Se questa immagine e il relativo slogan non suscitano in voi un senso di naturale repulsione, dovuto alla manipolazione in essi intrinseca, questo post non fa per voi (vorrebbe dire che l'idea della Casta ha per sempre saldato in voi l'inevitabile conclusione livorosa che il problema sia il "debitopubblico"...e la stessa Casta)
Gli Italiani ce l'hanno con la "casta".
Un'invenzione di Stella-Rizzo (o meglio una riedizione attualizzata, dall'ordoliberismo anni '50), che è stata e rimane uno dei caposaldi culturali dell'ordoliberismo "pop".
Cioè della gigantesca operazione di restaurazione del liberismo antidemocratico (come ci conferma Paolo Savona, con chiare recenti parole, alla presenza di Lordon), che fa della predicazione anti-Stato, - acclamata da coloro che ne risultano in concreto i soggetti negativamente colpiti-, il principale strumento di divulgazione di quella inversione dei rapporti causa-effetto della crisi che consente all'euro e all'Europa di proseguire imperterriti il massacro sociale, occupazionale e industriale di questo povero Paese.
Cioè della gigantesca operazione di restaurazione del liberismo antidemocratico (come ci conferma Paolo Savona, con chiare recenti parole, alla presenza di Lordon), che fa della predicazione anti-Stato, - acclamata da coloro che ne risultano in concreto i soggetti negativamente colpiti-, il principale strumento di divulgazione di quella inversione dei rapporti causa-effetto della crisi che consente all'euro e all'Europa di proseguire imperterriti il massacro sociale, occupazionale e industriale di questo povero Paese.
Questa è la funzione fondamentale della grancassa mediatica, che sorregge efficacemente, finora, il consenso autolesionista e autorazzista di cui godono i politici ordoliberisti.
Una sorta di contraddizione irrisolta, per cui gli stessi titolari delle posizioni più "evidenti" all'interno della casta stessa, si ritrovano legittimati a condurre la crociata contro di essa (!), ma naturalmente, senza alcuna preoccupazione di coerenza, "traslando" su altri protagonisti il marchio di infamia, preferibilmente i burocrati, intesi secondo un concetto atecnico, che coinvolge anche soggetti estranei alla pubblica amministrazione in senso tecnico-costituzionale.
Cerchiamo di dare una definizione fenomenologica della casta, utilizzando un minimo di coerenza e adottando, nel far ciò, la forma mentis dei "professionisti dell'anti-casta" (come viene ben illustrato in questo post di cui consiglio la lettura).
- Premessa 1: la "casta" ha a che fare con la spesa pubblica. Quindi può essere "casta" qualunque soggetto sia coinvolto, in base alla preposizione a qualsiasi - e sottolineo qualsiasi- pubblica funzione, cioè all'esercizio professionale od onorario o, nell'accezione diciamo "originaria", elettivo, di una qualunque attività svolta nel pubblico interesse;
- Premessa 2: la denuncia della "casta" muove dal presupposto che la spesa pubblica sia invariabilmente un costo e non una componente fondamentale, positiva, del PIL. Essendo un costo, e anzi negandosi "a prescindere", qualsiasi considerazione degli effetti della spesa pubblica rispetto alla crescita del reddito nazionale, tagliare la spesa pubblica è sempre un vantaggio e condurrebbe allo "sgravio fiscale";
- Premessa 3; non solo la spesa pubblica è un costo, ma essa, nell'immaginario ordo-livoroso (crasi che coglie matrice culturale e effetto manipolatorio indotto) è sempre legata, direttamente o indirettamente ad un illecito. Preferibilmente penale anche se spesso si contrabbanda come tale un (mero) illecito contabile, rilevato dalla Procura della Corte dei conti ...i cittadini non distinguono più bene e il livore parte schiumante!
- Premessa 3; non solo la spesa pubblica è un costo, ma essa, nell'immaginario ordo-livoroso (crasi che coglie matrice culturale e effetto manipolatorio indotto) è sempre legata, direttamente o indirettamente ad un illecito. Preferibilmente penale anche se spesso si contrabbanda come tale un (mero) illecito contabile, rilevato dalla Procura della Corte dei conti ...i cittadini non distinguono più bene e il livore parte schiumante!
Conseguenze esemplificative di tale premessa: le pensioni? O son tutti "falsi invalidi" o sono-, invariabilmente, e specie se superano l'apposito tetto variabile del livore generazionale-, frutto di trasferimenti indebiti di ricchezza.
