lunedì 7 aprile 2014

LA SPESA PUBBLICA IMPRODUTTIVA E MALTHUS AD USUM "PUDDINI"-SPAGHETTI TEA PARTY


1. Nella sorprendente (ma non troppo) rozzezza del dibattito sull'economia italiana, affidato essenzialmente a giornalisti e a "espertoni" che si esprimono perentoriamente in sede mediatica, è quasi divertente andare a verificare le origini storico-culturali della quasi totalità delle formule e degli slogan che infarciscono il ben noto (quantomeno per i lettori di questo blog) linguaggio pop, che costituisce il mezzo di controllo mediatico prescelto dall'ordoliberismo.
Cominciamo dal concetto di spesa pubblica improduttiva.

La sola formulazione di un'idea del genere affonda le sue radici in un pensiero che cercava di definire la nascente scienza economica a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo. E, beninteso, non era proposta come un proprium della non ancora definita categoria professionale degli "economisti", quanto invece era sostanzialmente considerata una sintesi attribiubile ad una particolare branca della speculazione filosofica.
Appoggiata talvolta ai "numeri", più frequentemente alla iniziale raccolta di dati statistici, questa forma di filosofia etica - cioè riguardante ciò che fosse propizio ed opportuno per il consorzio sociale umano-, fu recepita come una forma di pensiero volta a "promuovere il bene della società" (sono parole di Adam Smith, dalla sua opera magna, "An Inquiry into the Nature and the Causes of the Wealth of Nations", lib.IV, cap.2, p.584).
2. Ne abbiamo conferma in quello che non solo fu considerato il maggior elogio mai formulato su Adam Smith, ma che, tutt'ora, viene portato ad esempio del massimo apprezzamento esplicito da parte di un politico (si tratta di Pitt, che fu un celeberrimo leader dei c.d Whig, ricoprendo anche la carica di Primo ministro), in favore di un pensatore in materia economica (Secondo le parole di J.K Galbraith "Mai dopo di allora, perlomeno nel mondo non socialista, un politico s'è pronunciato tanto coraggiosamente a favore di un economista").
Ma non esplicitamente  ad un "economista" fu riferito l'elogio di Pitt; questi, piuttosto, si espresse in questi termini (parlando alla Camera dei comuni): "La vasta conoscenza dei particolari e la profondità della ricerca filosofica di Smith forniranno - ne sono convinto- la migliore soluzione per ogni questione collegata alla storia del commericio e al sistema dell'economia politica".

3. In questo clima storico-culturale, - in cui la natura filosofica in senso ampio si giustificava pienamente con la comune matrice illuministica di sistemi di pensiero che si sarebbero differenziati fra loro all'incirca un secolo più tardi, dando luogo alle varie scienze sociali, (delle quali l'economia rimane, per presupposti, funzione e finalità, una delle espressioni)-, possiamo rinvenire l'origine di uno degli slogan di maggior successo del liberismo, e, più specificamente, proprio del linguaggio pop, riduzionistico e fuorviante, che costituisce il tessuto dell'attuale ordoliberismo.

Ci riferiamo al concetto di spesa pubblica improduttiva: esso infatti, è la reiterazione, - ossessiva e cristallizzata- di schemi che nessuno si sognerebbe di considerare attendibili nella moderna scienza economica. 
E lo è,  per di più, in forma di corollario a sua volta nascente da una parafrasi estesa, mediante un certo salto logico, al di là del suo significato originario, di un'idea espressa da Malthus ("un pastore anglicano di temperamento aristocratico" ci dice sempre Galbraiht!).

4. L'idea è più o meno frutto del seguente percorso.
Malthus si mise all'opera nel criticare la legge di Say
Questa, detta anche "Legge degli sbocchi" o "Legge dei mercati", presumeva che gli operai, i capitalisti e i proprietari terrieri ricavassero dai proventi della vendita delle merci i mezzi per comprare tutto ciò che erano in grado di produrre, grazie ai loro sforzi combinati, e presumeva simultaneamente che lo avrebbero inevitabilmente fatto.
Muovendo dalla sua ben nota attenzione per il problema dell'incremento demografico "geometrico" della classi lavoratrici. Malthus sostenne che in realtà le cose non andassero in questo modo, meno che mai "inevitabilmente". 
Infatti, gli operai tendevano per propria azione quasi automatica (l'istinto naturale per la lussuria) a ridursi al livello di salario più basso, ai meri limiti della sussistenza e anche inferiori, e, appunto, ciò a causa della loro prolificità
Non solo dunque si manifestava la tendenza a produrre più beni di quanto questa massa, riproduttivamente incontinente, potesse poi in effetti acquistare, ma lo stesso fenomeno di "sottoassorbimento" del prodotto, si verificava anche nelle classi più abbienti. 
I capitalisti e gli industriali, infatti, ponevano le loro energie e attività materiali quasi esclusivamente al servizio dell'andamento profittevole delle imprese, rinunciando in una certa misura (considerata anche eticamente positiva dallo stesso Smith, che, non a caso, era scozzese) ai piaceri di un consumo che, pure, avrebbero potuto permettersi.
Ne derivava una concreta (e in effetti già al tempo verificata) prospettiva di sovraproduzione di merci che, periodicamente, poteva mettere in crisi le stesse imprese e la connessa occupazione (e sussistenza dei lavoratori disoccupati).
5. E qui viene il bello: per Malthus un correttivo a questo ciclico squilibrio potenziale, - che inficiava la Legge di Say prima che Keynes la mandasse momentaneamente in soffitta (oggi è viva più che mai e lotta con i neo-classici fautori delle sole supply side policies, imperanti in Europa e ancor più in Italia)- , poteva provenire dall'esistenza di una classe di consumatori improduttivi. Cioè di soggetti che non erano coinvolti in quello che era considerato l'autentico processo di produzione materiale, ma che nondimeno (e, nell'ambito della teoria di Malthus, con una certa trascurata inesplicabilità) disponevano di un potere di acquisto.

Questi consumatori improduttivi erano: servitori, soldati, statisti (id est; coloro che si occupavano di politica), giudici, avvocati, medici, chirurghi ed ecclesiastici.. Essi, secondo Malthus, non producevano "nulla di utile", ma consumavano (bontà loro). 
L'idea che i servizi prodotti da queste categorie potessero essere ritenuti utili e che ci fosse, nella generalità del consorzio umano, una quasi generale propensione a pagare per averli, ci dice JK Galbraith, "non piaceva a Malthus". 
Questi, dunque, non passò mai ad analizzare un sistema economico che integrasse le utilità prodotte da queste categorie nella "ricchezza delle Nazioni" e, piuttosto tralasciò di occuparsi del problema, ritenendosi soddisfatto di aver operato questa distinzione tra "occupazioni produttive" e "improduttive", per quanto essa sia oggi ignota alla moderna scienza economica (basti pensare che travolgerebbe, nella considerazione degli equilibri economici e nei processi produttivi di ricchezza l'intero fortilizio di Wall Street).

Insomma, alla base della fenomenologia analizzata da Malthus, c'è una suggestione ancora oggi molto forte e cioè che nella creazione di beni materiali visibili ci sia qualcosa di peculiarmente produttivo, diciamo un quid che lo autenticava lasciando tutto il resto in un limbo, al tempo certamente non ben indagato.
Malthus peraltro, come abbiamo visto, individua in questi consumatori improduttivi una sorta di parassita benefico, perchè gli affida un compito positivo che Say non aveva considerato, nella sua visione industriale-manifatturiera, quasi militarizzante la società. 
E cioè, quello di attenuare, se non correggere, le crisi di sovraproduzione periodiche che non potevano essere ignorate e che inficiavano nei fatti la Legge di Say.

