sabato 19 aprile 2014

"DIETRO LE QUINTE" : I "SOCIALMENTE IRRESPONSABILI" E L'ITALIA IN TESTA AL GRUPPO (del "più miseria per tutti").

 

Un articolo sul "The National" ci spiega che la stabilità dei prezzi del petrolio degli ultimi due anni, connessa al mutamento dell'approvviggionamento energetico intrapreso nella maggior parte dei paesi e dei settori produttivi e alla stessa incertezza dell'andamento della produzione industriale mondiale,  non promette nulla di buono. E questo perchè troppi investitori sono coinvolti in aspettative di crescita del prezzo del petrolio in base ai contratti stipulati nello stesso periodo.
Questa stabilità, si chiede l'articolo, è una cosa "normale"?
L'analista di Reuters, Kemp, avverte di non contarci. E prosegue citando il lavoro di "un economista un tempo oscuro, Hyman Minsky, le cui visioni sulla stabilità del mercato stanno diventando ora "mainstream".
Capite cosa ci dice Reuters? La rivincita di Minsky, di fronte ad un capitalismo finanziario che non ha più un "escape gateway" per la prossima crisi innescata da una bolla sempre più annunziata.

Nato nel 1919, Minsky era in origine un matematico, che si convertì all'economica guadagnando un Ph.D a Harvard. Forse come risultato dell'essere cresciuto durante la Grande Depressione, la sua carriera si focalizzò sulla comprensione de movimenti del mercato e sulle crisi finanziarie.
La causa di questi fenomeni di devastazione dell'economia sono al centro di accese dispute, non ultimo perchè paiono situati fuori della portata della teoria economica.
Il recente premio Nobel Eugene Fama, dell'Università di Chicago, sottolinea che gli economisti ancora litigano sulle cause della Grande Depressione, affermando "L'economia non è molto brava nello spiegare i cambiamenti di segno dell'attività economica".

Minsky decise comunque di cimentarsi ed elaborò una teoria che può sinstetizzarsi nella frase "la stabilità è destabilizzante".
La sua asserzione fondamentale, prosegue Kemp, è alquanto semplice e preoccupante. Secondo la teoria economica standard i mercati sono sostanzialmente "solidi" a meno che non siano colpiti da shock inattesi,
Il mercato del petrolio rientra in questa ipotesi, Nel 1973, la guerra arabo-israeliana innescò un quadruplicarsi del prezzo, provocando un terremoto economico globale.
Ma secondo Minsky,  i mercati sono ben capaci di provocare da soli le proprie crisi. Esse sorgono attraverso le azioni di ciò che guida i mercati: la psicologia umana.
Dopo alcuni anni di stabilità, i mercati acquistano la reputazione di essere stabili fino alla noia. Questo porta all'emersione di comportamenti "rischiosi", e all'uso di più indebitamento e effetto leva,  per trarre il massimo profitto dalla apparente crescita infinita del mercato.
Alla fine, il mercato raggiunge uno stato in cui solo la credenza continuativa nella sua ascesa può giustificare la stessa, e il rischio assunto ignora totalmente la possibilità che possa accadere qualcos'altro.
Alla luce di tale irrazionalità, qualsiasi timore può causare il risveglio del mercato dalla sua illusione e il suo crash, con risultati devastanti.
Minsky mostrò come i mercati si sono ripetutamente fatti "esplodere" in questo modo, con esempi storici come la famosa Bolla del Mare del Sud e quella di Wall Street della sua infanzia.
Rammentiamo che una bolla sui derivati del settore petrolifero, in questo momento, avrebbe un effetto di crisi di liquidità-insolvenza che, innescandosi su una situazione di mai recuperato livello di occupazione, retaggio della crisi del 2008, innescherebbe un blocco dell'intera economia "reale" mondiale, che già non gode di particolare salute: e questo dalla Cina al resto dei Brics, per terminare all'UEM della stagnazione "quasi-in-deflazione", programmata in una folle correzione gold-standard, cioè depressiva della domanda interna di lunga durata.



