venerdì 15 novembre 2019

UNA PICCOLA MODIFICA COOPERATIVA DEL REGIME DEGLI AIUTI DI STATO. CI CREDERESTE?


1. Comincerei, come base di riferimento visivo, da questa immagine (tratta dal post che riguardava la "giapponificazione" Ue in dati).

Fonte: FMI WEO ottobre 2018 e AMECO. 
La dimensione delle sfere rappresenta la consistenza della popolazione nel 2017. Per l’UE28 media annua del tasso di crescita del PIL: 1995-2017.

2. Accade ora che, come abbiamo visto parlando di salvataggio pubblico dell'ex Ilva di Taranto (in realtà in partenariato "sistemico" con gli operatori nazionali privati), che dobbiamo fare i conti con il regime del divieto di aiuti di Stato europeo. Il problemino, è che la compatibilità, al di là delle clausole (che vedremo) delle norme del trattato, è esaminata dalla Commissione con una certa imprevedibile discrezionalità. 
Ne abbiamo un esempio, non casuale ma estremamente significativo, nelle vicende bancarie: ciò che all'Italia è precluso, come nel caso Tercas e che avrebbe risparmiato a piccoli azionisti, a obbligazionisti e correntisti italiani, uno shock terribile, è invece ora consentito, a unione bancaria ampiamente consolidata nella sua duratura applicazione, allo Stato/Lander tedesco. La notizia è "efficacemente" riassunta così dal Sole24 ore
(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Roma, 13 nov - Disco verde della Commissione europea al salvataggio, con fondi pubblici, della banca tedesca di Hannover Norddeutsche Landesbank (NordLB). Lo scrive il Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz). La Commissione e' giunta quindi alla conclusione che il sostegno alla banca, sull'orlo del dissesto, da parte della Bassa Sassonia e della Sassonia-Anhalt assieme alle Casse di risparmio per un totale di 3,6 miliardi di euro non viola il diritto della concorrenza. Oltre al piano dei due Lander, azionisti con il 65% di Nord Lb, c'era per la banca anche un'offerta privata da parte di Cerberus e Centerbridge. Secondo Faz, in particolare, il gruppo di lavoro della Commissione per la concorrenza ora raccomanda alla Commissione europea di non considerare il salvataggio di NordLB come un aiuto di Stato.
3. Sempre tenendo presente i livelli di crescita garantiti dal "libero" mercato unico, e i non scindibili livelli di crescita demografica che esso ha determinato, va sottolineato che di tutto il discorso sul "futuro dell'europa" (con tanto di "libro Bianco") e delle "regole da ripensare"(con tanto di nuove inaspettate difficoltà all'operatività della nuova Commissione "Ursula"), che agita la stampa mainstream e le "cancellerie" dell'eurozona, rimangono sul campo, con una certa forza vitale, e pure troppo, soltanto
b) la sempre più emergente proposta, altrettanto a matrice tedesca, di porre dei "paletti" (tetti di detenzione e risk weigthing dei titoli del debito pubblico  nazionale presenti negli attivi delle banche), essenzialmente all'Italia, nel caso, un giorno, quando farà comodo (alla Germania), si istituisse un fondo europeo comune di garanzia dei depositi (fino a 100.000 euro). Intanto, di ciò, Centeno, rendicontando l'ultimo Eurogruppo di novembreci dice che è "welcome" (e non risulta alcuna opposizione preliminare del governo italiano)...lo schiacciassassi è partito.

4. Tutto lo sforzo per perpetuare un luminoso percorso di pace & di prosperità, etcetera etcetera, su cui, pure si è tanto speso Stiglitz, si può ridurre a questo. 
Il resto è...discrezionalità discriminatoria, per paese, e per timing, in modo da salvare i belli e affossare i brutti. 
Sicché sempre a questo si riduce, a quanto pare, ogni possibile preoccupazione per il futuro dell'€uropa, incurante dei livelli di crescita, di occupazione e della sopravvivenza di una realtà manifatturiera quasi obbligata, come strumento di creazione di valore, ma affossata nel fanatico perseguimento dell'economia aperta, della religione della competitività "di prezzo", da osservare in libera concorrenza globalizzata con aree del mondo dedite sistematicamente al dumping fiscale, sulla tutela del lavoro e, non secondariamente, ambientale.

