venerdì 31 maggio 2013

SE VUOI DRIZZARE UNA COSA, IMPARA PRIMA A STORCERLA DI PIU'

Da "El Svissero", riceviamo e volentieri pubblichiamo, questo post: una chiave di lettura interessante e per molti versi illuminante. Purtroppo non sono riuscito a riprodurre in pieno le "mappe", ma il succo del discorso è pienamente comprensibile. E non è nulla di rassicurante.

Se vuoi drizzare una cosa, impara prima a storcerla di più


“Una delle gabbie mentali dell'uomo moderno è rappresentata dallo sforzo di trovare soluzioni nuove e creative a problemi fino a quel momento irrisolti. […]
        
Sin dall'antichità osserviamo il ricorso allo stratagemma di orientare il pensiero nella  direzione contraria a quella desiderata affinchè la mente possa aprire nuovi scenari nel senso opposto. Si tratta di costringersi a complicare il problema da risolvere o a  peggiorare la situazione che vorremmo migliorare, analizzando concretamente tutte le  possibilità in tale direzione. […]”

                                                        G. Nardone - Cavalcare la propria tigre” (2003)




Le mappe causali.

Le mappe e il mappare possono essere inserite nel contesto degli studi strategici della percezione e della cognizione. Tradizionalmente le mappe hanno enfatizzato il concetto di 'relazione spaziale'; sono il surrogato dello spazio e sono state informalmente descritte come uno schizzo per comunicare un senso del luogo, un certo senso del 'qui' in relazione ad un 'lì' (Weick, 1990). Una mappa di una città, di un centro commerciale, di un campus universitario, è priva di utilità fino a quando non si individua il 'voi siete qui'. Le mappe, infatti, mettono le persone dove si trovano, sia letteralmente che figurativamente. Il concetto di relazione spaziale è una qualità  della mente umana per comprendere qualsiasi cosa, il che è probabilmente la ragione per cui le metafore di mappe abbondano.

La relazione spaziale è una parte importante della vita organizzativa ma nonostante l'enfasi sullo spazio, quello che è interessante delle mappe strategiche è che sembra anche che esse catturino il tempo. Le mappe che rappresentano la causalità, descrivono logiche o sequenze, tutte catturano relazioni temporali: SE questo (nel 'adesso') ALLORA quello (nel 'futuro').

Non solo le mappe enfatizzano e catturano relazioni spaziali e temporali, ma anche l'attività di classificazione e attribuzione di 'cose' a 'classi'. “Nominare è sempre classificare, e mappare è essenzialmente lo stesso che nominare” (Bateson, 1979). Il contenuto delle mappe consiste essenzialmente in differenze. Una mappa è una sorta di sommatoria di differenze, organizzando le differenze nel territorio (Bateson, 1979).

Mappe e Territorio - la mappa non è il territorio (Korzybski, 1933)

Gli uomini vivono in due mondi, il mondo degli eventi e delle cose (il territorio) e il mondo delle parole sugli eventi e sulle cose (la mappa). O più semplicemente le persone creano una rappresentazione del mondo in cui vivono.
In primo luogo, i modelli che creiamo (le mappe) come esseri umani presentano rispetto al mondo della realtà (il territorio) tre principali differenze.
Alcune parti della nostra esperienza sono cancellate, ossia non vengono rappresentate nel nostro modello, ovvero quando creiamo una mappa del territorio cancelliamo alcune parti della nostra esperienza. Queste cancellazioni, come pure l'insieme dei processi di mappatura, avvengono per lo più senza la nostra consapevolezza cosciente.
Evidentemente quando non riusciamo a rappresentare un aspetto importante o vitale, i risultati possono essere rovinosi.
La seconda differenza tra la nostra mappa del  territorio e il territorio stesso ci è data dalle deformazioni. La deformazione è un processo di modellamento che ci permette di apportare dei mutamenti alla nostra esperienza dei dati dei sensi. Per esempio possiamo distorcere la nostra esperienza e progettare il futuro immaginando che si tratti del presente. Questo processo di modellamento può essere un vantaggio o un inconveniente: dipende dall'uso che se ne fa (Bandler, 1975).
Il terzo processo di mappatura è la generalizzazione. È un processo mediante il quale un elemento della nostra mappa del territorio giunge a rappresentare un'intera categoria di cui esso è soltanto un esemplare. Questo ci da la certezza che quando ci troviamo di fronte a una porta, a una qualsiasi porta come ogni altra, anche se non l'abbiamo mai vista prima ci basiamo sull'assunto che potremo aprirla con lo stesso procedimento già usato altre volte. Nella nostra mappa del mondo le generalizzazioni ci consentono di agire con più efficacia da un contesto all'altro. Ci consentono anche di continuare a ricodificare le nostre esperienze a livelli di modellamento più elevati: ciò che rende possibili i progressi del sapere e della tecnologia in ogni campo delle attività umane (Bandler e Grinder, 1975).

