sabato 30 giugno 2018

Prassi teoretica dell’elitismo nell’economia di mercato: liberalismo, malthusianesimo e diritti civili – Parte II



Prassi teoretica dell’elitismo nell’economia di mercato: liberalismo, malthusianesimo e diritti civili – Parte II

Post di Bazaar con la collaborazione di Francesco Maimone e Arturo


« EUGÉNIE: Sul mio onore, no! Non mi sento minimamente inclinata ad essere casta; anzi, direi che sono tutta portata per il vizio ad essa opposto! Ma, Dolmancé, la carità e la beneficenza non potrebbero rappresentare la felicità per alcune anime sensibili? »

« DOLMANCÉ: Bah, virtù da persone ingrate! Lungi da noi, Eugénie! Ma non farti ingannare d'altronde, mia bella amica: la beneficenza è un vizio dell'orgoglio più che una vera e propria virtù dell'animo. È per ostentazione che uno da una mano ai propri simili, e mai con il solo scopo di fare una buona azione; ci si sentirebbe veramente contrariati se l'elemosina fatta non avesse tutta la pubblicità possibile. Non credere neanche, Eugénie, che quella azione possa avere i buoni getti che uno s'immagina; per quel che penso io, è proprio un imbroglio. È una cosa che abitua il povero ad aiuti che deteriorano la sua energia; non lavora più perché conta sulla vostra carità, e quando questa comincia a mancargli diventa un ladro o un assassino. Sento che tutti si domandano come poter eliminare l'accattonaggio, e nel frattempo seguitano a fare tutte quelle cose che non possono che moltiplicarlo.
Ma domando e dico: non volete aver più mosche nella vostra stanza? Non lasciate più in giro lo zucchero che le attira! Non volete più poveri in Francia? Non distribuite più elemosine e soprattutto, eliminate le case di carità! L'individuo nato nell'indigenza, vedendosi privato di queste pericolose risorse, impiegherà tutte le sue forze e i mezzi ricevuti dalla natura per tirarsi fuori dallo stato in cui è nato, e non vi importunerà più. Senza pietà distruggete dalle fondamenta queste detestabili case dove avete la sfrontatezza di accogliere i frutti del libertinaggio del povero, cloache spaventose che vomitano ogni giorno nella società uno sciame disgustante di nuovi individui che possono sperare solo nel vostro portafoglio. A che serve, domando io, mantenere certi individui con tante attenzioni? Hanno paura che la Francia si spopoli? Non abbiano mai questo timore!
Una delle principali colpe dell'attuale governo consiste proprio nel fatto di avere una popolazione fin troppo numerosa, e quegli individui superflui non direi proprio che costituiscano una ricchezza per lo Stato. Certi individui in sovrannumero sono come rami parassiti che, vivendo completamente a carico del tronco, finiscono sempre per estenuarlo. Ricordatevi che, sotto qualsiasi governo, quando la popolazione è superiore ai mezzi di sussistenza, quel governo se la passa male. Esaminate attentamente la situazione della Francia e vedrete se non è vero. E le conseguenze sono evidenti! I Cinesi, più saggi di noi, si guardano bene dal lasciarsi soffocare da una sovrappopolazione. Nessun ricovero per i vergognosi frutti del vizio; si abbandonano certi rifiuti come i postumi d'una digestione. Nessuna casa per poveri: in Cina non le conoscono nemmeno. Là tutti lavorano e sono felici; nulla àltera l'energia del povero, e ciascuno può dire come Nerone: Quid est pauper? »
 
Il marchese de Sade





De Sade scriveva queste amenità tre anni prima di Malthus.



Questo può dimostrare alcune cose. Intanto che Malthus non ha “scoperto” leggi “scientifiche” indagando la realtà, ma ha dato veste scientifica a ideologie già esistenti.


Secondo, la longue durée prova che si tratta di idee che hanno la funzione molto generale di fornire una filosofia pseudoscientifica, quindi deresponsabilizzante, quindi nichilistica, a una molteplicità di situazioni economiche e sociali (di cui l’immiserimento “austero” è la più ovvia, ma non chiaramente l’unica): questo elevato livello di astrazione, ossia che non è corretto legarlo troppo a particolari situazioni specifiche, va sottolineato. Stando con Eric Fromm, di ideologia sado-masochistica: sadica in quanto deresponsabilizza dall’inflizione della sofferenza in nome di logiche incoercibili (la “natura”: i costi in fondo non ne sono che un esempio) certificate dalle  pseudoscienze; masochista quando è introiettata dalle vittime.

« l’uomo non deve mai cadere nell’errore di credere che egli è veramente il padrone della natura, come la pseudoscienza vorrebbe illuderlo – ma deve capire la fondamentale necessità insita nello sviluppo della natura, e comprendere come anche la sua esistenza è soggetta alle leggi dell’eterna lotta. Solo allora egli sentirà che in un mondo dove si aggirano i pianeti e i soli e dove sempre la forza è padrona della debolezza, piegandola a sé o spezzandola, non ci sono delle leggi speciali per gli uomini. Anche per essi valgono le eterne leggi di questa grande saviezza. L’uomo potrà cercare di capirle, mai di prescinderne. »  Il “Mein Kampf” di Adolf Hitler, Kaos edizioni, Milano, 2002, pag. 237






Ora citiamo direttamente Fromm (Fuga dalla libertà): « Il tratto comune a tutto il pensiero autoritario è la convinzione che la vita sia determinata da forze estranee all'uomo stesso, al suo interesse, ai suoi desideri. La sola felicità possibile risiede nella sottomissione a queste forze. L'impotenza dell'uomo è il "leitmotiv" della filosofia masochistica. »






Altri esempi, citiamo un sostenitore della “durezza del vivere europeista”:

« La stessa priorità assegnata alla stabilità dei prezzi nella Costituzione tedesca può essere interpretata come un patto intergenerazionale. In più paesi gli ultimi decenni, caratterizzati dall’espansione dell’indebitamento pubblico e dal crescente impoverimento delle risorse naturali, sembrano richiedere, ancor più che nel passato, la difesa dei diritti delle generazioni future. »





« Fin qui ho distinto, con la figura delle due constituencies, i poli tra i quali si dispiega il governo dell’economia: la politica e il mercato. Uno di essi esprime l’aspirazione dei cittadini a «prendere in mano il proprio destino», l’altro le possibilità e i limiti posti da leggi di natura. »





« Ho consapevolmente usato, in queste pagine, il termine «leggi di natura». E un uso a cui molti oppongono quasi un rifiuto morale, ribellandosi all’idea che il carattere impersonale e cogente delle leggi della natura possa essere presente nei comportamenti umani e sociali. Quel senso di ribellione è comprensibile, addirittura nobile; è all’origine del progresso materiale e civile della società. Ma è anche causa di miseria, ingiustizia, oppressione.


