Non sottovaluterei la lettera di Padoan diretta alla Commissione UE con cui si preannunzia il rinvio di un anno del "pareggio strutturale di bilancio" dal 2015 al 2016. Sulla decorrenza del fiscal compact e sulla "palude" di clausole a discrezionalità "capricciosa" che consentono ai controllori europei un arbitrio quasi illimitato nel valutare l'andamento della finanza pubblica italiana - e solo italiana, a quanto pare- abbiamo già detto in precedenza.
La cosa che colpisce della "lettera", per come riportata nel Sole 24 ore sopra linkato, è tuttavia un dato sulla crescita, esposto quasi con nonchalance in questo passaggio:
"...Poi conferma la fiducia del Governo che l'insieme delle riforme e delle
misure strutturali avranno «un impatto permanente importante sulla
capacità di crescita del paese», stimata «prudenzialmente» in una
crescita del Pil dello 0,3% già nel 2014. Stima «che potrebbe
raggiungere gradualmente nel 2018 2,25 punti percentuali in più».
«Possono sembrare numeri modesti - ammette - ma non lo sono se si pensa
all'eseguità dei valori di crescita dell'Italia negli ultimi decenni».
Poi una nota di ottimismo: «non sarei sorpreso se i risultati fossero
migliori di quanto previsto adesso», ricordando che la stima del Def é
dello 0,8%, più bassa della stima precedente del Governo Letta".
Prendiamo atto che il dato del DEF è immediatamente smentito: la crescita a 0,8 per il 2014 è un dato attualmente irrealistico e il dato previsionale, cioè affermabile come "prudenzialmente" attendibile è invece un ben minore: 0,3. Il che equivale all'asserzione che il DEF non è prudenziale ma probabilisticamente inattendibile.
Le conseguenze di una crescita allo 0,3 non sono indifferenti; significa minor base imponibile per le stime sulle entrate e, per inevitabile conseguenza, anche uno scostamento del deficit. In una situazione in cui, per la Commissione, i decimali sono considerati errori insostenibili per i conti italiani (only).
E tutto questo dando per scontato che, come già in precedenza, il moltiplicatore fiscale sia sottostimato nelle previsioni del nostro governo, se non altro per compiacere l'ostinazione in tal senso della Commissione. Ciò significa che viene dato per scontato, da Padoan, un insieme di misure tributarie e di taglio della spesa pubblica che avranno un effetto depressivo maggiore di quello stimato sicuramente dal governo Letta e in ogni modo nello stesso DEF.
Dando per acquisito l'errore di stima del moltiplicatore fiscale, ciò pare oggettivamente preludere a ulteriori misure correttive post elettorali: cioè ad un inasprimento sia della pressione fiscale, alla faccia degli 80 euro in busta paga (naturalmente da coprire in "pareggio di bilancio"), sia dei tagli della spesa originariamente preventivati da Cottarelli. I famosi 4,5 miliardi confermati dal DEF che vengono visti come troppo timidi da una schiera di livorosi all'opera sui media.
La conclusione implicita che si può trarre da questa ammissione "understated" di Padoan è che, applicando un realistico moltiplicatore, la crescita si potrebbe rivelare la solita "vendita della pelle dell'orso" per lo stesso 2014 ed anche a +0,3!
Un'ultima notazione fondamentale: se nel 2014 ci sarà questa presunta crescita, ancorchè minima, il rinvio del pareggio di bilancio non dovrebbe risultare così scontatamente legittimo.
Se non altro perchè con le regole vigenti dall'esercizio in corso, in base all'art.81 Cost, diversamente da quanto si afferma entusiasticamente in TV, non sarebbe consentito per il 2015, un ricorso all'indebitamento.
Si richiama infatti, allegramente, solo il primo comma dello stesso art.81 (Lo Stato assicura l'equilibrio tra le entrate e le spese del proprio
bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del
ciclo economico), parlandosi solo del concetto di "equilibrio" come non equivalente a "pareggio", ma si dimentica il secondo comma:
"Il ricorso all'indebitamento è consentito solo al fine di considerare
gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione delle Camere
adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, al
verificarsi di eventi eccezionali."
