giovedì 13 giugno 2013

ASSOLOMBARDA: MA POI HANNO "COMUNICATO" TRA LORO ROCCA E GIOVANNINI?

Ve lo dico subito: se il modello costituzionale di società fosse stato considerato per quello che è, cioè un impegno inderogabile che fonda la legittimazione di ogni azione delle istituzioni di governo, tutto quel che segue da ora in avanti, in questo post, non ci sarebbe stato.

Questa, qualche mese fa, avrebbe potuto essere una notizia. Oggi, nel contesto che sta maturando, diciamo che è un "outspeaking" rispetto a una censura mediatica che sta deteriorandosi...come l'idea propagandistica, "internazionalista",  che l'Europa coincida con l'euro.
"Gianfelice Rocca, neopresidente di Assolombarda, mette in guardia contro i pericoli che possono derivare da un Europa senza riforme e definisce l'adozione dell'euro un "atto temerario".
"L'Europa è il nostro faro ma, senza profonde riforme istituzionali, può divenire una trappola. La crisi europea è crisi istituzionale", ha detto Rocca durante il suo discorso d'insediamento a capo di Assolombarda.

"Da convinto europeista sono purtroppo persuaso che l'adozione della moneta unica da paesi con economie reali e con tradizioni e strutture economiche così diverse sia stato un atto temerario", ha detto l'imprenditore, presidente di Techint, sottolineando che non ci sono state misure per fare convergetre le diverse economie europee verso regole comuni.

Rocca ha poi messo in evidenza che con l'adozione dell'euro l'Italia ha trasformato il debito "in debito estero, in una valuta, quella europea, che non controlliamo".

"L'Europa si muove su una strada stretta fra una drammatica rottura dell'eurozona o l'asfissia dei paesi periferici", ha quindi sottolineato Rocca.

Il neopresidnete di Assolombarda ha quindi evidenziato la necessità di agire in fretta per migliorare la competitività del paese.

Secondo Rocca, la competitività dell'Italia, misurata come costo del lavoro per unità di prodotto, dall'entrata nell'euro è peggiorata del 30% rispetto alla Germania. "In moneta unica è come se i tedeschi avessero svalutato della stessa percentuale. E non a caso la nostra quota di mercato in Europa è andata deteriorandosi", ha detto."

E, d'altra parte, Giovannini si trova a dover "dire", (nella stessa assemblea!), ciò che ne è l'ovvio presupposto....motivante le dichiarazioni di Rocca: perchè in realtà si tratta della conseguenza di ciò che quest'ultimo ha stigmatizzato (cioè la misura del "grande successo" dell'euro, ma, attenzione, senza che Giovannini, "stranamente", lo abbia nominato). Non racconta Giovannini di "dividendi" immaginifici, dissoltisi sotto i colpi dei tassi di cambio reale e del calo della domanda:
"I dati del Pil italiano del primo trimestre hanno deluso le attese (forse le sue, ma non le più agevoli previsioni ndr.) e anche se si intravede qualche segnale positivo non sembrano sufficienti per dare certezza su di un'inversione della situazione nei trimestri successivi.
Lo ha detto il ministro del Welfare, Enrico Giovannini, intervenendo all'assemblea generale di Assolombarda.

"I dati Istat di oggi ci dicono che il primo trimestre non solo è andato male ma anche peggio delle nostre aspettative. Consumi, investimenti e export per la prima volta scendono. Il primo trimestre non è il trimestre della svolta", ha detto Giovannini commentando i dati definitivi sul Pil del primo trimestre diffusi stamattina dall'Istat.

I dati segnalano una contrazione dello 0,6% congiunturale dell'economia italiana nel periodo gennaio-marzo 2013, contro il -0,5% della prima lettura.

Spicca, per la prima volta dal primo trimestre 2009, un contributo negativo anche della voce 'export netto'.

