mercoledì 10 settembre 2014

MA L'€URO SERVE VERAMENTE ALLA "PACE" IN EUROPA? ANATOMIA DI UN ABBAGLIO COLLETTIVO

 

bce

1- Per rispondere al quesito se vi sia una continuità e conseguenzialità tra il Manifesto di Ventotene e l'Unione europea fondata sull'euro, occorrerebbe riferirsi all'effettivo contenuto ideologico ed economico degli obiettivi del Manifesto stesso. 
Quest'ultimo, concepì l'Europa federale come (tappa di una) progressione verso una federazione mondiale, vista come strumento ultimo per garantire la perenne pace, appunto, mondiale. 
Ma tale risultato era ritenuto ottenibile a condizione che in tutto il mondo fosse garantito il liberoscambismo limitatore delle politiche centralizzate e "monopolistiche" degli Stati nazionali (e guerrafondai); tali politiche erano neutralizzabili da un libero mercato caratterizzato dalla più ampia libertà di circolazione di merci e capitali.
In questo contesto, l'integrazione era essenzialmente  "negativa", cioè basata sulla condivisione allargata di libertà economiche ("libertà da...") alternative alle politiche statali, e perciò non come riproduzione a livello continentale delle strutture degli Stati (e del loro, al tempo nascente, welfare di cura degli interessi generali dei propri cittadini).
Da ciò la perfetta corrispondenza di tale visione liberista, - che parte dalla pace e individua ogni minaccia ad essa negli Stati, e ogni soluzione nel "libero mercato" contro interessi nazionali e "sezionali" (cioè dei lavoratori organizzati in sindacati)- con uno strumento monetario che privasse con immediatezza gli Stati della sovranità politico-fiscale legata alla emissione della moneta
E da qui, dunque, si trascina la facile equazione (transitiva) euro= pace.

Ma questa analisi, e retrostante ideologia, sono viziate alla radice da una duplice erroneità di prospettiva, anzitutto economica e poi storico-costituzionale.
In effetti il liberoscambismo non porta affatto alla pace bensì a frequenti conflitti "ineguali", tipicamente le guerre coloniali ("le politiche delle cannoniere"), e, peggio, a conflitti tra concorrenti imperialismi; questi ultimi, semmai, si contrappongono agli Stati in quanto entità che tentano di riaffermare l'indipendenza nazionale, cioè la sovranità del proprio popolo, intesa come perseguimento del suo benessere.
In secondo luogo, gli Stati nazionali divengono, contro la "ipotesi" di Ventotene, i veri ed efficienti garanti della pace con l'affermarsi delle Costituzioni democratiche del secondo dopoguerra, che contengono clausole che autolimitano la sovranità  e ripudiano ogni forma di guerra di aggressione all'indipendenza di altre nazioni.

Insomma, da Ventotene non era difficile arrivare ad un'Unione fondata (principalmente se non esclusivamente) sulla moneta.
Da altre prospettive storico-economiche, che avessero tenuto conto della trasformazione della sovranità nell'accezione democratica, a seguito delle Costituzioni dei diritti sociali nate dall'antifascimo, si poteva invece  giungere a diverse soluzioni: cioè a soluzioni più consensuali e condivise nel comune sentire dei popoli (al contrario della moneta e delle alchimie finanziarie e fiscali che si accompagnano, nella tradizione del gold-standard, all'impostazione liberoscambista ed antistatalista dell'UE-UEM).

 
2- Ora possiamo chiederci per quale motivo queste considerazioni, - non lontane da posizioni che furono considerate nella stessa Assemblea Costituente, e dunque patrimonio disponibile della cultura politica italiana, almeno fino a un certo punto del suo sviluppo-, diventino sconosciute all'opinione pubblica italiana proprio nei momenti cruciali delle varie "adesioni" alla costruzione europea.
Da alcuni ci si limita ad obiettare che l'assetto dei trattati era corretto, ma non fummo in grado di ottenere le dovute ed oculate garanzie di salvaguardia dei nostri interessi. Fino a lamentarsi di un originario assetto ideale e solidaristico (!?) della stessa moneta unica, "tradito" dai successivi regolamenti attuativi....

Garanzie? E quali?
Si poteva discutere all'infinito di quale fosse un assetto conveniente per l'Italia e fin dall'introduzione dello SME (primo "sistema monetario europeo", nel 1979). 
Luigi Spaventa lo fece egregiamente ma invano: nella discussione parlamentare sul tema, compì un'analisi accorata ed implacabile, che è tutt'ora attualissima nell'anticipare i problemi che, addirittura amplificati, avrebbero provocato Maastricht...e l'euro; cioè un "trattato ineguale", geneticamente portato ad affermare - com'è sempre nel diritto internazionale in materie economiche- gli interessi delle potenze dominanti. Interessi, si badi, sovrani e nazionali.

