giovedì 30 maggio 2013

GLI ANIMAL SPIRITS, LO "SPIAZZAMENTO" E IL MOLTIPLICATORE FISCALE: "CHI PUO' DIRLO?" "ESSI" DISSERO...

Non ve la prendete troppo con me perchè mi ripeto: la senilità ha due caratteristiche: la prima è che ci si ripete, la seconda è che ci si ripete...:-).
A mia scusante invoco però un livello di scoramento e di indignazione che si possono riassumere in ciò: "Basta!Abbiate pietà!"

Come vada la faccenda del deficit e della spesa pubblica tagliata, per effettuare sgravi fiscali o per dare luogo ad altre forme di spesa considerate più urgenti lo abbiamo già spiegato (tra l'altro) in questo post.
Lo so: quello lì svolto, può apparire un ragionamento complicato, ma in effetti è solo il riflesso della confusione che regna sovrana nei criteri di calcolo dell'impatto delle misure fiscali sia sui conti dello Stato, sia sul PIL.
Accertare il secondo dato  sarebbe logicamente prioritario, perchè, nota grosso modo la pressione fiscale sul PIL, applicando la relativa percentuale (che la recessione tende ad incrementare, dato che il gettito è obbligatoriamente mantenuto costante dai diktat UEM, mentre il PIL diminuisce), vengo a sapere di quanto cadono complessivamente le entrate, e quindi quanto deficit aggiuntivo - o minor saldo primario- determino con le misure fiscali di taglio alla spesa ovvero di imposizione aggiuntiva. 
Pare una cosa elementare, ma così non è, nel modus operandi dell'Economia.
Abbiamo visto, nel post citato all'inizio,  e anche in questo, che evidentemente, Ragioneria, e ministero dell'economia in generale, considerano il bilancio dello Stato come quello di un'azienda e usano criteri puramente contabili di dare/avere sui valori nominali in uscita o in entrata: ignorano cioè che le "entrate" non sono (ormai) vendite di beni o servizi ma tasse e che, non lo ripeteremo mai abbastanza, queste, come abbiamo appena visto, dipendono dal livello del PIL (cioè dalla base imponibile complessiva, come ben conferma Sapir), che a sua volta dipende, in senso più che direttamente proporzionale, anche dal livello della spesa pubblica.
Cioè si dimentica a piè pari che il PIL è "consumi+investimenti+spesa pubblica-tasse+esportazioni-importazioni".
Questi elementi che compongono il PIL sono interconnessi tra loro: negarlo significa appunto equiparare la spesa pubblica a un costo puro che non abbia alcuna influenza su consumi e investimenti privati.
Se invece si ammette la correlazione, cioè che la effettuazione di spesa pubblica, di ogni tipo, si trasforma in una certa misura, variabile certo ma comunque calcolabile, in ulteriori consumi e investimenti privati, si arriva a dover calcolare la spesa pubblica non solo come una componente positiva del PIL per il suo valore nominale- e già qui si tende a considerarlo marginalmente, chissà perchè- ma come un elemento che si trasferisce in un aggiuntivo incremento del PIL come consumi ed investimenti.
Ripetiamo: TUTTA LA SPESA PUBBLICA, PRODUCE QUESTO EFFETTO, SICCHE' NON SI COMPRENDE COME POSSA DISTINGUERSI QUELLA PRODUTTIVA DA QUELLA IMPRODUTTIVA. 
Potremmo discutere di quale sia nel medio-lungo periodo PIU' PRODUTTIVA IN QUANTO DIRETTA A INVESTIMENTI, cosa sulla quale esistono mucchi di studi, che distinguono il moltiplicatore tra public consumption e public investment e in relazione al periodo di impatto considerato. Ma si tratta di studi, pressocchè unanimi che confermano che il moltiplicatore comunque c'è per ogni tipo di spesa pubblica e che semmai, precisate le condizioni di effettuazione della spesa, sia oggetto di scelte politiche privilegiare quella in consumi (concetto che non coincide con quello di appalti, che è una modalità sempre presente, in teoria, nella spesa pubblica: persino la spesa in stipendi consegue alla effettuazione di selezioni competitive che dovrebbero assicurare una ottimizzazione di risultato) rispetto a quella in investimenti.
Di certo, di qualunque tipo sia, la effettuazione della spesa pubblica ha un moltiplicatore maggiore dello sgravio fiscale: può piacere eticamente o meno, ma tutti gli studi dimostrano questa verità empirica nei fatti.

