Mi pare secondario guardando al contesto istituzionale che ne viene comunque fuori con la mera approvazione: OMT inapplicabile e abrogata comunque, QE non proseguibile per side effects; esposizione a speculazione su DP/condizionalità fiscale comunque massima— LucianoBarraCaraccio (@LucianoBarraCar) November 17, 2019
1. Facciamo un riepilogo. Per non perdere la lucidità in un ambiente surriscaldato. Anzitutto perché, come al solito, tendono a farla molto complicata quando invece è abbastanza lineare (qui, p.6, e "andando al sodo", sub. 7)): è un pacco. Molto costoso e caratterizzato da "abitualità".E' la stessa tecnica dell'Inquisizione: se vieni accusato e ti discolpi indignato questa è la prova che sei posseduto dal malignohttps://t.co/7CqBi1IIgF— LucianoBarraCaraccio (@LucianoBarraCar) November 25, 2019
Anche perché entrano in scena nuovi succosi elementi della vicenda: Ital-tacchino. Sempre rammentando che...Una fregatura va intesa come "pacco". Nella vita ci caschi una volta e ti serve da lezione.— LucianoBarraCaraccio (@LucianoBarraCar) November 25, 2019
Ma se accade più volte all'anno da 41 anni, non è una fregatura.
E' una volontà precisa di poteri interni che si ergono sopra la Costituzione per vantaggi personalihttps://t.co/hKgvlqOfcL
In fin dei conti, tutta la critica del mainstream ("azionisti") all'ESM2 conduce a ciò: l'austerità è espansiva ma non se ne è fatta abbastanza. L'ESM2 fornisce cmq un TINA per inasprirlahttps://t.co/EbDW0Vy0CA pp.4-5— LucianoBarraCaraccio (@LucianoBarraCar) November 26, 2019
2. Dunque, riepiloghiamo e aggiungiamo qualcosina...
Va premesso che il MES-2, al di là del pur vessatorio meccanismo di governance che ci espone a capital-call, cioè a pagamenti, entro 7 giorni, (in deficit, con emissioni di titoli del debito pubblico) per oltre 100 miliardi di contribuzione aggiuntiva, sortisce 2 effetti principali:
a) introduce un meccanismo agevolativo e acceleratorio del default del debito pubblico (italiano) attraverso le single-limb CACs. Queste clausole, inserite nei contratti di sottoscrizione del debito pubblico, determinano che, di fronte alla prospettiva di spread crescenti determinata da ragioni più che prevedibili, gli investitori internazionali, possano imporre, a maggioranza unica, cioè raggiunta per ammontare percentuale dei rispettivi investimenti, nonché a prescindere dalla linea specifica di titoli di cui sono sottoscrittori, la ristrutturazione dell’intero debito pubblico italiano (le single limb dovrebbero essere introdotte a partire dal 2022, ma, a prescindere dall’effetto annuncio immediato che esse producono, esistono già clausole CACs valevoli per singole linee di emissione di titoli del debito pubblico, introdotte per DM Mef, in tutte le emissioni a partire dalla seconda parte del 2012).
b) prevede delle guide lines applicative (come già il fiscal compact, dove decisive non sono tanto le sue disposizioni quanto i criteri di calcolo dell’output-gap e dei livelli di disoccupazione strutturale, NAIWRU) che implicano un monitoraggio preventivo della sostenibilità del debito degli Stati aderenti, in base a criteri sostanzialmente automatici e sfavorevoli e arbitrari, imposti dalla maggioranza precostituita, franco-tedesca, nel Board. Il clou di questi criteri, rammenterete (qui, p.4), Blanchard li ha già preannunciati a gennaio 2019, tornando a voler attribuire valore “scientifico” decisivo al superamento della soglia del 60% quanto alla sostenibilità del debito pubblico.
Ciò determinerà de facto la contestuale introduzione di un rating “ufficiale” dei titoli del DP e quindi la loro riqualificazione come “rischiosi” (risk-weighted) e, di conseguenza, da svalutare nei bilanci bancari e del settore finanziario e assicurativo in generale (attualizzando un’ondata di vendite)
Dal combinato di questi due effetti del MES, deriva una forma di vulnerabilità del tutto nuova dell’economia nazionale che va necessariamente combinata con la disciplina dell’Unione bancaria.