Giovannini ha sottolineato che anche il dato sulla produzione industriale di aprile indica un proseguimento della crisi, ma su altri fronti ci sono dei segnali positivi. In particolare "gli esportatori stanno facendo degli sforzi straordinari nonostante le difficoltà".

Le debolezza dell'economia italiana risentono inoltre del rallentamento di alcuni importanti paesi europei, in primo luogo la Germania, spiega il ministro.

"Se il secondo trimestre non sarà quello della svolta, quale lo sarà? Il terzo, il quarto?", si chiede Giovannini."

Ma come si fa a porsi una domanda del genere? Un tecnico-economista della sua fama? Qualche idea delle cause della recessione? Qualche sospetto che esista il moltiplicatore fiscale e che l'austerità serva solo a tenere su i bilanci di banche indebitate con l'estero e quindi a garantire creditori privati esteri (banche), ma costituendo, l'austerity, una via senza uscita, che porta dritti alla insolvenza con svendita del patrimonio nazionale, privato e pubblico? Qualche presa d'atto che l'export netto non può essere sostenuto solo per la contrazione della domanda nazionale e che, dopo un pò, la effimera fiammata brucia il sistema industriale per l'affogamento degli investimenti e la disperata ricerca degli ultimi risparmi difensivi di famiglie allo stremo?


In effetti, una soluzione ci sarebbe: ma la recessione, per Draghi, sarà stata adesso abbastanza "profonda e duratura" per prenderla in considerazione?

ADDENDUM: A leggere qua, pare proprio il contrario (in fondo si tratta di una previsione che riflette l'esatta cultura monetarista che li muoverà): ampliamo ancora la recessione e giù!
A proposito di quest'ultima previsione, tutta "bancario-centrica" ossessivamente deflattiva: nonostante i timori di una fantomatica inflazione dovuta all'altrettanto fantomatico QE della BCE (non rivolto agli Stati per far circolare la liquidità, dato che l'OMT non ha portato finora ad un solo acquisto per dichiarazione dello stesso Draghi, ma alle banche per estinguere posizioni debitorie e quindi solo rendendo nuova creditrice la BCE, ma su garanzie più o meno valide), l'inflazione in Italia e in UEMpraticamente ovunque, sta calando vistosamente (a dimostrazione che a Friedman credono solo in Germania e in Italia e che si continua a non capire cosa sia una recessione "da domanda")

28 commenti:

  1. Effettivamente, l'intenzione sembra proprio quella di proseguire ciecamente nel percorso tracciato dall'ideologia monetarista.

    http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/economia/2013/06/13/Ripresa-eurozona-attesa-fine-anno-ma-rischi-_8862558.html

    Onestamente non riesco a capire questa insistenza ossessivo-compulsiva sullo sforamento del deficit al 3% del PIL. Il classico "adeguamento forzato del fatto all'idea" tipico di ogni ideologia, che, in maniera infantile ed irrazionale, rifugge la realtà pur di salvare un pensiero distorto e le altrettanto distorte posizioni di potere createsi intorno ad esso.

    Come se l'esperienza storica del '900, ed il fallimento dei suoi "ismi", affossati dalle dure repliche della storia uno dietro l'altro, non avesse insegnato nulla.

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    1. Oh, bè gli hanno insegnato eccome: credono, in base a calcoli rivelatisi esatti per 30 anni, di rimodulare la società quale disegnata dalle Costituzioni democratiche, rendendole di fatto inoperative e ricostituendo l'assetto di potere per cui il capitalismo (bancario soprattutto e la grande industria finanziarizzata) ha il controllo sui governi.
      Insomma, vista la mala parata prima dell'imperialismo colonial-commerciale (I WW) e poi militare-totalitaristico, ci riprovano col quello mercantilista travestito da internazionalismo "idealistico" (più grnade l'idea più grande la sòla). Insomma, per mezzo della facciata del politically correct, sui cui la propaganda euro-PUDE spinge in continuazione, e degli USE, hanno quasi raggiunto la restaurazione del capitalismo sfrenato. Ti pare poco?
      Certo: QUASI raggiunto...adesso cercano di farla franca ma non possono fare a meno di "esagerare" (v. Draghi e Weidman in una "lunare" contrapposizione della lotta per bande tra liberismo internazionalista e liberismo imperialista commerciale: entrambi monetaristi paradossalmente)

