venerdì 6 giugno 2014

LE INCERTE OPZIONI DI SALVEZZA ITALIANA-3 "CI FACCIAMO BUTTARE FUORI?" (PARTE I)

cartellino rosso
 Riprendiamo il discorso, interrotto per "aggiornamento frattalico" e emergenza permanente "corruzione", relativo alle "incerte opzioni di salvezza italiana". 
Ci soffermiamo, cercando di esporne i lineamenti che ritienamo di averne compreso, sulla linea, apparentemente sorprendente, suggerita da Cesare Pozzi: il  "facciamoci buttare fuori".

Come abbiamo preannunziato introducendo il tema, la comprensione di questa linea presuppone: 
A) la qualificazione del modello che l'€uropa sta attualmente imponendo e (forse) evolvendo;
B) i problemi concreti che ci imporrebbe l'euro-exit (unilaterale o concordata, cosa indubbiamente importante, ma pur sempre caratterizzata da esigenze di negoziazione più o meno agevoli);
C) l'elaborazione di un modello che guidi la effettiva (e non ridicolmente propagandistica) ripresa italiana, portandoci fuori da una crisi di domanda innescata, come fattore causale predominante, dagli squilibri commerciali determinati dalla moneta unica e dai vincoli fiscali che sono il sistema disfunzionale di pseudo-correzione irrinunciabilmente prescelto nell'area euro: in un modo, dunque, che si deve realisticamente considerare come non-negoziabile, dall'UE-UEM, con buona pace dei "semestri italiani" e della fantasiosa negazione della realtà che Consiglio, Commissione, BCE e, soprattutto, i dominatori tedeschi, hanno subito riaffermato nel post elezioni al parlamento UE.

Compiuta questa ricognizione, agevolata dall'aver più volte parlato di tali aspetti in precedenti post, potremo verificare le piene implicazioni pratiche del "facciamoci buttare fuori" connesso al simultaneo perseguimento della "traiettoria culturale" corrispondente a un realistico modello di crescita per l'Italia.

A. Quanto al problema sub A), possiamo sintetizzarlo così:
- l'ordoliberismo che, - per ammissione non ufficiosa degli stessi massimi organi di governance UEM, oltre che per espressa previsione delle norme fondamentali dei trattati-, è (nelle intenzioni irremovibili di tale governance) destinato a solidificarsi nell'area UEM, è una costruzione ormai altamente instabile.
- Essa, nella rigidità delle intenzioni programmatiche confermate dopo le recenti elezioni (contro ogni evidenza dei suoi risultati), implica un modello deflattivo salariale accelerato che passa per il mantenimento di un'alto tasso di disoccupazione, una meramente formale lotta contro la deflazione - irrealisticamente curata dalle nuove misure di Draghi, volte in realtà alla difficilissima costrizione della Germania alla reflazione-, e il perseguimento prioritario delle riforme liberalizzatrici "finali" del lavoro (sostanzialmente totale liberalizzazione del licenziamento in ogni settore, voluta dagli USA anche come precondizione essenziale del futuro Ttip, cioè dell'area di liberoscambio USA-UE);
- poichè tale complesso di misure, - sempre ambiguamente rilevabili tra le righe, dovendo l'ordoliberismo per sua natura esprimersi in modo tattico e dissimulato dai media-, ha come effetto l'acuirsi nel tempo dei problemi di caduta della domanda interna nell'area UEM, e (semmai) lo stabilizzarsi di un surplus commerciale complessivo dell'area stessa, le stesse misure sono destinate ad un fallimento estremamente doloroso per i popoli europei
- Fallimento doloroso in particolare per il nostro, che essendo fortemente patrimonializzato (almeno nelle valutazioni dello "ieri") e (l'unico) super-fedele nella realizzazione dei vincoli fiscali, va sicuramente incontro a fasi di recessione alternata a stagnazione, per un lungo e insostenibile periodo, cui sarà inevitabilmente accompagnata la svendita dei suoi, sempre più svalorizzati, asset patrimoniali pubblici e privati, resi convenienti per i paesi creditori e gli investitori finanziari esteri, secondo la logica del "tacchino da spennare" (inutile sottolineare l'enfasi che, anche oggi, personaggi come Fortis o Prodi, pongono sugli IDE come presunto sistema di rilancio della nostra economia e persino dell'occupazione!);
- dovendo considerare la compatta ortodossia delle forze politiche italiane a questo modello, prima di dichiarare fallimento, c'è il rischio concreto che passino degli anni e che l'Italia sia perciò, in tale breve periodo, ridotta a "fabbrica cacciavite" e a hub turistico a controllo estero (naturalmente), subendo una deindustrializzazione irreversibile che non le consentirà più di riprendersi il suo posto tra le maggiori potenze industriali europee e mondiali.
- Nondimeno, il costo del fallimento ineluttabile del modello deflazionistico-mercantilistico imposto dall'UEM, quand'anche scontassimo le pressioni USA sulla correzione reflattiva del surplus della Germania (comunque contraddittorie rispetto alla ripresa della domanda interna, essendo affidate alla sola politica monetaria ed irremovibile sul problema del costo del lavoro), rispondendo a calcoli e terapie già rivelatesi sbagliate su entrambe le sponde dell'Atlantico, condurrà la Germania a prendere atto dell'eccessivo rischio di intervento, ancorchè indiretto, a sostegno finanziario degli altri maggiori paesi, in particolare della Francia
- Quest'ultima, a sua volta, essendo già soggetta a forti tensioni politiche interne, non potrà ancora a lungo gradire un sistema che comunque non le consentirebbe di correggere a sufficienza la propria competitività extra-UEM (dato il corso dell'euro rispetto al dollaro, non mitigabile realisticamente con le politiche intraprese dalla BCE), per finire sotto l'influenza finanziaria dominante della Germania, secondo un'inesorabile proiezione, quale ci ha evidenziato Brigitte Granville.
- Risultato: l'Italia ha la altissima probabilità di finire nella situazione sintetizzata da Churchill alla vigilia della seconda guerra mondiale ("potevate scegliere tra la guerra e il disonore: avete scelto il disonore e avrete la guerra"). Cioè sarà ridotta a manifatturiero "cacciavite", espropriata del controllo dei principali gruppi industriali, costretta a livelli di reddito irrecuperabili rispetto al periodo ante-entrata nella moneta unica, e DOVRA' COMUNQUE FRONTEGGIARE L'EURO-BREAK, innescato dalla Germania o dalla stessa Francia!

