"Il problema è che il passaggio da un'economia basata su export e investimenti ad una alimentata dai consumi interni si sta rivelando più complicato del previsto. Anche perchè il contesto non aiuta. Sono in affanno i paesi in cui la Cina esportava ed, all'interno, sono aumentati i costi: un saldatore che qualche anno fa a Shangai costava 150 dollari al mese oggi ne costa 800.
Poi c'è lo yuan che nel corso dell'anno si era rivalutato di oltre il 15% rispetto alla media delle valute con cui la Cina commercia.
In questa situazione già varie imprese stavano muovendosi per delocalizzare in Paesi dove il costo della manodopera è più basso: Myanmar, Viet-nam, Bangladesh, Pakistan.
Insomma la crisi dell'export è arrivata troppo presto, in un momento in cui non è ancora possibile rimpiazzare questa componente con la domanda interna, sia per la fase di bolla immobIliare sia per la mancata costruzione di sistemi sanitari e pensionistici, senza i quali è difficile convincere la gente a spendere".
2. Dunque, ora lo sappiamo, anzi, ce lo dicono proprio: se non prevedo, - o riduco, continuamente e sensibilmente-, i sistemi sanitario e pensionistico, non posso aspettarmi che la domanda interna, e in particolare i consumi di quanto produco (all'interno, visto che ho costruito un sistema manifatturiero tra i maggiori del mondo e piuttosto differenziato, se non "universale"), possano incrementarsi e sostenere la crescita.
E chissà perchè, ciò vale per i cinesi, ma non vale in €uropa: non vale in Grecia, non vale in Italia, non vale in Germania e via dicendo.
3. Su Cina e...corruzione:
"Certamente ci sono anche nodi politici. La necessaria lotta alla corruzione ha creato tensioni anche perchè questa è molto diffusa: per molti funzionari che hanno una bassa retribuzione, le tangenti di fatto erano un modo per integrare il reddito..."
In proposito, vale la pena di rammentare un parallelismo inquietante, di quelli che i media si guardano bene dal porre in connessione:
Il parallelismo riguarda il problemino dell'immigrazione in €uropa:
"Ci vorrebbe anche un coordinamento fra polizie che non c’è mai stato:
finora, che importava ai serbi di chi sbarcava a Lampedusa? O agli
spagnoli di chi entrava in Macedonia?». La corruzione: nel prezzo del
passaggio è spesso compresa la mazzetta a doganieri bulgari o serbi che
guadagnano 500 euro al mese e «più è grande il gruppo, più sale il
prezzo: 500 euro per dieci persone»."
Poichè neanche Hayek arrivava a pensare che certe funzioni potessero essere totalmente e incondizionatamente privatizzate, mettiamo la funzione pubblica (doganale-fiscale e di ordine pubblico) di controllo dei confini (quelli, i confini, che peraltro, sono "brutti" perchè perpetuano e testimoniano l'esistenza degli Stati-sovrani che tanto male provocano al governo dei mercati, no-limits), si scopre che Statobrutto= spesa pubblica improduttiva= impiegati fannulloni e parassiti=deflazione salariale, contro i "privilegi" di questi parassiti (per stimolare la crescita!), alla fine fa andare in tilt il sistema stesso di pacifica e ordinata convivenza sul territorio (dice il capo della polizia serba, ma potrebbe essere, a maggior ragione, quello di un qualsiasi paese UEM da riformare: "...Per colpire questa gente, ci serve più personale: noi abbiamo solo
trenta poliziotti in tutta la Serbia, e solo cinque che conoscono
l’arabo, per controllare 100 mila migranti.").
Ma non solo, questo allegro atteggiamento della "austerity espansiva", - proprio messo a contatto col mercato globalizzato che, a dispetto delle teorie ordo-iper-liberista, fa emergere e misura l'utilità-produttività di quelle funzioni pubbliche che viene radicalmente negata-, diviene generatore di corruzione.
4. Lo abbiamo già visto, nel debunking dell'emerita stupidaggine di voler misurare la "produttività" del sistema pubblico col metro di un output che gli austeroespansivi non sono capaci di determinare (ad essere benevoli, cioè a tacciarli di mera scarsa conoscenza e competenza):
"Misurare la costosità relativa dei consumi collettivi rispetto ai consumi privati è ambizione di tutti i sistemi statistici, anche se si tratta di una ambizione non facile da realizzare perché
dei servizi collettivi si conoscono le spese sostenute dalle
amministrazioni pubbliche, ma si hanno solo informazioni limitate sul
volume fisico dei beni prodotti con quelle spese: nell’istruzione si conosce il numero degli studenti, ma non quanto è aumentato il valore del capitale umano; nella sanità si conosce il numero degli assistiti, ma non il valore della vita salvata; nella giustizia e nella sicurezza si conosce il numero dei giudicati o dei tutelati, ma poco di più.
Difficoltà di computo a parte, l’ISTAT annualmente rileva l’importo dei consumi collettivi a prezzi correnti e stima i loro valori a prezzi costanti; il rapporto tra le due serie definisce il deflatore, ovvero l’indice di prezzo dei beni di consumo collettivo, che trasforma i valori di spesa monetaria in valori di produzione. Tale indice di prezzo può essere messo a confronto, nella sua dinamica, con l’indice dei prezzi dei beni di consumo privati. Il rapporto tra le due grandezze definisce l’indice di costosità relativa."