Credo che almeno per le due proposizioni economiche alle quali l’ho applicato, sia appropriato parlare di «leggi di natura», leggi cioè che operano indipendentemente da, e se necessario contro, la volontà stessa degli uomini: una legge, che direi «fisica», espressa dal Manzoni con la frase, già citata, secondo cui né il «bisogno di cibo» né le «derrate fuor di stagione» possono essere impediti o imposti dal governo; e una legge che direi «sociale» secondo cui, come vide Adam Smith, una mano invisibile trae un bene collettivo dall’interazione degli egoismi individuali. Il mercato si conforma naturalmente alla prima di queste leggi, addirittura esprime la seconda. » T. Padoa Schioppa, Il governo dell’economia, Il Mulino, Bologna, 1997, pagg. 25, 30 e 94).






« Ogni bambino nato in soprannumero rispetto all’occorrente per mantenere la popolazione al livello necessario deve inevitabilmente perire, a meno che per lui non sia fatto posto dalla morte degli adulti […]  pertanto […] dovremmo facilitare, invece di sforzarci stupidamente e vanamente di impedire, il modo in cui la natura produce questa mortalità; e se temiamo le visite troppo frequenti degli orrori della fame, dobbiamo incoraggiare assiduamente le altre forme di distruzione che noi costringiamo la natura ad usare.
[…]
Invece di raccomandare ai poveri l’igiene, dobbiamo incoraggiare il contrario. Nelle città occorre fare le strade più strette, affollare più persone nelle case, agevolando il ritorno della peste. In campagna occorre costruire i villaggi dove l’acqua ristagna, facilitando gli insediamenti in tutte le zone palustri e malsane. Ma soprattutto occorre deplorare i rimedi specifici alla diffusione delle malattie e scoraggiare quelle persone benevole, ma tratte decisamente in ingannano, che ritengono di rendere un servizio all’umanità ostacolando il decorso della estirpazione completa di particolari malattie
[come il cancro, ndB] » Thomas Malthus,
Saggio sui principi della popolazione,1798 (pagina sconsigliata ai deboli di cuore)

« Nessuna razza di esseri viventi è salva dal decadere se non opera la selezione; e la razza umana non sfugge menomamente a tale legge. […]
In ogni razza nascono elementi di scarto, che debbono essere distrutti dalla selezione. » Vilfredo Pareto,  Manuale di economia politica con una introduzione alla scienza sociale, 1919






« Sarco porta il mondo un passo più vicino alla meta in cui ogni persona razionale può concludere la propria vita in un modo pacifico e affidabile nel momento in cui sceglie di farlo »

 Come si evince dalla collezione degli excerpta nella prima parte di questa lugubre trattazione, il momento della Rivoluzione Francese sembra segnare, nella parole di Malthus, un momento fondamentale nelle élites, apparentemente terrorizzate dalla progressività sociale portata dalle contraddizioni in grembo all’illuminismo e al contempo ansiose di sfruttare al meglio il fiorire delle incredibili possibilità messe a disposizione dalla scienza: gli intellettuali “aristocratici” iniziano a coltivare l’idea che il progresso scientifico avrebbe potuto annichilire il progresso sociale.

Abbiamo anche visto come per motivi strutturali, i ceti svantaggiati dalla posizione subalterna trovino la propria forza nel numero: una forza che, in potenza, poteva sovvertire l’ordine costituito rivoluzionando le istituzioni in essere.
Inoltre, si evince come la reazione alle rivendicazioni democratiche e socialiste siano ritenute tanto pericolose da dover rinnegare completamente l’etica «umanitarista» ereditata dall’illuminismo per far posto ad una saggia responsabilità dei “migliori”, le “aristocrazie”, le élites, che dovranno occuparsi della “specie umana” come un «chirurgo», che «con pietose parole», ovvero tramite la retorica moralistica, «conforta l’ammalato», manipola psicologicamente il popolo, «mentre con mano sicura, e che pietà non trattiene, ne taglia le membra»: la metafora di Pareto è sufficientemente chiara. L’etica sociale si sbriciola in favore del più becero dei moralismi.

Il pensiero malthusiano, come abbiamo visto, è complementare al liberalismo classico, ed è vivo e lotta insieme a noi:

« Ci sono solo due modi per evitare un mondo di dieci miliardi di persone. O i tassi di natalità adesso scendono velocemente, oppure debbono salire i tassi di mortalità. Non c’è altro modo. Ci sono, ovviamente, tanti modi per far salire i tassi di mortalità. Nell’epoca termonucleare si può fare in maniera molto veloce e decisiva. Carestie ed epidemie sono gli antichi modi in cui la natura controlla la crescita demografica, e nessuno delle due è scomparsa dalla scena… »

Robert McNamara, presidente della Banca Mondiale, 2 ottobre 1979

« Lavoriamo ad uno scopo unico: ridurre i livelli demografici. O i governi lo fanno come diciamo noi, con dei bei metodi puliti, oppure finiscono nei disastri di El Salvador, Iran o Beirut. Quello demografico è un problema politico. Quando la popolazione è fuori controllo, occorrono governi autoritari, anche fascisti, per ridurla… »

« Il modo più rapido per ridurre la popolazione è con la fame, come in Africa, o con le malattie come la peste. […] La gente si riproduce come bestie… »

Thomas Ferguson, Ufficio affari demografici del Dipartimento di Stato, intervista del febbraio 1984

« Cercando un nuovo nemico contro cui unirci, pensammo che l’inquinamento, la minaccia dell’effetto serra, della scarsità d’acqua, delle carestie potessero bastare […] Ma nel definirli i nostri nemici cademmo nella trappola di scambiare i sintomi per il male. Sono tutti pericoli causati dall’intervento umano […] Il vero nemico, allora, è l’umanità stessa »

Club di Roma, The First Global Revolution, 1991


2.0 Il malthusianesimo secondo Pareto: excerpta e considerazioni.

« si possono dividere gli ostacoli in preventivi, che operano prima e sino al momento della nascita, e in repressivi, che operano dopo la nascita. »







« Il posto più pericoloso per un afroamericano è il ventre materno » Manifesto.

