1. Oggi ho ricevuto, al mio indirizzo mail più "privato", questa una mail con questo contenuto:
2. Il mittente risulta essere questo:
"Storia d'Italia (dem@iperjob.com)"Cioè un operatore che, nella sua attività, utilizza una peculiare (ed "efficace") tecnica promozionale "personalizzata" che tende ad assumere una veste tale da evitare di essere relegata in "spam", come mera pubblicità (sottolineo che le parti in neretto non sono una mia aggiunta, tranne il passaggio sulla "forma di comunicazione personalizzata" e quello sul rischio di "essere considerata spam"):
"DEM è l’acronimo di Direct Email Marketing, un’efficace tecnica comunicativa e pubblicitaria che utilizza messaggi di posta elettronica per diffondere in modo capillare un messaggio commerciale.
Il testo dei messaggi è accompagnato da immagini del prodotto o del servizio pubblicizzato e, nella maggior parte dei casi, da collegamenti che portano direttamente al sito del soggetto promotore.
Il
Direct Email Marketing, essendo una forma di comunicazione
personalizzata che raggiunge il potenziale cliente nella sua casella di
posta elettronica, non è soggetto a concorrenza diretta, al contrario di quanto avviene, ad esempio, nelle campagne di keyword advertising, dove il messaggio pubblicitario appare spesso vicino a quello di aziende concorrenti.
Tra le forme di Direct Marketing, quella operata via e-mail è senza dubbio una delle più moderne ed efficaci, e garantisce molti vantaggi
in termini di creatività, di impatto (grazie all’invio di e-mail su
indirizzi privati, ovviamente autorizzati alla ricezione) e
di contenimento dei costi.
E’ inoltre una forma pubblicitaria che permette di avere riscontri in tempi rapidi, e viene sempre più apprezzata, perché garantisce ottimi ritorni di investimento (ROI) a fronte di costi di esecuzione contenuti.
Anche relativamente alle forme di DEM
è necessario in ogni caso porre particolare attenzione alla
pianificazione e messa in opera della campagna promozionale: una
comunicazione sbagliata, troppo aggressiva o mal realizzata rischia di
essere considerata spam dal ricevente (o addirittura dal suo client di
posta elettronica), con il rischio di vedere vanificato il proprio
investimento".
3. Seguendo le indicazioni sullo schema di funzionamento illustrate qui sopra, apro perciò il "collegamento" contenuto nella mail "personalizzata" che mi porta a questo risultato (nella parte essenziale e riproducibile senza particolari accorgimenti, pur nei limiti di formato consentiti dalla piattaforma):
Richiedi informazioni sulla Lira, il GIORNALE della LIRA in OMAGGIO per te!
IL GIORNALE
DELLA LIRA
La storia della Lira attraverso un collage di notizie dalle prime
pagine dei quotidiani dal 1945 al 2000: un appassionante viaggio nella
memoria raccontato ammirando la finezza artistica e tecnologica delle
banconote e delle monete più famose di quegli anni.
Scopri le nostre collezioni dedicate alla Lira: riconiazioni degli
esemplari più belli della Lira e le prime Banconote Coniate mai realizzate al mondo.
4. Molto bene, tutto appare abbastanza chiaro: nell'ambito di una promozione "personalizzata" di un prodotto come la "Storia della lira", Editalia- Gruppo Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, ritiene che esso, appunto, possa interessare a me e proprio a me. Per di più "in omaggio"; anche se, devo confessare, non avendo attivato la finestra di "richiesta" o il numero verde che compaiono accanto all'advertisement sul sito linkato dalla mail, non posso sapere se sia un omaggio vero e proprio o piuttosto collegato all'abbonamento a una diversa forma di pubblicazione ovvero all'acquisto di altra opera storico-monografica.
Editalia, infatti, un'impresa che nasce nel 1952, "è un’azienda leader in Italia nel campo dei multipli d’arte, della medaglistica e dell’editoria di pregio.
Le sue opere nascono dal sapiente incontro, tutto italiano, tra
artisti, artigiani e istituzioni, grazie alla valorizzazione del
patrimonio del “saper fare” di botteghe e laboratori tradizionali, alla
diffusione presso collezionisti privati e imprese, alla collaborazione
con la Zecca dello Stato e la Scuola dell’Arte della Medaglia.
