domenica 17 novembre 2013

TEORIA GENERALE DELLA CORRUZIONE (guida per riconoscere i "falsi santi")- 1

Lo schema generale è questo:
1) ad un estremo abbiamo uno Stato autoritario, con forte repressione poliziesca e scarsa garanzia processuale delle libertà del cittadino di fronte allo Stato, controllato da una classe politica ben salda di un consenso legittimato da un potere economico legato alla coincidenza tra sfera del pubblico e concentrazione della proprietà (allo stato più puro, il sistema feudale). Il regime (alquanto ancién) è tendenzialmente incentrato su una disciplina delle classi sociali ben gerarchizzata e definita:
- prevale la CONCUSSIONE, cioè il più facile uso di violenza (morale essenzialmente) e minaccia (intimidazione strutturale derivante in sè dal contatto con i poteri pubblici) verso gli strati più deboli (e meno còlti) della popolazione. Esse sono utilizzate da ogni livello di pubblica autorità per appropriarsi di denaro o altra utilità a fronte dell'esercizio di pubbliche funzioni, esercitate nell'interesse generale "formale" (es; dazione per non applicare una sanzione o per accordare un beneficio, che sarebbe spettante ma che viene fatto dipendere da un'ampia discrezionalità "di fatto");
(Semplificando, sul piano storico, ciò descrive, in modo tendenziale, la forma di Stato sia delle monarchie assolute pre-costituzionali, sia la lunga fase di transizione degli Stati liberali censitari, cioè con voto limitato alla parte più ricca della popolazione, di sesso maschile)

2) posizione intermedia caratterizzata da norme sulle pubbliche funzioni più avanzate nel definire l'interesse pubblico in senso democratico: cioè nel porre limiti formali alla discrezionalità che assicurino, in teoria, eguaglianza nell'accesso ai benefici pubblici o nell'atteggiamento sanzionatorio dei pubblici poteri.
In un tale assetto organizzativo, caratterizzato dall'eguaglianza formale, nonchè da un'eguaglianza sostanziale non integralmente effettiva, e perciò coesistente con una (teoricamente) transitoria conservazione di consistenti posizioni sociali di forza economica:
- prevale la CORRUZIONE, cioè l'offerta di denaro o altra utilità al pubblico decidente per violare le norme in modo da garantire, a chi sia in grado di "investire" in questa dazione, la convenienza di una decisione favorevole non dovuta, o più rapida di quella ordinariamente riservata ai normali cittadini, o il "risparmio" della non applicazione di una misura sfavorevole, legalmente dovuta;
(Ciò descrive, tendenzialmente, il fenomeno nelle democrazie costituzionali che enunciano a livello programmatico i diritti sociali ma si fermano, storicamente, a un grado più o meno parziale di loro realizzazione)


3) all'altro estremo, abbiamo la permanenza o instaurazione (successiva al passaggio per una o entrambe le fasi precedenti) di forti posizioni di concentrazione oligarchica della ricchezza, e, pur in presenza di un sistema mediatico a forte diffusione di massa (TV e giornali) e di "formali" elezioni a suffragio universale per la preposizione alle cariche di "governo", il conseguenziale controllo sulla composizione della classe politica elettiva da parte degli appartenenti alla oligarchia.
Ciò determina la "capture" più o meno totale del processo normativo: legislativo (capture delle maggioranze parlamentari) e regolamentare-provvedimentale (capture sugli stessi componenti del governo).
In un assetto socio-economico in cui l'oligarchia abbia il controllo del processo normativo, le norme rifletteranno una concezione di interesse generale creato dal controllo mediatico-oligarchico e - attraverso opportuni standard e meccanismi di linguaggio fortemente "tecnicizzato"- renderanno tendenzialmente legale l'appropriazione delle utilità e beni pubblici da parte delle oligarchie a danno della utilità e della eguaglianza, formale e sostanziale, del corpo elettorale, svuotando di contenuto sia i diritti politici, sia i diritti sociali.
In tale evenienza (realizzabile in diversi gradi):
- prevale L'ASSENZA DI CORRUZIONE (per difetto di fattispecie sanzionatorie applicabili ai meccanismi di appropriazione disparitaria della ricchezza, che vengono simultaneamente legalizzati dalle norme); e la corruzione degrada a fenomeno episodico, visto come eversione di un assetto sociale basato su un'APPARENTE ETICA FORTE, CONNESSA A UN CONCETTO NORMATIVO DI INTERESSE GENERALE SVINCOLATO DAL BENESSERE GENERALE.
(Ciò descrive, tendenzialmente, il riaffermarsi del capitalismo "sfrenato", e la sua marcia di neutralizzazione dello Stato redistributivo pluriclasse, sintetizzabile nella tecnocrazia mediatica)

Questa è una prima sintesi.
Dei presupposti di questi vari assetti, esaminati nell'evoluzione ordinamentale italiana, abbiamo parlato diffusamente qui.

Vi lascio segnalando che:
a) via via che si afferma questa "apparente etica forte", essa si rivela, per via mediatica, come la più potente ed efficace barriera di dissimulazione dell'assetto distributivo della ricchezza che si va affermando mediante il controllo oligarchico della funzione normativa pubblica;
b) ci possiamo interrogare, usando questo riferimento schematico, in che fase e in che grado di sua realizzazione, ci troviamo oggi in Italia.

Se volete cimentarvi in analisi, con cui, in genere, mi date grandi soddisfazioni, cercate di portare dati ed elementi coerenti di riflessione.
Magari costruiremo insieme il resto della "teoria generale".
P.S.: qualcuno, se gli va, lo mandi a Travaglio :-)

57 commenti:

  1. Secondo me l' indice di GINI + la quota salari sul pil (e loro trend) sono un buon riferimento.

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    1. In buona parte ci darebbero conferma del mutamento e, individuato un momento storico, anche delle possibili relazioni con degli antecedenti istituzionali. Se non addirittura mediatici: cioè un fenomeno potrebbe essere in costante relazione col manifestarsi di certe parole d'ordine mediatiche.
      Ovviamente sarebbe anche interessante verificare il consolidarsi dell'andamento delle partite correnti, con riferimento ai redditi corrisposti all'estero, cioè di un fenomeno di IDE e neo-colonizzazione. MI viene in mente l'Irlanda.
      Ma occorrerebbe anche, per un paese con un forte stock di risparmio, come l'Italia, verificare l'esportazione di capitali all'estero: legale e illegale.
      Questo versante però ci porterebbe a dover considerare la connessione con l''evasione fiscale, diretta o in "elusione", e i motivi dell'aumento della pressione fiscale.
      Il che aprirebbe un gigantesco campo di variabili da indagare.
      Il che certo non farebbe male :-)

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  2. Ma se oltre alla distribuzione della ricchezza si considerasse la mobilità sociale?
    Ossia se come norma si limitasse notevolmente la possibilità del mantenimento delle rendite di posizione in modo da imoedirne il tramandarsi oer generazioni e generazioni si arriverebbe ad agire sul punctum dolens del numero 2 ossia "l'eguaglianza sosyanziale non integrakmente effettiva". Ricordo che recentemente James Galbraith ha affermato il concetto molto affine che si possono accumulare grandi ricchezze ma non deve essere possibile tramandarle.
    Si può obiettare che sarebbe necessario un cambio di paradigma troppo radicale ma credo che non sia una critica fondata; tutto sommato negli ultimi quarant'anni abbiamo già visto un tragico e drastico cambio di paradigma in negativo (quindi perché non ipotizzarne uno altrettanto drastico in positivo) e per di più qualsiasi lotta si voglia intraprendere presupporrà un certo cambio di paradigma quindi non mi sembra un ostacolo insormontabile.
    In sostanza, detto nel modo più semplice possibile, qualsiasi sistema sociale ed economico ha degli aspetti positivi (vedi l'analisi molto obiettiva dell'ancien régime di Tocqueville che pure non è certo un De Maistre) e degli aspetti negativi; ciò che realmente lo rende "migliore" a mio avviso non è tanto la distribuzione della ricchezza quanto una effettiva e sostanziosa mobilità sociale, fattore di equità molto più della distribuzione, che è l'elemento principale della coesione di una società e che in un arco temporale non troppo lungo porterà automaticamente a una spontanea generale accettazione di un nuovo paradigma di solidarietà.
    Per concludere mi riferisco allo schema triadico di questo post: in ognuno dei tre numeri, in misura diversa, esistono elementi di stabilità e di coesione che però hanno delle contropartite negative. È vero che il mondo non è perfetto e che non c'è rosa senza spine quindi non ci si può fare illusioni sull'esistenza del sistema perfetto, ma se come norma si limitasse fortemente la possibilità del mantenimento ereditario delle rendite di posizione (quindi una forte mobilità sociale) si riuscirebbe a intervenire sul nascere proprio su quei fattori che portano alla "eguaglianza sostanziale non integralmente effettiva".
    Va considerato anche il fatto che difficilmente un avversario politico potrà opporre un ragionamento contro una maggiore mobilità sociale e questa, da sola, fa saltare l'intero sistema di dominio e sfruttamento fra le classi.

