Da "El Svissero", riceviamo e volentieri pubblichiamo, questo post: una chiave di lettura interessante e per molti versi illuminante. Purtroppo non sono riuscito a riprodurre in pieno le "mappe", ma il succo del discorso è pienamente comprensibile. E non è nulla di rassicurante.
Se vuoi drizzare una cosa, impara prima a storcerla di più
Se vuoi drizzare una cosa, impara prima a storcerla di più
“Una delle gabbie mentali dell'uomo moderno è rappresentata dallo sforzo di trovare soluzioni nuove e creative a problemi fino a quel momento irrisolti. […]
Sin dall'antichità osserviamo il ricorso allo stratagemma di orientare il pensiero nella direzione contraria a quella desiderata affinchè la mente possa aprire nuovi scenari nel senso opposto. Si tratta di costringersi a complicare il problema da risolvere o a peggiorare la situazione che vorremmo migliorare, analizzando concretamente tutte le possibilità in tale direzione. […]”
G. Nardone - Cavalcare la propria tigre” (2003)
Le mappe causali.
Le mappe e il mappare possono essere inserite nel contesto degli studi strategici della percezione e della cognizione. Tradizionalmente le mappe hanno enfatizzato il concetto di 'relazione spaziale'; sono il surrogato dello spazio e sono state informalmente descritte come uno schizzo per comunicare un senso del luogo, un certo senso del 'qui' in relazione ad un 'lì' (Weick, 1990). Una mappa di una città, di un centro commerciale, di un campus universitario, è priva di utilità fino a quando non si individua il 'voi siete qui'. Le mappe, infatti, mettono le persone dove si trovano, sia letteralmente che figurativamente. Il concetto di relazione spaziale è una qualità della mente umana per comprendere qualsiasi cosa, il che è probabilmente la ragione per cui le metafore di mappe abbondano.
La relazione spaziale è una parte importante della vita organizzativa ma nonostante l'enfasi sullo spazio, quello che è interessante delle mappe strategiche è che sembra anche che esse catturino il tempo. Le mappe che rappresentano la causalità, descrivono logiche o sequenze, tutte catturano relazioni temporali: SE questo (nel 'adesso') ALLORA quello (nel 'futuro').
Non solo le mappe enfatizzano e catturano relazioni spaziali e temporali, ma anche l'attività di classificazione e attribuzione di 'cose' a 'classi'. “Nominare è sempre classificare, e mappare è essenzialmente lo stesso che nominare” (Bateson, 1979). Il contenuto delle mappe consiste essenzialmente in differenze. Una mappa è una sorta di sommatoria di differenze, organizzando le differenze nel territorio (Bateson, 1979).
Mappe e Territorio - la mappa non è il territorio (Korzybski, 1933)
Gli uomini vivono in due mondi, il mondo degli eventi e delle cose (il territorio) e il mondo delle parole sugli eventi e sulle cose (la mappa). O più semplicemente le persone creano una rappresentazione del mondo in cui vivono.
In primo luogo, i modelli che creiamo (le mappe) come esseri umani presentano rispetto al mondo della realtà (il territorio) tre principali differenze.
Alcune parti della nostra esperienza sono cancellate, ossia non vengono rappresentate nel nostro modello, ovvero quando creiamo una mappa del territorio cancelliamo alcune parti della nostra esperienza. Queste cancellazioni, come pure l'insieme dei processi di mappatura, avvengono per lo più senza la nostra consapevolezza cosciente.
Evidentemente quando non riusciamo a rappresentare un aspetto importante o vitale, i risultati possono essere rovinosi.
La seconda differenza tra la nostra mappa del territorio e il territorio stesso ci è data dalle deformazioni. La deformazione è un processo di modellamento che ci permette di apportare dei mutamenti alla nostra esperienza dei dati dei sensi. Per esempio possiamo distorcere la nostra esperienza e progettare il futuro immaginando che si tratti del presente. Questo processo di modellamento può essere un vantaggio o un inconveniente: dipende dall'uso che se ne fa (Bandler, 1975).
