martedì 5 novembre 2013

IL "RILANCIO"LIBEROSCAMBISTA UE-USA: L'INCUBO INTERNAZIONALISTA SENZA FINE

Lo "spaghetti-internazionalismo" è la massima espressione dell'indistinzione tra i fenomeni cooperativi internazionali, tra Stati sovrani e democratici, per l'affermazione dei diritti fondamentali (culminanti nella tutela del lavoro) e le organizzazioni tese alla estensione ed al rafforzamento del libero scambio su mercati sempre più fatti coincidere con l'intero pianeta.
Dico massima espressione perchè non credo esista un altro paese così violentemente dedito, attraverso la pseudo-cultura compatta della universalità dei suoi media e della sua intera classe politica, alla denigrazione dell'interesse nazionale e, conseguentemente, anche se più subdolamente, dello Stato democratico che tale interesse dovrebbe rappresentare.
Lo stesso SME si rivelò un vincolo sovranazionale di tipo economico, in definitiva libero-scambista, anticipando ed accompagnando, con il suo complemento della banca centrale indipendente, gli effetti della liberalizzazione dei capitali e, comunque, mirando a ridurre il rischio di cambio negli scambi della vasta area economica europea.
Alla sua "insostenibilità", culminata nella esplosione del debito pubblico e nella inutile distruzione delle riservfe valutarie, conseguì l'immediato rilancio verso l'euro e i vincoli fiscali sanciti da Maastricht. Cioè ad ogni dimostrazione di fallimento del neo-internazionalismo anti-Stato democratico nazionale, in forza di questa compatta cultura mediatico-politica, viene fatto seguire un inasprimento della stessa tendenza.
Cioè un più perfezionato ed (apparentemente) illogico attacco alla Costituzione democratica, intesa come insieme di valori sociali che mirano al benessere diffuso e distribuito nella comunità nazionale.

In questo momento, mentre viene diffusamente ammessa la grave disfunzionalità dell'euro (ma non altrettanto dei limiti alla sovranità fiscale che sigillano il neo-liberismo nella sua forma più autoritaria ed "efficiente"), si è innnescato la nuova corsa al rilancio dell'internazionalismo anti-italiano (cioè antitetico all'interesse ed al benessere nazionali) attraverso l'ammissione della opportunità di una revisione dei Trattati, prendendo sì come spunto una (mal argomentata) criticità della posizione assunta dalla Germania, ma PURCHE' LA REVISIONE STESSA SIA PROIETTATA VERSO L'ACCORDO DI LIBERO SCAMBIO USA-UE.

Sulla portata di questo accordo vi rinvio a quanto scritto da Piero Valerio in un importante post: altre cose sarebbero da aggiungere e via via che le criticità si manifesteranno cercheremo di segnalarvele. Ma il post trova la mia totale adesione sulla considerazione che esso segnala la contraddizione dei "bad samaritans", cioè di coloro che innalzatisi con un sistema, poi ritraggono, per gli altri, la scala che gli ha consentito di innalzarsi alla propria posizione di vantaggio.
Inutile dire che le posizioni di forza sui mercati internazionali nascono e coincidono con gli interventi dei rispettivi Stati a sostegno finanziario, politico-normativo e anche militare, nella creazione della posizione stessa; mentre gli accordi di libero scambio SEMPRE ratificano tali posizioni di forza facendo leva su un'ipocrita posizione di parità della parti contraenti. La parità formale, di obblighi, infatti, dissimula la disparità effettiva (nella forma indicata dall'art.3, comma 2, della Costituzione) nella possibilità di fruire delle posizioni di ipotetico vantaggio e dei diritti attribuiti da tali trattati.

La procedura, complicatissima, con cui ci troveremo legati a questo nuovo nexus internazionalista libero-scambista, è ricavabile, con una non casuale difficoltà, dagli art. 207 e 218 del Trattato sul funzionamento dell'Unione. Forse li commenteremo più in dettaglio: vi basti sapere che (art.207, par.4, TFUE), nella misura in cui un simile trattato abbia ad oggetto "scambi di servizi, aspetti commerciali della proprietà intellettuale e gli investimenti esteri diretti" e ciò comporti l'obbligo di adozione di norme interne (da deliberare all'unanimità per il loro contenuto), la deliberazione deve essere assunta dalla unanimità del Consiglio (dei ministri europei competenti per materia).
Ma, come si desume dal par.8 dell'art.218, per l'entrata in vigore dell'accordo in questione non risulterebbe necessaria l'approvazione dei parlamenti nazionali, "conformemente alle rispettive norme costituzionali": tale approvazione da parte degli Stati membri pare limitata alla sola adesione dell'Unione alla Convensione europea per la salvaguardia dei diritti e delle libertà fondamentali (per la quale, improvvisamente, si scopre un'esigenza di "cautela" nell'impegno dei governi)!!!