Perchè sia ignorato il moltiplicatore e considerato in modo puramente "aziendale" il bilancio dello Stato ha molto a che fare con la teoria economica dominante imposta dall'Europa, e quindi coi criteri utilizzati dalla Commissione UE per verificare i "conti" dei vari Stati.
Sappiamo che la Commissione è stata ridicolizzata dal FMI per aver utilizzato un moltiplicatore di 0,5 rispetto all'austerity fiscale, che avrebbe avuto senso per paesi del terzo mondo. E alla base di ciò sta il fallimento, colpevole per il passato, e a questo punto dolosamente (giacchè "sanno") prolungato, delle politiche imposte dall'Europa.
La filosofia mainstream così seguita, in particolare sulla riduzione della spesa pubblica è quella che sapete: si basa sulla teoria del crowding-out e della "equivalenza ricardiana", cioè dello spiazzamento.
La sequenza è grosso modo questa: se taglio la spesa pubblica, creo aspettative razionali di calo della pressione tributaria e anche dell'inflazione, e quindi gli operatori razionali, godendo di maggiori disponibilità monetarie - sia dirette che per l'effetto-saldi reali determinato dalla minor inflazione prevista-, "anticipano" spese che altrimenti non avrebbero effettuato, in particolare gli investimenti.
La cosa, attualmente, viene concepita nella sua massima espansione e perciò, MA SOLO IN UNA CORNICE NEO-CLASSICA, si parla con entusiasmo (!) di "politiche per la crescita" (in realtà fin dall'inizio "loro" consideravano espansivo il mero effetto saldi-reali, dovuto al controllo dell'inflazione): il taglio della spesa pubblica è constestuale alla riduzione del peso fiscale. Quindi la risposta degli investitori dovrebbe essere immediata; e, ovviamente, anche quella dei consumatori; cosa che dovrebbe smuovere i primi, in previsione di una maggior produzione necessaria a fronteggiare questa automatica maggior domanda.
Le cose in pratica non vanno così: questo perchè si verifica anzitutto che la curva (IS) di trasformazione del risparmio in investimento è rigida, come tendenza generale, a maggor ragione in periodo recessivo da crollo della domanda con interessi bassissimi fissati dalla banca centrale e che inducono a qualcosa di simile alla c.d. "trappola della liquidità".
Mentre "loro" assumono induttivamente, cioè senza seri riscontri nell'andamento dei dati reali, il contrario: cioè che la curva IS sia altamente elastica (andate a raccontarlo agli operatori finanziari che scommettono sugli OTC e creano le bolle), sicchè, in concreto, la propensione all'investimento non dipende dalla mera aspettativa inflazionistica...legata per lo più al calo salariale, che, come stanno constatando senza volerlo riconoscere, deprime "alquanto" la domanda.
Ed invece, la propensione all'investimento dipende piuttosto da considerazioni legate prioritariamente alla domanda, questa sconosciuta, e non all'offerta (calo dei costi dovuto alla deflazione). E, certamente, anche alla esistenza di prospettive del mercato internazionale, che scontano i prezzi "relativi" determinati dal cambio valutario, di avanzamenti delle tecnologie disponibili, dalla stessa disponibiità immediata e a costi ragionevoli di manodopera formata e qualificata.
Magari derivanti, tutti questi fattori, proprio dalla pregressa effettuazione o non effettuazione di spesa pubblica: la quale, appunto, consente di sostenere i consumi e quindi la domanda, anche quella non in investimenti, e, a monte, di alimentare il sistema dell'istruzione e della ricerca, creando un ambiente favorevole alla innovazione e alle nuove tecnologie.
Oppure, una volta contratta per decenni la spesa corrente, al netto della spesa per interessi, (in termini reali, e non rapportati a un PIL "represso" da decenni di saldo primario e di difficoltà di export determinate da vincoli valutari) ciò conduce il paese in condizioni disastrose che rendono paralizzati gli "animal spirits" dei nostri residui capitalisti, ormai alla ricerca di liquidità a brevissimo e poi...speriamo in Dio.
Il che spiega la pressione confindustriale, per gli sgravi fiscali, in cui confluiscono gli interessi di banche (cioè dei creditori che vogliono anzitutto evitare le sofferenze) e di monopolisti, in conflitto di interesse con le esigenze delle aziende manifatturiere, del tutto opposte a quelle dei primi e che hanno bisogno di domanda, domanda e domanda. Interna e internazionale: e sappiamo come l'Europa provveda ogni giorno a togliergli ogni speranza in merito.