B. Questo esito, allo stato quasi scontato, della linea politica governativa italiana (rectius: antiitaliana), acquiescente al "vincolo esterno" (cioè alla infeudazione nazionale in un ormai zoppicante Sacro Romano Impero), ci porta al secondo aspetto.
Quali problemi avremmo in caso di euro-exit, innescata esogenamente da altri più Paesi ancora in possesso di residui consistenti di attenzione alla sovranità nazionale?
Francesco Lenzi ci ha parlato del problema dei debiti in valuta estera, di natura commerciale, c.d. "a breve", in questi termini:
1) Non credo che in Italia avremo, almeno nei prossimi 2-3 anni, qualcuno in grado di aver il coraggio di portarci fuori da questo pantano avendo un piano sufficientemente solido per reggere il periodo del change-over
Ho fatto una serie di letture sulla crisi del sud est asiatico del 1997 e l'elemento critico per l'Italia di oggi, come l'est asia di allora, è l'entità dei debiti esteri a breve
Sono credo troppi per gestire in autonomia l'uscita. Servirebbe un grosso supporto finanziario della FED, e non credo sia ancora un loro interesse strategico. Almeno non nei prossimi mesi. Credo piuttosto che sia arrivato il momento in cui costringeranno la Germania a decidere cosa vuol fare da grande...
2) Il mio cruccio sul changeover riguarda la solidità del sistema finanziario
I debiti a breve sull'estero sono 580 miliardi. Circa 240 sul Target2 il resto principalmente in capo alle banche. 
La situazione è molto simile a quella della crisi dell'Est Asia, in cui, sebbene i bilanci pubblici fossero buoni, il deficit di CA non così esplosivo, la rivalutazione del dollaro sullo Yen, la successiva perdita di competitività, la fuga speculativa ed infine il deprezzamento, portarono a quello che Krugman ha chiamato Balance sheet effects
In questa tipologia di crisi, quando se ne vanno i capitali a breve e la valuta si deprezza (quindi l'entità dei debiti esteri aumenta), le banche si trovano a dover liquidare gli assets e comprimere gli impieghi, dando il colpo di grazia all'economia reale, precedentemente provata dalla perdita di competitività. 
Infatti, a seguito della svalutazione la crisi in est asia peggiorò, anche se gli Stati erano fondamentalmente sani e il sistema aveva recuperato competitività attraverso la svalutazione. Solo i prestiti internazionali del FMI e una swap line della FED stabilizzarono la situazione in Sud Corea ed Indonesia. In Thailandia invece la cosa fu risolta, con minori danni e senza un finanziamento ponte dall'estero, con il blocco dei capitali. Ma quest'ultima soluzione, come ti dicevo, credo sia poco percorribile (politicamente) per noi.
c) Quanto poi al contesto finanziario/fiscale, posto che gli USA (ma anche GER e FRA) non ci faranno uscire da soli imponendo un blocco dei capitali, credo che il livello dei tassi giochi comunque a nostro favore
Quello che si dice degli USA, sulla loro ripresa, è molto esagerato. Hanno sicuramente seguito una strada migliore della nostra, ma dal punto di vista della domanda interna hanno ancora molto da fare per ristabilirsi e poi c'è l'incognita di cosa potrebbe succedere al mercato finanziario con questo livelli di valutazioni. I tassi staranno bassi per molto tempo e se son bassi in USA saranno molto bassi anche qua da noi (euro o non euro).

Ci si pone quindi il problema negoziale, di difficile risoluzione, di "chi", e specialmente, a quali condizioni geo-politico-economiche, possa intervenire a darci  il sollievo finanziario in valuta estera (spendibile) sui debiti commerciali a breve, ma, combinando l'insieme dei fattori finora illustrati, in un arco di tempo tra gli 1 e i 3 anni. Escluso, allo stato, dopo le ennesime "mosse" di Draghi che gli USA (FMI) siano disponibili ad assecondare una nostra attuale uscita unilaterale. 
E' probabile che, superata la forchetta temporale suddetta, gli USA, preso atto della linea fallimentare imposta incoscientemente all'UEM, e forse, ancor prima, astretti dalle difficoltà relative alla propria situazione economica interna (specie in caso di nuova bolla finanziaria incombente), possano tentare un intervento stile crisi dell'East-Asia. 
Ma rimane il problema che i tempi di tale "forchetta" non sono compatibili con l'emergenza distruttiva delle politiche contrarie all'interesse nazionale che nel frattempo i nostri governi attuerebbero con zelo, accelerando lo smantellamento del nostro modello produttivo "specialistico", senza averlo in alcun modo sostituito altro che con riforme del mercato del lavoro e svendite di assets adottate nell'esclusivo ed obiettivo interesse straniero.

Mi si dirà che, ogni genere di problema, in questo contesto, sarebbe attenuabile, se non bilanciabile, attraverso il pieno recupero della sovranità monetaria, cioè attraverso la ripubblicizzazione della nostra Banca centrale, che potrebbe soccorrere in modo decisivo gli istituti bancari soggetti a stress da liquidazione delle posizioni debitorie in valuta estera: probabilmente, ricorrendo ad un'ampia monetizzazione, di sostegno al sistema bancario, ciò sarebbe in buona parte possibile. Ma a prezzo di forti interventi della stessa BC a sostegno del cambio della nuova "lira", cioè alzando i tassi di interesse e vendendo le riserve valutarie (e di oro, a sapere, nel frattempo che fine abbiano fatto).

C. Tutto questo (già in sè infarcito di variabili che lo rendono piuttosto complicato)  ci riporta all'aspetto sub C, cioè  alla elaborazione di un modello che guidi la effettiva ripresa italiana.
Per non tacere di nulla, è chiaro che il quadro sarebbe semplificato, ma non interamente risolto, dall'auspicabile subentrare di un euro-break concordato; primo perchè questa stessa soluzione non si sa, anch'essa, "quando" potrebbe  effettivamente concretizzarsi, - e l'Italia è impegnata in una corsa contro il tempo per la sopravvivenza-, secondo perchè, anche in questo caso i crediti esteri a breve costituirebbero comunque un problema di difficile soluzione. 
Anche se, va detto, in tal caso "meno" angosciante: Arturo ci ha giustamente rammentato le precisazioni di Nordvig. E cioè, maggior facilità di un accordo sul controllo della circolazione dei capitali, sulla reintroduzione di un ECU-2 in cui ridenominare i crediti intra-UEM, e, in generale, sulla rinegoziazione, equamente suddivisiva delle perdite, tra i paesi creditori e quelli debitori. All'interno di questa ipotesi si inscrive quella, di compromesso "più ragionevole", dell'uscita tedesca e paesi core, con mantenimento dell'euro-med, per capirsi.

Siccome però il problema è quello dell'immediatezza-tempestività dell'applicazione di tale modello "italiano" di uscita dalla crisi, proviamo a prefigurarlo almeno come esercizio di sensibilizzazione e di diffusione di soluzioni praticabili (attenzione: sicuramente, è meno velleitario dell'idea stessa di sperare in un cambio di direzione dei nostri governanti, o della governance UE, ed è sicuramente più utile sul piano teorico).
Per dare un volto alle linee generali di questo modello, ricorriamo proprio all'analisi di Cesare, che, appunto, è l'ideatore della formula "facciamoci buttare fuori".