Difficoltà di computo a parte, l’ISTAT annualmente rileva l’importo dei consumi collettivi a prezzi correnti e stima i loro valori a prezzi costanti; il rapporto tra le due serie definisce il deflatore, ovvero l’indice di prezzo dei beni di consumo collettivo, che trasforma i valori di spesa monetaria in valori di produzione. Tale indice di prezzo può essere messo a confronto, nella sua dinamica, con l’indice dei prezzi dei beni di consumo privati. Il rapporto tra le due grandezze definisce l’indice di costosità relativa."
4. Comunque la si voglia mettere, l'Istat misura l'output pubblico solo in termini di spesa (pubblica: effettuata per produrre più ampie e NON misurate utilità collettive e individuali), facendo coincidere la spesa pubblica (cioè i costi di produzione) con il "prodotto" dell'esercizio delle funzioni pubbliche; ma non può, e comunque non dice, di misurare altro che queste "informazioni limitate sul volume fisico dei beni prodotti con quelle spese". Il "valore della vita salvata", dal sistema sanitario pubblico, e "il valore del capitale umano" creato dalla pubblica istruzione, ovviamente a certi livelli di costo (e di investimento) pubblici, non entrano in questi conteggi, che tanta schiuma fanno venire alla bocca dei livorosi austero-espansivi.
Sottoposti alla più destabilizzante delle pressioni, quella della grande migrazione (cioè, l'occupazione, comunque la si metta, del territorio abitato da una precedente popolazione), il valore "esterno" delle utilità indivisibili create dall'esercizio delle funzioni pubbliche (teoricamente) essenziali, si prende la sua rivincita: tenere sani e in vita i cittadini, renderli in grado di avere un livello elevato di istruzione e, quindi, di partecipazione politica prima ancora che al lavoro, difendere le condizioni minime di pacifica coesistenza demografica sul territorio, non paiono, forse, tutte queste orrende forme di collettivismo e di spreco intollerabile che ci raccontano i liberisti di lotta e di governo...
5. Ma torniamo alle ammissioni più salienti che abbiamo visto sulle iniziali dichiarazioni virgolettate:
a) "la mancata costruzione di sistemi sanitari e pensionistici, senza i quali è difficile convincere la gente a spendere" e
b) "per molti funzionari che hanno una bassa retribuzione, le tangenti di fatto erano un modo per integrare il reddito".
Come si fa a considerare questi ragionamenti, che individuano le cause di una stagnazione economica che trascende in ambiente generatore di corruzione, validi per la Cina e assolutamente trascurabili per l'Europa?
6. Anche perchè, a livelli salariali, più o meno ormai ci siamo: il saldatore cinese a 800 dollari al mese, mi pare "fare scopa", - incontrandosi da due direzioni opposte-, con la situazione di un operaio dell'Elecrolux ("Per salvare la produzione in Italia gli svedesi di Electrolux vogliono che gli stipendi calino da 1.400 a 800 euro al mese"), ricontrattualizzato e transitato nella deflazione salariale previo adeguato periodo di "contratto di salidarietà", per farlo abituare alla "nuova realtà competitiva".
Sempre di una equalizzazione irresistibile - sul versante €uropeo-, in funzione della competizione esportativa si tratta. Pare proprio che l'equalizzazione sia stata raggiunta: ma non è un problema per una crescita equilibratamente sorretta dalla domanda interna. Lo è solo in Cina (e lo è perché provoca la "delocalizzazione": brutti saldatori cinesi divenuti esosi e, probabilmente, fannulloni, se paragonati agli schiavi del Myanmar e del Pakistan...).
7. Insomma, sulla Cina, l'autore delle dichiarazioni può ben dirsi, come fa in altra occasione della sua recente (e significativa) campagna di esternazioni, “Brutalmente empirico e keynesiano”.
Invece, su quanto accade in €uropa, in perfetta coerenza con le politiche che per decenni ha auspicato e realizzato, siamo invece all'ordoliberismo più classico.
Lo schema è ormai noto, e della sua coerenza logico-economica, non bisogna curarsi troppo.
Bisogna essere competitivi (questo non è contestabile), c'è la Cina (e si va "in automatico"), ci vuole la solidarietà €uropea, ma nei limiti dei parametri fiscali voluti dall'€uropa; o forse non basta (cioè bisogna rivedere i trattati? magari perchè "un giorno verrà una crisi?" Ma allora c'era o non c'era sotto la "magagna"?), perchè il "patto di stabilità è stupido". Perchè non consente la solidarietà, in €uropa: cioè quella solidarietà (fiscale e interstatale!) che i trattati, ben prima che si formulassero i "patti di stabilità", vietano espressamente, coi più forti dei loro divieti: anzi, in linea con l'autodefinizione data prima, "brutalmente".
8. Ma, invece, i trattati, (l'idea, il "sogno", è questo che conta), non sono da mettere in discussione in sè, dopo averli accettati e averne predicato la natura cooperativa e portatrice di pace: i trattati (Maastricht e Lisbona) sono belli e solidali, anche se non li si è letti o compresi bene....
Tant'è che, come soluzione "keynesiana" (o forse "empirica?"), si richiama, anzi si evoca, l'avvento di "qualche politico profetico, come i De Gasperi e gli Adenauer". Ordoliberisti appunto.
L'autore delle dichiarazioni inizialmente riportate e dell'autodefinizione empirico-keynesiana, per chi non lo avesse capito ancora, è Romano Prodi...
He's back: isn't he?