giovedì 21 novembre 2013

LATOUCHE E L'EURO: LA SALDATURA COL DECRESCISMO CHE PIACE AL MAINSTREAM


Ovviamente per le ragioni sbagliate: crede che l'euro sia funzionale ad un aumento continuo dei consumi, laddove, al contrario, è il principale mezzo di loro compressione rispetto al livello raggiungibile in un assetto costituzionale-democratico.
E ciò come inevitabile corollario della deflazione salariale e della sistematica compressione della domanda di cui è lo strumento, per di più fortemente autoritario, se non altro perchè postula la disattivazione della legalità costituzionale dei paesi interessati, incentrata sui diritti fondamentali culminanti nella "effettiva" tutela del lavoro. Cosa di cui Latouche, nel suo schematismo senza attendibili basi scientifiche, non potrà mai accorgersi.

Gli sfugge la REALTA', cioè la effettiva compressione dei consumi DECISA DAL SISTEMA FINANZIARIZZATO DELLA GRANDE INDUSTRIA DI OLIGOPOLISTI MONDIALI, con la prosecuzione "decentrata" (data la liberalizzazione dei capitali) del modello produttivo industriale attuale, certamente distruttivo delle risorse ambientali, date le tecnologie attualmente usate e abusate.
Questa compressione dei consumi rispetto al livello precedente - chiedere a italiani, portoghesi, greci, spagnoli, irlandesi e, ormai, francesi, ma ancor prima ai cittadini USA non facenti parte dell'1% creato dalla golden age clintoniana, a colpi di abolizione del Glass-Steagall Act e di emendamenti costituzionali che fissavano i tetti al deficit pubblico-, mira contemporaneamente all'allargamento mondializzato della platea dei consumatori, realizzata, nell'appiattimento ("equalizzazione") verso il basso dei salari reali, ed attraverso il coevo allargamento del credito al consumo.

Questa strategia è fondata su un'idea errata ed ossessiva, secondo Krugman, di "competitività" applicata agli Stati, che rende i creditori finanziari i giganteschi e permanenti membri di quella governance "internazionalista", che predica la morale incondizionata della DEFLAZIONE; e che si serve del TOTALITARISMO MEDIATICO, DI CUI IL DECRESCISMO ALLA LATOUCHE E' UN POTENTE ELEMENTO SERVENTE, contribuendo a minare il sistema immunitario democratico delle sovranità dei diritti.
Ciò in quanto, svincolando l'idea del PIL dal suo vero significato di registrazione oggettiva di benessere diffuso, nonchè di diretto indicatore del dato occupazionale, non seriamente riducibile al solo aspetto dei "profitti", come si tenta di accreditare (non a caso pure e proprio da parte di Renzi), Latouche finisce per accomunarlo rozzamente al consumo delle risorse ambientali, indimostrata conseguenza del preteso "eccesso" di consumi. Tale manipolatoria "colpevolizzazione" di massa, presuppone di addebitare ai lavoratori occupati ed alle famiglie la responsabilità della "composizione" dei consumi stessi, elemento che sfugge completamente alla loro scelta, derivando dall'orientamento culturale e regolatorio (cioè imposto a governi asserviti) della governance istituzionalizzata dei "mercati", orientamento tanto più suggestivo e vincolante, quanto più tale governance possa imporre la pura legge della domanda e offerta come regolatrice del mercato del lavoro.

E si ha un bel respingere la globalizzazione-universalizzazione del paradigma occidentale, se poi si diffonde una pseudo conoscenza che la agevola in modo indiretto ma rilevante, invertendo i processi causali ed addebitando ai lavoratori-consumatori, una possibilità di "scelta" che in realtà è ascrivibile tutta a coloro che possono decidere l'orientamento produttivo e finanziario dei mercati liberalizzati.
E anche dimenticando come questo processo, nello specifico UE, sia proprio della strategia dell'euro, che sacrifica i consumi dei lavoratori europei, proprio come spinta alla creazione esportatrice di nuove platee di consumatori, fuori dall'UEM (secondo il ben noto modello imperialista mercantilista pan-germanico).
Insomma, per le oligarchie mega-finanziarie, meglio 4 miliardi di consumatori "piccoli" e indebitati, che qualche centinaio di milioni di consumatori-risparmiatori tutelati dagli Stati sovrani democratici.

