mercoledì 20 novembre 2013

PUD€ NEL TRILEMMA "COMPETITIVO". CREDIT CRUNCH, DEFLAZIONE SALARIALE, DEVASTAZIONE DEL TERRITORIO

1. Come sapete, nello schema "everyone MUST beggar thy neigbour" che traccia la via €uropea (sarebbe meglio dire "pan-germanica) alla "ricrescita fenice", è previsto che si debba esportare e che, perciò si debba perseguire la "competitività" come orientamento produttivo nazionale. Cioè, alla faccia dell'art.11 Cost., che ammette la stipula di trattati di adesione alle organizzazioni internazionali purchè finalizzati ad assicurare "la pace e la giustizia tra le Nazioni", l'UE-UEM, ci impone una bella guerra commerciale contro i nostri vicini e contro il resto del mondo. Sotto le bandiere crucche azzurro-orostellate.
Mentre la Merkel, robbachenuncisicrede, si becca pure il "premio Ghandi" per la pace!!!

Dell'altra condizione alla limitazione (giammai "cessione") della sovranità posta dall'art.11 Cost, cioè la condizione di parità con gli altri Stati, abbiamo già detto; e questo diverso aspetto della violazione dell'art.11 Cost. perpetrato con la ratifica di Maastricht, ha molto a che fare con l'originario e protratto diverso livello dell'onere degli interessi sul debito pubblico, rispetto agli altri paesi "principali" dell'Unione, una volta che lo si connetta alla demenziale idea (come tale ormai ammessa anche da Prodi) di un tetto fisso al deficit dello Stato.

2. Notare che l'art.11 Cost., norma inserita tra i principi fondamentali, inviolabili e non soggetti a revisione (almeno in teoria) parla di "parità", appunto, con gli "Stati", ponendo con ciò una condizione "politico-internazionale", ma anche, e sullo stesso piano di priorità, di giustizia e pace tra le "Nazioni", implicando con ciò, di necessità, il riconoscimento consapevole delle stesse come punto di riferimento della PROPRIA E ALTRUI DEMOCRAZIA (quindi al di là della forma di Stato che esse assumono)!
Mi pare un pò difficilotto, allora, sostenere non solo la legittimità costituzionale del "vincolo esterno", ma proprio della stessa idea, fondamentalmente totalitaria, che la "sovranità nazionale" sia quella cosa cosa brutta che i turbo-financial sostenitori dell'attuale r€gim€ vorrebbero contrabbandare in nome dell'internazionalismo, rigorosamente liberista, a caccia di POPOLI da spolpare.

3. E a proposito di "internazionalismo" liberista selvaggio e sempre più "inselvatichito", abbiamo la conferma dello schemino "esporta-esporta e deflaziona il lavoro più che puoi" in nome della competitività di sistema (nazionale: ma questo lo nascondono accuratamente) da una nostra vecchia conoscenza: l'OCSE.
Che non pare ancora appagato di premere sull'acceleratore consueto, ed ormai in "fuori giri", della deflazione salariale chiamata tartufescamente "riforme".
Il tutto condito dal consueto invito alla riduzione della burocrazia, nel caso applicato agli eccessivi formalismi che le povere banche devono sopportare per erogare il credito, in un suggestivo accostamento che darebbe ai controlli pubblici sul loro operato la colpa del credit crunch. E chiamando a testimonial di ciò...la voce del chief-executive, udite! udite!, del Monte de Paschi di Siena ('nziamai, troppi controlli!).
Non una parola dall'OCSE, invece, sulla crisi da domanda che porta a macinare "sofferenze" record.
Ma no: confidando che le supply sides (cioè abbassare i costi dell'offerta, tracurando del tutto il lato della domanda) siano le uniche politiche immaginabili e consentite all'inutile Stato, mai troppo veloce a smantellare il welfare: e in questa rigida linea, nel consueto stile apodittico di prescrizioni "macroeconomiche-neoclassiche", l'OCSE esorta le banche a fare "più credito".
E' così semplice, perchè non ci avevano penZato prima! Ennesima manifestazione della Sindrome del barone di Munchausen, che si tirava fuori dai flutti tirandosi per i capelli, di cui abbiamo già visto i recenti prodromi in salsa BCE.