Perchè, a partire dallo SME, e più ancora con Maastricht, si sia accettata questa mancanza "parità di condizioni", cui l'art.11 Cost. subordina la legittimità dell'adesione italiana a organizzazioni internazionali (e solo per perseguire la "pace e la giustizia tra i popoli", non per finalità economico-commerciali), può essere spiegato in vari modi: ma nessuna di queste spiegazioni compariva e tutt'ora compare nel dibattito politico e, specialmente, mediatico.
A vedere gli effetti più manifesti e pervicacemente perseguiti nell'applicazione del trattato, la spiegazione più lineare è quella della tradizionale convenienza delle oligarchie finanziarie e industriali a controllare le spinte inflattive, ripristinando un mercato del lavoro inteso come "merce". Cancellando 150 anni di lotte politico-sociali culminate nelle Costituzioni pluriclasse e della "eguaglianza sostanziale", quello che sottosta alla costruzione europea attuale, è dunque la concezione del lavoro-merce come soluzione di ogni possibile male.
Il risultato è che questo assetto, originariamente programmato, - e non certo "deviato" rispetto ad intenzioni originariamente diverse- ha contribuito ad aggravare le conseguenze che la crisi ha avuto su alcuni paesi, e sull’Europa in generale. E stiamo parlando dell'UEM, oggi l'area più stagnante ed economicamente problematica non solo dell'area OCSE ma di tutto il pianeta.

E all'interno dell'UEM lo Stato più colpito dalle conseguenze di questo assetto è l'Italia.

Pacifico che Maastricht non aveva per noi alcuna convenienza oggettiva e che, anzi, ci ha portato, come abbiamo visto, ben al di fuori dei limiti negoziali di diritto internazionale consentiti al Governo dalla Costituzione-, rimane oscuro perchè non vi fu "resistenza democratica" al tutto ed un adeguato vaglio parlamentare sulla incompatibilità costituzionale (che emerge plateale alla sola lettura dei lavori della Costituente!).
Anzi, ancora oggi, mentre ci dibattiamo negli effetti disastrosi di quelle inspiegabili (in apparenza) scelte negoziali, se ne fanno di ulteriori ancora più erronee ed insostenibili, come il fiscal compact e l'introduzione, conseguenziale, del pareggio di bilancio in Costituzione
Come può tutto questo continuare ad accadere?
Ogni italiano, in quanto impoverito e privato del futuro che avrebbe avuto in assenza di queste scelte disastrose, dovrebbe chiedersi "perchè"...


3- Mi si obietta che ristabilire la propria sovranità monetaria e bancaria non sarebbe veramente "possibile": troppi ostacoli di natura geopolitica, di opposizione delle istituzioni finanziarie, nazionali e internazionali, sarebbero frapposti.
A me, sinceramente, queste obiezioni paiono risibili: quello che manca è diffusa la coscienza democratico-costituzionale e, quindi, essenzialmente, le risorse culturali che permettano di resistere al controllo mediatico che diffonde ed amplifica queste difficoltà.

Ripristinare la legalità costituzionale correttamente intesa, cioè il modo democratico di esercitare la sovranità popolare dei diritti, nella eguaglianza sostanziale, deve essere sempre possibile.
La legalità suprema non può essere "rinunciata" perchè risulta "impossibile" realizzarla (con questo ragionamento la Mafia sarebbe ufficialmente il maggior potere istituzionale in larghe regioni d'Italia).
L'alternativa è ammettere che abbiamo (o "abbiano") innescato volontariamente, cioè con dei trattati, la colonizzazione e la deindustrializzazione del Paese, come se fossimo stati debellati in una guerra di conquista da parte di potenze straniere...di cui qualcuno, all'interno, si sarebbe reso complice.
D'altra parte, come evidenziano gli storici, nessuna forma di colonizzazione è possibile senza la cooperazione delle elites locali.



