domenica 7 agosto 2016

PROF.STIGLITZ, IT'S TOO LATE FOR WISHFUL THINKING.*


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1. Dunque: il libro di Siglitz è pubblicato e ne circolano anche svariate recensioni: e tutte si possono definire "adesive", nel senso che ne condividono quantomeno l'analisi problematica, che ripercorre la serie di errori e di assurdità teorico-economiche che hanno caratterizzato l'applicazione e gli effetti disastrosi, a dir poco, della moneta unica. Ma, del libro, evidenziano pure le contraddizioni.




Voci dall'estero ci ha riportato un "doppio" commento di Sapir sempre al libro di Stiglitz e al quasi contemporaneo volume di Mervyn King, sempre sull'argomento della crisi della moneta unica.
Al di là dei rispettivi presupposti di teoria economica, entrambi gli autori prevedono una imminente grave crisi politica oltre che economica come futuro sviluppo inevitabile di un elemento "culturale" che qui abbiamo molte volte analizzato: le elites €uropee, in perfetta ed inevitabile continuità con l'intero paradigma pianificato da oltre 60 anni, concepiscono qualsiasi soluzione solo come un'intensificazione degli stessi meccanismi e delle stesse aspettative che hanno caratterizzato la loro azione immutabile.

2. Da un intervista al New York Times, rilasciata in occasione della pubblicazione del libro, Stiglitz, per parte sua, dà conferma della contraddizione sopra accennata, che può essere riassunta nel seguente passaggio. Richiesto se le "istituzioni" €uropee siano propense ad un riesame della loro "filosofia economica", Stiglitz risponde:
Mi piacerebbe che ciò accadesse. Sfortunatamente, ciò che ho visto è praticamente l'opposto. E' un approccio aggressivo quello tenuto dai leaders europei alla Brexit; esponenti come il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, hanno affermato: "Saremo molto, molto duri con il Regno Unito, perché vogliamo assicurarci che nessun altro paese se ne vada".Per me è stato scioccante. Si spera che si desideri stare nell'UE perché ciò apporta benefici, perché c'è un credo nella solidarietà europea, la convinzione che che l'UE porti prosperità. Egli invece afferma che l'unico modo in intendono tenere insieme l'UE è tramite la minaccia di quel che accadrebbe se si pensa di lasciare.
E ancora, richiesto di indicare quali siano gli strumenti per realizzare quello che, tutt'ora, Stiglitz ritiene "the best scenario", cioè una riforma della moneta unica che la possa "salvare", egli ribadisce: 
Un'unione bancaria con un'assicurazione dei depositi. Qualcosa di simile agli eurobond. Una BCE che non sia focalizzata solo sull'inflazione, ma auspicabilmente sul pieno impiego. Una politica fiscale che si incentri sulle ineguaglianze. E occorre liberarsi dei limiti sui deficit statali".Nel finale, peraltro, Stiglitz ammette che tutto ciò è improbabile che avvenga: "E' difficile credere che il cercare di cavarsela nel modo attuale possa continuare per altri 5 anni. La Grecia è ancora in depressione, non meglio di un anno fa. La cosa più verosimile è che in un paese o in un altro ci sia abbastanza supporto per un altro referendum, e ne derivi l'exit. Ciò darà inizio al processo che sbroglierà il pasticcio dell'eurozona. 
3. Sapir, nel commento citato al libro di Stiglitz, fa questa chiosa finale: 
"Stiglitz è perfettamente consapevole dell’enorme costo politico che la creazione dell’euro nella sua forma attuale ha causato. 
Anch’egli annuncia una crisi che sarà tanto politica quanto economica, a meno che i paesi dell’eurozona non decidano di dissolvere l’euro in modo ordinato, o di fare in modo che la moneta unica diventi solamente una moneta comune
Confesso di avere dei dubbi su quest’ultima soluzione. Non che non sia intellettualmente attraente. Ma la complessità dei meccanismi che dovrebbero implementarla la rende più che improbabile. È l’altra soluzione, quella di una dissoluzione concertata dell’euro, che si dovrebbe logicamente imporre. 
Ma le resistenze sono molto forti, specialmente tra le élite francesi, che persistono nel non voler vedere la realtà, e che continuano a fare discorsi insensati sui “rischi” ai quali una dissoluzione dell’euro ci esporrebbe. In realtà è proprio il mantenimento dell’euro che espone l’Europa a rischi immensi, sia dal punto di vista economico che da quello politico. È ciò che abbiamo scritto finora su questo blog. 
Si può pensare che l’Unione Europa non sopravviverà all’euro nella sua forma attuale, e che la battaglia per “salvare” l’euro finirà per portarsi via quelle stesse forze che sarebbero necessarie per rimettere in sesto l’Unione Europea. Da questo punto di vista dobbiamo considerare i leader attuali e passati, così come le loro ufficiali opposizioni, in Francia, in Germania e in molti altri paesi dell’Unione Europea, come i peggiori nemici dell’Europa, non nel senso istituzionale, ma nel senso della comunità di popoli che dovrebbe essere mantenuta unita da un obiettivo di pace, prosperità e democrazia". 

