venerdì 27 giugno 2014

CONTINUA LA TELENOVELA MEDIATICA DELLA "FLESSIBILITA'" UE


Continua la telenovela della "flessibilità"...sul patto di stabilità (suona un po' cacofonico ed anche ossimorico, eh?). Inutile cercare una valutazione seria ed attendibile sui media italiani. 
Un'indagine sui "fatti" sottostanti alle parole non può che procedere dalla versione che ne riportano gli organi ufficiali ordoliberisti post-moderni (per distinguerli dai retaggi, in dissoluzione, dell'ordoliberismo primigenio, stile Ballarò per capirsi, e dai media livorosi anti-spesa pubblica-tea-party, impegnati nella polemica tra fazioni, come evidenziato nel precedente post).
E dunque, che c'è di meglio dell'Huffington post
Il criterio di indagine si rivela fortunatamente corretto. In apposito articolo si ritrova, commentato (con malcelato entusiasmo), il testo in inglese della terza bozza del "documento Van Rompuy", in preparazione del Consiglio europeo di stasera (quello che dovrebbe por capo all'organigramma informale, ma politicamente vincolante, della nuova governance UE). 
Lo riproduciamo con annesso il commento comparativo con la seconda bozza, a testimonianza del presunto progresso delle trattative:

"E allora, sulla flessibilità, ecco quanto prevede la terza bozza di Van Rompuy. Rispetto alla seconda bozza, i termini sono più perentori: “Tutte le nostre economie hanno bisogno di continuare a perseguire le riforme strutturali. Molto semplicemente, la nostra forza comune dipende dal successo di ogni paese. Ecco perché l’Unione ha bisogno di passi importanti per aumentare gli investimenti, creare più posti di lavoro, un’occupazione migliore, incoraggiare le riforme per la competitività. Questo richiede un buon uso della flessibilità che è prevista nelle regole dell’attuale Patto di Stabilità e crescita."
Ecco il testo in inglese:
All our economies need to continue to pursue structural reforms. Very clearly, our common strength hinges upon each and every country's success. That is why the Union needs bold steps to increase investments, create more and better jobs and encourage reforms for competitiveness. This requires making good use of the flexibility that is built into the existing Stability and Growth Pact rules.
Il testo inoltre contiene un esplicito riferimento all’uso degli “strumenti della Banca Europea degli Investimenti (Bei)” per facilitare gli “investimenti di lungo termine”, laddove la seconda bozza si limitava ad un vago riferimento all’uso di “nuove capacità finanziarie”.
Invest and prepare our economies for the future: by addressing overdue investment needs in transport, energy and telecom infrastructure as well as in energy efficiency, innovation and research, skills, education and innovation; by mobilising to that end the right mix of private and public funding and facilitating long-term investments, for instance by developing capital markets and mobilising the European Investment Bank's means.
Anche sul tema dell’immigrazione, la terza bozza sottolinea in maniera più netta le responsabilità comuni dell’Unione nella gestione della frontiera sul Mediterraneo. Ecco il passaggio: “Un’altra sfida per gli anni a venire sarà la gestione dei flussi di immigrazione, che stanno crescendo per via dell’instabilità e della povertà in molte zone del mondo e per i trend demografici – una materia che richiede solidarietà e responsabilità equamente condivisa”. La prima versione parlava solo di “responsabilità”.
Another challenge in the years ahead will be managing migration flows, which are on the rise due to instability and poverty in large parts of the world and demographic trends – a matter which requires solidarity and fair sharing of responsibility.
E’ a questo documento che, insiste Renzi, la presidenza di Juncker dovrà attenersi. E’ per questo motivo che il premier spinge per ottenere quanto più possibile nella 'Strategic Agenda' e su questo ha l’appoggio pieno di tutto il Pse. Al vertice con i socialisti - di fatto condotto dal premier italiano, il vicecancelliere tedesco Sigmar Gabriel e l'ex (nonché futuro) presidente dell'Europarlamento Martin Schulz - Renzi l'ha messa in questi termini: "La proposta italiana per una maggiore flessibilità ha scalfito anche le certezze granitiche della Merkel. Ora, posso contare sul Pse o no? Sennò me la gioco io come governo..."