Poichè, infatti, nel 2014 tornerebbe la crescita (dicono), non sarebbero invocabili più "eventi eccezionali" e "effetti del ciclo economico" negativi, e quindi l'indebitamento nel 2015 sarebbe vietato: perchè questa è l'altra faccia del dire, in Costituzione, che "è consentito solo al fine...", cioè a precise condizioni che non sarebbero, secondo le affermazioni dello stesso DEF (e della lettera di Padoan) più invocabili.
Ma se in Italia si disquisisce di confusi rinvii, nel dati macroeconomici previsionali e necessariamente nei saldi attesi delle manovre fiscali, del pareggio di bilancio al 2016, una notizia parallela interessante ci viene dalla Francia.
Su Financial Times del 15 aprile (pag.6) Hugh Carnegy ci racconta del deficit francese. Il neo-primo ministro Valls, richiamata la inevitabile "credibilità di cui nessuno può dubitare", aggiunge "stiamo costruendo la nostra strategia di bilancio per il 2015 sulla base del 3%". Capite il 3% fatidico e non certo sul pareggio di bilancio!
E questo, quando la Francia sa benissimo di aver aderito anch'essa al fiscal compact, naturalmente non costituzionalizzando il pareggio di bilancio: e la Francia non può vantare certo nè il rispetto del limite del 3% negli ultimi anni nè, tantomeno, risulta essere giunta alla chiusura della procedura per debito eccessivo.
In realtà avrebbero dovuto essere una sequenza di procedure (usando il metro adottato per l'Italia). Ma la Commissione, su basi risibili, ha stabilito quanto segue:
"La Commissione raccomanda di prorogare di due anni il termine per la Francia, per consentire al paese di porre fine alla situazione di disavanzo eccessivo entro il 2015. La
Francia deve arrivare a un disavanzo nominale del 3,9% del PIL nel
2013, del 3,6% nel 2014 e del 2,8% nel 2015, coerentemente con un
miglioramento del saldo strutturale dell'1,3% del PIL nel 2013, dello
0,8% nel 2014 e dello 0,8% nel 2015, in base alle previsioni di
primavera 2013 dei servizi della Commissione (estese al 2015)."
Nè la Francia potrebbe invocare la clausola dell'art.3 del fiscal compact: rilevato che il suo debito pubblico su PIL risulta essere abbondamentemente al di sopra del 60%, essendo ora oltre il 93%, non solo si ha una inspiegabile indulgenza nell'applicazione dei criteri europei sul rispetto del limite del 3%, ma addirittura il pareggio di bilancio risulta immotivatamente disapplicato, in anticipo, nei suoi confronti. E questo con la sola concessione di una proroga che ne vanifica ogni seria applicazione paritaria alla stregua dei criteri utilizzati con l'Italia.
Che quella del fiscal compact si stia rivelando una "burletta" (o piuttosto un vaudeville) - essenzialmente in danno italiano, confermata dalla lettera di Padoan, che "rinvia" il pareggio, facendo però così acquiescenza al FC ad personam-, ci è però ulteriormente confermato dall'articolo del Financial Times, che ci dice:
"Rimangono forti dubbi sulla capacità del governo francese di rispettare il target...Il deficit era l'anno scorso al 4,3 del PIL, al di sopra delle proiezioni della Commissione al 4,2 (ma qui i decimali non contano, ndr.). Bruxelles prevede per il 2015 un deficit della Francia al 3,9%". Anzichè del 2,8, come da concessione proroga messa nero su bianco.
Or capite bene che qui stiamo al clamoroso: il fiscal compact è dimenticato già in sede di misteriosa applicazione dei suoi criteri nel concedere una moratoria addirittura per il vecchio limite del 3%; non soddisfatti di ciò, gli stessi euroburocrati constatano che la Francia non rispetterà neppure la moratoria stessa.