A dimostrazione che il mondo -ove siano presenti tracce di vita intelligente- si debba preoccupare oggi di eccessivo livello di disoccupazione e di tasso di inflazione troppo ridotto, proprio per essere in grado di assorbire, senza una devastazione di proporzioni "tsunami", la nuova esplosione di una bolla finanziaria, va dunque letta "controluce" l'ultima dichiarazione della presidente della FED Janet Yellen.
Non si tratta solo della preservazione della stabilità sociale - il bene più prezioso della comunità umana nelle moderne organizzazioni democratiche (più o meno)- in termini di potenziale dei fattori oggi in campo. 
Si tratta della stessa preservazione, ancor più drammatica, in vista della pericolosità esplosiva dei comportamenti dei mercati, - cioè, come spiega Galbraith, degli imprenditori finanziari, che poi coincidono con a.d.-executives, che pretendono di essere socialmente irresponsabili
E dunque: Janet Yellen, questo mercoledì, nel suo secondo discorso ufficiale dopo la successione a Ben Bernanke,  ha detto che la FED continuetà a tenere il tasso di interesse vicino allo zero per tutto il tempo che occorre a raggiungere il target di occupazione e inflazione fissato dalla banca centrale.
Sempre un commentatore di Reuters, Feliz Salmon (sembrano parecchio preoccupati di questi tempi!), ha chiosato:
"Sono sollevato che sia preoccupata di ciò perchè c'è una grande trascuratezza sul mercato del lavoro...L'inflazione opera come un lubrificante dell'economia. Se sai che i prezzi domani saliranno, spenderai oggi i tuoi soldi. E ti esalterai dei prezzi che salgono e di fare più soldi in futuro. E' strano, ma vero, che a un modesto livello di inflazione sia una cosa buona sia per l'economia che per l'occupazione".

Ora, tutto questo in €uropa non l'hanno minimamente capito: il super-euro e un tasso di inflazione allarmante, per la sua quasi scomparsa, non preoccupano seriamente nessuno, meno che mai il nostro governo che pare, su mercato del lavoro e politiche di spesa, ancorato alla più bieca tradizione deflazionista
E mentre Draghi ventila inutilissimi palliativi di intervento monetario, diretti comunque al settore finanziario privato - cioè alla stabilità finanziaria che nutre il rientro in termini reali del credito (in azzardo), e non modifica l'andamento dell'economia produttiva- si continuano a considerare irrinunciabili le riforme strutturali deflattive del lavoro (addirittura, in Italia, bacchettati perchè non ne abbiamo ancora abbastanza inasprito instabilità e capacità deflattiva interna).
Insomma, siamo praticamente in una situazione opposta a quella degli anni '70, e con fondamentali di scenario praticamente invertiti, ma "Essi" continuano a praticare la cara vecchia forma neo-liberista distruttrice del livello di occupazione e della "inflazione", imperterriti (e ansiosi di realizzare il "meraviglioso mondo di von Hayek"); e infatti siamo governati dalle banche centrali indipendenti, ringhianti contro pericoli immaginari.
Il suicidio collettivo continua. 
E l'Italia è in testa al gruppo. Ma non potrà vincere altro che "più miseria per tutti". 
Governati come siamo, dietro le quinte, ma non troppo, dagli stessi executives del settore finanziario, socialmente irresponsabili.

34 commenti:

  1. Complimenti per l'articolo, davvero stimolante. Come tutti gli altri di questo coraggiosissimo blog.

    Se accettiamo il modello di Minsky non possiamo non giungere alla conclusione che, per stabilizzare sistema, sia necessario imporre un forte controllo pubblico sui mercati finanziari al fine di contenere le inevitabili oscillazioni del ciclo finanziario all'interno di una "banda" socialmente sostenibile. Il punto è: COME realizzare/imporre questo controllo, oggi ?

    Allego qualche mio ragionamento, sul tema:

    http://piazzaverdi.blogspot.it/2012/09/un-modellino-per-cercare-di-capire.html

    http://piazzaverdi.blogspot.it/2012/09/the-minsky-automata.html

    Sandro.

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  2. Vorrei far notare che Draghi ha parlato del fatto che si; effettivamente hanno sottovalutato il rischio deflazione CHE SAREBBE CAUSATO DAL CALO DEI PREZZI DEL PETROLIO.

