giovedì 14 novembre 2013

ESERCIZI DI "RISCALDAMENTO" PER LA VISIONE DI SERVIZIO PUBBLICO

Questo è un post che mi ha suggerito un intervento di Flavio e che mette alla prova la vostra capacità analitica e deduttiva.
Dovendo spiegare a un "puddino" cosa non va nei Trattati, come rispondereste ai seguenti interrogativi:
1) se ad uno Stato (democratico) è posto un "tetto" all'indebitamento annuale, e contemporaneamente adotta una moneta comune ad altri Stati che hanno tassi di inflazione e di interesse prossimi ma non coincidenti (in presenza di un cambio immutabile), e stabilendo una banca centrale comune "indipendente" con divieto di acquisto diretto dei titoli del debito pubblico, che effetto avrò sulla crescita dell'economia di questo Stato, considerando che questo, già all'entrata nel sistema della moneta unica registrava un onere per interessi sul debito superiore allo stesso tetto immutabile del deficit pubblico?

2) avrò aderito ad un Trattato in quelle "condizioni di parità" che prescrive l'art.11 Cost. per poter consentire "limitazioni di sovranità", considerato che gli altri Stati principali coinvolti non hanno MAI registrato, nè inizialmente, nè successivamente a tale Trattato, un onere degli interessi superiore al 3% del PIL (v.fig.3), che, guardacaso, è il tetto fissato per l'indebitamento?

3) Quali politiche pubbliche volte alla crescita ed alla distribuzione della ricchezza saranno possibili in queste condizioni, in termini di volume degli investimenti pubblici, e in generale della spesa primaria, dovendo essere realizzato un avanzo primario di bilancio per rispettare tale tetto e dovendo anche fronteggiare un deficit del current account balance, su cui, tra l'altro, incide la quota crescente degli interessi sul debito pubblico corrisposta ai detentori esteri del debito?

Essendo bravissimi, coglierete la "facilità" di dare una risposta, non solo per le condizioni di sistema già fornite, ma anche per la formulazione della seconda domanda agevolativa della risposta alla prima :-).

Come esercizio di militanza attiva mi pare non sia male (considerato che in recenti post il tema è già stato trattato...).
Non solo, ma per chi si cimentasse, sarà un ottimo "riscaldamento" per potersi meglio godere, a cellule grigie ossigenate e in piena "attenzione acutizzata" il raid di Alberto, stasera su "Servizio Pubblico"...

68 commenti:

  1. E poi si sapeva del rischio, eccome se si sapeva:

    Dall'archivio de la Repubblica, intervista (pubblicata il 2 ottobre 1988) all'allora direttore generale degli affari economici e finanziari della Cee, Antonio Costa (il grassetto è mio):

    "Si va verso l' Unione monetaria. Al di là delle forme istituzionali che potrà assumere, l' approssimarsi di essa sarà rappresentato dal progressivo avvicinamento ad un sistema di tassi di cambio fissi. [...] Se certe politiche dei cambi potranno ristabilire le barriere che vogliamo abolire, favorendo la competitività di alcuni a danno di altri, non si avrà un vero mercato unico. Dunque, anche la variabile dei tassi di cambio deve essere posta sotto controllo. [...] Se i tassi di cambio dovranno restare stabili
    in futuro, se non ci saranno più le barriere che influenzano gli scambi, se i tassi di inflazione dovranno convergere, se l' integrazione finanziaria farà convergere i tassi di interesse, in presenza di un forte debito pubblico l'aggiustamento avverrà per mezzo di una sola variabile: a quel punto solo l' occupazione potrà assorbire gli squilibri. La sola valvola di sicurezza sarà il mercato del lavoro e la crescita, più lenta che altrove del reddito reale. Riteniamo che questo non debba assolutamente accadere. Perciò la manovra di risanamento del debito, in corso in questi giorni, è fondamentale per salvaguardare l' occupazione di oggi e quella di domani."

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    1. Peccato che con una BC indipendente, già al seguito del divorzio, fin da allora avevano di mira deficit (cioè spesa per investimenti e sostegno al reddito) e lavoro per il mitologico "risanamento del debito" (lievitato per via degli interessi): cioè ammazziamo il monte salari da subito per non rischiare che accada dopo, in modo da non doverci "troppo" preoccupare della bdp in deficit. Questo "non deve accadere"? Non vedevano l'ora!

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    2. Senz'altro tra quelle elencate nell'intervista citata la spesa pubblica è la variabile meno maneggevole, perché non è verosimile che la si possa modificare facilmente. Una gestione onesta, in quel momento storico, avrebbe avuto altre leve da muovere: riprendere il controllo della banca centrale e rinviare, anche sine die, l'unione monetaria. Ma la banca centrale indipendente era dogma.

      Ricontrolliamo la data: non 2008, non 1998, ma 1988: quindi venticinque anni fa la road map dell'eurismo era già stampata e in circolazione. Un anno prima della caduta del muro di Berlino. E si capisce come a quel punto, negli anni ottanta, non più solo gli studiosi come Meade nel 1957, Mundell nel 1961 ma lo stesso funzionariato della CEE, almeno quello di vertice, avesse chiarissimo dove si sarebbe andati a parare.

      Si era nella prima repubblica: la sinistra DC sapeva? Il PCI sapeva? Il PSI? Gli altri? Senz'altro, perché era allora che venivano prese quelle decisioni.

      Dopo di che la seconda repubblica da questo punto di vista ha trovato tutto già deciso. Quindi Travaglio se la può prendere finché vuole contro B. e la corruzione, ma B. è venuto dopo, ed è servito che stesse sul palcoscenico per tenere un faro puntato solo su di lui e lasciare tutto il resto in oscurità mentre i tecnici cambiavano la scena. Si riaccesero le luci e tutti videro che il paese non c'era più.

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    3. Plastica quanto (tragicamente) esatta lettura.
      Solo un punto: la snistra DC, il PCI e il PSI, intesi come ceto politico seriale, non sapevano. Lo so con certezza, da testimonianza diretta. Come sempre per testimonianza diretta ho appreso come neppure i quadri intermedi dei funzionari di Bruxelles sappiano.
      Dal momento che politica monetaria, fiscale e industriale (in negativo) passano a un entità extraistituzionale (oggi genete come Galli, li chiama ossessivamente i mercati e ad essi attribuisce supremazia incontestabile), il ceto politico, come componente sociologica di "mediatori", perde la sua funzione.
      IN REALTA' POCHI "ELETTI", DESIGNATI DAI "MERCATI" SAPEVANO: il resto neppure "doveva" sapere e anzi rimanere nell'ignoranza che, tutt'ora, ostenta orgogliosamente.
      Se avessero saputo, avrebbero capito che vendendo il loro elettorato in blocco, avevano venduto loro stessi (in sovrapprezzo).

      Da allora inizia la legittimazione del "politico" come riflesso del controllo meditiaco (a proprietà finanziaria): conversione in uomini-immagine di comunicazione sintetica, attori di sceneggiate distrattive e inifluenti.
      Il politico "medio", peon, non controlla e conosce dalla stampa, come tutti, i risvolti indiziari delle decisioni prese dalla oligarchia.
      Travaglio è semplicemente l'altra faccia della medaglia del fenomeno: un controinformatore che però sta nella stessa identica sala da ballo. E si picca di andare in controtempo. Ma ballando, n modo complementare, la stessa musica. Solo che non si preoccupa di saperlo.

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  2. Fidarsi delle trasmissioni PUDE è bene, ma non fidarsi è meglio. Spero di essere smentita nel corso della serata ma o Santoro ha deciso di saltare sulla scialuppa di salvataggio e darà spazio ad Alberto oppure sarà il solito agguato.