Gli appalti? Sono tutti truccati e manovrati per gli "amici", anche se poi, gli stessi che formulano l'accusa considerano, chissà perchè, inammissibile che il giudice, competente per Costituzione proprio a verificare la regolarità legale di tali appalti, possa mutare l'esito di queste stesse gare (insomma, quando è il giudice penale a far saltare tutto, erano appalti aggiudicati agli amici della "casta", le varie "cricche"; quando è il giudice della fase di controllo "non patologico-penale" della legalità, stranamente, il controllo stesso danneggia fantomatici "investitori esteri"...)
Gli appalti? Sono tutti truccati e manovrati per gli "amici", anche se poi, gli stessi che formulano l'accusa considerano, chissà perchè, inammissibile che il giudice, competente per Costituzione proprio a verificare la regolarità legale di tali appalti, possa mutare l'esito di queste stesse gare (insomma, quando è il giudice penale a far saltare tutto, erano appalti aggiudicati agli amici della "casta", le varie "cricche"; quando è il giudice della fase di controllo "non patologico-penale" della legalità, stranamente, il controllo stesso danneggia fantomatici "investitori esteri"...)
Valendoci di queste tre premesse, possiamo dare una definizione che si muova, appunto, all'interno della "ideologia" che ha formulato il concetto (ovviamente, neppure adottando questa sistematica "interna" si può pretendere che una definizione astratta sia stata già concepita a livello di "espertoni" mediatici: troppo rischioso, correndosi il rischio di lasciar fuori qualche fenomeno di spesa pubblica che si vorrebbe, all'occorrenza, stigmatizzare).
E dunque.
La casta è la serie di soggetti che si trovano a disporre o a fruire, in termini di erogazione di compensi di pubblico denaro, cioè a carico di ogni forma di bilancio pubblico, ovvero derivanti da regimi di diritto pubblico, di una posizione socio-economica immeritata...in quanto derivante dalla spesa pubblica.
E' una petizione di principio evidente? Cioè una definizione euristica incapace di giustificare e di dimostrare in qualsiasi modo quando tale compenso o regime pubblicistico sia realmente "immeritato"?
Non importa.
La distinzione tra meritevolezza e non, - tra corrispondenza ad una remunerazione economicamente e legittimamente giustificabile o meno-, non può e non "deve" essere fatta: si tratta, come abbiamo visto, di una diretta (ma non enunciata, ci mancherebbe) derivazione dal concetto Malthusiano di consumatore improduttivo.
L'idea è che si tratti, sempre e in ogni caso, di "rendite" come tali sempre abolibili e sanzionabili, in nome di produttività e competitività, che albergherebbero solo nell'impresa privata, di cui si predica la superiorità etica incontestabile, persino di fronte al dato che la maggioranza relativa della "casta elettiva", - quindi il maggior stakeholder delle decisioni pubbliche censurate come "spesapubblicaimproduttiva"-, è composta da soggetti provenienti dalla governance dell'economia privata!
Ma rilevare questo dato, tutto sommato, essenziale, non rientra tra gli scopi mediatico-manipolatori del concetto di "casta": il concetto serve a colpire solo certi tipi di spesa pubblica, evidentemente, e a instaurare un concetto di "politica" che si ferma solo a un ben preciso livello.
Cioè a colpire il livello della politica non funzionale alla doppia verità del liberismo: in altri termini, se il parlamentare o il ministro, cioè il decidente politico, fosse, per dire, un Briatore o un "cummenda", preferibilmente delocalizzatore degli impianti in precedenza situati in Italia, o, meglio ancora, un executive bancario, non è "casta".
Non si sa perchè, ma pur, secondo il caso, fruendo degli stessi compensi e prendendo le stesse decisioni, può e anzi deve considerarsi "legibus anti-castam solutus" e suo dovere è protestare contro lo Stato, il debito pubblico e la spesa pubblica improduttiva. E la casta stessa ("sono un manager e/o un imprenditore "prestato" alla politica, so tutto e capisco tutto, ma mi dovete lasciare carta bianca").
Dunque, la casta, la cui estirpazione è il principale scopo della intera categoria politica del "nuovo", va identificata con quella parte della classe politica (elettiva, ad ogni livello politico-amministrativo, ma non solo) o dei soggetti da essa nominati, che NON siano programmaticamente coinvolti e titolari del processo di privatizzazione degli interessi che dovrebbero, contro il dettato della Costituzione, guidare l'esercizio di ogni pubblica funzione.