4. Dunque si chiarisce il quadro: quando dicono che agganceremo la ripresa nel 2014 (aho': stavolta è sicuro, non voglio sentire storie!), nonostante la disoccupazione che sfonderà il 12,5% (quella ufficiale, of course), contano su una crescita dell'export che sia superiore al calo di consumi ed a quello della domanda pubblica. Unito ad una fantomatica ripresa degli investimenti privati.
Migliorare di più di 3 punti di PIL, in due anni, il saldo delle partite correnti con l'estero, ci è costato all'incirca 6 punti di PIL di riduzione dei consumi. Dunque, il consolidamento fiscale "leggero" (e infatti già "redarguito" a Bruxelles) per 0,6 punti di PIL, determinato dalla "legge di stabilità" - calcolo provvisorio, effettuato senza conteggiare la immaginifica spending review, con ulteriori tagli della spesa ed eventuali, ma probabili, altre manovre di correzione dei conti pubblici-, porterà a una flessione minima del PIL di 0,9 punti.
Ma allora di quanto deve crescere il saldo CAB (e con esso la deflazione salariale) per portarci in segno positivo nella crescita del PIL?
5. Ebbene, dando ("loro") per scontato che ciò sia realizzabile senza ulteriori effetti negativi, sulla spesa pubblica e sui consumi, della continuativa flessione della occupazione (ma neanche "loro" paiono crederci), la crescita del saldo CAB dovrebbe attestarsi su un ragguardevole range di +1-2 punti di PIL (a seconda se si dà credito alle previsioni di crescita €uropee od a quelle governative).
Ma siamo sicuri che ciò sia minimamente verosimile? E, sopratutto, quand'anche realizzabile, si riveli sufficiente?

Infatti, abbiamo applicato il moltiplicatore "vero" alla manovretta ed è pur sempre un dato "ottimistico" rispetto alla politica fiscale in corso. Tuttavia, non sappiamo in base a quali stime, fondate su dati attendibili, credano che l'aumento della produzione industriale orientato all'export, registrato in settembre in misura pari al 16,4% su base annuale - cosa che nulla ci dice sull'incidenza in termini di PIL considerato il punto di partenza assoluto e non la mera variazione-, possa tradursi in una crescita dell'1 o del 2% del PIL.
Tanto più che, dalla stessa fonte, apprendiamo che da agosto il dato della produzione industriale rivolta al mercato interno risulta calato dello 0,8%. Ed è un dato abbastanza pesante, considerato che, rispetto alla intera produzione industriale, la domanda interna rimane pur sempre molto più quantitativamente consistente.

6. Riportiamo la questione in termini semplici: quello che è sicuro è che abbiamo un consolidamento aggiuntivo "minimo" di 0,6 punti di PIL.
Anche prescindendo dall'applicare il moltiplicatore, sappiamo che il saldo positivo, registrato quest'anno nelle partite correnti (allo stato attuale e comunque inferiore alle stime che trovate qui a pag.88, ultimo periodo del paragrafo: 0,6 effettivo contro un previsto 1%), è stato realizzato contraendo in misura più che proporzionale le IMPORTAZIONI. E questo spiega il calo dei consumi, che viene perseguito, appunto, a danno di queste ultime.
Vanno allora scontati i seguenti fattori:
a) i consumi, laddove si espandano, si rivolgono alla importazione di beni esteri (le famose auto tedesche, in primis) a causa del tasso di cambio reale, che li rende più appetibili;
b) la correzione del tasso di cambio reale italiano non è stata compiutamente realizzata e richiederebbe, secondo De Grauwe, un taglio salariale aggiuntivo "reale" di circa il 20% (la stessa Commissione a un certo punto aveva ipotizzato un taglio "medio" dei salari reali, generalizzato nei PIGS, pari al 10%);
c) l'aumento dell'IVA è considerato misura equivalente a una restrizione delle importazioni, ma, al tempo stesso, produce anche un calo dei consumi rivolti ai beni e servizi prodotti all'interno;
d) questo effetto fiscalmente indotto è sinergico con la crescente disoccupazione, che consente di proseguire la correzione dei salari reali (ma sempre a costo di conseguente minore conseguente domanda interna);
e) la situazione di recessione (e di connesso credit crunch), agevola il dato del calo delle importazioni di materie prime energetiche, in un fenomeno di impianti sottoutilizzati o dismessi che sta assumendo una chiara connotazione di deindustrializzazione. D'altra parte una effettiva ripresa della produzione avrebbe l'effetto di una maggior bolletta energetica in termini di importazioni;
f) la prosecuzione del credit crunch indica che risulterà molto difficile la ripresa degli investimenti, anche considerando che viene sempre più meno il sostegno della spesa pubblica, sicuramente ancora tagliata nel già insufficiente volume degli investimenti pubblici;
g) pensare che l'attuale livello di impianti-produzione possa essere ancora sostenuto senza investimenti, e dopo due anni di loro contrazione (autonomamente affluita nel dato della recessione), è come credere che si possa spremere un limone all'infinito, pur nella sua fibra disseccata.
Risultato: seppure la legge di stabilità possa temporaneamente determinare un effetto recessivo meno pronunciato che in passato, l'effetto "compensativo", sul calo del PIL, determinato dall'incremento delle esportazioni appare, più che incerto, improbabile. E comunque, ciò che più conta, NON SOSTENIBILE NEL TEMPO.