« L'aborto è un "bene sociale" perché riduce il numero di "bambini marginali", con cui [Gruber] intende i poveri dei centri urbani - coloro che egli dice si può contare sul fatto che avrebbero commesso crimini se mai fossero nati. [Secondo Gruber] l'aborto legale aveva risparmiato ai contribuenti americani $ 14 miliardi in servizi sociali e ridotto i crimini »

« I pro-life si sono sempre chiesti perché la comunità nera non abbia risposto in modo più aggressivo al fatto che così tante cliniche abortiste si trovino in quartieri poveri e perché il tasso di aborto dei negri è molto più alto di quello dei bianchi »



Di seguito citiamo alcuni passi di Pareto in cui si evidenzia la concezione elitista della relazione tra demografia, economia politica e moralismo e come le motivazioni sottostanti siano paludate da positivismo e matematizzazione.

Oltre ad edificarsi su come pensano e come desiderino che si agisca politicamente i principali riferimenti delle élite, lo scopo di queste ulteriori citazioni è di mettere in luce gli aspetti più scabrosi delle riforme strutturali degli ultimi decenni consacrati alla globalizzazione liberale: quello più inquietante che appare emergere è riconducibile alla contestuale proposta di concessione di particolari diritti civili in concomitanza della sottrazione dei diritti sociali.

I diritti civili, oltre a cosmetizzare moralisticamente la deindustrializzazione e l’abbattimento della qualità e della speranza di vita, sembrano in gran parte propugnati non per semplice distrazione delle masse oppresse, ma per imporre un’agenda politica malthusiana.

Sì, anche l’emigrazione è considerata una politica malthusiana da secoli.






  
« Come già notammo, la società ci appare come una massa eterogenea e con gerarchia dei suoi componenti. Tale gerarchia non manca mai, eccetto forse presso uomini selvaggi, viventi dispersi a modo di animali. Conseguenza di quel fatto è che la società è sempre governata da un piccolo numero di uomini, da una élite, anche quando pare avere una costituzione assolutamente democratica; e ciò è stato conosciuto dai tempi più remoti » Pareto


2.1 Matematizzando il “chirurgo” può meglio incidere le membra della società

« […] ci sono individui che salgono nelle regioni superiori, altri invece che precipitano in basso. Quelli che giungono in a h sono distrutti e spariscono; […] Abbiamo una regione a h k b' a' in cui la deficienza dell’entrata distrugge gli individui, buoni o cattivi che sieno; in quella regione poco opera la selezione, perché la miseria avvilisce e distrugge i buoni come i cattivi elementi. Viene poi una regione a' b' b l a'' […] In quella regione la mortalità dell’infanzia è considerevole, ed è probabile che tale mortalità sia un potente mezzo di selezione. La regione accennata è il crogiuolo ove si elaborano le future aristocrazie (nel senso etimologico: ἄριστος = migliore); da quella regione vengono gli elementi che salgono nella regione superiore a'' l c. […] ci può essere il difetto dell’opera della selezione. Le entrate sono tanto grandi da permettere di salvare anche i deboli, gli individui mal costituiti, di poco senno, viziosi. »

2.2 Perché non liberalizzare gioco d’azzardo e prostituzione?

« Gli elementi inferiori della regione a' b' l a'' cadono nella regione a h b' a', ove vengono eliminati. Se tale regione venisse a sparire, e se con altro mezzo non fosse provveduto al suo ufficio, gli elementi inferiori inquinerebbero la regione a' b' l a'', la quale perciò diventerebbe meno atta a produrre gli elementi superiori, che vanno nella regione a'' l c, e l’intera società decadrebbe. Sarebbe anche più rapida quella decadenza, ove si ponessero validi ostacoli alla selezione che si opera nella regione a' b' l a''. [come lo Stato sociale, ndB] »


2.3 Eugenetica: depuriamo il corpo sociale dagli scarti della digestione

« Si può, sotto certi aspetti, paragonare il corpo sociale al corpo umano, che prontamente perisce ove sia impedita l’eliminazione delle tossine. »

2.4 Perché non legalizziamo le droghe leggere?

« Presso i popoli moderni le entrate della regione a' b' l a'' si sono accresciute per modo che avrebbero potuto gravemente intralciare la selezione; ma  una parte notevole di quelle entrate viene ora spesa per le bevande alcooliche, o altrimenti sprecata, onde permangono condizioni che fanno possibile la selezione. Inoltre, l’alcoolismo stesso è un potente agente di selezione, spegnendo individui e razze che ad esso non sanno resistere. »

2.5 Tale padre, tale figlio.

« Si suole obbiettare che l’alcoolismo non danneggia solo l’individuo, ma ben anche la sua discendenza. Tale obbiezione fortissima sotto l’aspetto etico, è nulla, sotto l’aspetto della selezione; anzi si svolge contro chi la fa. È manifesto invero che un agente di selezione è tanto più perfetto quanto più estende la sua azione non solo agli individui, ma anche alla loro discendenza. La tubercolosi opera pure molto per la selezione; e, con pochi forti, distrugge moltissimi deboli. »

2.6 Perché non precarizziamo la vita dei lavoratori per non permettergli di metter su famiglia?

« La diminuzione della nuzialità, o direttamente, o indirettamente per mezzo della diminuzione delle nascite, ha quindi operato per accrescere la media di ricchezza per ciascun individuo »

« la nuzialità sta in relazione colla somma del commercio estero e col totale delle somme compensate al Clearing-House »

2.7 L’austerità permette di far affrontare ai sopravvissuti meglio le sfide del futuro.

« L’aumento della prosperità economica ha per primo ed immediato effetto di far crescere la nuzialità e la natalità, e di far scemare la mortalità. »

2.8 Diventare ricchi se si è poveri è un grave problema.

« Popoli molto ricchi hanno una natalità assai scarsa, onde potrebbesi ritenere che il valore assoluto della ricchezza opera in modo direttamente contrario alle variazioni della stessa ricchezza. »

2.8 La miseria rende maggiormente “ferma” la mano del “chirurgo sociale”

« Presso i popoli che hanno appena di che cibare i loro adulti, si uccidono facilmente i bambini, si distruggono sistematicamente i vecchi »


2.9 L’emancipazione dall’oppressione è roba da radical chic.

« Il femminismo [quello “vero”, non quello delle sessantottine… ndB] è malattia che può solo appicarsi ad un popolo ricco, o alla parte ricca di un popolo povero. »

2.10 Le donne d’oggi so’ scostumate perché papino loro dà troppe mancette.

« se certe ragazze moderne non avessero i quattrini necessari per portare in giro l’ozio e la concupiscenza loro, i ginecologhi avrebbero meno lavoro. »