Si tratta quindi di estirpare o, secondo il caso, "rieducare", la categoria dei "mediatori" (tendenzialmente "professionali") tra oligarchia liberista e istituzioni (ex)democratiche, in modo da cambiarne la composizione o comunque assicurarsene la totale fedeltà ed efficienza alla pronta realizzazione della privatizzazione oligarchico-affaristica di ogni aspetto dell'azione pubblica (residua).
Questi fini sono ufficialmente esposti come tali da teorizzazioni sia ordoliberiste interne che internazionali che, ancor più incisivamente, €uropee: si tratta di liquidare rapidamente tutte le componenti del consenso e della stessa società che svolgano ancora una funzione di freno alla intera restaurazione del liberismo ordinamentale.
E, nello spiegare il fenomeno, abbiamo così dato una definizione fenomenologica "oggettiva" (quella che i media livorosi non vi daranno mai).
Inutile dire che non difendiamo la casta: contrariamente ai propagatori mediatici del concetto, riteniamo che sia possibile distinguere tra posizioni di rendita politica smodate e parassitarie ed attribuzioni di compensi pubblici aventi titolo legittimo in indispensabili funzioni di pubblico interesse.
E SOPRATTUTTO abbiamo ben presente che le privatizzazioni e le liberalizzazioni, come ben dimostra questa ormai famosa elaborazione di Florio, sono alla base del colossale scambio tra rendite finanziarie e rendite politiche.
Cioè, ed è bene chiarirlo, almeno per chi vuol capire, quello scambio che è posto alla base della stessa creazione della vera e propria casta in senso renditiero-parassitario.
Casta che, quindi, non costituisce affatto il prodotto dello Stato-assistenziale-brutto e del clientelismo-corruzione, ma al contrario, dell'irrompere delle "forme legalizzate" dell'affarismo privatizzato nella gestione del bene pubblico, con il conseguente depotenziamento dell'interesse generale, assorbito in quello privato dei pochi che giustifica la sofferenza dei molti
Orbene questo paradigma è TIPICO DEL PARADIGMA IMPOSTO DALL'UNIONE EUROPEA. E infatti le tecnocrazie della governance UE-UEM non scherzano affatto nei privilegi e negli sprechi di denaro affluente dai tanto detestati bilanci in deficit degli Stati-membri.
Ovviamente, non difenderemmo mai nè la casta intesa dagli ordoliberisti come (mediaticamente) "sacrificabile", nè tantomeno quella "intoccabile" dei tecnici e degli executives istituzionalmente preposti, a partire da BCE e Commissione, alla distruzione degli Stati democratici.
Solo diciamo che, se ponessimo correttamente la questione in termini di rendite, che sottraggono alla efficienza dello stesso sistema produttivo, risorse e profitti, altrimenti destinati a costituire il capitale di investimento in una corretta gestione efficiente del capitale stesso, EMERGEREBBE CHE L'UNICA VERA CASTA, INGIUSTIFICATA E DEL TUTTO INTOCCABILE, E' QUELLA DELLA GOVERNANCE FINANZIARIA, sia nella società italiana che nelle istituzioni europee.
Nessuno ci dice quanto guadagna Weidmann, Lagarde, o un Olli, o altro analogo personaggio intento a dare "lezioncine" di tutto e a tutti.
Ma per "quanto guadagna", intendiamo una traiettoria, un'appartenenza, contraddistinta non solo in termini attuali (relativi alla carica pro-tempore) di percezione di denari sostanzialmente pubblici, ma in termini di potenziale carriera, sempre pronta e assicurata da una PORTA GIREVOLE, all'interno degli organismi finanziari privati dominanti.
Ciò che, nei fatti, ci può cioè dare la misura di quanto valgano, in termini di guadagno economico personale, le decisioni delle istituzioni cui, incidentalmente, costoro appartengono, in una fase -opportunamente delimitata- della loro immensamente remunerativa vita professionale.
Quindi, colpevolizzare la casta e farne il principale obiettivo della revanche livorosa della "nuova politica" - a parte la ben nota irrilevanza della spesa relativa rispetto ai flussi di out-put gap e di recessione indotta dai creditori finanziari ordoliberisti nella loro furia rimodellatrice delle società democratiche- è un'operazione null'altro che "servente", rispetto ai fini ordoliberisti.
E non solo lascia intatta, ma anzi rafforza la "doppia verità" della effettiva concentrazione oligarchica del potere politico-istituzionale, prima ancora che della ricchezza, attualmente in corso. Un verità occultata dietro il manto di un'etica pubblica tutta particolare e alimentata dai media che costruiscono fattoidi e iperconvizioni che nessuno potrà mai estirpare.