7. Tutto questo ci riconduce ad una elementare legge economica: è la domanda interna che consente di accumulare il livello di ricchezza e di risparmio-investimenti capace di trainare strutturalmente le esportazioni. Non la disoccupazione deliberatamente "incentivata".
Alla fine dei giochi, se anche si realizzasse - in improbabile assenza di manovre correttive nel 2014- il tentato, e difficile, aumento del saldo CAB pari a 1 punto del PIL, e quindi una crescita 2014 pari pressocchè a 0, (una "non recessione"), sarebbe solo una pausa. MA SAREBBE UNA RIPRESA?
Oltretutto, basterebbe che la spending review arrivasse a qualche miliardo di taglio della spesa pubblica, ovvero che si verificasse un qualunque onere imprevisto (o nascostoci, come ad es; la chiusura di una posizione sui derivati del Tesoro, o un salvataggio bancario stile MPS), o, ancora, che si riacutizzasse la rivalutazione dell'euro a seguito della inarrestabile deflazione del'area UEM, perchè la recessione si possa manifestare ancora alla fine del 2014.

8. Abbiamo menzionato il fattore "imprevisti e probabilità", in questo ridicolo "Monopoli" che è diventata la gestione della Repubblica italiana, PER NON PARLARE DEL GIGANTESCO, E PERFETTAMENTE PREVEDIBILE, PROBLEMA AMBIENTALE-TERRITORIALE ITALIANO, qui più volte segnalato.
Il problema è divenuto tale a seguito di 20 anni di manovre di "convergenza" e di rientro nei parametri del deficit: oggi discutono della tragedia consumatasi in Sardegna e pensano al "dissesto idrogeologico" come a un problema nazionale.
Ma finiscono per proporre come soluzione la solita maxi-patrimoniale "una tantum" ammazza-risparmio privato, pagabile solo intaccando i redditi e drenando altra liquidità che rischierebbe di non essere poi rimessa in circolo, per il problema - considerato da questo governi ben più impellente- di dover "ridurre il debito pubblico" e pagare i creditori stranieri.
E non solo: la super-patrimoniale darebbe anche la spallata definitiva al mercato immobiliare, ormai in sovraofferta e devalorizzazione accelerata, senza colpire affatto i grandi patrimoni, ormai fuggiti all'estero da un bel pezzo.
Ma un paese sovrano, con una sua moneta e CON una banca centrale che funzioni da tesoriere e non da piazzista passiva per gli idolatrati "mercati", non ha bisogno di far dilagare la recessione per provvedere alla incolumità ed alla ordinata convivenza dei suoi cittadini.
Non gli possono mancare le risorse per investire sul proprio territorio, - un elemento costitutivo della sua stessa sovranità!- e non può fare default.
E non può augurarsi che "non piova troppo" per sperare di non dover fronteggiare il caos antropico: che non è dovuto ai "rivolgimenti climatici", come ridicolmente cercano di farci credere, ma al sistematico abbandono delle funzioni fondamentali dello Stato, trasformatosi in percettore di contributi da condoni e urbanizzazioni selvagge per "fare cassa".
Uno Stato che non può ridursi a contare sulla "fortuna" meteorologica, per agganciare la crescita (!!!) da qui alla fine del 2014.