La mancata verifica dello "spiazzamento", dunque, in condizioni recessive, di ben nota difficoltà al raggiungimento della domanda estera dovuta al livello di cambio (l'euro-marco per l'Italia), di calo inesorabile del potere d'acquisto salariale diminuito in termini reali e ormai nominali, di disoccupazione diffusa, di progressivo depauperamento del livello della manodopera disponibile, di crescente taglio prolungato della spesa pubblica non solo in istruzione e ricerca, ma anche in spesa corrente e investimenti, è altamente scontata.

C'è poi una ulteriore condizione peculiare di tipo congiunturale.
Tutti gli italiani sanno che occorre raggiungere il pareggio di bilancio (avendolo bello piazzato in Costituzione) e che quindi, anche se dovessero esserci sgravi fiscali questi sarebbero modesti o simbolici, attendendosi invece, con ogni probabilità, dopo 30 anni di aumenti costanti della pressione fiscale in nome dell'Europa, che quello che verrebbe alleggerito da una parte verrà ripreso dall'altra, magari con tassazione a livello locale, lasciandosi pressocchè invariato un gettito che, sempre l'Europa, non consente veramente di attenuare, lanciando a tutt'oggi segnali contrarissimi a questa ipotesi.
Tutti gli italiani, inoltre, sanno che comunque agli sgravi fiscali, come si dice apertamente, corrisponderanno tagli della spesa pubblica, cioè minori consumi e investimenti pubblici (cioè minore domanda aggregata, minori servizi pubblici a tariffe crescenti, minori posti-letto in ospedali, minore occupazione, minori trattamenti pensionistici), com'è ad esempio certo che accadrà per pagare i debiti pregressi alle imprese in base all'appostio DL.
Per tutto questo insieme di fattori, essi non consumeranno e anzi risparmieranno, per fronteggiare i bisogni cui li espone il prolungamento inesorabile della contrazione dei loro redditi, cioè la recessione.