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    2. E con un ministro dell'economia così che al vertice di Roma di domani porterà idee di questo calibro, che dovremmo aspettarci...secondo me non si capacitano del fatto che il loro credo è fallimentare. Tutto qui. Dobbiamo arrivare al disastro per abbandonare questa stupida ideologia monetarista. Quando vedi che negli USA si punta ai rendimenti dei junk bonds, mentre l'economia è ancora in fase recovery, capisci che il sistema non può più andare avanti in questo modo. Per capirlo però sembra necessario uno scossone, uno tsunami finanziario...chissà se la exit strategy di Bernanke farà da catalizzatore...

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    3. Meravigliose la dichiarazioni dei sindacati che non dicono nulla che si tratta esclusivamente di briciole di supply side in una crisi da domanda!
      La questione "nuova crisi" che poni è cruciale: credo che proprio per evitare una nuova recessione mondiale, innescata da un nuovo shock OTC, la mossa di Bernanke potrebbe puntare a spostare l'attenzione, correttamente, sulla "domanda" rivitalizzando il paesi Med. Certo non dovrebbe farlo a livello simbolico, altrimenti i tempi residui, prima dell'inversione da panico sui mercati finanziari, non darebbero scampo.
      La exit strategy dal QE "da sola" sarà sicuramente un acceleratore, dato il sistema di propagazione (software) delle aspettative, senza più agganci all'economia reale.
      Ha voglia Abe a rimuovere limiti creditizi alle nuove imprese e a mutare il regime fiscale degli utili non distribuiti e non reinvestiti. Il mondo non ragiona più così nelle dark rooms degli "investitori".
      Vedremo se al G8 prenderanno qualche azione coraggiosa (che non sia credere che il Frank Dodd sia una misura equivalente al Glass-Steagall Act)

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    4. Bonanni chi? Questo qui? ;) Non sa che cavolo sta dicendo...anche perchè la decontribuzione (quella menzionata da Saccomanni) porta a questo. Bonanni quindi dovrebbe spiegarmi che pensa, se gli italiani son tutti scemi o che. Se tu ora dai più soldi ai lavoratori (rimasti), fisiologicamente con queste nuove entrate, vista la crisi e le magre pensioni di domani, finiranno in "risparmio". Niente consumi quindi comunque. E crisi che si ascuisce. Deve ripartire l'occupazione, non c'è nulla da fare. O riparte quella, e con essa i redditi, altrimenti son tutti palliativi. Solo con essa, e con un sistema pensionistico retributivo (giusto) si potrà ritornare a "consumare" a mio avviso. Se so che domani avrò una pensione "nominale" di mille euro, avrò aspettative "positive". E quindi avrò una maggior propensione al consumo.

      Infine: pure io pensavo in questo modo su Bernanke. Ha lanciato l'esca per "spostare" gli acquisti su MedEu, a quanto pare.

      Infine una bella chicca da Zezza...cose già dette anche qui: ma il retrogusto tecnico la rendono ancora più piacevole...

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    5. A proposito: fossi un loro consigliere, gli farei notare, a lor signori della BCE, che servirebbe quanto meno coordinarsi tra loro prima di rilasciare dichiarazioni.
      Perché se mentre Draghi firma gli autografi ai balilla dell'euro il suo vice dichiara questo:

      http://vocidallestero.blogspot.it/2013/06/la-bce-scopre-che-il-problema-e-la.html

      sembra ci sia qualcosa che non va nell'apparato propagandistico del PUD€. Fossi in loro riabiliterei qualche ex apparatnik tedesco orientale e andrei a scuola da lui...
      :-)