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    1. Oddio, tutto questo ci porta alquanto OT.
      Non c'è dubbio che il massimo di coesione sociale e benessere diffuso si realizzi con la mobilità sociale.
      Però qui stiamo parlando di come la corruzione, in un regime socio-economico, come quello imposto dall'UEM, sia posta in termini moralistici dissimulatori di forme legalizzate di appropriazione privilegiata della ricchezza nazionale. La capture oligarchica delle istituzioni è nascosta dietro una crociata anti-corruzione che ha, in realtà, di mira la democrazia sociale costituzionale.

      E dunque si intende fornire i mezzi per riconoscere il ricorrere di questo schema: l'assetto oligarchico che, tra tutti, è certamente il più lontano dalla mobilità sociale.
      Una volta ripristinata la democrazia sociale, se mai ci riusciremo, potremo considerare attuale il come coniugare crescita e la stessa mobilità sociale.
      Ma un regime democratico che tutela i diritti sociali è già in sè coniugato con la mobilità sociale, proprio perchè tenta di realizzare, nel massimo grado storicamente possibile, la eguaglianza sostanziale.

      Di questo abbiamo qui più volte parlato.
      Come pure di Rawls e dei modelli che connettono redistribuzione e mobilità sociale.
      La priorità, ribadisco, ORA è smascherare il disegno mediatico-propagandistico della "morale formale" anticorruzione, dissimulatrice e mass-deceptive del consolidarsi dei regimi oligarchico-finanziari.

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  3. Questa teoria è esattamente ciò di cui avevo bisogno dopo aver visto il dibattito CavajereNero vs allievo di Montanelli*: grazie per l'impegno creativo!!
    *almeno Indro aveva compreso perfettamente la retorica del "Ce lo chiede l'europa", lo dice chiaramente qui: http://youtu.be/e78gAOTECz0 ).

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  4. "La priorità, ribadisco, ORA è smascherare il disegno mediatico-propagandistico della "morale formale" anticorruzione, dissimulatrice e mass-deceptive del consolidarsi dei regimi oligarchico-finanziari."

    Esatto ma qui l'abbiamo già smascherata, il problema è che la smascheri la cittadinanza ancora sensibile a questo messaggio capziosamente moralista.
    È un messaggio che ha una grandissima forza perché a chi non ha il tempo per crearsi gli strumenti per decodificarne gli aspetti persuasivi e seduttivi il richiamo all'onestà ha lo stesso impatto del richiamo alla giustizia sfruttato con successo da Grillo: giustifica la propria situazione di subordinazione che quindi è dovuta agli imbrogli degli altri e soddisfa il desiderio di rivalsa.
    E cosa opporresti a questo in un discorso ai cittadini? Il tuo schema triadico? È ottimo ma non so quanto sia immediatamente fruibile.
    Gli racconti la favola delle api di Mandeville?
    Bisogna tenere conto che il problema grosso non è la bontà e la coerenza interna del messaggio ma quanto si è capaci di comunicarlo.
    Allora non vedo altro argomento se non quello, per altro corrispondente al vero, che questo tentativo oligarchico nei suoi aspetti di austerità ossessiva e di moralismo strumentale ha come finalità quella che tu chiami la capture da parte delle élites non solo delle istituzioni ma delle posizioni di privilegio e di ricchezza, in altri termini la fine di una autentica mobilità sociale che premi lo spirito di iniziativa indipendente.
    Il patto sociale non si fonda solo su una equa redistribuzione della ricchezza ma soprattutto sulla promessa che tutti possono farcela. Dimostra che non è vero che tutti abiano una chance (ed è abbastanza semplice) e la gente capisce automaticamente che deve aprire gli occhi per forza e metti nell'impossibilità di replicare l'avversario che può dire qualsiasi menzogna ma non potrà mai dire che le rendite di posizione devono essere mantenute né ha la minima possibilità di sfruttare in maniera strumentale questo argomento dato che una mobilità sociale sostanziosa e accessibile a tutti rende impossibile ogni disegno oligarchico.
    Quindi dato che in effetti il problema vero è creare un movimento di opinione e sarà necessaria qualche parola d'ordine o slogan, mi sembra che ci sarebbe da riflettere sull'efficacia di questo argomento che a me appare come l'unico in grado di rivelare l'inganno di fondo nascosto nell'attuale patto sociale.

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    1. Evidentemente non hai letto il blog. Come ti ho detto poni dei problemi che senti come urgenze personali e che qui sono stati già affrontati (sul piano economico e di teoria dello Stato).

      L'intervento di Gilles, ti fa capire ciò che non è OT.
      Mentre è OT preoccuparsi del messaggio ai cittadini e darmi istruzioni su come dovrei comunicarlo.
      Questo è un blog di analisi economica del diritto. I cittadini lo apprezzano, a quanto pare.
      Per fare discussioni di programmi e messaggi politici ci sono altri (ottimi) blog

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    2. epperò il messaggio di fondo che viene dai media è più che altro un altro: "nel mondo della globalizzazione certi lussi non possiamo permetterceli".

      per cui non penso che lo smascherare la mancanza di mobilità sociale oggigiorno possa avere gli effetti che auspichi. ormai la massa rassegnata non nutre nemmeno più queste speranze di uguaglianza. ormai il messaggio pervasivo ci ha coninti che un certo livello di vita non è più permesso.

      ora le masse sono concentrate semplicemente sulla conservazione del loro residuo benessere. il terrore è perdere ulteriori posizioni sociali. l'obiettivo massimo è avere un domani non peggiore dell'oggi...non migliore.

      per cui, seguendo il tuo ragionamento, penso sia più importante far capire che ESISTE un'alternativa al progressivo impoverimento costante. e che nel sistema attuale siamo appunto destinati alla povertà.

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    3. @F.Goya: gli ulteriori commenti OT, insistiti e cosparsi di insulti, non verranno pubblicati. A parte la maleducazione di entrare a casa d'altri senza essersi letto il blog e di voler imporre il proprio punto di vista, ripetere un concetto alquanto banale, stranoto e ascrivibile alla propria personale e opinabile ideologi, non solo non lo rende in argomento, ma fa perdere tempo e pertinenza al dibattito

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  5. Scrivo per ringraziare Flavio per gli interessanti link fornitemi nel passato post. pian piano quel sito me lo spulcio per bene :)

    poi volevo anche chiedere a 48 se è possibile vedere su qualche sito i suoi interventi nel passato fine settimana. mi pareva d'aver capito fossero stati registrati no?

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    1. Spero di sì; cioè che gli organizzatori mi diano i relativi filmati. O mi dicano dove reperirli...

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    2. Ci mancherebbe Luca, non mi devi ringraziare. So che sono OT, ma sfatiamo un luogo comune... Oggi sul Sole24ore articolo di Letta sulle prossime privatizzazioni. Un bell'articolo de LaVoce, se ancora ce ne fosse bisogno, smentisce il "nostro" PdC. Ahiahiahi... Segnalo inoltre un bell'articolo apparso sul Guardian in merito allo UK...chissà perchè, ma sostituendo al soggetto (il Regno Unito) la parola "Italia" tale articolo calzerebbe a pennello (a parte qualche ovvia discordanza) anche per la nostra povera nazione...