Ma naturalmente, questa mia analisi è troppo complessa per essere "metabolizzata".
Siamo in Italia, il regno livoroso dell'autorazzismo.
E si continuerà a considerare la distruzione della casta - e della sottostante gestione pubblica dell'interesse democratico generale- come il fine ultimo di ogni "rinnovamento politico".
Ormai senza neanche badare più se esista una qualche utilità rispetto alla crisi economica che ci sta divorando: un dettaglio e niente più.
Continuiamo così....
"naturalmente, questa mia analisi è troppo complessa per essere "metabolizzata" "
RispondiEliminaNiente affatto! Io sono pressoché certo che sia solo questione di tempo e emergerà chiaro nell' immaginario collettivo che:
"Casta che, quindi, non costituisce affatto il prodotto dello Stato-assistenziale-brutto e del clientelismo-corruzione, ma al contrario, dell'irrompere delle "forme legalizzate" dell'affarismo privatizzato nella gestione del bene pubblico, con il conseguente depotenziamento dell'interesse generale, assorbito in quello privato"
Perché? Perché noi italiani siamo "irridibilmente" sospettosi del potere costituito (come forse non lo è nessun altro popolo al mondo). Ci appecoroniamo al potere costituito ma NON ci fidiamo nella maniera piu' assoluta!
Ora, è vero, che il potere costituito e dominante è oggi occultato dietro innumerevoli "antisistema"/iperprosistema (Rizzo, Grillo, ecc. ecc. che sono in realtà proprio una faccia del potere culturale dominante) ma emergerà...emergerà agli occhi di tutti.
Perché? Boh, perché siam fatti così.
Hai presente "franza o Spagna purché se magna"? Ecco, io da sempre affascinato dalla saggezza popolare, trovo qualcosa di sommamente saggio financo in questo assioma tipicissimamente italico. Da non confondersi con l' odierna FINTA saggezza "diffusa" (finta perché perché instillata dalla gran cassa mediatica) del "Franza o Allemagna purché NUN se magna".
Ecco, noi italiani siamo diffidenti del potere costituito perché lo troviamo comunque lontano; FORESTO. Per ben note vicissitudini storiche. E' un discorso che qualche commentatore su questo blog aveva giustamente considerato tempo addietro per spiegare la straordinaria popolarità -o meglio; efficacia- del dogma liberista "anti Stato" qua in Italia.
Il problema qual'è? E' che purtoppo l' unico che ha esplicitamente -nel corso della nostra storia nazionale- detto: "fidatevi del potere costituito perché non è e non sarà a controllo foresto" è stato Benito da Predappio.
Quindi, affinché gli italiani abbiano la necessaria coesione sociale bisogna che lo Stato venga eliminato ovvero posto a completo controllo di un "vincolo ESTERNO" altrimenti l' unica alternativa è il fascismo (o "fassismo").
Credi she sia una stupidaggine? Pensaci bene. E' il messaggio subliminale cui gli italiani incosciamente sono sottoposti dalla gran cassa mediatica. E' il senso di colpa degli sconfitti (prima da una gurra guerreggiata e poi da una guerra commerciale...truccata, per altro)!
Qualcosa di simile è forse avvenuto anche in Germania, poi..... un giorno d' estate del 2010 accendi la tv e vedi la squadra nazionale tedesca giocare con una "bella" divisa tutta nera in mondovisione....oscuri segni del superamento del senso di colpa degli sconfitti?
Chissà, fattostà che Bagnai secondo me ha ragione ancora una volta nel dire che un giorno tanti italiani rifiuteranno questo senso di colpa degli sconfitti, e aver caricato la molla in direzione forte e contraria per tanto tempo, sarà una colpa che i tanti Stella e Rizzo avranno tutta sul groppone agli occhi di chi vuol vedere.
Troppo complessa per il non-lettore medio di questo blog. Fuori di qui è l'incubo :-)
EliminaNon pensare a qualcuno che, magari più frequentemente di prima, ti dà ragione...in the outer world.
Dimenticano in fretta e ricominciano a pensare che le tasse e la casta e la corruzione...
Quanto a Benitone, diceva che il potere costituito era nazionale e fassista, ma non era vero. Aveva i suoi bei interlocutori bancari internazionali. Liberisti old style. Prima e dopo quota 90.