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    6. Bello l'articolo di Zezza: ma il "retrogusto tecnico", anche se riferito alla stessa conseguenza sulla intera struttura dell'offerta -non solo diretta all'export-, in verità l'avevamo esposto anche qui:
      http://orizzonte48.blogspot.it/2012/12/la-produttivita-e-i-tagli-e-poi-ancora.html#comments
      (tant'è che lo stesso articolo su cui si fonda ha ispirato successivamente Alberto Bagnai fino all'ultimo convegno a Pescara) :-)

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    7. Porter su Goofy ieri così iniziava il suo commento:
      12 giugno 2013 13:49
      Una lezione di teologia da una desinenza in “in” (sarà un caso?), dal Volkischer Beobacther salmonato odierno: CREDO NELLA BANCA CENTRALE, UNA ED INDIPENDENTE
      "Il ragionamento è semplice: se un politico indisciplinato sa che la politica monetaria è ancella della politica fiscale, non avrà alcun incentivo a modificare i suoi comportamenti lassisti. Se la politica monetaria è dominata dalla politica fiscale, l'effetto finale sarà il disordine fiscale e quello monetario insieme. Il colesterolo monetario porta alla fine al decesso. La cura efficace è invece quella di evitare ogni azione che, pur non creando alcun pregiudizio odierno alla stabilità, possa far pensare - anche lontanamente - ad un accomodamento monetario di esigenze fiscali."

      Il messaggio è più chiaro se si lo legge parafrasato, così:
      "Non si torna alla sovranità monetaria (accomodamento di esigenze fiscali). Punto. Non ci pensiamo neanche lontanamente. Lo status quo (la moneta unica ovvero la UEM in questo assetto) è premiante.

      Tornare indietro (ovvero cambiare) porta solo all'esito finale: disordine fiscale e disordine monetario."

      Cosa si intende per disordine fiscale? La spiegazione la otteniamo, forse, dai risultati delle tesi, del liberismo internazionalista della BCE? Secondo cui lo Stato gestisce la leva fiscale perseguendo obiettivi dettati dalla Costituzione vigente, e siccome quella attuale è troppo keynesiana, ci si assicura il conseguimento del fine attraverso il soddisfacimento del bisogno 'percepito' di migliorarla (in senso Von Hayek, of course) cosicchè avremo sterilizzato le possibilità di uno Stato di fare politica diversa da quella che conviene a noi?

      E' questo l'interesse della BCE, avere un controllo indiretto sulla politica di uno stato membro della UEM e, cmq, decisivo ed esercitato attraverso il monitoraggio delle azioni di un Governo dello stato membro che possa 'solo' agire entro i paletti costituzionali modificati?

      E il disordine monetario? La definizione ce la forniscono le tesi del liberismo imperialista della Buba secondo cui uno stato non può finanziarsi a tassi di interesse che in grado di fissare MA deve essere costretto (a mezzo divorzio) a farlo attraverso il mercato, e in particolare attraverso il pool di banche commerciali internazionali che gestiscono la collocazione dei tds vari, a tassi stabiliti attraverso strumenti come spread e case-histories come Grecia e Cipro?

      E' questo l'interessa della Buba (quanto realmente indipendente dal duo Merkel e Schauble?), mirare solamente alla salvaguardia del proprio interesse mercantilista e delle sue armate bancarie e finanziarie, tutti insieme uniti nell'unico grande disegno che conta: UBER ALLES?

      Se è così allora BCE e Buba stanno recitando la parte dei finti orizzonti contrapposti mentre sono come soci nella gestione e nel controllo della UEM.

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    8. Esatto! Sono solo sfasature intertemporali sui tempi di attuazione della stessa strategia ideologica di accentramento del potere nella finanza privata (perchè Buba e BCE sono esponenziali solo di quegli interessi, per il solo fatto di aderire incondizionatamente al monetarismo). Cioè quello che dice Kalecky allo stato puro...