    P.S. La risposta ai quesiti è, per chi ha avuto la costanza di informarsi in questi mesi, anche grazie a te, è sorprendentemente facile. Chi non capisce non vuole capire oppure è in conflitto di interessi.

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    1. Assolutamente d'accordo: gli esercizi di "riscaldamento" vogliono agevolare la decodificazione immediata delle trappolucce opportunistiche che prevedibilmente dissemineranno...:-)

      A proposito di "voler capire", mi scrivi alla mail del blog, che ti devo raccontare delle cose (e non ho la tua mail)? :-)

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    2. Brava Barbara. E se a pensar male si fa peccato ma si indovina, potrebbe essere un agguato.
      Ed hanno anche scelto un avversario da non sottovalutare: Santoro è, infatti, un moderatore di dialoghi a cui piacciono i monologhi (suoi, preferibilmente).

      Porto un esempio di scuola, frutto della mia immaginazione ma che potrebbe ben adattarsi alla realtà:

      Ospite: "Allora, riassumendo il mio pensiero......"
      Santoro (interrompendo subito): "No, aspetti, noi siamo qui per approfondire non per riassumere, diciamo al pubblico le cose come stanno...."

      E via alla polemica.

      Ecco: questo è Santoro. Be careful........
      Detto questo, appena tornato dal lavoro, "provo" a sintonizzarmi.....

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  3. Finora, stiamo assistendo a un'abile concertazione a più voci su debitopubblicocorruzionespesapubblicabrutto. Senza se e senza ma. Travaglio dice di non sapere di economia, ma ha incrollabili certezze, immaginarie, sulle cause della crisi, enumerando il "debito pubblico" come una cosa negativa. Se avesse la pazienza di leggersi Kaldor, Keynes o Minsky, gli prenderebbe un colpo: crollerebbe un mondo così semplice e brutale, coi cattivi da una parte e i buoni dall'altra (immaginati).
    Peccato che non abbia idea di come si combatta veramente la mafia; proprio con la spesa pubblica, avendo, naturalmente, una struttura amministrativa dello Stato che sia conforme ai principi della Costituzione: non quella "lovuolel'Europa". E lo stesso potrebbe dirsi della corruzione: l'Europa delle regioni, delle banche universali rette dalle fondazioni e del quarto settore che, creati i diritti cosmetici, si mette in contatto coi decisori politici per ogni possibile "manifestazione" tanto politically correct (al posto delle funzioni pubbliche di sostegno sociale e dei controlli preventivi di legittmità: tutta roba scomparsa, in nome dell'Europa)...

    L'impressione generale è far apparire Alberto come un astratto schematizzatore di complesse questioni economiche in contrasto con la realtà "vera" (castadebitopubblicospesapubblicaimproduttiva ecc.)

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    1. Un passaggio mi ha colpito. Quando Travaglio dice che i problemi sono la mafia, la corruzione....

      Basterebbe replicare che la mafia c'è dai tempi del brigantaggio. E che la corruzione c'era anche negli anni '60. Non c'è nessun nesso tra le due cose. A parte uno: una politica privata della sovranità effettiva e che "vive" solo di consenso, è sostanziaente irresponsabile e conseguentemente corruttibile. Ed infatti "gli anni di fango" coincidono, guardacaso, con il percorso "€uropeo" (dal 1980 in poi).

      Crisi economica e moralizzazione della vita pubblica sono argomenti importanti ma non collegati da un nesso causale diretto, come presume Travaglio.

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    2. Travaglio parla dal suo angolo di ex-perseguitato che ha trovato un risposta abreativa: è in situazione di blocco da perfezionismo narcisista.
      Ma vedi: tu dici delle cose giuste e con immediatezza, che avrebbero potuto benissimo comparire come voce pertinente nel dialogo.
      Ma non verrai mai invitato nel pubblico degli "spontanei-che-portano-la propria-significativa-esperienza-di-vita-vera".

      A meno che...a meno che...non si faccia una trasmissione a parti invertite: il pubblico spontaneo lo componete tu, Flavio, Arturo, GBargazzino, Poggio e chi più ne na più ne metta.
      Il talk è fatto da Alberto, Claudio Borghi, e ad es, Piero Valerio Antonio Rinaldi e altri personaggi su questa linea. Travaglio o il "pensatore" di turno PUDE dovrebbe essere in sostanziale isolamento.
      Sarebbe un pò diverso no? Proprio per la gente che guarda...

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    3. stranamente fra i giovani cervelli ci mettono sempre i giovani ricercatori che odiano il proprio paese...mai qualcuno che tentando la stessa via è finito a fare il mini jobber...e dire che ce n'è tanti, probabilmente più di quelli che hanno successo.

      e cmq quelli di stasera dimostravano proprio poca intelligenza, non so che ruoli ricoprano, ma lamentarsi dei "pochi investimenti nell'istruzione che non c'entrano col limite al deficit e altri tecnicismi"....boh. io non so.
      non penso serva essere consapevoli della situazione in cui ci troviamo per capire che se abbiamo dei tetti alla spesa diventa difficile fare nuovi investimenti. penso basti aver letto un qualunque quotidiano. fossero stati liberisti li avrei anche capiti di più: avessero sostenuto le privatizzazioni del sistema scolastico ok....ma se chiedi che lo stato investa di più e non capisci che il tetto alla spesa lo impedisce...beh. c'è solo da alzare le mani e augurarsi che la procedura di voto dall'estero sia sufficientemente brigosa da farti passare la voglia di votare alle prossime elezioni.

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    4. Che dire, e che vi avevo detto? Pancia vs. Cervello 4-1.
      Giovani agghiaccianti, una vera e propria Pudejugend. La sensazione che l'armonia di Bagnai sia stata sovrapposta alla cacofonia del castacriccacorruzione, con l'ovvia conseguenza di venirne sopraffatta.

      Consiglierei a Santoro di riguardarsi una sua vecchia puntata di Samarcanda dedicata alla crisi argentina del 2001, magistrale critica del vincolismo economico e, come consiglierebbe Alberto, di unire i puntini.

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    5. Per quanto riguarda i giovani laureati all'estero bisognerebbe guardare innanzitutto di cosa si occupano.
      Ho molti amici che hanno esperienze di questo tipo. Quello che ho notato dei laureati italiani (almeno di una grossa fetta) è il forte individualismo e quindi l'incapacità di guardare e analizzare i fatti in modo complessivo. Diversamente da un lavoratore "normale" che cerca di capire, quando vi si scontra, i propri diritti, ho notato che i laureati difficilmente lo fanno. E' una specie di mondo dorato. Almeno per coloro che rimangono legati al mondo accademico (come sempre non tutti). Quando Luca Tonelli dice che i ragazzi non capivano semplicemente che se c'è un tetto alla spesa sono difficili nuovi investimenti (stesso pensiero che ho avuto anch'io ascoltando la biondina con gli occhiali...), si comprende subito che questo loro modo di ragionare è distaccato dalla realtà. Loro si basano sulla propria singola esperienza. Atomicamente parlando. Individualistica. Non uniscono i puntini. Come molti laureati non hanno nemmeno compreso le differenze tra il modello italiano e i differenti modelli esteri di istruzione e ricerca universitari e post-universitari. Probabilmente vado OT, ma credo sia utile per capire questa strana categoria che ancora spera nel più EUROpa.
      Questi ragazzi hanno visto quali sono le difficoltà per ottenere un dottorato in Italia (che è sempre a numero chiuso e le borse di studio, gestite dalle stesse università, sono poche). Vanno all'estero (non importa quale paese: Francia, Germania, Olanda, Spagna, Inghilterra, Danimarca... rammento che loro, come tutti i pudini, non sanno quali paesi sono nell'euro o meno, per loro non è importante) e quello che vedono è differente: devono presentare un progetto di ricerca (quindi non il solito concorso all'italiana) e i fondi sono poi gestiti in altro modo (indipendenti dalle istituzioni universitarie, in genere). Inoltre nella maggioranza dei casi non esiste il numero chiuso all'estero (rammento che l'analisi che sto facendo è generica, ma attendibile).
      Su questo si basano i loro giudizi. Punto. Ma quali sono i ragionamenti che non fanno? Semplicemente che tutto ciò è determinato da un'errata organizzazione, frutto della sovrapposizione di numerose riforme proprio negli ultimi 30 anni e non dal fatto di essere, noi italiani, tutti darwinianamente corrotti per natura.
      Secondo me il numero chiuso nei concorsi di dottorato italiani non rispetta l'art.34 della Costituzione. Ma, visto che potrei dire scemenze, su questo attendo un'opinione di Quarantotto.
      Come pure trovo sbagliato che a gestire i fondi siano le stesse istituzioni che poi selezionano quelli che devono essere meritevoli (anche il merito è un valore soggettivo... un altro luogo comune infatti è "più meritocrazia"! Ma chi decide in merito?!?).
      E' una cosa che ho vissuto anch'io sulla mia pelle. Capisco la frustrazione di chi ha fatto certi percorsi. Ma vivendo in un mondo dorato non riescono poi a unire i puntini. Semplicemente perchè non li vedono tutti.
      Spero di essermi fatto capire.