Anche perchè subito dopo, subentrerebbe l'obbligo di pareggio di bilancio e la conseguente €uro-obbligazione a ridurre il deficit con una manovra di oltre 2 punti di PIL sempre a fine 2014. E pure quella di ridurre di oltre 3 punti di PIL il debito pubblico. Ed allora l'abbandono della gestione territoriale ed infrastrutturale emergerebbe come uno "Tsunami": la tassa "lo vuole l'Europa" a carico di un paese in cui alla disoccupazione dilagante si aggiungerà la "pioggia a catinelle" allagante

35 commenti:

  1. Grande analisi , come al solito. Quindi possiamo brutalmente semplificare che " nel Monopoli Italia, ad ogni passaggio dal via dalla banca toglie €uri ai partecipanti mentre una volta venivano dati ? . Allora, dopo qualche giro e "fortunato" tiro di dadi, i giocatori internazionali o i "grandi patrimoni, ormai fuggiti all'estero da un bel pezzo" che, grazie alla libera circolazione dei capitali, stanno giocando la solita partita, possederanno le stazioni, la societa' elettrica, la società acqua potabile, corso vittoria e viale dei giardini con gli alberghi , mentre agli altri partecipanti , i 60 milioni di italiani, rimarranno vicolo largo , vicolo stretto, la prigione e la tassa patrimoniale . Ci resta da sperare nelle probabilità.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Le "probabilità" nel disegno neo-hayekkiano di controllo tecno-mediatico sono essenzialmente X-factor, il figlio che gioca a calcio e che invariabilmente è un campione, e il superenalotto :-)

      Elimina
  2. La nostra amica Carmen riporta un bellissimo post di Sapir
    http://vocidallestero.blogspot.it/2013/11/sapir-le-ragioni-della-ricaduta.html

    chi non s(v)al(u)ta un tedesco e'.....e'.........

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Visto: come si può mancare un appuntamento su Vocidall'estero?

      Elimina
  3. E poi: a mio conforto, puoi darmi atto che la prima parte dell'articolo di Sapir contiene un'analisi sostanzialmente coincidente con quella di questo post. Molto coincidente.
    Sulla critica alla ipocrita e irresponsabile posizione dell'economista di sinistra, poi, sfonda una porta aperta, per quanto si dibatte qui sul web italiano.
    In particolare l'argomento "bancario"-titoli tossici conseguenti all'euro, è stato qui riferito in premessa del post sui think tank e le fondazioni del febbraio di quest'anno.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Fondamentalmente, penso che gli "austriaci" sono in errore non concettualmente (il gold standard potrebbe avere i suoi lati positivi anche oggi se applicato con intelligenza) ma in quanto non si calano nell'attuale contesto, come sostanzialmente tu, Bagnai Sapir e altri spiegate. I debiti, tutti, sono impagabili, perche' solo gli interessi annui da pagare sono superiori ai pil mondiali. pertanto si puo' andare avanti solo contraendo nuovi debiti. Tutta la massa monetaria attuale e' destinata a diventare carta straccia o subire un pesantissimo aircut, sara' sostituita da un altro sistema ed un'altra valuta. Il sistema sara' resettato come e' sempre avvenuto in passato(certo non in queste dimensioni). E' importante arrivare al redde rationem cercando di preservare i propri interessi, chi svaluta conserva le proprie industrie e potra' ripartire, ed infatti il governo Giapponese, che ci tiene agli interessi nazionali, sta lavorando benissimo. Chi non stampa e non si chiama Germania, si deindustrializza a vista d'occhio. Forza Francia!

      Elimina
    2. Infatti, su questo punto, vedasi oggi i 13 miliardi di dollari che JP Morgan sarà costretta a pagare. Mettiamoci pure uno storico solo per chiederci: ma siamo ancora sicuri che solo "privato (e grande) sia bello"? E che se, ad esempio, noi in Italia siamo in "ritardo" ciò sia colpa solo ed esclusivamente dei lavoratori tutti "chiacchere e diritti"?