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    9. @48: si infatti alla fine del commento avevo ben detto che qui si erano già fatti al tempo questi discorsi sulla low-tech based economy (italiana) generata dalla flex (senza security) precarizzazione del salariato (italiano ad esempio). Zezza ha aggiunto solo i dati tecnici a quello che qui se diceva già da un (bel) po'. Oh infine sempre sul suo blog c'è un bell'accenno a Saccomanni .

      Infine ti dedico l'ultima parte di questo State of the Union Message to Congress of the 11th of January 1944. Lo pronunciò un famoso presidente statunitense, in fondo trovi i maggiori diritti che si prefiggeva di riconoscere ai suoi cittadini...precursori?

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    10. Grazie: bel ritrovamento. Avrebbe meritato di stare tra le fonti principali nel post su Qui, Quo e Qua vs.Popper e Minsky.
      Una testimonianza importante delle radici del costituzionalismo universale di oggi, negato dagli "internazionalisti" hayekkiani

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  2. Grande marchionne ! (il fogno dei fognatori !!! la germania il paese che ha fatto le riforme ed ora è il piu' virtuoso d'europa !)
    ^
    Serve “uno scatto di orgoglio, uno sforzo collettivo, una specie di patto sociale, chiamatelo piano Marshall per l’Italia o come volete. Un piano di coesione nazionale per la ripresa economica”. “Chi gestisce l’Italia ha il dovere di alimentare le ambizioni. Il governo può fare sua parte, non chiediamo e non chiederemo aiuti di stato, le imprese chiedono di essere supportate nella transizione. Occorre stilare una seria agenda di riforme per modernizzare e metterla in pratica, smettiamo con la cantilena non si può fare perché… Non servono miliardi per cambiare, basta volerlo”.

    “Al governo dico. Scegliete le cinque cose più importanti, le cinque cose che si possono fare e realizzatele. Datevi 90 giorni per farle e poi passate alle cinque successive”. “Agli italiani stanno a cuore le riforme costituzionali per uno stato più moderno – ha detto – sono argomenti molto importanti che devono essere affrontati ma non stanno in cima ai pensieri della gente”. Bisogna dunque operare su temi che “incidono quotidianamente sulla vita quotidiana” e dunque “certamente argomenti di tipo economico e che riguardano il lavoro”.

    E’ “inutile additare la Germania come la responsabile dei nostri mali. Hanno adottato riforme sono diventati il paese più virtuoso d’Europa”. “Sono opportunità che avevamo anche noi -ha aggiunto Marchionne- ma le abbiamo sprecate non le abbiamo sfruttate”, ha osservato paragonando la Germania all’Italia. “L’Europa, ha detto durante il suo
    intervento all’assemblea di Confindustria Firenze – deve compiere un salto di qualità per rafforzare la propria unione”. Per farlo, ha spiegato il manager, è necessario che gli Stati cedano “parti di sovranità per condividere le scelte”, soprattutto in materia di strategie economica” e per arrivare “a costruire gli Stati uniti d’Europa”. “Dobbiamo scommettere sul futuro dell’Italia”, dice.

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    1. In parte è viscidamente irresponsabile (verso coloro che devono pagare le sue ideucce), in parte è ignorante della storia economica. Dato che i timori da vincolo valutario sulle differenze di inflazione con la Germania risalgono all'entrata nello SME; ed erano ben note fin da allora come un loro atteggiamento mercantilista costante (così come i giapponesi dai tempi dell'"affare Richardson" sono contrari alla penetrazione commerciale straniera e mettono su "non fiscal duties", cioè barriere normative).
      Cioè sono cose che "loro" sanno benissimo e che, complici i media, utilizzano per provocare le "crisi" con cui riversare i costi dell'aggiustamento sociale a carico del lavoro.
      Ma ovviamente ce lo siamo detto mille volte: lo scrivo per i lettori "occasionali" :-)

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  3. In merito all'addendum...dici che per caso il calo dell'inflazione in UEM sia dovuto a questo? ;)

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    1. :-)..
      Non solo ma notare il sottile (...!)atteggiamento comunicativo per deflettere l'attenzione: riescono quasi sempre a mettere nella stessa frase rilancio del lavoro e il pericolo di inflazione.
      Il primo serve a escludere il "dolo" (quando invece lo conferma , una volta che sai come funziona il "codice" ideologico); il secondo, è il vero e unico obiettivo che viene così offerto come compatibile con la preoccupazione per il primo (quello falso).