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    6. Inoltre per rispondere loro (e a Fassina e l'inversione del trend di tagli all'istruzione) sarebbe stata utile la seguente notizia. Oltretutto molti di loro si sono laureati proprio a Bologna...
      http://www.ustation.it/articoli/4935-bologna-rettore-e-studenti-insieme-per-una-lezione-di-protesta

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    7. Ricollego infine quanto da me sostenuto al bel commento di Flavio (15 novembre 2013 09:53). Mancanza di investimenti e flessibilità. Oltre all'idea che gli investimenti potessero giungere dal privato, argomento purtroppo ancora vivo in questo paese, anche se smentito dalla realtà. E puntualmente demolito dagli studi della dottoressa Mazzucato.

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  4. Bagnai è "Alberto Bagnai" non si discute la sua preparazione. Però alcuni temi trattati nel tuo libro avrebbero aiutato a chiarire e rispondere meglio...........

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    1. A mio parere questo lo puoi dire tu, perchè sono mesi che ti informi e frequenti certi luoghi di discussione: ma se ti immedesimi nello spettatore medio, addestrato ad anni di Travaglio e "spontanei" interventi dagli spalti, ti rendi conto che non avrebbe mai potuto avvertire una tale esigenza (di capire di più).
      L'intera trasmissione ha dato uno scenario "continuista": cioè il messaggio che la spiegazione economica e la questione euro siano in fondo dei fattori recessivi rispetto alla "vera" realtà. Che rimane sempre la solita.

      In particolare, i 5 fighetti che sono stati mantenuti agli studi all'estero (molto presumibilmente dalle famiglie) e che credono alla meritocrazia fuori dall'Italia (che è indubbiamente maggiore ma non in termini di mobilità sociale, tanto che loro sono emigrati per proseguire la loro originaria "appartenenza"), hanno avuto uno spazio spropositato.
      Gli si poteva spiegare che il taglio delle spese per scuola e università (col sostanziale blocco dei ruoli da quasi 15 anni) è il principale figlio deforme di convergenza e euro.
      Ma erano lì non per ascoltare, quanto per tirare l'acqua al mulino del PUDE internazionalista: persino troppo tronfio per capire di essere liberista.

      E questo non fa bene alla verità: so' tutti bravi a dare spiegazioni irresponsabili e slegate dai meccanismi causali della crisi, quando non si è mai dovuto toccare con mano la pietra dura della crisi.
      E infatti gli italiani deflazionati ed emigrati, più esposti alla legge di Phillips, erano delle belve.

      Ma Santoro si è ben guardato dall'approfondire come è perchè sono arrivati a quel punto. E non credo che lo farà mai. Lui.

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    2. Come non essere d'accordo. Se, come è, l'obiettivo è la divulgazione trovo però che l'utente medio poco attento e preparato nei contenuti trattati sia più attento alla dinamica della schermaglia dialettica, a chi è il vincitore della diatriba. Mi spiego meglio, Bagnai dà una spiegazione tecnica, l'interlocutore (Travaglio, i fighetti, Santoro, etc.) risponde con i famosi luogocomunismi, da un punto di vista puramente comunicativo credo che la replica non può essere di nuovo e solo tecnica, economica, anche se ammorbidita da metafore e traslati (sempre utili). Il vincitore è quello che ha espresso il concetto più semplice, cioè l'interlocutore, Bagnai viene percepito come il professorone poco decifrabile. Un richiamo a concetti di sovranità, o a contrapposizione tra Costituzione e trattati ad esempio, proprio perché palesano rapporti di forza consueti, quotidiani (noi contro loro), sempre a mio modo di vedere, avrebbe reso più fruibile il messaggio. In altre parole, sui contenuti umilmente mi inchino, sull'actio, l'elocutio e la dispositio bene, sull'inventio si poteva fare meglio........

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    3. Gli si poteva anche presentare questo allucinante studio OCSE (pdf di 42 pagine) sulla "fattibilità politica dell'aggiustamento". Per chi ancora non lo conosce ne consiglio lettura integrale; in materia di istruzione vi figurano queste chiarificatorie indicazioni: "Après cette description des mesures risquées, on peut, à l’inverse, recommander de nombreuses mesures qui ne créent aucune difficulté politique. Pour réduire le déficit budgétaire, une réduction très importante des investissements publics ou une diminution des dépenses de fonctionnement ne comportent pas de risque politique. Si l’on diminue les dépenses de fonctionnement, il faut veiller à ne pas diminuer la quantité de service, quitte à ce que la qualité baisse. On peut réduire, par exemple, les crédits de fonctionnement aux écoles ou aux universités, mais il serait dangereux de restreindre le nombre d’élèves ou d’étudiants. Les familles réagiront violemment à un refus d’inscription de leurs enfants, mais non à une baisse graduelle de la qualité de l’enseignement et l’école peut progressivement et ponctuellement obtenir une contribution des familles, ou supprimer telle activité. Cela se fait au coup par coup, dans une école mais non dans l’établissement voisin, de telle sorte que l’on évite un mécontentement général de la population."

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    4. Ma grazie Arturo, autentiche "perle": queste veramente sì da leggere con attenzione in "pubblica piazza".
      MI scrivi pure tu alla mail del blog se ti interessa provare a fare divulgazione "multimediatica"?

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    5. @Valerio: come sai non è il genere di osservazioni gradite da Alberto. E comunque gli siamo riconoscenti per fare quello che è il suo specifico; e anche molto bene.
      In un mondo governato dal buon senso, non dovrebbe preoccuparsi di problemi di questo genere e del contingentamento dei tempi degli interventi col barbino pretesto dei ritmi televisivi.
      A un tizio come Galli, visto subito dopo, nessuno toglie la parola fino a che non ha finito di parlare e anzi è quello a cui si fanno più domande di tutti...