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    3. Eurotruffa mi comunica che i video stanno x arrivare :)

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  6. Interessante schematizzazione.
    Così, d'istinto direi che i tre schemi potrebbero, grosso modo, corrispondere agli attuali diversi livelli della legiferazione:

    1) Regionale (e in prospettiva delle macro-regioni)
    2) Nazionale (ad esaurimento)
    3) Sovranazionale (UE e accordi in divenire)

    Naturalmente il processo è in transizione e si possono cogliere numerose sfasature.

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  7. Se la terza opzione è quella più vicina alla cosiddetta "età dell'euro", verificatasi a partire dal 2002, ebbene, potrebbero tornare utili i dati sulla cosiddetta "corruzione percepita", che potrebbe "bypassare" la legalizzazione della fattispecie rappresentando non tanto ciò che è legale ma ciò che il corpo sociale percepisce come giusto o ingiusto.
    Ebbene: andiamo a vedere, grazie alla più famosa ONG che ha esperienza sul campo (Transparency), la posizione italiana nella "classifica della corruzione", durante la progressiva "eurizzazione/europeizzazione" del Paese nel decennio 2002-2012 (Non dimentichiamo che le politiche di Tremonti sono comunque state in linea con la riduzione dello Stato, e che c'è stato anche un Governo Prodi, in quel decennio, con tanto di Padoa Schioppa all'Economia).
    2002: 31o posto con un indice di 5,2
    2003: 35o posto con un indice di 5,3
    2004: 42o posto con un indice di 4,8
    2005: 40o posto con un indice di 5,0
    2006: 45o posto con un indice di 4.9
    2007: 41o posto con un indice di 5,2
    2008: 55o posto con un indice di 4,8
    2009: 63o posto con un indice di 4,3
    2010: 67o posto con un indice di 3,9
    2011: 69o posto con un indice di 3,9
    2012: 72o posto con un indice di 42 (cambia il punteggio)?

    Il risultato parla chiaro. Nella progressiva implementazione del modello europeo, la "percezione di ingiustizia" dovuta alla corruzione aumenta vertiginosamente. L'obiezione che "è colpa di B.", regge poco,. Se non altro perché nel 2012, anno di Governo dell'europeista Monti (sostenuto convintamente dal PD e "per forza" dal PdL), dovrebbe registrarsi quella stessa, lieve inversione di tendenza che si registrò nel 2007 sotto Prodi (ammesso che valga qualcosa). Invece si va a picco (a riprova che il colore politico dei governi c'entra assai poco con la dinamica del fenomeno).
    Il peggioramento più sensibile avviene, peraltro, proprio a partire dalla crisi economica e coincide con la stretta di austerità voluta dall'€uropa (six packs, lettera bce, riforme strutturali, etc...).

    Da notare che la stessa percezione è migliorativa in Germania, stabile in Francia, Peggiora invece la Spagna (da 20 posto nel 2002 al 30 nel 2012).


    Per chi vuol "divertirsi": http://www.transparency.it/ind_ti.asp?idNews=83&id=cpi

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    1. Oh, tanto per cambiare, un contributo accurato e pertinente. :-)
      Inutile ribadire che, trattandosi di "corruzione percepita", il ruolo della versione mediatica, con l'instaurazione della "morale apparente" ed ossessiva, è decisivo.
      La realtà andrebbe rilevata sui dati giudiziari: sia evidenziando l'andamento delle condanne per reati "corruttivi", sia comparando questo andamento con la variazione del tasso di condanne rispetto alle notitiae criminis per gli altri principali reati. E anche rispetto a reati comessi e di cui non solo non sia identificato l'autore, ma neppure denunciata la commissione.
      Lorenzo, se ti va di indagare pure sulle statistiche giudiziarie...

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    2. Per quello potrebbe forse essere utile il rapporto -del 29 gennaio 2012- della Commissione per lo studio e l'elaborazione di proposte in tema di trasparenza e prevenzione della corruzione nella Pubblica amministrazione (reperibile qui: http://www.funzionepubblica.gov.it/media/1052330/rapporto_corruzione_29_gen.pdf)

      Da pag. 7, cito le testuali parole:
      "[...] dalle statistiche giudiziarie (riferite a denunce, arresti, condanne) – che naturalmente riguardano la sola parte emersa del fenomeno, presentando un carattere oggettivo, oltre che dettagliato e disaggregato per settori - è dato ricostruire una dinamica discendente non solo per quel che attiene ai numeri dei delitti di corruzione e concussione consumati (dai 311 casi del 2009 ai 223 del 2010), ma anche a quelli riguardanti le persone denunciate (dalle 1821 del 2009 alle 1226 del 2010) e i soggetti condannati per i medesimi reati in via definitiva (dai 341 del 2007 ai 295 del 2008).
      Volendo utilizzare dati relativi ad un orizzonte temporale più esteso, è utile considerare che, sulla base delle fonti Istat, il numero delle persone coinvolte e dei reati denunciati per corruzione e concussione, in crescita dal 1992, dopo aver raggiunto il picco dei 2.000 delitti e delle oltre 3.000 persone denunciate nel 1995, si è ridotto a circa un terzo per i reati e della metà per le persone nel 2006. Parimenti, con riferimento al numero di condanne per reati di corruzione, si passa da un massimo di oltre 1700 condanne per reati di corruzione nel 1996 alle appena 239 del 2006 (quasi un settimo di 10 anni prima). [...]"

      Che dire? Come giustamente da te evidenziato, la "percezione" della corruzione è sicuramente più "sensibile" all'influenza mediatica (dal 2002, soprattutto, i "giornaloni" si sono sprecati sul tema). In ogni caso il dato sembra in contrasto con le rilevazioni giudiziarie.
      Le considerazioni da fare, unendo le due risultanze, potrebbero essere molteplici. Da un lato, potrebbero testimoniare la distorsione informativa operata dai media (che giustifica la divergenza tra quanto "percepito" dalla pubblica opinione e la sostanza stessa del fenomeno). Dall'altro il fatto che, comunque, nella "era dell'euro", il cittadino vede lo Stato meno vicino ai suoi interessi (e quindi -metaforicamente- corrotto). Da un altro ancora, potrebbero -semplicemente- testimoniare la sostanziale impossibilità materiale a ridurre ad una statistica l'agire umano (in cui la corruzione rientra), stante che i due dati (percezione e statistiche giudiziarie), non solo, da soli, non sono esaustivi, ma nemmeno complementari (perché forniscono indicazioni antitetiche!).

      Certo: di sicuro siamo di fronte ad un fenomeno non riducibile alle considerazioni semplicistiche fatte da Travaglio.....

      (P.S. utile anche la prima mappa dell'alto commissario della Corruzione, di cui allego il link: http://www.irpa.eu/wp-content/uploads/2012/03/Mappa-corruzione-Italia.pdf )

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    3. Ennesimo elogio all'intelligenza costruttiva e alla capacità di focalizzare l'argomento, dando senso al discorso complessivo. Grazie ancora Lorenzo.
      E,come si vede, comunque, i fatti rilevabili smentiscono platealmente la grancassa mediatica "deceptive" e manipolatrice di massa

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    4. sarebbe stato interessante anche se fosse stato possibile avere il valore di quell'indice a partire da fine anni 80. cioè da prima di mani pulite.
      sono convinto che più indietro nel tempo fossimo andati, più basso l'indice sarebbe stato. e dire che la corruzione è un fenomeno vecchio quanto il mondo.

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    5. Ma infatti i media si limitano a fare questo. Ossia a porre enfasi sul dato percepito spacciandolo per dato reale:

      http://tg24.sky.it/tg24/mondo/2011/12/01/paesi_piu_corrotti_italia_guardian_transparency_international.html

      In realtà le domande da porsi, per uno studio distaccato (e forse meno asservito a determinate politiche), sarebbero altre. Prima delle quali "come mai, in presenza di un dato reale che attesta un calo, l'opinione pubblica non ne ha una corretta percezione? Scarsità delle denunce (e quindi inefficienza dell'attività di pubblica sicurezza e/o consolidata omertà), o insufficiente informazione sui reali progressi (e quindi inefficienza e responsabilità degli organi di informazione)?

      Un altro argomento da approfondire sarebbe poi quello della stima dei costi. I "costi della corruzione" sono enfaticamente sottolineati dai media, che partono dal noto dato della Corte dei conti (60 miliardi "stimati"). Ma poco si sa sulle tecniche adottate per "stimare" questo dato. Quanto sono realmente attendibili? Come si può sapere se un appalto è gonfiato?
      (e se poi li facciamo "alla Grillo", con costi inferiori e le gare vanno deserte, i "giornaloni" cosa scrivono? Che lo Stato non viene incontro al mercato?)