L'altra faccia della medaglia di tutti questi aspetti, che si continua bellamente a ignorare, se non altro non contestando l'assurdità delle imposizioni europee, è appunto il moltiplicatore fiscale, quello che tiene conto dell'impatto altamente negativo, per tutti questi fattori, del taglio della spesa pubblica, e molto modestamente positivo dei "fantomatici" sgravi fiscali, dati per scontati in una misura che non invertirà il comportamento difensivo di contrazione dei consumi.
E veniamo al dunque di tutte queste "repliche" di argomentazioni, che tirano le fila di un discorso che lo "sdegno" per la cecità delle decisioni che si continua a prendere, ci induce a ripetere senza requie.
All'Economia del moltiplicatore non sanno nulla. A quanto pare, anche se era già ampiamente desumibile da tutto quanto analizzato, cifre alla mano, nei post linkati più sopra.
Su "Il Messaggero" di oggi, nell'articolo "Premier prudente: "strada stretta", a pag.2, si legge quanto segue:
""Si parla tanto della possibilità di usare nel 2014 uno 0.6% del PIL, pari a 8 miliardi di euro, per crescita e occupazione giovanile. Ma non esiste alcun automatismo. Tutto deve essere ancora negoziato con Bruxelles...Però qualche idea per ottenere più margini (quelli nel 2013 non ci sono per via dell'onere aggiuntivo dovuto al pagamento di una parte dei crediti alle imprese e questo chiude i giochi rispetto al tetto del 3%, ndr.), comincia a prendere corpo. Tra queste c'è lo studio di un coefficiente che permetta di scontare, dal deficit (...?), l'impatto positivo sul PIL degli investimenti produttivi (e te pareva?) <<Ma è un metodologia tutta da studiare: chi può dire che 100 miliioni spesi in banda larga danno un tot per cento di crescita del PIL?>> Si interrogano all'Economia."

E infatti, ma come no!: chi può dirlo? Il FMI analizzando la "realtà" in un modo che non dovrebbe più essere ignorato? 
Meglio credere che la spesa pubblica sia un costo contabile e non sapere come si forma il PIL, e coltivare la "equivalenza ricardiana". Tutta "roba" che ha guidato verso un sicuro disastro le politiche economiche che vi si sono attenute.
Se dovessero scoprire la risposta, già fornita da una mole di lavori su cui c'è solo da scegliere, magari dovrebbero pure applicare il "coefficiente", in termini di minor PIL al taglio della spesa pubblica e, persino, alla imposizione di nuovi tributi. O magari scoprire che i tagli delle tasse hanno coefficienti inferiori al taglio della spesa, sempre e comunque.
Tanto quando i conti, com'è scontato da anni, non tornano, si ricorre a una nuova manovra "lovuolel'Europa" e la crisi economica è dovuta ai "mercati finanziari internazionali e alla Cina" e noi "stiamo facendo il possibile per risanare il Paese".



26 commenti:

  1. in relazione all'art. 1 della Costituzione segnalo l'intervista seguente che non mi convince nelle soluzioni:
    http://www.quirinale.it/elementi/Continua.aspx?tipo=Discorso&key=2712

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  2. E vabbe' , dai, al ministero dell' economia non sanno cosa e' il PIL.
    E che vuoi che sia.

    In compenso, sono talmente rinchiusi nella loro torre d ' avorio (loro, quelli della Bocconi, quelli Hrvard) che secondo me qualcuno, veramente pensa che tagliando la spesa pubblica tutti si mettano ad investire, spendere e spandere.
    Pensano, io e i miei amici miliardari potendo pagare meno tasse in futuro, avremo piu' quattrini ancora, e allora li spenderemo e li investiremo (per fare che per vendere a chi, non e' affar di loro ).
    Per loro e' normale pensare cosi.
    Quindi, tutti, mettiamo ,il vecchietto con la pensione da 1000 euro, la pensano cosi...
    Non gli passa mica per la capoccia che il povero vecchietto (che purtroppo, essendo ignorante, non ha "aspettative razionali") pensa:
    Porca pu**ana!
    Mi sa che qui e' meglio se spendo ancora meno del solito perche' mi tocchera' accantonare qualcosa per i futuri tagli della mia pensione e per i futuri ticket che mi tocchera' sborsare...

    Poi, vogliamo parlare della tipica domanda del giornalista "intelligente" (che so' il Floris o la Gruber di turno), quello "a cui non la si fa" , quello "con la schiena dritta" che regolarmente chiede al politicante di turno:
    "Eh ma dove li prendiamo i soldi"?