2.11 La pietas è stupida vanità borghese: i delinquenti vanno sterminati.

« La stupida pietà pei malfattori, che ha invaso certi popoli moderni, non può sussistere che presso popoli ricchi »


2.12 La ricchezza corrompe e porta alla democrazia.

« Presso i popoli poveri, i letterati incensano i ricchi signori; presso i popoli ricchi, la plebe»


2.13 La scarsità induce a bastonare meglio i servi.

« Senofonte, ha veduto la relazione che corre tra l’aumento della ricchezza e i maggiori riguardi che si usano alle classi inferiori della popolazione »

2.14 L’orgoglio della peste che rende i sopravvissuti più ricchi.

« La grande peste che, verso la metà del secolo XIV, cotanto fieramente percosse e flagellò l’Europa, collo spegnere molte vite, fece crescere, per poco tempo, la somma media di ricchezza per capo della popolazione »

« In Firenze, per esservi stata già, prima della peste, ricchezza grande e ordinamenti democratici, non si tentò di rintuzzare le pretensioni dei lavoratori; in Inghilterra, ove, per essere maggiore la povertà mancavano quegli ordinamenti, si cercò, col celebre Statuto dei lavoratori, di costringere i lavoratori a contentarsi dei salari che avevano prima della grande mortalità recata dalla peste; »

2.15 La ricchezza produce la democrazia ma la democrazia produce povertà: la democrazia sociale è inutile.

« L’aumento della ricchezza media per capo di abitante favorisce la democrazia; ma questa, almeno secondo quanto si è potuto sin ora osservare, distrugge largamente la ricchezza e provvede anche a disseccarne le fonti »

2.16 La solidarietà umanitarista è un disturbo emotivo causato da troppa poca povertà.

« i sentimenti umanitari, i provvedimenti legislativi in favore dei poveri, o altri miglioramenti nella vita di questi, poco o niente giovano per far crescere la ricchezza, anzi talvolta la fanno scemare. La relazione di mutua dipendenza tra quei fenomeni si avvicina quindi ad una relazione in cui l’aumento di ricchezza è causa, e sono effetti il fiorire dei sentimenti umanitari e il miglioramento delle condizioni di vita dei poveri. [trickle-down economics, ndB]»

2.17 La vita umana costa (e produce CO²): bisogna risparmiare su alimentazione e istruzione.

« il costo di produzione dell’uomo è dato da quanto è strettamente necessario per mantenerlo in vita e per educarlo »

2.18 Quando uno nasce male, nasce male. È inutile spendere dei soldi per salvarlo, tanto deve morire subito dopo.

« Il costo di produzione dell’uomo adulto dipende evidentemente dalla mortalità infantile; ma, contrariamente a ciò che si potrebbe credere, la diminuzione della mortalità nella prima infanzia non corrisponde ad una diminuzione adeguata di quel costo ; e ciò segue perché molti di coloro che sono per tal modo salvati nella prima infanzia, muojono poco dopo, prima di essere adulti. »

2.19 L’austerità è malthusiana.

« Il difetto di sussistenze può evidentemente essere di ostacolo all’aumento della popolazione »

3.0 Diritti civili e malthusianesimo


ABORTO

« Gli ostacoli preventivi possono operare in due modi, cioè: (α) Restringendo il numero delle unioni; (β) Restringendo il numero delle nascite, qualunque sia il numero delle unioni. Questi due modi possono combinarsi. La fecondità legittima può avere luogo secondo (α), e la illegittima secondo (β). Una parte della popolazione può vivere nel celibato; ma quella diminuzione nel numero delle unioni (α) può essere compensata da un aumento nel numero delle nascite per le unioni contratte (β).»

CELIBATO E DIVORZIO

« (α) 1.° La statistica ci fa vedere che presso parecchi popoli civili moderni scema il numero dei matrimoni, senza che perciò cresca la fecondità illegittima.»

« (β) 1.° Il contrarre i matrimoni in età matura fa scemare il numero delle nascite. Tale ostacolo opera presso parecchi popoli civili. Il Malthus predicava alle genti di usare esclusivamente tale provvedimento; egli avrebbe cioè voluto che uomini e donne ritardassero l’età del matrimonio, vivendo intanto rigorosamente casti, ed a ciò dava nome di moral restraint.  »

« probabilmente per gli abitanti di alcune grandi città moderne, devesi notare l’aborto come un notevole ostacolo preventivo delle nascite. »

CASE CHIUSE

« L’incontinenza, la prostituzione sono forse anche da porsi tra gli ostacoli preventivi.»

(SINDROME DI LEOPARDI E NIEZTSCHE)

« Si vuole da taluni, ma la cosa non è certa, che una grande attività intellettuale sia contraria alla riproduzione. »

EPIDEMIE, INFANTICIDI, OMICIDI E GUERRE

« Gli ostacoli repressivi possono sorgere: (α) Dall’aumento del numero delle morti che seguono direttamente dalla mancanza di alimenti (miseria, carestia), oppure indirettamente per malattie favorite dalla miseria, o ancora che sono conseguenza dalla mancanza di provvedimenti igienici, i quali, non solo per ignoranza, ma anche perché troppo costosi, non possono essere messi in pratica; tale causa opera in modo continuo, ed in modo discontinuo colle epidemie. (β) Dall’aumento delle morti violenti, come sarebbero gli infanticidi, gli omicidi, le morti in guerra. (γ) Dall’emigrazione. »

**EMIGRAZIONE**

« si afferma che l’emigrazione, procacciando uno sbocco alla popolazione superflua, fa sì che scema la previdenza nel generare. […] Simile osservazione è stata fatta por l’aborto, l’esposizione dei parti, l’infanticidio. »

Le migrazioni appaiono, quindi, essere processi utili alle politiche malthusiane.