Applicato al contesto della cognizione manageriale, questa linea di ragionamento suggerirebbe che quei manager che fossero maggiormente consapevoli dei processi di generalizzazione e di deformazione e degli effetti che determinano, si troverebbero con mappe del territorio più accurate.
La dimensione del vocabolario manageriale diventa importante perchè le parole hanno differenti livelli di ricchezza e sfumatura di significato e pertanto possono contribuire alla migliore o peggiore approssimazione del territorio. (Weick, 1990).
Una volta prestato attenzione al fatto che la mappa non è il territorio che rappresenta, si deve ammettere che esistono alcune mappe migliori di altre.

Nel mondo dell'organizzazione, le differenze sono ovunque e le persone hanno bisogno di criteri guida per orientarsi nel mondo delle differenze. Inoltre, hanno bisogno di disegnare le proprie mappe allo scopo di mettere un certo ordine e dare così una forma, uno schema. In questo modo le persone, nell'organizzazione, ma in generale in ogni circostanza della vita sociale, agiscono come se le proprie mappe siano una sufficiente e credibile versione, approssimazione del territorio nel quale si trovano coscientemente ad agire. Per quanto attiene al mondo delle organizzazioni Karl Weick (1985) così sintetizza la cosa:
        
         The important feature of a cause mape (or any map) is that it leads people to anticipate some order 'out there'. It matters less what particular order is portrayed that than an order     of some kind is portrayed. The crucial dynamic is that the prospect of order lures the     manager into ill-formed situations that then accomodate to forceful actions and come to          resemble the orderly relations contained in the cause map. The map animates managers,          and the fact of animation, not the map itself, is what imposes order on the situation.
         Thus, trapping of rationality such as strategic plans are important largely as binding          mechanisms. They hold events togheter long enough and tight enough in people's heads so      that they do something in the belief that their action will be influential. The importance of      presumptions, expectaions, justifications, and commitments is that they span the breaks in          the loosely coupled system and encourage confident interactions that tighten settings. The conditions of order and tightness in organizations exist as much in the mind as they do in      the field of action.

         In the present discussion, i have argued that maps are intimately bound up with action,          both the action that is ongoing when the map is first invoked, and the action that occurs          subsequent to the discovery of the map. It is the tight coupling between maps and action that    tightens the coupling between maps and the territory. Distorsions of the territory that find          their way into maps, find their way out again when maps are coupled with action […]
        
         What both need to keep in mind is that persistent efforts of each to understand the maps of      others is not a mere exercise of accuracy. It is a much larger exercise of appreciation.