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    6. ecco ottima descrizione dei 5 fighetti appunto. la ragazza che poi discettava del sistema universitario italiano avendo frequentato un solo anno di università in Italia :-D era la migliore. borsa di studio in francia senza tasse...la mia fava, detto con eleganza. in Francia le tasse universitarie ci sono eccome.

      cmq io faccio i complimenti a Bagnai...anche se penso che avrebbe dovuto essere un pò meno accademico nei toni e nei contenuti. i suoi interventi sono stati perfetti per un pubblico non digiuno di economia (anche per spettatori mainstream, Bechis era abbastanza d'accordo), e sono convinto che cmq più di uno spettatore con qualche dubbio nascosto si informerà di più sui temi da lui sollevati.
      però servizio pubblico è una trasmissione per gente fondamentalmente parecchio ignorante, che ragiona di pancia, abituata a spiegazioni facili e slogan preconfezionati. per cui penso che forse avrebbe dovuto affiancare al lato accademico anche quello polemico alle volte, cercando di rinfacciare più spesso contraddizioni che all'occhio consapevole sono emerse molte volte nel corso della trasmissione...da Fassina, dai fighetti, da Travaglio, ecc....

      io penso abbia preferito andarci diciamo soft per garantirsi la possibilità d'esser richiamato. alla fine quella trasmissione ha cmq un audience molto alta ed è importante esserci. anche se sulla chiosa di Travaglio "siamo sempre la solita merda di paese" l'ho visto vacillare :-D gli dev'esser costato molto mantenere la calma.

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    7. Agganciandomi
      a) al tema della "meritocrazia e mobilità sociale fuori dall'Italia" (e potremmo aprire un ampio dibattito sui cervelli italiani che scappano all'estero dopo essere stati formati qui con nostre tasse, mentre i governi sbraitano per attirarne dall'estero, di cervelli, magari da paesi poveri così li paghi meno, ma questa è un'altra storia) Ma c'è davvero meritocrazia e mobilità sociale in UK e negli USA?
      b) su una parte di quanto dice Arturo su riduzione deficit etc. Lo diceva la stessa Bankitalia anni fa in uno dei suoi studi “La drammatica riduzione dell’occupazione è parallela alla caduta del tasso di investimento.”. Partiamo dalla “Flessibilità”, che è il nuovo comandamento, l’undicesimo. La disoccupazione, secondo gli economisti main stream, sarebbe causata dalla scarsa flessibilità del mercato del lavoro. Ma le cose stanno così? Due dati: dal dopoguerra, fino all’inizio degli anni ‘80, la disoccupazione in Europa era più bassa che negli Usa. Nel 1972 la disoccupazione era al 2,8% in Francia, al 6,3% in Italia, allo 0,9% in Germania, al 3,1% in Gran Bretagna e al 5,5% negli Usa. Ora, negli anni ‘70 il mercato del lavoro europeo era più “flessibile” di quello americano? No. Era più flessibile di quello europeo attuale? No. Dunque la teoria della flessibilità riceve una totale smentita storica. Da un punto di vista capitalistico, l’ondata di lotte degli anni ‘70 “ingessò” il mercato del lavoro italiano ed europeo. Eppure la disoccupazione era un terzo o al più la metà di oggi, dopo quasi venti anni di sconfitte e dunque di flessibilizzazione. Lasciando poi perdere i criteri di “raccolta” dei dati totalmente diversi fra noi e “loro” (cioè USA e UK), dove sei occupato anche se lavori con contratti a zero ore o fai 16ore la settimana, va da sè. La flessibilità di fatto ha un ruolo evidente: tenere bassi i salari. Nel medio periodo, poiché i salari si abbassano, i mercati delle merci si troveranno ancora più depressi e dunque la produzione diminuisce e l’occupazione di conseguenza scende. Così, nel lungo periodo, flessibilità significa salari più bassi, produzione minore e disoccupazione maggiore. L’occupazione non dipende dalla flessibilità, ma dagli investimenti. E quest’ultimi da cosa dipendono (domanda retorica)?!?! E Quanti se ne sono fatti in Italia negli ultimi anni?!?!?

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    8. Ecco perchè invece di quei pude-jugend a balbettare triti luoghi comuni autoelogiativi, legittimati da storie personali (di cui in fondo non ci hanno detto nulla), avrei preferito te come giovane che ha qualcosa da dire in una trasmissione del genere.
      Ma il giorno che fosse così, da Santoro, vuol dire che il PUD€ sarebbe già caduto.
      Quindi dobbiamo ingegnarci in qualche altro modo.
      Intanto, grazie di essere qui :-)

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    9. Grazie a Te e ad Alberto invece per tutto quello che avete fatto e fate. Davvero.

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    10. Flavio posso chiederti dove hai trovato i dati di disoccupazione degli anni 70? potrebbero servirmi in conversazioni future con qualche amico pude.

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    11. Ecco qui il testo da cui ho preso spunto. E' davvero interessante quello che dice in merito agli ultimi argomenti che il main stream decanta. Criticamente è inoltre il luogo dove si trova anche questo scritto di Augusto Graziani su come, sottolineato da Istwine e ripreso varie volte sia da Marco (Bargazzino) che altri tempo fa, il sistema industriale italiano degli anni '80 abbia campato più sui BOT che sull'investimento in capitale fisico: "Noi tutti ricordiamo che, anni addietro, quando vi era un’inflazione ancora più elevata e vi erano tassi d’interesse assai elevati, gli oneri finanziari avevano quasi annullato i profitti industriali. Alcuni si lamentavano molto di questa situazione, altri facevano osservare che, in fondo, il profitto era sempre lì, solo che gli imprenditori lo avevano fatto scomparire dalla tasca industriale e lo avevano fatto ricomparire nella tasca finanziaria; profitti magri per il settore industriale, profitti grassi per il settore finanziario, nessun motivo di preoccupazione. In sostanza: avere pieno il cassetto di destra o quello di sinistra non sposta molto la situazione del grande capitale.".

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    12. E tutt'oggi è così (v. post sui "gattini ciechi, figli del fiscal compact e prima ancora di Maastricht): il risparmio delle famiglie quasi non c'è e si tratta di risparmio bancario-finanziario bloccato in un credit crunch in cui gioca un ruolo essenziale l'indebitamento estero pregresso e la repressione distruzione della domanda, per via di criteri di stabilità-convergenza e di conseguenziale austerità fiscale.
      Il cul de sac dei liberisti senza idea della crescita

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    13. scusa Flavio ma il primo link porta solo all'home page del sito, che sembra cmq molto interessante e ben fatto.
      Ma se possibile ti chiederei proprio il link al pezzo dove trovi i dati sulla disoccupazione dei paesi europei che citi, nel 72.
      Grazie.

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    14. Scusami Luca, non mi ero accorto di questa cosa. Allora, dalla Home dove rimanda il mio link clicchi, appena sotto la voce Marxismo, la voce Economia, clicchi Economia Politica e, nel mare di saggi (anche di Keynes, Bellofiore, Galbraith ecc.), scorri fino ad "Esposito Lorenzo", "Lo stato sociale: uno strumento dei padroni che ai padroni non serve più". Lì trovi tutto. Se vuoi verificare i dati per la disoccupazione americana puoi andare sul sito del Bureau of Labor Statistics--> Home--> Unemployment e poi cerchi di ricostruire la serie storica. Vedrai che il dato combacia. Puoi anche confrontare con questa tabella, la n. 1 sempre derivata da BLS, i dati in velocità.

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  5. Se poi mandiamo a casa con 85% di stipendio a far niente 45000 militari e non...il dato è tratto... a Contractor ed alla bisogna.Che poi saran gli stessi diversamente assunti nessun lo negherà!! No Comment! su Prof.x click motivi,che poi eran gli stimoli che li volevo passare conoscendo...sul campo la comunicazione politica,tutt'altro di quella accademica.

