lunedì 30 giugno 2014

PROPAGANDA E LIVORE: LA SUDDEN DEATH DELL'INCOMPETENZA AL POTERE?


 


La disoccupazione aumenta? Aumenta. 
L'ultimo bollettino Istat, del 27 giugno 2014, ci dà una serie di sintetiche e raggelanti notizie.

"Lavoro e retribuzioni nelle grandi imprese

Ad aprile 2014 l'occupazione nelle grandi imprese al lordo dei dipendenti in cassa integrazione guadagni (Cig) segna (in termini destagionalizzati) una flessione dello 0,1% rispetto a marzo. Al netto dei dipendenti in Cig si registra una variazione nulla.
Nel confronto con aprile 2013 l'occupazione nelle grandi imprese diminuisce dell'1,0% al lordo della Cig e dello 0,6% al netto dei dipendenti in Cig.
Al netto degli effetti di calendario, il numero di ore lavorate per dipendente (al netto dei dipendenti in Cig) diminuisce, rispetto ad aprile 2013, dell'1,8%.
L'incidenza delle ore di cassa integrazione guadagni utilizzate è pari a 29,2 ore ogni mille ore lavorate, in diminuzione di 4,8 ore ogni mille rispetto ad aprile 2013.
Ad aprile la retribuzione lorda per ora lavorata (dati destagionalizzati) registra una diminuzione dell'1,0% rispetto al mese precedente. In termini tendenziali l'indice grezzo diminuisce dello 0,6%.
Rispetto ad aprile 2013 la retribuzione lorda e il costo del lavoro per dipendente (al netto dei dipendenti in Cig) diminuiscono dell'1,6%.
Considerando la sola componente continuativa, la retribuzione lorda per dipendente aumenta, rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, dello 0,8%."

Al di là della minima variazione tra marzo e apirle 2014, il dato saliente è l'aumento dell'1% su base annua
Il numero delle ore lavorate, poi, diminuisce dell'1,8%: se ne deduce con immediatezza che prosegue e si amplifica, semmai, il metodo dei contratti di solidarietà, che consentono il mantenimento delle produzioni, in alternativa (laddove si può) alla cassa integrazione e all'arresto degli impianti (sempre più, ormai, definitivo), con una diminuzione delle ore e/o dei giorni lavorativi.
E ne avevamo parlato come la "via italiana" alla deflazione salariale, ovvero le Hartz striscianti: tant'è che le ore di cassa integrazione diminuiscono e, ciò nonostante, non si trova il consueto miliardo per rifinanziarla (o anche più), innescandosi il consueto balletto di "sorpresa", che ogni anno viene presentato come oggetto di una possibile manovra
Che in effetti, viene prima smentita, in uno stanco rituale, e poi si materializza immancabilmente con la impostazione estiva della legge di stabilità e i vari suoi collegati; il tutto, a quanto pare, quest'anno, dovrebbe anche portare al pareggio "tecnico" di bilancio previsto per il 2015 (visto che la "notificazione" di Padoan, di raggiungimento rinviato al 2016 non è stata recepita in sede UEM).
Da tutto questo, inevitabilmente, consegue che "rispetto ad aprile 2013, la retribuzione lorda e il costo del lavoro per dipendente diminuiscono dell'1,6%" (a parte l'imbarazzante riferimento all'aumento per la "componente continuativa", in via di estinzione, per imminente legge job act, Parte II).

