domenica 8 giugno 2014

LE INCERTE OPZIONI DI SALVEZZA ITALIANA 3- "CI FACCIAMO BUTTARE FUORI?" (PARTE II)

salvezza : uomo alla deriva in una barca Archivio Fotograficosalvezza : via di salvezza seguire Gesù e Dio di essere liberato salva la tua anima Archivio Fotografico


Prima di passare alla esposizione della Parte II, del "ci facciamo buttare fuori?" (la cui prima parte invito in ogni caso a rileggere), ci pare doveroso precisare che è ovvio che la realizzazione di quanto esposto nella Parte I e, più ancora, in questa seconda Parte II, esige una precondizione che è del tutto equivalente a quella della euro-exit "endogena": un profondo cambio di orientamento della classe politica e, più ampiamente, "dirigente" italiana
Formalmente, tuttavia, ha il vantaggio di non dover rinnegare nell'immediato la moneta unica - altri Paesi comunque lo faranno- e, quindi, gode di una praticabilità meno suscettibile di obiezioni "teologiche". Almeno quelle "espresse". Quelle "inespresse", o meglio inconfessabili, sarebbero comunque le medesime: non voler interrompere il processo di "ridisegno" della società italiana per renderlo irreversibile. 
Questa, sul piano interno, è la vera scadenza dell'euro... 

Il modello qui proposto (a grandi linee), comunque, e va ribadito, sconta il fatto che tale cambio di direzione non possa verificarsi in tempo e che, comunque, si tratta pur sempre di una situazione, la nostra, in cui non si manifestano, allo stato, le "risorse culturali per uscire dalla crisi".

Si tratta dunque, in definitiva, di un canovaccio informativo sulla fattibilità di una "via di salvezza" che potrebbe rendersi necessaria sul presupposto che, in ogni modo, l'euro-break sia provocato in via "esogena" dagli altri principali Stati coinvolti.
Queste precisazioni vanno tenute ben presenti, dato che i mesi scorrono e la nostra situazione non solo non può migliorare, ma anzi, sappiamo, è destinata a trasmodare in un disastro annunciato che potrebbe scuotere alle fondamenta, entro breve tempo, il sistema di consenso che ha finora consentito il rigido controllo mediatico degli ordoliberisti nostrani.

C.2. A questo punto, non rimane che ipotizzare quale potrebbe essere tale modello.
Precisarlo in dettaglio ora, senza l'apporto dialogato dello stesso Cesare Pozzi e degli altri illustri esperti già impegnati nello studio delle "soluzioni" di salvezza per il nostro martoriato Paese, sarebbe prematuro e incompleto.

  
La riflessione su questo include però da subito, un essenziale presupposto:
- si può ripensare la nostra società, il nostro modello economico solo agendo in un'ottica che definisca, appunto, la nostra traiettoria culturale "COME SE" l'elemento valutario non ci fosse: rammentando che l'euro funziona da gold-standard ma non lo è
Lo è solo se:
a) si accetta un'idea di Stato -  connessa inscindibilmente con gli obblighi costituzionali incombenti sugli organi di governo-, alterata dai vincoli fiscali "esterni", di Maastricht, Lisbona e del FC; 
b) se si rinuncia conseguentemene non tanto alla propria capacità negoziale (peraltro finora del tutto assente), ma alla stessa idea di interesse nazionale prevalente come salvaguardia della democrazia costituzionale e ciò, proprio, nella stessa interpetazione delle clausole e dei vincoli dei trattati.

C.3. Insomma, mutando di paradigma, in omaggio alla prevalente legalità costituzionale, si finisce per poter considerare la stessa valuta "forte" come un potenziale vantaggio all'interno del quadro degli strumenti di intervento che ci concede la c.d. Costituzione economica (artt.35-47 Cost.), potendosi concepire il "come" avvantaggiarsi di questo stesso livello di cambio nel prevalente interesse nazionale, a cui sarebbe da riassoggettare, com'è giusto che sia, la normativa europea. 
E questo riattivando il dovuto (da decenni) test di compatibilità che, tutelando l'assetto costituzionale, renda operante un "controlimite" effettivo. Cioè quello che, secondo le affermazioni della nostra stessa Corte costituzionale, dovrebbe agire allorchè la normativa pattizia UE comprima obiettivamente i valori fondamentali della Costituzione (per primo, la tutela del lavoro e del salario in perseguimento della piena occupazione) e non consenta il rispetto della parità di condizioni con gli altri Stati nonchè dell'obiettivo perseguimento della pace e della giustizia tra le Nazioni (presupposti che condizionano la legittimità dell'adesione a qualunque trattato economico, com'è quello UE).