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  6. TIREMM INNANZ !!
    Ieri sera fuori pioveva e non ho avuto il coraggio di scaldare il "muscolo" – molto pigro il mio mono-neurale – per scendere nell’ “arena”.
    Un po' distratto da una
    “perla” della nostra letteratura sociale
    , m’è capitata, caso e necessità la pagina illuminante degli IMPEDIMENTI DIRIMENTI:
    “Error, conditio, votum, cognatio, crimen, cultus disparitas, vis, ordo, ligamen, honestas,
    Si sis affinis,….”
    “Si piglia gioco di me? .. Che vuol ch’io faccia del suo latinorum?” ribatte il Tra(v)aglino.
    “Dunque, se non sapete le cose, abbiate pazienza e rimettetevi a chi le sa”.
    Ed essi, cioè essi, le sanno e sono ben consapevoli, a conti fatti, che “questo matrimonio non s’ha da fare, nè domani, nè mai”.
    Mah, in attesa del giudizio alemanno sulla costituzionalità del “meccanismo europeo di stabilità”, sull’unione bancaria UE a me “mi” pare che i giochi siano oramai belli che fatti.
    Più che aprire un dibattito, quello del pro e contro il n€uro-delirio a parti inverse, qua c’è da attrezzare – con la “formula magica” dell’efficacia, efficenza, produttivo – l’orizzonte del governo democratico dopo le ineluttabili “5 giornate”.
    E noi ci saremmo, perdio, se ci saremo :-)

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  7. Ma questa "corruzzzzzione" e questa mafia, non è che siano, per caso, "figlie" del neoliberismo?
    "L'evidenza empirica" sembrerebbe suggerirlo: dove si riduce l'impronta dello Stato, e si eroga il servizio pubblico sotto forma di società di capitali, ecco che compare la corruzione! A titolo di esempio: non era forse l'Argentina di Menem il "miracolo neo-liberista" degli anni '90? L'esempio che Berlusconi doveva seguire, secondo l'autorevole parere di Mario Monti? E non era, quella stessa Argentina, uno dei paesi più corrotti al mondo?

    Un altro esempio di squallida demagogia (sempre secondo la mia personalissima opinione), è il modo in cui viene affrontato l'argomento stesso della corruzione. Da quello che ho visto, infatti, viene sostanzialmente (ed implicitamente) ribadito questo presunto rapporto di diretta proporzionalità tra costo della pubblica amministrazione e stipendi del personale da un lato e corruzione dall'altro.
    Ora, posto che alcuni trattamenti economici possano essere rivisti (ma alla luce dell'articolo 36 della Costituzione e non sulla base di un "sentimento popolare" figlio di una demagogia becera e reazionaria), le due cose, secondo me, non c'entrano niente l'una con l'altra! Posso capire che è meglio investire nell'istruzione piuttosto che in 60.000 forestali concentrati in una sola regione, ma non è con i tagli che si solleciterà una gestione migliore (chi viene "pagato di meno", sarà così "fiero" della sua nuova povertà da rifiutare sdegnosamente le mazzette? Se Travaglio lo crede......). La corruzione si combatte, innanzitutto, punendo i corrotti. E quindi prevedendo nuove sanzioni, ri-penalizzando alcune fattispecie, e, soprattutto, lavorando sodo sulla certezza dell'applicazione delle pene, con processi più rapidi, meno dipendenti dalla politica, e magari rivedendo alcune procedure eccessivamente garantistiche.
    Che c'entrano i costi della P.A. con la corruzione? Esempio per l'uomo della strada: devo ristrutturare un condominio e stanzio 50.000 euro. Mi acccorgo che l'amministratore "fa la cresta", cosa faccio? Diminuisco la spesa per le ristrutturazioni e metto un nuovo amministratore "pagato la metà" (e che sarà per ciò solo spinto a fare peggio del vecchio), o denuncio ai carabinieri chi amministra male il denaro di tutti?

    Per quanto riguarda le osservazioni formulate da alcuni "gggiovani" presenti in trasmissione, mi permetto una provocazione: non si lamentassero se poi finiscono a lavorare da Mc Donald's o dietro la cassa di un Autogrill. Se il livello culturale è quello, meritano di finire lì.

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    1. Caro Lorenzo della corruzione ho più volte parlato: e distinto da quella micro, legata a poteri autoritari e oppressivi e rivolta infatti verso i più deboli, e quella macro, legata in diretta proporzione, per definizione, a regimi liberisti, fino all'estremo della sua scomparsa in caso di sua legalizzazione (quando la capture capitalista-liberista arriva al totale controllo del provesso normativo pubblico).
      Ne parlo nel primo capitolo del libro (ma sei riuscito a trovarlo?).
      Ne ho parlato anche nel post "'A corruzione e il "fogno"".

      Però, proprio per la stima che ho di te, perchè non mi organizzi un bel post organico? Dai su, fallo di nascosto a tua moglie :-)

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    2. E poi sono "fessi": l'occhiuta repressione dei privilegi retributivi (certamente assurdi) non fa che accelerare l'assottigliamento della rete di protezione e solidarietà con l'oligarchia ad es;
      http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/gli-intoccabili-camera-e-senato-costano-un-miliardo-e-mezzo-lanno-e-i-tagli-66558.htm

      Cioè nella furia di sovrasfruttamento del controllo mediatico, stanno creando un gigantesco boomerang. Il PUDE rischia di rivelarsi senza veli, come potere ristretto di pochi executive che dettano la politica, qualche front man politico e di supervisori sovranazionali

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    3. Ma vuoi scommettere che, senza paradisi fiscali disseminati un po' ovunque, il fenomeno della corruzione macro sarebbe molto ma molto più limitato? E chi non ha creato un sistema di tassazione univoci in UEM? Chi ha permesso i paradisi fiscali intra-UEM? Chi permette la libera circolazione di merci e capitali a danno del lavoro? Berlusconi!

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    4. Non mi sorprende l'attacco al Parlamento, di cui l'articolo che citi è l'ultimo di una lunga serie che dura da anni, nell'ambito di una visione della democrazia come "costo da tagliare" piuttosto che come un "principio da difendere".

      Certo, se non ho capito male il senso del tuo discorso, si sarebbe innestato un meccanismo da "terrore robesperriano" che non risparmia nessuno. Ma una volta che avremo "mandato tutti sulla ghigliottina mediatica" chi rimarrà? Solo i Robespierre del PUDE, per l'appunto......

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    5. ma del resto, anche la posizione dei "pochi executive", comincia a farsi delicata. Soprattutto quando il "padrone" del nord-europa non sente ragioni.....

      http://www.corriere.it/economia/13_novembre_15/allarme-ue-sull-italia-a-rischio-sforamento-deficit-903ed5a0-4ddd-11e3-a50b-09fe1c737ba4.shtml

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    6. Ma se qualche executive privato verrà toccato, sarà perchè rimane in un gruppo a proprietà italiana. Particolare non da poco per descrivere un processo di colonizzazione...

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    7. Avevo inteso la parola "executive" in senso più ampio, includendovi anche i "gran commis" che collaborano con il regime. Insomma, i ministri delle finanze di turno che vengono a chiedere i "sacrifici" per una crescita (non) prossima ventura......

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    8. Esatto 48!
      lo avrete notato tutti.
      E' iniziata "mani pulite" fase 2. Sia a livello giudiziario che soprattutto a livello mediatico.
      Dopo avere completamente esautorato la politica nazionale, oggi, si passa a esautorare i grandi gruppi economici nazionali (con questo non sto certo dando un giudizio positivo dei Ligresti e dei Riva "di turno", sia ben chiaro!)