Il cambiamento strategico secondo l'approccio olistico

Attraverso i secoli la Scienza è progredita da visioni statiche, come il cielo 'puntato' di stelle, verso visioni dinamiche, come i corpi celesti in movimento lungo traiettorie ellittiche (Bougon e Komocar, 1990). Molti ricercatori e pensatori come Lao Tzu (500 a.C.), Darwin (1872), Bohr (1934), Maruyama (1963), Allport (1967), Bateson (1967) hanno ognuno rispettivamente sostenuto che livelli, cicli, traiettorie sono alla base di fenomeni dinamici in fisica, ecologia, psicologia e fenomeni sociali.
Circa trentacinque anni fa Karl Weick ha suggerito un'evoluzione delle tradizionali e statiche teorie dell'organizzazione verso una teoria dinamica dell'organizzare, giungendo anche così a suggerire una teoria del cambiamento. La sua intuizione è stata che organizzazione e cambiamento erano e sono le due facce della stessa medaglia, dello stesso fenomeno sociale. Il suo ragionamento è stato che l'Organizzare era ed è un processo di co-evoluzione delle percezioni, cognizioni e azioni dei partecipanti/membri.
La vera portata del contributo di Weick è che, 'a margine' della discussione circa l'evoluzione delle organizzazioni, egli abbia articolato una teoria dell'organizzazione-e-cambiamento slegata dal concetto del contenuto e basata sulla struttura dei cicli nei sitemi sociali evolutivi.

Focus sulla struttura

Nella visione tradizionale della teoria organizzativa dei sistemi sociali, la struttura per indicare e rappresentare il sistema sociale, è la struttura gerarchica. Nelle parole di Bougon e Komocar (1990):
        
         “Since social organization and change are two sides of the same phenomena, a theory of          change must also be a theory of dynamic organization. Traditional organiztion theories,          however, are nondynamic and assume or promote hierarchal systems. Weber's (1921-25)          bureaucracy rest on a hierarchy of authority relations where influence flows one-way from one superior to several inferiors. Sarbin's (1954) role thoery rests on a hierarchy of          expectancy relations where influence flowa one-way from several role-setters to one role-         holder. March and Simon's (1958) decision-maker is controlled by a hierarchy of goals and   constraints which provide the premises of the decisions he or she makes on behalf of          organization.
         Hierarchal theories of organization imply that to change organization one must change the    ultimate source of influence. Change, in such theories, is limited to replacing one static situation by another static situation. These theories are frequently subconsciously assumed     by voters or owners when they replace top managers to promote a new course of action”

Le teorie organizzative basate sulla gerarchia sono popolari perchè 'voters' e 'owners' hanno familiarità col concetto di gerarchia. È compreso facilmente e quindi si accettano facilmente le 'conseguenze' ovvero che la soluzione ad un dato problema di cattivo funzionamento del sistema sociale (che è gerarchico) si traduce nella sostituzione del vertice.

Ecco allora il cambio-che-spiazza: stop a considerare, a rappresentare, a mappare le organizzazioni (e i sistemi sociali) esclusivamente come strutture basate sulla gerarchia MA mappiamole come strutturate da cicli e concatenazioni. I loops (cicli) creano una diversa classe di sistemi, i sistemi cibernetici (Bateson, 1966) i quali sono l'opposto 'topologico' dei sistemi a struttura gerarchica.
In questa sede non si intende stressare ulteriormente il concetto per comprendere che si tratta della sostituzione di uno schema percettivo, ovvero struttura 'cibernetica', al posto di sistemi a struttura 'gerarchica'. E lo si intende fare non in virtù di alcuna pretesa verità fattuale (del tipo la verità è così o così) ma semplicemente si propone la modifica della mappa, perchè, lo ricordiamo, è con la mappa che ci orientiamo nel mondo e ci sono mappe che hanno differenti gradi di precisione nel rappresentare il territorio.
Si tratta, quindi, di considerare la società come se fosse un sistema con struttura cibernetica, in sostituzione del precedente paradigma. L'obiettivo non è quello di stabilire se sia vera una mappa piuttosto che un'altra, quanto piuttosto fare quel che è necessario affinchè si determini il cambiamento auspicato. E il principio guida dei processi di cambiamento è da sempre lo stesso: una mappa è 'vera' finchè è utile, ovvero consente il raggiungimento di un certo livello di obiettivo (omeostasi e/o soddisfazione); e quando la mappa non conduce all'obiettivo una cosa sensata da fare è NON continuare ad usarla, perchè ormai 'non utile'. Qualsiasi altra mappa è una mappa migliore. Infatti, la verifica di congruenza ovvero la risposta alla domanda “Abbiamo ottenuto quello che ci aspettiamo di ottenere?” ci fornirà un criterio di valutazione.