C.1.- Rammentiamo, per tenere il filo del discorso, che tale formula gode comunque di una ragionevolezza di timing, dovendosi considerare il presupposto che l'area-euro sia comunque destinata a naufragare e metterlo in relazione coi tempi di una procedura di infrazione condotta su esercizi di pubblico bilancio che, nella migliore delle ipotesi, partirebbero nel 2015.
La procedura di infrazione ai sensi dell'art.126 TFUE, infatti, potrebbe essere attivata, al di là di precedenti warnings della Commissione nel corso del 2015 (che avrebbero valore di mere anticipazioni non ascrivibili al corpo legale della procedura formalmente intesa), solo allorchè fosse constestabile la effettiva violazione del limite di bilancio. 
Quale che esso sia per il 2015. 
E cioè anche se dovesse ritenersi vincolante - nei misteriosi e ormai incontrollabili criteri seguiti dalla Commissione: come dimostra il caso Francia- per il 2015 l'obiettivo di deficit, inferiore al 3%, indicato nel DEF del governo Letta (e nell'ultimo DEF di Padoan). O l'immediato pareggio di bilancio (cosa de facto ormai molto improbabile).

E ciò anche se dovesse ritenersi immediatamente applicabile l'art.9 del fiscal compact che, a ben vedere, include nella procedura ex art.126 TFUE (e del successivo art.260, come vedremo), il nuovo parametro della riduzione di un ventesimo all'anno del rapporto debito/PIL (che sarebbe peraltro molto più probabilmente violato PROPRIO SEGUENDO LE INDICAZIONI DELLA COMMISSIONE! E sul punto basta vedere l'andamento del debito/PIL conseguente all'austerity impostaci).
Insomma, sia sotto il criterio del deficit-indebitamento pubblico che per quello della riduzione del debito/PIL, la procedura potrebbe legittimamente avviarsi solo nel 2016.
La Commissione, inoltre, nel subentrato quadro posto dallo stesso trattato del c.d. "fiscal compact", potrebbe applicare una sanzione pecuniaria "non superiore allo 0,1% del...prodotto interno lordo", ipotesi che dovrebbe assorbire, per il principio di specialità (se in UE esiste una logica giuridica), ogni diversa commisurazione operabile in base alle previsioni dell'originario art.126 (e del protocollo 12 in materia di procedura per disavanzo eccessivo).
Inoltre, l'applicazione della sanzione andrebbe richiesta dalla Commissione alla Corte di giustizia europea (CGUE) e da essa fatta applicare, in caso di mancata ottemperanza, in base a successivo ricorso della stessa Commissione ai sensi dell'art.260 TFUE sopra citato.

Analoghe considerazioni possono svolgersi:
a) sull'applicazione del "vecchio" sistema sanzionatorio dell'art.126 TFUE, cioè comminatoria diretta della  "ammenda adeguata" (sempre peraltro in decimali di PIL) da parte della Commissione, in caso di ritenuta prevalenza della violazione del limite previgente del 3%: anche in tal caso, infatti, si dovrebbe ricorrere a una pronuncia applicativa della CGUE;
b) rispetto ad eventuali singoli atti legislativi che, in attuazione di una politica economico-fiscale italiana divergente dai diktat ("raccomandazioni") di UE-Consiglio-Eurogruppo,  fossero ritenuti incompatibili con il diritto comunitario, dovendo seguirsi la procedura di infrazione ordinaria coi suoi tempi e con la successiva proposizione di ricorso da parte della Commissione (come si può vedere ad es; per i crediti delle imprese verso la p.a. e per la situazione "carceri");
c) alla auspicabile, e anzi coerente, proposizione di ricorsi da parte dell'Italia che si opponessero agli atti della Commissione (sia "raccomandazioni ufficiali, sia diffide di contestazione di infrazione su singoli atti legislativi, sia applicazione di sanzioni dirette), affermando, a mero titolo esemplificativo:
          1) la contrarietà degli atti stessi ai principi fondamentali della nostra Costituzione, ai sensi degli artt.11 e 139 Cost. (come usa fare la Germania, e come ha fatto il Portogallo attraverso dirette pronunce della propria Corte costituzionale);
           2) la violazione discriminatoria del diritto comunitario da parte degli organi UE (Commissione e Consiglio in primis) sul deficit prolungato consentito alla Francia, che non ha mai preannunziato di poter rispettare nemmeno i termini della moratoria ampiamente concessagli (ed analogamente, per Spagna o Irlanda, rispetto ai rispettivi deficit);
                  3) la ampiamente dimostrabile violazione tedesca - e della Commissione- ai principi del trattato sull'obbligatorio coordinamento delle politiche economiche, sociali e del lavoro, nonchè sulla violazione del divieto di restrizione delle importazioni e di "aiuti di Stato" considerati correttamente all'interno della moneta unica (alterazione intenzionale dei tassi di cambio reale, mediante misure fiscali di assistenza e di credito);
      4)  la persistente applicazione, in base alla dichiarazione n.49 allegata tutt'ora ai trattati, della golden rule, rispetto alla regola del deficit, per programmi di investimenti compensativi degli squilibri occupazionali e produtti del Mezzogiorno e delle Isole (cosa che riaprirebbe pur sempre ampie prospettive di produzione di beni strumentali e di ripresa dell'occupazione e della domanda interna per tutta l'industria nazionale).
Insomma, ce ne sarebbe in abbondanza per mantenersi non solo all'interno della moneta unica (neutralizzando con un'accorta resistenza persino i poteri cautelari della CGUE ante decisione finale), ma anche per allungare per anni la stessa concreta applicazione di eventuali sanzioni, la cui misura, rispetto ai vantaggi di crescita che si potrebbero avere mutando decisamente politiche economiche e fiscali, sarebbe comunque trascurabile!

29 commenti:

  1. Salve!

    Articolo molto denso e interessante.
    Ho tuttavia alcuni dubbi. Posto che questo sistema monetario sia quanto di più sciagurato per il popolo italiano (ed europeo) ci potesse essere e che quando ci si libererà da questa soma non sarà mai troppo tardi.
    Ma, leggo: "I debiti a breve sull'estero sono 580 miliardi. Circa 240 sul Target2 il resto principalmente in capo alle banche."
    Se il Target 2 è il sistema di "regolamentazione" delle transazioni bancarie intra € cosa significa "240 sul Target2 il resto principalmente in capo alle banche"?
    Siamo poi così sicuri delle cifre? Il T2 è un sistema molto complesso e con alcuni bug ab origine tali per cui, a sensazione, dagli LTRO qualcosa a livello di commistione tra debito pubblico e privato è successo. Fino a quando non trovo uno studio rigoroso su cifre ed eventi fatico a prendere per buona qualsiasi quantificazione.
    Infine, MES e altre iniziative a compartecipazione italiana non erano, e sono, una mini garanzia per la Germania, in caso di €break e conseguente svalutazione di loro crediti?
    Infine, la strategia del "facciamoci buttare fuori" presupporrebbe o una rappresentanza politica ed esecutiva pronta a sposarla, o un potere di controllo tipo corte costituzionale tedesca (e portoghese) che in Italia non esiste o, per disperazione, una serie di corpi intermedi negli ingranaggi dello stato unanimemente ed armonicamente concordi in essa e nella sua attuazione.
    La vedo un poco difficile.
    Ringrazio per attenzione concessami e mi scuso in anticipo per eventuali strafalcioni.