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    2. Ma se faccesimo leggere a Draghi questo articolo di Dani Rodrik dici che cambierebbe idea? ;) Naaaa... Leggi il commento dell'unico italiano...ma dico io, l'unico che deve commentare deve essere proprio un supply-sider?!?!?!

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  4. riflessione oziosa dato il caldo su ipotesi frattalica; secondo me dopo il 25 Aprile ci sarà il 1992, ovvero l'uscita dall'euro è prossima perchè i costi sono diventati alti anche per le elites ma intanto si blindano i risultati ottenuti invocando un piano Marshall per ricostruire sulle macerie dell'euro ma con le nuove regole inculcate nella testa dei cittadini.

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    1. Il 25 aprile non è la mera uscita dall'euro. E' la sconfitta dei "von hayekkiani". L'uscita dall'euro potrebbe costituire una sorta di 8 settembre o di sbarco in Normandia (più probabilmente)

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    2. A parte le difficoltà del caldo :-)...
      La distinzione la trovi qui:
      http://orizzonte48.blogspot.it/2013/06/il-trattato-di-westfalia-bravo-grazie.html
      "Ecco che allora, se una demarcazione sovranazionale veritiera, su cui vale la pena di fare informazione "globalizzata", può essere rinvenuta è quella tra neo-liberismo Von Hayek, munito ormai di armi "internazionaliste" e sempre più deciso a estenderle, e costituzionalismo universale democratico, finalmente capace di caratterizzarsi come forza solidaristica spontanea dei popoli: spontanea ma munita di una solida base, le Costituzioni democratiche, che occorre difendere.
      E in fondo la questione dell'euro va vista solo su questo piano: uscirne per rimanere nel dominio incontrastatto dei "nipotini di Von Hayek" è un'operazione di facciata. Una beffa. Uscirne per ripristinare la sovranità dei diritti, costituzionale e universalistica, è la vera frontiera della democrazia"

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  5. "Scegliete le 5 cose più importanti che si possono fare ora..." - S.Marchionne:

    http://www.corriere.it/economia/13_giugno_13/marchionne-italia-fiat-investimenti-piano-marshall_2f1a1e64-d41c-11e2-9edc-429eec6f64c6.shtml

    1) Abrogazione della norma costituzionale sul pareggio di bilancio;
    2) Nuovo "matrimonio" tra tesoro e Banca d'Italia;
    3) Ricusazione dei trattati europei per le parti confliggenti con la nostra costituzione materiale (quale delineata dagli articoli 1 e 139 cost.), e ritorno alla sovranità monetaria;
    4) Nuova legge bancaria (separazione tra banche commerciali e di investimento);
    5) piano di aggiornamento infrastrutturale del paese come stimolo per il rilancio economico, e individuazione di una rosa di servizi pubblici considerati essenziali in quanto funzionali all'effettiva applicazione dei diritti costituzionalmente garantiti, con contestuale divieto di esercizio degli stessi nella forma privatistica della società di capitali (ancorché a partecipazione statale);

    Sono quelli che mi vengono in mente.

    Come politica europea, si potrebbe, invece, presentare il progetto di un nuovo SME flessibile, con la BCE nel ruolo di ente coordinatore per la compensazione degli squilibri macroeconomici, facendo un passo indietro a livello economico e rilanciando (se ci si tiene davvero, ma non credo.....), l'europa politica, attraverso la semplificazione del diritto comunitario, la democratizzazione degli organismi comunitari, il rilancio di una efficace politica di peacekeeping europea, incentrata anche e soprattutto sugli interventi di cooperazione e sviluppo.