Quanto al caricamente a molla eccessivo in una direzione e ai suoi effetti socioculturali, non ricordavo quanto detto da Alberto.
Ma ti garantisco che la stessa identica cosa ce la siamo appena detta a cena poco fa con Cesare Pozzi :-)
Oggi ho avuto occasione di chiedere (per l'ennesima volta, ma da un paio d'anni a questa parte apprezzo di più) qualche aneddoto degli anni 30 ai miei nonni ancora al mondo.
Eliminanon della guerra eh? degli anni 30. Beh la realtà di fame e stenti cui la classe lavoratrice era sottoposta era...beh d'accordo l'abbiamo studiato credo tutti ma sentirlo da un familiare....dopo avere aperto gli occhi sul mondo reale (e per questo devo ringraziare questo blog e il suo autore più di ogni altro)....fa tutt'un altro effetto.
Se poi penso anche che Mussolini tutto sommato manteneva un buon consenso popolare....e ha fatto vivere gli italiani per 20 anni in quelle condizioni....
beh purtroppo non possiamo essere così sicuri che sia solo questione di tempo prima del risveglio. il risveglio è senz'altro possibile. ma non è garantito, non è solo questione di tempo e non si tratta di aspettarlo. dovremo lavorare per guadagnarcelo.
A onor del vero, non è che Mussolini "fece vivere" gli italiani in quelle condizioni: queste erano precedenti ed anche peggiori ed essenzialmente dovute al modo in cui si realizzò il processo di unificazione. Il fascismo adottò strategie di propaganda e di coinvolgimento che enfatizzavano semmai dei miglioramenti: certo non a scapito delle oligarchie nazionali (la progressiva innovazione del welfare era fondata su livelli di prestazione semipietistici...ma anche nel resto del mondo occidentale, peraltro).
EliminaMa di facciata il messaggio era che fossero limitate da un partito-Stato forte.
Non aggiungo altro a questa nota storia...
Quindi sì, il risveglio va posto ad una soglia che, per dire, neanche la Grecia, nella sua maggioranza che determina il senso comune, ha ancora toccato: lo attestano fatti socio-politici clamorosi.
In effetti, solo la soglia popolare francese, particolarmente alta, può produrre una reazione imminente; e persino il cortocircuito irrisolto della finanziarizzazione in USA, preannunziando nuove crisi, può anticipare in via esogena un cambio di paradigma.
Fenomeni esogeni, comunque
Beh, certo che gli euroboia ci vanno piano coi francesi, hanno paura della ghigliottina! Con gli itaglioti invece vanno a nozze!
EliminaNonostante il dilagante pessimismo, penso che nel nostro amato paese esistano menti illuminate e la preparazione necessaria per questa sfida, e il tuo blog lo dimostra ampiamente. Perchè non nasce un nuovo soggetto politico in grado di lanciare la "riscossa italiana"?
Non ti basta, pragmaticamente (e allo stato dello sfacelo politico-costituzionale che coinvolge praticamente tutte le forze presenti in parlamento), Riscossa Italiana, così com'è, capace di parlare a tutti gli interlocutori potenziali? :-)
EliminaPer carità, il lavoro che state facendo con Riscossa Italiana è davvero buono ed ammirevole: infatti ho intenzione di iscrivermi all'associazione al più presto.
EliminaPer diffondere questa contro-informazione c'è bisogno di un megafono MOLTO FORTE!
Pardon, mi intrometto e cercherò di essere rapido.
Elimina1 - il vincolo esterno è l'oggetto maligno. c'era una costituzione con tre poteri bilanciati, se ne è inserito in quel modo un quarto (quello finanziario - ma possiamo anche più semplicemente dire: del denaro) che ha squilibrato, sbarellato il tutto. "il denaro è tutto", e così in un sol colpo passammo dagli eskimo e dai capelli lunghi, agli yuppies. chi se lo ricorda? tutto d'un botto. segno dei tempi? no, segno della nuova tendenza...
2 - bagnai ha ragione. ma anche un po', mi dice la storia della mia terra meridionale, non ne ha. nel senso che la sua previsione è giusta, a mio vedere, ma si scontrerà per decenni, come la storia del Sud ci dice con una autoconvizione che nasce dalla non voglia di affrontare "il mostro che è dentro di me": mi convinco - cioè - che sì, sono brutto sporco e cattivo, piuttosto che andare a trovare il coraggio di ribellarmi. pensate ai borbonici che c'erano 40 anni fa e a quelli che ci sono adesso in giro. ce n'è voluto di tempo per prendere consapevolezza di una serie di dati storici (tralasciando quali sono le conseguenze che se ne traggono, poiché una cosa è urlare alla secessione, altra fare la giusta diagnosi per avere la giusta cura...)