      Io -personalmente- ritengo l'argomento di una complessità e, allo stesso tempo, di una crucialità tali che meriterebbe ben altre analisi rispetto a quelle fatte dai giornali.....

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    6. tanto la stima dei famosi "60 miliardi", quanto la "superclassifica" di "transparency" , l' "ONG indipendente" (tipo la BC, per intendersi), hanno la consistenza di una scorreggia nello spazio (mi si scusi il francesismo).

      Tutto fa brodo, compresi i numeri della smorfia napoletana (che hanno la medesima attendibilità - e forse meno- dei "60 miliardi"), per colpevolizzare il dissoluto popolo italiano (parlare direttamente di "popolo inferiore" risulterebbe un po' sospetto anche al piu' ottuso piddino, in quanto sarebbe politicamente scorretto e quindi il "concetto" diverebbe non-inculcabile)

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  8. Tra flutti nei quali si inabissa la complessità del fenomeno “corruzione” – da quella privata a qualla pubblica fino alle modalità d’uso da parte della criminalità organizzata – c’è un lucido intervento di F Cazzola al quale rimando che perimetra e definisce con puntualità scientifica il fenomeno “pubblico”.
    Tra “moralisti”, “integrazionisti” e “positivisti” che in periodi di scarsità di risorse permettono il riequilibri con domanda di beni e servizi in eccesso, ancora una volta emerge il ruolo dell’OPINIONE PUBBLICA – e suoi relativi processi di formazione - e della CLASSE POLITICA nel determinare il grado di percezione e della narrazione del fenomeno e nel definirne il grado di applicazione delle diverse misure della repressione.
    E da ultimo, come definire l’attività dell’ESERCITO TRASPARENTE DEI LOBBISTI che, scambiando favori sotto forma di baratto o di scambio sociale nelle sedi istituzionali pubbliche e in quelle finanziarie, modificano di fatto i rapporti del potere decisionale alterando di fatto la distanza tra potere (economico) e responsabilità (sociale)?

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    1. E con ciò, individui una dinamica che trascende la rozza perimetrazione mediatica del fatto corruttivo, e che, attraverso un sistema sostanzialmente legalizzato, incide ben più sensibilmente della corruzione "percepita" sulla distribuzione delle risorse e sulle politiche pubbliche...

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    2. Grande '48,
      ".. sistema sostanzialmente legalizzato, che incide ben più sensibilmente della corruzione "percepita, e DI FATTO, sulla distribuzione delle risorse e sulle politiche pubbliche .."
      Siamo in uno stadio avanzato del progetto della "grande società" teorizzata da v.H. nel quale l'aumentata "percezione" del fenomeno - scientemente indotta mediaticamente, oscurando dati che invece mostrano una correlazione inversa - è, ribadiamolo, un altro capitolo della "formazione" regimentata dell'opinione pubblica verso lo svuotamento demagogico e populista delle istituzioni dello Stato e delle sue funzioni contrapposto ad un mercato più "libero, più efficiente, più efficace e più produttivo.

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    3. Caro '48, con devastante evidenza emerge dal post significativo e dai relativi commenti la profondità olistica dell'analisi a e il grado di maturità a cui giungono gli "orizzonti" sapientemente proposti.
      Con uno spitz/spread di ottimismo, mi permetto ricordare che in questa inusuale e sempre più innaturale guerra abbiamo il miglior alleato nell'ARTIMETICA DEI FONDAMENTALI MACRO-ECONOMICI alla quale, prima o più, tutti dovremo rendere conto, in un modo o nell'altro.
      La "percezione" che ad una offerta corrisponde una domanda e ad un debito corrisponda un credito comincia a dilagare per effetto stesso dello shock generato e delle fallimentari soluzioni di rigore e austerità proposte.
      Si può parlare il linguaggio della "pancia" ma quando questa è vuota, e ci stanno riuscendo, poco resta se non ascoltarne il brontolio e provvedere in "qualche" modo.
      Ci si attrezza affinché quel "qualche" modo sia quello della democrazia costituzionale e ,qui e in altri luoghi, abbiamo già vinto.

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    4. Non lo so, se dovranno renderne conto; "loro" contano sul consolidamento, nel tempo, e per un fatto generazionale, dell'abituarsi a questo diverso e decrescente livello di reddito (e benessere sociale).
      Cioè, via via che coloro che "ricordano" il tentativo di società redistributiva pluriclasse vengono espulsi dalla scena, possono pensare che senso di colpa e palliativi "von Hayek" riescano a creare una nuova società strutturalmente di ineguali.
      Ma con un ferreo controllo mediativo, una forte morale "di facciata" e l'orientamento distrattivo ai "diritti cosmetici".
      Certo che sbagliano, per incompetenza metodologica, i calcoli macroeconomici; ma con pazienza e contando sulla disinformatja possono indicarne le cause sbagliate e giungere a qualche forma di stabilizzazione...
      Vedremo: a noi non sta di certo bene :-)

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  9. Ciao a tutti. Vorrei avere più tempo da dedicare a questo blog e ai suoi approfondimenti. :)

    Si, avrei certamente citato l'andamento del corruption perception index in aumento vericale da che stiamo recependo tutti i regolamenti europei con precisione matematica.

    Questo però non ci da un indice di quanti "procedimenti civili e penali per corruzione ci siano". Che non é un caso siano in diminuzione come ci fa notare Lorenzo, perché la corruzione e la percezione di INGIUSTIZIA sociale stanno aumentando su canali del tutto trasparenti al diritto nazionale, a causa dell'influenza totalizzante dei desiderata delle grandi lobby nelle nostre vite.

    Consiglio a tal proposito questo documento di quei pescecani turboliberisti della European Roundtable of Industrials, che ha un'influenza enorme sull decisioni della commissione europea. Siamo a livello dell'imperatore Palpatine e il suo famoso "io lo renderò legale".

    http://www.ert.eu/sites/default/files/2013%20June%20-%20ERT%20Letter%20to%20the%20EU%20Summit%20of%2027-28%20June%202013%20-%20Signed%20letters%20to%20all_0.pdf

    Le riforme strutturali, l'equiparazione di scuole e servizi pubblici ad aziende in cerca di profitto, sono tutti desiderata di grandi lobby come queste. La corruzione assurge perciò a sistema, perché se un ospedale "inefficiente" chiude dando disservizi immani, o se i fornitori privati di servizi sanitari o scolastici aumentano i prezzi facendo il loro BENEAMATO CARTELLO questo non é un fenomeno corruttivo, ma sicuramente aumenta a dismisura LA PERCEZIONE di ingiustizia. E' un fallimento del mercato che impatta direttamente sui nostri più elementari diritti sociali. Cause per coruzzzzzione in tutto ciò? zero. Come ha detto luciano, ormai il olto giudiziario della corruzione é la cattura dell'occasionale rubagalline colto con le mani in pasta.

    Consiglio a tutti la visione del documentario "The brussels business", che da uno spaccato inconcepibile dell'impatto delle lobby sulla nostra vita. ARS lo sta promuovendo fra le sue sedi come può.

    http://www.youtube.com/watch?v=8HTHoF9euZo

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  10. Ti chiedo un chiarimento sulla terza fase, che non mi è chiarissima.
    Ovverosia, per eliminare la corruzione e renderla episodica è necessaria la capture TOTALE del corpus politico? Se la capture è incompleta è possibile che il sistema diventi instabile in senso rivoluzionario?
    E infine: possiamo considerare questo modello a tre fasi come un ciclo, dove completata la terza si torna al punto 1?