Nei sistemi 'cibernetici', per la teoria cibernetica dei sistemi sociali, cambiare un'organizzazione significa cambiare uno o più cicli e cambiare cicli significa cambiare un'organizzazione (Weick, 1969)

Esempio di mappa causale sulla crisi dell'€urozona

Tratto dal paper “Controlled Dismantlement of the Euro Area in Order to Preserve the European Union and Single European Market” di S. Kawalec e E. Pytalrczyk:

         The Eurozone crisis mobilises an appreciable amount of the attention of politicians and the public, with calls for a decisive defence of the euro, because the single currency’s demise is said to be the beginning of the end of the EU and Single European Market. In our view, preserving the euro may result in something completely different than expected: the disintegration of the EU and the Single European Market rather than their further  strengthening. The fundamental problem with the common currency is individual countries’ inability to correct their external exchange rates, which normally constitutes a f ast and  efficient adjustment instrument, especially in crisis times.
        
         Europe consists of nation states that constitute the major axes of national identity and major
         sources of government’s legitimisation. Staying within the euro zone may sentence some
         countries – which, for whatever reason, have lost or may lose competitiveness – to
         economic, social and civilizational degradation, and with no way out of this situation. This
         may disturb social and political cohesion in member countries, give birth to populist
         tendencies that endanger the democratic order, and hamper peaceful cooperation in Europe.
         The situation may get out of control and trigger a chaotic break -up of the euro zone,
         threatening the f uture of the whole EU and Single European Market.”


The Eurozone crisis mobilises an appreciable amount of the attention of politicians and the
public, with calls for a decisive defence of the euro, because the single currency’s demise is
said to be the beginning of the end of the EU and Single European Market”

Questa affermazione introduce un elemento di descrizione della situazione in corso e dice essenzialmente quella che è la mappa causale del PUD€:
( L'immagine della mappa causale è visibile al link: http://www.scribd.com/doc/144898966/Mappa-causale-del-PUD€ )


+
€URO(zone) crisis
=
EU/Single European Market crisis
CALLS for
DECISIVE DEFENSE
of the €URO
-
La mappa rappresentata si compone di due singole relazioni causali, una con segno '+' e l'altra con segno '-'. I segni '+' e '-' permettono di identificare che tipo di effetto si verifica (Weick, 1969). Un segno '+' significa che due eventi collegati cambiano nella stessa maniera: maggiore la crisi dell'€urozona e maggiore è la 'richiesta' di efficaci e decisive azioni a difesa dell'€uro (un aumento di uno implica un aumento dell'altro; e una diminuzione di uno causa una diminuzione nell'altro). La seconda relazione è tra 'decisiva difesa dell'€uro' e 'Crisi dell'Unione Europea e del Mercato Unico'; essa è caratterizzata da segno '-', ovvero gli eventi cambiano in direzioni diverse: quando un evento cambia, l'evento che “riceve la freccia” dal primo, cambia nella direzione opposta (maggiore 'decisiva difesa dell'€uro' implica minore 'Crisi di EU e MU'; e viceversa, minore difesa decisiva dell'€uro implica maggiore 'Crisi di EU e MU').

Queste due relazioni causali singole compongono un ciclo causale. Lo è diventato per la 'manipolazione' del PUD€ che, In Italia come nel resto dell'Europa, nelle sue dichiarazioni lo afferma esplicitamente, e non. Esso ha assunto la posizione che 'rompere l'€uro(zona) significa rompere l'Unione Europea'. In questo modo si è realizzata la 'fusione per combinazione' €uro = EU e quindi €uro crisis = EU crisis.