Ad un lettore smaliziato l'accordo non può non apparire fumoso, se non, addirittura, ingannevolmente  privo di contenuti negoziali concreti:
a) perchè il riferimento agli investimenti, con l'immancabile intervento della BEI, ed alla crescita, costantemente congiunto alle "riforme per la competitività" - che risolverebbero l'occupazione-, è la granitica e immutabile giustificazione di ogni risoluzione dell'UE-UEM a partire, e con le stesse identiche parole, dall'avvio dei negoziati che portarono al Six Pack nel 2010: e quindi è l'ombrello concettuale comune anche a pareggio di bilancio e riduzione del debito pubblico. Valore significativo di mutamento dell'assetto negoziale e normativo, quindi, pari a 0;

b) perchè la questione dell'immigrazione è stata costantemente affrontata, nelle sedi collegiali UE, almeno "ufficialmente", in questo modo e con queste parole, salvo poi smentirle con le successive e individuali esternazioni sprezzanti anti-italiane dei vari Olli, Van Rompuy, Barroso, e, ovviamente, delle massime gerarchie di fatto, cioè dei membri del governo tedesco. In assenza di una presa d'atto che superi le precedenti contestazioni, - peraltro pure legittimamente sostenibili alla luce dei trattati-, circa la necessità di riconoscere all'Italia maggiori trasferimenti di fondi UE per il fatto di sostenere  l'urto in entrata dell'intera (o quasi) migrazione dall'Africa e dal medio-oriente, e del connesso problema del flusso dei (veri e propri) rifugiati, con gli accertamenti che ne conseguono secondo il diritto internazionale, il valore normativo e negoziale è, altrettanto, pari a 0;

c) perchè, ritornando più in dettaglio al primo punto, il riferimento al "buon uso della flessibilità contenuta nell'esistente Patto di stabilità e crescita", è privo del riferimento esplicito all'applicazione della golden rule di cui all'art.126, par.3, del trattato (TFUE), che: 1) non ha MAI trovato finora applicazione ed in modo del tutto inspiegabile, anche in condizioni congiunturali a dir poco difficili; 2) è fonte superiore e quindi prevalente nel guidare l'interpretazione e l'applicazione dello stesso Patto. Va aggiunto che, in termini attuali, quest'ultimo deve essere fatto coincidere essenzialmente col fiscal compact: ne discende quindi che il testo si risolve nell'agganciarsi ad una meramente fantomatica flessibilità, rispetto all'obiettivo finale del pareggio di bilancio, dato che il FC non opera alcun rinvio alla regola dell'art.126, par.3, citato. Il riferimento alla flessibilità "già esistente" appare così, svincolato dal riferimento diretto al TFUE, una sorta di presa in giro;

d) perchè il richiamo al mix di investimenti privati e pubblici, che (si dice, in Italia) vorrebbe alludere al cofinanziamento con spesa statale dei progetti europei legati ai vari "Fondi", è non solo anch'esso slegato da un riferimento alla golden rule nei suoi espliciti termini normativi (e abbiamo visto che ciò non avrebbe portato ad alcuna violazione o forzatura del sistema delle fonti dei trattati, ma solo ad una esplicitazione indispensabile), ma soffre della segnalata difettosità del sistema dei Fondi UE: questi vincolano uno Stato a programmi e interventi "specializzati" e non coincidenti, per definizione, con l'ambito di intervento e le priorità previste dalle norme costituzionali dei singoli Paesi (come imparò Tremonti, che deviava le disponibilità dei Fondi dalla loro destinazione per programmi di fiscalità generale, e fu più volte richiamato all'ordine dalla Commissione). In assenza di tale armonizzabilità, la spesa cofinanziata rischia di essere una ridda scoordinata di supply side, prive di capacità di intervento commisurabili alle reali esigenze di ciascun Paese (tipicamente in tema di ricerca, innovazione e, in generale, di pubblica istruzione). E questo a tacere della risibilità dell'ammontare di tali fondi rispetto alle esigenze di "trasferimenti" all'interno dell'area;