Il che esclude che sia rispettato il criterio, enunciato dalla Commissione, che condiziona la concedibilità di qualsiasi proroga al rientro nel limite del 3%, e che presuppone che "lo Stato membro abbia dato "seguito effettivo" alla raccomandazione o all'intimazione del Consiglio".
Ma tutto questo non pare disturbare Parigi, nè tantomeno i nostri governanti che, pure, qualche ragione di esigere chiarimenti l'avrebbero, tanto che il Financial Times aggiunge:
"La previsione francese (per il 2015, ovviamente, ndr.) è di un deficit al 2,8%, ma dovrà essere rivista la prossima settimana, quando Parigi pubblicherà i suoi piani di bilancio per i prossimi tre anni. La proiezione è posta in dubbio in ragione di sgravi fiscali privi di copertura promessi da Valls all'atto dell'insediamento".
Che dire? La "burletta-vaudeville" continua e non sarà evitata dal mumbo-jumbo euro-burocraticorum.
Viva l'Itaglia sempre!
E' impressionante vedere come il nostro ceto dirigente ci abbia venduto, unico fra tanti in Europa, elevando il paradigma dell'8 settembre ad archetipo dall'italico agire in politica. Peraltro il tutto è ai limiti dell'autolesionismo, a meno che il ragionamento non sia fondato sull'idea di una inevitabile irriconoscenza del popolo italiano verso il governate che ben lo amministra e ciò, visti i precedenti storici, non è del tutto sbagliato...
RispondiEliminaMaurizio
Se ci poniamo nell'ottica dell'ipotesi frattalica, l'8 settembre non lo abbiamo ancora visto. E rispetto ad esso "dobbiamo" guardare alla parte in cui i CNL lottarono per ripristinare la democrazia giungendo alla Costituente.
EliminaBuongiorno. Come ringraziare lei e i vari commentatori non saprei proprio, anche per avere trovato risposte e la conferma che non ero poi cosi' " sbagliata" io. E mentre La leggo e vi leggo immobile da casa per una operazione al piede ritorno sempre di piu' a ELIAS CANETTI . , quando analizza la figura del " POTENTE" ( Masse e potere pag.273- 366 e segg.) " L'istante del sopravvivere è l'istante della potenza .... Il potente è in primo luogo il sopravvissuto , l'unico superstite di fronte alla distruzione dei suoi simili: il suo trono poggia su mucchi sterminati di cadaveri. Il piu' antico ordine impartito già in epoca estremamente remota - se si tratta di uomini- è una sentenza di morte,la quale costringe la vittima a fuggire .... Lo strumento e la tonalità del potere è la DISSIMULAZIONE , il silenzio sulle proprie reali intenzioni, il segreto indicibile, il moltiplicarsi delle maschere, la finzione . Solo cosi' la parola detta , quando sarà detta, avra' il peso di una autorità senza limiti , di una sentenza senza appello... Ma anche il potente vive la sua angoscia : essa è il contraccolpo della sorte, il poter perdere l'autorità , il dover subire la vendetta di coloro a cui si è comandato"...... E allora cè da augurarsi di far vivere ai "potenti" tutta l'angoscia che essi temono cosi' tanto...... e neppure troppo tardi. Grazie ancora. Bruna
RispondiEliminaGrazie della "vicinanza".
EliminaForse ti interesserà questo post (se non altro la parte introduttiva...)
http://orizzonte48.blogspot.it/2013/01/essi-vivono-they-live.html
e se proprio l'impossibilità di rispettare il fiscal compact , recepito "furbescamente" in Costituzione con l'articolo 81, fosse l'innesco per la modifica in senso ordoliberista della Costituzione Italiana tout cour. Del resto la scusa sarebbe valida e , contrariamente al passato, le elusioni "de facto" della Carta Fondamentale in questo caso non verrebbero permesse ed anzi verranno prontamente evidenziate "pro domo €uro"
RispondiEliminaStavolta hai ragione; la "ratifica" formale dell'assetto UEM per via di revisione costituzionale sistematica della Carta è la nuova frontiera. Accuratamente supportata da ondate mediatiche e da livorosi trasversali...