      Elimina
    3. Flavio, le prendo come domande retoriche. Il mainstream e la sua proiezione politica (PUDE) sono in rotta ideologica e di risultati. Che cosa mai potrebbero dire di altro? Possono solo rilanciare fino al disastro finale

      Elimina
    4. Certamente lo sono. Guarda, rilanciano tirando dentro altri come noi... E' questa la loro sola possibilità per tirare a campare (vedasi infatti anche possibili accordi di libero scambio con Ucraina, che non fa certo contento Putin in arrivo a Trieste nei prossimi giorni).
      @caposaldo: mah, guarda, l'economia contemporanea è sempre stata a debito perchè su di esso si basa il capitalismo stesso. Che poi si decida di utilizzare questo capitalismo come un maglio per sottrarre a tanti a vantaggio di pochi, beh, è un altro discorso. A me non spaventa tanto il debito in sè, ma come si stia cercando di far fronte a tale debito con politiche economiche totalmente sbagliate. E non è questione di carta straccia, stampanti o di altra valuta globale (il dollaro rimane e rimarrà ancora valuta internazionale di scambio nel prossimo futuro) ma di redditi e di cooperazione internazionale. Ma con le elìte interessate al solo "breve termine", nè l'una nè l'altra sembrano in agenda...purtroppo.

      Elimina
    5. La storia del debito eccessivo è un tema da prendere con le pinze: è a volte utilizzato come notizia "tecnica" per preconizzare un radicale rifiuto del capitalismo, pervadendo la società di movimenti del "rifiuto", che evitano di analizzare il problema del libero scambismo internazionalista che commisurano la rivolta ad un simmetrico e contrario internazionalismo...decrescista. Cioè partono esattamente nella direzione in cui fa comodo alle oligarchie dei mercati: quella dell'oblio degli Stati nazionali come fatti comunitari democratici che siano capaci di contrapporsi al paradigma cialtrone della competitività tra...Stati.
      Cioè anche il fronte del rifiuto (no global e decrescista felice) altro non fa che evitare e rinviare lo smascheramento dell'idea dello Stato come corporation economica, soggetta agli stessi obblighi di equilibrio aziendalistico.
      La soluzione che smonta il disegno della "grande società" (implicitamente "del mercato"), è molto più a portata di mano (cultura democratica) di quanto non si riesca a scorgere: e la stessa cooperazione tra Stati, cioè la parte sana e anticonflittuale del diritto internazionale, può rinascere solo dall'abbandono della idea centrale di competitività applicata agli Stati e riscoprendo semplicemente la domanda interna come espressione sociale democratica.
      Si vedrebbe come automaticamente i debiti diverrebbero una preoccupazione secondaria. E in fondo si tratta di mettere sotto controllo delle Costituzioni e dei diritti fondamentali le grandi banche

      Elimina
    6. Questo il link sull'Ucraina . Ma, per assurdo, gli stessi che oggi ciarlano di "lasciar fallire" le banche sono gli stessi che hanno spinto, in passato, per l'abolizione del Glass Steagall e della legge bancaria del '36 e per l'unione fra banche commerciali e d'investimento. Ma, Santo Cielo, allora lasciamo fallire solo quelle d'investimento ripristinando la giusta divisione no? Così le commerciali fanno credito alle imprese, le altre rischiano quello che je pare. Tanto difficile?!?! Se vede di si... (retorico).
      Ah, tanto per cambiare, indovina che succede in UK dopo privatizzazione Royal Mail... Ed infine, sempre dal Guardian, un bell'articolo su un noto lavoro di R&R...Un ultima considerazione. Fa più ridere o piangere il fatto che numerose imprese lamentino in diverse parti d'Italia gli alti costi di energia e finanziamento dopo aver, come parlavo in principio, appoggiato i vari piani di privatizzazione dei sistemi bancari ed energetici nazionali (anche se Enel non è privata)? Speechless...