    Ci stanno prendendo troppo per le natiche, ma la gente ormai lo ha capito che c'è la (quasi) deflazione per il banale motivo che non c'è il becco di un quattrino nell' economia reale. Insomma è chiarissimo a tutti (o quasi) che ci stanno prendendo per il cuculo. Dove non arrivarono le teste arrivano le pance (vuote).

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    1. "La gente ha capito"? Marco, stai troppo "tra di noi", oppure vivi in un'area anomala.
      Non è che non c'è un becco di un quattrino, è che ce li tolgono per la "competitività" mediante i vincoli fiscali e adesso stanno intensificando. Se la gente avesse capito, staremmo un pzzo avanti...invece :-)

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  3. Sempre illuminante e nel contempo....disperante,.
    perche' io non penso che la "gente abbia capito". Perchè per iniziare a comprendere è necessaria la mente libera e un desiderio di grattare oltre la superficie e volere andare oltre e cercare riscontri, risposte , indipendentemente dal fatto che cio' comporti isolamento( come minimo) sotto ogni profilo....... Ma forse non faccio testo , proprio perchè qui nella mia città - e da queste zone - e non da ora- vengono catapultati sulla scena nazionale dei campionissimi dell........ORDOLIBERISMO. ( da questo blog ho saputo dare un nome ben preciso a certe situazioni che non riuscivo ad inquadrare). Forse pero' altrove non è cosi'. Non saprei. Buona Pasqua e grazie ancora.

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    1. Temo che sia così dappertutto...Almeno per ora (poi assisteremo a cambi di casacca in velocità; speriamo non troppo tardi).
      Buona Pasqua a te!

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    2. Allora, intanto auguri a te, Luciano e a tutti i lettori del blog.

      Forse sono troppo ottimista? Puo' darsi, anzi, è probabile.

      MA

      Pensate a un anno fa, a due anni , a tre anni fa. Parlo di un tempo in cui gli onniscienti tecnocrati europei erano universalmente riconosciuti come tali, e di un tempo in cui solo dubitare della infallibilità dell' euro e delle politiche euro-liberiste era come bestemmiare in chiesa. Solo per fare un paio di esempi che descrivono bene come l' aria sia -o stia- cambiando, solo per descrivere che è sempre piu' diffusa (in modo sempre piu' rapido e travolgente) l' impressione presso un pubblico in crescita esponenziale, che gli eurocrati , i "prestigiosi" giornalisti , gli economisti della televisione, ecc. ecc. CI STIANO E CI ABBIANO RACCONTANDO UN SACCO DI CAZZATE.

      Una cosa importante che, credo abbiamo assimilato, noi lettori di questo e altri blog, non è tanto la cifra assoluta, ma la tendenza.......

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    3. Tenderei anch'io ad essere d'accordo con Bargazzino. Si percepisce sempre più la nudità del re, che sta reclutando anche le seconde linee per difendere l'indifendibile. Sono rimasto molto colpito, al convegno di Asimmetrie, nel constatare che vi erano 450 persone paganti, in questo momento di scarsa opulenza (d'altronde, eri presente anche tu). E' chiaro che, mettendo insieme tutto, stiamo parlando di una minoranza, se si parla di votanti, ma non se si parla di "influencer". E' chiaro che senza accesso al mainstream, è tutto più difficile, ma è anche chiaro che il mainstream è sempre meno " main", e lo stream si sta diffondendo (o disperdendo) in mille rivoli. Io credo ce siamo vicini ad uno di quei "trigger points" che innescano cambiamenti di stato non lineari. La consapevolezza e la lettura dei fatti in prospettiva storica, ma anche dell' evulozione delle correnti carsiche che portano ad una Weltanshauung totalitaria (nel senso di pensiero unico, non di totalitarismo fattuale: alla Bernays, non alla Stalin, per capirci), consente, senza dubbio, un certo vantaggio, se non sui burattinai, quantomeno sui burattini (e, ad un certo livello di consapevolezza, credo anche sui burattinai).
      Detto questo, anch'io non credo che sarà facile dare una forma organizzata a tutto questo ma, senza dubbio, lo è più di due o tre anni fa.
      Buona Pasqua

      PS. Come esempio (OT) di Pop applicato, visto che in questi giorni, vent'anni fa, si perpetrava il genocidio in Rwanda, riporto un brano del rapporto: "Rwanda:The Preventable Genocide"

      "Radio station RTLMC had been clever from the start in appealing to its audience first with pop songs and cool announcers, then adding its racist propaganda once listeners were caught by the trendy entertainment. During the genocide, RTLMC brought the Hutu Power version of the war into people's living rooms. Because of its popular appeal, it was a potent channel for justifying the genocide, passing on orders from the top, and inciting ordinary Hutu listeners to scorn moderation and get out and fight for Hutu survival".