4- Secondo alcuni (l’ex presidente della Confindustria tedesca Hans-Olof Henkel, il finanziere "globale" George Soros, ecc.), una strada differente da percorrere, che salvi l'apparenza della unificazione per via monetaria e renda sopportabili le  conseguenze dell'area valutaria "imperfetta" - dunque comunque da mentenere-  potrebbe essere quella della separazione dell’euro in due.
Tecnicamente ed in estrema sintesi, questa soluzione è solo un'attenuazione e, probabilmente, un rallentamento dei problemi cui dà luogo un'area valutaria priva di un governo federale che effettui trasferimenti fiscali compensativi, nonchè affidata ad una banca centrale cui, unica al mondo, è vietata ogni forma di acquisto diretto dei titoli sovrani degli Stati che utilizzano quella moneta.
Se questa è la via europea all'Unione politica, poi, è palese la contraddizione tra il voler riaffermare la presunta indispensabilità, come strumento, della moneta unica (per la pace, l'unione, o altro ancora di "ideale") e l'ammettere il definitivo frazionamento in due macro-aree delle complessive dinamiche commerciali e industriali europee: salvo, all'interno di ciascuna area, il riprodursi degli stessi squilibri e della stessa inevitabile prevalenza di uno Stato su tutti gli altri.
Come se Germania e Francia, cioè, potessero arrivare a un "entente cordiale" nello spartirsi le rispettive aree di influenza ecomomica e ritrovare l'equilibrio del co-dominio, oggi vacillante, del nuovo sacro romano impero... liberoscambista.

16 commenti:

  1. E mo' chi glielo spiega agli tsiproti (o "piddini-oltranzisti")?

    Sul punto 3. Al di là del fatto che sono assolutamente d' accordo con le tue controdeduzioni. Gli si può far notare che:
    A quanto ammontava il crack Lehman Brothers ? Voglio dire: Il crack Italia sarebbe meno traumatico a livello di finanza mondiale? Senza considerare che qui parliamo di una vera economia di 60 milioni di persone "fortemente interneconnessa" -come si direbbe in aulici ambienti accademici- "a livello globale" che che ne dicano i propagandisti-autorazisti. E senza paragonare la situazione odierna a quella dl 2008.
    Come si dice: "Siamo troppo piccoli per essere salvati e SIAMO TROPPO GRANDI PER ESSERE LASCIATI FALLIRE". O no? O vogliamo aspettare di diventare abbastanza piccoli per essere "abbandonati" al nostro destino ("cinico e baro")? Forse, diciamo, mancano "le risorse culturali" per capire anche questo ai tuoi "obbiettori" (che abbondano anche tra i non piddini su questo punto)?

    E qui mi riallaccio ad un commento di Arturo (il nostro "Maradona delle citazioni") di qualche giorno fa in merito all' 8 settembre.
    Intanto devo farti vivissimi complimenti per il post (doppio) di qualche giorno fa, in cui hai fatto una descrizione tanto puntuale quanto realistica; PUNTUALE e azzeccata sulla reale struttura della economia e della SOCIETA' italiana che è stata tanto prodiga nel costruire ricchezze DIFFUSE. Sempre; che che ne dicano gli autorazisti in servizio permanente effettivo. Mai (MAI!) letta una analisi così. E forse non è un caso se a scriverla (o anche solo a pubblicarla) è stata una personalità col tuo ruolo anziché un economista; un sociologo; un antropologo...

    Detto questo; dicevo; mi riallaccio al commento di Arturo che rilevava, a ben guardare, il "frame" autorazista in riferimento al fatto se fosse vero che "gli italiani cominciano una guerra da una parte e la finiscono dall' altra" e soprattutto, aggiungo io, se è vero che questo "fenomeno" del "trasformismo" del "saltar il fosso" del "cinico cambiar bandiera" sia un fenomeno SOLO italiano o se, da altre parti questo stesso atteggiamento non si chiami "sano pragmatismo"; "visione geostategica lungimirante"; ecc.?
    Far passare l' idea che lo Stato italiano debba essere SEMPRE E COMUNQUE fedele ad una alleanza (di tipo militare o altro) non equivale a NEGARE la legittimità del riconoscimento di un interesse nazionale, prerogativa che -guarda caso- non è propria delle colonie?

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    1. Domanda corretta e risposta positiva.
      Pensiamo solo all'atteggiamento anti-Assad di USa e UE-ex potenza coloniale. O l'atteggiamento con Putin della Germania tra novembre e la fase attuale. Per non dire di tutto il resto della Storia dei rapporti con gli islamici.
      Alleanze e linee diplomatico-negoziali mutano e vengono opportunamente corrette.
      La critica massima che si muove è che talora appaiano ondivaghe.

      Ma mai si dubita che un paese "dominante" possa PERSEGUIRE IL SUO INTERESSE NAZIONALE COME MEGLIO CREDE: il giudizio finale è fatto su quanto efficacemente sia stato perseguito.
      Giammai sulla fedeltà alle alleanze.

      Questo ovviamente per i forti.

      Se iniziano DALL'ESTERO a farti questioni sulla fedeltà a trattati internazionali "politico-militari", vuol dire che ti ritengono debole e assoggettabile (come a contrario si espresse Bismarck).