Inutile dire che, cosciente o meno della realtà che non è capace di enunciare, Latouche è il propugnatore, implicitamente necessario, di un mondo quale quello descritto nell'incipit di questo post.
Cioè il latore di un messagggio che disattiva gli anticorpi democratici, aprendo lo spazio a processi di colonizzazione: in sostanza, accettando preventivamente l'imposizione autoritaria di tecnologie "green" che corrispondono ad una capture dei governi (ex-democratici), accuratamente pianificata dall'alto.
O rinvia a una formula totalitaria statale vetero-marxista, strutturalmente incapace di realizzare, seguendo le sue claudicanti analisi economiche, il volume di risparmi-investimenti, quand'anche "solo" pubblici, idoneo a raggiungere il grado di ricerca-sviluppo-innovazione necessario per non far ripiombare l'umanità in una sorta di medioevo a tecnologie obsolete e a divisione del lavoro di tipo medioevale.

Di questi argomenti abbiamo ampiamente trattato: per chi si volesse divertire a verificare la conseguenze delle proposizioni decresciste basate su un malinteso ed ipocrita concetto di consumi (nonchè sul significato socio-culturale della loro progressiva estensione pluriclasse nel secondo dopoguerra), segnalo questa trattazione critica. In guardia, da chi attacca Keynes, un gigante del pensiero sociale pro-umanitario tout-court, senza menzionare deflazione salariale e potere bancario-finanziario!

Quanto alla variazione del modello industriale attuale, laddove realizzata in modo conforme alla previsioni costituzionali di Stati in grado ancora di gestire le proprie politiche sociali, fiscali e industriali, nell'interesse del rispettivo popolo, detentore della sovranità, dovrebbe essere inutile sottolineare ancora che tale variazione, correttamente stimata nei suoi effetti macroeconomici, conduce piuttosto, con ogni probabilità ad un aumento del PIL (da Latouche odiato, senza averlo capito).
Anche qui, si veda, come approccio ad una impostazione razionale del problema, il dibattito seguito al post da ultimo linkato.

Ben diversa è la concezione di Georgescu-Roegen, che si incentra, con ben più pertinente e profonda scientificità dell'approccio, sulla contestazione non del concetto di consumo, inteso come disponibilità di reddito trasformato in effettiva spesa da parte del cittadino di un ordinamento democratico, bensì sulla rimessa in discussione della funzione di produzione, come ben illustrò Cesare Pozzi nel post che siamo riusciti a fargli pubblicare.
Una diversa composizione della spesa delle famiglie, non significa limitare i consumi, come conseguenza inevitabile della decrescente quota salari sul PIL, ma renderli coerenti con UNA DIVERSA COMPOSIZIONE DELL'OFFERTA. Cioè conseguenti ad un diverso sistema produttivo, nei suoi rapporti tra finanza, conoscenze e capacità di dare alle seconde una priorità che riduca la prima a quel mero strumento di agevolazione del fenomeno imprenditoriale che dovrebbe costituire.
Questa è la "traiettoria culturale" di cui Cesare Pozzi ha parlato a Pescara.
Che presuppone una prevalenza delle conoscenze come fattore-guida, riproduttivo dell'impiego di capitale, ma, ancor prima, una correlazione istituzionale tra conoscenze e politiche industriali, in modo tale che lo Stato democratico sia il decisore sovrano delle seconde, per fini che trascendono, per definizione, la logica del profitto, programmato a livello ormai planetario da mega-operatori finanziari che si disinteressano dei valori sociali-comunitari sanciti dalle Costituzioni.