      Elimina
    7. Hai messo il dito sulla vera piaga: le imprese, specie le PMI, si dovrebbero svegliare senz se e senza ma.
      Quando hanno abbracciato acriticamente (per grave carenza culturale della classe imprenditoriale) l'idea che "inflazione=brutto", spesa pubblica=inflazione, ergo spesa pubblica=Stato=brutto", NON hanno visto calare la pressione fiscale.
      Ma mica si sono più domandati perchè: hanno continuato, fino ad oggi, con Stato=brutto, ottusamente.
      Ed invece, la pressione fiscale aumenta perchè ci sono i vincoli fiscali di Maastricht e la sparizione della domanda estera per via dell'euro (dell'attuale fuoco di paglia dice il post).
      .
      Bene! Hanno pensato: almeno potremo fare con più efficacia deflazione salariale.
      Solo che la follia antititaliana del PUDE servo delle banche (estero-trainate) ha mandato i suoi uomini a distruggere pure il precedente volume delle supply side.
      Così si sono ritrovati con pressione fiscale crescente (ma era già scritto dentro Maastricht), cambio insostenibile (idem) e pure senza incentivi, mentre la domanda interna andava a picco.
      Si staranno svegliando? Non si sa: pare che credano in von Renziek e magari Alfetta.
      E pure sono qualche milione.
      Persino più degli impiegati pubblici (che se sono recalcitranti almeno sono scusati perchè non hanno ottenuto nulla di quello che chiedevano negli utlimi 20 anni)

      Elimina
    8. Per chi il reddito minimo garantito ci salverà... (dalla padella per finire nella brace)
      Per chi "io voto Renzi perchè è il nuovo che avanza" (verso il vuoto)
      Per chi "si la Germania pratica una politica mercantilista insostenibile, ma vedrete che una volta che la faremo ragionare le cose andranno meglio... (per loro). Infatti, hanno ragione, non possono mica togliere quanto di buono danno ai lavoratori, come scritto bene qui, qui, qui e qui. Suvvia povera Merkel, lasciamola in pace.

      Elimina
  4. Salve 48,

    Ogni tanto rifaccio capolino dalla mia tana.
    Da estemporaneo commentantatore delle alterne vicende umane, posso mestamente notare che il senso di frustrazione e di insoddisfazione del cittadino medio ha assunto il complesso del Conte Ugolino, il quale per tentare di ritardare la sua dipartita (lenta ed atroce) fu sollecitato dai figli a cibarsi della loro carne.
    Ecco allora che il cittadino contemporaneo chiede o meglio pretende dallo Stato, (figlio proprio, naturale e legittimo del popolo sovrano) che si lasci sbranare in nome di una presunta resurrezione nel paradiso del mercato unico, libero e concorrenziale.
    La follia "Ugoliana" in tal caso non è più nella "pretesa" ma nella stessa "speranza" !?
    Nell'intenzione e nell'interpretazione, del tutto pregiudiziale, che ciò (Il Libero Mercato senza se e senza ma che lo Stato - costituzionale e democratico - caparbiamente cercherebbe di negare e soffocare!?) sia pressoché inevitabile e perfettamente plausivile o meglio insandacabile.

    Un saluto,
    Elmoamf

    RispondiElimina
  5. Ma pure in India hanno perso la bussola completamente? dare il premio Gandhi alla Merkel? e le motivazioni poi: "per l'ottima condotta dell'eurozona nella crisi" o una roba del genere....ma davvero c'è un paese importante al mondo i cui leader politici abbiano capito la natura della crisi in cui ci troviamo e vogliano cercare di affrontarla quantomeno?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Aspettavo che qualcuno notasse il paradosso. Fa il paio col Nobel alla UE Ma ciò conferma che politically correctness e diritti cosmetici sono il campo elettivo della propaganda liberista (le forme astute del neo-hayekkisno aggiornato)

      Elimina
    2. mi sconvolge poi che addirittura in India, paese che senza dubbio sta risentendo della mancanza di domanda europea, ci sia chi appoggia il disastro di politica economica UE.

      Elimina
    3. Sì, be', però: il premio è intitolato a INDIRA Gandhi, che non aveva nessuna parentela con il Mahatma e che fu una "lady di ferro" piuttosto autoritaria. Ottimo esempio di decisionismo fu l'attacco militare al tempio d'oro dei Sikh. A medio termine non lo definirei un successo (il "lungo termine" keynesiano per la signora non tardò molto).

      Elimina
  6. ....dio mio.....

    grazie giudice! Sinceramente non sò se essere confortato dal fatto che ci sia qualcuno che spiega l'inspiegabile o se essere rammaricato dal fatto che a scuola ci hanno spiegato benissimo come è fatta e di cosa parla la divina commedia ma non sò niente della mia costituzione e di come si accende un mutuo e di cos'è un moltiplicatore fiscale.