6. Nei paralogismi semplificatori dei nostri ordoliberisti, tuttavia, la suggestione (ovviamente riduzionistica e semplificatoria) di questa concezione, e della sua stessa terminologia, sopravvive e si riafferma in un modo del tutto peculiare, secondo una sequenza di questo tipo:
- poichè l'ordoliberismo si preoccupa di distruggere l'intervento dello Stato nell'economia, in tutte le sue forme, (quali previste dalle Costituzioni democratiche di tipo sociale), l'attenzione si sposta sulla veste di collaboratori del "settore pubblico" degli appartenenti  a queste stesse categorie;
- il salto logico di questa visione selettiva è evidente: ma è diretto allo scopo principale della disattivazione dello Stato interventista, e quindi si connota come strumento propagandistico di questa finalità, per nulla preoccupato della sua contraddittorietà rispetto alla realtà economica e, come diremmo oggi, alle dinamiche del PIL;
- alla luce di questo scopo selettivo e strategico, i "consumatori improduttivi" sono si, essenzialmente, fatti coincidere con le categorie professionali - produttive di servizi (che danno luogo pur sempre ad un flusso di utilità economica monetizzabile in appositi "mercati")- a suo tempo indicate da Malthus, ma, sempre con un salto logico che ne dissimula l'obiettivo essenziale anti-Stato democratico;
- cioè si restringe l'inappellabile connotazione di "improduttiva" alla sola attività di queste figure professionali in quanto siano esercitate da dipendenti dello Stato e, più ampiamente, di una qualsiasi forma di ente pubblico;
- certo, anche i servizi professionali erogati dalle stesse figure a favore o alle dipendenze di imprese private sono oggetto di diffidenza e critica; da qui, anzi, la forte tendenza a metterne in discussione la natura corporativa, quando esercitate in forma di libera professione, ed a predicarne la "liberalizzazione".
E ciò nel senso di un assoggettamento dei prezzi-compensi per le loro prestazioni assoggettati alle mere leggi di domanda-offerta. Tuttavia, questa ostilità è abbastanza attenuata, e si nutre di ricorrenti crociate che non portano mai alla teorizzazione di una illimitata sopprimibilità delle attività stesse;
- invece, nell'elenco malthusiamo sopra visto, la connotazione di improduttività, e quindi di sospetta natura puramente parassitaria, si attaglia perfettamente allorchè alla posizione di tutti coloro che lavorano, appartenendo a queste categorie non direttamente coinvolte nel processo produttivo materiale, per il "pubblico";
- gli "statisti", cioè chi si occupa di operare le scelte politiche nelle funzioni di indirizzo politico, divengono una casta parassitaria che dovrebbe prestare la sua opera gratuitamente, aprendo la via alla possibilità di rivestire questo ruolo solo a chi abbia i mezzi di sostentamento in virtù di una propria privilegiata ricchezza personale. Il che è un tipico portato del più tradizionale vetero-liberismo;
- i "giudici", pur offrendo un servizio la cui formazione professionale pregressa ed il cui esito ultimo, - sulla stessa stabilità e affidabilità (sicurezza giuridica) di ogni forma di transazione economica-, produce un'utilità economica essenziale e irrinunciabile per l'intero sistema produttivo (persino la visione "parsimoniosa" di Adam Smith sulla attività essenziale che debba assumere lo Stato include la "giustizia"), divengono un "costo per i contribuenti", come recentemente ho sentito riaffermare da uno di questi studiosi dell'economia neo-classica;
- non parliamo anche dei medici presso il servizio sanitario pubblico, o dei soldati o persino delle forze di polizia.

Tutte queste categorie, rinunciandosi in partenza a misurare, in termini di ricchezza aggiuntiva, le utilità pubbliche indifferenziate da esse prodotte - e che consentono all'intera società, e quindi alla stessa attività produttiva, di non collassare per effetto del venir meno delle funzioni essenziali che garantiscono la pacifica ed ordinata convivenza sociale-, sono viste come intrinseche portatrici di inefficienza dannosa e come causa stessa di un'eccessiva pressione tributaria.

7. La teoria malthusiana del consumatore improduttivo trascinata, (per scopi strumentali), a definire l'interezza dei servizi erogati dalle strutture pubbliche, consente così di oscurare - e questo è l'obiettivo fondamentale- le vere origini di questa escalation della pressione fiscale: nell'attuale situazione, infatti, essa è tutta imputabile, invece, all'adozione di una moneta unica, ai vincoli insostenibili di cambio che essa determina, agli irrazionali e ingiustificabili vincoli fiscali che alla stessa moneta unica si accompagnano, e, quindi, all'azione combinata del venir meno della domanda estera, della compressione della domanda interna mediante inesorabile limitazione della domanda pubblica, della ulteriormente conseguente contrazione della base imponibile che, a sua volta, impone, per poter rispettare i rigidissimi vincoli fiscali della moneta unica, la moltiplicazione delle tasse e l'aumento delle aliquote.

8. Ma poi c'è un altro aspetto di imbarazzante e ottusa contraddittorietà in questa visione propagandistica pop, che peraltro riscuote, grazie ai media, una crescente e quasi incontestata popolarità.  
Lo stesso Malthus aveva indicato in questa categoria un fenomeno di mitigazione delle crisi di sovraproduzione e disoccupazione create periodicamente dal capitalismo industriale.
Gli imperversanti ordoliberisti. spaghetti tea-party, rimuovono a piè pari questo aspetto fondamentale che persino un "padre" del liberismo come Malthus aveva indicato (e che precorreva l'intuizione dell'importanza del sostegno alla domanda aggregata). 
Irresponsabilmente, attribuendo valore "zero" all'utilità economica di questi servizi resi dal settore pubblico, ne predicano l'illimitata comprimibilità (i tagli), esponendo il sistema, allo stato più puro, alle conseguenze della deflazione salariale, cioè alla riduzione di fasce sempre più consistenti della popolazione alla mera sussistenza ed, ancor più, ad una vita che si colloca in modo crescente al di sotto di essa.

Certo, si lamentano ogni giorno - a reti e giornaloni unificati- che questo disegno non sia realizzato con quella assolutezza e intransigenza che considerano indispensabile per la "crescita" (sì: della vulnerabilità dell'intera società alle crisi cicliche del sistema ecomico), ma il loro obiettivo è chiaro: affermare che, di fronte alla crescita esponenziale di masse di diseredati, - abbandonati in una povertà materiale e culturale che consente a "ESSI" ogni tipo di condizionamento e margine di manovra a protezione dei propri interessi di accrescimento delle proprie quote di ricchezza-, l'unica soluzione sia quella così ben indicata da von Hayek:

59 commenti:

  1. Orrore orrore: fornire agli affamati qualche forma di aiuto! Fosse ancora vivo ed avesse rilasciato quella dichiarazione oggi, ci sta' che verrebbe accusato di essere sotto sotto un keynesiano...ma....no, probabilmente non l'avrebbe rilasciata, dopo aver visto che gli atti di disperazione, dopo 40 anni di martellamento autorazzista , si rivolgono verso se stessi (suicidi), non come temeva lui.

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    1. In effetti la connessione tra suicidi e autorazzismo indica l'enorme efficienza della propaganda ordoliberista. In chiave malthusiana addirittura, va oltre le più rosee aspettative: al limitazione demografica mediante miseria e fame, gli parevano , a Malthus rimedi insufficienti, ipoitizzando l'effetto benefico (in termini di riequilibrio) aggiuntivo di guerre e pestilenze.
      Come si può constatare l'evoluzione della società nel senso auspicato dagli stessi vetero-liberisti è riuscita ad avvalersi di aiutini al tempo insospettabili. Sebbene oggi altrettanto ben orchestrati...