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    1. Perplessità e difficoltà tutte condivisibili e in effetti, a ben vedere condivise in questo post e, come potrai constatare, nella seguente Parte II.
      Sui crediti target 2 e sulle garanzie: d'accordo, ma proprio per questo aspettiamo (com'è in fondo realistico prevedere) che nel breve periodo sia la probabile fuoriuscita tedesca o francese a porre il problema in una cornice negoziata più "malleabile" (oddio, con la nostra classe politica, "contra Italiam"...ma vabbè).

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    2. LBC, innanzitutto, e mi scuso per non averlo fatto prima, le esprimo tutta la mia stima.
      I miei dubbi vengono da una volontà di capire, piuttosto forte e fagocitante, come uscire da questo incubo €cratico e ordoliberista.
      Crediti/debiti e T2 sono importanti, a mio parere, per capire bene "come stiamo messi" nei confronti della Germania. Solo avendo chiara la situazione, alquanto intorbidita dalle consuetudini bancarie e finanziarie, potremo delineare chiari percorsi per il futuro. E soprattutto per la nostra autocoscienza e autostima contra l'antitalianismo autorazzista ormai imperante.
      Ma, anche qui. Francia o Germania potranno uscire a breve termine?
      Intanto c'è da mettersi d'accordo sulla quantificazione temporale del breve termine. Per la Francia sono le presidenziali del 2017. Per me è un'eternità. Per i tedeschi, stanti le ultime mosse della BCE e la conseguenza risposta dei mercati che ha sostanzialmente confermato la quotazione di € su dollaro, con l'immissione di limitate quantità di liquidità limitate a loro volta ai consumi, un po' come curare la pressione alta con le sanguisughe, può stallare, con sfumatura peggiorativa, la situazione per almeno, guarda un po', due anni.
      Ma due anni ce li possiamo permettere?
      Possibile che neanche un vagito di autocoscienza arrivi da quella che una volta era la classe imprenditoriale italiana? Lei che è addentro, possibile che molti corpi intermedi dei vari poteri dello stato non abbiano coscienza della insostenibilità di questa situazione?

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    3. Questa https://twitter.com/francelenzi/status/471999155540606976 è la posizione patrimoniale sull'estero. I debiti nel sistema di pagamento TARGET2 (eurosystem) sono in capo a Banca d'Italia. Le banche hanno invece altre tipoligie di debito estero. LTRO non sono debiti esteri perchè non erogati da BCE, ma sono a bilancio BdI. Sul database BdI ci sono poi i dati aggiornati al settembre 2013 sui debiti a breve dei vari macrosettori, e son quelli che ho citato.

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    4. Francesco grazie: non avevo motivo di dubitare dell'esattezza delle tue indicazioni: le mie, ma anche le tue, perplessità riguardano la sostenibilità del rientro dei debiti esteri bancari-commerciali (se è esatta questa qualificazione) per i suoi effetti sul sistema già provato dal credit crunch ..

      Le posizioni LTRO non mi pare siano un ostacolo dato che si tratta di liquidità in partenza temporanea, che ha dato luogo a plusvalenze e rendimenti che ne consentono ampiamente una compensazione non traumatica.

      @Nonso se tu.
      Quanto alla impossibilità di uscita per Francia e Germania cioè, alla fine, per tutti quanti, a breve termine, il post già risponde: la forchetta va da 1 a 3 anni.
      E poi, sì: non ce lo possiamo pemettere, ma, al tempo stesso, nè la classe imprenditoriale (per via del ragionamento sul breve relativo alle importazioni e dell'aspettativa sulla deflazione salariale e fiscale) nè i "poteri dello Stato" hanno, a mio parere, le risorse culturali per rendersi conto sul serio della assoluta gravità della situazione
      .
      L'ho detto e ripetuto: come pure che le mosse di Draghi non possono incidere decisivamente sul cambio €/$, ma semmai, in prospettiva "sperata" (dagli USA) sugli asset tedeschi, come ci ha acutamente spiegato Francesco, per creare reflazione da "effetto ricchezza".

      L'opinione espressa nel post è che ciò sia molto incerto e che, piuttosto, i tedeschi potrebbero farsi 2 calcoli e chiudere i giochi di loro iniziativa: ma mica possiamo contarci.
      La stessa maggioranza parlamentare francese attuale, resa "fantasma", potrebbe portare a elezioni anticipate e ad una coabitazione esplosiva con l'Eliseo: se il CAB e la disoccupazione peggiorano ancora, nessuna forza poitica francese vorrà scomparire per lasciare a MLP totalmente il campo.
      .
      Per questo è partito questo post: nell'augurio di aprire un dibattito PER IL NOSTRO IMMEDIATO INTERESSE E SU CONDIZIONI IMMEDIATAMENTE PRATICABILI (non necessariamente agevoli), che si espanda, mettendo le carte in tavola e "vedendo" che non sono più buone neanche per bluffare.

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    5. Ciao Francesco.
      Vorrei, se possibile, link a fonte dei dati.
      Ma provo a fare un ragionamento. Di quei 234 mil di debito T2, una parte sarà verso €zona, principalmente Germania, una parte verso extra€. Il debito verso Germania, di conseguenza sarà una parte verso imprese tedesche, la maggior parte, una parte maturato per acquisti extra€. Non sono in grado di quantificare, ma ipotizziamo: 150 verso tedeschi (e affini) e 84 verso USA, JAP, KOR...
      Il debito 150 verso i tedeschi non è fittizio? In realtà chi è a monte delle varie transazioni ha già ricevuto il suo pagamento. E questi soldi o sono andati ad acquistare obbligazioni di banche ad es italiane oppure titoli di stato ad es italiani, oppure sono parcheggiati in Bundesbank. Quindi loro, se possono vantare credito è dove BdI ha preso a prestito per acquisti fuori UE.
      Di questi 234 in teoria 150 sono già arrivati ai tedeschi. Gli altri 84 non sono a carico di finanza privata ma a banche centrali.
      Per quanto riguarda LTRO, a me risultava che fossero prestiti erogati da BCE a banche private. Se sono passati attraverso la BdI questi non hanno comunque generato un debito target?
      Per questo dico che a me non tornano alcuni conti. Ma probabilmente sbaglio da qualche parte. Nel caso correggimi.