    Idee personali, per carità.


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  6. Furono proprio belli gli anni 60! Sono ricordati come gli anni del "boom" economico, della "Hollywood sul Tevere", della "Dolce Vita" e... delle commedie di Garinei e Giovannini.
    Memori di quei giorni gloriosi una nuova coppia di commediografi - i tempi, ahimè, ci offrono questo - ha testé formato la "Rocca e Giovannini", una nuova compagnia teatrale itinerante a cui spetta il difficile compito di farci divertire.
    Il nuovo sodalizio "artistico" si è presentato al vernissage dell'Assolombarda con poche idee ma confuse; voci non confermate danno per certa la riedizione, debitamente aggiornata, dell'indimenticabile "Rinaldo in campo": chi non ricorda la famosa canzone "Tre somari e tre briganti"?
    Le audizioni sono cominciate oggi alle 15:00; sembra che la parte dei somari sia stata già assegnata, a furor di popolo, alla Trimurti sindacale, con Bonanni al settimo cielo e in stato di shock(fiscale); pare invece che per i briganti ci si rivolgerà verso il mercato estero, un più Europa dà sempre molte soddisfazioni, con CE e BCE che candidano tante vedettes di prim'ordine, con Van Rompuy e Rehn nei ruoli di Franco e Ciccio e Lui, l'etoile Mario Draghi, nella parte di Rinaldo Dragonera( nomen omen ), una specie di Robin Hood che RUBA AI POVERI PER DARE AI RICCHI.
    Con un siffatto parterre de rois il successo dovrebbe essere assicurato e domani Giovannini, orfano del collega, si presenterà al vertice europeo dove si discuterà, nientepopodimenoche, di anticipare i fondi del programma "Youth Guarantee", che per l'Italia equivalgono alla fantasmagorica cifra di 4-500 milioni.
    Come sia possibile "garantire un'offerta concreta di lavoro" con un cifra da Superenalotto, con misure adattate al lato dell'offerta, con "rimodulazioni" e "riprogrammazioni" ce lo spiegherà probabilmente Bruno Vespa con l'ausilio dei suoi espertoni.
    BCE: "Italia nel Club dei Virtuosi"

    Ariconsolate cò l'ajetto.

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    1. La nuova coppia d'ora della commedia musicale italiana ha già elaborato un nuovo hit "gran biscotto for ever" (per chi avesse presente il refrain della relativa pubblicità) :-)
      Hoi, se sei interessato alla possibile costituzione di una rivista satirica (anti-PUDE) scrivimi...forse si può fare veramente, no kidding
      E lo dico anche ad altri eventuali interessati...se ci sono

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    2. Potrebbe essere un'ottima idea: del resto il materiale che ci forniscono è di una tale quantità e qualità che sarebbe veramente un peccato lasciarlo inespresso.
      Quando ci sarà il "tutti a casa", con le giravolte e i salti mortali che faranno, ci sarà da divertirsi.

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    3. Euristi su Marte!!!!

      Io ci sto.... :-)

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    4. Allora estote parati: col nuovo post parte un esperimento...