4. A Stiglitz, peraltro, vorremmo obiettare che, a parte la scarsa efficacia degli eurobond per riequilibrare le asimmetrie da sbilancio dei conti esteri che rendono disastroso l'euro, la discussione nelle varie istituzioni €uropee di qualsiasi soluzione di questo tipo viene accompagnata dalla condizionalità feroce che corrisponde al progetto del "fondo europeo di redenzione"-ERF, la cui introduzione equivale a un default degli Stati debitori a copertura illimitata (cioè 100% di recovery rate a qualsiasi costo economico-sociale).
Ebbene, Stiglitz, l'americano colto e democratico, queste cose non dovrebbe ignorarle: il modo di intendere la (inesistente) solidarietà fiscale all'interno dell'UEM, è già manifesto e praticamente non negoziabile, da parte dei poteri dominanti in €uropa. 
Così come non dovrebbe ignorare che le regole fondamentali dei trattati impongono, in modo assoluto e altrettanto non negoziabile, i limiti ai deficit statali, anzi il pareggio di bilancio (come proiezione del mito teologico, neo-liberista, dello "Stato come una famiglia") e vietano politiche fiscali redistributive a livello "federale" (cioè che trascenda il sistema fiscale del singolo Stato).

5. Sarebbe quasi inutile ripercorrere le ragioni di questo assetto, perché su esso ci siamo soffermati in lungo e in largo e anche di recente: quello che decisamente è "scioccante" è che Stiglitz, oggi, paia non essersene ancora reso conto e...si sciocchi di quanto affermato da Juncker sulla Brexit (che, tra l'altro, e non a caso, è un problema estraneo all'eurozona). Quanto e cosa ha veramente visto Stiglitz degli eventi, e delle prese di posizione politiche, che negli ultimi anni si sono manifestati nell'eurozona?

La tardività di reazione, quantomeno in termini di realistiche politiche e misure di rimedio, denunciata da Stiglitz, è segno di un problema inquietante. 
Stiglitz è un economista autorevolissimo e anche sinceramente democratico: è in prima fila nel denunciare il carattere sovversivo del TTIP, rispetto al travolgimento di ogni minimo alveo di democrazia statale, e crede, con moderata pragmaticità, nelle politiche fiscali espansive come rimedio sensato ai cicli economici avversi.  
Ma pensare che l'euro possa tirare avanti con espedienti per altri 5 anni significa accettare il rischio di un livello di distruzione dell'economia europea e del riacuirsi della crisi economico-finanziaria mondiale, - che già oggi è sul crinale del suo manifestarsi e che ha come epicentro la situazione dell'eurozona-, che pare sposarsi con l'inconsapevolezza che, nella migliore delle ipotesi, ad esempio, il fondo assicurativo (privato) europeo per i depositi bancari sarebbe attivato nel 2024; e, dunque, anche con l'inconsapevolezza che tutto questo dà il tempo, alla radicale opposizione della Germania, di far svolgere all'unione bancaria il suo vero ruolo di ristrutturazione colonizzatrice e depressiva dell'intera economia del continente.