Nelle parole di Karl Weick (1969):

         “Scegliete uno dei vostri cicli e contate il numero di segni negativi che contiene. Se sono in numero pari (ad esempio 0,2,4 ecc.) allora quel ciclo è un ciclo che amplifica la deviazione (Maruyama, 1963), un circolo vizioso (Wender, 1968) o un ciclo rigenerativo (Bateson,    1972).
         Si può osservare il significato potenziale di un ciclo di questo tipo se si segue quello che succede quando una variabile di quel ciclo aumenta il suo valore. Noterete che la variabile da cui avete cominciato aumenta ancor di più dopo che avete completato il circuito e continua ad aumentare ogni volta che lo completate.”

In un ciclo causale con un numero pari di segni negativi non vi è regola né controllo. Una volta che una variabile comincia a muoversi in una direzione, o in su o in giù, quella variabile continuerà a muoversi nella stessa direzione fino a che non venga distrutto il sistema o si verifichi un qualche drammatico cambiamento (Goldsmith, 1971).
( L'immagine della mappa causale è visibile al link: http://www.scribd.com/doc/144899991/Mappa-causale-completa-del-PUDE )

€URO(zone) crisis
=
EU/Single European Market crisis
CALLS for
DECISIVE DEFENSE
of the €URO
+
-
TENDENZA
FENOMENI
POPULISTI
+
COESIONE POLITICA E SOCIALE
All'interno di uno Stato membro
DEPRESSIONE
Economica, Sociale, Politica
Variazione
COMPETITIVITÀ
+
-
-
+
-
-
+
Ciclo causale
“WHATEVER IT TAKES”
Ciclo causale
DEFLAZIONE
INTERNA
Ciclo causale
'POLITICA'
 
In qualche ciclo tuttavia si possono trovare un numero dispari di segni '-'. Questi cicli sono particolarmente interessanti perchè impongono una certa stabilità sui sistemi organizzativi. Ciò avviene a causa della relazione tra questi eventi, una relazione che li porta ad essere controllati e autoregolati piuttosto che incontrollati e amplificati. Ogni ciclo causale che ha un numero dispari di segni negativi tende a controbilanciare le deviazioni.
Quando le persone esaminano le relazioni esistenti nell'organizzazione cercano variabili interdipendenti, cicli causali e la presenza o assenza di controllo. Avere dei cicli che controbilanciano la deviazione significa che il sistema è fondamentalmente stabile; cicli che amplificano la deviazione comportano una fondamentale instabilità del sistema (Weick, 1969).
( L'immagine della mappa causale è visibile al link: http://www.scribd.com/doc/144900525/Mappa-causale-POLITICA-del-PUDE

€URO(zone) crisis
=
EU/Single European Market crisis
TENDENZA
FENOMENI
POPULISTI
+
COESIONE POLITICA E SOCIALE
All'interno di uno Stato membro
DEPRESSIONE
Economica, Sociale, Politica
+
-
-
Ciclo causale
'POLITICA'
L'uguaglianza €uro = EU/MU
come una 'camera di DE-COMPRESSIONE':
porta il ciclo all'equilibrio
(altrimenti destinato all'esplosione, numero pari di segni '-')
 


Osservando la mappa del ciclo 'politica' si possono avanzare alcune interessanti considerazioni sul posizionamento del PUD€, rispetto al primo ciclo causale evidenziato.
Dal secondo capoverso dell'Abstract (poi ripreso anche nell'Introduzione e in successivi passaggi del paper CASE): se un paese membro perde (per qualche ragione) competitività allora va in depressione (economica, politica, sociale); se va in depressione non riesce a venirne fuori e questo implica un aumento della 'divisione interna allo Stato membro' tra le forze politiche e la società (il PUD€ si indebolisce). Se la coesione interna diminuisce allora cresce la tendenza populista, che è un pericolo per la democrazia e la cooperazione in Europa, e se cresce il populismo allora è a rischio l'intera Unione Europa (e Mercato Unico). Di nuovo, quindi, la tesi del PUD€ (il primo ciclo causale rappresentato).
Gli autori del paper inoltre chiamano 'populismo' qualunque alternativa al PUD€ e dato che quest'ultimo è schierato sulla posizione “SI cooperazione e SI Europa”, sintetizzata dal mantra “Più Europa”, allora chi è 'contro' o alternativo al PUD€ è contro l'Europa (EU/MU = €uro).