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    9. Anche perchè nel condannare gli ital-executive-controllori non bisogna dimenticare quelli...Thyssen-Krupp

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  8. Quando Bagnai ha osservato che i soldi per i fighetti li presenti non ci sono perche' bisogna rispettare i vincoli dell'Ue, ha dato da riflettere ai giovani in Italia in ascolto. Per fortuna ha potuto essere bravo, freddo e pacato per essere richiamato, perche' c'era Fassina, immagiamo se aveva uno come il giovane Colaninno, che fa prudere le mani solo a vederlo. . L'unica cosa, sara' una mia fissazione, ad ogni argomento bisognerebbe controbattere che i soldi non ci sono perche' sono stati regalati al fondo salva banche tedesche francesi inglesi. Non c'e' da illudersi che la chiamata di Bagnai era finalizzata a fare audience per il piatto forte della trasmissione, la filippica di Travaglio sulle ruberie regionali dei partiti, il messaggio e': i politici italiani rubano, deve comandare l'europa.

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    1. E tu linka questo bel grafichetto, vedrai come capiscono ;)

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    2. !!! Bisognerebbe stampare 10 milioni di copie e appenderlo da tutte le parti!

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    3. Mi ricordo di un grafico che mostrava l'aumento della corruzione in relazione al fattore tempo, e la coincidenza dei processi di integrazione monetaria con tale aumento. Purtroppo non ricordo dove l'ho visto e non riesco più a rintracciarlo. Qualcuno riesce a darmi una mano?

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  9. La Tecnostruttura eurocratica non molla la presa-ITA.

    Uno schiaffo, un pacchetto a perdere, un errore madornale. Sono i commenti degli eurodeputati Andrea Cozzolino (Pd), Erminia Mazzoni (Pdl) e Giommaria Uggias (Idv) all'approvazione in commissione Affari regionali del Pe della riforma della politica di coesione.

    A non piacere agli europarlamentari è il meccanismo che prevede uno stop all'erogazione dei fondi regionali se il Governo non rispetta le raccomandazioni di Bruxelles. La cosiddetta condizionalità macroeconomica. Che il commissario agli Affari regionali Johannes Hahn definisce ''uno strumento importante", ma spera "resti solo teorico". "La sua applicazione - continua Hahn - è prevista nei casi in cui gli stati membri si rifiutino in modo persistente di rispettare le raccomandazioni economiche. Sono fiducioso che non venga usato".

    Ma gli europarlamentari Pd annunciano di voler modificare profondamente questo aspetto della riforma. ''Il voto sulla nuova politica di coesione rappresenta un doppio schiaffo, da un lato al Parlamento europeo e al suo ruolo di codecisore, dall'altro alle finalità stesse dei fondi strutturali'', dichiara il vicecapodelegazione Pd al Parlamento europeo Andrea Cozzolino.

    ''Per mesi ci siamo battuti contro l'introduzione di un perverso meccanismo sanzionatorio che mette a rischio l'utilizzo delle uniche risorse a disposizione nei prossimi anni per combattere gli effetti drammatici della crisi economica. Un meccanismo che colpirà i beneficiari finali delle risorse, ossia le regioni, per eventuali colpe non loro, ma sulla base degli indicatori economici del fiscal compact'', commenta Cozzolino.
    ''Una sanzione ulteriore e ingiusta che si sommerà a quelle già previste dai regolamenti varati nei mesi scorsi e biecamente votati a quella cieca austerità che, fino a oggi, non solo non ci ha consentito la ripresa, ma ci ha spinti più a fondo nella recessione'', aggiunge l'eurodeputato. E annuncia: ''In vista della prossima plenaria, mi sto adoperando per raccogliere le firme necessarie per presentare degli emendamenti che cancellino le parti controproducenti del regolamento".

    Si associa alla battaglia del Pd, sganciandosi così dalla posizione del proprio gruppo politico, l'eurodeputato Idv Giommaria Uggias: ''Bloccare i fondi strutturali alle regioni nel caso in cui lo stato membro abbia problemi di bilancio è assurdo e assolutamente contrario allo spirito delle politiche di coesione, che mirano appunto ad aiutare le regioni con problemi economici e sociali''. E prosegue: ''Introdurre la macro-condizionalità è un errore madornale, una politica miope che accetta un'Europa a due velocità: chi ha i conti in ordine potrà continuare a crescere ed investire, chi ha invece dei problemi, continuerà a regredire''. Per di più, ''questa prospettiva si rifletterebbe sull'intero sistema economico perché non sarà possibile per le regioni e le imprese programmare e fare affidamento sull'esistenza dei fondi''.

    Ad esprimere il proprio disappunto per il testo anche la pidiellina Erminia Mazzoni, membro della commissione Regi e relatrice del rapporto sugli 'effetti sulla spesa dei fondi strutturali dei vincoli di bilancio imposti alle autorità regionali e locali'. Per la Mazzoni, il pacchetto è votato a introdurre il principio dell'austerità anche nella gestione dei fondi strutturali'. E "porterà a uno svuotamento della ragione d'essere del primo tra i pilastri dell’Ue''. ''Stupisce inoltre - conclude l'eurodeputata - la mancanza d'iniziativa degli stati membri, denunciata anche dalla collega Danuta Hubner, tra i partecipanti al negoziato del pacchetto coesione con il Consiglio e la Commissione''.

    Ad Abundantiam,qualora ancora ci fossero dei dubbi.:-)

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    1. No non ci sono dei dubbi: l'Italia secondo i tedeschi, di cui la Commissione (e il Consiglio) sono solo dei portavoce, "delenda est". Perchè non possa mai più contendere i mercati ai crucchi stessi. Il PD si sveglia ma senza compattezza, visti personaggi come Galli o Boccia, e molto tardivamente.
      NOtare che la condizionalità si esercita su PARAMETRI DI CUI, IN CONCRETO, SI CHIEDE IL RISPETTO SOLO ALL'ITALIA!

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  10. Buongiorno a tutti,
    vorrei parlare di un aspetto che secondo me non viene pesato sufficientemete nel dibattito, almeno che io sappia. Da quel che ho sempre sentito dire il sistema giudiziario italiano è il più indipendente dell'occidente, perché la nostra costituzione è strutturata "bene". Su questo punto sarebbe interessante avere qualche delucidazione.
    Data quindi la premessa di una maggiore indipendenza della magistratura rispetto alla politica ne potrebbe conseguire che in Italia i reati dei politici vengano perseguiti maggiormente che all'estero. Quindi fare paragoni tra noi e gli altri perderebbe gran parte del significato: se non cerchi o non puoi cercare non trovi, è ovvio.
    Che ne pensate?

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    1. Non fa una grinza e mi pare di aver esposto questo esatto concetto nel mio intervento finale a Pescara (e sicuramente di persona ad Alberto).
      Quanto mi piacerebbe poter rivedere il filmato di Pescara :-)!

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    2. A me vederlo per la prima volta (e anche il materiale del 13). Sai com'è: il mio orecchio non era lì.

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    3. ah bene! Purtroppo a Pescara non c'ero, ora ho una ragione in più per pentirmi di non esserci stato.
      Il fatto è che continuare a "pestare" sulla corruzione italiana perde buona parte del significato in un contesto di confronto europeo e anzi regala agli altri un motivo in più per dirci dei no, come quello che ci è stato detto oggi quando Letta ha chiesto di sforare le soglie, a nostro svantaggio e a vantaggio delle altre nazioni che si trovano ad approfittarne quasi loro malgrado.
      Secondo me questo è un aspetto che bisogna evidenziare molto.
      Comunque grazie per la risposta!

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    4. Che poi anche il conteggio dell'incidenza della corruzione risente della non rielvazione (sistematica) di quella "esportata": cioè in un ambiente liberista-mercantilista (gli stati uniti d'europa di Hayek), quest'ultima è evidentemente proporzionale alla composizione della domanda (cioè a quella estera acquisita). Ciò che, per uno come Travaglio, è praticamente impossibile da capire. Ma mica perchè non ci potrebbe arrivare, beninteso. Ma per evidente contrasto con la sua logica (crociata autogratificante?) della mobilitazione permanente del livoroso antiitaliano.