3 - La colpa più grande del Duce (come se non ne avesse già abbastanza assegnategli dalla Storia) è quella di avere... unificato l'Italia. di avere, voglio dire - e spero di riuscire a spiegarmi - con un colpo di spugna abolito le differenze, di avere deciso che i vari problemi locali, o le varie culture o tradizioni, ecc. in qualche modo non esistessero o fossero secondari di fronte all'idea di nazione-una. per far questo, per tale salto, infatti, è dovuto andare a recuperare la precedente unità (centralistissima): il romano impero. Ha in tal modo aggirato un problema che in questo paese esiste e con il quale nessuno, consapevolmente, pare mai abbia voluto fare i conti: la Nazione Italia non esiste, se non considerandola come un insieme di popoli con tante tradizioni e culture. Forse inconsapevolmente, lo hanno fatto solo i governi (e le opposizioni) repubblicane dal 48 al 78, usando il concetto di mediazione accoppiato a quello di compromesso (non casualmente due termini, sopra tutto il secondo, cui si dà, da 30 anni a questa parte solo accezione negativa, mentre credo fossero una risorsa...). Forse quei governi lo facevano solo per reazione alle modalità fasciste? non lo so, ma certo mussolini, con quel suo concetto di nazione, rallentò, e occultò, un processo di presa di coscienza che era e a mio parere resta necessario.
Chi, infatti, mi chiedo, coscientemente, ha mai voluto porsi alla guida di questa Nazione, volendo fare seriamente i conti con il suo essere una non-nazione, gli Italiani un non-popolo. chi ha mai avuto il coraggio di prendere davvero il toro per le corna?
Mah...
Sull'essere gli italiani una non-Nazione esistono varie versioni storiche e ideologiche, se vogliamo essere obiettivi.
EliminaDal momento in cui consideri i rapporti di produzione e di "classe", in effetti, il problema antropologico-culturale diviene molto meno importante.
Le tradizioni e le identità, come già detto in altra sede di commenti, sono in generale un coagulante "contro", tra persone che, altrimenti, prive di questo riferimento negativo, si detesterebbero localmente tra di loro.
In linea di principio, nella enfatizzazione delle "culture e tradizioni" vedo un irresistibile conservatorismo restauratore, con la mitizzazione di identità che partono (compiaciute) dalla cucina e già si contraddicono, perchè invece, la realtà sociale previgente diffusa,- e peraltro comune ai mulini del Po come alle risaie come ai polentoni pellagrosi, come ai braccianti delle campagne regalate dall'occupante piemontese ai massari protomafiosi-, era la fame.
Se si guarda all'epoca altomedievale longobarda, l'unità culturale italiana era molto più salda di quanto non viene accreditato oggi.
Lo stesso si può dire, senza paradossi, dell'epoca rinascimentale, come comprovò Borgia, il Valentino, tradito da un'aspirazione più grande della sua genesi a trazione papale. I comandanti parlavano la stessa lingua, avevano comuni infiltrazioni umanistiche, l'arte circolava unificante e ben compresa come sistema di propaganda politico-commerciale...ma non si ritrovò mai un accordo efficiente per via del, ben noto, universalismo del papato che, da un certo punto in poi, divenne una convenienza per i sovrani esteri che ne erano legittimati.
E questo aspetto del papato come presidio di interessi esteri prevalenti, coincidenti con la propria realtà statale ma in conflitto di interessi con l'affermazione incomkpatibile della identità italiana, proseguì, con tutta evidenza, fino alla...breccia di Porta Pia.
Questo è un punto, storico e strutturale,- coinvolgente l'assetto intero dell'Europa, e che ha sempre pesato sull'Italia, l'agognato giardino delle meraviglie, fino alla stessa Westfalia-, che viene troppo trascurato. Il XVI e il XVII secolo non sono così lontani.
In essi, troviamo ancora molte delle radici attuali del presente...
OT ma non troppo. 10 minuti con Dominick Salvatore https://www.youtube.com/watch?v=IOEYm0Dk-y8
RispondiElimina"perchè l'Italia deve essere virtuosa in recessione? deve smetterla di guardare i parametri!... la cura per la recessione è la politica fiscale espansiva... l'Italia deve sforare!" 1:11:00
a 1:17:50 Dominick è già così incavolato con la Germania&collaborazionisti ("Italia debole") che in pratica si fa buttare fuori dall'euro.