In conclusione, l'utilità della uguaglianza creata dal PUD€, €uro = EU/MU è duplice: da un lato mette in 'cattiva luce' di fronte all'opinione pubblica 'chi è alternativo' perchè rappresenta un pericolo per la 'cooperazione dell'intera Europa' (e rinforza la posizione attribuendo l'etichetta 'populista', carica di connotazioni negative). Inoltre, quella che può apparire solo una manipolazione semantica, o una mossa di strategia difensiva, ha un ruolo fondamentale per assicurare la relativa stabilità del sistema causale considerato. Infatti, quello che altrimenti è un ciclo 'esplosivo', ovvero, nelle definizioni di Karl Weick, un ciclo amplificatore della deviazione (caratterizzato da un numero pari di segni '-') diventa autoregolato, un ciclo regolatore della deviazione (caratterizzato da un numero dispari di segni '-'), grazie alla manipolazione €uro = EU.

Senza questa 'uguaglianza' il PUD€ e l'€uro sarebbero già Storia?

8 commenti:

  1. Finisco qui il commento-introduzione.
    La interpretazione di un sistema sociale organizzato basata sulla sua dinamica a ciclo "alterato", rispetto alla instabilità che ha altrimenti in sè ove non fosse introdotta l'equazione euro=UE, è fondamentale.

    Per chi avesse ancora delle perplessità, questa è esattamente la caratteristica di sistema che il "manifesto" degli economisti (post "De Reditu") tende a scardinare.

    La rigorosa dimostrazione logica fatta in questo post, rinvia a una strategia fenomenologica: quella che è da rimuovere non è l'essenza ideologico-culturale del "più europa" (divenuto sicuramente disgustoso), ma la "essenza", l'in sè, della forza stabilizzatrice del sistema. Cioè l'equazione suddetta.

    Non ha senso accanirsi sul "superfluo" e allargare il campo dell'attacco a tutto il fronte del sistema stesso. L'esistenza stessa del PUDE (nelle sue varie forme europeo-bancarie), dimostra che avrebbero fin troppe forze per resistere a un attacco che disperda le sue direzioni su un fronte esteso.

    Qualunque proposizione strategica di tipo pragmatico, dunque, deve per necessità concentrare i suoi sforzi su questo aspetto.

    E criticare una strategia del genere sulla base di una qualunque ideologia che, magari anche correttamente, sostenga l'incompatibilità della stessa UE - in quanto capace di produrre il rigurgito del capitalismo nella sua forma pre-keynesiana- con le istanze sociali democratiche, non avrebbe buon gioco per mancanza di tempo nel raccogliere la sua legittimazione democratica.

    Prima che la democrazia sia ridotta a mero ricordo (quando oggi è un simulacro, sì, ma non rinuciabile nella facciata che sono ancora costretti a offrire).

    Un'ultima cosa: i "diritti cosmetici" sono il vero riflesso di falsificazione mimentica della democrazia che ratifica l'equazione euro=UE. Ed infatti, quanto più l'euro si dimostra insostenibile, tanto più il PUDE spinge, in tutta Europa, sui "diritti cosmetici". Questi finiscono per essere un termometro della instabilità del sistema.
    Fateci caso.
    http://orizzonte48.blogspot.it/2013/01/hollande-e-lo-scudo-infranto-dei.html

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  2. Ho provveduto a caricare il testo anche su un server esterno di modo che sia possibile vedere i grafici dei cicli causali contenuti:

    questo il link

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  3. Su twitter El @svissero mi ha dato link dove è possibile leggere il post (anche l'ultima parte che appare sovrapposta):

    http://www.scribd.com/doc/144946014/Mappe-Causali-PUDE

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    1. "Sovrapposta"? A me appare perfettamente leggibile. Sulle "mappe" ho inserito i links inviatimi che rinviano alle relative immagini...