6. Insomma, le norme dei trattati e le loro applicazioni vincolate (TINA), già in buona parte formalizzate dalla tragica combriccola delle oligarchie totalitarie che regolano le istituzioni UE e dei governi che le sostengono, nelle sedi decisive in cui si continuano ad effettuare le stesse scelte (nella logica dell'irreversibilità del paradigma neo-liberista che pure Stiglitz denuncia), bisogna conoscerle: perché sono il vero formalizzarsi della volontà politica, non solo delle istituzioni UE, ma appunto dei governi e delle sottostanti classi dirigenti che votano i trattati e le loro integrazioni. 
Questa volontà politica non può essere realisticamente desunta, o mutata, dal wishful thinking di una propria, per quanto (in gran parte) sensata, visione economico-scientifica. 
Il de jure condito, ad oggi, si sposa coerentemente, in €uropa, con il de jure condendo, e non c'è il minimo spazio per un "altro" de jure condendo. Se non altro per la totale assenza, in chiunque si trovi, a livello UE come in quello nazionale, in posizione decidente, delle necessarie "risorse culturali".

7. Ma la cosa più gravemente indicativa è un'altra: se Stiglitz, - cioè la punta più avanzata dell'autorevolezza scientifico-economica USA, il più accreditato e "democratico" degli esponenti di quella cultura-, la vede così, pensate a cosa possa aver in serbo, per l'€uropa, l'establishment finanziario degli interessi oligarchici che appoggiano la Clinton.
Il problema è dunque questo: si conferma che la costruzione federale europea è quella concezione  restauratrice del capitalismo sfrenato che tanto è stata sospinta dall'insensibile e rudimentale visione degli USA (l'Unione europea è sempre stata un progetto americano) da sempre ostile alle "democrazie del welfare" europee ed alle "Costituzioni antifasciste".


8. La correzione di tutta questa follia, - in cui, contrariamente agli ipocriti enunciati di "pentimento" del FMI, non si è imparato nulla dalla crisi, del 1929 prima ancora che da quella del 2008-, non sarà possibile finché gli USA non saranno mossi da visioni e "interlocutori-informatori" europei più capaci di rappresentare la realtà, piuttosto che le proprie fantasie revanchiste ormai patologiche, e cioè meno fanaticamente asserviti a slogan che già negli anni '80 Caffè considerava inaccettabili e vuoti
Salvo imprevisti, stiamo correndo verso la rinascita di una nuova tragedia mondiale (qui, pp.2-3: la guerra civile mondiale, quale definita da Schmitt, in relazione al dare manolibera al liberoscambismo e ai suoi effetti totalitari). Come sempre accade, quando i neo-liberisti impongono il loro giogo alla società e la vogliono "Grande", cioè globale, per trascinare nel gorgo il mondo intero.


24 commenti:

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    1. Ma grazie a te: e non lo dico come frase di circostanza.
      Non sai che piacere poter parlare di qualcosa che non sia lo "scontro di civiltà" (o le nuove frontiere del gender, o il femminicidio, o l'UE alle Olimpiadi, o la corruzione, o...)

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    1. Sarà per questo che molti calabresi (non necessariamente i più..."europeisti") si aggirano, pare piuttosto a proprio agio, per la Baviera?

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  3. Grazie Luciano. Post monumentale
    Tra quelli tuoi e quelli di Alberto Bagnai, ne ho perso il conto.

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  4. Il concetto di solidarietà tra comunità sociali è un concetto alquanto curioso.

    Il moralismo nel wishful thinking suscita in me sempre vivo interesse: in fin dei conti non è altro che il Fogno.

    Cioè: non mi preoccupo di promuovere le condizioni strutturali per cui le parti sociali siano predisposte alla redistribuzione del reddito e a condividere soluzioni per l'edificazione dello Stato sociale (cfr. Alesina et alii, anni '90): omogeneità etnica, culturale, linguistica o razziale (perché sì, anche il colore della pelle omogeneo è fondamentale per la solidarietà sociale).