      LBC. Facendo vincolismo esterno, vero è anche che però l'anno prossimo ci sono le politiche in GB. Cameron sta già riposizionandosi per disarmare Farage. Se non è un bluff, e certi rumos con la Merkel non sono teatro, vedo speranze a breve termine più da quella direzione.
      Il PS francese e affini se può non essere contento allo stesso tempo andare ad elezioni nel breve rischierebbe una Waterloo. La vedo difficile. E poi, anche loro sono Pude, temo.
      Per il nostro immediato interesse...se non vogliamo piangerci addosso per come gli italiani siano brutti e culturalmente arretrati, la prima cosa che dovremmo fare è un'autocritica su quello che non ha funzionato fino ad ora. Mi riferisco al voler perdere dentro organizzazioni politiche esterne per non tentare di vincere con le nostre forze. Io non conto nulla e mi si dirà che sono di quelli che civuoleunpartito eccetera. Magari sbaglio anche, ma imho si perde un'opportunità. Se la forbice come scrivi arriva a tre anni, nel frattempo non possiamo stare semplicemente a guardare sperando che qualche grosso calibro politico si svegli. Perché potrebbe darsi che non si svegli mai.
      Una cosa concreta che si potrebbe fare è un bel gioco collettivo. Simulare le varie situazioni di €exit e provare a prevedere tutte i casi con possibili soluzioni dai vari punti di vista (industriale, politico, finanziario, giuridico...). Ma sarebbe una faticaccia.

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    6. Si, sarebbe una faticaccia. Credo però che senza questo sforzo sia impossibile distillare un percorso chiaro e organico di uscita. Vincerebbero sempre e comunque quelli delle " cavallette, cariole di soldi per andare a fare la spesa, la benzina a 10 euro al litro etc.etc.etc. ..."

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    7. La simulazione giuridica, per quelle che sono le umane capacità di previsione nell'inestricabile disciplina dei trattati, è già compiuta in questo post per linee essenziali. Ma non di meno, significative; se non altro perchè nessun altro l'ha tentata prima, cognita causa, in questi termini coscienti sia dei meccanismi dei trattati che della situazione macroeconomica (nel caso provare a rileggere il post, con
      LINKS e NORME a cui rinvia, respirando profondamente).

      Dal punto di vista politico, egualmente, le ipotesi sono contenute in questo e nel PROSSIMO POST (Parte II); d'altra parte, per chi segue il blog, o ha almeno provato a aggiornarsi sul percorso di orientamento (inclusa la c.d. ipotesi frattalica), non dovrebbe essere difficile prendere atto delle MOLTEPLICI variabili via via qui analizzate.
      Poi, su questo piano, nessuno ha la sfera di cristallo e ogni simulazione dettagliata sarebbe velleitaria.

      Sul piano industriale, prima di fare i diffidenti, attenderei almeno la stessa Parte II. Sapendo che comunque sarà un'indicazione di LINEE DI MASSIMA, suscettibile di essere affinata con ben altri mezzi e riflessioni.
      SI tratta pur sempre di un avvio, ma, al tempo stesso, già risulterà molto più CONSISTENTE e COSTRUTTIVA di qualunque PROGRAMMA con cui ha ottenuto la fiducia un QUALSIASI GOVERNO degli ultimi 20 anni.
      Questo lo rivendico fin da ora: se poi sapete fare di meglio e di più "profondo" (anticipando un lavoro che con Cesare ED ALTRI approfondiremo comunque), fatevi sotto e elaborate. Qui è un luogo aperto ai contributi.
      Però bisogna conoscere sufficientemente quanto finora esposto su questo blog...

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    8. LBC, leggendola da tempo e avendo qualche minima dimestichezza con l'humus culturale che anima le sue dense elaborazioni, e mantenendo immutata la mi stima, vorrei altresì umilmente evidenziare come, a mio modestissimo parere, dopo le elezioni europee qualcosa debba e sia cambiato. Ma mi fermo e non procedo oltre.
      A mio inutile parere, ad esempio, l'ipotesi frattalica è una delle diverse ipotesi potenzialmente in questa fase ipotizzabili. Sicuramente non conterà nulla, ma io credo che paradossalmente ci possano essere scenari in cui l'Italia, vincolismo esterno per vincolismo esterno, possa essere "salvata" da Russia e Cina...il bello è che lo ipotizzo partendo dalle sue stesse analisi di partenza.
      Mi sono preso la responsabilità di inserirmi in questi commenti prendendo atto del suo appello a mettersi insieme per costruire insieme. Ciò presuppone che non di diffidenza si debba parlare ma di "dubbio" meramente razionale o analitico.
      Mi ripeto, dopo le europee e il conseguente fallimento, o mezzo fallimento, o successo interlocutorio, per me le cose sono cambiate. Se posso prendo da tutti, interagisco con le mie per quanto mi è possibile, ma i miei "dubbi" non mi esimo più dal manifestarli. Non accetto più acriticamente percorsi e indicazioni ma seguo le mie "filame".
      Continuerò a leggerla, a prendere dal suo ottimo lavoro e a pensare con la mia testa (vuota).
      MI scuso per lo sfogo e la ringrazio per lo spazio concessomi. E mi taccio.

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    9. Ma no, non si taccia. Anzi.
      In questa sede qualsiasi aggiornamento dell'ipotesi frattalica è sempre apprezzato.
      In molti, nei commenti sui vari "aggiornamenti frattalici", hanno svolto analisi evidenziando i fatti per loro significativi, apportando intuizioni che sono state inglobate nella generale riflessione qui svolta.
      Che è sempre perciò dialogata, su analisi "compiute" che, più che porre dubbi e interrogativi, provano a formulare previsioni e risposte concretamente ragionate...