e) perchè, ancora, il coinvolgimento della BEI esige un adeguato rifinanziamento se rapportato all'ambizioso progetto di rilanciare gli investimenti in tutta €uropa. Ancor più, poi, il congiunto riferimento allo "sviluppo del mercato dei capitali", fa semmai scattare un campanello di allarme,  dovendosi rammentare di intenzioni manifestate (alle chetichella e in termini oscuri, in puro stile Juncker, che sta tornando di moda: Prendiamo una decisione, poi la mettiamo sul tavolo e aspettiamo un po’ per vedere che succede. Se non provoca proteste né rivolte, perché la maggior parte della gente non capisce niente di cosa è stato deciso, andiamo avanti passo dopo passo fino al punto di non ritorno”) in precedenti determinazioni della Commissione;

f) quest'ultimo punto ci riporta a questa prospettiva, già analizzata in questo post che vi consiglio di leggere (o rileggere). Ve ne riporto alcune conclusioni riassuntive che non fanno presagire nulla di buono (perlomeno per risparmiatori e pensionati italiani): 
«I risparmi dei 500 milioni di cittadini dell’Unione Europea saranno usati per finanziare investimenti a lungo termine per stimolare l’economia e contribuire a riempire il vuoto lasciato dalle banche dall’inizio della crisi finanziaria». Così si legge in un documento riservato della Commissione Europea, che però la Reuters ha potuto leggere. Tradotto dalla lingua di legno, significa questo: la confisca dei risparmi depositati in banca. Ossia la «cura» usata per Cipro a danno dei depositanti, estesa all’Europa. Ma non alla Germania, ovviamente: soltanto a quella parte dell’Europa dove i privati hanno tanti soldi da parte, eppure non li investono nelle loro economie reali (perché le banche preferiscono mettere i soldi in titoli di Stato senza rischio); Paesi che, inoltre, nonostante questo tesoro in cassa, sono in stato di indebitamento astronomico.
Indovinate a quali paesi si alluda...
Un giorno vi sveglierete scoprendo che dai vostri 70 mila euro di risparmi (se ne avete tanti) ve ne hanno presi 10 mila per finanziare il rilancio. Meglio, se ne avete, di spendervene adesso un po’, anche in spese pazze. Sempre meglio che darli al Fisco.  Per indorarci la pillola, la Commissione inventerà un «fondo risparmio UE aperto ad individui i cui fondi possono essere accomunati e investiti nelle piccole imprese». Suona bene, benissimo. Oltre al prelievo involontario (confisca) ci proporranno la partecipazione «volontaria» a questo fondo-risparmio: si tratta di aiutare le piccole imprese, può essere perfino un buon affare...
Adesso, la Commissione (o i suoi suggeritori banchieri) vogliono lanciare un altro giro di debiti subprime, da spacciare a vagonate a una nuova generazione di «vedove ed orfani» da fregare. Infatti, il documento segreto allude all’allentamento della definizione degli assets: significa, traduce Zero Hedge, che potranno essere venduti «titoli coperti dalla produzione di formaggio Feta» o altri solidi debitori del genere.
..Concludendo: i vecchi dovranno forzatamente farsi prelevare i risparmi per aiutare i «giovani» banchieri, i cartolarizzatori di ogni tipo di «certificato» dubbio, subprime o insolvente. Un altro giro di speculazione selvaggia, sotto forma di Piano Quinquennale.";