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    5. Io aggiungerei che probabilmente anche la cattiveria verso i lavoratori è stata importata dalle nostre classi dirigenti e dai politici. Forse è anche per questo che, chi era abituato ad un contesto relativamente confortevole, oggi è tanto arrabbiato ed antitaliano, infatti ha visto tutto cadere e peggiorare con una certa forzatura che non ci appartiene. Da qui la risposta rabbiosa e la ribalta degli argomenti tafazziani.
      Comunque la mia impressione è che Travaglio sia più strumento inconsapevole che carnefice.

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  11. a me è piaciuto fassina, il quale ha si riconosciuto la rigidità dei vincoli europei e poi si è lanciato nella fantaeconomia... non abbiamo ancora esplorato e implementato le potenzialità dell'euro , in pieno stile pude condito dai soliti luogocomunismi ,ciò a mio avviso dimostra che la tecnica inoculatoria utilizzata da bagnai quanto meno deve essre riaffinata , occorre capire che questi sono OGM , mica persone normali.......perchè una tragedia come quella della grecia non ha giustificazione alcuna , in un epoca in cui ci si riempie la bocca di pietismo nei confronti dei più deboli (vedi da ultimo il disastro nelle filippine ) , ma che si fà ricorrendo alle tasche dei privati ( mi direte come al solito !! ) , in quanto ai ggiovani non c'è ne sarà più neanche per loro , in un'ottica del tutti contro tutti per vincere non occorre il merito restino in inghilterra e vedremo !!!!in quanto atravaglio credo che sia influenzato da stefano feltri , un'altro bocconiano ( ma quanti so ?????) dal Q:I: di 69 perchè notoriamente se hai 70 alla bocconi non ti ammettono !!!!!

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  12. Ieri sera la cosa più azzeccata è stato l'atteggiamento di Bagnai nei confronti di Fassina, secondo me ha centrato il bersaglio perchè Fassina non si è sentito accerchiato e alle prime battute è riuscito a concordare con Bagnai rispetto ai problemi dell'eurozona. Certo a Bagnai è mancato il tempo per argomenti importanti quali il divorzio Banca d'Italia - Tesoro (quando quel damerino di Travaglio ha detto che negli anni ottanta è esploso il debito pubblico) la mancanza di democrazia e di conseguenza il dileggio della nostra Costituzione e ill fatto che l'uscita dall'euro non sarà certo una passeggiata ma nenche le sette piaghe d'Egitto come invece ha accennato Fassina se non erro alle prime battute della trasmissione. Santoro è stato nei confronti di Bagnai più educato di quello che mi sarei aspettata, ma non riesce mai a rinunciare alla solita solfa sulla corruzzzzione e su Berlusconi. Che di dire poi dei ragazzi che sono all'estero? Scusate mai io sarei molto sbrigativa, per me possono anche rimanerci che non ce ne facciamo nulla di questi tronfi saccenti a cui comunque, è propro vero che questa è la società dell'immagine, non dispiace farsi riprendere e atteggiarsi ad affranti incompresi, specialmente la biondina che ringrazia la Francia la manderei in Mali a dare una mano all'aviazione francese chissà che non si ricreda. Oltretutto sono stati anche maleducati mi riferisco a quando uno di loro ha detto che non ha senso tirare fuori i tecnicismi e vedere i grafici (cavolo ma loro non sono alla LSE di Londra? Lì come la insegnano l'economia con i fumetti?) hanno talmente tante incrostazioni PUD€ che non riescono a capire un ragionamento lineare come quello che se non puoi sforare il deficit più del 3% si fanno a far friggere tutti i buoni propositi rispetto alla scuola e all'università. Non vorrei sbagliarmi ma questi sono i nipotini di Monti, certo è che non sono stati scelti a caso.

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    1. Bastava rispondergli che UK, da anni, sfora il deficit da due punti a (molto) in su, rispetto al limite del 3%.
      Senti: quei 5 bellimbusti, privi di ombra di humana pietas per chi fosse meno fortunato di loro (per nascita e papino pagante), hanno in definitiva solo parlato di se stessi per "fare i fichi". Esattamente egomaniaci sentenziosi e supponenti (senza averne alcuna ragione oggettiva al mondo) come l'amichetta loro giornalista (bocciata) che si è presentata a Pescara con sottofondo di "tu scendi dalle stelle"...

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    2. Se vivi a Londra (come me) e non hai ancora capito i problemi dell'euro sei piuttosto scemo. Sei in un paese che ha rifiutato l'euro grazie alla lungimiranza economica di un certo Gordon Brown (esempi di quando la sinistra si comporta da sinistra, con tutti i fallimenti del labour).

      Qui la stampa non ha problemi a dire le cose come stanno e voglio sperare che uno studente dell'LSE legga regolarmente Martin Wolf (FT), Ambrose Evans-Pritchard (Telegraph) e Krugman (NYT). Maledizione, la LSE ha ospitato il dibattito Keynes-Hayek!

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  13. Sarò un bastian contrario, ma sono decisamente soddisfatto della trasmissione di ieri. Per quello che è stata e, soprattutto, per quello che NON è stata.
    Cominciamo dalla "disposizione", come direbbe quel tale. Eravamo in prima serata, con un conduttore di serie A e non c'erano urlatori, macchiette, fenomeni viventi, canizza varia. Mai visto prima.
    La serata, e anche questo è inedito, si è poi svolta in modo civile, anche se ovviamente gli argomenti sono stati in gran parte, per noi, vuoti e scontati.
    Ma rendiamoci conto che da oltre dieci anni tutti si sono accorti che in Italia le cose andavano male, dopodiché il mondo si è diviso in due, quelli che davano la colpa a Berlusconi e quelli che la davano al Comunismo. Si potrebbe osservare che Berlusconi esisteva e il Comunismo no, ma con questa parola si indicavano stato e sindacato - che indubbiamente c'erano.
    Con il governo "di larghe intese" ci voleva un nemico unificante, ed è stato la castacriccacoruzzione. En passant questo era il trionfo di Travaglio; la sua specialità (cronaca giudiziaria della politica) diventava il top del momento. Capisco che non abbia voglia di lasciare il trono all'economia dopo essere appena arrivato alla vetta.
    Ma, tornando alla trasmissione, Bagnai è stato accreditato come uno serio, attendibile, con cose interessanti da dire. Promosso in serie A senza etichette pericolose come "sorpresa" o "fenomeno che buca lo schermo".
    Il passo è lento, la direzione è quella giusta, il muro si sta sgretolando.
    Non si è aperto il Mar Rosso affinché passiamo senza bagnarci i piedi, personalmente aspetto molto "fango" - turiamoci il naso e chiamiamolo così - ma si va avanti. E Bagnai ha fatto un'altra mossa giusta.

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  14. Esercizio per purificare il corpo & la Mente.
    Confrontiamo quanto dice l'amato Olli con quanto scritto qui e qui. Inspiriamo. Espiriamo. Rilassiamoci. Leggiamo ancora quanto dice il caro compagno Olli confrontandolo con quanto scritto qui e qui. Inspiriamo. Espiriamo. Incazziamoci.

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  15. vista la trasmissione, letto i commenti.
    Sono d' accordo con Frank.

    Se Bagnai ha scritto quel post ieri e quel post oggi, vuol dire che è andata bene. Bagnai è un grande stratega. Abbiate fiducia. L' impressione che molti qui hanno è che Bagnai abbia perso una battaglia ieri sera.
    No, ha solo iniziato a vincere la guerra!