    A ben vedere siamo ancora per quanto riguarda l'analfabetismo economico inteorno al 90%....abbatterlo sarà la sfida del millennio?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. A volte dispero che sia un'operazione fattibile. Quante persone non sono raggiungibili per poche migliaia che frequentano il web?
      Ripeto: essenzialmente sta a voi "ripecuotere" nel tessuto sociale i vari chiarimenti che i blog più corretti stanno fornendo

      Elimina
    2. penso che i conoscienti ormai siano saturi...ma non demordo! Il peggio è quando incontri la "folla"...quella che se dici:" se aumentassero un pò le pensioni e gli stipendi agli statali staremmo tutti meglio" è già una cosa da folli..quelli che "il nostro male è la banca d'italia indipendente" mi dicono scusa qual'è la banca d'italia? Quelli sono più duri perchè al bar l'ignoto non ha voce....e guarda caso nei bar c'è sempre radio e tv accesa...comunque nel parentado operazione riuscita!

      P.S.
      A pescara il sondaggio mostrato in coclusione lo confermo al 100% i laureati e gli statali sono duri d'orecchi.....poveri noi!

      P.P.S.
      A proposito se passa dallo spezzino mi piacerebbe averla a cena...mi raccomando non si faccia scrupoli!

      Elimina
    3. Dallo spezzino non proprio; dovrei però venire a Genova e pare che sarà un doppio appuntamento... :-)

      Elimina
    4. tienici informati così vedo di fare un salto!

      Elimina
  7. Quarantotto ha scritto: "A volte dispero che sia un'operazione fattibile"

    Ciao, le idee portatatrici di verità e di nobili ideali corrono non solo in rete ma anche nell'etere e raggiungono gli anfratti più lontani. E contro di esse nulla può la menzogna mediatica, alla fine vinceremo noi.

    PS: ieri prima serata è andata molto bene al di là delle più rosee aspettative e di questo devo solo dire grazie grazie grazie a te a Bagnai e a tutti partecipanti del blog. Ti farò il resoconto a chiusura delle tre serate.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il tuo resoconto sarà gradito e importante. Come testimonianza di azione diffusiva attiva e costruttiva...della speranza (almeno)

      Elimina
    2. @mauro gosmin
      la verità è bella perchè regge alla prova dei fatti. Ora mi sono fatto spedire Elementi di politica economica di acocella...e lo masticherò sino in fondo! Anzi se qualcuno ha anche la teoriagenerale di keynes che gli cresce.....

      Elimina
    3. @s.c.
      La teoria generale di Keynes la trovi in originale qui in formato html e qui in formato pdf.

      Elimina
    4. @ignorante-.....

      un abbraccio!

      Elimina
  8. - Dare la spallata al settore immobiliare non sarebbe darlo anche alle banche che in pancia "hanno" un sacco di immobili? Questo produrrebbe l'imprevisto, nel caso in cui un istituto di credito collassasse e fosse necessario aiutarlo.

    - Ridurre deficit e nello stesso tempo ridurre rapporto debito/pil mi sembra una contraddizione anche solo per questioni aritmetiche (sottrarre la stessa quantità a numeratore e denominatore fa aumentare il rapporto se il numeratore > denominatore) Dico male? A questo punto non si potrebbe fare valere il principio "Ad impossibilia nemo tenetur"?

    Mi sembra un evidente circolo vizioso così come è evidente che siamo su una barca di pazzi!

    http://blogghete.altervista.org/joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=197:gianluca-freda&catid=40:varie

    Saluti

    RispondiElimina
  9. Giusto un piccolo contributo relativo ai dissesti idrogeologici.

    La letteratura economica ricorda il parallelismo con il '29, quando le inevitabili bolle immobiliari che precedono questi shock economici da capitalismo sfrenato, comportarono negli anni 20 americani gravissimi problemi idrogeologici.

    Ma in quel contesto non c'era la Merkel: c'era un certo Roosvelt che poteva vantare 'buoni' consiglieri...