Il terzo processo di mappatura è la generalizzazione. È un processo mediante il quale un elemento della nostra mappa del territorio giunge a rappresentare un'intera categoria di cui esso è soltanto un esemplare. Questo ci da la certezza che quando ci troviamo di fronte a una porta, a una qualsiasi porta come ogni altra, anche se non l'abbiamo mai vista prima ci basiamo sull'assunto che potremo aprirla con lo stesso procedimento già usato altre volte. Nella nostra mappa del mondo le generalizzazioni ci consentono di agire con più efficacia da un contesto all'altro. Ci consentono anche di continuare a ricodificare le nostre esperienze a livelli di modellamento più elevati: ciò che rende possibili i progressi del sapere e della tecnologia in ogni campo delle attività umane (Bandler e Grinder, 1975).
Applicato al contesto della cognizione manageriale, questa linea di ragionamento suggerirebbe che quei manager che fossero maggiormente consapevoli dei processi di generalizzazione e di deformazione e degli effetti che determinano, si troverebbero con mappe del territorio più accurate.
La dimensione del vocabolario manageriale diventa importante perchè le parole hanno differenti livelli di ricchezza e sfumatura di significato e pertanto possono contribuire alla migliore o peggiore approssimazione del territorio. (Weick, 1990).
Una volta prestato attenzione al fatto che la mappa non è il territorio che rappresenta, si deve ammettere che esistono alcune mappe migliori di altre.
Nel mondo dell'organizzazione, le differenze sono ovunque e le persone hanno bisogno di criteri guida per orientarsi nel mondo delle differenze. Inoltre, hanno bisogno di disegnare le proprie mappe allo scopo di mettere un certo ordine e dare così una forma, uno schema. In questo modo le persone, nell'organizzazione, ma in generale in ogni circostanza della vita sociale, agiscono come se le proprie mappe siano una sufficiente e credibile versione, approssimazione del territorio nel quale si trovano coscientemente ad agire. Per quanto attiene al mondo delle organizzazioni Karl Weick (1985) così sintetizza la cosa:
“The important feature of a cause mape (or any map) is that it leads people to anticipate some order 'out there'. It matters less what particular order is portrayed that than an order of some kind is portrayed. The crucial dynamic is that the prospect of order lures the manager into ill-formed situations that then accomodate to forceful actions and come to resemble the orderly relations contained in the cause map. The map animates managers, and the fact of animation, not the map itself, is what imposes order on the situation.
Thus, trapping of rationality such as strategic plans are important largely as binding mechanisms. They hold events togheter long enough and tight enough in people's heads so that they do something in the belief that their action will be influential. The importance of presumptions, expectaions, justifications, and commitments is that they span the breaks in the loosely coupled system and encourage confident interactions that tighten settings. The conditions of order and tightness in organizations exist as much in the mind as they do in the field of action.
In the present discussion, i have argued that maps are intimately bound up with action, both the action that is ongoing when the map is first invoked, and the action that occurs subsequent to the discovery of the map. It is the tight coupling between maps and action that tightens the coupling between maps and the territory. Distorsions of the territory that find their way into maps, find their way out again when maps are coupled with action […]
What both need to keep in mind is that persistent efforts of each to understand the maps of others is not a mere exercise of accuracy. It is a much larger exercise of appreciation.”
Il cambiamento strategico secondo l'approccio olistico
Attraverso i secoli la Scienza è progredita da visioni statiche, come il cielo 'puntato' di stelle, verso visioni dinamiche, come i corpi celesti in movimento lungo traiettorie ellittiche (Bougon e Komocar, 1990). Molti ricercatori e pensatori come Lao Tzu (500 a .C.), Darwin (1872), Bohr (1934), Maruyama (1963), Allport (1967), Bateson (1967) hanno ognuno rispettivamente sostenuto che livelli, cicli, traiettorie sono alla base di fenomeni dinamici in fisica, ecologia, psicologia e fenomeni sociali.