L’azienda di oggi ha raggiunto un alto livello d’eccellenza in quanto
ha saputo valorizzare al massimo le esperienze della sua storia
precedente. Editalia nasce infatti nel 1952 come casa editrice
specializzata in libri d’arte, spesso in collaborazione con la Galleria
Nazionale d’Arte Moderna per cui ha curato la pubblicazione dei
cataloghi di mostre d’avanguardia, le prime in Italia di artisti come
Burri, Capogrossi, Accardi. Ha anche una galleria d’arte in cui espone opere uniche e stampe dei maggiori artisti italiani del ’900. Pubblica per molti anni la rivista “Qui arte contemporanea”,
che Editalia ha voluto celebrare in una mostra alla GNAM nel 2012, in
occasione dei 60 anni di attività dell’azienda. La mostra ha decretato
il successo del Progetto Arte, che oggi affianca al catalogo storico una serie di multipli e libri d’artista
realizzati in diverse tecniche artigianali ad opera di artisti del
calibro di Carla Accardi, Mimmo Paladino, Jannis Kounellis, Joe Tilson,
Emilio Isgrò, Giosetta Fioroni.
Nel 1991 Editalia entra a far parte del Gruppo Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.
Amplia quindi la sua attività (grazie anche all’acquisizione nel 2005
della società Sipleda), ad altri settori della produzione artistica,
quali la grafica d’arte, la scultura e gli smalti. Soprattutto inaugura il fiorente filone della medaglistica e della riconiazione di monete, con il progetto Storia della Lira, recentemente arricchito dall’invenzione delle originalissime banconote coniate, ispirate ai modelli della Banca d’Italia.
Nel 2007 è cominciata una speciale partnership con Ferrari,
di cui Editalia è licenziataria esclusiva a livello mondiale per la
creazione di opere artistiche ed editoria di pregio ispirate al marchio
automobilistico.
Nel 2015 Editalia ha aggiunto nel suo portfolio un’altra
collaborazione istituzionale. Con la Soprintendenza del Castello
Sforzesco di Milano ha realizzato, in scala ridotta e in tiratura
limitata, la riproduzione della Pietà Rondanini di Michelangelo, scelta come icona del patrimonio artistico di Milano in occasione dell’Expo".
5. Veniamo all'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato come "capogruppo" cui pare appartenere Editalia. Sul suo sito, si autopresenta nei termini indicati al "chi siamo" nella homepage del suo sito.
Alcuni dati essenziali: l'Istituto è stato trasformato in s.p.a. nel 2002, cioè allorché la materiale circolazione dell'euro è divenuta corrente in Italia, ed ha come "unico azionista il Ministero dell'economia e delle finanze".
C'è anche da dire che il d.lgs. 21 aprile 1999, n.116, ha stabilito l’avvio di un processo di ristrutturazione industriale e di privatizzazione dell’istituto. Pare però, per quanto dato di ricostruire, che questa privatizzazione non sia stata ancora realizzata. Le ultime notizie al riguardo che ho reperito sono del 2007:
-"Se prima erano solo rumors o indiscrezioni senza fondamento, ora, essendo prevista dalla programmazione del Dpef, la cosa acquista consistenza. Certo non e' un progetto di breve periodo ma richiedera' anni".
Il presidente dell'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato (Ipzs), Mario Murri, commenta cosi' la novita' contenuta nel Dpef 2008-2011 che parla di cessione di quote dell'Istituto di piazza Giuseppe Verdi, detenuto al 100% dal Tesoro.
Il presidente dell'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato (Ipzs), Mario Murri, commenta cosi' la novita' contenuta nel Dpef 2008-2011 che parla di cessione di quote dell'Istituto di piazza Giuseppe Verdi, detenuto al 100% dal Tesoro.
"L'ho appreso dai giornali - afferma Murri - perche' ancora non ho avuto modo di leggere il Dpef". A ogni modo, prosegue il presidente della Zecca di Stato, "si e' scelto di seguire un percorso che oramai e' comune a tutta Europa. Anche in altri Paesi - spiega - i Poligrafici sono stati ceduti a privati". Sul tipo di strada che potrebbe essere scelta dal Tesoro per la privatizzazione Murri afferma che quote potrebbero essere cedute "a privati o a fondi di private equity".