      Peggio ancora se sono i tuoi stessi cittadini (esponenti della "CULTURA ESTEROFILA) a diffondere un'opinione in tal senso: perderai sempre in partenza, qualunque disputa.

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    2. Infatti. Mentre scrivevo la mia mente correva esattamente alle alleanze trasformatesi in "viscerali" odi verso l' ISIS, verso Saddam, verso i talebani, e perché no? Verso i sovietici e... non impelaghiamoci nei rapporti tra certo establichement anglo-americano e i nazisti...

      E sulla questione "siamo (ancora) troppo grandi per essere abbandonati" che dicono i tuoi interlocutori? Bagnai, per esempio ha fatto notare -in riferimento alla sua materia- che mai (almeno finche la deindustrializzazione non abbia raggiunto un certo livello, aggiungo io)- Budesbank permetterebbe una eccessiva svalutazione della neo-lira.

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    3. Ma l' 8 settembre potrebbe essere visto come un' operazione valchiria ben riuscita? In fondo anche i duri e puri della vermacht sarebbero stati disposti a trattare una sconfitta condizionata con gli alleati.

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  2. Ciao Quarantotto per prima cosa grazie di questo splendido post, che deve essere letto, studiato e infine consultato. Domenica in bicicletta ( in salita si fa fatica e si pensa) facevo queste semplici considerazioni con mia moglie. Se il valore fondante della nostra Costituzione è il Lavoro, il quale da merce viene innalzato a rango di Diritto/Valore, da perseguire, impegnando tutte le Istituzioni a rimuovere gli ostacoli che si frappongono a tale fine, quali forze sociali dovevano esserci a presidiare la Fortezza della Costituzione? Il grande Capitale? No da lui ci si poteva aspettare solo una controffensiva tesa a ristabilire i rapporti di forza antecedenti alle Costituzioni democratiche, pluriclasse e partecipative. Erano le forze a tutela del lavoro ( Sindacati e partiti di sinistra, in primis l'ex PCI)? Si esse dovevano difendere la Fortezza della Costituzione. Sono questi ultimi i soggetti che sono venuti meno al compito che a loro spettava.
    Secondo me è per questo motivo che ci troviamo in questa crisi identitaria e di valori, perchè chi dovrebbe suonare la carica della Riscossa, è impegnato consapevolmente o incosapevolmente a nascondere il proprio Tradimento, verso i loro rappresentati e la loro nazione, ed è forse per questo che nei piani alti mancano le risorse culturali, e di conseguenza la base non riconosce più i propri interessi e diventa autolesionista verso se stessa.

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    1. Nei piani alti (ma veramente alti, non nei piani sottostanti dei "front men" creati per una stagione o per spingere pulsanti a comando) la cultura che gli serve ce l'hanno eccome. Delirante, sbagliata nei suoi rationalia e regole previsionali, ma saldamente oggetto di una teologia.
      All'interno di questa teologia culturale DELLA elite, è programmato anche di disattivare e deprivare la cultura costituzional-democratica. Per via mediatica, ma anche accademica (per dare validazione "scientifica" allo sterminio delle idee democratiche).
      Quindi, sì: la base non riconosce più i propri interessi...

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  3. NA JURNATA E SOLE
    (by OTC news market)

    Puntuale, asettico V Lops dal sole24ore rilancia note di agenzia che le "veline" del MinCulPop insabbiano.

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  4. Geopolitica: Russia e cina sembra che hanno sottoscritto un accordo per dare il via ad un loro sistema swift, inoltre la russia vende alla cina il 10% del loro gigante energetico ed ottiene un importante finanziamento sempre dalla cina...come il mondo si riposiziona, sembra di capirlo da questo articolo
    http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=1&cad=rja&uact=8&ved=0CCMQqQIwAA&url=http%3A%2F%2Fwww.comedonchisciotte.org%2Fsite%2Fmodules.php%3Fname%3DNews%26file%3Darticle%26sid%3D13897&ei=ub0RVK7vJYXTaLuUgugO&usg=AFQjCNGIuzw5BLl7zEVxXcSoTM_tQPrR9Q&sig2=EjLfi7olFS8MCVsbTc3txQ&bvm=bv.74894050,d.d2s
    quindi abbiamo la germania in prima linea con le sanzioni, perche' a loro interessa qualsiasi cosa che possa portare danno ai loro vicini, per soddisfare la loro sete di potere e di soggiogamento, le sanzioni sono una ulteriore scorciatoia. Purtroppo, in questo caso, vanno quindi d'accordo con gli angloamericani... l'italia, renzi-berlusconi, privilegiano i cinesi (mai alla germania) con qualche vendita, come abbiamo visto, per riequilibrare un po' tra i 2 blocchi. E' un bruttissimo 2014...