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  2. Ciao 48, ciao a tutti.
    Che la Spesa pubblica improduttiva sia l'origine dei nostri guai ormai è un tormentone purtroppo alimentato scientemente, anche dal movimento 5 stelle, dove si ignora pericolosamente che il fulcro della crisi risieda nel debito privato.
    Ora è superfluo ricordare ai negazionisti dell'aritmetica, ma anche no, che la spesa pubblica è conteggiata nel Pil e che in un periodo di recessione è a dir poco azzardato comprimerla. Ma dei costi per FC e ERF si potrebbe invece discutere.
    Lo spunto mi viene da questo splendido intervento di Antonio M. Rinaldi alla Gabbia ( sempre in ottava serata, non sia mai la gente capisca).
    http://t.co/2J50YutaVd
    So che ne hai già parlato in altri esaurienti post, ma sarebbe utile un resume dove si evidenzi, che questa in realtà è la vera spesa improduttiva. Un compendio (ad usum neofiti), che mostri punto per punto come, a fronte di quanto versiamo per tenere in piedi l'eurozona (compreso il fondo salva stati) nulla torni a vantaggio dello Stato. Nulla di nulla.
    In Costituzione non si parla di socializzare le perdite di enti privati, né di privatizzare settori strategici, semmai si parla di nazionalizzazioni di settori strategici.

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    1. Cara Sandra, il concetto lo possiamo pure rendere ulteriormente e ribadire, ma tanto lo leggerebbe chi frequenta il blog e quindi ne è perfettamente cosciente. Per tutti gli altri c'è il dogmatismo riduzionistico pop che non gli consente di pensare e capire liberamente...
      Ma in ogni modo, è inevitabile che questi temi verranno complessivamente ripresi

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    2. Caro 48 capisco quello che intendi. Inevitabilmente ci torneremo:)

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  3. Peraltro, l'offensiva costante contro il pubblico impiego, oltre oltre ad essere un aspetto della riduzione dell'intervento statale potrebbe rappresentare anche una costante forma di pressione contro quello stesso personale -fatto oggetto di continue campagne di denigrazione ed odio sociale- al fine di "disciplinarne" il lavoro.

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    1. Temo che la strategia sia ormai andata bel oltre: la propaganda consente di creare clima favorevole per cui si destruttura l'organizzazione delle funzioni pubbliche, dichiarando la logica del risparmio (!), anche A COSTO di procedere alla drastica riduzione del personale, cosa che è conseguenza inevitabile dell'obiettivo principale ma che è politicamente considerata più difficile. Se non altro perchè un aumento di disoccupati è molto più tangibile nei suoi effetti negativi di altri tagli della spesa pubblca (visti quasi con sollievo nel senso comune).

      Volevo dire che al punto attuale della stretta ordoliberista, non si tratta più di disciplinare ma di distruggere domanda e occupazione pubblica (v. editoriale di Alesina-Giavazzi di domenica scorsa)

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  4. Ti voglio lasciare una peeeerla del DiPietro pubblicata da poco:

    "Le elezioni europee si avvicinano. Ieri ho visto che sono stati depositati tanti simboli con la scritta 'no euro'. Ritengo che si tratti di un’azione truffaldina perché, con artifici e raggiri, per quanto stabilisce l'articolo 640 del codice penale, si cerca di imbrogliare i cittadini facendo credere loro che se voteranno quel partito verrà eliminata la moneta unica europea. La vera questione è, infatti, quanto vale ciò che hai in tasca, non certo il nome della moneta. Ciò che bisogna cambiare è il valore dei soldi dato dagli stipendi e bisogna farlo riducendo, per esempio, la tassazione sul lavoro e inserendo un metodo di valutazione basato sulla meritocrazia, volto a premiare il valore."

    fonte:

    http://www.antoniodipietro.it/2014/04/e-importante-il-valore-del-denaro-non-il-nome-della-moneta

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    1. Che dire? Se sei in difficoltà ed hai perso sicurezza in te stesso circa la capacità di attrarre consenso, tenderai ad appoggiarti a quello che ritieni essere il più forte. Sperando di rientrare in gioco...

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    2. Il povero Dipi, avendo avuto più culo che anima, ed essendo privo del ben de l'intelletto (siccome la furbizia è soltanto l'intelligenza degli stupidi), non potrà mai capire che il nome è la moneta:

      «Nome e forma descrivono le cose, ma primo viene il nome, perché riflette l'archetipo a cui esse appartengono. Quando una cosa si altera, vuole un nuovo nome proprio, che rifletta l'archetipo diverso che ormai la regge. Sinonimo di «nome» è «onore»: ciò che lega l'uomo, l'incantesimo sociale che gli è stato fatto.
      Potere supremo è quello di denominare.
      Dio, potenza suprema, è il suo nome: questa è una verità arcaica, ma dimostrabile. La presenza di Dio in una coscienza è tutt'uno col nome di Dio. Se a menzionarne il nome, Dio si rende presente, e se egli è soltanto se ne abbiamo esperienza, Egli è il suo nome.
      Le cose sono ombre dei loro nomi, i nomi le legano all'archetipo che le informa.
      [...]
      Denaro in sansctito è Mudra, che significa anche “simblo del cosmo”
      Il clero templare scoprì la sequenza metafisica: prima viene la merce tangibile, poi il suo nome è scritto su una polizza che ne attest ail possesso e quell nome basta a riscuoterne il valore, l’essenza. A questo punto la materialità della merce può anche sparire. Si può accreditare la probabilità che essa esista. In seguito si arrivò ad accreditarne il valore proprio perché non esiste.
      Chiunque abbia un nome può garantire il nome di una merce ed emnerà polizza corrispondenti. Il suo nome copre, sostanzia tutti i nomi di merce che la sua nomea consente
      [...]
      Soltanto un metafisico non batte ciglio dinanzi al gioco di prestigio, perché sa che ciò che si trasferisce è sempre maya; l’illusione prima si concentrava nella forma di oggetti tangibili, i quali in realtà si stagliavano alla vista soltanto in grazia del nome che ricevevano, in seguito quella stessa illusione si concentra tutta nell’essenza nominale, perché il nome procede ontologicamente la forma concreta.
      [...]
      La denominazione crea il valore, l’essenza; chi restringe la circolazione della moneta, ne accresce il valore, crea ricchezza dal nulla, dalla privazione, come il sacrificio del Dio (il suo ritirarsi ) crea la realtà apparente.
      [...]
      A questo punto che ne è dellee merci concrete che tanto impressionano l’ingenuo?
      Si crede che la realtà non sia maya,?che la veglia sia superiore al sogno? Si crede a ciò che è?
      Basta un inarcare di sopraccigli là dove i valori si paragonano l’uno all’altro ed ecco, la tangibile realtà diventa una creta disposta a qualsiasi forma, sostanza di sogni: in un battibaleno diventa spazzatura l’oro nei forzieri, i gioielli negli scrigni; le montagne di grano o di caffè nei moli del porto.»
      Elemire Zolla, Archetipi

      «Nelle discussioni rabbiniche della Mishnà echeggiano i dubbi morali sulle operazioni monetarie: la moneta non è una merce, vi si dice, perché chi la guarda non ne stima il valore effettivo, ma osserva il conio (:il nome)
      [...]
      Il Cristo dichiara che chi ha la prerogativa del conio è il proprietario della moneta. Riconsce uno stato di fatto, una verità non scongiurabile. Riconoscerla è salute, non ci si inganna più. La moneta cessa di sembrare un bene della comunità, come l’aria o l’acqua dei torrenti. Ma è interesse di chi manipola che non si riconosca la verità
      Elemire Zolla, Le meraviglie della natura

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    3. Più che altro mi aveva spaventato quel 'articolo 640 del codice penale' ... quindi mi assicura, prof, che quello che di Pietro aveva in mano era semplicemente una pistola d'acqua?