g) infine, l'Huffington, riporta anche della ipotizzata idoneità del testo a costituire una base per consentire all'Italia di effettuare il pagamento dei crediti delle imprese verso lo Stato, (per cui si è avviata una procedura di infrazione a nostro carico, con grandi strepiti della nostra politica), senza che ciò sia conteggiato nel deficit, in una sorta di applicazione estensiva della golden rule. Questa interpretazione appare a maggior ragione subire la stessa sorte di assoluta vaghezza e valore normativo pari a 0 dell'applicazione ortodossa della stessa "rule" (come abbiamo detto, mai applicata finora). Di più, occorre rammentare che il pagamento dei crediti delle imprese non porterà altro che ad un limitato sollievo di posizioni debitorie, aggravatesi nel tempo, sedando semmai le ansie delle banche creditrici delle imprese stesse e sempre rammentando, ai fini della "ripresa" dell'economia reale, che l'estinzione dei debiti estingue la corrispondente moneta e la sua conseguente circolazione.


Vedremo come si assesterà il documento finale in esito al Consiglio Europeo; Renzi mostra, nella narrazione dell'Huffington, una certa capacità politica di trattare, sfruttando la ventilata posizione di forza che gli deriverebbe dalla golden share nel PSE. 
Ma sono il contenuto dei presunti accordi e la competenza nel comprendere cosa si sta sottoscrivendo il problema dei politici italiani impegnati in €uropa.

12 commenti:

  1. 1) Attaccano la proprietà massacrandoti di tasse per costringerti a (s)venderla - IMU, mini-IMU, TASI etc...

    2) Una volta che hai liquidato il tuo patrimonio immobiliare, vengono a rubarti il denaro liquido.....

    Nemmeno gli esattori bizantini erano così pignoli. E questo lo chiamano "liberalismo"...... mah!

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    1. Se consideri i tempi di manovra potenziale sui c/c e di riforma accelerata sul catasto, parrebbe che lo vogliano fare in contemporanea. Tanto, non avendo opposizione, basta farlo passare come "equità" generazionale, la nuova parola d'ordine per cui, impoverendo tutti e ampliando la recessione, si accontentano le pulsioni livorose che sono quanto è rimasto della capacità di reazione della massa....

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    2. eraltro, ho la vaga sensazione (spero non confermata), che la famosa manovra da 9 miliardi la vogliano subdolamente spezzettare nei vari decreti-emergenziali. L'esempio più eclatante, è stato il paventato aumento del 12 per cento del bollo auto inserito nella bozza del decreto P.A. (ma che c'azzecca? Direbbe Di Pietro), poi furtunatamente tolto nella bozza definitiva.

      Un'altra cosa che mi sconcerta, è vedere come il l'uomo della strada non comprenda di essere vittima della demagogia becera che gli viene propinata. Quando massacri i pensionati o il ceto medio, l'operaio dell'Elecrolux sarà meno precario e meno povero? No!!!
      La "furbata" insita nel concetto di eguaglianza ordoliberista pare proprio essere la giusta distribuzione della miseria, che il livoroso da strada accetta entusiasta. In effetti, era lo stesso stato di cose che c'era in URSS, con il politbureau nelle ricche dacie sul mar nero e l'operaio sporco di carbone che campava per sopravvivere.....

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    3. se uno fa notare che la tassa sulle rendite finanziarie è in realtà una tassa sul risparmio gli rispondono che "sei a favore dei miliardari"....e lì parte l'embolo e se ne vanno i residui ultimi di buona educazione.



      Pare che anche in Spagna si stia preparando una tassa sui conti correnti.