    Orrore!

    Cosa diranno le fratellanze massoniche europee (e americane...), tanto prone insieme a papa Francesco nel promuovere l'invasione massiva di sottoproletariato da arruolare nelle future fortezze neomedievali?

    Ah... già... sono già state arruolate pure loro.

    Dovete volervi bene: se vi amate, ci potrà essere un altro euro. Un altro liberismo. Un altro liberoscambismo. Una globalizzazione... diversa.

    Non importa se free trade e globalizzazione nella Storia sono sempre stati quello che vediamo oggi: voglio euro, UE, liberoscambismo e globalizzazione proprio come quelli che Fogno; al di là della Storia.

    D'altronde non vorremo mica rispolverare la filosofia della Storia come quel fascista di Hegel e quel comunista di Marx?

    Il Muro è caduto, il comunismo è morto e la Storia è finita. Ecco dimostrato che pure noi siamo al di là della Storia: insomma, non esistiamo se non come Fogno di qualcun altro.

    Quindi se nella Storia le strutture economico-sociali e la demografia creano dei vincoli alle istituzioni sociali, oggi - che c'è la Cina - basta Fognare e auspicare ad un altro mondo: pregando di essere ascoltati da un Dio che non c'è.

    Questa è l'umiliazione che dobbiamo subire: sono i popoli deprivati dalla propria sovranità a non volersi bene tra loro. È il loro non poter più scegliere le politiche che li rende responsabili di scelte che non fanno.

    Francesi e tedeschi non vogliono amarsi... ed è tutta colpa dei tedeschi!

    (Gli imbecilli che non prendono sul serio la tradizione politica e culturale che nasce con Marx ed Engels, questo moralismo da religione laica se lo sciroppano tutto.

    Prima della solidarietà tra popoli è necessaria la solidarietà di classe! (Il volimose bene universale doveva essere lo stadio finale...)

    Non ci vuole una generica "pace" che assomiglia molto al requiem: ci vuole l'unica lotta radicale contro chi solidarietà non la darà mai. Si chiama lotta di classe.)


    Non è cambiato nulla negli ultimi tre secoli: non bisogna occupare le fabbriche che con la globalizzazione non ci sono più: è sufficiente riprendersi la banca centrale.

    « Dimmi chi controlla la politica monetaria e fiscale, e non mi interesserò più di chi siano i proprietari dei mezzi di produzione. » Diceva Archimede. O Zinoviev...

    Quindi, per prima cosa, si escludono dallo SWIFT i paradisi fiscali...

    Per il credito? Semplice: « Fusione immediata di tutte le banche del paese in un'unica banca nazionale, posta sotto il controllo dei Soviet dei deputati operai »

    Se devo proprio fare del wishful thinking....

    Comunque: gli Americani hanno un doppio problema: sono antropologicamente "diversi" (a posto del cervello hanno una check-list), e sono lievemente in conflitto di interessi (è dalla fine della WWII che vivono al di sopra dei propri mezzi...)

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    1. Ho visto con questi occhi dei nostalgici di Crassi (che non avrebbe mai permesso cessioni di sovranità e ricatti dell'Unione bancaria, naturalmente), definire questo tipo di analisi "ideologia da quattro soldi".
      A parte questa, del tutto trascurabile, conferma di ignoranza, pavloviana (c'è gente che vive nel frame mediatico degli anni '80 ritenendo che sia addirittura opposto a quello odierno), mi pare evidente che Stiglitz soffra di un dissidio etico "interno": conosce perfettamente lo scenario di convenienza per la geo-politica USA legato all'€uropa e, al tempo stesso, si rende conto che, vedendo le cose da vicino nelle realtà sociali dell'eurozona, la situazione è andata totalmente fuori controllo, rispetto allo schemino reazionario anti-bolscevico, post litteram, che guida l'idea degli USA sulla stessa Europa.