    Mettiamola così. E' entrato negli ultimi anfratti del mercato dei livorosi castacriccaMAFIAcoruzzzzzione e, pur potendo sembrare aver preso una batosta dal "leader" di quella "fetta di mercato" (Travaglio), ha solo iniziato a erodere (e sarà esponenziale) "fette di mercato". Diventerà lui il leader di quel "mercato" da qui a pochi mesi. Scommettiamo? (credo abbia anche "catturato" il "regolatore" di quel segmento di mercato, che sarebbe Santoro)

    ----------------------------------

    Vorrei farvi notare che l' ambiente era quello che era MA:
    a) Bagnai è quello che ha parlato piu' di tutti
    b) Bagnai era al centro della scena

    Il suo giudizio positivo sulla serata forse dipende dal suo narcisismo (non indifferente, ma credo di non offenderlo, ammettendolo lui stesso), ma più probabilmente è lo stratega che è in lui che gli fa dare questo giudizio positivo.

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    1. Va bene Marcolino.
      Bagnai verrà richiamato: Santoro non ci si è scontrato a pelle e lui è stato abile e paziente nel non prenderlo "di punta".
      Da ciò nascerà un progressivo consolidamento di una penetrazione diffusiva della verità, proprio penetrando una roccaforte PUDE.
      Non è che non ci fossimo arrivati, darling.
      Ma ti domando: visto che in questa corsa al baratro i privilegiati dei media persino, sentono il cupio dissolvi in cui stanno precipitando, hanno forse una vera scelta? Santoro, col suo fiutaccio da animale demagogico ci sta arrivando per primo
      Solo che, per quanto ci riguarda, coscienti che comunque il PUD mediatico è GIA' troppo in ritardo...ce lasci sfoga' ?
      Il domani ce lo riscotruiremo, semmai, con le nostre nude mani, e "loro" non è che potranno essere molto più di un obbligato peso morto e "amnistiato".
      QUI CI SI PREPARA A NON DIMENTICARE: MA NON PER VENDETTA, PER CARITA' (su questo ha ragione Alberto).
      MA PERCHE' TUTTO QUESTO NON SI RIPETA PIU'

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    2. Si ripeterà, Quarantotto, si ripeterà...
      Ho quasi sessantotto anni, sono della generazione cui era stato lasciato un compito: il fascismo non doveva tornare, eravamo stati avvertiti.
      Sono successe tante cose, siamo stati fedelmente di guardia? Sicuramente no, ma forse, in qualche modo, qualcuno di noi ha cercato di FARE ATTENZIONE. E difatti...
      Eccoci qui, con la costituzione in bilico, i diritti diventati un lusso e tutto il rsto che sappiamo.
      Sono stati i fascisti? No, sono stati quelli PRIMA, quelli che vogliono tornare alla belle époque, al gold standard e all'ancien règime.
      Da che parte sono arrivati? Da dove non li aspettavamo, dalla parte degli amici. Naturalmente.

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    3. Bravo: quelli che "a volte ritornano" non sono i fascisti, che in una serena visione del capitalismo liberista sfrenato sono un compromesso di mediazione autoritaria storicizzabile (e irriproducibile), ma i loro mandanti della fase in doppiopetto. Quelli che esisteranno sempre finchè c'è il capitalismo e che la Costituzione pareva aver imbriagliato: solo che, grazie alla propaganda mediatico-finanziaria, ce lo siamo dimenticati.
      Per questo "non bisogna mai dimenticare". E per questo occorre ricordare che lo Spirito di unità della Costituzione del '48 era, a ben vedere, diretto a rimuovere i presupposti degegnerativi di quel capitalismo.
      Non è bastato?
      Però, a "loro" i conti non tornano mai: si tratta di autentici anti-umanitari, ma umani, troppo umani. Cioè si rimanifesteranno sempre tra noi, con nuovi volti, magari da studentelli della LSE con la puzza antitialiana sotto il naso...
      Almeno ce la faremo ad evitare che questi prendano il posto di coloro che oggi stanno portandoci a picco?

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  16. Mi aspettavo anche io un cenno sul divorzio Tesoro- Banca d'Italia proprio in quel momento... I 5 poi veramente tristissimi ..Prima Emanuele Ferragina ( altro borioexpat in UK che auspicava più dura la riforma Fornero )..ora questi qui...la prossima volta Harry..il Principe almeno è più vero..

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    1. Povero principe Harry, lui così leggerino, festaiolo e disegnato in quel modo dalla nascita.
      I sonderkommando, invece, scelsero di essere quello che erano, affascinati dall'idea di poter far parte delle SS pur non avendone i requisiti di purezza razziale..

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  17. GNOCCHE & FIGHETTI DELLA SETTIMA
    « Autocitazioni, da servire a coloro che hanno corta memoria o/e lunga malafede e che appartengono prevalentemente a quella specie di persone dedite all'eroismo che non costa nulla e che i milanesi, dopo le cinque giornate, denominarono «eroi della sesta»
    Sarebbe interessante l’analisi storica della polemica che hanno portato “I giorni della civetta” ai margini della società civile ora alla luce delle “trattative” della cronaca corrente oppure quella sollevata da C Malaparte il giorno dopo la Liberazione.
    Ma nei tempi di “realtà aumentate” da psicotropi liberisti, sono ancora più interessanti i risultati – o meglio i “liberi” prodotti – generati dalla evoluzione darwiniana degli “eroi della sesta”: le “gnocche&fighetti della settima”, i nuovi urobori autoreferenti.
    Un po’ tirato per la giacchetta dai commenti e curioso come una scimmia, ho guardato qualche intervento della tele-trasmissione e, con mia misera dietrologia, mi permetto alcune riflessioni.
    La prima, sociale, è quella di sempre maggiore scollamento tra le diverse appartenenze sociali che, nell’Atto costitutivo, sono elementi della dialettica democratica per la ricostruzione dopo le barbarie e rendere più umane la “durezza e le asperità della vita”.
    E’ la stessa coreografia a sottolineare la contrapposizione tra “stelle” e “stalle” tra forbiti e sgambati tecnici (millimetricamente ri/proposti da una regia veicolare) che spiegano l’aritmetica dell’economica e le sue proprietà liquidate da un tribale “ve li siete magnati tutti” sceso dai cieli delle “gnocche&fighetti della settima”.
    Un’altra, antropologica, è la constatazione della progressiva perdita della capacità della metafora – quindi della comprensione della parola - nel di/spiegare un pensiero e nel stimolare l’ “unione dei punti” ai frutti pavloviani della cartellonistica stradale edita dal MinCulPop.
    Un ultimo riferimento alla “spirale del silenzio” e agli elementi che costituiscono le fondamenta della formazione dell’opinione pubblica – quella magistralmente insegnata da W Lippman e che nel Belpaese trova tanti discepoli che superano il maestro.
    Una proposta comunicativa di posizioni alternative veicolata non tanto alla conoscenza quanto alla formazione di fazioni e alla seguente formazione di maggioranze/minoranze - reali o indotte con settica indicazione degli opinion leaders, dei leader influencers, degli hard skill, i tanti Renzi Tra(v)aglini - che conducono amabilmente lo spettatore verso la maggioranza e alla dinamica “spirale del silenzio” di chi si crede la minoranza del “tanto non cambia nulla”.
    Senza critica alcuna ma con infinito riconoscimento e ammirazione per quelli che entrano nell’ “arena” con le parole della verità, solo come umile richiamo alla lettura tra le righe, quelle sottili differenze tra il “ti cercano” e il “ti stanno cercando” che Leonardo Sciascia indicava a Paolo Borsellino, quella ricerca di dare IL senso alle parole prima che queste perdano senso perché la Storia racconta dove altrimenti si va a finire.

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