C.4. Quali allora le linee generali di questa rivoluzione copernicana del vincolo esterno, in realtà imposta dal rispetto della legalità costituzionale?
Lo ritraiamo "in negativo" dalle indicazioni di Cesare:
"...gli americani hanno perso il controllo della situazione e, se pensiamo possano aiutare la nostra ripresa, i drivers che guidano moneta e relative politiche non sono più legati alle esigenze delle strutture sociali, ma sono determinati da motivazioni squisitamente speculative. Quando i mercati finanziari perdono il loro ruolo di strumentalità rispetto all'economia reale e si inverte il rapporto di potere prevalgono gli obiettivi della parte peggiore, che ci vede come carne da macello o tacchino da spennare.
In questo quadro non esiste più lo spazio per "potersi adattare alla competizione di prezzo delle economie emergenti": da economia divenuta "price taker" attraverso la svalutazione del cambio, ci avviteremmo su noi stessi.
Purtroppo anche l'idea che non abbiamo un problema di competitività intra eurozona si basa sul non considerare il peso indispensabile sul nostro export del deficit energetico: il pareggio sostanziale che si è registrato da quando c'è l'€ non può certo compensare la quantità di energia che dobbiamo importare per mantenere il mostro modello di vita e di produzione. Anche qui dovremmo avere un progetto alternativo ..."


C.5. Dunque, si tratta di:
1) ripristinare la strumentalità dei "mercati finanziari" rispetto all'economia reale: e questo quantomeno (in un primo tempo) reintroducendo la distinzione tra istituti di credito commerciale, abilitati solo a tale funzione di intermediazione, e banche di investimento finanziario (paradigma della legge bancaria del 1936 e del Glass-Steagall Act). Si può inoltre agire rendendo, immediatamente, la Cassa Depositi e Prestiti un vero istituto bancario di proprietà pubblica ai sensi dell'art.123 TFUE, par.2, (e non più un mero organismo pubblico), capace di agire come banca di sistema, anche acquisendo partecipazioni in altre istituzioni bancarie nazionali;
2) utilizzare il cambio forte dell'euro (rispetto alla condizione naturale di un nostra valuta sovrana, in ogni livello ipotizzabile nel breve periodo) per uscire dalla condizione di meri "price takers": ciò utilizzando in dosi adeguate la spesa pubblica, anche per dare rassicurazione circa il reimpiego del risparmio nazionale, attualmente inutilizzato in investimenti produttivi (oltre 1000 miliardi di euro di potenziale):
       2.1.) ricapitalizzare e rifinanziare, anzichè dismettere, le società industriali pubbliche, in modo da apprestargli le risorse finanziarie per perseguire IRS e fare acquisizioni all'estero di società concorrenti o complementari, all'interno della stessa filiera, nei settori di sviluppo strategico della nostra industria, che sarebbero ovviamente adeguatamente programmati;
     2.2)  costituire, con la stessa provvista finanziaria, convogliata dal ricreato polo bancario di sistema, nuove società che integrino risorse e competenze in settori di immediata prospettiva, e che abbiano ad oggetto: 
      - l'intera offerta nazionale di mobilità-trasporto, in ogni modalità e struttura (ferroviaria, aeroportuale, portuale marittima, di esercizio di vettore aereo) in modo da avere un controllo della relativa domanda e dei risparmi di costo e di prezzo derivabili da tale integrazione; 
      - la gestione delle infrastrutture nazionali telematiche e la realizzazione di un programma nazionale di riconversione urbanistica del territorio, in modo da sfruttare la miglior offerta di mobilità intermodale in un ambiente turistico integrato che consenta l'adeguato sfruttamento delle risorse storico-artistiche-archeologiche dell'intero territorio nazionale;
       2.3) rilanciare, con ingenti finanziamenti, la ricerca, in specie nel settore energetico e delle tecnologie eco-compatibili, sia a livello di formazione che di creazione/evoluzione di un polo industriale pubblico capace di sviluppare le tecnologie e di produrle su larga scala (senza dover badare al rendimento immediato fissato sul bench-mark finanziario). Ciò perseguendo immediatamente, anche in questo settore, una politica di acquisizione all'estero delle imprese capaci di creare immediate sinergie di know-how e di applicazione industriale.