      Gli USA, nelle analisi che gli erogano a getto continuo gli "interlocutori-informatori" italiani che si sono prescelti "per sempre", pensano che in €uropa, e specialmente in Italia, le masse siano rimaste intimamente comuniste, sfaticate, riottose e perennemente in agitazione sindacale per ottenere aumenti salariali e "posto fisso".

      E' singolare come un economista, talora chirurgico e irresistibile, come Stiglitz, salti a piè pari il debunking di questa idea cialtronica: e dire che classifiche OCSE sulle "riforme" liberalizzatrici del lavoro, e relativi effetti deflattivi sulla domanda interna (aspetto su cui un economista attento come lui dovrebbe essere maestro), nonché dati sulle quote salari e sulle sofferenze delle famiglie (che mantengono i disoccupati, con l'unico welfare, a esaurimento, che attualmente risulta efficace), come pure dati sul rateo USA dei pubblici impiegati rispetto alla popolazione, comparato con quello italiano (per dire), sono agevolmente accessibili.

      Ma, niente, è come se i Luttwak e i Friedman, col loro ideologismo paternalistico, violento e sprezzante, - confermato naturalmente dagli amiconi italiani che li aizzano sulla retorica dell'italiano riottoso e disonesto (!)-, avessero una "privativa" che serve a rendere i report degli ambasciatori USA, ormai da qualche decennio, l'uno la fotocopia dell'altro (con invariabili timori per la "stabilità" di qualsivoglia governo, sempre minacciata dal comunismo strisciante, secondo ESSI).

      Ho il sospetto che solo un adeguato periodo di stabilità cilena della penisola li placherebbe: c'è come una sorta di rimpianto nel non aver potuto torturare e eliminare, a mo' di esempio, una qualche decina di migliaia di italiani...

      Forse, solo allora, dagli USA, arriverebbe la sobrietà necessaria per cogliere la realtà nei suoi effettivi indicatori socio-economici.

      Prima di ciò, temo, la precomprensione della realtà italiana rimarrà quella dei brevi "pezzi" di colore dedicati dalle TV USA invariabilmente alle maxi-ferie, alla "dolce vita", agli scioperi, nonché quella dei turisti grassotti o "pompati" che mettono i piedi nelle fontane storiche, con aria di sfida, e che partono con un'idea dell'Italia e tornano ribadendola in base a questo sistema di interpretazione immutabile...

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    2. Bazaar spero mi consenta di sottoscrivere totalmente quanto da lui scritto. La chiosa finale poi è la chiave per comprendere perchè gli SUA siano obbligati a scatenare una altra guerra.

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    3. La solidarieta' e' stata sostituita dalla sussidiarieta', nuovo imperativo morale nato dall'opera sabotatrice del messaggio cristiano. La prima presuppone sempre una societa', come autocoscienza di gruppo di cui la classe e' una manifestazione ridotta. La seconda si accontenta di atomi individuali dediti in via esclusiva a cum-petere, dove anche la competizione e' vista come somma virtu' morale. Siamo stati creati ad immagine di Dio? Ed allora diamoci dentro, ognuno conquisti la sua parte di terra. Anche i paradisi fiscali in fondo sono il frutto di una sana competizione come tutte le altre cialtronate assortite, purche' mettano fuori gioco uno Stato sovrano. Nessuno scandalo se non di mera facciata. Ed il perdono e la misericordia cancellano sempre tutto: si sa che chi compete puo' sbagliare!

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  5. L'altr'anno argomentai ad un'analisi di Corey Robin su un episodio di razzismo contro immigrati ispanici nella sua Università: "cosa vorreste fare? moralizzare il personale? perché invece di denunciare semplicemente lo scandalo, non ne analizzate i motivi strutturali? Che teorici politici siete? Perché non denunciate il NAFTA?"

    Un altro studioso di teoria politica intervenne rispondendomi che ero un gretto "essenzialista".

    Bene: i democratici americani portano avanti la lotta politica con del sano "esistenzialismo".

    Si faranno restituire pensioni e sanità recitando poesie o, al limite, dicendo le parolacce.