E il publico impiego, odiatissimo, dalla cui deportazione di massa in luoghi non meglio precisati (Lampedusa e i vari "centri" sono attualmente overbooked), la grancassa mediatica e le schiere dei livorosi si attendono la "vera" soluzione della crisi italiana?
Beh, tra ventennale blocco del turn over e blocco contrattuale dal 2010 prolungato ormai al 2017, senza alcun recupero e neppure la corresponsione dell'indennità di vacanza contrattuale - la spesa per retribuzioni continua a diminuire persino in percentuale, cioè quand'anche calcolata rispetto al PIL, cioè rispetto a un denominatore in diminuzione (cioè in recessione),
Quindi ci si accorge che dal 2005 le retribuzioni pubbliche crescono meno di quelle private che già di loro crescono meno dell'inflazione. Per chi sia curioso di vedere un pò di dati, rinviamo a questo studio della Corte dei conti sul costo del lavoro pubblico ed ai grafici di pag.39, nonchè, alla interessante comparazione con gli altri paesi UE (pag.40), da cui emerge che paesi "virtuosi" e più liberisti" come UK e Olanda abbiano incrementato le retribuzioni pubbliche più dell'Italia. Persino in Germania sono aumentate più che in Italia. Naturalmente i PIGS, quelli veri, sono andati peggio di noi.

Ma per arrivare presto a livelli di diminuzione delle retribuzioni pubbliche allineati a quelli di Portogallo e Grecia, la nuova strategia consiste ora nell'abbassare l'età pensionabile, far fuori le unità di personale ai più alti livelli retributivi e sostituirle, neppure integralmente (basta ridisegnare status, numero e livello delle unità dirigenziali), con elementi più giovani; e questo, magari tra qualche anno, dovendo procedersi alle complesse procedure di assunzione dei vuoti che si saranno creati
E per di più in organici già depauperati da anni di blocco del turn over.  
Si veda, in questo studio Eurispes, come tali organici siano costantemente diminuiti e, con essi, la spesa relativa, ma pure, inevitabilmente, l'efficienza delle funzioni e dei servizi, considerando che gli investimenti in conto capitale sulle strutture sono stati ancor più drasticamente ridotti).

Ma un altro vantaggio deriva da questi prepensionamenti: quello della corresponsione, nell'immediato, di trattamenti pensionistici tendenzialmente inferiori rispetto a quelli fruibili col precedente regime di uscita dal servizio, e la presa "in carico" accelerata di personale integralmente soggetto al sistema pensionistico retributivo (a parità di onere contributivo assolto). 
Poi, più ancora, l'infoltimento dei ranghi di coloro che verranno inevitabilmente ridimensionati retroattivamente col ricalcolo del trattamento pensionistico goduto in base al sistema retributivo stesso, magari con l'aggiunta del tetto invalicabile che prescinde da ogni valutazione del differente ammontare dei contributi versati (per cui sempre alla stessa cifra massima si avrà accesso indipendentemente dal precedente versamento di contributi molto più alti, spesso più che doppi, rispetto ai pari trattamenti così erogati).

Questo insieme di provedimenti, approvati o chiaramente in via di adozione, si muove sulla spinta dell'ondata livorosa che pretende che facendo stare peggio alcuni, che hanno visto la (ormai parziale) applicazione di un precedente regime legale, starebbero meglio quelli che non ne avrebbero alcun vantaggio concreto (se non la soddisfazione di un sanguinario gioire della disgrazia altrui). 
E ciò in quanto i risparmi (illegittimamente) ottenuti saranno ovviamente destinati al raggiungimento del pareggio di bilancio, cioè all'incremento di un saldo primario pubblico che deve bilanciare il pagamento degli interessi sul debito (in buona parte a detentori esteri). 
Si mettano in testa, i livorosi-tea-party, che i modesti sgravi fiscali che, sbandierati per motivi propagandistici, potrebbero eventualmente ottenere, non possono nè modificare l'esigenza di arrivare a questo saldo primario record, nè il principio che la spesa corrente e lo stesso sgravio fiscale sono ormai soltanto finanziabili in pareggio di bilancio, cioè con un effetto che, nella migliore delle ipotesi, rende nullo il presunto vantaggio (progandistico) dello sgravio ottenuto.
Infine, ciò che i livorosi non colgono, è  che questo costante ridurre le basi imponibili fa diminuire le entrate dello Stato, sicchè, anche sotto questo profilo, si conferma ciò che sempre gli sfugge: uno sgravio fiscale finanziato con un taglio alla spesa pubblica porta, alla fine, ad altre tasse aggiuntive per colmare il "buco", (nelle ulteriori entrate) che si viene comunque a creare. 