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    1. Secondo me (ma è mia personalissima opinione), l'eliminazione passa sicuramente per l'esercizio in forma privata di un servizio pubblico (faccio esempi: se devo "assumere il parente", non ho più bisogno di corrompere i commissari di concorso, perché la forma privatistica dell'azienda partecipata, semplicemente, esclude il concorso! Se prima il dirigente pubblico a capo di un ente pubblico era vincolato da precise norme, e poteva arricchirsi solo tramite la cosiddetta "mazzetta", oggi l'AD di una municipalizzata è un amministratore delegato che si attribuisce gli stessi bonus di un AD di un'azienda privata, anche perché la partecipazione sarà pubblica ma la disciplina di una S.p.A è e rimane privatistica).
      L'eliminazione della corruzione, potrebbe passare anche per la progressiva cessione di funzione da parte dei vecchi centri di responsabilità amministrativa ad organismi "spurii" (vedi in house providing...... una creazione.... europea!).
      La "capture" della politica potrebbe servire soltanto ad avere la garanzia che ciò accada. Ed infatti, l'uso della crisi economica come metodo di governo mira ad accelerare il processo di privatizzazione dei servizi pubblici. Per tenerla sotto pressione, ci sono i media (che infatti contribuiscono ad aumentare la percezione del fenomeno, anche perché l'uomo della strada non vede l'AD di una municipalizzata per quello che è -un normale AD di una S.p.A- ma sempre come "dipendentepubblicobruttochesiintascaisoldi").

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    2. Cara Barbara,
      la risposta di Lorenzo è condivisibile e dà spunto a un'elaborazione che può allargarsi: sia la privatizzazione delle forme dell'amministrazione pubblica, sia la riduzione di questa in favore della privatizzazione sostanziale, consentono di ampliare la sfera dell'appropriazione indiretta e legalizzata di risorse pubbliche al di fuori di ogni procedimento democratico costituzionalmente previsto.

      Quanto al "se la capture è incompleta è possibile che il sistema diventi instabile in senso rivoluzionario", è una deduzione esatta.

      Ma pertiene, come in effetti è stato, più alla fase 1: nella fase 3, esistono: 1) suffragio universale; 2) controllo mediatico che detta l'agenda e l'interpretazione delle problematiche sociali, in totale manipolazione e impone l'etica dei DIRITTI COSMETICI; 3) la stessa versione della corruzione come fenomeno artificialmente posto al vertice del nesso causale della crisi; 4) previsione di un sistema sostitutivo del welfare (welfare caritatevole neo-liberista), fondato essenzialmente sul reddito di cittadinanza.
      Insomma, rispetto alle pulsioni rivoluzionarie del XIX e XX secolo abbiamo una situazione nuova.
      Il cui unico limite di tenuta è la fallacia dell'impostazione macroeconomica, che sopprime la domanda oltre il limite di tolleranza delle generazioni nate PRIMA dell'affermazione del paradigma.
      Insomma, "loro" sanno che devono solo aspettare fino a che non si affermi del tutto un falso "antisistema", che rivendica reddito di cittadinanza e intromissione in geometrie istituzionali ormai solo formali (ma non lo sanno), riducendo la Costituzione a "metodo" piuttosto che a programma vincolante valoriale.

      In realtà, poi la capture a livello di supremazia istituzionale "europea" è già completata; e da almeno gli anni '90.

      Quello che sta accadendo ora è un fenomeno resistenziale del tutto nuovo: ma la posta in gioco non è l'avvicendamento traumatico di un regime ad un altro, quanto, paradossalmente, la RIATTIVAZIONE DI UN REGIME (costituzionale) ANCORA FORMALMENTE VIGENTE, RISPETTO AD UNO SOSTANZIALE MA COMUNQUE OCCULTATO (un fatto culturale senza precedenti)

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    3. Credo che quest'analisi sia assolutamente corretta. Chapeau.

      Il mov5s sta alla politica attuale italiana come il reddito di cittadinanza sta al sistema liberista.

      Il problema semmai é come spezzare le reni al sistema liberista, avendo come enorme svantaggio la dissipazione delle forze antisistema in un ente inutile e dannoso (il mov) e il crescente (e spesso conseguente) astensionismo dovuto alla crescente presa di coscienza del fallimento sia della politica tradizionale che della sua cosiddetta alternativa.

      E li ognuno di noi si muoverà come può.
      http://www.riconquistarelasovranita.it/azione/dal-movimento-al-partito-o-allalleanza-sovranista

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    4. Grazie della spiegazione, Quarantotto.
      In pratica, come la guerra si combatte senza armi, ora i golpe si fanno senza l'esercito. E' l'eversione con il silenziatore.

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  11. Sarò forse banale, ma secondo me, una consistente parte del "programma" sarà compiuto quando le elite avranno vinto la guerra sul contante, unico vero strumento di corruzione "popolare". La guerra ideologica ed etica è iniziata già da tempo e sta avendo successo nelle menti piddine, per le quali contante=evasione se non addirittura corruzione.
    Certo non vorrei essere nei panni delle suddette elite quando, dopo l'ormai quasi scontato bail-in in programma per salvare le banche, dovranno spiegare al popolo che il contante è "male".

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    1. Piccolo OT a proposito di limitazione del contante. Dal prossimo anno, chi detiene carte da 200-500 euro e le porta allo sportello darà sottoposto ad interrogatorio bancario: "Chi siete, dove andate, chi ve le ha date, quante ne avete?"
      Chi lavora in banca consiglia già di disfarsene cambiandole in banconote di piccolo taglio.
      Domanda: se il taglio da 500 è strumento del dimonio, perché lo hanno previsto e perché non lo ritirano?

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    2. Dovremmo accettare di rispondere all'interrogatorio solo se gli AD bancari accettano di rispondere al nostro: "chi siete, perchè siete arrivati qui, quanto guadagnate, quanti conti in Italia e all'estero avete e su quali vi pagano i vari tipi di emolumento, e se sotto la vostra gestione il valore patrimoniale e i profitti della banca siano migliorati"

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    3. Voreei essere d'accordo con te, ma temo che non ci sarà alcun problema al riguardo.
      Se sono riusciti a far passare il concetto che più Europa equivale a più democrazia, e comunque a un obiettivo condivisibile, portatore di destini migliori, ritengo che ormai al PDota medio si possa far bere di tutto.

      Detto questo, vado parzialmente o forse del tutto OT, e di questo chiedo venia, ma di fronte a certi commenti che a me paiono non del tutto fuori luogo, penso che l'analisi qui è ottima e abbondante, nonché a un livello molto superiore alla media.
      Mi domando però se debba rimanere tale indefinitamente o se vada invece finalizzata a una proposta, o meglio all'indicazione di un itinerario, che magari non si riuscirà a percorrere ma almeno ci dia un'idea di dove vorremmo andare. Mi piacerebbe anche che quell'itinerario non fosse limitato solo all'uscita dall'Euro, dall'UE o da quel che si vuole, che a questo punto mi sembra fin quasi un'idea di retroguardia, ma riuscisse a raffigurare un'ipotesi percorribile in una fase successiva, che credo dovremmo apprestarci a progettare.

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  12. Provo a esprimere a titolo meramente esemplificativo alcuni elementi di analisi da cui avrei l'ambizione di sviluppare un modello che integri all'analisi macroeconomica e a quella economica del diritto, quella antropologica.

    Prendendo spunto da @Carlo P. e il tema della "guerra" al contante:

    1 - Il tema della soppressione del contante è contestualizzabile in un ambito di controllo assoluto globale da parte del sistema bancario/finanziario. Sottolineo, ad es., che gli USA sono monopolisti dei circuiti per dei pagamenti e dei micropagamenti (da Visa/Mastercard, a Paypal, ecc.).
    Agli strumenti tecnici per il controllo assoluto possiamo aggiungere le normative sulle proprietà intellettuali, il monopolio degli OGM, ecc. oltre a quelli già ampiamente affermati come il controllo degli idrocarburi, dell'informazione, massmediatica e digitale.

    2 - il tema della 'perfezione' che si contrappone alla 'corruzione' è tipicamente nevrosi di specifici disturbi dell'umore: evidenzierei che i grandi manipolatori si muovono istintivamente in dinamiche proiettive

    3 - riprendendo dall'ultimo paper del prof. Guarino il concetto di sistema europeo 'robotizzato', risulta chiaro che il modello di governo pare essere di una società eterodeterminata e radicalmente (non parzialmente) svuotata di qualsiasi arbitrio democratico. Come fece intendere Monti, un sistema di governo con il "pilota automatico".