CONTRADDIZIONI SECONDO PARETO

« Alle classi ricche e alle oligarchie politiche giova che la popolazione cresca quanto più è possibile, perché l’abbondanza della mano d’opera la fa più agevole per chi la compera, e perché il maggior numero dei sudditi accresce il potere della classe politicamente dominante. »

« i radicali-socialisti sono meno avveduti, e il loro governo si dimostra pronto a far approvare provvedimenti legislativi diretti a favorire la procreazione dei figli  »


3.1 Le rivoluzioni accadono più facilmente quando la miseria preme sulle classi popolari, oppure quando l’agiatezza le solleva?
« Se si risolve il problema nel primo senso, vi potranno essere tempi in cui le classi ricche e le dominanti predicheranno la limitazione della popolazione, per timore di veder crescere il potere dei loro avversari, ed in cui i capi popolari predicheranno invece l’aumento senza limiti della popolazione, appunto per accrescere il numero dei loro militi. »

« Il promettere estrema abbondanza di beni economici, mercé un nuovo ordinamento sociale, pare poco ad alcuni, se non vi si aggiunge anche il togliere ogni freno alle passioni; onde c’è chi si spinge sino all’asserire che l’uomo potrà cedere senza ritegno all’istinto sessuale »

« il Malthus va molto al di là dell’osservazione dei l’atti, quando afferma che gli ostacoli appartengono necessariamente a una delle tre classi seguenti: la moral restraint, il vizio, e le misere condizioni della vita (misery). Tale classificazione ha solo per scopo di costringere gli uomini a ricorrere alla moral restraint »

« quando si consideri indipendentemente dalle conseguenze morali, operi potentemente, presso i popoli moderni, per ridurre il numero delle nascite »

« ci sono persone che credono che oramai la razza umana può fare a meno della selezione per mezzo della guerra » [ma tu pensa che utopisti, ndB]

« l’elemento di stabilità è dato dalla proprietà privata e dall’eredità »


Vilfredo Pareto, su distribuzione del reddito, malthusianesimo e “darwinismo sociale”


… ci sarebbero interi capitoli di riflessioni su queste citazioni…

à méditer


(Una riflessione che posso fare a latere, non proprio scontata, è che un intellettuale come Pareto, molto probabilmente, non arriverebbe mai a far ciò che molti gerarchi nazisti riuscirono a fare di aberrante: semplicemente, intellettuali come il nostro elitista, spianano la strada delle coscienze affinché fenomeni sociopolitici come il nazismo si verifichino)

FINE

giovedì 28 giugno 2018

IL MERCATO: TRA ELITISMO MALTHUSIANO E DIRITTI CIVILI – Parte I




Prassi teoretica dell’elitismo nell’economia di mercato: liberalismo, malthusianesimo e diritti civili – Parte I
Post di Bazar 
con il contributo di Francesco Maimone e Arturo


« [...] quel tremendo fenomeno nell'orizzonte politico, la Rivoluzione Francese, che, come una cometa infuocata, sembra destinata a ispirare nuova vita e vigore, o a bruciare e distruggere gli abitanti della terra che si stanno stringendo,  ha concorso   a far abbracciare a molti uomini capaci l'opinione per la quale si stava attraversando un periodo gravido di importantissimi cambiamenti, cambiamenti che sarebbero stati in qualche misura decisivi per il destino futuro dell'umanità. » An Essay on the Principle of Population, 1798, Thomas Robert Malthus


« […] la filantropia cosmetica [quella “liberale”, ndB] ha prodotto la più cruda, la più barbara teoria che sia mai esistita, una dottrina della disperazione che ha abbattuto quelle meravigliose frasi sull’amore per il prossimo e sulla cittadinanza mondiale [...] » Friedrich Engels, DEUTSCHFRANZÖSISCHE JAHRBÜCHER, 1844, a proposito di Malthus.


«Noblesse oblige, – osservò il gatto e versò a Margherita un liquido trasparente in un bicchiere da vino rosso.
– È vodka? – domandò Margherita, con voce fioca.
Il gatto fu così offeso che fece un balzo sulla seggiola.
– Per carità, regina, – gracchiò, – come potrei permettermi di mescere vodka a una signora? Questo è alcool puro!
» Бегемот, Мастер и Маргарита (Il Maestro e Margherita)


1 – Premesse metodologiche ed epistemologiche

« Secondo la concezione materialistica, il momento determinante della storia, in ultima istanza, è la produzione e la riproduzione della vita immediata. Ma questa è a sua volta di duplice specie. Da un lato, la produzione di mezzi di sussistenza, di generi per l'alimentazione, di oggetti di vestiario, di abitazione e di strumenti necessari per queste cose; dall'altro, la produzione degli uomini stessi: la riproduzione della specie. Le istituzioni sociali entro le quali gli uomini di una determinata epoca storica e di un determinato paese vivono, sono condizionate da entrambe le specie della produzione; dallo stadio di sviluppo del lavoro, da una parte, e della famiglia, dall'altra. Quanto meno il lavoro è ancora sviluppato, quanto più è limitata la quantità dei suoi prodotti e quindi anche la ricchezza della società, tanto più l'ordinamento sociale appare prevalentemente dominato da vincoli di parentela. » L'ORIGINE DELLA FAMIGLIA, DELLA PROPRIETÀ PRIVATA E DELLO STATO, 1948, Friedrich Engels (1820-1895)

Consideriamo sinteticamente la fondazione delle scienze sociali nella filosofia morale; la filosofia morale può essere considerata sovrastruttura degli interessi materiali delle classi egemoni.

Cosa significa? Significa che qualsiasi pretesa teoresi di carattere morale, laica o religiosa, è condizionata in primis dai rapporti di forza materiali che influiscono su coloro che praticano l’attività teoretica, direttamente in quanto il sostentamento è finanziato da rappresentanti di un particolare ceto o, indirettamente, in quanto l’ambiente socio-culturale stesso è stato precedentemente influenzato da ceti con particolari interessi materiali.

La visione del mondo, la Weltanschauung, e quindi l’Etica a cui rispondono quelle costruzioni sociali che sono le istituzioni, sono quindi prodotto dei rapporti di forza fra i vari gruppi sociali che compongono una comunità, rapporti di forza a sua volta influenzati dalle varie comunità con cui vengono instaurate relazioni.

La forza di una comunità sociale dipende soprattutto dalla sua capacità militare e culturale, entrambe espressione del potere economico.

1.1 – Kratos, Arché e Dynamis: le forme del potere.

L’influenza sulle persone per ottenere vantaggi materiali avviene tramite un potere primigenio (chiamiamolo kratos) che garantisce istituzioni altrettanto primigenie come la proprietà (o qualsiasi altra forma di controllo) dei fattori della produzione (terra, capitale, lavoro); questo potere primigenio, che è costituito dalla struttura della comunità sociale, è a sua volta garantito nella sua perpetuazione da istituzioni di carattere politico e giuridico che ne costituiscono una sua sovrastruttura, sovrastruttura istituzionale che impedisce, alle contraddizioni che questo genera, di ribaltare i rapporti di forza in essere a dispetto di coloro assai più numerosi che non possono godere di questo privilegio; e, inoltre, queste sovrastrutture rendono possibile, tramite l’organizzazione coordinata di mezzi e persone, la possibilità di espandere questo privilegio primigenio su altre comunità sociali.