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    10. @Nonso Setu
      Ci sono diverse cose nel suo commento che non mi tornano , sicuramente per mie lacune : visto che l'argomento è spinoso ed interessante , riporterò i passi che nn mi tornano , specificando perchè e chiedendo delucidazioni
      Lei dice
      "Di quei 234 mil di debito T2, una parte sarà verso €zona, principalmente Germania, una parte verso extra€. Il debito verso Germania, di conseguenza sarà una parte verso imprese tedesche, la maggior parte, una parte maturato per acquisti extra€. Non sono in grado di quantificare, ma ipotizziamo: 150 verso tedeschi (e affini) e 84 verso USA, JAP, KOR..."
      Questo pezzo nn mi convince per due mie lacune : la prima è che ero convinto che il saldo T2 rappresentasse un debito verso la BCE , nn verso specifici paesi ; la seconda convinzione è rappr.ta dalla mia convinzione che il T2 rappresentasse "la clearing house" intra-UE , e quindi nn capisco che c'entrano le posizioni verso USA etc .
      Altro dubbio è circa
      "Per quanto riguarda LTRO, a me risultava che fossero prestiti erogati da BCE a banche private. Se sono passati attraverso la BdI questi non hanno comunque generato un debito target?"
      Di nuovo , restando alla mia probabile lacuna informativa circa il T2 , non capisco perchè l'erogazione di prestiti agevolati da parte della BCE debba rientrare nella logica di "clearing house intra-UE"

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    11. @Stefano
      Per il tuo primo "dubbio", niente di mio, ho solo esposto analisi di tempestaperfetta, di H.W.Sinn e di altri.
      Per il tuo secondo "dubbio", che gli LTRO siano dall'una, T2, o dall'altra parte, finanziamenti diretti, non si scappa, teoricamente dovrebbero stare in quei 580 Mil. Domanda: quanti LTRO sono andati a banche italiane? Domanda: se € e BCE saltano domani, a chi li dovresti restituire?
      Se vai al mio primo commento, capisci che i miei sono dubbi come i tuoi, rispetto ai quali non sono in grado di dare risposte precise ma che, imho, sono essenzali.
      Se sono 580 è un conto, se possono essere 250/350 è un altro...sempre nell'ottica di un ragionamento concreto su scenari e linee guida da seguire in caso di fine dell'€.
      Per me, a sensazione, il problema di una crisi di finanziamento al settore bancario in caso di changeover, è secondario rispetto ad altri problemi, in primis quello della classe dirigente politica.
      Ma ripeto, io non sono nessuno, quindi prendi i miei ragionamenti per quello che sono: niente.

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  2. IL GATTO NERO
    (intervallo natural/mente OT/C, per la serie “acquisti”)

    Ci sarebbe da tirare la giacchetta consapevole e competente del grande Francesco Lenzi per considerare le ultime occhiate vitree del “drago” che guarda l’ “amato” gatto nero prima di cavargli un occhio per poi appenderlo ad un ramo.

    Su come andrà a finire è scritto anche – da leggere per annoiate “chiappe chiare” al sole azzurro o negli intervalli di quelli costretti a confrontarsi con la “durezza e asperità” del pane e delle pene – nello sciacquo incredulo di “coscienza” del romanzo lisergico di E A Poe.

    All’inizio eravamo tutti uomini per bene che amavamo gli animali .. ma poi dopo aver sentito “boschi cedui” narrare che tra i motivi delle “riforme” c'è anche la mancanza delle parole “trasparenza” e “onestà” nella Costituzione ... beh, qualche riflessione s’ha da fare.
    :-)

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    1. Hai ragione (e non di rado) Poggio: la vanità sproloquiante di certe parole in libertà sul testo costituzionale meriterebbe una rieducazione accelerata. Quantomeno la lettura del "Principe senza scettro" di Lelio Basso con pubblica interrogazione finale.
      In un "paese normale"...

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    2. ot/c
      del Lelio interrogante sul "senza scettro" chiedo il link

      Le "mie" non son ragioni ma ragionevolezze che, insegnate e trasmesse, s'hanno ancora da essere narrate "trasmesse" . .
      Alcuni dimenticano, altri ricordano, e quando imapri la Lettera e il Numero s'impara la lettura e il far di calcolo (.. non solo renale ma pineale)

      ps: un abbraccio pubblico e il chieder venia d'interventi poco "tecnici"

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  3. Ho trovato questo scritto anonimo..un po provocatorio ma preciso,sperando possa essere a contributo,e non frainteso:

    Sopra un certo livello, e cioè a livello professionale, la convenienza per l'Italia a uscire da EUR è un fatto certo, non è cioè una cosa dubbia, o una cosa discutibile, e nemmeno una cosa poco trattata.
    Sui giornali, blog, TV ecc.. è discutibile, e anche da economisti che magari fanno propaganda per uno o l'altro carro, ma non è professionalmente nemmeno discutibile. Dal punto di vista economico-finanziario.
    Poi politicamente è un'altra storia.

    Ci sono molte analisi complete, da anni, e sono decine di pagine ognuna, di scenario.
    Chi le fa intanto? Le fanno le più grosse banche Internazionali.
    La gente confonde un po', cioè probabilmente non lo sa, e immagina "l'economista famoso" che dice....ma questo non conta molto in realtà, o conta solo per un comparto limitato.

    Questi sono lavori di staff giganteschi che solo le banche primarie (o le Banche Centrali) hanno, e cioè macro e micro economisti, settoristi, analisti finanziari e specialisti per credito/reddito fisso/ azionario/obbligazionario/cambi/commodities ecc..e dentro ci sono ex Governatori di Banche Centrali ed ex Direttori Generali, anzi quelli che non ci sono allora è perchè sono in carica attualmente a FED, BCE ecc..e poi ritornano lì dentro e così via.
    Sono le uniche che con centri studi e centinaia di analisti e sedi in ogni singolo Paese con staff di specialisti per ogni singolo settore e con una mole impressionante di dati possono fare queste cose con una visuale completa.

    Sono quelle che hanno fatto gli advisors per le privatizzazioni, per fare lo stesso EUR, sono quelle che hanno creato tutti i mercati in Cina e il passaggio da NDF a CNY convertibile, e sono i consiglieri della politica monetaria Cinese ecc...

    E in più sono i dealer di mercato, non è che dicono solo "opinioni". E infatti sono poi determinati i rischi Paese dai mercati, sono quotati, non sono "opinioni" ed è quotata l'uscita ad esempio dagli stessi CDS sovereign per semplificare qui al massimo.

    se uno prende i soli analisti di azionario, ne trova migliaia impiegati e per ogni singolo Paese uno staff per ogni singolo comparto, automobili, farmaceutica, meccanica, grande distribuzione, informatica ecc...Tutti i settori. E così obbligazionario, trova 10 che fanno solo monetario, altri che fanno solo i 2 anni per ogni Paese, altri solo swap altri i CDS ecc....e sono attaccati con il Tesoro e Banca Centrale di ogni Paese perchè sono loro i primi prenditori dei titoli. Sul credito è uguale, su materie prime è uguale, sui cambi è uguale.
    Questo per dire che le analisi poi di uscita da EUR sono di un altro livello. Quando il Tesoro emette qui i BTP chi credete che siano quelli grossi che li comprano nel mercato primario? Cioè quelli ammessi alle aste?
    Quelle grandi banche sono. E quando si parla di FED in USA in realtà si dovrebbe parlare più propriamente di un sistema unico FED, JPM, Morgan Stanley, Goldman Sachs, B.of A., Citigroup perlomeno. Quindi quelli sono. E sono di un altro pianeta e detto malamente dominano i mercati e hanno proprietà e controllo di un pezzo non piccolo del mondo.