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    4. Parlava da poiltico e non può fare altrimenti. Cosa deve avere in mano? Se poi vuole proporre unq querela contro chicchessia, affari suoi.

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  5. Quarantotto, i tuoi post sono talmente ricchi di spunti, che spesso faccio fatica a capire dove iniziare.
    Per prima cosa, mi preme sottolineare, che gli studi di Malthus, Von Hayek ( limitandomi ai soggetti da te indicati nel post ), e che faccio fatica persino a scrivere i nomi con la consueta lettera maiuscola, perché li considero dei subumani, dovrebbero essere oggetto di studio della psichiatria, e dell'antropologia piuttosto che del pensiero economico.
    La visione limitata ed unidirezionale ( come i cavalli coi paraocchi ) e razzista dei suddetti personaggi, mi ha sempre fatto orrore sin dai tempi dell'università, pur non avendo la stessa consapevolezza che ho ora.
    Riguardo il mantra della spesa pubblica improduttiva, ormai qui nel blog ( e non solo qui ), sappiamo benissimo chè un mero attacco allostato in quanto tale, che gli ordoliberisti vorrebbero confinato in una riserva minore possibile.
    Tuttavia, sono sempre più convinto, che chi vuole meno stato, in realtà non conosce ( coniugo il verbo all'indicativo ) le conseguenze che produrranno anche nel loro mondo e nei loro "cari" interessi, scelte volte alla distruzione dello stato sociale., Cio[ non tengono conto degli effetti endogeni che, inevitabilmente, si produrranno anche a loro carico.
    Credono davvero, i nostri ordoliberisti, che la crescente massa di disperati starà sempre passiva e sottomessa, e che ne potranno controllare la crescente rabbia con l' inevitabile uso della violenza?
    Purtroppo, temo che il risveglio di parte dei nostrani ordoliberisti, avverrà quando si saranno prodotti danni enormi nella società civile, con la triste certezza che la lotta dovrà comunque continuare quotidianamente, con tali soggetti, sempre pronti a tirare fuori il loro aire autodistruttivo.
    La vitalità delle teorie malthusiane e vonhayekane saranno sempre sposate da persone disturbate, ed anaffettive. So di insistere su questo punto, che ritengo cruciale, ma i soli interessi economici non spiegano il tutto e pertanto non mi soddisfano appieno. Che interesse si può ricavare dal fare terra bruciata intorno a loro ( i disturbati )?
    Forse chi agisce a fin di male, non sa che il limite della loro azione è proprio l'autodistruzione, il deserto non solo economico ma soprattutto deserto culturale, morte del confronto e morte della democrazia, la loro nemica più acerrima, quella che ha dato voce anche alla "marmaglia" più indistinta, e che non sa ( sempre secondo loro ) quello che è meglio per lei.
    Questo, come altri blog, sono come dici tu, virali, essenziali per la produzione del pensiero meramente democratico, che non è appannaggio solo di chi vive di diritto, che spesso sembra disancorata dalla realtà quotidiana del vivere umano.

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    1. E' tragicamente così: persone anaffettive che non riescono a valutare il male che fanno in termini di responsabilità individuale e quindi di coscienza.
      Troppo presi da un inestinguibile narcisismo dove la ferocia delle posizioni antidemocratiche è proporzionale all'idea di essere guide illuminate di un cambiamento che ridimensioni per sempre il concetto stesso di pari capacità di diritti, per tutti i componenti della comunità sociale.
      Insomma, l'idea è di dare una lezione definitiva a tutti quelli che credono che i diritti sociali possano spettargli come prerogativa costituzionale, riportandoli alla condizioni della masse lavoratrici anteriori alla crisi del '29.
      Brutalmente semplice ma si sentono vicini all'obiettivo....

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    2. In effetti sembra esserci un'insofferenza generale da parte di alcune élite al fatto che le persone comuni possano avere dei diritti che le tutelano dai "rovesci della fortuna" e che abbiano dei "diaframmi di protezione" che le "allontana dal contatto diretto con la durezza del vivere" (non c'è bisogno di dare la fonte del virgolettato...).
      A me appare un fastidio molto aristocratico riguardo al fatto che queste persone (cioè tutti noi normali cittadini) possano avere così la possibilità e la voce per chiedere o addirittura pretendere di conoscere e guidare le proprie sorti, di migliorare il proprio status e, orrore, contrastare gli illuminati piani pensati per loro dai governanti, mentre se dovessero preoccuparsi di mettere insieme il pranzo con la cena, come ai bei tempi del Medioevo, non avrebbero il tempo e la voglia di farlo e lascerebbero l'incombenza a chi è superiore e migliore.
      Non è solo un becero calvinismo economico a guidare le loro intenzioni, quindi, ma una vera e propria insofferenza alla massa ed alla pari dignità democratica negli Stati moderni.

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  6. FISIONOMICA HAYEKIANA

    Premessa, ogni riferimento a persone, fatti e professioni è puramente casuale.
    Nella Spoon River Antology, E A Poe giustificava con qualche sarcasmo la vendetta adulta di una statura bassa, fisica e forse morale, a sberleffi subiti in giovinezza.
    Faber, il cantastorie, con colorata irriverenza alla troppa vicinanza – cuore e culo - tra organi troppo diversi.
    Oltre le immagini di Poe e di Faber su quella fisica, appaiono sempre più chiara e evidenti le considerazioni sulla statura morale del “augusto” angelo sterminatore della civiltà delle democrazie occidentali attraverso i perversi algoritmi economici del “libero” mercato.
    Restano da comprendere le ragioni di tanta e inumana vendetta.
    L’immagine proposta riporta alle caricature di Hieronymus Bosch e a considerazioni di poca scienza ma molto empatiche.
    Osservagli gli occhi, la bocca, le orecchie, il nodo di cravatta, gli abiti .. poi ti dirò chi è e cosa ha distrutto nel nome della “libertà”.

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  7. Più passa il tempo, più si è costretti a concludere che la democrazia (in Italia di sicuro, ma anche il resto dell'UE non scherza), si sta trasformando in un inutile orpello.
    Testimonianza lampante, ad esempio, viene data da queste parole di Padoan, riportate dall'ANSA:

    "[...] l'opposizione alla spinta riformatrice è certamente il segnale che si va nella giusta direzione", aggiunge. "La sopravvivenza dipende dall'intensità della spinta" a fare le riforme, dice Padoan."

    Che, nella sostanza, stigmatizzano la sola presenza di un'opposizione politica come fattore di intralcio al buon governo. E tutto questo viene considerato perfettamente normale!

    L'altra cosa che lascia attoniti è che un processo del genere viene guidato da una formazione politica (il PD), che si ritiene depositaria dei valori della resistenza e della costituzione del '48.
    Fossero coerenti con il loro metodo di governo, i nostri piddini, il prossimo 25 aprile dovrebbero andare a celebrarlo a Predappio.
    Ma -nella loro somma ipocrisia- non lo faranno. Staranno di nuovo lì a vomitare i loro stanchi luoghi comuni. A fare i democratici per un giorno. Lo dicevano pure i latini, in fondo: "semel in anno....".

    Il mio bisnonno sopravvisse abbastanza da avere la gioia di veder cadere il fascismo. Spero anche io di sopravvivere abbastanza per vedere questo esperimento "hayekkiano" consegnato alla pattumiera della Storia......