6. Insomma, l'azionista unico (attuale) MEF, attraverso i suoi rappresentanti amministratori, nella catena di controllo che arriva fino a dem@iperjob.com, mi vuole omaggiare de "Il Giornale della Lira", ritenendomi "personalmente", un possibile interessato particolare a compiere, tra l'altro, "un appassionante viaggio nella
memoria raccontato ammirando la finezza artistica e tecnologica delle
banconote e delle monete più famose di quegli anni".
Ora, questa finezza artistica e, per di più "tecnologica", tutta "nazionale" evidentemente, sarebbe apprezzabile (solo) in termini di "viaggio nella memoria".
Una memoria, si deve supporre, che serve a riscontrare quanto abbiamo perduto sul piano della "finezza artistica e tecnologica". Ma mi domando: solo questo?
Non è che forse, involontariamente, partendo da questa perdita, oggettivamente enunciata nella promozione di tale prodotto editoriale, si alluda ad una perdita molto più estesa e sostanziale?L'unico dubbio è che si tratti di un messaggio "personalizzato". Cioè destinato a soddisfare la particolare curiosità e tendenza di una nicchia di "nostalgici" un po' bizzarri, in fondo in fondo: e sempre, dunque, sfruttabili se non altro a fini commerciali. Come se gli venisse dato uno "zuccherino" consolatorio ad una memoria un po' fuori dal tempo ma comunque rispondente a un segmento di mercato. Ma è "l'omaggio" che mi lascia un po' interdetto.In verità non oso approfondire, per quella strana diffidenza che gli "omaggi" pubblicitari suscitano ormai in chi se li vede recapitare.Chissà se qualcun altro di voi ha ricevuto la stessa "proposta di omaggio" e sa dirmi qualcosa di più. 7. In fondo, si tratta pur sempre di un "omaggio" dello Stato italiano, nella sostanza: non è leggermente contraddittorio incentivare in modo così evidente la "nostalgia" della lira, quando sappiamo che l'euro è una "scelta irreversibile"? Lo dice Draghi, anzitutto, come ben sappiamo: "Provate a digitare su un motore di ricerca, ad esempio Google, la
scritta “Draghi l’euro è irreversibile”. Ebbene, nelle prime due
posizioni troverete due diversi articoli entrambi tratti da Il Sole 24
Ore e con titoli simili: il primo è “Draghi: l’euro è irreversibile, l’Unione non esploderà” ed il secondo “Draghi: l’euro è irreversibile. L’uscita non è prevista dai trattati”.Nel 2012, "bacchettava":"...coloro che prefigurano una esplosione della moneta unica dicendo che costoro “mal conoscono il capitale politico che i nostri dirigenti hanno investito in questa unione”. Aggiungendo: “...qualsiasi movimento verso un’unione finanziaria, di bilancio e
politica é inevitabile e condurrà alla creazione di nuove entità
sovranazionali”.Nel 2015 ribadisce:“Lasciatemi sottolineare che l’irreversibilità dell’euro ha fatto
parte dell’architettura dell’Unione europea fin dal Trattato di
Maastricht”. E “come ho affermato ripetutamente anche di fronte
al parlamento europeo, il ritiro di uno Stato membro dall’euro non è
previsto dai trattati”. Il nostro Presidente della Repubblica, per altro senza menzionare la moneta unica, il 26 aprile 2016 (traiamo dalla stessa fonte), precisa:"Intervenendo sul numero speciale della rivista di Massimo D’Alema “Italianieuropei”, pubblicato in occasione dell’anniversario del 25 Aprile, Mattarella scrive “L’Europa è il nostro destino e la nostra opportunità”.
8. La difficoltà insormontabile, sia alla irreversibilità dell'euro, in quanto per essere sostenibile dovrebbe condurre alla ben nota "unione politica e di bilancio" comune a tutti gli Stati membri (qui, p.VI.3, sub n.2 ), cioè federali, come negli Stati Uniti, (e in omaggio alla ormai celebre teoria delle aree valutarie ottimali), sia al "movimento verso un'unione finanziaria, di bilancio e politica", che è evidentemente strettamente connesso all'euro, viene però da fonti molto ufficiali delle massime istituzioni europee:Il conte Hermann Van Rompuy, da presidente pro-tempore del Consiglio europeo, ha infatti dichiarato, con dovizia di spiegazioni, che "l'Unione europea non diventerà mai gli "Stati Uniti d'Europa"Per parte sua, in pieno 2015, il Presidente della Commissione europea Juncker, a sua volta, ha dichiarato "Non avremo mai gli Stati Uniti d'Europa". E l'attuale presidente dello stesso Consiglio europeo, Donald Tusk, ribadisce: "Dobbiamo farci guidare dal senso della ragione e del tempismo. Non dalla utopia di un'Europa senza Stati nazionali".