Siccome la prospettiva di questo nuovo "rilancio" dell'internazionalismo liberoscambista, che simulerebbe persino una concessione, del tutto immaginaria, alle esigenze produttive e commerciali nazionali "punite" dall'euro, si sta materializzando inesorabilmente sui nostri già magri destini, rammento quanto detto nel finale di questo post (argomento ampliato nel libro "Euro e/o? democrazia costituzionale):
...se una demarcazione sovranazionale veritiera, su cui vale la pena di fare informazione "globalizzata", può essere rinvenuta è quella tra neo-liberismo Von Hayek, munito ormai di armi "internazionaliste" e sempre più deciso a estenderle, e costituzionalismo universale democratico, finalmente capace di caratterizzarsi come forza solidaristica spontanea dei popoli: spontanea ma munita di una solida base, le Costituzioni democratiche, che occorre difendere.
E in fondo la questione dell'euro va vista solo su questo piano: uscirne per rimanere nel dominio incontrastatto dei "nipotini di Von Hayek" è un'operazione di facciata. Una beffa. Uscirne per ripristinare la sovranità dei diritti, costituzionale e universalistica, è la vera frontiera della democrazia.

11 commenti:

  1. Caro 48, come hai visto è facile di questi tempi ottenere applauso sostenendo l'equivalenza Renzi Berlusconi, senza che ci si accorga che come ogni equivalenza funziona anche alla rovescia. Nuotare sul filo o contro la corrente nulla cambia, finchè si resta nel fiume liberista

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    1. Mi dai l'occasione per rammentare come l'indifferenziata e indifferenziabile proposta politico-economica dell'intera (dicasi: intera) classe politica italiana, implica la modifica della Costituzione sulle sue norme fondamentali, in pratica già disapplicate.
      Ad es; nella assenza di qualsiasi serio dibattito l'accordo di libero scambio porterà alla deriva quasi plebiscitaria (in cui, com'è del tutto prevedibile, giornali come Repubblica saranno in prima fila), dell'abolizione degli attuali artt.41 (programmi e controlli per garantire l'utilità sociale dell'iniziativa economica), 47 (tutela pubblica del risparmio a fini di promozione diffusa), 43 (proprietà pubblica di situazioni di monopolio di interesse generale), 32 (tutela pubblica della salute come compito primario dello Stato).
      E sono solo degli esempi.
      Questo non è più un fiume: è una piena.
      Senza argini o con argini che si vogliono mandare in malora...per risparmiare sulla spesa publica e...tagliare le tasse per favorire gli IDE colonizzatori

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  2. Des nouveaux cabris qui crient « Saut fédéral».

    Intanto in Francia, a parte i bovidi euristi, ci si prepara ad un nuovo SME con ECU redivivo...
    Jean Pierre Chevenment (ex ministro socialista, prima con Mitterand poi all'Interno con Chirac) propose de restaurer des mécanismes d’ajustement moins douloureux que les déflations compétitives pratiquées aujourd’hui et de transformer l’euro de monnaie unique en monnaie commune. Il n’est pas déshonorant de reconnaître une erreur.
    (e temo che ci toccherà pagare il conto a tutti, alle solite, saremo la merce di scambio per far accettare l'accordo USA-UE alla Francia).

    http://www.chevenement.fr/Les-peuples-ont-de-plus-en-plus-conscience-que-les-gouvernements-ne-sont-plus-capables-de-rien-decider_a1536.html

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    1. Ribadisco, di fronte a ipotesi del genere, quanto detto in questo post e precisato nel relativo dibattito. Indove si ipotizza che il menu continuerà ad avere come main course il "maialino Italia" :-)
      http://orizzonte48.blogspot.it/2013/09/meade-e-kalecky-vs-mundell-e-hayek-il.html

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  3. Cade a fagiolo visto che ieri era 4 Novembre. Ho faticato tanto ma non mi è riuscito di smuovere chi contro la festa del nazionalismobrutto, non si accorgeva di sostenere l'imperialismobello di marca austriaca. Della serie la storia non si ripete ma ama fare la rima.

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  4. ehm, è proprio vero che a pensar male come facevo a Pescara al primo goofycompleanno ci si azzecca spesso. Quanto ci vuole a questo punto ad arrivare ad uno SME tra dollaro ed euro?

    Credo che il passo successivo per rendere effettivo l'accordo di libero scambio tra USA ed UE sarà quello di arrivare ad una BCE come la FED, in modo almeno da evitare tutta questa manfrina dei bail-in o bail-out ed ecco perchè gli USA si impegnano a ridimensionare l'egemonia tedesca. Già, perchè credo proprio che agli USA gli squilibri intra-UE dati dal cambio fisso tra economie diverse interessino fino ad un certo punto, cioè solo fino a quando consentono gli investimenti nel sud europa senza deprimerne la crescita (in altre parole, credo che agli USA faccia comodo il lavoro sporco fatto fin qui dalla Germania nel Sud Europa, solo che adesso vogliono comandare loro perchè la Germania sta ora crescendo troppo, e questo assomiglia molto al sostegno che gli USA diedero alla Germania nazista in funzione anti sovietica, salvo che ora al posto dei sovietici c'è il blocco asiatico).
    Credo che l'obiettivo sarà l'aggancio tra il cambio USA e l'euro, in modo da consentire agli USA di prendere in UE il ruolo che adesso è della Germania, e in modo anche da scongiurare un eventuale tentativo della Cina di ridimensionare le proprie riserve in dollari o almeno di mitigarne gli effetti (già, perchè pare che la Cina stia riducendo le proprie riserve in dollari e le stia sostituendo con gli euro, e quindi se arrivo ad agganciare l'euro al dollaro sono a posto).