Circa trentacinque anni fa Karl Weick ha suggerito un'evoluzione delle tradizionali e statiche teorie dell'organizzazione verso una teoria dinamica dell'organizzare, giungendo anche così a suggerire una teoria del cambiamento. La sua intuizione è stata che organizzazione e cambiamento erano e sono le due facce della stessa medaglia, dello stesso fenomeno sociale. Il suo ragionamento è stato che l'Organizzare era ed è un processo di co-evoluzione delle percezioni, cognizioni e azioni dei partecipanti/membri.
La vera portata del contributo di Weick è che, 'a margine' della discussione circa l'evoluzione delle organizzazioni, egli abbia articolato una teoria dell'organizzazione-e-cambiamento slegata dal concetto del contenuto e basata sulla struttura dei cicli nei sitemi sociali evolutivi.
Focus sulla struttura
Nella visione tradizionale della teoria organizzativa dei sistemi sociali, la struttura per indicare e rappresentare il sistema sociale, è la struttura gerarchica. Nelle parole di Bougon e Komocar (1990):
“Since social organization and change are two sides of the same phenomena, a theory of change must also be a theory of dynamic organization. Traditional organiztion theories, however, are nondynamic and assume or promote hierarchal systems. Weber's (1921-25) bureaucracy rest on a hierarchy of authority relations where influence flows one-way from one superior to several inferiors. Sarbin's (1954) role thoery rests on a hierarchy of expectancy relations where influence flowa one-way from several role-setters to one role- holder. March and Simon's (1958) decision-maker is controlled by a hierarchy of goals and constraints which provide the premises of the decisions he or she makes on behalf of organization.
Hierarchal theories of organization imply that to change organization one must change the ultimate source of influence. Change, in such theories, is limited to replacing one static situation by another static situation. These theories are frequently subconsciously assumed by voters or owners when they replace top managers to promote a new course of action”
Le teorie organizzative basate sulla gerarchia sono popolari perchè 'voters' e 'owners' hanno familiarità col concetto di gerarchia. È compreso facilmente e quindi si accettano facilmente le 'conseguenze' ovvero che la soluzione ad un dato problema di cattivo funzionamento del sistema sociale (che è gerarchico) si traduce nella sostituzione del vertice.
Ecco allora il cambio-che-spiazza: stop a considerare, a rappresentare, a mappare le organizzazioni (e i sistemi sociali) esclusivamente come strutture basate sulla gerarchia MA mappiamole come strutturate da cicli e concatenazioni. I loops (cicli) creano una diversa classe di sistemi, i sistemi cibernetici (Bateson, 1966) i quali sono l'opposto 'topologico' dei sistemi a struttura gerarchica.
In questa sede non si intende stressare ulteriormente il concetto per comprendere che si tratta della sostituzione di uno schema percettivo, ovvero struttura 'cibernetica', al posto di sistemi a struttura 'gerarchica'. E lo si intende fare non in virtù di alcuna pretesa verità fattuale (del tipo la verità è così o così) ma semplicemente si propone la modifica della mappa, perchè, lo ricordiamo, è con la mappa che ci orientiamo nel mondo e ci sono mappe che hanno differenti gradi di precisione nel rappresentare il territorio.
Si tratta, quindi, di considerare la società come se fosse un sistema con struttura cibernetica, in sostituzione del precedente paradigma. L'obiettivo non è quello di stabilire se sia vera una mappa piuttosto che un'altra, quanto piuttosto fare quel che è necessario affinchè si determini il cambiamento auspicato. E il principio guida dei processi di cambiamento è da sempre lo stesso: una mappa è 'vera' finchè è utile, ovvero consente il raggiungimento di un certo livello di obiettivo (omeostasi e/o soddisfazione); e quando la mappa non conduce all'obiettivo una cosa sensata da fare è NON continuare ad usarla, perchè ormai 'non utile'. Qualsiasi altra mappa è una mappa migliore. Infatti, la verifica di congruenza ovvero la risposta alla domanda “Abbiamo ottenuto quello che ci aspettiamo di ottenere?” ci fornirà un criterio di valutazione.
Nei sistemi 'cibernetici', per la teoria cibernetica dei sistemi sociali, cambiare un'organizzazione significa cambiare uno o più cicli e cambiare cicli significa cambiare un'organizzazione (Weick, 1969)
Esempio di mappa causale sulla crisi dell'€urozona