8. La difficoltà insormontabile, sia alla irreversibilità dell'euro, in quanto per essere sostenibile dovrebbe condurre alla ben nota "unione politica e di bilancio" comune a tutti gli Stati membri (qui, p.VI.3, sub n.2 ), cioè federali, come negli Stati Uniti, (e in omaggio alla ormai celebre teoria delle aree valutarie ottimali), sia al "movimento verso un'unione finanziaria, di bilancio e politica", che è evidentemente strettamente connesso all'euro, viene però da fonti molto ufficiali delle massime istituzioni europee:Il conte Hermann Van Rompuy, da presidente pro-tempore del Consiglio europeo, ha infatti dichiarato, con dovizia di spiegazioni, che "l'Unione europea non diventerà mai gli "Stati Uniti d'Europa"Per parte sua, in pieno 2015, il Presidente della Commissione europea Juncker, a sua volta, ha dichiarato "Non avremo mai gli Stati Uniti d'Europa". E l'attuale presidente dello stesso Consiglio europeo, Donald Tusk, ribadisce: "Dobbiamo farci guidare dal senso della ragione e del tempismo. Non dalla utopia di un'Europa senza Stati nazionali".
Ora qualche domanda mi pare legittima: Draghi, conosce queste posizioni? E quali conclusioni ne trae rispetto alla sua asserzione, così sicura, circa l'inevitabilità di un'unione politica e di bilancio? E ancora: in concreto, il Presidente della Repubblica immagina, nei suoi effetti pratici, sociali ed economici, quale destino costituirebbe, per noi italiani, un'Europa in cui di ineluttabile, secondo risultanze politiche "europee" ufficiali e non prudentemente ignorabili, ci sono la mera irreversibilità dell'euro unita alla certezza che non vi sarà mai una diversa unione politica e la messa in comune di un bilancio federale? Perché qui stiamo parlando, allo stato, di un'unione economica e monetaria: non considerare questa (dura) realtà economica e monetaria, espressa nei trattati e nella esclusività degli effetti di tale tipologia sulle vite dei cittadini coinvolti, pone dei naturali problemi etici: cioè fino a che punto scelte economiche e monetarie debbano e possano lecitamente determinare il destino di comunità sociali fatte di persone e delle loro speranze di "dignità" del lavoro, di benessere e di eguaglianza di fatto, di soddisfacenti legami familiari, di rapporti comunitari solidali? Questi problemi etici non si possono nascondere dietro idee utopistiche che non hanno mai trovato riscontro nella realtà dei trattati e che, anzi, la realtà applicativa, passata e attuale, contraddice apertamente: la stessa Corte costituzionale aveva evidenziato che il limite di accettabilità degli effetti dei trattati europei era nel loro non riflettersi sui rapporti etico-sociali e politici: una conclusione già al tempo molto discutibile, come abbiamo ampiamente illustrato. Ma che oggi, risulta addirittura miope e inadeguata; anzi "inattendibile". 11. Questi problemi etici sono quelli che la nostra Costituzione aveva posto al vertice dei principi e dei valori enunciati come inderogabili. Questa lezione dei Costituenti è forse divenuta irrilevante e, pur essa, obsoleta? Eppure questi interrogativi esigono una risposta, nel passato (recente) come nel presente: più che mai.Le soluzioni uniche, i destini ineluttabili, d'altra parte non sono accettati neppure nelle scelte economiche, secondo la più "normale" (ovvero "mainstream") teoria scientifica (cioè persino microeconomica). Perché, e in ragione di quali valori effettivamente realizzati, lo dovrebbero diventare solo perché sono in tal modo interpretati dei trattati soggetti all'art.11 della Costituzione?Giusto per ribadire ogni tanto che il centro per la periferia i soldi non li caccia.#LOL #USE pic.twitter.com/kwX6OhhJy2— Brancaleone (@Brancaleone72) 30 maggio 2016