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  6. ooops! c'è un problema anche a tagliar fuori dallo SWIFT i paradisi fiscali!

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  7. Io mi chiedo, se sia sensato da parte di Stiglitz, con la sua enorme reputazione, confondersi con il panorama appellistico europeo e mondiale che ha fatto strame di ogni dignità della scienza dell' economia.
    Ma soprattutto mi chiedo se non sia cosa che offenda il suo buonsenso, continuare a sperare di cambiare i meccanismi dell' area euro che a mio avviso, non solo sono oggettivamente intrinsecamente irreformabili, per cui tali regole ed istituzioni, andrebbero comunque solo azzerate, per cui comunque si dovrebbe ripartire da zero, ovvero, ogni stato dell' UEM dovrebbe comunque riprendere per un tempo molto lungo, la sua sovranità monetaria.
    Ed ancora, vorrei chiedergli se non offenda la sua intelligenza continuare a ritenere riformabile un sistema che mai ha prodotto nel periodo dell' euro, alcun segno tangibile di voler attuare misure, seppure graduali, di reale convergenza economica e politica.
    Da ultimo, basterebbe vedere gli effetti drammatici e disastrosi dell' euro, sulle società e sulle economie dell' area anche per confronto con le altre economie e la irreversibilità di tali esiti, inclusi gli effetti destabilizzanti sull' economia mondiale.
    Di cosa ha ancora bisogno Stiglitz per radere al suolo questa baracca che non sta in piedi nemmeno da sola?
    Dato che il soggetto mi sembra assolutamente di grande livello scientifico, professionale, accademico, io, credo che dietro la sua incredibile posizione possibilista, ci sia dell' altro e posso solo immaginare alcuni motivi di questa sua posizione che infrange qualsivoglia logica scientifica e di pensiero umano.

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    1. Nel post una spiegazione è tratteggiata.
      Corollario di essa è che l'elite che governa l'UE si senta, da sempre, spalleggiata dall'establishment USA e che, di conseguenza, un "contrordine" da oltreoceano non possa che arrivare quando ben diverse condizioni, geopolitiche e di convenienza (anche a sopravvivere al dissenso in casa propria), sia siano create colà.

      Ne possiamo dedurre che Stiglitz non possa ora dire "si sono sbagliati e di brutto", senza coinvolgere se stesso in questa ammissione e, più ancora, la classe dominante USA.

      Le elite, segnatamente "non" politiche, andrebbero preparate, anche perché le classi politiche europee coinvolte, a questo punto, dovrebbe essere radicalmente spazzate via e "reinventate" (da qui l'importanza dei vari partiti gatekeepers).

      Ma questo sempre in continuità con la dominanza da oltreoceano: insomma, convincerli a mettersi da parte ma lanciando nuove parole d'ordine che non consentano di addossare responsabilità agli USA stessi.

      Un difficile percorso, a cui la teoria dell'"altro euro" è, - allo stato e in attesa di quel cambiamento di condizioni interne agli USA (che Stiglitz, nell'attuale fase di elezioni presidenziali non può certo auspicare)-, strettamente funzionale.

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    2. Concordo, scusami se non ho messo in luce quanto tratteggiato molto chiaramente nell' articolo; oltre questo aspetto che ha una sua dignità politica, ovviamente nessuna dignità scientifica, però io sono convinto che ci sia dietroi anche qualcosa di più terra terra, tipo "tengo famiglia" e magari scopriremo fra poco di cosa si tratti.
      Grazie anche da parte mia per l' analisi così chiara e fruibile!

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    3. Il "tengo famiglia" potrebbe essere applicato a chiunque nell'ambito della "espertonologia": ma Stiglitz non è chiunque.

      E non lo è talmente ("Based on academic citations, Stiglitz is the 3rd most influential economist in the world today"), che appartiene ad una ristretta sfera di scienziati sociali che sono anche punti di riferimento politico-culturale e al tempo stesso parte di un establishment in cui si consente il ruolo di critico della globalizzazione e dello stesso FMI.