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    1. Lo so Lorenzo, ma stavolta sembra persino peggio. Non è rimasto quasi più nulla di partiti democratici di massa e non c'è neppure una voce (tranne forse quella di questo blog col vostro decisivo contributo) che rilevi coscientemente l'assurdità concettuale di quanto viene affermato senza incontrare alcuno sdegno e reazione democratica della massa degli interessati...Non ho quasi più parole (che altro potrei dire di più?)

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    2. Lo vogliamo dire? Diciamolo: in Italia, sta nascendo un regime. E' all'opera -per usare una (purtroppo) felice definizione di Tremonti (Uscita di sicurezza)- un "fascismo bianco", che sta prendendo il potere.
      Allo stesso modo del "nero" del periodo 1922-1925, sotto la sostanziale inerzia, se non addirittura accondiscendenza, degli organi costituizionali che ne potrebbero, ed avrebbero dovuto, arrestarne l'avanzata.....

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    3. Lorenzo se stessimo realmente al 1922-25 dovremmo considerare questi nostri scambi fra gli ultimi possibili prima della censura. Continuo a "dover credere" che siamo al 1943, forse vanamente...E che, dunque, la facciata monolitica stia per crollare a velocità ora inaspettata

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    4. Voglio crederlo anche io. Mi ricordo di un articolo citato in passato da Bazaar dove si evidenziava, de facto, anche l'uso strumentale dei diritti cosmetici nella costruzione della figura del reato di opinione. Ciò potrebbe inaugurare -ma la butto veramente lì, così- una specie di censura indiretta, "soft", dove il pensiero contrario al regime non viene cassato in sè ma in quanto potenzialmente (ed indirettamente) lesivo del diritto cosmetico astrattamente tutelato (tipo: nella tua critica al d-l femminicidio io intravedo una potenziale lesione dell'eguaglianza tra i sessi e quindi ti censuro, per fare un esempio pratico).
      Al di là di questo, il "si adegui alle decisioni di partito" rivolto dalla Serracchiani a Grasso, il modo dispregiativo ("professoroni"), con cui sono stati etichettati i costituzionalisti (chiamati "saggi" solo un anno prima), il modo arrogante con cui è stato intimato a Chiti ed ai dissidenti del PD di ritirare il loro disegno di legge (adeguatevi al partito! ritiratelo! Onestamente: ROBA DA PNF, NON DA PD), la dicono lunga sulla sensibilità democratica del Renzismo. Sembra quasi che l'ordoliberismo stia proprio giocando la carta del "livoroso" al potere.....
      Detto questo, forse sono troppo pessimista io. Voglio sperare di sbagliarmi, e di essere veramente nel 1943. Speriamo!!!!

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    5. C'è qualcosa che fa sperare: Renzi è oggettivamente l'ultima carta che il PD ha da giocare. Emilia e Toscana sono gli ultimi fiori all'occhiello, emblema di un PD che è riuscito a distribuire benessere. Oltre Renzi c'è veramente il diluvio per questo partito. Adesso i riflettori sono sullo scrollo berlusconiano: tutti gli intimano di andarsene, ma non gli lasciano via d'uscita. Quando ho visto Borghi e Salvini spero di essere stato chiaro con loro, e spero che a Roma si costruiscano delle reti: metteteli in clandestinità prima di essere messi in clandestinità...

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    6. In effetti è l'ultima carta. Ma anche l'arma più spregiudicata e rischiosa per il backfire che inevitabilmente provocherà..Semmai si potrà rivotare liberamente

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    7. @Lorenzo nel DDL scalfarotto si vuole estendere la norma (a mio parere incostituzionale) che punisce chi diffonde idee razziste per punire chi diffonde idee fondate sulla superiorità, oltre che di orientamento sessuale, nazionale.
      Dopo l'entrata in vigore assisteremo alla censura dell'opposizioni all'ordoliberismo globale?

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    8. Penso che persino Antolisei, e forse lo stesso Rocco, avrebbero da ridire.

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    9. Certo però che dovrebbero pure rivedere il perseguimento di tali reati in danno dei cittadini italiani: altrimenti dovrebbero spiccare mandato di cattura internazionale per Olli e Schauble :-)

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    10. Giusto, chi di norma colpisce... Che poi è quello che sostengo: usare l'incapacità dei due legislatori, nazionale e europeo, per ribaltare, come in un incontro di judo, la loro forza bruta contro loro stessi.
      Comunque si noti che accanto alla riduzione dello stato nell'ambito dei servizi si assiste ad un proliferare di sanzioni penali per disciplinare situazioni che andrebbero prevenute con interventi diversi.
      Del resto prima i media creano finte emergenze e, laddove basterebbe applicare le leggi esistenti, subito interviene il legislatore con nuove norme più repressive (creando confusione per tutti).

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    11. E insomma internet è quella cosa in virtù della quale, se hai 28 anni e sei preoccupato per una sospensione sine die dei diritti civili nel tuo paese, e passi dal blog del Presidente di Sezione del Consiglio di Stato, finisce che siete preoccupati (almeno) in due: tu e il Presidente di Sezione del Consiglio di Stato. Daje a ride...

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    12. Gelatina, qui sono solo Quarantotto, al vostro servizio, please

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  8. Ecco qualche breve passo tratto da quest'articolo: "L’attacco agli enti locali è sistemico, il braccio operativo è Cassa Depositi e Prestiti
    di Marco Bersani

    Per noi qui, a dire il vero, nulla di nuovo:

    "La tesi qui sostenuta è che l’attacco agli enti locali sia sistemico e abbia come ultimo obiettivo la scomparsa della funzione pubblica e sociale dell’ente locale, come sin qui lo abbiamo conosciuto, trasformandone il ruolo da erogatore di servizi per la collettività a facilitatore dell’espansione della sfera di influenza dei capitali finanziari e da garante dell’interesse collettivo a sentinella del controllo sociale delle comunità. Una trasformazione autoritaria necessaria per permettere, attraverso la drastica riduzione della democrazia di prossimità, la totale spoliazione dei beni comuni delle comunità locali. Per queste ragioni, l’ente locale è destinato a diventare uno dei luoghi fondamentali dello scontro sociale nei prossimi mesi.
    L’insieme di draconiane misure nei confronti degli enti locali ha un unico scopo: metterli con le spalle al muro dal punto di vista economico per persuaderli/obbligarli ad un gigantesco percorso di espropriazione e di privatizzazione, consegnandone beni e patrimonio alle lobby bancarie e finanziarie Un processo che avviene attraverso diversi ma convergenti percorsi. Cosa posseggono infatti gli enti locali? Territorio, patrimonio e servizi, ed è su questi che si sta giocando, e sempre più lo si farà nel prossimo periodo, la guerra contro la società.
    Se il luogo dello scontro sociale del prossimo periodo sarà dunque l’ente locale, il nodo intorno al quale si dipanerà sarà quello del ruolo di Cassa Depositi e Prestiti. Se sotto attacco è la stessa funzione sociale degli enti locali come luoghi di prossimità degli abitanti di un territorio, altrettanto sotto scacco è l’utilizzo della ricchezza sociale prodotta nel Paese, in particolare quella del risparmio postale dei cittadini, che invece di essere utilizzata per gli investimenti volti al soddisfacimento dei bisogni sociali e ambientali delle comunità locali, viene interamente indirizzata come leva per l’espansione dei mercati finanziari e finalizzata all’espropriazione dei beni comuni. Si comprende meglio, a questo punto, anche il senso profondo della progressiva riduzione degli spazi di democrazia, che vede nell’accentramento istituzionale da una parte e in una furbesca campagna contro la “casta” e relativa riduzione della rappresentanza dall’altra, il progressivo distanziamento dei luoghi della decisionalità collettiva dalla vita concreta delle persone. L’obiettivo è chiaro : se ciò che è in atto è un mastodontico processo di spoliazione delle comunità locali, diviene necessario rendere loro sempre più ardua qualsiasi forma di organizzazione e di protesta, trasformando in rassegnata solitudine quella che potrebbe altrimenti divenire lotta per la riappropriazione sociale."

