisca)
QED
RispondiEliminaIl Ministero delle Finanze comunica che nel periodo gennaio-marzo 2013, le entrate IVA sono risultate pari a 20.124 milioni di euro
(–1.900 milioni di euro, pari a –8,6%):
• 16.696 milioni di euro (–882 milioni di euro, pari a –5,0%) derivano dalla componente relativa agli scambi interni;
• 3.428 milioni di euro (–1.018 milioni di euro, pari a –22,9%) affluiscono dal prelievo sulle importazioni.
Nel primo trimestre 2013 l’evoluzione negativa del gettito sugli scambi interni è riconducibile al calo della domanda in tutti i principali settori di attività economica. Persiste la flessione dei consumi di beni e di servizi che si riflette in particolare sul gettito IVA nel commercio degli autoveicoli (–13,4%), nelle attività manifatturiere (–5,8%) e nelle costruzioni (–15,5%), maggiormente colpiti dagli effetti congiunturali negativi. Si registra una dinamica sfavorevole del gettito IVA anche nei settori del commercio all’ingrosso (–5,7%), dell’industria (–4,8%) e dei servizi privati (–4,8%), a fronte di una variazione positiva per il solo settore commercio al dettaglio (+2,1%) che riflette l’efficacia dell’azione di contrasto all’evasione.
Il che si riflette su una bdp da "status bellico" (import crollato e export debolmente stabile)
EliminacontrAsto all'evasione una bella fava, chi vende al dettaglio (come me) è stato costretto a deflazionare i prezzi il che ha causato, per effetto della misteriosa legge dell'elasticità, l'aumento della produttività quindi del fatturato e del gettito iva. Of course not for free: più ore, più lavoro a parità di guadagno del 2001, tempo libero 0, figli una ora al giorno. Per gli amici: svalutazione reale. L' importanza di unire i puntini...
EliminaDopo l'artiglieria pesante, con questo post siamo alle testate nucleari.
RispondiEliminaAvevo riletto non molto tempo fà il post sull'"artiglieria", che ho utlizzato come spina dorsale per preparare una serata di conversazione tra amici sui trattati europei.
Mi sono anche andato a vedere diversi articoli dei vetusti trattati fondativi della Comunità Economica Europea (CEE), per poter ricostruire l'iter "ab origine" delle scelte di questo sciagurato continente.
Mi ha sorpreso scoprire che in quegli anni (1957), pur trattandosi di trattati dichiaratamente "commerciali", si è prestata una gran cura nel sottolineare, in diversi articoli, tutti i rischi annessi e connessi alla libera circolazione di: beni, servizi, persone e capitali (le famose 4 libertà).
Il parametro "bilancia dei pagamenti", come elemento imprescindibile per monitorare situazioni di squilibrio tra gli Stati membri, compare fin dai primi articoli, ad esempio l'art. 3 paragrafo "g" cita testualmente:"L'azione della Comunità Europea importa [...] l'applicazione di procedure che permettano di coordinare le politiche economiche degli Stati membri e di ovviare agli squilibri nelle loro BILANCE DEI PAGAMENTI".
Esiste poi un intero capitolo (Titolo II, capo 2 "Bilancia dei pagamenti") dedicato a tale argomento. Per non parlare di un ulteriore capitolo dedicato interamente alla politica sociale e occupazionale.
Così, per curiosità, dopo aver scaricato in formato e-book il Trattato sull'Unione Europea (Maastricht per gli amici, 1992) ho pensato diaffettuare la classica ricerca dei vocabili presenti nel testo.
RispondiEliminaSapete quante volte il termine "bilancia" (senza "pagamenti", per rendere più ampia la ricerca) compare nel novello TUE?
ZERO
ZERO
ZERO
Cioè, questa marmaglia di criminali (non vedo altri termini per definirli), nell'istituire una zona di libero mercato, accoppiata alla creazione di una moneta unica, non hanno pensato minimamente a normare il parametro più importante per rilevare sul nascere situazioni di squilibrio intra UEM!
Hanno stabilito soglie numeriche totalmente "ad minchiam" per definire i criteri di permanenza in tale comunità, mi riferisco al famigerato 3% sul disavanzo deficit\PIL e alla soglia del 60% sul rapporto debito\PIL, soglie che noi tutti sappiamo essere basate sul NULLA scientifico; e non hanno fissato alcuna soglia precisa che permettesse di rilevare "senza se e senza" ma l'INIZIO di una situazione di squilibrio commerciale intra UEM.
Un pò come se, nello stabilire il livello di guardia della piena di un fiume, non si stabilisse un preciso livello di altezza delle acque, ma si aspettasse l'esondazione conclamata.
In altre parole, con questa grave "dimenticanza", non solo hanno permesso alla Germania di compiere il delitto (tramite sforamento del 3% e riforma Hartz), ma anche di occultare il cadavere, visto che: una ipotetica commissione preposta a monitorare squlibri nelle b.d.p. relative solo al commercio intra-UEM, ammettendone anche l'assoluta e indipendente buona fede (daje a ride...), QUANDO avrebbe dovuto intimare uno STOP alla Germania nel suo costante accumulo di surplus? A babbo morto ovviamente...
Altra sinergia :-)
Eliminamolto impressionate : Luttwak 1996
RispondiEliminahttp://archiviostorico.corriere.it/1996/ottobre/14/Italia_Stara_meglio_senza_Euro_co_0_9610143669.shtml
Tamborini esprime forti perplessita' su Ume 1997
http://www.economia-politica.it/archivio-1984-2000/nda397.htm
(credits to istwine)
(e poi da breve occhiata a suoi pubblicazioni non ne ha piu' parlato e ha cambiato ambito di ricerca e interessi...)
L'analisi critica e le discussione sulla bonta' e sostenibilita'
della Ume (come la chiama tamborini) sono state sterilizzate
Luttwak ha appena esternato, a "Piazza pulita", sull'abbandono dell'euro come unica via d'uscita per l'Italia. E sto preparando il post frattalico relativo :-)
EliminaUserò anche il link che mi hai postato :-)
L'exordium delle Catilinarie : negli ultimi anni mi viene in mente spesso.
RispondiEliminahttp://orizzonte48.blogspot.it/2013/05/la-grande-trappola-delleuro-la-germania.html
Cicerone che accusa il Senato di favorire la pazzia di Catilina...
Fino a quando ? Spesso (anzi direi sempre) mi sono chiesta cosa spinga gli individui ad accettare situazioni "insane", e la risposta è di una semplicità inaudita : cui prodest? "Fino a quando" ci sarà convenienza, non necessariamente conscia, anche per chi è silente.
Ora è evidente che i sostenitori dell'euro siano in pieno "effetto Macbeth" : meglio rilanciare e perdere tutto , che fermarsi ed ammettere di avere già perso in parte.
http://www.finanzaonline.com/forum/analisi-tecnica-t-s-e-psicologia-del-trading/1009755-effetto-macbeth-articolo-interessante.html
"Questa è follia, se pure c'è del nesso."