Il riassunto che precede, spero ben presente a chi ha la pazienza di seguire questo blog, ci rinvia, in fin dei conti, ad un altra serie di interrogativi correlati:
a) sarà un caso che un personaggio come Latouche abbia stranamente uno spazio così ampio, in sede accademica, tanto da poter parlare a studenti che, per altro verso, sono piuttosto rigidamente orientati verso lo studio privilegiato delle teorie economiche "mainstream"?
b) e soprattutto, questa connessione tra la teoria macroeconomica dominante e la "versione" di Latouche, certamente non l'unica alternativa tra quelle proponibili (e scientificamente ben più solide) in senso oppositivo allo stesso mainstream, non dovrebbe colpire i militanti del M5S, e portarli ad interrogarsi, sul come venga gestita la questione "decrescismo" in un senso che si rivela obiettivamente funzionale alla direzione culturale impressa alle nuove generazioni?

Per comodità, riproduco il commento da ultimo linkato:
"..."loro" contano sul consolidamento, nel tempo, e per un fatto generazionale, dell'abituarsi a questo diverso e decrescente livello di reddito (e benessere sociale).
Cioè, via via che coloro che ancora "ricordano" il tentativo di società redistributiva pluriclasse vengono espulsi dalla scena, possono pensare che senso di colpa e palliativi "von Hayek" riescano a creare una nuova società strutturalmente di ineguali.
Ma utilizzando un ferreo controllo mediatico, una forte morale "di facciata" e l'orientamento distrattivo ai "diritti cosmetici".
Certo che sbagliano, per incompetenza metodologica, i calcoli macroeconomici; ma con pazienza e contando sulla disinformatja possono indicarne le cause sbagliate e giungere a qualche forma di stabilizzazione..."

27 commenti:

  1. Senz'altro due cose che non decrescono sono la qualità e la quantità di questo blog.

    Certo Quarantotto che il tuo blog è sempre ricco e affascinante. Ne hai già ricavato un libro fondamentale ma hai materiale per almeno altri quattro:
    - sulla corruzione
    - su come viene taroccato il bilancio dello stato
    - sugli scenari frattalici
    - sul decrescismo.

    Complimenti!

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    1. Beh, grazie. Ma ormai conto sempre più su di voi per il mantenimento di questo livello qualitativo :-)

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  2. Assurde le "idee" di questi decrescisti.
    La Londra di oggi avrà bene un pil n volte superiore a quello della Londra dell' '800 ?
    E' più inquinata la Londra di oggi o la londra dell' 800 (quella del proverbiale SMOG, tanto per capirsi)?

    Con una semplice constatazione del genere si smaschera facilmente la cialtroneria dei "latuchiani".


    Leggendo in giro per il web, mi colpì qualche tempo fa, leggere quello che scriveva una argentina.
    Diceva che a fine anni '90, in Argentina, presero piede in maniera sorprendente le teorie malthusiane (chissà perché proprio in quel periodo....chissà!).

    Le torie malthusiano-decrescitiste-intellettualoidi "alternative" fanno parte del pacchetto neo-liberista allo stadio terminale; con la "shock-economy" ti devi beccare anche la annessa "alternativa antisistema" ...che più pro-sistema non si puo'. Ti devi sorbire anche gli "intellettuali" che danno la "vera" spiegazione della crisi, insomma, la "vera opposizione" alle politiche neo-liberiste (o come le volete chiamare; quella roba lì, insomma), i cui effetti sono presentati da costoro, si noti bene, SEMPRE, come non voluti dagli artefici delle stesse.

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    1. E' un pò come la condanna degli eventi alluvionali a Olbia, che ho visto attribuire alla speculazione selvaggia perseguita "nella logica dell'aumento del PIL ad ogni costo"...!.
      Mica all'effetto ricchezza immobiliare determinato dall'introduzione dell'euro (effetto scontato) ed alla selvaggia (quella sì) correzione dei conti dello Stato, cioè a partire dalla "convergenza" verso Maastricht, che ha spinto a promuovere l'attività edilizia per riscuotere i relativi contributi, anche in sanatoria, e rimpolpare la casse di comuni che si vedevano costantemente tagliati i trasferimenti...per "entrare in Europa" e poi, "perchè lo vuole l'Europa".
      Insomma un'edilizia privata come last resort di un'economia privata allo stremo e, realizzata in assenza di spesa pubblica in infrastrutture.
      Notare che i vincoli sono aumentati: ma per divenire materia di scambio col privato e in modo da innalzare il prezzo delle varie tasse e contributi.
      Laddove si sono accumulati decine di miliardi di tagli in investimenti indispensabili (data la conformazione geologica italiana), negli anni, ci vengono a dire, come attestato di "sensibilità", che questo governo ha subito stanziato 20 milioni per l'emergenza.
      E poi parlano di "piani nazionali idrogeologici", salvo stanziare metti 500 milioni e ricollocarli su un altro capitolo alla prima manovra "austera". Perchè il risanamento si fa col pareggio di bilancio,no?