Pure questa non è male "ogni volta che l'Italia ha a che fare coi tedeschi ci perde" (intorno a 1:13:00)
Anche l'episodio di "io e Dornbush in Banca d'Italia nel 92" e i 50 miliardi di dollari persi da Ciampi è gustoso
Si vede che non si capacita dell'assurdo e ottuso atteggiamento autorazzista dei governi euristi.
Se ti capita devi spiegargli un paio di cosette che gli sfuggono... credo che apprezzerebbe.
Ma sarebbe ottimo che entrasse anche lui nel mondo del "facciamoci buttare fuori!". Sai, prima di ciò quante mosse antiordoliberiste e pro-crescita si potrebbero adottare! Ma è tutto un discorso che rimane nell'ambito di una nicchia consapevole come una specie rara.
EliminaMagari servirà per una ri-costituente. E' un lavoro "sporco" (considerando i retaggi tossici del regime che rimarrebbero in circolazione), ma qualcuno dovrà pur farlo. Sperando che non prevalga il corollario di Peter anche in tale "estrema" evenienza...
"Ma quel grafico è probabilmente sbagliato! ... i dati non sono corretti .. vedete che tra le fonti c'è la Ragioneria Generale dello Stato... e quindi un importante settore della Casta ..!" ..
RispondiEliminaNon mi stupirei affatto se mi si obiettasse con questa bischerata... la gente è ormai imbevuta delle verità ordoliberiste..
Complimenti per l'ottimo lavoro.
Carissimi, vi sfugge proprio la questione: siete evidentemente sbalestrati se non beffati.
RispondiEliminaNon capite che è tutto un inganno? La colpa non è dell'eurocrazia o di questi pseudo-stati sovrani! La colpa è del mercato!
Ma vi devo dire tutto?
Ci vuole più europa!
Si vede cha avete a che far poco con gli Spinelli....
Io sono coerente, e da buona keynesiana vi posso dire che aveva ragione Margareth Thatcher: «socialismo significa andare a scrocco con i soldi degli altri»
Il problema è il "mercato" ma sono gli stati nazione che hanno fatto proprio l'ordoliberismo nei loro mercanteggiamenti: quindi il problema sono il rigore della Germania ordoliberista, quella di Röpke che se la prendeva con quei nazionalsocialisti di Beveridge e Roosevelt. Quindi la colpa è della Germania che non vuole condividere i debiti come si fece quando ci fu il passaggio americano da confederazione a federazione.
Ma è colpa anche della Francia, che ci prende in giro.
Capito?
Bisogna essere socialisti e liberali, per la Costituzione ma rinunciare alla sovranità, contro l'ordo-rigorismo ma tenersi l'euro, keynesiani ma liberisti.
Basta con i comportamenti parassitari, Beveridge è pure lui colpevole, visto che ha promosso la sicurezza sociale con il socialismo invece che con il liberismo: infatto «per Ernesto Rossi, liberale, occorre fare in modo che tale intervento [welfare, ndr] non si trasformi in assistenzialismo; occorre quindi che sia ridotta al minimo la burocrazia e che siano contrastati i comportamenti parassitari che porterebbero a far pagare a tutta la collettività i privilegi di qualcuno».
Il problema è sì il mercato, ma il problema è lo stato-nazione (e la Germania), infatti Altiero al confino ci ricordava che:
«Sono servitori dello stato, che stabilisce quali debbano essere i loro fini, e come volontà dello stato viene senz'altro assunta la volontà di coloro che detengono il potere. Gli uomini non sono più soggetti di diritto, ma, gerarchicamente disposti, sono tenuti ad ubbidire senza discutere alle autorità superiori che culminano in un capo debitamente divinizzato. Il regime delle caste rinasce prepotente dalle sue stesse ceneri. Questa reazionaria civiltà totalitaria, dopo aver trionfato in una serie di paesi, ha infine trovato nella Germania nazista la potenza che si è ritenuta capace di trarne le ultime conseguenze.»
Siete i primi ad essere corrotti!, mancate di moralità e civismo! Per questo fate queste analisi mistificatorie.
Quel moderato di Einaudi ci ricorda, infatti che il liberismo non è una dottrina economica ma, invece, una tesi morale.
Firmato:
Barbara e i latomistici sarti di grembiulini rossi. In caso di mattanza.
(La colpa è dei liberali conservatori, non è nostra che siamo fognatori asessuati)
Per abitudine, per professione, ed anche un po' per natura, sono uso osservare le parole.