Tutto questo quadro di deprimente inconsistenza delle immutabili politiche fiscali ed economiche risulta tragicamente ripetitivo, di Letta in Renzi: stessi temi e stesse periodiche alzate di ingegno, seguendo il format eterodiretto, fissato per l'Italia nell'estate del 2011-. 
Ne discende, come qualunque, persona dotata di senno può comprendere, che esse siano pro-cicliche e incidenti direttamente in termini di diminuzione del PIL: tutto, politiche del lavoro, della spesa pubblica e tributarie, non fanno che diminuire i redditi effettivamente disponibili - al di là degli effimeri inganni elettorali-, azzerare il risparmio, prolungare la diminuzione disastrosa dei consumi, intaccare la ricchezza patrimoniale riducendo i redditi-consumi ad essa connessi, e, insomma, riportarci in una recessione senza fine per gli anni a venire.
Ammesso che quest'anno si possa contare su una semplice crescita "zero" (ovvero 0,2), cosa che risulta ormai sempre più inverosimile.

Questo quadro, ormai, ci dice una cosa: chi non è in grado di capire la situazione non può gestire la crisi e avere la responsabilità del governo. Il consenso abilmente ottenuto, godendo del più grande, acritico ed incondizionato appoggio mediatico della storia italiana, e forse della storia delle democrazie occidentali (se ancora possiamo così chiamarle), potrebbe entro breve tempo dissolversi con la stessa velocità con cui si è innalzato
La dura realtà porterà ad un drammatico confronto degli italiani con l'insufficienza pratica delle terapie livorose: di disgrazie altrui non si vive e non ci si nutre fisicamente
Chi al governo (ma anche alla "falsa opposizione"), lo sta assecondando, non riuscirà, a un certo punto neppure più a nutrire il livore a livello psicologico di massa: una brutta bestia mutevole, come presto si renderanno conto anche gli "idoli" attuali ed anche gli "oppositori" della falsa opposizione, anch'essa irrimediabilmente livorosa....

12 commenti:

  1. Ho appena visto questo

    "Ue a Italia, più aiuti ma no fondi extra - La Ue sta cercando il modo di "contribuire maggiormente" dal punto di vista finanziario, ma "nell'ambito delle risorse esistenti", per "aiutare l'Italia nei suoi sforzi di gestione della pressione crescente di migranti e richiedenti asilo": così il commissario agli affari interni Cecilia Malmstrom."

    dall'ansa.

    e mi scappa da ridere. cioè il nientologo neanche questo è riuscito ad ottenere? manco una manciata di milioni di euro per il paese che fa fronte più di tutti all'immigrazione causata in Africa dalle genialate di politica estera euro-americana?

    cioè ma davvero questi proprio lo zero hanno conseguito. zero virgola. ma neanche il caffè al bar gli hanno pagato.

    sarebbe davvero comica la cosa....non fosse che è in realtà tragica. cioè io davvero non ho parole. ma ha ancora senso che vadano a sti vertici? ma non fanno prima a stare a casa e a farsi fare resoconto via telefono? così possono dire all'opinione pubblica che risparmiano in voli di stato.

    devono davvero essere meno furbi di quanto noi pensiamo. perchè balle del genere (i successi europei) dureranno pochissimo. vorrei essere nella testa di Renzi adesso per sapere che ha in mente. io davvero penso che il badoglismo stia per diventare per loro l'unica via di fuga....altrochè il pericolo di perdere il potere.

    si stanno comportando come uno studente universitario che ha detto in famiglia la data della laurea e in realtà non ha mai dato un esame.