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  4. Quindi l'obiettivo dovrebbe essere quello di scardinare l'equazione €=UE. In aritmetica si fa aggiungendo o togliendo una stessa "cosa" ed osservando che il risultato non cambia la correlazione.
    Nel nostro caso mi par di capire (ma dovrò rileggere più volte il testo) dovremo focalizzarci solo sull'€ e in generale sulla situazione economica?
    Lasciando perdere i bellimbusti che ci scrivono queste cose qui

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    1. Un cambiamento auspicato passa per i cicli che alimentano la devianza e quando una mappa causale non ne presenta vanno 'inseriti'. E qui cogli nel segno quando dici che è necessario aggiungere qualcosa: generalmente si tratta di un nuovo elemento che si inserisce, con l'obiettivo di cambiare invertendo la 'polarità' del legame, tra due esistenti del ciclo.

      La particolarità della mappa del PUDE è che il ciclo in esame sarebbe già di sua natura portato alla rottura, senza l'uguaglianza €=EU. Uguaglianza che il PUDE comunica come fosse un postulato. Danno battaglia sulle conseguenze di un'uscita dall'€uro nei termini delle conseguenze economiche e non (materie prime, inflazione, svalutazione, e via luogocomunistando) riuscendo sempre a catturare l'attenzione dei 'voters' e dell'avversario (in un certo senso credo che il PUDE sia felice di combattere ogni round televisivo e sui media in generale).

      Ma non ricordo una battaglia sul significato di "rottura €uro" = "rottura EU". Cosa succederebbe se avvenisse? Perchè non è possibile che si determini tale evento? Chi lo impedisce? Non ricordo, onestamente, episodi in cui il PUDE possa aver rischiato di sentirsi domandare "E la Gran Bretagna che non è nell'€uro ma è nell'EU?, e la Danimarca idem?, e la Svezia anche? e ....".

      Con ciò voglio intendere che lo scardinare l'uguaglianza, così da togliere alla moneta unica le mostrine di EU (così che l'€uro resti solo, e lo si possa vedere per quello che è) passa per la posizione, folle e apparentemente illogica, 'tornare alla sovranità monetaria significa rompere l'EU? Può essere', ma vediamo'. Il PUDE inizialmente felicissimo di seguire questa strada, convinto che sia un gol a porta vuota, si ritroverebbe a dover affrontare la domanda sui paesi membri EU ma con propria sovranità monetaria.

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  5. Chissà in che punto del ciclo siamo arrivati. Penso lo scopriremo presto. Finora il PUDE si è limitato a ignorare. Difficile che possa continuare a farlo con il gruppo di firmatari del "Manifesto di solidarietà europea" . Anche la derisione sembrerebbe impraticabile (salvo qualche ben noto giullare privo di senso del ridicolo).

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  6. Molto interessante.
    Le mappe non sono il territorio e questo dovrebbero ripeterselo in molti prima di aderire all' equazione indimostrata. Euro = UE. Insieme al motto di Montaigne : Che cosa conosco?

    Per quanto riguarda il Manifesto concordo con 48 sul pragmatismo.
    Come è possibile assaltare la Bastiglia senza essere ancora arrivati a Parigi? Di solito si apre un varco, prima.
    Esclusi gli inglesi ( guarda caso hanno iniziato con un no all'euro, e non sono esattamente marxisti) che chiedono uscita da UE, ci sono forze europee e italiane a sinistra, che intendono portare avanti un simile programma? Le minoranze nel breve periodo non inciderebbero, e Grillo ormai fa i conti della serva sui rimborsi ai partiti.
    Quindi?
    P.s. confermo quanto dice Silvia, lo vedo sovrapposto.

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