    4 - tema della disarticolazione dialettica, della finta contrapposizione di tesi ed antitesi non pertinenti all'oggetto di speculazione, e della manipolazione mediatica del "pathos" prevenendo l'esercizio del "logos". Il dibattito che viene sterilizzato per impossibilità comunicativa ed autocensura. (Se è difficile confrontarsi con i "livorosi travaglini", è praticamente impossibile confrontarsi su tematiche che riguardano la profonda e irreversibile disintegrazione culturale che portano i "flussi" della libera circolazione del fattore lavoro).

    Da questi frammenti e, generalizzando a livello globale e assoluto, il modello che ne esce è un sistema distopico, disvaloriale e appoggiato su assunti diseconomici e di mortificazione sociale antropologicamente insostenibile.

    (Gli esperimenti nel XX secolo a livello non globale ci sono stati: nonostante l'insostenibilità economica e l'omologazione nichilista, queste strutture sono sopravvissute per quasi un secolo - ricordo in particolare il mezzo secolo della Germania dell'Est).

    Tesi:

    Propongo quindi di chiamare il terzo modello da te proposto, "ORWELLIANO"

    In un modello così tratteggiato, il passaggio da robotizzazione del governo a quello di controllo assoluto su anima e corpo dell'individuo, è breve.

    La corruzione, così come qualsiasi altro reato, sparirà per il semplice fatto che non esisterà più il libero arbitrio, cioè quel diritto primigenio per cui la vita è dono divino.

    Il principio costituzionale per cui chi commette un reato ha diritto ad "essere rieducato/corretto", viene ad essere svuotato di significato.

    E' chiaro che i mezzi tecnici e tecnologici disponibili lasciano presumere la possibilità di estensione totale di questa matrix. Siamo a buon punto ma manca ancora parecchio da fare per il consolidamento del progetto (definito "satanico" da qualche antropologo) e spazio per noi per rifondare un nuovo patto sociale da contrapporre a questo processo.

    Buona gionata.






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    1. Analisi ricca di spunti stimolanti.
      Si tratta di uno schema che aggiorna alla nostra realtà tecnologizzata la GRANDE SOCIETA' di Hayek.
      La si potrebbe definire "tecnocrazia censoria antiumanitaria"; ma sono aperto al perfezionamento tassonomico di questa psicosi delle oligarchie. Il clou è un "finzione", etica, informativa e comunicazionale che paluda una inesorabile alienazione programmatica delle masse, perseguita da gruppi di sociopatici a tendenze sadiche. :-)

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    2. "The Road to Serfdom", F. A. Hayek

      JMK fa sua, compra totalmente, l'analisi hayekkiana ma mette in guardia dalla sua pratica attuazione economica, sicuramente fallimentare.

      Mentre...

      "George Orwell responded with both praise and criticism, stating, "in the negative part of Professor Hayek's thesis there is a great deal of truth. It cannot be said too often – at any rate, it is not being said nearly often enough – that collectivism is not inherently democratic, but, on the contrary, gives to a tyrannical minority such powers as the Spanish Inquisitors never dreamt of." Yet he also warned, "[A] return to 'free' competition means for the great mass of people a tyranny probably worse, because more irresponsible, than that of the state."

      La grande distopia orwelliana è forse proprio la "Grande Società" di Hayek?

      :-)

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  13. Mi permetto un piccolo (semi?) OT anche io. Qualche canale di informazione "ufficiale" si "accorge" della "mortificazione dell'azione legislativa delle Camere".

    http://www.fanpage.it/parlamento-senza-poteri-solo-il-9-degli-emendamenti-accolti/

    La cosa non mi stupisce. Delle tre ipotesi enunciate da Quarantotto, si potrebbe dire che la realizzazione della terza passa per l'implementazione della prima. Da qui l'esaltazione della "diarchia" Presidente della Repubblica-Governo, a scapito dell'organo parlamentare, sempre più relegato a ruolo di second'ordine e di natura meramente ratificatoria.

    E da qui ci si ricollega alla campagna mediatica contro la corruzione, volta proprio ad esaltare l'immagine delle camere come luoghi di spreco composti da corrotti senza scrupoli. Anche in questo caso nulla di nuovo, dato che il fascismo, nella sostanza, ha agito allo stesso identico modo: retorica delle "aule sorde e grige" (oggi retorica della corruzione e dello spreco), "regime della lesina", e parallela paralisi e mortificazione del Parlamento (allora si usarono, come primo grimaldello, le modifiche ai regolamenti -una delle prime cose approvate nel 1924- oggi, alla maggioranza bulgara imposta via spread, segue invece la deminutio "via riforma costituzionale").

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    1. Stavolta c'è qualcosa di più: lo spreco e la corruzione sono identificati, per estensione dal livello culturale della classe politica, con tutta la sfera del "pubblico", per poi passare all'instaurazione della "tecnocrazia censoria antiumanitaria". Il fascismo non arrivò a tanto...

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    2. "Il fascismo non arrivò a tanto..."

      Questa è una delle peggiori mutilazioni dialettiche in fase divulgativa: la percezione collettiva di "fascismo e nazismo" come "estrema destra". Queste ideologie conservavano comunque socialismo, senso del pubblico, patriottismo e altri elementi valoriali positivi.

      E' difficile esprimere come la sedicente "sinistra" abbia propugnato una "tecnoideologia", una politica socioeconomica volta al raggiungimento di un distopico "neofeudalesimo tecnologico" che realmente occupa "l'estrema" destra che, storicamente in letteratura, veniva occupata da Lucifero in persona.

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    3. Mi trovo d'accordo con le tue analisi, ma qui ti straquoto.
      E al proposito vado ripetendo da tempo che le dittature del XX secolo erano quello che erano, ma riconoscevano la propria natura per poi palesarla nel modo più chiaro, assumendosene dunque la responsabilità. Così facendo ponevano gli individui quantomeno nelle condizioni di identificarne la valenza e di trarne le dovute conclusioni.
      Inoltre quellle dittature ritenevano comunque di aver bisogno di un minimo di consenso, il che le spingeva ad affiancare al loro dispotismo misure tali da salvaguardare almeno in parte minima il benessere della collettività.
      Infine, sia pure perseguendolo in una forma enormemente distorta e degenerata, tale da portare ad effetti del tutto opposti, ponevano comunque il bene del paese in cui agivano al primo posto dei loro obiettivi.

      Le tecnocrazie attuali, viceversa, pur avendo instaurato una forma di dittatura ancora più ferrea, non intendono riconoscerlo, dichiarandosi anzi a suprema difesa della democrazia.
      Ponendosi "fuori dai processi elettorali" esse ritengono di non avere più bisogno di consenso alcuno, adoperando l'arma del terrore per imporre la propria supremazia. Questa non va mai a favore del bene del paese o del gruppo di paesi in cui si esprime, ma ritiene suo compito primario eseguirne la totale e definitiva spoliazione, a favore dei privati dei quali dette tecnocrazie sono emanazione diretta e assoggettate al loro controllo.
      Costoro hanno potuto acquisire il potere economico incalcolabile che detengono grazie alle enormi distorsioni che sono la conseguenza diretta del capitalismo, una volta che esso non sia sottoposto a forma di disciplina alcuna, per poi sottrarsi alle limitazioni tipiche che derivano dall'appartenenza nazionale, in modo da condurre con maggiore libertà le loro politiche di depredazione.
      Come Orwell ha spiegato alla perfezione in 1984, Il fatto che non esistano né una parola né una formula concisa per definire la loro opera, da un lato permette loro di restare meglio defilati nei confronti della percezione e dell'immaginario comune, e dall'altro pone in difficoltà chi abbia compreso la valenza di costoro e li voglia inquadrare correttamente nella realtà delle loro azioni e della loro valenza. Soprattutto nel momento in cui non ci si accontenti di effettuare un'analisi personale della questione ma vi sia l'esigenza di diffondere tali concetti.
      Per questo ritengo che sia fondamentale trovare una definizione atta a descrivere compiutamente tutto questo oppure coniare un neologismo adatto allo scopo.
      Infatti il principio è semplice, viene dalla linguistica cognitiva e spiega che per cambiare la realtà bisogna cambiare le parole. I vocaboli non sono mai neutri, mentre le immagini create con il linguaggio hanno un impatto emotivo e appunto cognitivo.
      Ma se la parola non c'è, non esiste neppure la realtà che essa dovrebbe descrivere.