    In tipografia? Non gli e' mai venuto in mente???
    :-)

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    1. Riso amaro...:-)
      Inutile dire che il punto è che hanno esagerato e non sanno come uscirsene. Proprio non ne hanno la più pallida idea. Gli rimane solo di dichiarare l'ennesima emergenza (non appena avranno la recessione sopra al 2% rilevata su base annua entro l'anno e proiezioni analoghe per il prossimo anno) e procedere a una svendita frettolosa. Dichiarando l'Italia salva mentre la disoccupazione dilagherà. Ovviamente la nuova mossa sarà che, essendo salvi grazie alle svendite, la disoccupazione è "superata". Ma se persiste? No, è superata.
      Un pò come hanno fatto con le privatizzazioni: l'efficienza nelle utilities è stata raggiunta, il sistema bancario è affidato al mercato. Dichiariamo l'operazione riuscita. E gli italiani avvantaggiati.

      E se qualcuno rilevasse lo svantaggio emergente dai fatti: il problema è superato. Ormai siamo in Europa. Quindi non si può interrompere una grande emozione. Anzi un sogno...

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  3. Forse vado OT, ma non posso esimermi dal pubblicare questa notizia. E' -forse- l'esempio migliore del clamoroso paradosso in cui è caduta la sinistra italiana nel dare credito alle teorie neo-liberiste.....

    http://www.fanpage.it/il-partito-democratico-pensa-alla-cassa-integrazione-per-i-180-dipendenti/

    Cioè il partito che, anche per bocca del suo Presidente del Consiglio, "mette il lavoro al primo punto", che licenzia i dipendenti come effetto di una "riforma strutturale" (l'abolizione del finanziamento ai partiti), da lui stesso caldeggiata e sostenuta.
    Siamo davvero alla farsa che si inserisce nella tragedia.

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    1. Normale dimostrazione del fatto che il PUDe utilizza il linguaggo sempre in senso enfatico (come il "sogno") e mai in senso concettualmente coerente con la realtà e quindi con la volontà che esprime nella sostanza.
      Ora: su questo pagano il conto degli slogan messi in circolazione dagli inventori della "casta", ripresi dal m5s per impostare sfracelli, e avallati finchè c'era il nano al potere.
      Ora che questi spettri, inizialmente invocati da loro stessi, con totale ipocrisia, li costringono a lottare per la sopravvivenza elettorale (un pò come il federalismo con la Lega), dimostrano che la facciata è diversa dalla direzione delle azioni che possono intraprendere (sempre col permesso dell'UEM).
      In fondo i partiti ormai servono a ben poco.
      Ma gli italiani, accanendosi su queste questioni di contorno, come pure sulla legge elettorale, dimostrano di non saper cogliere the big picture...Per ora

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    2. Effettivamente, guardando tutte le recenti dichiarazioni "ufficiali", da Letta a Napolitano, sembra che la strategia del PUD€ (e del PD in particolare), sia quella del "dire ciò che non si fa" (Lavoro al primo punto, politiche per la crescita, le imprese al primo punto), e "fare ciò che non si dice" (Riforme strutturali pro-cicliche, riduzione del "government footprint", cambiamento in senso neo-liberista della costituzione materiale -già vulnerata dal pareggio di bilancio- svendita degli asset pubblici, perseguimento della politica dell'Euro a tutti i costi e del mito della "moneta forte", con conseguente mezzogiornificazione dell'intero Paese, nord-est produttivo incluso).

      Insomma, la politica di Letta sembra riassumersi nel classico "metodo europeo", che mira ad un'involuzione economica e sociale mascherata dalle bugie della propaganda e dallo sfruttamento, in malafede dichiarata, dell'ignoranza delle masse e dell'affidamento che esse ripongono in chi le dovrebbe informare (ossia la politica stessa ed i media).
      In sintesi: le stesse politiche di Monti farcite con un po' di "buonismo" alla Piddina.