Il potere esercitato  su queste istituzioni l’abbiamo chiamato kratos, mentre il potere che viene esercitato tramite queste istituzioni politiche e giuridiche lo possiamo chiamare arché, rimanendo tendenzialmente fedeli alla classica distinzione platonica ne La Repubblica.

La classe che detiene potere puro primigenio ha interesse, allo scopo di conservare con sicurezza il proprio privilegio, a far sì che le contraddizioni scatenate da questi rapporti di forza opprimenti i ceti subalterni non generino disordine, e che la comunità sociale sia ricondotta politicamente alla unità.

Il potere primigenio da cui nasce l’“arché” è la Costituzione: nelle costituzioni moderne questo si contrappone “rigidamente” al potere di fatto – kratos – che i rapporti sociali in essere permettono a determinati ceti.

La dialettica che si genera nella sovrastruttura politica tende a sua volta a confermare e perpetuare le istituzioni esistenti: il controllo tramite il potere economico (kratos) e politico-legislativo (arché) sui mezzi istituiti per istruire ed informare garantiscono un perimetro intellettuale, concettuale, coscienziale,  oltre al quale il dibattito politico non può accedere affinché non venga mai messo in discussione il potere primigenio.

1.1.1 – La consapevolezza come coscienza storica e politica: la finestra di Overton e la morale.

Questo punto è essenziale: e lo sottolineiamo: il controllo sull’istruzione, sull’informazione e sulla cultura crea una finestra che filtra la percezione del mondo tramite una serie di cornici cognitive – frame – che ingabbiano tanto la dialettica interiore – ovvero il pensiero, la riflessione – quanto il momento dialogico proprio della socialità.




Maggiore è la concentrazione del potere primigenio dovuto ai rapporti di proprietà, maggiori sono le contraddizioni e le frizioni che l’oppressione genera sulle classi subordinate, maggiore è il controllo culturale e coscienziale che deve essere esercitato.

La prima forma di controllo delle coscienze viene esercitata dalla morale, ovvero da una forma di “super-io” che agisce a livello tendenzialmente inconscio sulla prassi individuale e sociale.

Questa forma di controllo può avere varie sanzioni di carattere sociale, che agiscono principalmente sulla solitudine e sulla paura dell’esclusione: fondamentale è la sanzione di carattere religioso, che agisce sulla paura della morte.

A mettere invece pressione alle contraddizioni di tutti questi livelli di astrazione, a partire dalla struttura della società stessa, agisce la dinamica demografica.

A livello strutturale la forza degli oppressi sta nel numero. Forza in potenza – dynamis – che è nulla senza il controllo della consapevolezza: ovvero la coscienza di classe.



2 – Elitismo: sovrastruttura etico-politica funzionale al potere delle classi egemoni

« Ai giorni nostri è sorta una nuova fede che afferma ogni essere umano doversi sacrificare al bene «dei piccoli e degli umili», e i suoi credenti discorrono altezzosamente delle altre fedi, da loro dannate come poco scientifiche, e non s'avvedono quei miseri che il loro precetto non ha maggior fondamento scientifico di qualsivoglia altro precetto religioso. […]. »


Gli studiosi delle scienze sociali che traggono interesse diretto o indiretto a conservare l’ordine sociale esistente, essendo espressione di interessi di un ceto composto da un numero esiguo di persone, avrà la necessità di mostrare:

 a) o di essere in qualche modo neutrali, come di fronte a fenomeni naturali impersonali ed oggettivi;

 b) o dovranno mostrare come, facendo gli interessi delle classi dominanti, anche i dominati ne gioverebbero “a cascata”. (A patto, sempre, che i dominati si comportino come a loro suggerito: come abbiamo visto la componente moralistica è strutturale per perpetuare l’egemonia).

Se da una parte, poi, la naturalizzazione dei fenomeni sociali porta alla negazione del libero arbitrio (la Politica) con cui viene costituita la comunità sociale, e quindi deve essere negata l’esistenza di una coscienza morale, dall’altra viene contemporaneamente emessa una condanna morale a coloro che responsabilmente non si adeguano ad accettare l’ordine in essere e a patirne funzionalmente le conseguenze.

L’elitismo è un pensiero che nei fatti nega la morale per imporre il moralismo.


In qualsiasi forma di elitismo, come il liberalismo, i principi fondativi che devono ingabbiare la dialettica volta alla conoscenza e alla consapevolezza, sono in sintesi:

a) la morale è idealizzata ed esterna all’Uomo e non coincide con la prassi in se stessa secondo coscienza (essendo l’obiettivo inibire la coscienza);

b) l’ordine sociale è naturale, è obiettivo ed esogeno, non artificialmente costruito; l’Uomo non è in intellettualmente in grado di fare meglio di quanto le leggi “naturali” che lo guidano possono fare, non riuscendo mai a determinarle “perfettamente” (quindi l’ordine sociale va conservato, ogni interferenza del libero arbitrio politico sull’ordine stesso è genericamente dannoso).

Secondo il pensiero elitista l’Uomo non è quindi soggetto storico, ma oggetto naturalizzato: la morale soggettiva interviene solo quando “irresponsabilmente” l’uomo si discosta dalle prescrizioni inderogabili che conservano l’ordine sociale.

L’alienazione risulta così il prodotto dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo permesso dalla struttura sociale stessa.

L’élite si autopercepisce come “natura”, ovvero altro dall’Uomo, ovvero come divinità che può dare e togliere la vita, sfruttarla, in quanto investita di un’autorità che va al di là della persona umana.


2 – Pareto: excerpta

« Chi pensa sia necessario filosofare deve filosofare e chi pensa non si debba filosofare deve filosofare per dimostrare che non si deve filosofare; dunque si deve filosofare in ogni caso o andarsene di qui, dando l'addio alla vita, poiché tutte le altre cose sembrano essere solo chiacchiere e vaniloqui. » Aristotele


Queste sintetiche considerazioni di carattere sociopolitico vorrebbero fornire quei concetti e quelle categorie essenziali, utili ad interpretare e a comprendere i tratti principali del pensiero elitista e segnatamente, in un secondo tempo, le politiche demografiche di stampo malthusiano.  

Si noti, tra le altre, come Vilfredo Pareto, padre nobile dell’elitismo moderno, sviluppi riflessioni di filosofia morale per dimostrare che la filosofia morale non sia necessaria quando si fonda epistemologicamente l’economia politica: secondo il Nostro si può essere obiettivi come osservando i fenomeni naturali...