    Non è cioè il professorone o il professorino universitario, che magari anche collabora per la sua parte, ma si tratta di tutto un altro livello, un'altra complessità.

    Io ho accesso ad alcuni di questi studi, riservati ad Istituzionali cosiddetti, che differiscono un po' tra loro ma sono tutti concordi su alcune questioni, ad esempio che la massima convenienza è proprio per l'Italia a uscire, mentre il massimo danno è per la Germania e l'Olanda.

    Poi variano e variano gli scenari in funzione di diverse ipotesi considerate, però questo è il quadro di fondo. E lo è da anni e anni.
    Questi scenari sono aggiornati periodicamente. E sono come ho detto relativi a migliaia di variabili, economiche e finanziarie.

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    1. Una certa raccolta di "sunti" (?) di prese di posizioni del genere (grandi players finanziari), a parte la rassegna di Vocidall'estero, penso che nei "preferiti", spulciando in rete, ce l'abbiamo in molti.
      Certamente i dati completi nella loro "complessità" è meglio averli che non averli. E per tutti i settori interessati.
      Se intendevi in qualche modo parlare di una qual certa loro disponibilità-acquisibilità (in quanto lecito), scrivi alla mail in fondo (in "calce") alla homepage.

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    2. L'autore è Mincuo e partecipava al forum Come Don Chisciotte; l'articolo originale è questo: IO HO QUALCHE DUBBIO. Ricordo che Istwine ha interagito con lui su quel forum e Alberto ci informa che è un professionista, quindi ciò che scrive dovrebbe essere più che plausibile.

      Riguardo la disponibilità di studi così dettagliati agli outsider, sapendo cosa cercare (un titolo, qualche parola o frase particolare...) si può provare a vedere se è stato reso disponibile in rete da qualche parte (dubito, ma non si sa mai).

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    3. qualche tempo fa (2 anni fa circa ) uscì questo Game theory and euro breakup risk premium della bank of america merril lynch , che delineava proprio uno scenario del genere ; sicuramente voi lo avevate già letto , ed ancora più sicuramente non è il tipo di studio multisettoriale e "super affinato" di cui parlate , però se qualche lettore è interessato e se lo fosse perso , metto il link al pdf

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  4. Non posseggo la vostra stessa cultura economico/giuridica,
    ma proverò lo stesso a “farmi spiegato” ;)

    Il Sudamerica ha in corso un'unione economica (oltre al Mercosur che riguarda solo alcuni paesi),
    che assomiglia alla nostra ex CEE. Si chiama UNASUR o UNASUL (a seconda che sia detto in castigliano o in portoghese).

    Bene, vediamo cosa si prefiggono:

    (I 12 Paesi si sono impegnati inoltre a)
    eliminare tutti i dazi doganali per i prodotti comuni entro il 2014;
    eliminare tutti i dazi doganali per i prodotti "pericolosi" (armi, esplosivi...) entro il 2019;
    stabilire un Parlamento comune, una moneta comune e un passaporto unico entro il 2019;
    coordinare le politiche in campo agricolo, diplomatico, energetico, scientifico, culturale, sociale e in altri ambiti.

    In base agli accordi raggiunti a Brasilia, la sede ufficiale della CSN sarà stabilita a Quito (Ecuador), mentre la Banca Sudamericana verrà stabilita aBrasilia (Brasile).

    Altri dettagli qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Comunit%C3%A0_delle_nazioni_sudamericane

    Passiamo all'Asia.
    Secondo questo articolo (illeggibile), http://www.gazeta.ru/business/2014/06/02/6056977.shtml
    della GAZETA russa,

    a seguito dell'accordo firmato lo scorso Maggio, Russia, Kazakistan, Bielorussia e poi Armenia e Kirghizistan, dovrebbero entrare a far parte di un'unione commerciale che prevede

    “la libera circolazione di beni, servizi, CAPITALI e MANODOPERA” così come “la applicazione di una politica coordinata, coerente e uniforme in tutti i settori dell'economia”
    e stipula “una politica monetaria concordata”.

    Secondo RUSSIA TODAY (http://actualidad.rt.com/economia/view/130032-union-economica-euroasiatica-moneda-comun?utm_content=buffer97021&utm_medium=social&utm_source=twitter.com&utm_campaign=buffer)
    questo accordo fa da preludio ad un'unione monetaria,
    anche se “il governo russo si astiene a commentare quando avrà inizio la circolazione”.

    So che la formazione di megablocchi continentali a moneta unica è cosa lontana nel futuro e sfiora nel complottismo, ma a questo punto mandatemi su Marte: voglio morire in un pianeta dove non è previsto un governo mondiale con un'unica moneta mondiale.

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    1. Quello che le tue fonti "descrivono" è l'obiettivo finale liberista : eradicare ogni "barriera" di protezione frapposta fra "leoni e agnelli" . Questa è l'essenza del liberismo : nella sua mistificazione politica , si prefigge l'obiettivo di togliere le barriere che separano l'oligopolista dal "suo" mercato di sbocco , così facendo acquistando "efficienza" e "competitività" . non passa inosservata la smaccata incongruenza nevvero ? Ed invece sì , la totale assenza logica del liberismo , che vuole tutto in competizione , tranne "ciò che gli compete" , è un tabù che non va neanche nominato ... in pubblico
      ipocrisia , becera e meschina ipocrisia
      ps: non c'è nessun complotto , si chiama "convergenza evolutiva"

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    2. probabilmente, anche nel malaugurato caso in cui le forze anti-sistema non dovessero riuscire a imprimere la svolta desiderata.... "basta" aspettare il crollo della civiltà industriale e questa tendenza mondialista in ogni dove sparirà...che l'oligarchia lo voglia o meno.

      crollo che secondo me, se questa oligarchia resterà al comando proseguendo su questa strada, è probabilmente inevitabile e si estenderà gradualmente anche ai paesi forti.

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  5. agevolo questo pezzo....all'ultimo incontro tra i "partner europei" e Obama per le celebrazioni del D-day....quello cui sono stati esclusi Cina e Giappone per intenderci....quindi quello dove si parla di come si gestisce l'europa....il rappresentante per l'Italia invitato è stato Napolitano. non Renzi. Napolitano. mentre Merkel, Hollande, Cameron c'erano.