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    1. Due cose mancano: il timing, nel senso che tutto ciò era chiaro fin dalle leggi Bassanini, e la connessione con l'euro e i suoi vincoli europei. Detto così il discorso fa tanto lista Tsipras: l'altra Europa che non può esistere se non nei loro sogni fuori da ogni realtà...

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    2. E' vero, tempo fa avevo letto degli articoli di Susan George su Attac France e tra le cause della crisi non c'era il minimo riferimento all'euro sigh!!!!

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  9. ma i 22 dissidenti del senato? che sostanzialmente propongono una riduzione dei parlamentari su ambo le camere che farebbe risparmiare di più della riforma voluta da Renzi e garantirebbe la sopravvivenza del bicameralismo almeno formalmente?

    che siamo giunti al momento delle scissioni anche per il PD? mi sembrerebbe troppo bello per esser vero....però davvero se non accade nel momento in cui si vuole disattivare la democrazia quando? quando allora???

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    1. Fai domande ragionevoli e come tali ingenue...Questi sono liquidatori e odiatori della democrazia. Mica gli importa dei risparmi veramente: sono più portati alla distruzione definitiva della domanda e della possibilità di intervento dello Stato. La riforma del Senato serve a sveltire le leggi di taglio della spesa pubblica e di ratifica di nuovi abomini come l'ERF...
      Ci sarà mai qualcuno tra costoro col coraggio di opporsi? Difficilissimo in assenza di shock esogeno all'Italia ormai piegata nella resa all'ordoliberismo sovranazionale crucco-UE

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    2. Ma delle teste di partito non c'è dubbio. che i big del PD siano allineati perfino in parte consapevolmente e non abbiano rimpianti questo l'abbiamo ormai appurato.

      Ma la mia domanda è....i piccoli? i piccoli ma in teoria in "buona fede" - Mineo, ma lo stesso Cuperlo che di economia non capisce nulla ma ha capito bene la deriva anti-democratica in corso anche se non lo esterna - che ora stanno realizzando che l'obiettivo è la soppressione del sistema bicamerale come uscito dal 48.....i piccoli non faranno nulla? davvero il sistema creato è così tentacolare e inattaccabile da far sì che deputati e senatori che davvero credono in quel che fanno sostengano fino alla fine la distruzione della democrazia?

      mi sembra troppo bello per essere vero rispondere "NO"....ma pure assurdo giungere alla risposta affermativa. Perchè finchè l'ideale è l'europa unita....allora ok questi hanno chiuso gli occhi e continueranno. ma quando diventa l'abolizione della concertazione democratica....mi sembra troppo...non per gli alfieri ripeto, ma per i pedoni parlamentari del più grande partito ordoliberista italiano mi pare troppo.

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    3. Non è una questione puramente ideologica. Da persone come Mineo (al quale sono comunque affezionato, nonostante mi deluda da anni sotto il campo dell'elaborazione) sento l'aggrapparsi ingenuo a un sogno di rinnovamento, che parta dai giovani e soprattutto dai giovani PD che militano in Sicilia, pertanto "più coraggiosi" (poi, vabbe', uno guarda ai recenti sviluppi in merito di voto di scambio...). Non sono certo loro quelli che faranno partire l'extrema ratio della "Notte dei Lunghi Coltelli" in salsa piddina (forse personalità come la Bindi), eventualità che comunque sento sempre più remota col tempo. Penso che non abbiano davvero capito i pericoli ai quali stanno andando incontro. L'unità del PD non si discute, il dies irae arriverà e infrangerà molte certezze, ahime': Tafazzi al confronto è un dilettante...

      (Non che, in ogni caso, dalla "sinistra PD" ci si possa attendere qualcosa di meno blando dei rigurgiti demo-grillini. Il centralismo e il principio di appartenenza restano un naso oltre al quale nessuno vuole guardare. Triste ma consono all'andamento psicopolitico degli ultimi 30 anni)

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    4. Quali che siano le stime che siamo abituati a tarare sul "prevedibile" modus agendi di nostre formazioni politiche, siamo alle soglie di una serie di eventi epocali, in termini di tangibilità cumulativa e irreversibile della realizzazione di quanto l'ordoliberismo ha perseguito, che faranno saltare tutte le "prevedibilità".
      Il banco salterà.
      Si tratta solo di vedere come reagiranno i popoli, i cittadini comuni, di fronte alla dissoluzione di ogni assetto politico abituale, ormai superato da eventi che mostreranno l'inutilizzabilità degli schemi propagandistici pop (abusati fino al rigetto generale)...

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    5. Questo è poco ma sicuro. Mi chiedo: ma ai vari dirigenti pubblici sottoposti a taglio, viene mai dato diritto di replica in campo mediatico? E' un caso se gli unici che rispondono (pesci grossi) poi vengono manganellati informativamente, visto che sono stati tirati in ballo proprio in quanto Paperoni da additare al pubblico ludibrio? E' un silenzio (o meglio, un cuscino, Nido del Cuculo docet) impressionante. Non leggo niente, neanche incrociandolo per caso. Niente. Mi basterebbe un'ottusa difesa di categoria, un rigurgito di qualsiasi tipo. Anche il più bovino.

      E' sintomatico che il PD decida di suicidarsi criminalizzando il suo consueto bacino elettorale. Una folle miopia che prega sino all'ultimo che il "divide et impera" fomentato ad arte regga e diventi costituente.

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    6. Non so se si suicideranno: in sostanza la piega attuale fa concorrenza al M5S sul terreno del livore con l'obiettivo di recuperare consenso da quel settore. La propaganda sforna schiere di livorosi e elettoralmente puntano ad essi: proprio sapendo che non si rendono conto che la miseria che li rende livorosi la provoca l'antiStato autorazzista propugnato dagli ordoliberisti.

      In fondo Rizzo-Stella hanno involontariamente "creato" il m5s e ora gli ordliberisti tentano di riprendersi il bottino della propaganda

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  10. Che il processo in atto sia guidato dal PD è un fatto indiscutibile, e forse meriterebbe anche un approfondimento di natura politico-sociologica. In effetti, è esperienza di chiunque abbia a che fare con il personale politico la constatazione del vero e proprio furore anti-stato che anima la quasi totalità degli esponenti piddini. E non è neanche un problema di Renzi o dei renziani, è proprio tutto il gruppo dirigente del PD che spinge da anni verso una società von hayeck, (molti di loro naturalmente neanche conoscono le teorie del pensatore austriaco, ma questo è irrilevante). Si tratta di una vera e propria crociata, di cui fino a poco tempo erano fa erano alfieri personaggi come Ichino e Morando (attuale vice ministro dell’economia), ma che ormai ha contagiato anche le ultime file del partito. Di fatto, il partito erede del PCI costituisce oggi il corrispettivo della destra repubblicana americana, che pure nasce e si sviluppa in una dimensione totalmente diversa e affonda le proprie radici in una tradizione storica ben precisa, del tutto assente nel nostro paese. Comprendere le ragioni di questa mutazione genetica non è facile, ma certo vi è alla base una sorta di contrappasso storico: essi non possono evidentemente agire politicamente se non entro i precisi limiti dettati da uno schema ideologico, e quello che hanno scelto dopo la caduta del Muro è apparentemente il più lontano dall’orizzonte social-comunista nel quale si muovevano fino agli anni ’80. In realtà, l’ordoliberismo ha mutuato molto dal modello stalinista, in primo luogo il ferreo controllo del sistema mediatico, senza il quale esso non potrebbe neanche sopravvivere. La disarticolazione dello stato democratico e costituzionale è l’obiettivo che il PD ha ormai espressamente deciso di perseguire, e in questo senso la continua denigrazione di tutto ciò che è pubblico appare fondamentale per aizzare ulteriormente il livore popolare, distraendolo dalle folli (ma in realtà lucide) strategie targate Barroso-Rhen-Merkel. Di qui, tra l’altro, la riduzione delle istituzioni a mero problema di costi per i cittadini, da sopprimere (come i TAR o il CNEL), o ristrutturare in senso non elettivo (come il Senato), o ancora colpire con pesanti tagli per impedirne la funzionalità e giustificare ulteriori privatizzazioni di servizi essenziali.