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    1. Bella metafora finale :-)
      Ma se ci pensi, il problema è mediatico: quand'anche timidamente avanzato qualche dubbio sul successo immaginifico, rimane una critica per ragioni sbagliate. Cioè, perchè, in fondo, non ha ancora tagliato la spesa pubblica...

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    2. sìsì ma sarebbe sempre il loro fallimento.

      che sia per un motivo o per un altro (con tutte le implicazioni che la percezione delle cause avrà sul dopo) resterà il loro fallimento comunque.

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  2. Chissa' se i bookmakers a Londra gia' accettano scommesse su un futuro badogliano di Renzi....d'altra parte loro hanno coniato il verbo to badogliate, inserito nell'enciclopedia britannica...lunga e "prestigiosa" la nostra tradizione, in merito...http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=1&cad=rja&uact=8&ved=0CCIQFjAA&url=http%3A%2F%2Filgraffionews.wordpress.com%2F2011%2F03%2F21%2Fqualcosa-di-molto-italiano-to-badogliate%2F&ei=lnuxU7muMY330gXa1YCQAg&usg=AFQjCNHkgZgIvaEl1swq9Mtr-HWO18LE8g&sig2=EcM4NehXGr2BPgTqa_jiXg&bvm=bv.69837884,d.d2k
    forse l'insano ottimismo di Renzi serve a fargli guadagnare tempo e per completare la presa sul pd , mettere gente nuova, per poi dire, non siamo stati noi a firmare quegli impegni....ci si sforza di trovare un appiglio... pero' la realta' e' che se non ci sono potenti sponde esterne, nessuno puo' far nulla di cio', temo.... ci saranno?
    Caro Luciano, questa lucida, spietata disamina della situazione mi pare pero' che contenga una ancor piu' forte carica, quella che si respirava ieri a Viareggio....direi che ognuno di voi relatori ha dato un forte contributo, l'unico che non sono riuscito a seguire del tutto per distrazione, e' stato il prof. Pozzi, perche' andava alla velocita' della luce....mi spiace solo che non sono riuscito a salutarti anche alla fine, eri assediato dalle tv, ed io purtroppo avevo furia , ma sara' per la prossima volta...

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    1. Renzi Badoglio? Non ce la può fare; si dovrebbe fare interprete di forze e pulsioni che non è in grado di percepire, prima di tutto, e poi di concepire in termini di azion: finora si è mosso in modo del tutto opposto al ruolo di un innescatore del 25 luglio!.

      Nè lui nè chi gli sta intorno hanno minimamente compreso cause e natura della crisi; neppure se estendi lo staff retrostante ai consiglieri USA, appartenenti a una "storia" e a un'interpretazione che stenta a capire le stessa stagnazione secolare USA.
      Renzi crede sinceramente che la spesa sia un "costo" e realmente non sa cosa sia la domanda aggregata; crede sinceramente che il job act risolva la disoccupazione; chi gli sta intorno e ha fatto dall'esterno la sua fortuna gli ha detto così.

      Suppongo, anzi, che un'eventuale perdita di consenso per Renzi sarebbe una sorpresa inaspettata.
      Per Badogli vari ci sono altri potenziali protagonisti italiani del passato (sempre ribadendo che il 25 luglio è un tentativo del regime di rimanere in sella e non una svolta che arrivò solo con l'armistizio, la sua divulgazione e l'8 settembre)

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    2. Allora se non e' lui proviamo a immaginare il dopo Renzi... un po' di vecchie facce le ha sostituite nel pd....se avra' perdita di consenso, vorra' dire probabilmente perdere la leadership del pd....a quel punto non credo tornerebbe la vecchia guardia , ma altre facce per gestire l'8 settembre, non vedo cosa altro gli resti da fare.... il pd in qualche modo restera' al potere (e' questo il mio reale convincimento), e' troppo ammanicato dappertutto, in quest'ottica Renzi gli sara' stato comunque utile, penso...il tutto in...gia', quanto tempo?