5. Riproduciamo perciò l'art. 107 del TFUE e vi aggiungiamo una "piccola" aggiunta (evidenziata in giallo) che potrebbe risolvere molti problemi di crescita e di "guida e regolazione" del mercato, per privilegiare, (un pochino), il well-being dei cittadini, invocato da Stiglitz e dal suo libro, sopra linkato:

Art. 107 TFUE (ex Article 87 TCE) - Nozione di aiuto di Stato e deroghe

L'articolo 107 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea è composto di tre commi. Il 1° contiene la nozione di aiuto di Stato "incompatibile". Il 2° prevede delle deroghe de iure alla incompatibilità. Il 3° prevede delle ipotesi in cui la Commissione Europea può discrezionalmente dichiarare compatibile l'aiuto.
1Salvo deroghe contemplate dai trattati, sono incompatibili con il mercato interno , nella misura in cui incidano sugli scambi tra Stati membri, gli aiuti concessi dagli Stati, ovvero mediante risorse statali, sotto qualsiasi forma che, favorendo talune imprese o talune produzioni, falsino o minaccino di falsare la concorrenza.




2. Sono compatibili con il mercato interno:


a) gli aiuti a carattere sociale concessi ai singoli consumatori, a condizione che siano accordati senza discriminazioni determinate dall'origine dei prodotti;

b) gli aiuti destinati a ovviare ai danni arrecati dalle calamità naturali oppure da altri eventi eccezionali;

c) gli aiuti concessi all'economia di determinate regioni della Repubblica federale di Germania che risentono della divisione della Germania, nella misura in cui sono necessari a compensare gli svantaggi economici provocati da tale divisione.Cinque anni dopo l'entrata in vigore del trattato di Lisbona, il Consiglio, su proposta della Commissione, può adottare una decisione che abroga la presente lettera.

d) gli aiuti concessi a settori ritenuti strategici e fondamentali da ciascuno Stato in base ad un'agenda quinquennale, comunicata alla Commissione, e giustificati dall'interesse a impedire l'aggravarsi di una rilevante alterazione strutturale peggiorativa della produzione e dell'occupazione, in modo da prevenire un grave turbamento dell'economia dello Stato membro e armonizzare i livelli di crescita sostenibile e inclusiva all'interno dell'Unione.

3. Possono considerarsi compatibili con il mercato interno:

a) gli aiuti destinati a favorire lo sviluppo economico delle regioni ove il tenore di vita sia anormalmente basso, oppure si abbia una grave forma di sottoccupazione, nonché quello delle regioni di cui all'articolo 349, tenuto conto della loro situazione strutturale, economica e sociale;

b) gli aiuti destinati a promuovere la realizzazione di un importante progetto di comune interesse europeo oppure a porre rimedio a un grave turbamento dell'economia di uno Stato membro;

c) gli aiuti destinati ad agevolare lo sviluppo di talune attività o di talune regioni economiche, sempre che non alterino le condizioni degli scambi in misura contraria al comune interesse;

d) gli aiuti destinati a promuovere la cultura e la conservazione del patrimonio, quando non alterino le condizioni degli scambi e della concorrenza nell'Unione in misura contraria all'interesse comune;

e) le altre categorie di aiuti, determinate con decisione del Consiglio, su proposta della Commissione.


Notare che:
- siamo entro l'ambito delle deroghe "de iure", che evitano l'incombere della discrezionalità tecnica un po' (troppo) misteriosa della Commissione;  e anche della discrezionalità politica del Consiglio e della Commissione nel prendere la mai concordata "decisione" di cui alla lettera e) del paragrafo 3 (che comunque è un caso discrezionale);
- scaduti i 5 anni previsti dalla lettera c) del primo paragrafo, la Commissione NON ha proposto e il Consiglio NON ha deliberato, alcuna decisione abrogativa del non indifferente "privilegio" concesso alla sola Germania. La quale, d'altra parte, con la regola aggiuntiva qui proposta potrebbe e dovrebbe anch'essa indicare la propria agenda, in assenza della quale non potrebbe fruire dell'esenzione "di salvaguardia" qui proposta. E saremmo anzi molto curiosi di vedere cosa ci scriverebbe...;
- l'approvazione di una tale modifica attesterebbe, per la prima volta nella storia dei trattati, l'introduzione di un effettivo spirito cooperativo, rispettoso della "identità nazionale, degli Stati membri, insita nella loro struttura fondamentale, politica e costituzionale", come recita l'art.4, paragrafo 2, del trattato sull'Unione, da ritenere norma fondamentale che dovrebbe informare l'applicazione dell'intero impianto dei trattati stessi;  e ciò riaffermando, in oggettivo spirito cooperativo, quella gerarchia implicita che afferma, in altri casi, la stessa Corte di giustizia europea; qui, p.3

Qualcuno crede che lo farebbero?
Eppure su questa "semplice" modifica si giocherebbe, molto più che su ESM e Unione bancaria condizionale, il futuro sostenibile dell'€uropa.