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    4. @clack: lode al tuo rigore scientifico psicologico-linguistico. Le parole sono, nel contesto dell'uso mediatico (per semplificare in estremo) "simboli" e come tali mezzi di suggestione tali da mutare la stessa descrizione del fenomeno. Irreversibilmente e al di là del continuismo apparente della parola stessa (che cambia di valore simbolico).

      @Bazaar: una rigorosa analisi storica accredita la tua tesi. Il punctum dolens è la questione dei diritti politici e il trade-off tra questi e welfare. Ma qui diamo talora flash semplificati tesi ad evidenziare la contraddizione degli slogan "correnti" del mainstream. Nella loro stessa paralogica interna

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    5. @clack

      "responsabilità [...] consenso [...] lingua"

      Su responsabilità & potere dei liberi mercati rimando al lapidario commento postato di Orwell rilasciato dopo aver letto "Road to Serfdom" di von Hayek.

      Il tema del consenso è agghiacciante: il nuovo modello che sta venendo imposto usa la label "populismo" per qualsiasi movimento d'opinione che entri in empatia con il demos. Un'etichetta sprezzante che viene fatta interiorizzare insieme all'immagine di sudditanza come condizione generale dei cittadini. Cittadini che, figli del progressismo europeo, avevano sempre rivendicato con orgoglio la conquista dello Stato Sociale e dei diritti civili.

      Questo si integra con il messaggio ripetuto ossessivamente:

      a) non vi meritate i diritti acquisiti (che vi rendono degni di essere chiamati "cittadini" che si autodeterminano in una società pluriclasse e in cui vige l'uguaglianza sostanziale);

      b) non ve lo meritate perché siete pigri e corrotti (tema del peccato originale e della necessità della sua espiazione);

      c) solo l'estrema povertà e la "durezza del vivere" possono farvi "purificare" (qui rimando al recente intervento di Massimo Fini su beppegrillo.it - l'ennesimo di questo tipo);

      d) Dio (entità invisibile e vendicativa) ti punirà se non fai il tuo dovere con rigore (espoliandoti di tutto)

      Ogni parallelismo storico è scontato: ma esiste un esempio, attuale, in cui nazionalismo e fanatismo religioso si fondono portando squilibri in tutta l'area mediorientale da almeno mezzo secolo.

      e) "populismo & consenso": non è buono colui che empaticamente (e quindi istintivamente giusto) faccia proseliti a favore del tuo benessere materiale. E' un "pifferaio magico", tu bambino che non ti sai occupare di te stesso, devi capire che sono io (genitore e Padre Onnipotente) che ti dimostro che ti voglio bene punendoti. Poiché mi interesso a te, io ti educo. Il genitore non ha bisogno di consenso, va semplicemente rispettato.

      "Lingua"

      Orwell analizza attentamente la deriva dello sviluppo linguisitico (e quindi culturale).


      Studiando i post di @quarantotto e Bagnai ho avuto l'impressione che un fondamentale contributo a livello analitico sono stati e sono la "ricchezza linguistica", la conseguente espansione della capacità collettiva nel confronto dialettico e "l'incredibile profusione di neologismi, 'tassonomie' e 'artefatti' dialettici".

      Neologismi Vs. Neolingua

      :-)




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    6. @Bazaar: io direi che fascismo (il discorso sul nazismo in parte è diverso) mascherò semplicemente dietro una vuota retorica la propria piatta parzialità a favore del capitale, compensata da un aberrante progetto pedagogico di rifacimento degli italiani, destinati a dividersi tra una nuova aristocrazia di comando e la massa degli individui "allevati per essere docili strumenti nella mani del duce e del partito per attuare la politica di grandezza e potenza dello Stato totalitario e della nazione fascista" (E. Gentile, Fascismo. Stroria e interpretazioni, Laterza, Roma-Bari, 2002, pag. 254), a cui faceva da sfondo un disprezzo per gli italiani (e, guarda un po', una timorosa ammirazione per i tedeschi) che non ha niente da invidiare a quella di tutto il piddinume attuale. Un esempio di quella vuota retorica? Il discorso di Pesaro in occasione della quota 90. Eccolo (http://www.dittatori.it/discorso18agosto1926.htm): "Non infliggerò mai a questo popolo meraviglioso d'Italia, che da quattro anni lavora come un eroe e soffre come un santo, l'onta morale e la catastrofe economica del fallimento della lira. Il regime fascista resisterà con tutte le sue forze ai tentativi di jugulazione delle forze finanziarie avverse, deciso a stroncarle quando siano individuate all'interno.

      Il regime fascista è disposto, dal suo capo all'ultimo suo gregario, a imporsi tutti i sacrifici necessari, ma la nostra lira, che rappresenta il simbolo della Nazione, il segno della nostra ricchezza, il frutto delle nostre fatiche, dei nostri sforzi, dei nostri sacrifici, delle nostre lacrime, del nostro sangue, va difesa e sarà difesa." Il tutto ovviamente nell'ambito di una manovra di stabilizzazione concordata con la finanza americana, casa Morgan in particolare, come ampiamente documentato da G. G. Migone. La tonalità retorica è in parte, ma solo in parte, diversa (gli italiani son chiamati al sacrificio non per espiare i loro peccati ma per dar prova del loro eroismo), c'è più enfasi ma forse più sincerità che nelle tirate dei nostri soloni? Il fascismo ha contribuito a distruggere quegli elementi valoriali positivi che ricordavi, non certo a salvaguardarli.

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    7. @Arturo

      Francamente mi trovi in accordo e giustamente sottolinei la fase liberista del duce che sosteneva negli anni '20 che "lo Stato doveva servire solamente a proteggere i gentiluomini dai mascalzoni".

      A dimostrazione di ciò che evidenzi, il potere apolide di allora (sempre e comunque di matrice anglosassone) è lo stesso di oggi. (Infatti pare che l'omicidio Matteotti fondi le sue radici nella contesa tra cugini britannici e americani del mercato petrolifero italiano).

      Ciò non toglie che la svolta keynesiana post '29 c'è stata e che la propaganda non era "nichilista" e non era smaccatamente "collaborazionista": l'IRI era stata costituita, non svenduta.

      Ricorderei, inoltre, che certi esponenti antifascisti del dopo guerra erano anche antikeynesiani in quanto riconducevano l'interventismo statale alle politiche economiche mussoliniane.

      La mia era semplicemente una nota "dialettica": per ciò che mi riguarda l'eredità valoriale fascista sono le macerie della seconda guerra mondiale.

      (Una dittatura è una dittatura: ma capir le differenze in cui si manifesta può essere importante - L'OVRA non è stata la STASI).

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    8. E se queste differenze culturali (per esempio il populismo) non ci fossero, non si spiegherebbe come mai siano solo le destre ad ispirazione fascista a porre resistenza alle politiche UE.

      E'vero che il male ha sempre genesi dal Principe di questo mondo: ma un conto è uccidere con la lingua, un altro è uccidere con la spada. (Almeno politicamente).