      Giustamente osservi (e si osserva in questo Blog): per quanto possono andare avanti? Ossia: per quanto tempo la propaganda politico-mediatica potrà mascherare la realtà, impietosamente propinata, boccone dopo boccone, dai fallimenti delle imprese, dall'aumento della disoccupazione, dalla caduta libera dei redditi e dalle continue revisioni in negativo, operate sul PIL da OCSE, FMI & Co????
      La domanda è inquietante. Per "scuotere" la gente dal torpore intellettuale in cui la macchina mediatica la ha infilata, sembra infatti necessario uno shock rilevante. E un evento di questo tipo può solo essere una perdita di benessere così grave dal far prevalere il sentimento di rabbia e di malessere su qualsiasi condizionamento esterno.
      Ma, una volta arrivati a quel punto, la terzomondizzazione del Paese sarà già un dato di fatto.......

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    3. A proposito di "rendersi conto" di quello che sta accadendo prima della definitiva terzomondizzazione...
      Non mi hai ancora fatto sapere se vieni a Viareggio il 22 giugno... :-)

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    4. Vero Vero Vero.... e chiedo venia!

      Ahimè, quel frangente mi vedrà impegnato per questioni familiari, "geograficamente agli antipodi" (Provincia di Salerno).

      Ma prometto di non mancare il prossimo appuntamento! :-)

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    5. Ma guarda, se puoi prendere in considerazione la possibilità, che è una cosa aperta alla partecipazione delle intere famiglie (di molti dei partecipanti) e molto informale...e anche "topica" per molti aspetti (non è iniziativa esattamente di questo blog..only)
      Insomma, se vedessi uno spiraglio scrivimi alla mail del blog :-)

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  4. Non so se l'ipotesi frattalica sia OT, mi scuserete, però l'outing del topino che badoglia
    era imperdibile.
    https://www.youtube.com/watch?v=2culAA6_wwY&feature=youtu.be
    "Era davvero difficile che funzionasse"...non sembra uno piccolo naif sceso dalla montagna con la piena?

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    1. Brava Sandrina: imperdibile davvero! Ma se ti avevano avvertito, perchè ora non fai fuoco e fiamme, invece di dotteggiare badogliando per ritorsione sulle varie mancate "designazioni"?
      E poi c'era bisogno che te lo dicessero gli USA (e di avere 20 anni per rendersene conto)?

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    2. Si infatti usa anche il tono da maestrino bacchettando sè stesso e gli altri "pionieri" di Caporetto .Povero lui , troppo "ingenuo " e fiducioso.
      Prepara una civetta di Minerva di cioccolato per l'8 settembre ...

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    3. Dici? In realtà lui appariva destinato al ruolo di "destituito": ma il PUDE ha scelto altri Pavolini per la bisogna. Adesso prende le distanze da se stesso: ma per divenire veraemte Badoglio gli manca un incarico del...Re.
      Diciamo che le scommesse sono ancora aperte e dovremo aggiornare le quote :-)

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    4. Vabbè si possono rivedere:) però i ruoli evolvono velocemente. Lui una parte se la ritaglia sempre. Per ora quella di colui che rinnegare sé stesso, con fare sobrio, senza dare nell'occhio. Sta scendendo dal carro e non pago ci fa pure la lezioncina: che tipo.

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    5. Notevole che il video risalga a più di un anno fa (bella la "faustiana presunzione" di cui si sarebbe data prova nella costituzione dell'euro; anche che quelle relative alla crescita siano solo "promesse molto carine" non è male. E a tirare le somme sul significato dell'austerità, la Stirati. Ma guarda, questa Rai Educational).

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  5. Forse qualcuno comincia a stufarsi?

    http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-05-29/hollande-bruxelles-deve-dire-182607.shtml?uuid=AbDD2S0H

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    1. Ma questo aumenta solo il grottesco della situazione!
      Hollande dice alla Commissione di non accettare imposizioni, rammentando che la sovranità fiscale esisterebbe ancora, pur la Francia violando i trattati, (fiskalpakt e twopacks) dopo aver ottenuto( cioè imposto: basta minacciare di uscire dall'euro) la proroga del deficit oltre il 3%!