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    4. Ma a chiunque fai notare che questa "equità" impoverisce in realtà tutti, e specie se hai davanti un m5s medio (per non parlare del piddino, ovviamente), prevale il condizionamento mediatico per parole d'ordine. E ti ci aggiungono la governabilità per legittimare lo smantellamento della Costituzione.
      E' come svuotare il mare con un cucchiaio: questo vogliono e questo avranno. Il guaio è che lo fanno avere anche a chi non è d'accordo e li ha pure avvertiti

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  2. Se il salasso sui cc e' anche per cifre relativamente modeste, da lunedi vado a comprare sterline d'oro, e casomai le rivendo una ad una quando ho bisogno....che paghino i piddini, che gli garba assai...

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  3. lo stesso Fubini su Repubblica fa notare come questi successi mirabolanti di Renzi in europa non siano poi così epici...e che questa flessibilità non si capisce bene in cosa consista:

    http://www.repubblica.it/economia/2014/06/28/news/ue_a_italia_pareggio_nel_2015-90193548/?ref=HREC1-2

    rischio manovra correttiva da 20-25 miliardi a fine anno. da divertirsi. che farà Renzi al dunque? forzerà una recessione da quasi 2 punti di PIL aggiuntiva con quella manovra?

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  4. Da notare, inoltre, che ormai l'involuzione autoritaria italiana è davvero cosa nota a chiunque abbia un minimo (e dico un minimo) di raziocinio.
    Perfino Eugenio Scalfari, nel consueto editoriale domenicale, scrive: "Matteo Renzi e il paese che rappresenta sembrano viaggiare col vento in poppa. Sembrano e in parte è fortunatamente così; in altra parte è un gioco di immagini e di specchi, di annunci ai quali la realtà corrisponde molto parzialmente. La sola vera conseguenza è il suo rafforzamento personale a discapito della democrazia la cui fragilità sta sfiorando il culmine senza che il cosiddetto popolo sovrano ne abbia alcuna percezione".

    Se arriva a dirlo addirittura lui........ il piddino che non apre gli occhi è davvero irrecuperabile.

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    1. Pallide prove di 25 luglio all'interno di un regime sempre più fuori dalla realtà...(come si constata in tutti i passaggi del ragionamento)

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    2. questo editoriale in effetti è curioso.

      Scalfari è quello che un mese disse che "bisogna votare Renzi". non è meglio farlo....ma bisogna farlo.

      e adesso questo editoriale non può arrivare a caso. a mio parere c'era chi si aspettava più concessioni da bruxelles e adesso è rimasto deluso. ma essendo Renzi un arrivista....boh io devo dire che sono sorpreso.

      sorpreso della spietatezza della commissione. sorpreso da tante cose. voglio dire...se io fossi parte dell'oligarchia adesso, già sostanzialmente in posizione di vantaggio, procederei ma con più calma.
      Davvero si sentono così forti da imporre 75 miliardi di manovre correttive tra questo autunno e il prossimo? sono dunque così convinti di essere immuni da ogni conseguenza? boh...ecco forse Scalfari dà voce a chi così sicuro poi non è. Ma evidentemente chi non ha bisogno del voto degli italiani a queste cose non è interessato....giusto?

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    3. La commissione non è spietata: cerca semplicemente di perseguire la sua missione nel modo più coerente. E' come lo scorpione della favola.
      Ho qualche dubbio che la rana sia Renzi, piuttosto penso che siamo noi.

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    4. Scalfari sostiene che le cose sono da fare e si stanno facendo, ma non come dice lui e soprattutto non dalle persone giuste. Ma le cose sono più importanti.
      Renzi non gli va e allora parla di democrazia dopo aver spiegato, nel famoso duetto con Cacciari a Venezia, che la migliore democrazia è quella guidata dall'oligachia (giusta). Esordisce nell'articolo citando Montaigne e Nietsche - due che stimavano sinceramente "il popolo", vero? - e come sintesi postmoderna propone il nulla assoluto, Veltroni.
      Poi tamburella impaziente sul tavolo perché siamo ancora indietro nella creazione della superpotenza "politica" (e vuol dire militare, perché la guerra con i BRIC è scritta nel destino), saluti e baci, alla prossima.

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