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    4. Lucisa analisi. Non priva di ombra fra qualche luce.
      I rivoli del main sono i tentativi di fare delle contromosse: anzi, oggi, queste contromosse (tipo gli 80€ e il rinvio di 1 anni del pareggio) esauriscono la nuova indispensabile mimesi con cui ritardare di finire in una posizione "indifendibile". Funzionerà, almeno tanto a lungo quanto serve ai loro scopi?
      In Francia forse no. Ma neppure questa è una certezza. In Italia, lasciamo perdere.
      Viviamo di riflesso in una Storia di cui ci hanno resi periferia.
      Mi chiedo spesso come il break, inevitabilmente inaspettato per i più, si manifesterà da noi

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    5. @bargazzino
      Completamente d'accordo. Il governo Monti al suo esordio godeva di un complessivo consenso e, soprattutto, di fiducia (popolare, non solo parlamentare). Oggi rancore e livore funzionano ancora (soffrano anche "loro", muoia Sansone con i filistei) ma la fiducia scarseggia e il trend è chiarissimo.
      E questo è il problema che Essi incontrano: il tempo è contro di loro. Mi pare che ragionino in modo affaristico - beota: se qualcosa funziona da cinque anni vuol dire che è sicura, collaudata e continuerà a funzionare indefinitamente. Non si rendono conto della enorme inerzia che ha un popolo davanti ad una manovra lenta e progressiva; perfino con i bombardamenti ci vuole tempo.
      Quindi Essi perderanno. Ma questo non significa automaticamente che Noi vinceremo. E anche per questo siamo qui.

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  4. Un altro post che apre gli occhi.

    Colgo l'iccasione per augurare buona pasqua a tutto il blog.

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  5. Ma per citare Maria Antonietta, 80 euro lordi quante brioches sono? :)

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  6. Intanto buona Pasqua a te, 48, e a tutto il blog. No, la gente non ha capito. E se non ha capito non è solo per colpa del mainstream, né per l'incapacità delle avanguardie di spiegare. La gente non ha capito perché ha ancora fiducia in un sistema che crede essere lo stesso che le ha dato il benessere e la crescita del trentennio post bellico. Paghiamo, oggi, le conseguenze di un cambio di regime imposto decenni fa, ma implementato con gradualità. Talmente graduale che la gente proietta, sui governanti di oggi, la fiducia conquistata dai governanti di ieri. Per cambiare questo stato delle cose, senza cadere nell'errore di seminare odio (la gente si muove quando ha un "nemico"), cosa per altro nella quale potremmo essere surclassati dall'avversario, non c'è che una strada: l'acqua calda. L'acqua calda è la costruzione di un partito della rivoluzione italiana. Una strada lunga e difficile, che richiede decenni di lavoro politico. In alternativa, teniamoci Magdi Allam, Salvini e Grillo.

    Oppure possiamo sperare nello stellone, cioè che gli "amerecani" faranno qualcosa e, buco di culo al quadrato, per la seconda volta in un secolo saremo invitati a pranzo senza dover pagare il conto.

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    1. Caro Fiorenzo,
      non ci sono scorciatoie, la capacità delle più varie forze di resistenza di trovare un terreno comune "essenziale", di operare in unità (emergenziale), è la più praticabile. Forse, come coi CNL, l'unica.
      Occorre promuovere dialogo e spirito PRATICO di cooperazione, in assenza dei quali si rischia di arrivare tardi o non arrivare mai.
      Poi vedi le opzioni evolutive che,a mio modesto parere, ho prospettato a Martina...
      Buona Pasqua a te :-)

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    2. Beh, Putin è stato chiaro. I BRICS si stanno riorganizzando per sopravvivere all'implosione NATO e sarebbero contenti se l'Italia si sedesse al tavolo con loro per discutere del futuro comune,