EliminaSon confuso. Ma questo 0,3% è la maggior crescita grazie alle riforme strutturali (calcolata chissà come) rispetto alla "capacità di crescita" in assenza di riforme? insomma è la maggior crescita potenzial-onirica con calcoli Monti's style? o è la stima della crescita effettiva per il 2014 di Padoan?
RispondiEliminaPS: a proposito di crescita potenziale ed effettiva, il grafico di Piergiorgio Gawronsky mostrato ad asimmetrie (min 3:10:00 circa) è impressionante https://www.youtube.com/watch?v=ZJao4AKm1h4
Vista la facilità con cui si correggono le stime, la tua domanda pare priva di una risposta argomentabile.
EliminaD'altra parte, dopo quasi 4 anni che si devono correggere rispetto ai vari DEF e che non ci danno alcuna spiegazione (se non i...costi della politica, a quanto pare, o, tutt'al più evasione-corruzione-brutto), credo che si tratti del consueto stile applicativo, dei saldi delle misure intraprese, in termini contabili:
http://orizzonte48.blogspot.it/2013/05/tremonti-al-netto-di-monti-linutilita.html
Pensano che se diminuiscono la spesa pubblica di 1 punto, il deficit migiora di 1 punto e che ciò abbia nulli o marginali effetti sulla crescita se porta a qualche sgravio fiscale (nemmeno equivalente). Almeno oggi praticano lo pesudo-sgravio (nascondendo gli inasprimenti, tra l'altro) e lo chiamano "politica della crescita".
Credo che sia tutto qui, purtroppo
Lo penserà Renzi, ma non Padoan (dai, almeno lui Haavelmo lo conosce!)
EliminaDetto con estrema cautela e ragionando in termini astratti.
RispondiEliminaCome dici tu, siamo in pieno vaudeville; facciamo finta che avvenga nel paese di Curlandia e non riguardi cittadini realmente esistenti, siamo comunque nell'assurdo e nel ridicolo.
Un trattamento così sfacciatamente esclusivo per un particolare paese che lo accetta con totale remissione... verrebbe da pensare che nel paese stesso ci siano forze importanti che lo RICHIEDONO.
Ripeto, paese di Curlandia e ragionamento astratto; le ragioni che muovono queste forze non le so e non mi sforzo d'immaginarle, potrebbero manifestarsi nel seguito della pièce.
Sì lo richiedono, in base alla diffusione acritica di teorie economiche deliranti, recepite, da ignoranti-fanatici, in slogan pop di cui non conoscono il vero significato.
EliminaUn autentico disastro annunciato
In effetti è una burla clamorosa. In sostanza, il percorso seguito è: mi uccido di austerità per essere "credibile", e la "credibilità" così ottenuta la uso per rinegoziare l'austerità (senza la quale, però, non sono più "credibile"!!!).
RispondiEliminaUna contraddizione così clamorosa che solo uno spettatore di Ballarò può rifiutarsi di vedere.....
:-) L'hai detto "solo uno spettatore di Ballarò". Una sorta di tragico bench mark del grado di operatività della grancassa mediatica che ribalta i meccanismi causali e ci taglia fuori dalla realtà
EliminaQuesto, l'intervento del vice ministro Morando oggi in Senato:
Elimina"[...]la nuova regola costituzionale (smettiamola di parlare soltanto dei vincoli europei, perché l'obiettivo che ci vincola al miglioramento sistematico del saldo strutturale di bilancio è scritto nella Costituzione repubblicana italiana) è meno rigida e meno stupida di come è stata definita nel momento in cui noi la introducemmo nel nostro sistema di bilancio.
Quella regola offre spazi per politiche anticicliche. La scelta del Governo è chiara. Noi pensiamo che quegli spazi debbano essere utilizzati, perché la situazione nella quale noi ci troviamo è di tipo eccezionale e merita quindi una risposta eccezionale, fermo il piano di rientro che noi immediatamente presentiamo e che rispetteremo negli anni prossimi, laddove bisognerà recuperare lo scostamento cui noi in questo anno daremo vita, non rispetto all'obiettivo, ma rispetto al ritmo di avvicinamento dell'obiettivo."