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    3. Renzi salta se non garantisce più il consenso che ne giustifica il ruolo rigeneratore di un dominio ordoliberista responsabile della rovina dell'Italia. Ma è anche l'unico che ANCORA poteva richiamare tale consenso: cioè la famosa ultima carta.
      Non c'è un dopo-Renzi ordoliberista di riciclaggio ad infinitum...
      Gli italiani sono condizionabili, ma la disperazione non potrà essere canalizzata oltre un certo punto di "non ritorno".
      La posizione recente di Tabellini, che ora dice il contrario di quanto sosteneva alla fine del 2011, dimostra che il vecchio establishment è capace di distinguere la convenienza dalla realtà; persa la convenienza, ritorna il principio di realtà...Cioè la stessa spinta del badoglismo. E come allora non sopravviveranno neppure a questo estremo tentativo di autocorrezione.
      Bisogna solo vedere quando si verificherà...

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  3. Ciao Quarantotto, alcune piccole riflessioni superficiali in relazione ai dati della Corte dei Conti riferite alla P.A.
    1) la spesa complessiva per le retribuzioni è aumentata per il periodo 2001-2007 del 56.9% per la Spagna, e del 92.83% per l'Irlanda. Se consideriamo che il rapporto debito Pil in questi due paesi era in quegli anni in diminuzione e per la Spagna si attestava nel 2007 al 36%, mentre per l'Irlanda era del 25%, abbiamo la prova del 9 che la spesa per le retribuzioni dei dipendenti pubblici non è la causa del debito pubblico. Queste cose già le sappiamo grazie a te e ad altri divulgatori, ma dobbiamo diffonderle nel Paese.

    2) L'incremento della spesa complessiva per le retribuzioni in Italia dal periodo 2001/2010 è stata del 30.7%, superiore solo alla Germania (13.3%) e del Regno Unito ( 17.14%), però con un decremento delle unità lavorative di 169.000, pari al 4.4% della forza lavoro complessiva della P.A. Questo significa che l'incremento degli stipendi è stato superiore al 30.7% e probabilmente non è stato uniforme.

    3) L'incremento della spesa complessiva per le retribuzioni in Germania è stata del 13.3% con un incremento del personale di 107.000 unità pari al 2.47% della forza lavoro complessiva della P.A. Significa che l'incremento è stato inferiore al 13.3%, tradotto hanno fatto deflazione salariale alla grande e i ns Sindacati dicono che dobbiamo imitarla. Da prenderli a calci nel sedere.

    Poi volevo farti una domanda, come mai la produttività non cresce nella P.A.? Te lo chiedo oltre che per mia curiosità, per saper rispondere al possibile interlocutore che ponesse questo problema.

    Come Caposaldo mi dispiace domenica di essere andato via senza salutarti, ma eri assediato dalle telecamere, mi dispiace di non essere riuscito a fare i complimenti a Cesare Pozzi così come di non avere conosciuto Caposaldo.

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    1. Sulla produttività, dice lo studio:
      "In relazione al blocco della dinamica salariale imposto dall’emergenza finanziaria fino al 2014, l’erogazione di incentivi ai dipendenti, a fronte di un complesso e non ancora definito sistema di valutazione, risulta limitato all’utilizzo delle somme derivanti da ulteriori economie sulle spese di personale di modesta entità e, al momento, di incerta realizzazione.
      Sotto altro profilo, i reiterati tagli lineari agli organici hanno obbligato ed obbligano le amministrazioni ad una defatigante, costosa, continua attività di revisione degli assetti organizzativi che impedisce il consolidamento di procedure, competenze e professionalità specifiche, con negativi riflessi sulla quantità e qualità dei servizi erogati.
      Le misure di riduzione di personale necessitano, in oltre, di essere
      accompagnate dall’attuazione di un’effettiva mobilità del personale tra i diversi
      comparti e tra i diversi enti, tale da rimodulare la consistenza dei dipendenti sulla base del reale fabbisogno di attività amministrativa.
      Superata la fase di emergenza finanziaria occorre,allora, riavviare politiche di personale finalizzate ad una riforma strutturale dei trattamenti accessori e ad una
      stabile definizione di assetti organizzativi correlati ai fabbisogni di attività e di
      servizi, alla quale segua una coerente distribuzione del personale nei diversi settori
      e sul territorio, anche attraverso l’attivazione di percorsi di mobilità.
      Un effettivo recupero di produttività delle amministrazioni non può, peraltro,
      prescindere da una ripresa degli investimenti in nuove tecnologie e da conseguenti, mirati percorsi di formazione e riqualificazione del personale"