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    1. Ma queste sanzioni s'è capito esattamente di che portata siano?

      perchè io da altre fonti trovo che sono poco incidenti e quindi sarebbero più di "segnalazione" che di vero scontro.

      c'è un gran fumo su queste sanzioni....non si capisce bene.

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  5. @Poggio: ma ce mancava solo che i nord UEM si fossero lamentati della gestione della crisi!
    @Caposaldo: v.sopra. Forse è vero: per i tedeschi l'occasione delle sanzioni "from Russia" può essere un acceleratore della capitolazione economica di Italia e, meno, Francia (contro cui sanno che non conviene mai premere troppo il piede sull'acceleratore)...POi vedremo se arrivano anche TTIP E TISA (che si ridurrebbero a privatizzazione di pensioni e sanità a favore di finanza estera, perchè come mercato l'Italia scivolerebbe verso la depressione...a meno che non si preveda che sia copiosamente ripopolata dagli acquisitori di imprese e immobili di pregio)

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    1. Il sondaggio sulla "pubblica opinione" rileva, oltre le "sfumature", che il problema è UE/UEM.
      Da ciò che il dibattito è comunque aperto nel quale il PENSIERO VERITATIVO può trovare spazi dialettici con quello del main-stream ACCERTATIVO a priori.
      Parrebbe che tutto questo tempo "sprecato" in approfondimenti storici, economici, giuridici attorno al tema UE/UEM possa ora supportare gli ARGOMENTAZIONI FORTI della democrazia.
      Almeno, qualcuno ci ha provato .. e son soddisfazioni :-)

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    2. @Caposaldo @Quarantotto
      Potrei vedermi bene reimpiegato come "giullare" di qualche corte americana - che ne so .. di qualche AD di Blackrock o Blackwater - in qualche immobile di pregio in qualche periferia del Belpaese.
      Breve e corto CV: so cucinare, far di conto, leggere, scrivere .. a volte anche star zitto.
      Valuto - in crisi di domanda - offerte :-)

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  6. vado OT ancora una volta:

    cito dal sole24ore:

    "«Penso e credo che nella legge di stabilità avremo un ulteriore diminuzione di tasse sul lavoro. Ci sono varie ipotesi sui modi, ma la finanzieremo con i tagli alla spesa». Lo ha detto Matteo Renzi, ospite della trasmissione di Rai Uno, Porta a Porta. Fra le ipotesi per la copertura « sia la soluzione Irap che la soluzione contributiva hanno pro e contro», ha spiegato Renzi, ma di sicuro «la finanziamo con la riduzione della spesa». Il che comporterà che «non subito verranno fuori dati positivi, perché quando tagli la spesa tagli dei denari che circolano, magari all’inizio si balbetta un po’» (Sole24Ore)"


    volevo solo far notare che dall'ultima frase si capisce che Renzi ha capito che tagliando la spesa si crea (almeno inizialmente) recessione. chissà se ha capito anche che l'effetto recessivo è permanente e non momentaneo.

    intanto però ha detto una cosa che in tv italiana nessuno del regime aveva prima detto.

    un elemento a favore della tesi che sia semplicemente ininfluente a livello decisionale...ma forse meno incompetente di quanto si pensasse.

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    1. Ma più o meno in vari puddini avevano iniziato a dirlo: la variante di Renzi sta nell'aver ripetuto ciò che i mainstream hanno di recente esplicitato (a partire da Padoan), e cioè che il taglio della spesa pubblica è solo inizialmente depressivo perchè poi agisce il crowding out (equivalenza ricardiana che porta alla legge di Say ed alla fiducia illmitata nell'offerta). Ripetuto non vuol dire compreso. Nè l'antefatto nè la (molto ipotizzata) conseguenza

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  7. E "Il Fatto Quotidiano" scoprì l'ideologia del livore......

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09/11/il-capolavoro-di-renzi-linvidia-sociale-trasferita-ai-piani-bassi/1117311/

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    1. E' solo un intervento sul blog. Qualche traccia c'è anche sul cartaceo, a onor del vero.
      Il problema è che un parziale e molto tardivo "nascondere la mano", dopo aver lanciato per anni il sasso, non produce più effetti significativi: la macchina del livore è lanciata con potenza esponenziale e non può fermarsi fino a che non avrà distrutto il sistema sociale e produttivo italiano. E con esso i media che l'hanno alimentata...

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