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  3. Le dichiarazioni di Latouche hanno il suono triste della beffa. Mi chiedo come sia possibile che non si sia accorto che, proprio per via dell’Europa (o meglio dell’Euro) siamo in piena fase di decrescita (e non solo di consumi) http://www.economy2050.it/declino-industriale-italia-bankitalia/, http://ecoalfabeta.blogosfere.it/2008/12/2008-la-decrescita-dei-consumi.html
    (http://matrada.borse.it/2012/11/26/consumatori-piu-pessimisti-in-italia-e-germania-brutto-segnale-per-i-consumi/, che i paesi avanzati crescono sempre più lentamente o decrescono.
    Mi chiedo come non si sia accorto a quale prezzo è avvenuta questa decrescita: il lavoro che diminuisce sempre di più ed è sempre meno retribuito (tanto che anche chi ha la fortuna di averlo è ugualmente più povero), mentre il profitto continua ad esserci ed è sempre di più nelle mani di pochi. I salari sono compressi al di sotto del valore della forza lavoro (e quindi al di sotto del livello standard di consumi del lavoratore) e il welfare è ridotto a livelli tali che sempre di più viene impedita a milioni di persone la soddisfazione dei propri bisogni, prima ancora dei consumi.
    Non dovrebbe porsi tanto il problema della crescita in astratto ma a favore di chi va questa crescita, non il quanto si produce ma il come e a quale scopo si produce. La produzione e l’appropriazione privata di profitto è il problema e non la produzione di beni. Di fronte a tutto questo neppure un vero decrescista dovrebbe gioire, e laddove volesse essere anticapitalista, anziché pronunciare parole amare, dovrebbe solo avere la rabbia di denunciare la ininterrotta violazione dei dettami costituzionali. Anzi, questa denuncia, reclamando la fine del lavoro precario, della deflazione salariale, dei servizi mercantilizzati, come il rispetto della Costituzione esige, è l’unica voce in grado di essere accolta e ascoltata da coloro che hanno idee anche molto diverse tra loro (siano essi decrescisti, anticapicapitalsti, europeisti e chi più ne ha più ne metta)

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    1. Ma vedi questo del decrescismo è un espediente per controllare il dissenso che altrimenti sorgerebbe dagli impoveriti, come sempre in passato.
      Li si fa sentire "giusti" di fronte ad una ingiustizia che viene attribuita al falso totem del PIL,reinterpretato come sfera della cupidigia: ma de che? La cupidigia dei disoccupati, seee...
      MA certo che "non si è accorto": e infatti lo fanno parlare all'università per seminare ancor più la rassegnazione impotente ed il livore contro una realtà in cui decrescono in tanti, comunque, e senza alcuna motivazione "ambientale", e crescono molto in pochi. Quegli stessi "pochi" che si fanno attrezzare ville favolose dotate di tutti gli accorgimenti e materiali green-chic, costosissimi, tanto rispettosi dell'ambiente circostante. Che si sono privatamente acquistati. Ponendo muri di confine con l'elettrificazione...

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  4. Come sempre una grande quantità di stimoli...

    il primo pensiero è corso alle più grandi fondazioni "green" che sono da sempre finanziate dalle oligarchie (quindi anche captured?).

    Sembra poi emergere la contrapposizione tra la modifica della funzione di produzione "di Pozzi" (lato dell'offerta) e il "decrescismo" (lato della domanda) con il solito rimestamento tesi-antitesi, portando come sempre un velenoso inquinamento dialettico che può avere differenti valenze in funzione del ciclo economico.

    Se ho ben inteso: l'intevento pubblico, secondo delle politiche industriali ben indirizzate in funzione di tecnologie e obiettivi, dovrebbe creare una "tipologia" di offerta che sia funzione massimizzante di reddito/"tutela dei valori e della cultura della comunità" e minimizzante delle esternalità negative.