D. Per ora mi fermo qui, altrimenti, le linee generali travalicano nel dettaglio; e puntualizzando che queste sono solo una parte delle idee che si possono sviluppare nella direzione qui suggerita.
Inutile dire che, impiegando in operazioni del genere le risorse di risparmio privato ora mobilitabili - si possono anche incentivare sottoscrizioni di titoli pubblici "speciali" per il rientro di capitali dall'estero (ponendo in alternativa la confisca degli stessi in base ad immediati trattati coi paesi-rifugio). 
In questo contesto, l'innesco del modello di "rinascita" discenderebbe naturalmente dal perseguimento di deficit pubblici ben superiori a quelli attuali: diciamo, ad es; pari almeno a quelli registrati dalla Spagna a partire dal 2011.
Dimostrando, con la revitalizzazione di un sistema industriale ancora non del tutto perduto, che non siamo nè siamo mai stati parte dei PIGS

E potendo negoziare l'inevitabile successivo euro-break (esogeno), compresa la svalutazione del debito pubblico estero-detenuto e la rivalutazione del debito commerciale privato, da posizioni che non sono tali da qualificarci come PIGS.
E nè intendiamo divenirlo: piaccia o meno alla Germania o agli €uroburocrati anti-italiani, ovvero all'elettorato italiano autorazzista (il primo che dice "e la corruzione?" verrà bannato dal blog).

33 commenti:

  1. Eccellente. Resta ovviamente il limite, da lei stesso segnalato, dell'asservimento dell'intera nostra classe dirigente ad interessi che nulla hanno a che vedere con il bene della nazione.
    Ma come modello teorico è ottimo.
    Aggiungerei solo l'avvio di un serio programma di lavoro garantito, alternativa a mio parere vincente rispetto alla proposta di "reddito di cittadinanza" del M5S.

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  2. Ottimo e chiarificatore come sempre.
    Diciamolo chiramente : abbiamo necessità di una classe politica e dirigente PATRIOTTICA che abbia il coraggio di sopportare l'altezza delle spalle dei giganti italiani su cui dovremo risalire.

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    1. Più che patriottici basterebbe che non fossero autolesionisti.
      Come indicato nella risposta a Mauro...

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  3. Ciao Quarantotto, se non ho capito male, il significato di questi due superlativi post sarebbe questo: Siccome l'euro è destinato a disintegrarsi per via esogena, il tempo che ci rimane lo dovremo utilizzare (non rispettando i trattati europei) per difendere, anzi rafforzare, il nostro tessuto produttivo, cercando-seguendo la ns traiettoria economica industriale e culturale? Spero che questi post vengano letti e studiati dalla ns classe dirigente.

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    1. In effetti non si tratta di non rispettare i trattati: il bench-mark Germania - nonchè l'eccezione vistosa della Francia- ci indicano che esistono margini politici di interpretazione funzionale a propri interessi prevalenti proprio sul piano giuridico. Cioè il modo di applicare i trattati è adattabile senza considerarli solo nell'accezione che automaticamente di assume in Italia.
      E' chiaro che le prassi sono vincolanti in base al proprio consolidamento: ma è vero anche in senso inverso. Come appunto dimostrano Germania e Francia. E la Commissione, consentendo a Spagna e Irlanda indebitamenti ben diversi.
      Quanto al rispetto delle relative condizionalità, il punto è che queste ultime sono loro a rivelarsi contrarie agli scopi essenziali FORMALI E DICHIARATI dei trattati stessi.
      Quindi esistono dei margini di resistenza e creazione di prassi contrarie a quelle attuali attualmente inesplorati.
      Per di più invocando il principio di reciprocità, nel considerare i principi fondamentali della Costituzione "resistenti" al diritto europeo, e proprio basandosi sull'atteggiamento seguito dai paesi principali.