(Il resoconto stenografico è pubblico, e reperibile sul sito istituzionale di quell'organo).
Queste, le domande che sorgono spontanee:
a) se c'è già in Costituzione una la regola sul pareggio non è rigida ed "offre spazi per politiche anticicliche", perché si scrive all'UE per chiedere scostamenti e deroghe?
b) se la regola sul pareggio "offre spazi per politiche anticicliche", come mai i Governi Monti e Letta non hanno usufruito di questa possibilità e fermato anzitempo la recessione? Hanno lavorato male?
c) se, al contrario, i Governi Monti e Letta, operando nel rigido vincolo del Pareggio, hanno fatto le politiche anticicliche "che gli spazi" del patto offrivano, perché la recessione non si è fermata?
d) chiedere una deroga all'UE alla santa regola del pareggio non mina la "credibilità" acquistata al prezzo di così duri sacrifici? E ciò non dovrebbe far salire lo spread? Perché invece lo spread non sale?
e) ed in generale, che senso ha fare sacrifici per acquistare quella che potremmo definire 'la credibilità per comportarsi in maniera non credibile"?
f) se lo spread non sale perché "c'è Draghi", cosa vuol dire? Il Governo forse ha chiesto l'attivazione del programma OMT da circa due anni senza informare nessuno?
g) lo scostarsi dall'accordo per dover poi recuperare lo scostamento non rientra nell'alveo di quelle politiche dichiaratamente immorali ed ipocrite che spostano l'onere al giorno dopo per far finta che non ci sia oggi? Non dovevamo lasciarci alle spalle queste nefandezze "da CAF" e/o "da ventennio berlusconiano"?
h) se la deroga è giustificata dalla "eccezionalità" della situazione, non era più logico, usufruirne dall'inverno 2011? O forse una situazione con crescita allo 0,8% (lo hanno scritto loro sul DEF) e spread a 160 punti è più grave e/o "eccezionale" di un periodo con recessione di 2 punti di pil e spread oltre i 500 punti base (era del Governo Monti)?
Basti dire che dovrebbero spiegare PERCHE' la situazione è eccezionale. Se lo facessero o si ricoprirebbero di ridicolo (soluzione più probabile) o si dovrebbero autosmascherare.
EliminaMa distruggeranno tutto comunque, anche solo "rinviando" perchè la politica depressiva la stanno intensificando e alla prima crisi finanziaria il sistema bancario fa saltare tutto in un modo che il 2008 parrà uno scherzo
Non c'entra nulla con il post, ma lo devo dire...Putin e' un gigante, e forse sara' lui a liberarci!
RispondiEliminahttp://vladimirputinitalianfanclub.blogspot.it/2014/04/centinaia-di-soldati-di-kiev-stanno.html
Ma, dico, avete sentito le balle che raccontano ai tg italiani? Che continuino...
voglio proprio vedere , manca ancora piu' di un mese alle elezioni, che ne penseranno i popoli europei ...E' un gigante, dicevo, perche' semplicemente costringe Usa e Ue a mostrare il loro vero volto!
Di ost-politik-cold war, Ucraina e Putin riparleremo...
Elimina"Ma, dico, avete sentito le balle che raccontano ai tg italiani [sull' Ukrina]? "
EliminaEh eh...Perché non avete seguito la vicenda siriana....(anche li c' era Zar-Vladi di mezzo...)
Qualche settimana fa Nigel Farage (il celebre fondatore del partito UKIP, anti-UE) e il vice-Primo Ministro Nick Clegg si sono scontrati in un dibattito televisivo: oggetto, la questione ucraina. Farage ha osservato fra l’altro che la Russia è stata provocata dall’Europa, che gli eurocrati hanno fatto male a costringere gli ucraini fra Occidente e Russia, e che Vladimir Putin è «obbiettivamente» (senza necessariamente prenderne le parti, ha aggiunto) uno stratega politico di prima grandezza. Insulti, derisioni, persino minacce sottintese, attacchi violenti e grossolani in modo poco british hanno seguito il giorno dopo i commenti del media inglesi (vedete per esempio il Guardian del 31 marzo): quasi che la stampa fosse già in guerra.