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    3. Gentile Fiorenzo,
      il tempo passa, ma oltre a portare sconvolgimenti che si potrebbero rivelare mortali per la nostra democrazia, porta con sé anche la consapevolezza che, sempre più persone vogliano sinceramente creare un'alternativa sovranista.
      "La strada è lunga e difficile, e richiede decenni di lavoro politico.", è vero. Ma noi, cos'abbiamo più da perdere? Io, a 24 anni, maturata la consapevolezza di non voler partire dal paese che tanto AMO, non ho nulla da perdere, pur essendomi sposata da poco. ANZI.. Soprattutto perché ho creato una famiglia da poco...

      Faccio un appello a tutti voi: prendiamo le redini in mano del Paese. Ci vorrà tempo, non importa. Ci vorranno soldi? Secondo me ci vorrà più volontà che denaro... I mezzi intellettuali li abbiamo, io leggo persone in gamba, menti brillanti ogni giorno, tra noi sovranisti democratici.. Giovani e meno giovani capaci, gente che potrebbe fare qualsiasi cosa se solo lo volesse davvero.
      Forse è proprio questo il nostro limite.. La non consapevolezza dei nostri (enormi) mezzi.

      In questi 3 giorni ho creato un profilo twitter, @fronteitaliano. Il forum è quasi pronto. Non dobbiamo, ora, necessariamente essere d'accordo sul nome o sul logo. Dobbiamo, però, utilizzare quella piattaforma come luogo di organizzazione PRATICA del fronte sovranista.

      Facciamo quello che volete, l'importante è che FACCIAMO QUALCOSA.
      Metto a disposizione la mail: frontenazionale.info@gmail.com e per qualsiasi altra cosa, mi trovate su twitter.

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    4. Gentile Martina, la sua iniziativa è certamente positiva ma mi permetta un'osservazione. Perché, oltre a ciò, non si guarda intorno per vedere se ci sono già gruppi, movimenti, associazioni che perseguono l'idea sovranista-democratica-costituzionale? Guardi, non le sto dicendo che Lei non debba cercare di costruire un gruppo ex-novo, ma è anche importante che i gruppi esistenti o in formazione si colleghino. Lei può fare l'una e l'altra cosa, stringendo anche rapporti di conoscenza e collaborazione con quanti hanno già intrapreso il cammino. Eventuali iniziative, del suo gruppo e/o di gruppi esistenti, non potrebbero che esserne reciprocamente rafforzate.

      Di gruppi ce ne sono di tutti i tipi e per tutti i gusti, come è giusto che sia in questa fase di germinazione. Il tempo provvederà alla selezione. Le iniziative dettate solo da rabbia e indignazione, ma non supportate dalla tenace volontà di continuare, si esauriranno o confluiranno in altre più durature. Alla fine, tra qualche anno, i gruppi che avranno dimostrato la capacità di esistere e resistere dovranno per forza di cose coordinarsi per il passo successivo. Questo passo, almeno fino a quando avremo libere elezioni, pur viziate da leggi elettorali liberticide e da una propaganda eurista sfacciata, non potrà che essere la presentazione di un'offerta politica sovranista.

      Ci pensi. Potremmo aver tempo fino al 2018, se non si vota prima. In quattro anni, se ci mettiamo l'impegno necessario, possiamo farcela.

      Lei mi dirà: non basta una pattuglia di deputati per cambiare le cose! Io le rispondo: oggi non abbiamo neppure quelli.

      Buona pasquetta.

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  7. Salve prof.
    Vorrei riproporre (anche se so di riallacciarmi a dibattiti già fatti nei post precedenti.. Anche di un anno fa..) il dibattito sul "cosa fare", anche se so già d'immergermi in un argomento complicatissimo.

    In un ordoliberismo che vede da decenni complici la Chiesa e le monarchie di tutta Europa (come la cara Ida Magli rileva nei suoi libri) i popoli iniziano ad essere attratti, secondo me, dall'idea dei "valori", dall'idea della "Patria", ma non in senso strettamente ipocrita. Questo humus, in Italia (poiché in Francia, per ragioni storiche, è molto più rilevante) si sta diffondendo, anche se in maniera molto superficiale. Si tratta di "dargli una spinta" che non sia nazionalista, ma patriottica. Ed ideologico-culturale, mi permetto di dire..
    Vorrei chiedere voi... Come credete sia possibile questo? Ed... è possibile o totalmente utopistico?