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    2. Margini politici di interpretazione funzionale a propri interessi che, peraltro e a differenza di Francia e Germania, possono (se non ho capito male), trovare addirittura un preciso fondamento giuridico nella famosa dichiarazione n. 49 allegata al trattato di Lisbona.

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    3. Quella è una delle vie: in base ai principi ancora vigenti di prevalenza dei principi fondamentali della Carta, quali riscontrati anche dalla dottrina "Lissabon Urteil", possiamo invocare ancor pirma la necessità inderogabile di dover salvaguardare artt.1 e 4 in relazione alla Costituzione economica...

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    4. dunque, come al solito, il punto è POLITICO.

      e solo secondariamente economico.

      smettessero quindi "loro" di usare la scusa del vincolismo per mascherare le proprie pulsioni e i propri desideri reali.

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  4. Caro Quarantotto, dove si firma? :)

    A mio modesto vedere questo tracciato alternativo è (in apparenza) politicamente meno di rottura con lo status quo rispetto a un'euro-exit 'endogena': anche se, come hai ben argomentato in tanti dei tuoi post, non ci sono limiti giuridici né di diritto constitutionale, né internazionale che la impediscano.

    Sempre sull'euro-exit, ho spesso pensato quale governo nazionale -'democraticamente' e ordoliberisticamente eletto- si sognerebbe di premere il bottone di uscita, sapendo che automaticamente verrebbe o sfiduciato, o perderebbe consenso nel breve termine.

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    1. Sapevo che ti sarebbe piaciuta l'ipotesi :-)
      Se mi scrivi alla mail del blog ti dico alcune cose interessanti (specie se da metà giugno sei in Italia)

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  5. Ottimo Quarantotto,come sempre del resto....resta da scandagliare, trovare chi Politicamente abbracci e non tradisca la Nazione Italia. Ho timore che occorra una clonazione di personalità aimè defunte nella politica odierna. Basta un SINGOLO ATTO POLITICO non traditivo della nostri valori costituzionali, per toglierci nella melma ordoliberista criminale. Ma chi ?? A questo punto mi offro volontaria ( scherzo ;-) non sono militante politica ) Guardando all'estero se fossi la Merkel di fronte alla Le Pen comincerei ad avere prurito al collo. La La storia e parte della genetica dei popoli: la Francia si rivolta per creare la Repubblica Costituzionale, la Germania uccide, l Italia... sic tradisce se stessa.
    In ogni caso l'euro exit esogena è un accadimento frattalico già in sè evidente. Francia e Inghilterra stanno solo decidendo i territori da spartirsi post bellicum.

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    1. Certo in Italia viviamo in permanente stato di "alterazione" (auto) percettiva di massa.
      Ma potrebbero esistere residui di interessi economici organizzati che, se si verificasse il disastro annunciato - dando per scontato che l'nventiva di Renzi nulla può contro una dura realtà beyond his reach e di chi lo circonda-, avrebbero oggettiva urgenza di salvare il salvabile

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  6. Giusto per inquadrare bene il discorso, avrei bisogno di una precisazione. Fermo restando che per i commenti tecnici, c'è chi è più preparato di me.
    Divido il commento in tre parti.

    1) Per " COME SE", si intende il concetto del filosofo Daniel Dennett noto come atteggiamento intenzionale? E mi pare di capire che nel tempo che rimane dovremmo comportarci come se i trattati non ci fossero. Soprattutto se consideramo che il surplus del CAB, accumulato con l' austerity ci dia un po' di spazio di manovra in più?

    2) Prendendo spunto dall' opera di Braudel i tempi della storia, terzo tomo di civiltà materiale e capitalismo, si potrebbe considerare l' ipotesi frattalica(43-48) all' interno di un periodo più lungo e di uno spazio più ampio, l'Europa intera, che la vede vivere, un periodo simile a quella che fu l' Inghilterra dalla guerra civile fino alla rivoluzione gloriosa?

    3) Su ricerca e sviluppo, avrei un' ulteriore considerazione. Visto che di soppiatto gli OGM, sono stati ormai introdotti(preciso che non penso debbano necessariamente condurre a mostri e flagelli) in Europa, perché non agire d' anticipo e sviluppare il settore non necessariamente nel solo settore alimentare?