EliminaIl moderato The Independent, a questo punto, ha avuto l’idea: lanciare un sondaggio fra i suoi lettori. «Il leader mondiale preferito da Farage è Putin. Lo stesso Putin che sta aiutando Assad in Siria, che s’infischia del diritto internazionale per annettersi la Crimea. Questo, Farage lo trova ammirevole. Diteci: qual è il vostro leader preferito?».
Idea malaugurata. Ecco i risultati del sondaggio: Barak Obama 4%, David Cameron (il capo del Governo) 2%, Angela Merkel 8, Francois Hollande 1%…. e Vladimir Putin, 82%.
Questi i dati del sondaggio il 5 aprile alle 16.30. Un controllo al 7 aprile (ore 17) vedeva Cameron fermo al 2%, Obama retrocesso al 3%, la Merkel al 6%, e Putin salito ancora: 86%. Ammirevole la tenuta di Hollande, inchiodato all’1% (e piacerebbe conoscerli ad uno ad uno, questi per i quali La Pera è il miglior leader mondiale). E si noti che la preferenza è espressa da cittadini britannici, la quintessenza dell’occidentalismo.
Non è solo che il sondaggio annuncia una valanga di voti per Farage, nonostante i tentativi dei media per ridicolizzarlo e screditarlo (o forse proprio per questo). Si ha un bel dire che non è un vero sondaggio con criteri «scientifici», che i fan di Vladimir si siano messi a cliccare cento volte ciascuno «Putin Putin Putin»; come nota il blogger di Vineyard Saker, «bisognerebbe ancora capire come mai non ci sono i fan boys di Obama o di Cameron a fare lo stesso. O Putin è ammirato da un sacco di gente, oppure è ammirato un sacco da poca gente; gli altri leader, chiaramente, né questo né quello».
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EliminaIl fenomeno è travolgente e pan-europeo, se anche in questi giorni il francese Le Figaro si è domandato: «Come mai ci sono tanti commenti favorevoli a Putin sul web?».
Il commentatore, l’analista internazionale Pierre Henry D’Argenson, sottolinea acutamente:
«Ciò che colpisce non sono tanto la quantità di posizioni pro-russe, quanto il rifiuto implicito di tanta gente di piegarsi all’ingiunzione mediatica che bolla la Russia di Putin come il regno del Male. Si tratta di una rivolta intellettuale, portata da una corrente di fondo di rigetto dell’ordine ideologico regnante…».
Interessante ammissione: i media non riescono più a manipolare l’opinione pubblica, ad imporre i «valori» voluti dal Sistema di cui sono strumenti, né le demonizzazioni obbligatorie. Ma in un senso più profondo, è l’opinione pubblica europea che del Sistema (USA-UE capital-globalista) non riconosce più la legittimità. In questo senso, i miseri 2-6% riscossi dai «leader occidentali» nel sondaggio dell’Independent non sono solo un giudizio della loro incapacità o nullità, ma la sanzione più radicale, esprimibile pressappoco così: «Questi non hanno il diritto di comandarci».
La grancassa propagandistica che accompagna Obama (l’abbiamo vista a livelli di servilismo adorante-scompisciato nel suo viaggetto in Italia) e il rispetto mediatico per Bruxelles o Francoforte, non riescono più generare alcun consenso; costoro spariscono e rimpiccioliscono nella percezione comune della normale gente d’Europa.
Per contro, la percezione su Putin è, come dice il sito Dedefensa, al di là delle doti vere o presunte del personaggio, quella di una «visione che si riferisce a princìpi», non alla brodaglia del politicamente corretto, dei «diritti umani», della mondializzazione, del pensiero unico e alla finzione di «democrazia» che ci viene ammannita da troppi anni. Anzi, quelli che traspaiono nell’azione di Putin sarebbero i «fondamenti metastorici»: la Russia come entità reale e col suo destino storico, coi suoi valori non creati dalla pubblicità-progresso. Ciò darebbe alla sua azione quella particolare fermezza di fronte alla quale i nostri sembrano un pollaio starnazzante. La percezione di ritorno al reale, insomma, di una legittimità politica da noi scomparsa (o a noi sottratta) – ma di cui la gente sente ancora, oscuramente, la fame. E che riconosce quando compare.