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  7. ONCE UPON A TIME

    Erano tempi difficili, quelli del PUDE. Marx era morto, Dio era morto e Woody Allen aveva smesso di fare bei film.
    Erano tempi frenetici.Al passo dell'oca, la sinistra era partita da Leonid Breznev per approdare a Margaret Tatcher, senza fermate intermedie. Al vecchio John Maynard, incrociato per un momento durante il tragitto, era stato riservato il gesto dell'ombrello.
    Erano tempi coerenti. Per confutare il John Maynard suddetto, invece di morire tutti sul lungo periodo, si fece in modo di ammazzare la gente sul breve.
    Erano tempi equivoci. In televisione anchorman milionari, da trent'anni ininterrotamente sulla cresta dell'onda, si atteggiavano a perseguitati politici e paladini del popolo che neanche Giancarlo Pajetta dopo il nono bicchiere di lambrusco alla festa dell'Unità di Brescello nell'anno del Signore 1948.
    Erano tempi schizofrenici. Su giornali sedicenti progressisti, pensosi editorialisti riuscivano ad affermare, nello stesso articolo e riuscendo a rimanere seri, che la Costituzione italiana fosse la più bella del mondo e la necessità - non proprio consequenziale - di stravolgerla.
    Erano tempi elitari. Uno dei campioni della sinistra, tal Bersani Pier Luigi, era odiato dalla parassitaria casta dei tassisti e dall'oligarchia dei disoccupati improvvisatesi imbianchini; fortunatamente, il Bersani era spalleggiato da pauperistici finanzieri con la nona casa alle Cayman e filantropici industriali dell'informatica italiana con la residenza in Svizzera.
    Erano tempi delocalizzati. Le fabbriche del Made in Italy si trovavano all'estero e le uniche elezioni che contassero qualcosa si svolgevano in Germania.
    Erano tempi competitivi. Per leggere i contatori dell'acqua, ai colloqui di selezione del personale potevano chiedere quindici anni di esperienza documentabile, la laurea in ingegneria civile col master in gestione delle risorse idriche e la fluente dizione di inglese tedesco coreano: nel mentre, gli economisti più seguiti sbagliavano i calcoli su Exel.
    Erano tempi paradossali. Su giornali finanziati dallo stato, senza acquirenti e senza lettori, millantatori miracolati che mai in tutta la vita si erano messi alla prova sul libero mercato predicavano tagli draconiani alla spesa pubblica.
    Erano tempi gai. Molti chiedevano a gran voce un riconoscimento formale per le unioni tra persone dello stesso sesso, ma siccome poche coppie etero potevano ancora permettersi di comprare casa e crescere dei figli, si arrivò al compromesso di far convivere civilmente gli omosessuali. Sotto i ponti.
    Erano tempi politicamente corretti. Grande era l'attenzione lessicale quando ci si rivolgeva a qualcun*, ma le famiglie di quei «diversamemente vivi» che si erano suicidati per motivi economici non ricevettero neanche un milionesimo della solidarietà espressa al presidente della camera per un fotomontaggio maschilista sì, ma innocuo pure.
    Erano tempi totalitari. Gli statali erano tutti improduttivi e gli imprenditori tutti evasori; gli italiani, in generale, corrotti.
    Erano tempi provinciali. Chi si dichiarava internazionalista, chi voleva più Europa, sapeva a stento leggere l'italiano e si cimentava solo coi titoli de La Gazzetta dello Sport di straforo al bar, riuscendo comunque a mal interpretarli.

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  8. Erano tempi multiculturali. I giovani italiani si facevano una cultura prendendo una laurea triennale e una biennale. Quindi un'altra cultura era necessaria per imparare meglio l'inglese e approfondire la dottrina con una vacanza studio, magari in quell'Irlanda che aveva approfittato del dividendo dell'euro favorendo tanti investimenti esteri. Poi, inspiegabilmente, l'ennesima, forse definitiva cultura: servire paella a clienti cinesi in un ristorante di Brisbane, Australia.
    Erano tempi grouchomarxiani. Gli italiani pensavano di aver vissuto al di sopra delle proprie possibilità; si ritenevano clientelari, inaffidabili, scansafatiche, tratti culturali che li accomunavano ai porci greci e spagnoli e portoghesi. Gli italiani, tuttavia, volevano per forza far parte di un club che annoverava, tra i suoi membri, dei tipacci come loro.
    Erano tempi bui, quelli del PUDE. Poi un giorno, in fondo al tunnel, una luce...

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    1. No, dico, ottimo pezzo: ma come ci sei capitato a commentare qui?

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