    PS: me piace questo atteggiamento verso i flagellanti de a coruzzione!

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    1. 1) COME SE i trattati "fossero conformi a Costituzione e al'interesse nazionale". Il surplus CAB è una bufala (persino export si sta sgonfiando per calo domanda PIGS e BRICS) esclusivamente determinata da contrazione consumi e deflaz salariale (cmq insufficiente)---> si tratta di rimodulare deficit spending su vantaggi di euro forte, cioè su acquisti strategici all'estero, e su investimenti a effetti localizzabili sia di breve che di medio periodo (scontando che prepari una riattivazione produttiva sena curarti dell'espansione di una certa parte delle importazioni, contando su successiva efficacia delle condizioni di Mashall-Lerner, specie l'effetto sostituzione conesso a riappropriazione di filiere strategiche);

      2) non c'è dubbio che l'ipotesi frattalica si inscirve in una evoluzione culturale che se ci sarà, com'è prevedibile, investirà un più ampio arco temporale in tutto il mondo (e fu così anche nel 43-48, che nasce nella rivoluzione keynesiana-new Deal, e prosegue nel trentennio d'oro);

      3) Sugli OGM non sono uno specialista, ma una cosa la so: che la spesa in ricerca pubblica e la sua riconnessione a un polo industriale pubblico di produzione su nuove tecnologie è qualcosa che farei comuque e in ogni condizione (come attesta la Mazzuccato e pure Chang);

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    2. Sugli OGM ho sempre creduto che la deriva "alimentarista" delle biotecnologie sia dovuta essenzialmente alla ricerca del profitto e del reimpiego , in settori a largo consumo , di investimenti in ricerca altresì non sufficientemente remunerativi per gli appettiti predatori dei detentori di interessi finanziari (ad es. la sanità , che ha una remunerazione infima se slegata da sussidi, come avviene in america che al contrario di ciò che si crede attinge a piene mani dalle tasche di Pantalone)
      Inoltre non credo sia oculato interferire con processi evolutivi di cui si conosce ben poco . basti pensare che il 90% degli specialisti è convinto che la selezione naturale per competizione sia una realtà inoppugnabile , mentre è invece vero che non è mai stato provato , e che il corredo genetico è quanto di più casuale si possa immaginare .
      Senza contare che la manipolazione genetica è una cosa che l'uomo fa da migliaia di anni , ma lo fa in modo "scientifico" , cioè attenendosi ai risultati tangibili e verificabili , e non secondo dogmatismi e mistiche credenze indimostrate

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  7. "Un buon disegno vale più di mille parole " (Napoleone Bonaparte dixit)
    Grazie Quarantotto.

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  8. Caro Quarantotto, in questo senso non è detto che Renzi debba essere il cavallo da battaglia in eterno per conto di Bruxelles, voglio dire potrebbero sempre pensare ad una accelerazione dell'accentramento dei poteri in ottica di mezzogiornificazione del sud Europa. Certo sarebbe un'operazione moooolto conmplessa e rischiosa ma andrebbe nel verso di fermare (momentaneamente) le forze centrifuge (non italiane si intende). Per quanto riguarda la percezione comune beh..oggi dal medico per l'ennesima volta qualcuno ha fatto riferimento a chi ruba.. alla corruzione che ci dilania... ormai lo sento ovunque, ne parla il macellaio, la vicina casalinga, ne parla il volontario... ormai mi viene da pensare che in fondo non c'è alternativa al fatto che la massa segua i media goebbelsiani e non potrebbe non farlo.

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  9. Intervengo per spezzare una lancia in favore dell'elettorato italiano.
    Il pd, attuale principale nemico del ripristino dei valori costituzionali, pur avendo raggiunto il 42% dei voti ha in realtà preso un milione di voti in meno dell'anno dell'esordio (il 2008) quando tutti parlarono di sonora batosta.
    Sommando i voti contrari (LEGA M5S e anche Tsipras - che pur schierata alla difesa dell'esistente ha un elettorato contrario all'ordoliberismo) e quelli non espressi (gli astenuti) se ne deduce che ci sarebbe ampio margine di vittoria per un'alleanza costituzionale (che pescherebbe tantissimi voti anche tra i mal di pancia che han votato Renzi).
    Il problema è che manca il soggetto politico in grado di riunire tutte le forze (che ripeto sono maggioranza) che in un modo o nell'altro sono in dissidio con la cultura dominante liberoscambista per portarle alla vittoria.
    Certo che finché si litiga su immigrazione e corruzione il PUD€ (pur in minoranza) continuerà a fare da padrone.