    Questo dà bene l'idea di chi veramente regga le fila del gioco in Italia e di quanto le sparate di Renzi sul "cambiare verso all'europa" siano o balle dette per ottenere consenso....o speranze velleitarie con cui il bomba fiorentino è destinato a schiantarsi prestissimo.

    ah ovviamente nei tg questa cosa manco per sbaglio che è stata detta. meglio parlare delle promesse di daspo ai corrotti del mose di venezia :D

    presto sarà evidente a tutti come Renzi in europa conti quanto il due di bastoni quando briscola è coppe. anche qui si può riproporre quel che ho letto sopra: preferirà Renzi perdere nella UE piuttosto che tentare di vincere fuori da essa?


    http://www.ilgiornale.it/news/interni/boicottaggio-leuropa-non-ha-gradito-sparate-tipo-ora-1024860.html

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  6. Salve,

    e grazie per questi preziosissimi contributi. Più volte qui e altrove ho letto che, giustamente, forse sarà la Francia che s'alzerà dal tavolo dell'Eurozone.
    Vorrei chiedere se, oltre Saphir, quali sono, se esistono blog cugini transalpini come questo o quelo di Bagnai.
    Grazie e buon lavoro
    M. Bonicelli

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    1. Ma lo sai che non lo so? Seguo solo Sapir (comunque un grande contributo).
      Ma credo che lui stesso sappia che la ricchezza di offerta di "voci" che c'è in Italia non abbia paralleli in Francia. Però, in effetti, hanno concretizzato il nuovo corso di Marine Le Pen, dunque sono concretamente avanti sul piano politico...

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    2. Ciao, Michele. Ti dico quelli che, tempo permettendo, seguo io: il blog di Lordon su Le Monde diplomatique, il blog di Berruyer (molto ricco di notizie e analisi), quello di Grandjean, quello di Coralie Delaume; su Herodote ti raccomando gli articoli di Emmanuel Todd. Ti segnalo anche un paio di blog più politici: quello del mitico J.P. "Che" Chevènement e quello di quella parte del Front de gauche che intende rompere con l'euro e con i trattati europei. Se capisci anche il francese parlato, ci sono alcuni video su youtube, come il dibattito Le Pen - Moscovici, davvero imperdibili. À tout à l'heure. :-)

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  7. L'iptesi del " facciamoci buttare fuori " di Cesare Pozzi mi aveva galvanizzato l'avevo anche inquadrata frattalicamente in una specie di 8 settembre , cioè quando ti accorgi che tutto è perduto cerchi di salvare il salvabile ! (Lei l'ha messa meglio citando Churchill ! )
    Fino a ieri sera ( ecco perchè uso l'imperfetto nel periodo precednte ! ) quando su rai uno va in onda un megaspottone , non volevo crederci ,sul TTIP e sulle magnifiche sorti progressive che ci attendono entrando in questo partnerariato , con filmato patinato annesso delle grandi città europee e americane piene di luci e di bellissimi panorami , roba che ti vien voglia di abbandonare la famiglia e partire subito all'avventura , che si concludeva con la frase "tutti insieme e bene accompagnati ". Ecco mi sono cascate le braccia , già siamo alla fase di propaganda pop . Fortunatamente un amico , dal nick icastico di jhon Ludd , ha così commentato l'attuale situazione macroeconomica : "ci fattori macroeconomici a favore di un euro forte ovvero in sintesi:
    1) saldo estero largamente positivo e in aumento mentre quello USA è negativo e in peggioramento
    2) politiche fiscali restrittive che riducendo la capacità di spesa dei privati impedisce sia la crescita dei consumi che quella degli investimenti, quindi meno euro nell’economia. Questo è tuttavia necessario e ineludibile perché nell’interesse dei paesi creditori.
    3) forte riduzione del credito quindi meno euro in circolazione mentre in USA il credito è in sensibile aumento quindi più dollari
    4) le banche europee NON HANNO CAPITALE, non prestano perché non possono oltre alla menzionata assenza di domanda (punto 2). Inoltre per quanto falsi, gli stress test esistono e le banche europee si guarderanno bene attorno prima di aumentare il proprio rischio
    poi c’è pure il resto:
    1) i cinesi si sono stancati del carry trade a senso unico causato dalla certezza da parte degli speculatori americani che lo yuan su dollaro sarebbe andato sempre in una sola direzione; è vero che si muovono per rafforzare il dollaro rispetto lo yuan ma comprano anche euro essendo l’Europa ancora più importante degli USA come mercato per le proprie merci. La banca centrale cinese ha mezzi assai superiori alla BCE per gestire il cambio. Non c’è proprio partita.
    2) i giapponesi con il loro banzai monetario non se lo faranno compromettere dai loro concorrenti a Berlino. Non c’è proprio partita.
    3) sono anni che la FED persegue la politica del dollaro debole, basta un nulla e la bilancia commerciale si inabissa. BCE contro FED ? Non c’è proprio partita.
    In generale il resto del mondo ne ha le PALLE strapiene della politica europea che è già costata un macello di denaro. Immagina un paese povero come l’India che finanzia l’FMI il quale butta i soldi nel salvataggio delle banche franco/tedesche… sono contenti ? No, infatti l’FMI è defunto, nessuno lo ricapitalizza più, non ci mancherà.
    Non ci sono santi… l’euro sarà forte sinchè non si romperà, presto o tardi i tedeschi dovranno negoziare con gli altri (gli ALTRI non siamo noi) la divisione dell’eurozona in modo relativamente indolore. Penso ci stiano lavorando, ma serve una solida ricapitalizzazione delle banche franco/tedesche. Penso che il riferimento storico sia quanto accaduto con i Brady Bonds dopo il crack del Sud America. Tutto venne tenuto in animazione sospesa sinchè le banche creditrici americane non furono abbastanza solide da potersi assumere le perdite. Nel frattempo il Sud America finì tritato da una crisi devastante. La differenza sta ovviamente nella scala e nel fatto che il gioco può funzionare solo se si riesce a tenere sott’acqua il sud Europa per almeno altri 5 anni, il che è possibile se non quasi sicuro. Il problema è la Francia, la cui implosione economica non era stata prevista.
    cioè… sono tutte manovre dilatorie… stanno pensando ad altro.
    pensieri miei naturalmente, tutte fantasie… " rimane però sempre la faccenda del TTIP che si da come per già conclusa e ratificata !

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    1. Alti e bassi eh? :-)
      L'analisi del tuo amico è in linea con quanto qui in linea generale sostenuto.
      Aggiungerei che oltre alla questione Francia c'è quella USA (ben scandita dal post di Francesco Lenzi).
      Insomma, la forchetta temporale "da 1 a tre anni" di cui al punto B del post, mi pare risulti piuttosto realistica (anche se la classe politica italiana, ben nutrita dal suo elettorato, appare ben oltre "i confini della realtà").

      Quanto al Ttip, la propaganda italiana, - quindi fiera di essere anti-italiana-, non può togliere che i francesi sono già ora fortemente contrari (perchè al loro welfare ed alla loro agricoltura ci tengono). Non credo che il Ttip passi senza colpo ferire prima di qualche annetto, andandosi cioè prima ad infrangersi sulla scadenza della "forchetta temporale".

      Poi può andare tutto male perchè l'UE-UEM è la più grande realizzazione storica e sociale della legge di Murphy (ma non può sempre andargli bene: le hai viste la facce?)

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