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    1. Martina un "sentire" ideale che reagisce a una gigantesca ingiustizia socio-economica ha varie possibilità di affermarsi per la sua intrinseca corrispondenza a una cosa spesso riscontrabile nella Storia: la dialettica ovvero la "controspinta" creata dalla eccessiva pressione in una direzione.
      Qualsiasi realizzazione di un'aspirazione che si diffonda nella collettività implica una essenziale fase organizzativa. Questa può o presentarsi come totalmente nuova, o affidarsi a formazioni sociali già esistenti o, anche, essere una commistione tra entrambe le cose.
      In ogni caso l'organizzazione è un momento necessario che esige la volontà stabile e concorde di un gruppo promotore di perseguire obiettivi comuni, culturali e di visione della società, apprestando le risorse necessarie a tal fine.
      Questa è la cosa più difficile.
      Ma ci si può augurare che l'urgenza del momento aiuti la società italiana a produrre questo tipo di sforzo.

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    2. Con un accesso un pò tardo, mi permtto di dire che quello indicato da 48, nella condivisione di alcuni concetti essenziali, è, ora, il punto su cui riflettere, ragionare, discutere, e decidere.

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    3. Leggere Federico Caffè aiuta!

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  8. Auguri di Buona Pasqua a tutti voi,
    e mille grazie per avermi aiutato a capire ciò che sta accadendo. E' terribile pensare che le certezze sulle quali ognuno fa affidamento (il lavoro, la casa, ...), così come le abitudini e la semplice quotidianità, possano da un momento all'altro essere travolte da un vortice che le spazza via, gettando le persone meno fortunate nella disperazione. Affinché tutto ciò abbia fine, io prego che ci sia una giustizia terrena prima ancora che divina, che punisca i colpevoli di tale scempio.

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    1. Hai ragione Luisa: ci deve essere una giustizia terrena. Più che per punire i colpevoli, cosa problematica in caso di follia collettiva (sebbene guidata da pochi), per riconquistare i diritti sottratti ai molti, troppi...

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  9. Aggiungo alle osservazioni del National che diverse voci (prima ambientaliste, tra cui Al Gore, ma oggi anche le compagnie petrolifere cominciano ad avvertire gli azionisti) dicono che il prezzo del petrolio crollerà (o comunque ci sarà una diminuzione degli utili e dei titoli azionari) quando ci si renderà conto che - pur avendolo sotto terra - non lo si può estrarre perchè impossibile da usare per motivi legati alle modificazioni climatiche (vedi "carbon bubble"). Ed è di pochi giorni fa l'ultimo rapporto sul clima che ci da 15 anni di tempo.
    In un modo o nell'altro questa sembra una bolla ben gonfia :-(

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  10. Buongiorno 48, buona Pasqua a te e a tutto il blog.
    Mi riallaccio al vostro appello all'unità delle forze no-euro.
    Spesso qui si è parlato di riforme di stampo pinochettiano così mi è tornato in mente questo:
    http://www.youtube.com/watch?v=6l9QksdCfV0
    I giorni dell'arcobaleno.
    Anche da noi potrebbe accadere qualcosa del genere. Quello che intendo dire è che, in primo luogo, se sono riusciti in Cile a dire NO, è plausibile che in una situazione difficile ma sicuramente meno terrificante di quella cilena, si possa arrivare alla liberazione. In secondo luogo , è proprio l'esempio del fronte del NO cileno che può suggerirci una via. Possiamo iniziare a proiettare la nostra idea di un'Italia libera, che guarda al futuro. In effetti è proprio l'assenza di un futuro a tenere ancorati molti a questo presente illogico, come se non ci fosse alternativa. In fondo cosa abbiamo da perdere? In realtà abbiamo molto da ritrovare.

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    1. Intervento meraviglioso, Sandra.
      Dobbiamo approfondire assolutamente questa via pratica.