      Ma l'Italia esiste ancora? Qui lo abbiamo già escluso parlando della Holding Italia a controllo straniero (tedesco). Il punto è che gli italiani, indecisi tra autocolpevolizzarsi o colpevolizzarsi a vicenda, non se ne vogliono accorgere

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    2. "Il punto è che gli italiani, indecisi tra autocolpevolizzarsi o colpevolizzarsi a vicenda, non se ne vogliono accorgere".

      Uno psicoterapeuta direbbe che il comportamento di quegli italiani è patologico e risultato di un preciso 'addestramento' a diffidare delle proprie capacità percettive. Quando qualcuno viene continuamente punito per aver 'letto' la realtà come i propri sensi suggeriscono e contemporaneamente 'invitato' a credere a qualcun altro, fa 'tilt' e abdica. L. Carroll fa capitolare Alice nello stesso modo, mi pare ad opera della Regina Rossa.

      A parte la fantasia, quegli italiani saranno gli ultimi a capire e perché qualcuno li avrà 'maltrattati' nello stesso modo ma verso la soluzione auspicata.

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    3. Exactly.
      Italiani inconsci adoratori di Wothan per eccesso logico di mamma "Chiesa". La sottoalimentazione collettiva del principio paterno, regolatore e coercitivo, li pone in senso di colpa caratterizzante, per calibrare il quale sono vulnerabili a tutti i condizionamenti punitivi.
      Solo che qui siamo ad un grado di conflittualità con se stessi, certamente alimentato con abilità, che porta ai comportamenti autolesionistici.
      Cioè il grado di conflittualità che accompagna il travestitismo (crisi di identità sessuale che va ben oltre il ruolo, ma attinge alla rappresentazione sociale, come unica disperata salvezza) e le tendenze suicide.
      Leggo in giro ancora di molti italiani che aspirano a essere come i tedeschi e che invocano la loro punizione, a costo della...vita.

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    4. A Francoforte nel frattempo attivisti di Blockupy stanno manifestando di fronte l'Eurotower...

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    5. Già. Non voglio pensare che a differenza di 'quegli italiani' i pari tedeschi, francesi, belgi o svizzeri o di qualunque altra latitudine siano invece dei raffinati e indipendenti pensatori. E nemmeno che le rispettive élite siano tanto 'migliori' dei sonderkommandos italioti.

      La mia personale opinione è che QUI si attribuisce un significato diverso, quasi letterale, alla metafora del pastore e del gregge.

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    6. ZONE GRIGIE

      P Levi, conoscitore suo malgrado dell'applicazione alemanna del "arbrei macht frei", ha descritto nel suo ultimo lavoro (Sommersi e salvati, 1984) le "zone grigie" degli "strani" meccanismi psicologici/psichiatrici che si instaurano tra vittime e carnefici in "particolari" condizioni.
      Sindrome di Stoccolma, identificazione con gli aggressore da ricovero coatto e internamento in manicomi criminali.

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    7. Commento di risposta omnicomprensiva: entrando in contatto in situazioni "ufficiali" con altri esponenti UE, si da' sempre per scontato che un italiano, per essere accettato, debba prima fare un atto di contrizione.
      Se accade che l'italiano sia invece correttamente informato, e non "abbozza", escono fuori clichè e luoghi comuni che invariabilmente insinuano un alto grado di corruzione e un basso grado di voglia di lavorare. Se operativamente li si smentisce, tra l'altro evidenziandone la povertà culturale, si offendono.
      E debbo dire che gli unici con cui si trova un minimo di divertita intesa sono gli inglesi. Piaccia o no, ma è un fatto (ultimamente, presi per il verso giusto pure i francesi) :-)

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  6. OT: Il limite del ridicolo lo stiamo superando ampiamente...

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    1. Ma lo sai come si mangia il pesce meglio nel Salento o nel Cilento (dove c'hanno pure le bufale di Battipaglia)? Posti magnifici :-)

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    2. Eh lo so...l'Italia è un paese stupendo, che vale la pena visitare da cima a fondo...

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