    Per ora mi limito a constare come l'attuale "traiettoria culturale" proposta da Latouche e recentemente riproposto "dall'organo di informazione 5 stelle" per voce di Fini, sia "culturalmente prociclica".

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    1. Il fatto è che lo schema di intervento pubblico secondo il ciclo "conoscenze-loro promozione nella sfera pubblica-orientamento industriale applicativo delle tecnologie sotto il controllo pubblico-eliminazione delle "esternalità" è già insito nella Costituzione.
      Su Fini dire "prociclica" è un understatement; si tratta di teorie dettate dalla mera crassa ignoranza e vena reazionaria

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    2. A proposito di "organizzazioni green":

      http://www.movisol.org/13news127.htm

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  5. In effetti i lavoratori non hanno alcuna scelta da praticare, la decrescita auspicata in questo preciso momento storico e politico non è altro che un obbligo. Un’altra decisione calata dall’alto che secondo i fautori dovrebbe spingere verso decisioni che portino ad un mondo più solidale. Rimane certo oscuro il motivo per cui tutto questo dovrebbe accadere, visto che non c’è nulla che si avvicini minimamente ad un processo democratico, esattamente come il processo che ci ha portato alla moneta unica, facciamo l’euro che dopo si riuscirà più facilmente a costruire gli Stati Uniti d’Europa. Stiamo vivendo sulla nostra pelle come è andata a finire. Anche a me tempo fa piaceva l’dea della decrescita perché mi interessava questo tempo che veniva sottratto al lavoro per essere restituito ai rapporti umani, ma ora mi rendo conto che queste non sono scelte liberamente decise dalla popolazione per il proprio benessere ma imposizioni mascherate da un ecologismo di facciata che serve solo al capitalismo mondiale. Un altro modo subdolo per imbrogliare le nostre menti già belle che offuscate.

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    1. E siamo perfettamente d'accordo (anche nel finale)
      http://orizzonte48.blogspot.com/2013/03/abbiamo-una-scelta-effettiva-tra-euro-e.html?showComment=1362345442761#c1852223205960985419

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  6. In tutta la pro-ciclicità della tristezza di Latouche, effettivamente la cosa più raccapricciante mi sembra questa, chiamiamola così, ipotesi educativa.

    Così il quadro di v.H. si fa più chiaro; ricorda le basi culturali educative con cui si formavano i giovani balilla. Quindi, abituare ed addestrare i giovani alla sofferenza a 360°. E questo sta molto in linea con i vari enunciati sparati da Monti/Fornero (e non solo loro).

    E qual'è lo strepitoso ed altissimo "contenuto culturale" di questi teorici? Ragazzi abituatevi a crepare di fame e povertà: è la decrescita! E' l'austerity! E' Malthus!

    Funzionerà? Io non credo, ma la storia insegna che ci sono dei tempi transitori come "di latenza" in cui certi sistemi imposti reggono banco per un qualche tempo.

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    1. Anche se non funzionerà, intendono rimanere al comando ancora molto a lungo...

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  7. ED ELLI AVEA DEL CUL FATTO TROMBETTA
    (A Dante - Inferno,XXI, v 139)

    Carissimo ’48, scusami "amme” per l’in/solito gonadistmo OTC – over the counter - ma oggi tra i Barbariccia trasandati e incolti che “del cul fatto trombetta” suadono la decrescita tra “durerzze, asperità e sudori della vita (degli altri)”, c’erano anche i Malacoda - i nipotini urobori di vH - e i Malabranche – gli uncinati con il sacco in mano – che dalla bolgia degli Stati Generali della cultura chiamano “all’ armi” per il saccheggio nuovo del patrimonio d’arte e degli opifici del Belpaese (10-12 miliardi di “dismissioni” ENI, SACE, STM, Grandi Stazioni, Fimmeccanica, ENAV, CDP Reti, TAG).
    Mi son tornate allora in mente le allegorie spassose delle terzine del XXI cantico, quello dei FRAUDOLENTI che divulgano, oggi come allora, forbite informazioni e indicazioni su come raggiungere il "ponte" per entrare nella prossima bolgia, non quello – daje a ridè – crollato “un giorno, cinque ore e milleduecentosessantasei anni prima", ma quell’altro là avanti oltre il dirupo “ .. e Barbariccia guidi la decina.”
    Ancora una volta, il nostro Poeta a dare monito e richiamo alla Ragione che con la sola logica razionale mal comprende l’inganno e la menzogna più infima e bassa.
    Ancora una volta, una realtà (distopica) che supera ogni fantasia.