RispondiEliminaProprio qualche giorno fa, pensavo a quel felice attacco di Felice Romani che, o per cultura, o per piacere, o per... pubblicità (:-) ) un po' tutti conosciamo: "Casta diva".
Ecco, ho pensato, è curioso come cambi il senso che attribuiamo alle parole: casta, indica qualcosa di puro, di lindo, di incontaminato, di candido... e casta era la luna, o la donna...
Poi arrivano Stella & Rizzo... e da quel momento, si accettano scommesse, al sentire la parola quanti pensano prima al candore e quanti prima al fetore?
consapevole o inconsapevole, la prima manipolazione è nelle parole, per alcuni aspetti è insita nella loro natura, nella loro caducità, nella loro imperfezione...
Il problema, a un certo punto, è capi' chi ce marcia co st'impiastramento dei significati. :-)
Piede in due staffe in vista del 25 luglio, o timido emergere di una consapevolezza?
RispondiEliminaFatto sta che almeno "il Fatto", stia cominciando in maniera più esplicita a denunciare l'involuzione autoritaria, ed oggi, si legge anche questo:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/07/17/crisi-sei-povero-calma-la-riforma-del-senato-e-quasi-pronta/1063031/
Robetta, se non robaccia, retorica, senza menzionare l'euro e i parametri fiscali UEM. Già vista, trita, sentita, tardiva e genericissima enfasi reotrica per dimostrare una vuota attenzione oltre la cattiva coscienza dell'eurostrabismo e dell'ignoranza economica più assoluta e priva di assunzione di responsabilità verso le cause della crisi...
EliminaChe dire? Dal fatto può arrivare solo ordoliberismo cosmetico al massimo grado.
E rivendicazioni, altrettanto tardive e vane, della democrazia come metodo, rinunciando a difenderne il sistema dei valori...contro l'€uropa dei liberisti sfrenati in odore di liquidazione finale della facciata (a prescindere, benienteso, dalle riforme costituzionali nostrane, intendo)
scusi la domanda ma nei discorsi che cerco di fare tra le persone che conosco a proposito della casta, come rispondo all'obiezione che il fiscal compact è la conseguenza delle ruberie della casta? mi indica per favore gli articoli da leggere per ribattere a i miei interlocutori e cercare di uscire dall'incubo?
RispondiEliminaNon c'è alcuna relazione tra "ruberie della casta" e fiscal compact. La prova dovrebbe incombere a chi afferma una simile cazzata.
EliminaFiscal compact realizza correzione gold standard su tutti i paesi UEM inclusi quelli additati come "virtuosi esempi" di spesa e debito pubblico/PIL. Serve cioè a correggere per via fiscale squilibri commerciali privati determinati dalla moneta unica.
Qui se n'è parlato in molte occasioni. E in fondo anche in questo post (parte finale)
Quello che mi chiedo è quando il Pci è passato dalla lotta al capitale alla difesa della finanza europea e nostrana (ma solo quella allineata alla grande macchina da guerra) dell'attuale PD? immagino che sia avvenuto col crollo del muro e dell'urss che ha smesso di foraggiarli... E d'altronde nn c'è da meravigliarsi, hanno sempre lottato contro l'idea di nazione e di tutela degli interessi nazionali a favore del "Partito" i cui interessi sono prioritari su tutto! E oggi ne vediamo bene i risultati...ovvio che nn ci sarebbero mai riusciti senza altrettanti "collaborazionisti" a dx (anche se convengo che oggi siamo ben oltre a dx e sx, ma x semplicità parlo di dx o quel che ne resta). Caro prof, mi perdoni se il mio post è un pò terra terra, ma nn ho grande formazione economica o finanziaria, apprezzo sempre i suoi articoli che sono x me sempre grande spunto di riflessione ma ogni volta arrivo cmq sempre alla stessa conclusione ossia che il PD è con annessi e connessi il principale responsabile dello sfascio che stanno perpetrando impuniti... E allora il mio timore (x me confermato dal 40,8% ottenuto dal Pd) è che concentrando l'attenzione sulla lotta al capitale e all'ordoliberismo (che condivido) la "massa" "de sinistra" (x capirci) un pò ignorante come me finisca x assolvere il Pd e ad identificarlo ingenuamente come il solo che possa portarci fuori dal guado, consegnandosi (ci) mani e piedi legati inconsapevolmente al ns aguzzino: eurss! Grazie cmq x il grande lavoro che state facendo!
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