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  10. Ciao 48. aspettavo questi post da rovereto.

    Mi permetto di aggiungere un problema (forse IL problema) che cesare ha sottolineato maggiormente durante i nostri discorsi in quell'occasione: quello demografico.

    Stante l'attuale trend demografico, considerate le emigrazioni dei giovani, nel 2050 la fascia d'età maggioritaria in Italia é destinata ad essere quella degli ottantenni. Il che é insostenibile sia dal punto di vista del mercato del lavoro, sia dal punto di vista della previdenza sociale.

    Potremmo rimpiazzare tali perdite con un'apertura totale all'immigrazione, ma questo comporterebbe un ingresso di sola manodopera non qualificata, che non ci renderebbe competitivi se non nelle rpoduzionia basso valore aggiunto (le fabbriche cacciavite di cui parli tu e altre produzioni non pregiate), il che aumenterebbe la nostra dipendenza estera sulle produzioni tecnologiche/strategiche. Non a caso il Pd insieste abbondantemente sul punto.

    Va invece rilanciata una riforma della nostra università, ma soprattutto una sua maggior integrazione con il mercato del lavoro che richiami indietro i norstri cervelli migliori ora all'estero, con il loro carico di valore aggiunto. Ogni cervello che se ne va (che diviene tale grazie alla nostra fiscalità generale) é oltretutto un immane spreco di denaro pubblico, un vero e proprio rgalo al paese che lo accoglie e assume. La nostra rinascita economica pertanto deve necessariamente passare dalla riconquista dei nostri giovani. Ciò direi che é un'estensione/corollario del tuo punto 2.3.

    A presto!

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    1. Proprio ieri sera a cena con Cesare abbiamo parlato dell'urgenza della riforma (vera, non asservita ai più vari gruppi di interesse) dell'istruzione.

      Nelle linee generali qui tratteggiate, il problema demografico è intrinsecamente scontato: se investendo rivitalizzo filiere che, necessariamente, per noi, devono privilegiare il valore aggiunto e il know-how innovativo (senza le ipocrisie degli aziendalisti-finanziari supply side da talk, che amano solo blaterare di ciò per colpevolizzare gli italiani), cambia automaticamente pure l'esigenza qualitativa della immigrazione.
      Certo, la qualità si auto-produce, anche; ma avendo un sistema industriale che risponde all'accumulo-offerta di expertise che sa e vuole utilizzare.
      E se rimanevi a Rovereto un pò di più avresti sentito delle altre idee concrete che sono applicabili... :-)

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    2. Sarebbe lecito consentire l'ingresso solo per chi ha: 1) qualifiche universitarie, 2) supera un test d'ingresso sulla sua qualifica e 3) il lavoro deve essere entro pochi mesi e deve essere del suo stesso livello?

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    3. In astratto uno Stato sovrano può decidere aspetti del genere: ma è improbabile che la nostra esigenza demografica (impellente), rapportata ad un sistema industriale risanato, non abbia esigenza di professionalità intermedie e artigianali (accertabili ma anche "create").

      E ci sarebbe da augurarselo che sia così, perchè vorrebbe dire che il sistema si sarebbe riequilibrato, assicurandoci una nuova forza industriale-manifatturiera, una traiettoria demografica più sostenibile e un futuro in cui i problemi di integrazione sarebbero gestibili attraverso un bilancio dello Stato non più visto come nemico da abbattere

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    4. ma appunto aldilà del "consentire l'ingresso" bisogna prima di tutto creare le condizioni per cui un laureato straniero dovrebbe venire a cercar lavoro in Italia.

      ad oggi non ci sono proprio.

      e questa, di fregarsene della ricerca universitaria, è una tendenza europea (inghilterra e scandinavia forse escluse....infatti i cervelli veri a livello mondiale vanno tutti oltreoceano o oltremanica) ma in Italia siamo come solito al peggio del peggio (almeno relativamente al nostro passato) anche in questo ambito.