3. Ed infatti, la prospettiva di svalutazione in bilancio -> vendita dei titoli detenuti dalla banche -> consolidamento di perdite, da parte del nostro settore finanziario, condurrà a:
i) accelerazione della vendita degli NPL, con l’effetto di deprimere, in sovraofferta, le garanzie sottostanti, che sono complessi immobiliari e aziendali (distruzione crescente della ricchezza nazionale privata);
ii) a un cumulo di motivi legali, tipizzati, che abilitano la vigilanza bancaria BCE (Enria), ad imporre massicce ricapitalizzazioni al nostro sistema bancario, onde tentare di prevenire la “risoluzione” bancaria €uropea della crisi, che conduce al bail-in (di massa e coinvolgente azionisti, obbligazionisti e, soprattutto, i depositanti).
Queste ricapitalizzazioni, quand’anche siano ritenute sistemiche dalla Commissione UE (e non assoggettate ai vincoli in tema di “aiuti di Stato”), dati gli enormi volumi, non sono naturalmente (lo si è già visto su situazioni di scala molto minore; es. MPS) effettuabili con operazioni di salvataggio “di mercato” (qui, p.3).
Ergo, lo Stato dovrebbe tentare di intervenire preventivamente con enormi emissioni di debito pubblico per raccogliere il volume finanziario necessario per le ricapitalizzazioni (si pensi che nel dicembre 2016 si stanziarono, in deficit aggiuntivo, oltre 20 miliardi solo per la situazione MPS e della banche venete; una ricapitalizzazione generalizzata, ed estesa alle banche maggiori potrebbe arrivare sopra i 100 miliardi o a svariate centinaia di miliardi).
4. E questo, in un circolo vizioso ormai innescato dall’approvazione dell’ESM, porterà a 2 alternative inevitabili:
A) o ricorrere ai fondi del MES accettando un ristrutturazione preventiva del debito pubblico, e un pesante coinvolgimento dei privati detentori dei titoli (cioè principalmente le banche, che sono poi coinvolte in bail-in a carico di obbligazionisti e depositanti); cioè esattamente l’effetto che si vuole scongiurare mediante la ricapitalizzazione pubblica preventiva del sistema bancario (! );
B) o, per evitare questo circolo vizioso, l’intrapresa di un combinato di prelievo fiscale straordinario sui depositanti (ipotizzabili ratei del 30-50% delle somme eccedenti una soglia esente, ponibile da 50.000 a 100.000 euro), di privatizzazioni “in svendita” dei principali gruppi industriali pubblici (ENI, Leonardo, Fincantieri, lo stesso controllo della CCDDPP), e di una sostanziale neutralizzazione (via azzeramento de facto) del sistema sanitario e pensionistico pubblico (principali aggregati della spesa pubblica).
5. Circa i motivi, storici , causali (la miccia) che in concreto, e nei prossimi mesi, dovrebbero indurre a ricorrere al MES2, o più verosimilmente, ad un whatever it takes...fiscale interno, abbiamo già detto, in lungo e in largo.
Ha a che vedere con la sostanziale abrogazione dell'OMT, peraltro già inutilizzabile - proprio per il coinvolgimento condizionale del MES, accanto alla BCE, come evidenziò De Grauwe, qui, pp.3.1. 3.2 -, con il probabile spegnersi del nuovo Quantitative Easing, nella considerazione dei suoi side effects (ammessi pure da Visco, v.anche qui), e con la sempre pendente difficoltà bancaria, determinata dal funzionamento pro-ciclico dell'Unione bancaria dell'eurozona (qui, p.3.1.).
6. E su quest'ultimo fenomeno, si apre un altro affascinante capitolo della saga dell'Ital-tacchino, che vi riassumo nel box sottostante, che specifica più in dettaglio la "dialettica" che ci terrà sotto..."scacco" nei prossimi mesi e anni...
E’ EVIDENTE CHE TALE SITUAZIONE SI INTRECCIA CON QUELLA DELLA “RATIFICA” DEL NUOVO MES E COL FUTURO RECEPIMENTO DI BASILEA 3-4 NEL DIRITTO UE.