    PS: "ridaje a ridè":
    qualcuno già si diverte a “far di conto” sul bilancio tra i minor interessi derivanti della "riduzione" del debito pubblico e la perdita
    degli utili derivanti dalle società partecipate.

    "tridaje a ridè per meno pignè":
    Barbariccia lo cponosciuamo, ma chi mai saranno Alichino, Calabrina, Cagnazzo, Libicocco, Draghignazzo, Ciriatto, Graffiacane, Farfarello e Rubicante?

    « "Tra'ti avante, Alichino, e Calcabrina,"
    cominciò elli a dire, "e tu, Cagnazzo;
    e Barbariccia guidi la decina.

    Libicocco vegn'oltre e Draghignazzo,
    Cirïatto sannuto e Graffiacane
    e Farfarello e Rubicante pazzo. »

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  8. Grazie Quarantotto. Quella di Latouche a me sembra l'etica protestante del consumismo. L'ennesimo modo per limitare la libertà degli individui utilizzando il maglio della motivazione morale.

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    1. E' anche questo: in più ha una particolare suggestione.
      Mentre il colpevolizzare per il troppo debito pubblico (se non conosci i veri meccanismi del suo accumulo) ti fa dire "avrò pure vissuto al di sopra delle mie possibilità, ma di fare 'sto debito non me ne sono accorto", il colpevolizzare per l'eccesso di consumo, può risultare (falsamente) più auto-attribuibile e materialmente tangibile.

      Dunque il soggetto si sente investito maggiormente di un potere di scelta che gli fanno credere di avere...rispetto alle tecnologie-produzioni "ecogreen", che sostituirebbe i suoi consumi "eccessivi".

      Ottimo marketing. "Grande medicina" di visi pallidi.

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  9. Beh, per decrescere, sicuramente noi ci mettiamo del nostro.

    http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/economia/2013/11/09/dismissioni-10-12mld-otto-societa-interessate_9657930.html

    Onestamente, dopo questa "raschiata del fondo del barile", i famosi 75 miliardi del 2015 per il fiscal compact e two packs non so davvero dove li troveranno.....

    Ma sì, andiamo pure ad arare i campi col vomere di legno. Chissà da lassù come se la ridono Luigi XVI e Mara Antonietta. O se la rodono? Ai loro tempi, non si poteva dire ai poveri "però siete ecologici" e all'abbondanza frugale, quegli stessi poveri del tempo ci credevano poco (anche perché sapevano sulla loro pelle che era una bufala).

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    1. Amareggiato? Sensazione di rabbia impotente di fronte alla menzognera ottusità di tutto quello che fanno/dicono?
      Depression!
      Prossimamente su questi schermi :-)

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  10. Mi infastidiscono alquanto gli accenni a Malthus.
    Che ha usufruito di due vite "scientifiche".
    Da studioso sociale si è reso conto della possibilità che la popolazione umana potesse aumentare di parecchio (unica voce dissonante rispetto al "crescete e moltiplicatevi" delle chiese religiose e all'ingordigia di eserciti di riserva del lavoro). Certo la visione operativa è limitata dagli ... eventi futuri che egli ignorava (essendo momentaneamente parcheggiati sulle ginocchia di Zeus). Il coevo Ricardo riusciva ad intravederne appena la possibilità (della tecnologia moderna, intendo) e, l'appena precedente A Smith si trastullava, non potendo fare molto di più, con la fabbrica di spilli.
    E una da studioso dell'economia nella quale è un gigante.
    Cazziava un giorno sì el'altro pure Ricardo che vedeva solo ed esclusivamente il lato supply.
    JM Keynes scioglierà esplicitamente il suo debito intellettuale con Malthus a questo proposito.