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    9. @Bazaar (il discorso sarebbe molto lungo, ma cercherò di essere scheletrico): certamente la svolta post '29 c'è stata, ma perché era crollato il sistema di relazioni economiche internazionali. Non si può evidentemente paragonare l'allora all'oggi facendo astrazione del contesto: forme di interventismo statale ci furono in tutti i paesi capitalisti, né definirei keynesiana l'IRI, sia perché era misura dal lato dell'offerta, sia perché aveva una sua incisiva originalità che non c'è ragione di disconoscere. Osserverei piuttosto che fu sollecitata direttamente dal capitale privato, sia industriale che - sia pure con preoccupazione - finanziario (traggo le notizie da R. Sarti, Fascismo e grande industria, Moizzi, Milano, 1977, pp. 146 e ss.) e che la sua messa in opera avvenne al di fuori dell'edificio istituzionale propriamente fascista (le corporazioni) ma attraverso l'affidamento a un tecnico come Beneduce che fascista non era. Il significato sociale di quelle politiche va però misurato sui risultati, e questi in termini di salari, consumi, disuguaglianze rendono evidente il maggior classismo dell'Italia fascista rispetto alle contemporanee democrazie (alcuni dati interessanti qui). Sulla capillarità della repressione, un argomento che un po' conosco, mi limito a un dato: in Italia le operazioni di polizia contro oppositori del regime — terminate con arresti, sequestro di armi e opuscoli di protesta, chiusura di luoghi di incontro — in una settimana media normale del 1930 ammontavano a una cifra di circa *20.000* (De Felice, Mussolini, III, I, Torino, Einaudi, 1974, pag. 83).
      Devo dire che trovo anche piuttosto clamorosa, per la sua infondatezza, l'affermazione che "solo le destre di ispirazione fascista" si opporrebbero nemmeno all'euro ma semplicemente alle politiche UE. Syriza è fascista? Alavanos è fascista? Il KKE è fascista? L'AKEL è fascista? Il PCP è fascista? La Linke è fascista? Ma insomma, perfino il Nutella si dice contro le politiche UE! Tra l'altro, se stai pensando alla Le Pen, ti faccio notare che ha minacciato di querelare chiunque la definisca fascista (oggi si dice gollista) e che il FN, la cui piattaforma economica è stata presa paro paro da un economista di sinistra, fino ai non lontani anni '90 (lo faceva notare Lordon in un articolo di cui avevo tradotto alcuni stralci su Vocidallestero) era su posizioni felicemente liberiste, da cui evidentemente le radici fasciste non lo avevano vaccinato (approposito...indovina un po' come votò il MSI all'epoca dello SME?). La più importante manifestazione con un contenuto anti-UE che abbiamo avuto in Italia, che io sappia, è stata quella di ottobre coorganizzata dall'USB: un sindacato non propriamente fascista. Forse la cultura non spiega tutto: anche gli interessi hanno un loro bel peso.

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    10. Ti ringrazio per le precisazioni e il feeback ricco di spunti per approfondimenti.

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    11. Prego, anzi, grazie a te per le parole gentili.

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  14. Diversi dati sulla corruzione, e con particolare riferimento all’aspetto dell’evasione fiscale, sono riportati dalla Corte dei Conti nelle relazioni periodiche della stessa.
    Ad esempio quella del 3 ottobre 2012 riguardante gli elementi conoscitivi in merito ai criteri e alle modalita’ attraverso cui e’ stata operata la stima dei costi che l’evasione fiscale comporta a carico dell’intera economia nazionale
    http://www.corteconti.it/export/sites/portalecdc/_documenti/controllo/sezioni_riunite/sezioni_riunite_in_sede_di_controllo/2012/audizione_3_ottobre_2012.pdf
    Quella, sempre del 2012, dove La Corte fa notare che l’evasione fiscale si è risolta in un vuoto di gettito di oltre 46 miliardi all’anno ( 138 miliardi nel triennio 2007-2009)
    http://www.corteconti.it/_documenti/documenti_giurisdizione/inaugurazione_anno_giudiziario_centrale/2013/5_2_2013_discorso_scritto_presidente_giampaolino.pdf
    Quella del 19 giugno 2013: considerazioni in merito alle strategie e agli strumenti per il contrasto dell’evasione fiscale
    http://www.corteconti.it/_documenti/chi_siamo/audizioni/audizione_19_giugno_2013.pdf
    Inutile dire che queste relazioni certamente non chiariscono che l’evasione è un effetto (tra i tanti) delle politiche degli ultimi vent’anni e, soprattutto, si guardano bene dal mettere a confronto i dati che mostrano l’aumento della pressione fiscale con l’aumento dell’evasione (vedere, ad esempio, l’ultimo grafico di questo sito dove si vede che mentre la pressione fiscale del resto dell’Europa, dal 2000 a d oggi è diminuita, in italiana è sempre aumentata http://finanzanostop.finanza.com/2012/04/27/la-crisi-nei-grafici-2/).

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    1. Urca! E con questo siamo al completo della "bibliografia" sul tema!
      Grazie Sofia

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    2. OT rispetto al post che mi limito a seguire, ma forse utile per la"bibliografia" :-)
      Tempo fa il prof. Piga affermava sul suo blog:
      solo il 17% degli sprechi è dovuto alla corruzione, 83% all’incompetenza
      Fornendo la seguente fonte:
      Money Is Wasted, and Why? Evidence from a Change in Procurement Law” Oriana Bandiera, Andrea Prat, Tommaso Valletti, American Economic Review, Dicembre 2009
      Che non sono riuscito a trovare (ma forse qualcuno di noi sì)

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    3. Quello che non mi convince delle tesi di Piga è:
      1) la determinazione di un volume determinabile degli sprechi, dato che se misuro delle percentuali su un ammontare-base, avrò necessariamente determinato l'area e il concetto di spreco in modo univoco, tendenzialmente in base a un prezzo-costo "giusto". Operazione alquanto relativa e priva di oggettività per tutte le prestazioni e erogazioni-acquisizioni di utilità in cui è coinvolta qualsiasi organizzazione ma, in special modo quella pubblica (la quale, a differenza di un'organizzazione privata, non mira esclusivamente a "restare sul mercato" per ragioni intrinseche di funzione sociale ben più ampia del profitto e per la non misurabilità dell'output delle prestazioni che eroga (il famoso valore del'istruzione impartita ad es; in un ambiente scolastico non degradato o della vita salvata in un ospedale che non abbia personale demotivato - anche da ossessive procedure di controllo dei costi- precarizzato e mal pagato);

      2) essendo il concetto stesso di "spreco" riferibile ad analisi di costo (prezzo) comparato di acquisti di beni, in questo genere di indagini scompaiono considerazioni di competitività dei prezzi relativi determinati dai tassi di cambio reale (es; una sedia o attrezzatura tedesca potrebbe essere di qualità, durevolezza o funzionalità inferiore a quella di produzione italiana, ma apparire più conveniente in una logica di prezzo applicata alla pura ed astratta utilità d'uso al momento dell'acquisto).

      3) le correzioni suggerite, in genere, intervengono esclusivamente sulle procedure di acquisto-gara. Mentre nulla è detto circa la possibile preliminare rimozione delle lacune di "incompetenza", aspetto ovviabile con l'acquisizione di adeguate competenze, laddove l'amministrazione pubblica italiana è stata costantemente costretta a fare il contrario, per i noti vincoli fiscali alla riduzione dell'apparato-ruolo dell'organizzazione pubblica.
      E magari a ricorrere a "super-tecnici" della Provvidenza rigorosamente esterni (e ben pagati, per fare critiche aziendalistiche ed esclusivamente colpevolizzanti).

      E questo solo per dire alcuni degli aspetti critici di indagini che partono fissando alcuni presupposti scontati che non vengono preliminarmente e logicamente anche essi indagati. Cioè una delimitazione del campo di indagine viziata dalla scarsa conoscenza del funzionamento della p.a. e delle finalità costituzionali stesse del preseguimento dell'interesse pubblico.

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  15. Un'analisi originale e molto interessante. Nel terzo modello, cambierei però la frase "pur in presenza di un sistema mediatico a forte diffusione di massa (TV e giornali)" con "proprio grazie alla presenza di un sistema mediatico a forte diffusione di massa". Come infatti l'oligarchia controlla la classe politica e i cittadini/elettori? la prima con "onori e denari", e i secondi tramite il lavaggio del cervello quotidiano operato dai media di massa, che generano l'identificazione tra interesse oligarchico e interesse generali. Quale popolo, altrimenti, accetterebbe globalizzazione, austerità, taglio della spesa pubblica e del welfare, finanza casinò, precarietà, privatizzazioni, guerre umanitarie ecc., se non perchè la propaganda mediatica ogni giorno ci ripete che non c'è alternativa, e che bisogna pensare ad altro ?

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  16. io ho cambiato opinione sulla corruzione quando ho letto questi dati.. spesa medica USA 17%... spesa ITA 9,4%.
    E ancora: 45 ml di americani senza assistenza medica e ITA al secondo posto mondiale (prima della crisi).
    domanda lecita: ma se sono così santi da quelle parti perché 45 ml di persone possono morire senza pietà?
    e perché spendono tutta questa marea di soldi?
    mi sono risposto che da loro la corruzione è legalizzata (assicurazioni private!).
    così come in Germania è legalizzato gran parte del lavoro nero (da noi tutti lo farebbero per 300 euro per lo meno sino al centro d'Italia.. al sud servirebbero minijobs da 200 €.. e non scherzo).

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