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    1. Agli USA la "parte riforme del mondo del lavoro" imposta dalla Germania fa comodo. Di certo: ma non la parte in cui si deprime stabilmente la domanda di paesi che poi perdano la parte essenziale della loro capacità produttiva. Est modus in rebus: non dimentichiamo che anche da loro sanno benissimo che i disoccupati non consumano. E infatti non gli sta bene una disoccupazione poco sopra il 7%: la loro flessibilità è accompagnata da un'effettiva mobilità e un dinamismo per cui, date certe condizioni di spendibilità sul mercato del lavoro, un altro posto poi lo si debba trovare. Un riequilibrio del livello di emarginazione definitivo dei lavoratori meno qualificati almeno se lo stanno ponendo come obiettivo. Ma in UE, col patto atlantico, il timore è che ci si allinei solo sulla mobilità in uscita, cioè sul licenziamento ad nutum.
      E che poi si abbia come rimedio, come ipotizzi, soltanto una mera BCE stile Fed...
      Certo se ogni tanto, scuotendosi dalla ignoranza impregnata di luoghi comuni, i politici italiani rammentassero come dovrebbe funzionare il filtro dell'art.11 Cost. sui trattati internazionali.
      Ma rammentarlo e loro e tutti gli altri italiani, sta anche a voi...

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  5. Poco fa mi sono preso con gooooooogle che, zitto zitto, ha installato l'ennesimo componente. Ora mi presenta un modulo precompilato per vedere la posta.
    Niente di che, certamente. Solo che non riesco a fare a meno di vederlo come la metafora di quanto contenuto nel post.
    Prima incominci quasi per caso a usare chrome per navigare, poi viene presentata la posta elettronica, poi arrivano i gruppi, sempre tuttogratis naturalmente. Pochi se ne accorgono, per i più resta semplicemente uno strumento per navigare in internet, forse un pochino diverso dai precedenti, ma sostanzialmente analogo e certamente non degno di riflessioni più approfondite (tanto è gratis: chettefrega).
    Poi il tutto comincia ad essere integrato strettamente fino al punto in cui se usi una o più parti sei trascinato anche in tutte le altre.
    Certo è possibile non utilizzare ciò che non si vuole ma intanto ci sei anche se non te ne importa un fico secco (ma veramente non hai interesse per gli acquisti nello store?).
    Ci sono ancora margini di manovra. Ma non per tutti (ormai chi se lo ricorda che ci sono gestori delle parti componenti la navigazione web e per la posta?).
    Può darsi che sia una mia fissazione ma parecchio dell'agitarsi, in cui sono anche personalmente coinvolto nel mio piccolo, sulle questioni macroeconomiche (tasse, tagli, debito ...) mi sembra, in parte, un affaccendamento inoperoso.
    Come esce da ogni sillaba di questo post la questione è, sempre mio avviso, microeconomica cioè del ruolo delle aziende nell'economia politica. Chiamiamole ancora così anche se hanno volumi d'affari paragonabili a Stati nazionali e sono governate da una apposita burocrazia.

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  6. Buongiorno,

    volevo ringraziarla sinceramente per la sua opera inesauribile di divulgazione e per averci fatti partecipi di tante deduzioni e teorie per spiegare i fatti d'oggi.
    Spero sinceramente che prevalga l'indistruttibile ottimismo del bagnai che reputa nevitabile la svalutazione alla fine del ciclo di frenkel....me lo auguro davvero perchè questo trattato di libero scambio mi sembra davvero come l'unione di scambio del carbone e dell'acciaio....e sappiamo come è andata finire!

    Comunque oltre ai miei complimenti vedo che cominciano da ogni dove a tacciare tutto e tutti i non mainstream di populismo...a ben vedere da dove arriva la critica dovremo leggerlo nel senso letterale del termine e sentirci persone che amano il popolo. Poco male, anzi meglio!

    Grazie ancora e davvero non sò come ringraziarla per il tempo che trova ogni giorno per scriverci.

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    1. Se ci lasceranno svalutare sarà se, quando e perchè dovrà svalutare la Francia.
      Ma, a ben vedere, per noi il danno è in gran parte già fatto:
      - industriale (irreversibile smantellamento di fondamentali settori),
      - istituzionale (privatizzazioni vecchie e nuove e idea della politica fiscale come strumento di deflazione e non come attuazione di obblighi costituzionali di tutela)
      - e anche negoziale internazionale (consolidamento di una prassi che ci vede accettare imposizioni unilaterali contrarie all'interesse nazionale in disapplicazione dell'art.11 Cost.).
      Questi sono i fatti già nel carniere.
      Difficile che siano neutralizzati nei loro effetti da una svalutazione.

      Circa l'accusa di populismo, generalmente, se riferita a quanto QUI specificamente sostenuto, si tratta di IGNORANZA e..."francamente me ne infischio" :-)

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