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    5. Questa è un'altra , forse la più odiosa , conseguenza dell'(auto)razzismo colonialista di tipico stampo british . Lo hanno sempre fatto , decimato le popolazioni su cui hanno allungato le loro ignobili grinfie .
      Anche in un'ottica frattalica , la decimazione coloniale è funzionale all'assoggettamento . Certo non può essere provato scientificamente , però questa similarità è quantomeno curiosa

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  11. Buonasera,
    non riesco a conciliare questa ipotesi di aumentare il deficit (pur per fare acquisizioni mirate all'estero prima dell'uscita dall'euro), con l'affermazione fatta spesso da Bagnai che aumentare il deficit nell'euro non farebbe che aumentare le importazioni rispetto alle esportazioni, rendendoci non più forti, ma più vulnerabili al momento dell'uscita. Mi potete aiutare? Forse l'obiezione è stata già discussa e mi scuso per la richiesta (magari non ho capito alcune parti del discorso, vista la mia scarsa preparazione in materia giuridico-economica).

    Con stima,
    Gian

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    1. v. risposta a Dino977 sub 1).
      Tieni conto poi che una cosa è una delocalizzazione di un'impresa privata, altra è l'acquisizione all'estero di unità produttive da parte di impresa pubblica legata per vincolo legale al territorio: gli utili sono attivi nelle partite correnti (redditi).

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    2. Grazie,
      si impara sempre qualcosa di nuovo (condizioni Marshall-Lerner). Quindi l'idea è che si peggiorerebbero le CAB nel breve termine, ponendo però basi per una ripresa più veloce. Il tutto funzionerebbe perché guidato da una banca pubblica.

      Se ho capito la premessa iniziale sulla mancanza delle condizioni politiche per realizzare questo piano, Lei suggerisce che una stessa azione dovrebbe farla un governo che si trovasse "cacciato" dall'euro, con però lo svantaggio di non avere più una moneta forte?

      Ovvero, nello scenario più probabile di rottura dell'euro senza precedente vero cambio di rotta italiano, ci converrebbe comunque attuare una strategia di questo tipo, diversa da quella "austera" del dopo '92?

      E mi scuso di nuovo perché so che tutte queste cose sono già state discusse, ma trovo utile (almeno per me) ogni volta riprecisarle e aggiornarle alla luce delle evoluzioni politico/economiche più recenti.

      Grazie,
      Gian

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    3. NOn è detto che si peggiorerebbe il CAB in tale situazione. Il sistema della deflazione ora seguito porta alla distruzione di risparmio-investimenti-competitività dello stesso prodotto.
      L'azione qui suggerita va vista nell'eventualità di un probabile peggioramento congiunturale indotto dalla prosecuzione delle attuali politiche UE che, senza che si esca dall'euro, induca crollo del consenso-gradimento di questa raffazzonata maggioranza politica. La terza domanda quindi risulta risolta dalle precedenti precisazioni.
      Però l'introduzione del post (come il suo contenuto) era volta proprio a illustrare questi punti.

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  12. Domande :
    1. ripristinare la strumentalità dei "mercati finanziari" rispetto all'economia reale: e questo quantomeno (in un primo tempo)
    -Perchè in un primo tempo? Questa condizione lascerebbe intendere che la precarietà di questa condizione sia funzionale ad un migliore funzionamento del settore , mentre a me risulterebbe il contrario.
    2. Si può inoltre agire rendendo, immediatamente, la Cassa Depositi e Prestiti un vero istituto bancario di proprietà pubblica ai sensi dell'art.123 TFUE, par.2, (e non più un mero organismo pubblico), capace di agire come banca di sistema, anche acquisendo partecipazioni in altre istituzioni bancarie nazionali
    -Non sarebbe anche meglio vincolare tali ricapitalizzazioni strumentalmente a circoli virtuosi , evitando che tali operazioni si rivelino solo Infatti questo non è un punto a sè stante , ma vincolato (credo) alla divisione fra istituti di credito e istituti di bancarottieri (finanza speculativa slegata dal circuito economico reale) . Anche se sottointeso , mi sembrava opportuno sottolinearlo

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    1. Cerchiamo di non fare troppi commenti per di più con tante domande, please.
      In un primo tempo va inteso, nel contesto, come temporalmente prioritario nella direzione indicata, non come transitorio, suvvia!