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    2. La via pratica suggerita, giustamente, da Sandra, coincide con quanto ti ho risposto. Il mio modesto suggerimento è guardare nella Storia italiana come è perchè si riuscì, con il dovuto anticipo di connessione, a organizzare i CNL instaurando rapporti dialogati su punti ben definiti tra tutte le forze affini nell'0biettivo della Liberazione...

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    4. Grazie Martina troppo buona, era solo uno spunto per guardare al futuro a fronte di un presente opprimente.
      La tua iniziativa è veramente lodevole e merita anch'essa approfondimento.
      48 condivido il tuo invito al dialogo, penso tu questo già lo sappia. I CNL sono sempre un riferimento, un esempio di come questo paese sia in grado di rinascere dalle proprie ceneri.

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    5. A proposito della campagna arcobaleno in Cile.

      Ecco... io... insomma... vorrei dire... ma non è che la campagna arcobaleno del Cile 1988 è stata di ispirazione alle rivoluzioni colorate di qualche anno fa?

      Capisco il desiderio di "liberarsi" senza troppo soffrire, magari ballando in piazza in un clima gioioso di riscossa popolare.... ma... insomma... io.... ecco... credo che questa volta sarà diverso... se vogliamo davvero cambiare le cose.

      Ho sempre pensato che il "tu partorirai con dolore" fosse riferito alla vera giustizia, e quindi alla democrazia. Penso ancora che il parto che ci condurrà alla rinascita della democrazia sarà, come sempre, travagliato e doloroso.

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    6. Ciao Fiorenzo, non so se sia stata o meno d'ispirazione alle primavere arabe, ma non mi stupirebbe, anche Marx ispirò la rivoluzione d'ottobre, ma non per questo possiamo attribuire a Marx i crimini di Stalin.
      Quello che dici è vero, ma il dolore c'è già è la prospettiva della bellezza di una rinascita futura che manca.
      Senza ovviamente banalizzare, possiamo dire che il dolore si sopporta meglio se le immagini del bambino tanto atteso riescono ad allontanare il terrore della sala parto. Poi rimane ovviamente uno spunto.

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  11. DE RERUM NATURA

    Sarà il digestato di Pasquale che fa tardare l’augurio alla dame e cavalieri della Ragione.
    Saranno gli ‘Ntoni della Malavoglia che - con la metafora della scarsa avvedutezza di giovani “ram/polli” nel considerare le conseguenze nefaste di decisioni assunte per ignoranza, dabbenaggine, stupidità o altro ancora, senza “attributi” loro e malgrado nostro – sono stati incaricati di portare il testimone di «questo non è paese da venire a disputare sulla luna né da volere, nel secolo che corre, sostenere né portarci dottrine nuove» ma dove solo bisogna dare “ragione” ad altri.
    Sarà la frollatura di qualche attributo - senza appartenenza di genere – che accompagna con innegabili volgarità il giudizio sulle responsabilità dei “conquistadores” che rendono intere comunità incapaci di perseguire i propri interessi legittimi fino alla rassegnata sepoltura delle loro energie migliori.
    Ma qualcosa, dietro le quinte, sembra mostrare qualche speranza di una rinascente Natura delle cose.
    Che siano gli “accordi” di Ginevra sulla crisi della Ucraina a lasciare bucce “bollenti” di patata e conti “salati” da pagare in mano ai tecnocrati euristi e agli ucraini capitati nelle fila dei “maiali” da scuoiare?
    Che sia Vladimiro sornione che consolida il “fronte” dei BRICS in una istituzione monetaria (BRICS Development Bank) alternativa all’impero del FMI e, di fatto, all’ US dollaro come moneta di riserva?.
    http://in.reuters.com/article/2014/04/10/g20-economy-brics-idINDEEA390GA20140410
    Tra una svendita e l’altra, chissà cosa ne pensa l’ “uomo dei cattivi consigli” e quale spiegazione darà ai suoi “ram/polli” che intanto cinguettano.

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    1. Succede altrove, dove non sono ossessionati dai crediti target2 e dai vantaggi sul reer, che NON si faccia una moneta unica e che si pensi alla cooperazione economica. Se gli USA sapessero guardare con gli occhi del lungo periodo a quanto sta accadendo, questa storia del mattatoio UE dei diritti sarebbe già finita...

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