    RispondiElimina
  10. Risposte
    1. Chiamiamolo "spostamento": il post linkato si bagna appena i piedi nel grande mare di questo profilo.
      Se avrai avuto la pazienza di seguire il corso degli argomenti principali trattati sul blog, avrai visto come, nell'occuparci della "costituzionalità delle manovre finanziarie" a partire da Maastricht, nella trattazione economico-giuridica della dottrina delle banche centrali indipendenti e nel commentare le prese di posizione UE-"mercati", , sulle decisioni della Corte costituzionale portoghese in tema di imposizioni fiscali della trojka, come pure nei post "di "Focus" e guida al blog, abbiamo approfondito e sviluppato un bel pò di più il discorso (sono post che risalgono al periodo marzo-maggio).

      D'altra parte, il libro stesso "euro e(o?) democrazia costituzionale" è nella sua interezza una trattazione del problema. Diciamo un pò più tenica e approfondita :-)

      Elimina
  11. Mi ha esilarato, per così dire, l'alzata di scudi di due deputati del PD, Di Lello e la Marzano, insorti in difesa della memoria storica del socialismo (!) a loro dire calpestata dai grillini protervi e ignoranti (che ovviamente si difendono tirando in ballo lo spreco di denaro pubblico). Certo, basta leggersi un libro come Il riformismo e il suo rovescio di Favilli (o il bellissimo intervento di Basso che riporti all'inizio del libro) per rendere il dovuto merito all'opera di difesa di quella tradizione politica svolta dal PD. A proposito...a me era sfuggito, ma ad agosto il CER, nel suo secondo rapporto 2013, usando i dati elaborati da ISTAT e Banca d'Italia in occasione del centenario dell'Unità, ci certifica ufficialmente che, escludendo le due guerre mondiali, questa crisi - per PIL, investimenti e produzione industriale - è la peggiore di tutta la nostra storia nazionale. Complimenti e grazie cari "compagni".

    RispondiElimina
  12. Buongiorno.
    Scrivo per la prima volta, perchè non sono esperta di questioni finanziare e economiche come voi, faccio un altro mestiere, mi occupo di AMBIENTE, della sua evoluzione, delle risorse e dell'inquinamento.
    CITO DAL POST:
    Uno Stato che non può ridursi a contare sulla "fortuna" meteorologica, per agganciare la crescita (!!!) da qui alla fine del 2014.

    Sono lieta, finalmente, che le analisi economiche finanziarie riescano a penetrare la REALTA'.
    I cambiamenti climatici ci sono, si vedono e non miglioreranno se a livello globale non saranno ridotte le emissioni di gas serra che sono di origine antropica (noi umani prendiamo dall'Ambiente tutto quello che ci serve per costruire le nostre civilità, e nel restituire all'ambiente - prima legge termodinamica - creiamo disordine - seconda legge termodinamica - che si risolve in inquinamento e dissipazione di risorse non rinnovabili).
    Non tenerli presente è un ERRORE PRIMARIO.
    I cicloni di tipo tropicale che stanno accadendo nel Mediterraneo e in Europa, hanno indici pluviometrici che non sono adatti alla geomorfologia dell'Europa e Mediterraneo stesso (piove troppo in poco tempo).
    Vero, in Italia abbiamo ammazzato il Paesaggio e l'Ambiente (di cui nessuno si occupa con efficacia scientifica se non come fenomeno virale), impermeabilizzando il suolo e inqiunando le altre matrici ambientali, ma anche in Francia stanno accadendo alluvioni devastanti, o in Germania o in Gran Bretagna.
    Quindi non è solo l'uso del suolo il problema. E' un problema sovrastante di cui occuparsi globalmente. Rendere fondamentali le rinnovabili e l'efficienza energetica produrrebbe diversi posti di lavoro fissi e un grosso indotto, recuparare il patrimonio edilizo esistente pure, eliminare le aree edificate dove è certo che ci saranno alluvioni continue anche.
    I cambiamenti climatici sono in atto e serve ADATTAMENTO.
    E da lì potrebbe addirittura ripartire l'economia, ovviamente con un pensiero diverso, ovviamente con l'idea fondamentale di SOSTENIBILITA' a guidare le scelte.
    Quello che ho letto nel post, molto ben fatto, per quello che posso aver capito non essendo esperta, è che sia tutto autoreferenziale e anche disonesto, e se si arriva a un guadagno sarà parziale e per pochi. A seguire non ci sarà guadagno per nessuno, solo sofferenza per tutti.
    Grazie per l'ospitalità.

    RispondiElimina