9 commenti:

  1. È una riforma che potrebbe diminuire l’insostenibilità dell’€uropa, effettivamente. Ma sarebbe troppo lungimirante, figuriamoci... oltretutto bisognerebbe seguire il lungo e complicato procedimento di revisione previsto dal diritto UE, pensato apposta, come è ovvio, per impedire qualsiasi riforma in senso cooperativo-solidaristico dei trattati...quand’anche la maggioranza delle parti esprimesse una tale volontà (cosa già difficile).
    Credo si farebbe prima ad applicare l’art.3 comma 2, riconoscendone (e riaffermandone) pubblicamente la superiorità gerarchica rispetto al diritto UE... cosa che non potrebbe essere contestata da nessuno. Il problema è farlo...

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    1. Come potrai vedere dalla risposta data a Bazaar, la modifica è contraria alla "causa" dell'accordo...di sottomissione.
      La cessione di sovranità democratica è irreversibile.

      E, d'altra parte, la "applicazione" che proponi è isomorfa a quella proposta nel post: più diretta e apparentemente accessibile, ma sarebbe una riaffermazione della sovranità costituzionale.

      Il Quarto Partito (con tutto il suo apparato servente, istituzionale e mediatico, nazionali), che ha ripreso stabilmente il potere col vincolo esterno, non potrebbe permetterlo mai e poi mai.

      Nessun gruppo oligarchico dominante ha mai ceduto il potere "sua sponte" e per il solo fatto che ciò rientri nella legalità costituzionale (la cui abrogazione de facto è uno degli obiettivi dell'adesione al trattato, come "lucidamente" ammise Amato cfr; http://orizzonte48.blogspot.com/2017/09/vademecum-per-la-difesa-della-sovranita.html p.1.c)

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  2. Significherebbe cercare una cooperazione in una sovrastruttura istituzionale volta alla "forte competizione".

    E la "forte competizione" nel linguaggio liberale significa "dominio assoluto".

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    1. Penso pure io che si tratti di una trasformazione "disfunzionalizzante" una visione costruttivista liberale e gerarchica. Che non tollera deviazioni: diverrebbe un trattato internazionale e non pi creativo di un'entità sovranazionale.

      E dunque, non potrebbero accettarlo quand'anche dalla modifica dipendesse la sopravvivenza del trattato...

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  3. Valgono sempre le parole di Basso:

    Abbandoniamo…questa illusione di una Unione europea…! Noi sappiamo che ogni passo avanti che si fa verso questa cosiddetta unione è un passo avanti sulla via dell’assoggettamento dell’Europa al dominio del capitale finanziario…

    l’Unione europea somiglia profondamente all’Europa di Hitler: anche allora “Europa in marcia” era una delle espressioni care alla dominazione nazista, così come oggi “Europa in marcia” è espressione cara alla dominazione americana…

    Il nome di cosmopolitismo, del resto, che si dà oggi a giustificazione di questa politica borghese di capitolazione, mi suggerisce un altro paragone storico, che va, naturalmente, preso con tutte le debite riserve che ci sono sempre in questi paragoni storici, e senza nessuna ombra di schematismo. Quando la classe dirigente greca, che aveva vissuto fino allora nei quadri della polis, giunse alla decadenza e si mostrò incapace di guidare ulteriormente le sorti del popolo greco, si piegò sotto la pressione dell’impero macedone ed accettò di federarsi nella lega di Corinto - come noi oggi ci federiamo nel Consiglio d’Europa - una lega che avrebbe dovuto essere una lega ellenica, ma che anche essa, come il nostro Consiglio di Europa, aveva un capo extra-ellenico.

    Gli appelli all’unità ellenica avevano risuonato anche prima del IV secolo in Grecia, come hanno risuonato in Europa prima di oggi, ma le classi dirigenti greche finché avevano potuto svolgere la propria politica di arricchimento e di dominio nel quadro della polis avevano irriso alle “utopie” del cosmopolitismo. Soltanto quando si trovarono impotenti anch’esse ad assolvere al proprio compito storico, quando si trovarono condannate dalla storia, accettarono, sotto la pressione di un imperialismo straniero, di inquadrarsi in questa nuova disciplina che veniva ad esse imposta, e chiamarono questa disciplina cosmopolitismo LA CONCORDIA! LA CONCORDIA SIGNIFICAVA ALLORA …CONSOLIDARE IL DOMINIO DELLE OLIGARCHIE ESISTENTI E IRRIGIDIRE I RAPPORTI SOCIALI…

    Il processo di concentrazione capitalistica è in atto; il processo di predominio del capitale finanziario segue il suo corso… Coloro che, coscientemente o incoscientemente, sono al servizio degli interessi del grande capitale, sono sempre pronti a tradurre in linguaggio idealistico le brutali soperchierie e le imprese del capitalismo
    ” [L. BASSO, Intervento sul disegno di legge “Ratifica ad esecuzione dello Statuto del Consiglio d’Europa e dell’accordo relativo alla creazione della Commissione preparatoria del Consiglio d’Europa, 25 maggio 1949].