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    2. Riassumendo, in ordine di importanza per quello che posso constatare nella conoscenza diretta degli uffici amministrativi con cui ho avuto interazioni (potrebbero esserci realtà diverse, sicuramente peggiori):
      1) mancanza di investimenti in nuove tecnologie e, comunque, indisponibilità di risorse per la connessa formazione (il poco fatto rimane sottoutilizzato);
      2) ciò corrisponde al modello di abbandono dell'investimento unito al blocco del turn over in atto praticamente dal 1992: come ho già detto in precedenti post, mentre le funzioni e le attività si facevano più complesse per via delle normativa UE, si è avuto invece un depauperamento delle professionalità più alte, sia nel numero "relativo" che nella distribuzione (con simultanea "corsa alla dirigenza", incentivata dalla disciplina fine anni '90);
      3) la riduzione progressiva in accelerazione, ho gravato più che proporzionalmente sugli uffici realmente operativi, dove addirittura è ormai saltata la possibilità di gestire la simultanea ondata di nuova e sempre più complessa normativa (pseudo-riforme dovute più a motivi di consolidamento fiscale);
      4) alla "esternalizzazione", tra l'altro connessa al sistema delle connesse società partecipate, si è unita una riduzione e redistribuzione di personale "strutturato" scarsa o nulla;
      5) esternalizzazioni e assetto societario pubblico sono stati spesso in duplicazione di linee di attività complessivamente oggetto di normazione che le aveva rese ancora più complicate e, invece, ciò ha portato a rallentamenti decisionali conflittuali e difficoltà di coordinamento (si pensi alla ormai prepondernate materia ambientale o energetica);

      3) blocco retributivo unito ad incentivi risibili, e pertanto non percepiti come tali, da personale mal distribuito e che si sente giustamente discriminato anche sotto questo profilo (mancato riconoscimento di chi lavora di più e meglio);

      4) incapacità dei governi di fare redistribuzione-mobilità del personale date le duplicazioni e dispersioni evidenziate, proprio per la non considerazione dell'ormai inestricabile commistione pubblico-privato(partecipato)-privatizzato (vero e proprio).

      Andate a vedere come si comporta la burocrazia delle società private di TLC o bancarie: inefficienza e ostruzionismo, solo che lì aumentano l'output perchè fanno perdere erogazione di utilità e equità corrispettiva all'utente.
      Nella p.a. questo non si verifica in modo lineare: ma anche lì l'attività stessa divieme occasione di restrizione a carico del privato e imposizione di tasse, contributi, "diritti", bolli, a fronte di una deliberata erogazione di servizi tagliati qualitativamente e quantitativamente

      Rammento questo specifico post
      http://orizzonte48.blogspot.it/2012/12/la-produttivita-e-i-tagli-e-poi-ancora.html

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    3. A proposito di luoghi comuni sulla PA segnalo questo manualetto divulgativo: http://www.fp.cgil.lombardia.it/files/content/28/pa-realta-luoghi-comuni.pdf

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  4. Ciao Quarantotto, grazie della risposta, anche se mi rendo conto solo adesso di aver posto una domanda stupida.Chiedo venia, è naturale che se tagli in investimenti e in personale e le normative diventano sempre più complesse la produttività crolli.

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