      Ad esempio è noto il suo scontro con Summers, allora segretario del tesoro, per questa linea critica condotta da insider ai vertici della WB.
      Ma la sua frequentazione e le sue esperienze rimangono su un crinale di "appartenza" che ne fa più la coscienza critica dell'establishment che non un fiero oppositore dell'attuale paradigma.

      E questo ha dei riscontri nella sua intera attività contraddistinta da incarichi a cui non tutti i premi Nobel sono stati nominati, con un'impressionante continuità.

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    4. Quindi, non può prendere una posizione come la nostra, di aperta, giusta e rigorosa radicale critica e di ribellione (ovvio che sarebbe eccessivo e poco compatibile con la sua storia), ma deve mantenersi su posizioni critiche ma possibiliste. Ma qui siamo di fronte, a mio modesto avviso (ovviamente mi riferisco ai vostri lavori, tuoi e di Alberto in particolare), a qualcosa che non ha precedenti nella storia, sia in termini scientifici che in termini di impatto negativo pluriennale in termini di economia e dove ci sarebbe bisogno di prendere in mano da par suo le redini di una campagna di martellamento di questa autentica vergogna mondiale e che raccolga il meglio dei cervelli in campo! Questa è una roba che quando esploderà, ed esploderà in maniera spaventosa, come mai avvenuto, perchè la pressione si sta facendo esplosiva come all'interno delle camere magmatiche dei vulcani, chi è stato coinvolto ed ha trattato l' argomento, come lui in modo convenzionale, avrà responsabilità troppo grandi per non esserne travolto, credo anche psicologicamente. Un po' come avvenuto nel '29, come racconta Galbraith ne "Il grande crollo".

      Grazie comunque dell' attenzione!

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  8. Una vera ventata di aria fresca questo post, soprattutto in contrapposizione alla pattumiera informativa nostrana...

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  9. Da quello che capisco il libro è prenotabile ma non disponibile ancora. Prenotabile tra l'altro in inglese tedesco francese spagnolo ma... Guardacaso non in italiano. Forse sono io che ho visto male?

    Comunque dalla sinossi leggo:

    Stiglitz outlines three possible ways forward: fundamental reforms in the structure of the eurozone and the policies imposed on the member countries; a well-managed end to the single-currency euro experiment; or a bold, new system dubbed the “flexible euro.

    Da come scrivono sembrerebbe preferire la terza via (una specie di SME? Boh? Leggeremo) ma lo smantellamento lo mette tra le ipotesi.

    Sappiamo bene che la prima e la seconda ipotesi al solo parlarne offendono la nostra intelligenza e quel che è più grave inquinano un dibattito già di per se inquinato. Però quando uscirà una letta gliela darei. Se non altro cita la possibile fine dell'euro e finora nessuno, con quel livello di autorevolezza e notorietà internazionale, l'ha fatto.

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    1. Il novero delle alternative "risolutive" della crisi strutturale dell'eurozona è stato citato nel post precedente.
      Sul corretto intendimento della volunptas Stiglitziana, peraltro, mi fido di Sapir (v.ibidem) e....dello stesso Stiglitz, nella sua intervista, sul libro, al New York Times.
      In quest'ultima, specificamente, Stiglitz definisce la "riforma" dell'euro come "best scecnario".
      E se lo dice lui...

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  10. Tesoro sommerso: l'errore contabile del ministro Padoàn
    http://centralerischibanche.blogspot.it/2016/07/tesoro-sommerso-lerrore-contabile-del.html

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  11. Venendo da altri studi e da diversa cultura,cerco di capire qualcosa da questa complessa e ardua problematica economica, fermando la mia attenzione piuttosto sulle conclusioni delle analisi proposte. Alla lettura di Stiglitz ( L'Euro) aggiungo proprio in questi giorni " L' Italia può farcela" del nostro Bagnai. Anch'io ho notato alla fin fine in Stiglitz un eccesso di ottimismo nelle possibilità di una costruzione Ue più giusta e solidale. Resto della convinzione però che " L'EUROPA NON CE LA FARA' " !

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