    Il diritto è sovrastruttura, la struttura dipende dai rapporti di forza. E chi è più forte (soprattutto se ottuso, aiutato da collaborazionisti e dal megafono degli scribacchini) non vorrà mai cooperare

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    1. Applausi...che riecheggiano nei decenni, e che oggi rimangono solo nella pallida forza delle nostre poche mani.

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    2. Salve a tutti

      Mancano sempre più persone dello spessore di Basso

      Riporto parte di questo commento di Francesco:

      i poteri decisionali si trasferiscono a monte dei parlamentari, ridotti quasi sempre a camere di registrazione o tutt’al più a stanza di compensazione di poteri che sono al di fuori del Parlamento.
      I meccanismi di sviluppo socio-economico delle società contemporanee sfuggono agli inesistenti o antiquati controlli dei parlamenti, e quanto più la collettività è vasta, tanto più il fenomeno si accentua. Quello che occorre per ridar vita alla democrazia nel mondo moderno è un processo che parta dal basso, che ridia agli uomini la misura umana delle cose, che li faccia coscienti della necessità di partecipare come soggetti ai processi di cui oggi sono soltanto l’oggetto, che gli ridia insomma il senso della responsabilità, e insieme con esso, strumenti adeguati perché questa responsabilità possa realizzarsi.
      Senza di ciò, si accentuerà il fenomeno del potere che si allontana sempre più dagli uomini reali, quindi il senso dell’isolamento dell’uomo, la sua frattura con la società in cui vive: una situazione che può essere …una decadenza di tutti i valori e di una disgregazione di tutti gli istituti.
      Insomma solo una generale promozione sociale e politica dal basso può dare un contenuto democratico anche all’unificazione europea. Altrimenti l’assemblea elettiva non sarà che un paravento dietro al quale gli eurocrati continueranno a imperversare e ad accumulare errori di cui i popoli faranno le spese.

      Se pertanto guardo oggi con occhi non certo entusiastici gli sviluppi comunitari, non è certo per sentimenti nazionalistici. Guardare con diffidenza gli istituti della CEE e le decisioni degli eurocrati non significa essere dei superati difensori delle sovranità nazionali: significa soltanto non avere dimenticato che, secondo la nostra costituzione, l’Italia è “una repubblica democratica” dove “la sovranità appartiene al popolo che l’esercita”, e non volere che questa sovranità popolare sia alienata a beneficio di un potere lontano che non contribuiamo a nominare e le cui decisioni sfuggono a qualunque controllo non solo del “popolo sovrano” , ma anche del nostro Parlamento ridotto sempre più ad una mera facciata...” [L. BASSO, Gli Usa beneficiari dell’operazione CEE, Tribuna Politica, 28 aprile 1970].

      http://orizzonte48.blogspot.com/2017/03/60-anni-dal-trattato-di-roma-luropa-e.html?showComment=1490381399790#c5209889451646067355

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  4. Da notare che la ratio sottesa alla scelta di rendere rischiosi i titoli del debito pubblico, ossia la famosa disciplina dei mercati (che cosa poi voglia dire concretamente, lo abbiamo visto tante volte: per esempio qui, n. 4 con Tooze) è ormai smentita…da Draghi in uno dei suoi ultimi interventi!

    And what we see in practice is that the absence of insurance does not lead to lower risks, either for individual countries or for the euro area as a whole.
    This is because the assumed mechanism – that the absence of backstops leads to market discipline on governments, which in turn promotes reforms – is not reflected in reality. ECB research going back to 1975 finds no convincing evidence that high interest rates lead to reforms, if one controls for the business cycle and other factors.[30]
    On the contrary, when countries are under market pressure, they are typically either compelled to enter macroeconomic adjustment programmes, or they enact reforms that are poorly designed and easily reversed. This normally means, among other things, consolidating budgets by raising taxes, which makes the recession worse. And when several countries are in this position, because backstops are not in place to arrest contagion, it spreads and prolongs the crisis for the whole monetary union.
    ”.

    Today, it is estimated that a public backstop for the whole euro area would have the same credibility as that of the US, thereby significantly reducing risks in a crisis. But if national governments are still expected to backstop their own banks, countries such as France or the Netherlands could face potential fiscal costs of 10-12% of their GDP.

    E l’Italia?

    Ormai sembra di stare sulla nave dei folli…

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    1. Ah bello! Sei come il cacio sui maccheroni!
      Draghi è fatto così...non si sa perché ha delle dimenticanze: probabilmente perché per l'Italia ci sono altri piani

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