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  11. Manca Rifkin e Celentano e poi...si può sbaraccare.-)Sono in quarantena obbligata x lavoro,frantoio.La seguo ma nun jeafazzo a concentrami x offrirle ulteriori sfumature e approfondimenti,me ne scuso.Abbiamo inviato una email da Regione Puglia a prof.Pozzi x ZES,può darsi che non abbia avuto il tempo di leggerla x eventuale incontro e possibile Convegno da organizzare,aspettiamo!?Cordialmente.

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    1. Di questi tempi anche a me capita di avere problemi analoghi con Cesare :-)

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  12. Ho ancora il ricordo vivido di quando Pallante fu sdoganato da Gad all'infedele...ora non mi ricordo se gli rispose Mucchetti o Savona....gli dissero subito che non si inventava niente di nuovo ma ripeteva a pappagallo le teorie di Aurelio Peccei del Club di Roma...Pallante si ammutolì fino alla fine della puntata. Concordo con il primo commentatore sarebbe da scrivere un libro sul decrescismo...

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  13. Per chi conosce lo spagnolo, può essere utile questo articolo del vecchio Vicenç Navarro, amico di Barry Commoner ed eterodosso impenitente, che ebbe a discutere in anni lontani con quello che Latouche indica come il suo maestro, cioè Ivan Illich. Oltre a osservare banalmente che è assurdo fare di una categoria contabile il fondamento di un modello di società (come se la crescita che deriva dalla costruzione di una prigione fosse identica a quella procurata da una scuola), dall'articolo scopriamo non solo che Latouche considera come modello di società conviviale "a-sviluppata" il Laos degli anni '60 (!!), cioè "una sociedad feudal, enormemente explotadora de sus habitantes, con uno de los peores indicadores de salud y bienestar social de aquella región", ma anche che il sunnominato Illich si era schierato con feroce ostilità contro il servizio sanitario universale, reo di sottrarre autonomia ai beneficiari del medesimo: direi una posizione oggi molto spendibile....

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    1. Autoritarismo, gerarchie spietate (come esito intrinseco nel consolidamento del modello), scivolamento conseguente in livelli tecnologici medievali e/o liberismo (da ancién regime).
      Il tutto condito da un'ignoranza della Storia e dell'economia inquietante e contraddittoria: nel rifiutare il PIL (senza comprenderlo) e volendolo per forza diminuire,, lo si fa assurgere veramente a vincolo dittatoriale imposto da una minoranza incapace di comprendere.

      Grazie del tuo arricchimento consueto con fonti illuminanti: che confermano che ragionando correttamente si perviene sempre a quelle conclusioni. Specie andando alle premesse prime di ispirazione del "grande pensatore", laddove si annida l'errore che si ripercuote amplificato sul resto della pseudo-costruzione (antiumanitaria)

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  14. Latouche non ha mai scritto un'opera organica sull'euro, tuttavia ha in diverse occasioni precisato la sua posizione nei confronti di questo istituto. Egli è per il suo superamento, ma non certo per i motivi che qui gli vengono indebitamente attribuiti. Né nell'articolo linkato, né altrove, Laotuche ha MAI affermato (e nessuno ha mai detto che lo affermasse) di essere contrario all'euro perché questi fa crescere i consumi. Tutto l'opposto, semmai: egli osteggia l'euro perché è un meccanismo che favorisce la recessione. E, come dice l'economista (sì, è economista) francese, non c'è nulla di peggio che una società della crescita (come la nostra) che NON cresce. L'assenza di crescita nella società della crescita produce depressione e disperazione. L'assenza di crescita nella società della decrescita non produce danni.

    Eliminato questo elemento strutturale, il resto dell'articolo viene giù come un castello di carte, facendo poco rumore, come è proprio delle costruzioni leggere e inconsistenti.

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    1. Mi hai convinto: i tuoi argomenti sono talmente raffinati dal punto di vista macroeconomico, della ricchezza delle fonti, della completezza e corenza del modello esposto e delle relative ricadute politico-istituzionali, che "strutturalmente", non puoi che avere ragione

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