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    1. "Comprendere le ragioni di questa mutazione genetica non è facile, ma certo vi è alla base una sorta di contrappasso storico: essi non possono evidentemente agire politicamente se non entro i precisi limiti dettati da uno schema ideologico".

      GRANDE PINELLI! E' esattamente così, lo sostengo da tempo anche io.

      Illuminanti a tal proposito le carriere -ovvero le parabole politico/culturali- dei vari Paolo Mieli e Lucrezia Reichlin (E RISPETTIVE FAMIGLIE), solo per citare un paio di esempi dell' aristocrazia piddin-comunista.

      Poi, non dimentichiamo che il "coniglio bianco in campo bianco" fu il primo dirigente del PCI ad ottenere il visto diplomatico negli USA (impressionante i luoghi in cui il "nostro" decise di far tappa nella sua visita americana del tempo).

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    2. Suscitano in me una certa paura: come tutti quelli che non "possono" nutrire dubbi e mangiano il terreno per correre verso...boh. Il cupio dissolvi antiumanitario?

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    3. Per comprendere questa mutazione, il testo migliore che io abbia letto è il libro di Paggi e d'Angelillo di cui si è parlato parecchie volte. Chi non ha voglia di leggersi tutto il libro, può cavarne i punti essenziali da questa sintesi di Cesaratto (segnalo in particolare questo passaggio: "Sempre prendendo pillole del ben più complesso ragionamento di Paggi e D’Angelillo, nell’Amendolismo la prospettiva del socialismo reale come fine ultimo accompagnata all’idea dell’incompatibilità fra l’avanzamento dei ceti popolari e l’economia di mercato rendeva la classe operaia oggettivamente sovversiva, da cui la richiesta di moderatismo, compatibilità, difesa degli “interessi nazionali” per non provocare le classi dominanti sempre pronte, in Italia, a violare la democrazia impedendo la prospettiva di lunga lena di una transizione democratica al socialismo. Il fine ultimo del socialismo è ora caduto, ma il resto è rimasto."). Insomma, una cultura economica alternativa a quella liberista che contemplasse un'efficacia dell'intervento pubblico e un protagonismo politico dei lavoratori in grado di sospendere a tempo indefinito la prospettiva rivoluzionaria non è mai stata elaborata (e l'analisi potrebbe tranquillamente essere retrodata fino all'800). Dopo il crollo del muro (qui P. e D'A. non arrivano, ovviamente) c'è stata un'ulteriore accelerazione reazionaria, abbondando gli ultimi anticorpi (una visione storico-critica del capitalismo) in favore di un totale cedimento a un liberismo superficialmente imbellettato: lo ha documentato con rigore filologico Paolo Favilli nel suo bel volume Il riformismo e il suo rovescio pubblicato da Franco Angeli. A questa definitiva involuzione culturale si è accompagnato, come si diceva, un mutamento sociologico nella provenienza dei quadri del partito: come ricorda lo stesso Favilli (che parla appunto di una "svolta impossibile" del PD) già all'inizio degli anni '80 analisi sociologiche avevano mostrato che "una componente fortemente individuale sembra prevalere sulla formale dedizione al partito; e una identificazione con il partito organizzazione assai più che con il partito classe". La (veramente magra) consolazione è che una più solida tradizione culturale non pare vaccino sufficiente contro le involuzioni sociali, se è vero, come ricorda Navarro, che dopo l'89, "Las mayoritarias [dei partiti di sinistra] se adaptaron al pensamiento liberal, transformando la socialdemocracia (que había sido la mayor fuerza determinante del Estado social) en social liberalismo, que desde Blair a Hollande, pasando por Schröder, Zapatero, Prodi, y otros, abrazó sin reservas el liberalismo, responsable, más tarde, de la enorme pérdida de su apoyo electoral entre las clases populares en cada país y del consiguiente gran descrédito de la socialdemocracia. Esta adaptación de dichos partidos al liberalismo está muy relacionada con la captura de sus aparatos por parte de élites profesionales, ligadas a intereses económicos y financieros, con escasa sensibilidad socialista, y con escasísima relación con el mundo del trabajo. La mayoría son profesionales de extracción de clase media-alta, distantes de las bases populares de tales partidos, habiéndose convertido en profesionales de la política, carreristas que controlaban y controlan los aparatos de esos partidos." E qui stiamo.

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    4. "...accompagnata all’idea dell’incompatibilità fra l’avanzamento dei ceti popolari e l’economia di mercato": direi che questa idea si è ipersviluppata fino a diventare un'ossessione psicopatologica, tanto che ormai si passa direttamente alla dissoluzione di questo avanzamento contrabbandandolo per redistribuzione...
      Cosa che, in condizione di assenza crescita, significa deliberato perseguimento del generale impoverimento.
      Da cui, come corollario, il loro ulteriore innalzarsi "relativo", considerato come una inevitabile via autolegittimante a trasformarsi OLIGARCHIA.

      L'idea di redistribuzione condotta simultaneamente alla deflazione salariale è il vero programma populista di questi soggetti: il dogma decrescista dell'ordoliberismo compiaciuto di sè

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    5. La Storia è agghiacciante perché si ripete e non è assolutamente farsa. Almeno, a me non viene da ridere.

      Il contributo di Arturo sembra confermare il pensiero che pare faccia emergere come, in realtà, la sinistra post WWII fu contaminata da subito dal germe "ordoliberista".

      La sinistra liberale (che a casa mia si chiama ossimoro, eccettuando forse la Norvegia) è quella che con il povero (ogni tanto madre natura...) Spinelli ma in particolare con il discepolo di Einaudi, Ernesto Rossi, pianta la gramigna a Ventotene.

      Le fondamenta pare risalgano a fine '800, quando si cerca di conciliare il concetto di "libertà" con il socialismo in ottica federalista: Gaetano Salvemini (il primo federalista "per risolvere il problema del mezzogiorno non fu un "padano", fu un "meridionalista").

      E qui iniziano "omotetie" da rabbrividire: altri due giovani e simpatici socialisti si spremono le meningi su come fare rientare una parola tanto bella come libertà nel pensiero socialista: Piero Gobetti e Carlo Rosselli. In che contesto? Mentre su un "blog" si interrogavono su "democrazia dal basso e su dove avessero fallito gli ideali politici nel momento in cui il renziano calvo e mascelluto instaurava un regime autoritario.

      Purtroppo "questi ragazzi" Keynes non lo conoscevano.

      Ma Rossi ed Einaudi

      Quindi Rossi decide di confluire nei Radicali in modo da cominciar a propagandare €uropeismi, liberalismi, libertarismi, liberismi e... quintali di diritti cosmetici. (Ma sti fava di radicali la piantono di fracassare i cosiddetti con lo stato delle carceri che sono i primi a propugnare il taglio della spesa pubblica e tutte le altre amenità per cui siam a lor grati?)