« è utilissimo il mostrare come tutta la teoria dei fenomeni economici possa essere instituita senza avere bisogno di ricorrere al termine ed al concetto di capitale. Similmente, il concetto del prezzo non è essenziale... [ce l’ha con Marx, bestia nera in quanto economista, ndB]
Lo studio dei fatti passati e presenti dimostra che la protezione è conseguita, in gran parte, mercé l'opera di coloro che ne traggono vantaggio per appropriarsi le cose altrui. Ma basta ciò per condannare, nel concreto, la protezione? No davvero; occorre badare alle altre conseguenze sociali di tale ordinamento… [...]
Lo scopo in tal caso è esclusivamente scientifico: cioè di conoscere, di sapere, e basta. […] in questo libro non miro a persuadere chicchessia, miro solo a ricercare le uniformità dei fenomeni […] »

« Erra […]  chi biasima l'economia politica di non tenere conto della morale; tanto varrebbe accusare una teoria del giuoco degli scacchi di non tenere conto dell'arte culinaria. […]
L'economia politica non ha da tenere conto della morale; ma chi propugna un provvedimento pratico deve tener conto non solo dei risultamenti economici, ma anche di quelli morali, religiosi, politici, ecc. [Insomma, secondo Pareto, la teoria non sarebbe già prassi, l’etica non sta nelle Istituzioni stesse ma solo nella morale individuale del decisore politico, ndB]

[Purtroppo, nonostante lo sforzo “scientifico” John Stuart] Mill spesso […] predica in pro dei poveri. […]

[Comunque] le leggi scientifiche non hanno un’esistenza oggettiva. L’imperfezione della nostra mente non ci consente di considerare nel loro insieme i fenomeni […] [Il problema non è “il metodo”, ma l’essere umano in se stesso, Hayek non si è inventato nulla,  ndB]


Noi non conosciamo, non conosceremo mai, un fenomeno concreto in tutti i suoi particolari; vi è sempre un residuo […]
 leggi fisiche e chimiche e perfino lo matematiche patiscono eccezioni, precisamente come le leggi economiche […] [la dicotomia kantiana fenomeno-noumeno viene traslata alle scienze sociali per predirne e giustificarne la fallacia previsionale: viene esclusa la Politica ed i suoi risvolti etico-sociali come elemento soggettivo nelle dinamiche oggettive studiate, ndB]

Lo stesso uomo che, per scopo di studio economico, considero come homo oeconomicus, posso considerarlo come homo ethicus, per scopo di studio morale; come homo religiosus, per scopo di studio religioso; ecc. […] [divisione del lavoro e divisione delle specializzazione scientifica per poter giustificare la dicotomia prima indicata, ovvero la negazione della coscienza morale contestualmente all’attiva predica moralistica: schizofrenia metodologica, ndB]

Quando dall'astratto si torna al concreto, occorre nuovamente riunire le parti che, per scopo di studio, si erano disgiunte. […] [con la divisione dei saperi si risolvono funzionalisticamente le contraddizioni, ndB]

L'economia politica non ha da tenere conto della morale; ma chi propugna un provvedimento pratico deve tener conto non solo dei risultamenti economici, ma anche di quelli morali, religiosi, politici, ecc. [… ] [la prassi e quindi l’etica sono da imputarsi solo al decisore politico, non alla teoria su cui il decisore si basa, ndB]

Quando un autore dimentica ciò, si suole, per combatterlo, opporre la pratica alla teoria. […]

Chi propugna il libero cambio, unicamente pei suoi effetti economici, non fa già una teoria errata del commercio internazionale, ma fa un’applicazione errata di una teoria intrinsecamente vera; e il suo errore sta nel trascurare altri effetti politici e sociali, i quali formano oggetto di altre teorie […]

Disgiungere così le parti di un fenomeno, studiarle separatamente, e poi da capo ricongiungerle, facendone la sintesi, è via che si segue, e si può solo seguire, quando la scienza è molto progredita; al principio tutte le parti si studiano insieme, l’analisi e la sintesi si confondono.
È questa una fra le cagioni per cui le scienze nascono sotto forma di arte; ed è pure una fra le cagioni per le quali le scienze, progredendo, si partiscono e si suddividono. […]
Lo studio dell'origine dei fenomeni economici […] è certamente utile dal punto di vista storico, ma cadrebbe in errore chi stimasse per quella via poter giungere alla conoscenza delle relazioni tra i fenomeni che accadono nelle nostre società.
Tale errore riproduce quello dei filosofi antichi, quali ognora volevano risalire all'origine delle […] cose. Essi invece dell'astronomia studiavano cosmogonie; [la ricerca dell’origine è una ricerca di senso: secondo l’approccio elitista questo sarebbe un errore, in quanto lo studio non deve essere quindi “interpretativo”, “storicistico”, ma squisitamente “descrittivo” come è prassi da metodo scientifico, che ha come oggetto il “naturale”, l’obiettivo, ndB]

Preme proprio niente di sapere come si è costituita la proprietà privata, fino dai tempi preistorici, per sapere quale ufficio economico ha quella proprietà nelle nostre società. Non già che uno di quei fatti non sia strettamente legato all'altro, ma la catena che li unisce è tanto lunga e si perde in regioni tanto oscure che ci è vietato ogni ragionevole speranza di conoscerla, almeno per ora. […]

Mai non avremo [nota] la relazione tra l'origine della proprietà privata e questa proprietà nei tempi nostri, o in generale tra l'origine di un fenomeno economico e questo fenomeno nei tempi nostri. […]
[Insomma, si lasci perdere la Storia! Studiare tanta, tanta, matematica!, ndB]

Sogliono alcuni asserire che l'economia politica non può usare gli stessi mezzi delle scienze naturali «perché è una scienza morale».


[…] per quanto concerne la verità di una teoria non ci può essere altro criterio se non la concordanza di essa dottrina coi fatti, e quella concordanza non si può conoscere che in un sol modo: onde sotto quell'aspetto è una scempiaggine il volere porre differenza alcuna tra l'economia politica e le altre scienze. […]

le affermazioni degli uomini si possono evidentemente distinguere in due categorie. Nella prima […] porremo quelle affermazioni che possono verificarsi sperimentalmente; nella seconda […] quelle che non si possono verificare sperimentalmente […]

« l’irreligione delle classi colte, specialmente delle latine, venne ripudiata dalla grande reazione religiosa del protestantismo; e da capo, in Francia, quando l’irreligione delle classi alte ebbe termine colla rivoluzione del 1789; la quale, con molto senno il de Tocqueville osserva essere stata una rivoluzione religiosa; tale religione essendo quella umanitaria e dei giacobini. »