INFATTI, LA PRESSIONE DELLA VIGILANZA BANCARIA BCE NON HA BISOGNO DELL’OPERATIVITA’ DEL NUOVO TRATTATO ESM PER ATTIVARSI. E CIO’ SIA PER SOLLECITARE L’ACCELERATA CESSIONE DEGLI NPL DA PARTE DELLE BANCHE ITALIANE, SIA PER CONTESTARE “PREVENTIVAMENTE” ESIGENZE DI RICAPITALIZZAZIONE AGGIUNTIVA PRUDENZIALE, A CAUSA DEL SOPRAGGIUNGERE DEL COMPLETAMENTO DELL’APPLICAZIONE’ DELLE REGOLE “BASILEA 3” (e 4), che imporrebbero alle banche dell’eurozona, a seguito della trasformazione in direttiva Ue, - annunciata da Dombrovskis entro il giugno 2020 -, circa 400 miliardi di ricapitalizzazioni, concentrate su quelle italiane; e ciò a causa dei criteri usati dall’attuale vigilanza nel non considerare altre “perdite” se non quelle da sofferenze dei crediti e tralasciando quelle di valutazione dei derivati Level-3 nelle banche nord-europee https://it.reuters.com/article/businessNews/idITKBN1XV115.La nuova regolazione Ue è già in fase di consultazione avanzata https://ec.europa.eu/info/sites/info/files/business_economy_euro/banking_and_finance/documents/2019-basel-3-consultation-document_en.pdf ipotizzandosi una “full implementation”, da parte degli Stati-membri, entro il 1° gennaio 2022.
PERTANTO, LA VIGILANZA BANCARIA PUO’ GIA’, A PARTIRE DAL 2020, AGIRE ESERCITANDO UNA PRESSIONE PER INDURRE LA RATIFICA DEL MES-2, OVE SI VOLESSE ADOTTARE LA SOLUZIONE A) (richiesta intervento di credito condizionale del MES).
OVVERO, PUO’ ESERCITARE PRESSIONE PER ADOTTARE LA SOLUZIONE B) (di autodisciplina con intervento fiscale sui depositi bancari) PROPRIO PER EVITARE LA RATIFICA (e, formalmente, il default: raggiungendo però comunque la riforma il suo obiettivo sostanziale).
7. Precisato questo confluente effetto di medio termine che spiega in larga misura quale sia la convenienza a introdurre la "minaccia" del MES (come abbiamo già visto qui e qui), trova conferma ulteriore la consueta conclusione.
Dunque la soluzione B) (cioè il solito fate presto! indotto dalla "peculiare" struttura dell'eurozona, affidato alla trojka interna) è la più probabile.
Ed è la soluzione per la quale
maggiormente spingono sia la dominance
franco-tedesca (senza un’opposizione della finanza USA che si avvantaggerebbe
sia delle svendite di privatizzazione
che dell’apertura del ricco mercato del risparmio italiano al loro settore
finanziario assicurativo), sia l’establishment
politico e bancario-confindustriale italiano: che è disposto a tutto pur di non
vedere azzerate le proprie quote azionarie nel sistema bancario, prime
“vittime” della risoluzione bancaria innescata dalle esigenze di
ricapitalizzazione e, in prospettiva, a maggior ragione, in caso di risk weigthing dei titoli del debito
pubblico detenuti. Chiarissima al riguardo la recente dichiarazione di
Patuelli, presidente dell’ABI (qui, p.1).
8. Piccolo ADDENDUM - Ragion per cui Patuelli torna in argomento con estrema chiarezza (il link interno al twit è attivo)
8. Piccolo ADDENDUM - Ragion per cui Patuelli torna in argomento con estrema chiarezza (il link interno al twit è attivo)
- Antonio Patuelli, considera inaccettabile che con la riforma del fondo Salva-Stati si discuta di una "ponderazione" dei rischi per i titoli di Stato: "La salvaguardia del concetto di non rischiosità dei titoli di Stato è una sorta di linea del Piave". - https://t.co/hKySd9hEB6— aresbi (@aresbi3) December 1, 2019