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  13. Mi sembra pensiero estremamente razionale, dal punto di vista di uno Stato che intenda recuperare nel breve medio termine la propria piena sovranità, prepararsi alla deflagrazione dell'euro cercando di sfruttarne intanto i maggiori vantaggi (come dal punto di vista del singolo). Non sembra sia il nostro caso però, e per quanto il Partito Unico sia destinato inevitabilmente a perdere consenso, non avverrà in tempi troppo lunghi per i tempi brevi che abbiamo?
    Ma soprattutto, a livello di comunicazione funziona?
    Se non concentriamo le non ingentissime forze sulla comunicazione della necessità immediata di uscita dall'euro (dipenda o meno dai nostri sforzi), e sulla denuncia del piano antidemocratico sotteso alla moneta unica, POI (una volta usciti), non corriamo il rischio di non consegnare almeno una verità storica alternativa a quella dei colpevoli di questo scempio che com'è ovvio cercheranno di riposizionarsi come hanno sempre fatto?

    Se per lo più non dipende da noi, come individui nè come popolo, determinare l'Evento, nè le razionali politiche del "ci facciamo buttare fuori", non è preferibile concentrare la comunicazione al fine di risvegliare quanto più possibile l'opinione pubblica perchè sia preparata almeno dopo (preparata a non ricascarci più)?
    E una posizione "semplice" quale quella espressa oggi dalla Lega, per quanto minoritaria in Italia rispetto al FN in Francia, ma che può crescere, non potrebbe rappresentare per gli elettori, dal punto di vista psicologico, sempre dopo, una prima forma di recupero di quel sentimento patriottico che solo chi crede di poter incidere e aver inciso nella realtà può sperimentare, e superamento dell'autorazzismo con cui ci crescono da decenni?


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    1. mah, lo stesso FN, alla prova dei meri fatti (post)elettorali, dovrà delineare un difficile percorso di qualche anno. La "forchetta" da 1 a 3 anni di cui si parla nella prima parte.
      E tentare di avere un modello ragionato sulla realtà economica e strutturale italiana implica qualcosa di più che il mero slogan no-euro.
      E' anzi la preparazione dell'integrale messaggio da comunicare: cioè avere delle risposte a problemi che, ancora oggi, sono quelli più avvertiti ad ogni livello sociale. La Lega costruisce una linea che rinnova e al tempo stesso cerca di inserirsi in un "vuoto di risposte" (che non siano le trite formule del regime ordoliberista).
      Poi che ti devo dire? La mia linea è combattere l'ordoliberismo, non dire "no-euro" e praticare lo spaghetti tea-party che rende tanto bene oggi con il suo SUICIDA repertorio anti-Stato.
      Ti invito a rileggere questi post:
      http://orizzonte48.blogspot.it/2013/12/litalia-ha-sufficienti-risorse.html.

      Poi di patenti "no-euro" di quelli che sono arrivati "dopo" non sento alcun bisogno: preferisco preaparare, anche a livello di comunicazione e di sensibilizzazione, il "dopo".
      Non sai quanto sarà più importante. La cosa più importante...
      http://orizzonte48.blogspot.it/2014/03/glossario-allargato-teoria-e-pratica.html

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  14. Se ho ben capito, dobbiamo approfittare dell'euro forte per fare investimenti strategici mirati per rafforzare i settori industriali e non, quali energia, IT, irs (in generale), bancario etc, al fine di farci trovare meno impreparati ed assorbire bene il colpo, come paese, quando ci sarà l'euro-break e, cpme pare, stia già facendo la Germania ( se non erro ).
    Circa la conformità ai trattati, delle nostre scelte, non lo trovo un problema, giacché non mi pare che quasi nessun paese dell' eurozona, sia così rigoroso con se, nel rispettarli.
    Manca chi debba accendere la miccia.
    Il mio è un sunto un po volgare.

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