      Hayek non andava d'accordo con nessuno: Schmitt era un anti-liberale e anti-democratico (nel secondo termine qualificativo nel senso che "non lo era abbastanza"). Insomma, un vero liberale è colui che la libertà la nega a tutti gli altri (Insomma, i nazisti non stavano abbastanza a "destra").

      L'ordoliberismo era una disgrazia visto che predicava addirittura l'economia sociale di mercato: lo stato non deve esistere!

      Ma in entrambi i casi sapeva come prendere il peggio dal peggio e farlo passar per buono: a Schmitt gli stava sui maroni il welfare state. Poi, sulla via per Berlino, capì che anche la scuola di Friburgo poteva essere utile per iniziare... Quindi vai di ordoliberismo a tutta birra e crauti.

      Ma la "doppia verità", la "dialettica ossimorica", "l'inversione causale" trovano in Hayek massima rappresentanza: cioè, per iniziare, lui non dice che «per eliminare la Democrazia è necessario eliminare lo Stato», inverte con «per eliminare lo Stato (che non rappresenta la società che, nella sua visione, è quella che passeggia tra un green e un bunker) è necessario eliminare la Democrazia». Insomma, si generano atroci sofferenze sociali per.... valori.

      Lascio un pensiero di Schmitt ai nipotini di Ventotene: «Attempts at world confederation, and world government, can only produce new wars with an enemy who inevitably resists other countries ganging up on it».

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    6. Mi sono perso il link su:

      Ma Rossi ed Einaudi sì

      Ma che progetto di Democrazia potevano avere coloro che non tolleravano né Keynes né il Rapporto Beveridge? Quanto meno riflettendo sulle consideraizioni di Mortati sui requisiti necessitati dalla Democrazia stessa?

      Non tutto l'antifascismo è stato uguale e quindi trovo riduttivo chiamare la nostra Carta "antifascista" e basta (e questo lo devo a 48): la nostra Carta, oltre che antifascista è antiliberista.

      (Per vincere l'autorazzismo sto pure cercando di sentir mio l'Inno di Mameli: alla fine quando lo suonavo da ragazzo in banda mi emozionava...)

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    7. Mannaggia, il link sarebbe servito per il prossimo post, visto che ci sei finito in mezzo :-)
      Sul fatto che la nostra carta sia antiliberista, qui lo diciamo dall'inizio e anche recentemente lo abbiamo analizzato in apposito post ( t'è sfuggito? Spero di no)

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    8. ha perfettamente ragione arturo sul PD, di recente sono andato a sentire un dibattito per l'apertura della campagna alle EU, oltre me c'erano 2 ragazzi disocupati. Sostanzialmente l'assemblea lì raccolta era composta da impiegati piccoli esercenti pensionati dove gli over 50 abbassavano la media. nel PD o altri partiti(escluso m5s) non sono presenti disocupati o altre forme di disagio, se non quello del fastidi che produce qullo di vedere chi è in difficoltà. Mi chiedo quali mecanismi di espulsione sociale verranno adottati, emigrazione(?),....

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    9. Aiuto... se mi fosse sfuggito non si capisce come mai mi sia appiccicato alle tue pubblicazioni... infatti specifico "lo devo a 48": significa che prima del tuo lavoro non era una valore acquisito. E te ne sono grato.

      Insomma, ogni tanto mi lancio in "brainstorming solipsistici"... magari qualcheduno "raccoglie" e "comincia a ripetere a pappagallo anche fuori da questo contesto (magari al TG1 :-) ) «Costituzione fascista e antiliberista»

      In questo contesto lo ribadivo per sottolineare il ruolo "intellettualmente confusionario" della sinistra liberale (che si vuole "antifascista") che si è poi incarnata in partito di massa con le sigle piddiniche. Insomma, anche Hayek è antifascista.

      Non mi sono mai emozionato così tanto come a leggere la risposta di Lelio a Piero.

      (A livello di parallelismi è inquietante ricordare anche gli applausi di Lenin all'ascesa del fascismo in ottica palingenetica... nulla è cambiato nell'ultimo secolo)

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  11. Caro 48, il Tuo post sarebbe spassoso, se non evidenziasse un'amara verità, riguardo ad un pregiudizio che luoghi comuni ed anche una certa cultura marxiana" hanno inoculato nelle coscienze. Nel panorama "parassitario", vedrei anche il mondo delle linee professioni, cui hai dedicato giuste allusioni, specialmente a proposito di una certa logica mercantile concorrenziale, che sta prendendo piede (prima della crisi, tale mondo produceva l'11 per cento del PIL. Ma lo schok esogeno, che auspichi, da dove potrebbe venire?

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    1. Dalla Le Pen, presumibilmente e/o da altri analoghi terremoti di consenso in danno dei vari PUDE europei
      http://orizzonte48.blogspot.it/2014/04/aggiornamento-frattalico-il-crollo.html

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    2. Caro 48, il dissenso di massa ha bisogno di linee direttive. Se Grillo Ti volesse conoscere, ad es., cosa risponderesti?

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    3. Corrado Augusto, se Grillo volesse confrontarsi su alcune idee e analisi della situazione socio-economica non faticherebbe a trovare i miei contatti. Questo piccolo sforzo sarebbe già il segno di una predisposizione a tale confronto costruttivo.
      E come molti sanno personalmente dialogo senza preclusioni aprioristiche e in modo aperto a tutti coloro che sono interessati al destino della nostra democrazia...

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  12. QUESTION TIME

    i.- Quali gli obiettivi che si vogliono raggiungere?
    ii. - Quali i vantaggi?
    iii. - Quali i costi?
    iv. - Quali i vincoli e le condizionalità richieste?
    v.- Quali i soggetti che dovranno assumere i costi?
    vi. - Quali i criteri di distribuzione dei costi?
    vii. - Quali le priorità e la tempistica del programma?
    viii. - Una volta raggiunto l'obiettivo, quali saranno i criteri di distribuzione dei vantaggi ottenuti?
    ix. - Quali i destinatari dei vantaggi?
    x. - Siamo certi che ne valga la pena?

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  13. Senza pretendere di aggiungere una briciola alla discussione.
    Mi pare che Malthus usasse "improduttivo" (quale che fosse la locuzione inglese) in modo sorprendentemente moderno: qualcuno che fa parte della filiera produttiva di un bene. Tale filiera termina con la vendita, dunque i commercianti non stanno nella lista di Malthus e i "commerciali" hanno il loro bel posto in azienda. Addirittura, mi arrischio, nell'elenco mancano gli studiosi, che sarebbero poi il reparto ricerca e sviluppo. Sembra coerente.
    D'altra parte mi pare impossibile che un inglese a cavallo fra il sette e l'ottocento metta in dubbio la necessità (che è più forte di utilità) di soldati e servitori; semplicemente questi non fanno parte del processo produttivo.
    Se per caso ho ragione il discorso di 48 ne esce rafforzato: per Malthus le categorie "non produttive" erano utili nelle loro funzioni e ANCHE come consumatori. L'equazione pop "improduttivo = inutile" è frutto evidente dell'elaborazione ordoliberista più recente, esempio ulteriore di "lieve fraintendimento" utile a creare enunciati prentori e incisivi.

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    1. Ottima sintesi Frank: hai colto il succo del discorso e la sua sconsolante proiezione su questi ottusi ordoliberisti di oggi

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    2. se per aggiudicarmi un appalto, eseguo poi un 10% di surplus lavorativo fatturato a terzi, seguendo questo raggionamento è una utile, come l'incremento di spesa non capitolato.

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