domenica 20 luglio 2014

IL "FARE" PER DRAGHI: TRA RENZI ED ANGELINO (La prova finale)

 2-tavolo

Lo potevate immaginare. 
Ora, nel corso dei mesi, con numerosi post, abbiamo più volte visto che Draghi considera le riforme essenzialmente come qualcosa che si connette al mercato del lavoro: la crisi, che viene considerata una fase necessaria di recessione e decrescita "ristrutturante", è concepita dunque come una congiuntura tutto sommato favorevole, volta esclusivamente a riconquistare la competitività.
Quest'ultima, connessa ad una crescita concepita in termini di solo export, ottenibile mediante il mantra della deflazione salariale, è sospinta dalla pura ipotesi neo-classica che solo la rigidità verso il basso dei livelli salariali impedisce il ripristino della piena occupazione e che, perciò, la flessibiiltà salariale, indotta dalla opportuna dilagante disoccupazione, è in fondo la vera e unica grande riforma da operare.


Tutto il resto sono chiacchiere, tergiversare su epifenomeni, o questioni di "distrazioni di massa".
L'euro, consolidato come dogma al centro della incontestabile costruzione europea, oggi più che mai, riporta al centro la sua schiacciante forza riplasmatrice della società italiana.
Una forza che politicamente pare essere ormai coronata da successo, circondata da un consenso così solido e trasversale all'intero substrato sociale, che ci si attende ormai la soluzione finale come un compitino di maturità essenziale per laureare il portatore "carismatico" individuato dai media per il consolidamento del nuovo "ordine"
L'ordoliberismo come religione o imperativo morale.

Lo diceva a proposito dell'OMT; ma quest'ultima, per quanto acciaccata dai contraccolpi del potere germanico, si proponeva solo come occasione to make THE point: cioè, come pretesto che valeva, ieri come oggi, a fissare ogni possibile obiettivo di residua sovranità "controllata" italiana. Tralasciando, senza alcuna remora o finzione, la "facciata cooperativa dell'euro" e dei trattati. Una scusa barbina, che, venuti al sodo, dei rapporti di forza ormai instaurati, può essere dismessa senza alcun timore di reazione democratica connessa all'art.11 Cost. e a residuati senza senso come gli stessi principi fondamentali della Costituzione.

Rivediamo la fissazione definitiva del quadro della sovranità italiana (se così la si volesse ancora chiamare) secondo Draghi:
"L'OMT, ha insistito, non consentirà ai governi di rilassarsi, in quanto devono concordare delle riforme in cambio del supporto della BCE:
"Essi possono o fare le riforme "senza" l'OMT e trattenere la sovranità economica o possono riformare "con" l'OMT ma rinunciare "a parte" della loro sovranità economica. In ogni modo, dovranno perseverare negli sforzi di riforma"
Ha anche negato che ciò possa minare l'indipendenza della BCE, o che il costo del prestito nell'eurozona sia troppo strettamente condizionato, poichè gli investitori potrebbero ancora stimare che un paese sia più a rischio di  un altro..
Infine Draghi ha avvertito che l'OMT non può indirizzarsi a risolvere il maggior problema dell'eurozona, la disoccupazione record.
E ha spiegato:
"Costantemente, e specialmente nell'attuale situazione, il bisogno di parlamenti e governi di fare le riforme non sorge tanto dal mercato obbligazionario sovrano, ma dalle condizioni drammatiche del mercato del lavoro.
Sfortunatamente (!!!), milioni di disoccupati sono una spinta molto maggiore dei tassi sul debito sovrano. E sfortunatamente, OMT non hanno quasi alcun effetto sulle fonti di creazione dell'occupazione".
DUNQUE LA RIFORMA DEL MERCATO DEL LAVORO COME CURA ALLA DISOCCUPAZIONE.
inflazione disoccupazione senza linee

Per una conferma, di come questo processo di svuotamento culturale, prima ancora che giuridico-politico-costituzionale, sia praticamente giunto a compimento, vi riporto un significativo brano di un'intervista appena rilasciata da Angelino Alfano. Che trovate, nel passaggio sotto riportato, alla pag.3 del Il Messaggero di oggi.
Essa contiene in sè tutta la (inconscia? Comunque travolgente) potenza di condizionamento del "vincolo esterno", così come appunto fissato nella sua avanzata finale dalla insistenza di Draghi.
Al netto delle velleità consuete, buttate là per una stampa senza memoria, ci restituisce la misura di ciò che è il "fare", ultimo ed essenziale, che ci si aspetta da Renzi. 
Abbiamo cioè la radiografia programmatica e imperativa dell'impatto dell'ordoliberismo nella sua capacità di ripristinare la fede incrollabile nella versione neo-classica della correzione dei cicli economici: la legge di Say, considerata, senza alcuna remora scientifico-economica, a persistente e universale validità; la conseguente necessità di agire solo sul lato dell'offerta, con l'illusione che l'unico ostacolo al sorgere di nuove imprese e al blocco degli investimenti sia la "burocrazia" e quindi lo Stato, la convinzione incrollabile, trasmessa e infusa in tutte le forze politiche comunque impegnate al governo negli ultimi 20 anni, che il mercato del lavoro-merce sia la soluzione senza se e senza ma:
Dice Alfano:
"Abbiamo tre obiettivi. 
1.Uno choc fiscale per le famiglie, con sostegno ai nuclei numerosi per ridurre l'ormai insostenibile pressione fiscale e rilanciare i consumi interni" E qui riemerge per necessità che, non essendo neppur lontanamente messa in discussione che l'azione fiscale si debba svolgere in pareggio di bilancio, ci troviamo di fronte alla solita promessa di tagli corrispondenti alla spesa pubblica, senza saper poi individuare dove effettuarli e finendo per fare ulteriore illusione finanziaria su inevitabili nuovi tributi.
2. "Eliminazione dell'art.18 per favorire le assunzioni". E qui non c'è che dire: il lavoro-merce e la teoria della piena occupazione neo-classica, saltando 70 anni di teorie economiche che risolsero la crisi del '29, e che oggi vengono a piè pari ignorate, mostra la enorme influenza di Draghi.
3. "Rivoluzione burocratica: ora basta con permessi e autorizzazioni. Se la legge ti permette una cosa, puoi farla...Lo Stato se vuole, ti vegna a controllare dopo, intanto tu cominci.
Con queste tre mosse l'Italia può ripartire". Si tratta di cose già introdotte per legge da un pezzo, ma che si ama ripetere per forza di inerzia, dimenticandosi quanto già inutilmente fatto finora.