« l’uso della ragione affievolisce nelle classi superiori i sentimenti religiosi e ad un tempo quei morali; qualche volta anche quelli di amor patrio, onde appaiono i cosmopoliti; ed in generale si può dire che perdono forza molti dei sentimenti non-razionali »

« Chi desidera che altri faccia cosa alcuna in suo pro, ben di rado esprime schiettamente tale desiderio; egli stima miglior consiglio di dargli forma di un concetto generale o di una massima morale. »

« L'eterogeneità della società ha per conseguenza che le norme di condotta, le credenze, la morale, debbono essere, almeno in parte, diverse per le diverse parti della società, affine di conseguire il massimo vantaggio per la società. »

« Le classi inferiori hanno bisogno di una morale umanitaria, la quale poi vale anche a lenire le loro sofferenze. Se le classi superiori l'accolgono solo formalmente, poco o nessun male segue; ma invece, se la fanno sostanzialmente propria, alla società sovrastano gravissimi guai. Per il passato, fu notato molte volte che i popoli hanno bisogna di essere governati da una mano di ferro in un guanto di velluto. La giustizia deve essere rigida e parere clemente. Il buon chirurgo con pietose parole conforta l'ammalato, mentre con mano sicura, e che pietà non trattiene, ne taglia le membra. »

« La diversità d'indole degli uomini, congiunta all'opportunità di soddisfare in qualche modo il sentimento che li vuole eguali, ha fatto sì che nelle democrazie si è procurato di dare l'apparenza del potere al popolo, e la sostanza del potere ad una parte eletta » [cfr. “potere al papero”, cit., ndB]

Notevolissimo è il caso di Socrate. Egli era rispettosissimo delle credenze religiose popolari, moralissimo, ossequente alle patrie leggi sino a soffrire la morte per non sottrarvisi: eppure, l’opera sua fu diretta involontariamente a distruggere la religione, la morale, l’amor patrio; e ciò perché colla sua dialettica, collo spingere gli uomini ad indagare colla ragione le cagioni di quei sentimenti, li scalzava dalle radici.
[…] le accuse mosse a Socrate sono false formalmente e nel particolare, sono poi vere nella sostanza e in generale.

la circostanza che più onora Socrate, e che in astratto pare accrescere molto i meriti suoi, cioè il non avere tolto egli danari per insegnare, è appunto quella che faceva il suo insegnamento massimamente dannoso alla città. Infatti i sofisti, che grave prezzo richiedevano all’opera loro, non potevano avere che scarsi ascoltatori, i quali erano per la massima parte dell’aristocrazia intellettuale: onde a pochi scalzavano le credenze patrie, e anche a parte di questi i sofisti potevano fare più bene che male, per essere tali loro discepoli apparecchiati ad usare della ragione; invece Socrate investiva l’artigiano, l’uomo che dalle cure giornaliere della vita materiale era posto nell’impossibilità di seguire con frutto lunghi, sottili ed astrusi ragionamenti; ed a lui toglieva la fede, senza potervi in nessun modo sostituirvi utili frutti della ragione. » [Insomma, Socrate era un po’ comunista dentro…, ndB]

« I due partiti fanno a gara nel prostrarsi umilmente ai piedi dell'uomo dell'infima plebe, e ognuno di essi procaccia di superare l'altro nell'adulazione. Questa, persino nelle minuzie, appare. Quando si preparano le elezioni, i candidati non si vergognano di mandare le donne e le figlie, loro a mendicare suffragi, e a porgere la mano e le labbra a gente sudicia e male educata. »

« Quando uno strato ha inteso che le classi elevate vogliono solo sfruttarlo, queste classi scendono più giù, per trovare altri seguaci; ma è manifesto che per tale via sorgerà pure giorno in cui non si potrà proseguire, poiché verrà meno la materia. Quando il suffragio si sarà dato a tutti gli uomini, compresi i mentecatti e i delinquenti, quando si sarà esteso alle donne, e, se vuolsi, anche ai bimbi, sarà pure necessario fermarsi; nè si potrà scendere ancora, essendo impossibile, se non di dare il suffragio agli animali, almeno di farlo da loro esprimere. »

« In Germania, il suffragio universale fu instituito in parte per combattere la borghesia liberale; il fenomeno è dunque simile a quello seguito in Inghilterra; e similmente pure furono promulgate molte leggi sociali, nella speranza di togliere seguaci al partito socialista; ma questo disegno fallì interamente, ed il popolo vide troppo bene il giuoco che a lui si voleva fare. Ora le classi elevate principiano a dolersi di avere il suffragio universale e studiano le vie che potrebbero seguire per tornare indietro »

« Quando principiò l'evoluzione democratica che si svolse nel secolo XIX e che accenna a compiersi nel XX, parecchi pensatori videro chiaramente quale ne doveva essere la meta; ma le loro previsioni sono dimenticate, ora appunto che stanno compiendosi, e che finalmente l'uomo appartenente agli ultimi strati sociali intenderà e recherà nel concreto l'osservazione logica che « se l'espressione arbitraria della mia volontà è il principio dell'ordine legale, il mio godimento può essere anche il principio della ripartizione della ricchezza » [Stahl, Rechtsphilosophie, II, 2, p. 72.]
Ma a quel termine della presente evoluzione non si fermerà la storia; e, se il futuro non sarà interamente diverso dal passato, alla presente farà seguito altra evoluzione in senso contrario. »

«  […] la società non è omogenea; e chiunque non vuole chiudere volontariamente gli occhi, deve riconoscere che gli uomini fisicamente, moralmente, intellettualmente, differiscono assai l’uno dall’altro.
A quelle disuguaglianze proprie dell’essere umano corrispondono disuguaglianze economiche e sociali, le quali si osservano presso tutti i popoli, dai tempi più antichi ai moderni, ed in qualsiasi luogo del globo, per modo che, tale carattere non mancando mai, la società umana si può definire una collettività con gerarchia.  »

 Se ti pare, è Pareto.

« Come è stato detto prima, la scienza in Platone non è mai meramente teorica: essa è trasformazione dell'essere, è virtù, e ora possiamo dire che è anche affettività. Si potrebbe applicare a Platone la formula di Whitehead: « Il concetto è sempre rivestito di emozione». La scienza, persino la geometria, è una conoscenza che impegna tutta l'anima, che rimane sempre legata a Eros, al desiderio, allo slancio, alla scelta. « La nozione di conoscenza pura, ossia di puro intendimento, - diceva ancora Whitehead, - è del tutto estranea al pensiero di Platone. L'era dei professori doveva ancora arrivare » Hadot, Che cos'è la filosofia antica? Einaudi, Torino, 1995, pag. 70


à méditer

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FINE I PARTE