Che gli eurocrati non riescano nemmeno ad intuirlo, lo rivela un articolo di EuObserver: riuniti i Ministri europei degli Esteri per decidere più dure sanzioni (in obbedienza a Washington) contro Mosca, è stato tutto un dire «sì, sì» in via di principio, ma uno squagliarsi qua e là in pratica appunto come in un pollaio nevrotico. Effetto che un diplomatico anonimo (un eurocrate, immagino) non ha trovato di meglio che attribuire a una «Russian Lobby» secondo lui operante in Europa. «C’è un blocco di politici filo-russi, di imprenditori, di giornalisti, di intellettuali che sono stati coltivati dalla Russia per anni e che si stanno mobilitando a suo favore». A Bruxelles come a Washington sono così abituati a trattare solo con lobbies facendo finta che siano «l’opinione pubblica» o loro rappresentanti legittime, a ad avere a che fare solo con consenso manipolato da interessi «coltivati», che non sanno spiegarsi l’insuccesso della linea dura se non con l’esistenza di una lobby: la lobby russa, questa volta.
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La demenza di questo anonimo diplomatico risalterà più limpida quando si legga il seguito della sua dichiarazione, che EuObserver diligentemente riporta: dopo aver detto che il progetto di fare dell’Ucraina uno Stato federale (proposto da Lavrov: puro buon senso in un Paese bilingue e bi-religioso) «serve agli interessi russi rendendo l’Ucraina ingovernabile e azzerando le prospettive di integrazione nella UE, il “nostro” aggiunge: «L’Occidente sa cosa fare: dobbiamo dare completa solidarietà. Dobbiamo mandare aiuto militare. Dobbiamo riempire l’Ucraina di esperti in economia, per le riforme economiche, come abbiamo fatto nei Balcani. E dobbiamo mettere centinaia di truppe UE, in missione di mantenimento della pace o di monitoraggio, sul confine ucraino-russo. Ma ci manca la volontà politica di sfidare la Russia…». Un dottor Stranamore impotente, che contro le sue farneticazioni vede opporsi una «lobby Russa».
Elimina(Maurizio Blondet)
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[continua]
per controprova, leggersi i commenti agli articoli sull' Ukraina sul Fatto Quotidiano...
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L' oligarchia occidentale NON ha più il consenso che le consente di governare con autorevolezza. Non ce l' ha più o non ce l' avrà a breve, almeno in Europa.
C'è della follia in questo metodo.
EliminaE talmente tanta follia che il metodo mostra le sue crepe, create da troppa sofferenza ie ipocrisia inflitte agli altri.
Forse tutto ciò non è ancora quella perdita di effettività che correggerebbe le cose verso la democrazia, ma probabilmente è l'inizio di un processo di ritorno alla Ragione.
Tranne che in Italia, dove (prevalentemente) aspettiamo ancora Godot, arretrati nel nostro internazionalismo ordoliberista adorante...
Speriamo.
EliminaFrancia o Russia purché ci liberino...
sono stra-d'accordo con le conclusioni, però penso che in effetti esistano delle lobby che impediscono il confronto vero con la Russia.
EliminaSolo che non sono lobby russe. ma lobby europee. Gli affari con la Russia dei grandi capitalisti tedeschi, francesi ma anche italiani sono ingenti. non c'è la minima intenzione di avallare misure che sarebbero un boomerang.
forse il delirio di onnipotenza dell'elite politica occidentale ha fatto credere di potere imporre tutto anche in barba all'unico loro vero dio: il denaro.
Idea sbagliata. ennesima figuraccia con conseguente ennesimo calo di un già traballante consenso popolare.