Il bello è che, nell'assenza totale di risorse culturali, e nell'incrollabile fede nella "sovrastante" leadership illuminata di Draghi, ci credono pure.

6 commenti:

  1. In un recente post di Bagnai si richiamava la puntata di "L'ultima parola" in cui si erano incontrati lui, Fassina e Tremonti. Quest'ultimo in quell'occasione, come poi in diverse altre, parlò di "colpo di stato" compiuto da Draghi nei confronti del governo italiano.
    A parte il fatto che Tremonti ne parla a funerali (ampiamente) avvenuti, mi chiedo se Draghi, in quell'occasione e secondo i trattati, abbia fatto uso di poteri di cui non disponeva o abbia mancato a doveri a cui era tenuto.
    Se la risposta è no, allora forse siamo nella situazione in cui una cortese impiegata ti dice "guardi l'articolo 131, comma due... LEI HA FRMATO IL CONTRATTO. Buongiorno."
    Quindi Tremonti ha ragione se dice che Draghi ha prevaricato la democrazia "come ce la immaginiamo", ma dovrebbe anche ammettere che il significato di "democrazia" è cambiato, è GIA' stato ridefinito dai trattati europei.
    E qui cade perfettamente l'articolo di Scalfari in cui due vecchi amici, lui e Draghi, parlano con un sorriso tollerante di Renzi, che può fare quello che deve o può venire rimosso al prossimo giro: tanto la democrazia in Europa è stata "perfezionata" e si tratta solo di farlo capire ai cittadini italiani.

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    1. Hai ragione a distinguere: la modifica della sostanza della democrazia, o meglio la sua disattivazione, è anteriore alla questione dell'estate 2011, quando tutti i presupposti di una disattivazione che non avrebbe più incontrato resistenze si erano già verificati.
      Da lungo tempo.
      Certo la formalizzazione coram populo e media acclamanti (fate presto!) di questa disattivazione strisciante (a effetto cumulato da 20 anni) è stata ampiamente agevolata dalla fusione tra aspetti "morali" legati alla congiuntura politica del tempo e istituzione di una fantomatica connessione tra problemi dell'euro e corruzione-eccesso di spesa pubblica italiana.

      La cosa in fondo clamorosa è che, aperte le cateratte del cedimento strutturale della democrazia costituzionale, la rassegnazione diffusa sconfina ormai nella complicità attiva di una pubblica opinione praticamente ipnotizzata dallo spettacolo di se stessa in stato di asservimento a interessi non nazionali...

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  2. Allucinazioni renziane........

    http://economia.repubblica.it/news/Renzi:-+1-di-pil-entro-fine-anno-Eni-nostro-centravanti/4523641

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  3. Penso che Alfano abbia voluto difendere la propria identità centrista ora che il PD è diventato a tutti gli effetti un partito di centro: l'art.18 è un punto importante della politica del centro destra da sempre, fu tralasciato ai tempi di Cofferati perchè la CGIL funzionava ancora, ma con Monti tornarono alla carica e con Renzi ci riusciranno.
    La flessibilità in uscita avrebbe indubbiamente grossi vantaggi per le aziende: azzeramento delle vertenze e abbassamento della età media della forza lavoro. Un giovane ha un livello minimo salariale più basso di un over 40: a volte può contare sulla famiglia, è più spesso single, è disponibile alla coabitazione . E diminuiremmo quell' odioso tasso di disoccupazione giovanile. Al resto penserà la Caritas...

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    1. Che queste siano le intenzioni e la consapevolezza politico-economica (per così dire) sottostanti a questa bizzarra teoria di riforma del mercato del lavoro, è del tutto scontato.
      Che poi, in una crisi da domanda innnescata da correzione fiscale di squilibri da livello del cambio, ciò corrisponda solo a un velleitario suicidio industriale italiano, è altrettanto oggetto di ostinata incomprensione mediatica e politica.

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    2. Più che di incomprensione parlerei di rinuncia a gestire l'economia: ormai è chiaro prima di tutto alla nostra classe politica che la leva economica è fuori dal suo controllo, a parte l'esecuzione degli ordini UE (riduzione della spesa pubblica e dei redditi da lavoro dipendente).
      Ci sarebbe da parlare del rapporto tra gli intellettuali (in questo caso gli economisti) e il potere: vale effettivamente la pena per Padoan di finire nella pattumiera della storia per 2/3 anni di vicinanza al potere, sapendo già dall'inizio che ci finirà ?

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