Ho inserito due volte l'immagine della locandina della presentazione del 22 luglio (ore 18,30, presso la libreria Horafelix, via Reggio Emilia 89) perché nella prima versione la copertina del nuovo libro si accosta in sovrapposizione a quella de La Costituzione nella palude. Il che, considerati gli eventi degli ultimi mesi e, più che mai, degli ultimi giorni, non guasta.
Speriamo di riuscire a discutere almeno un paio d'ore, se avrete la pazienza di rimanere in sala, o in linea, fino alle 20.30: in effetti il parterre pare ideale per discutere a fondo di questioni come l'ESM, sempre in agguato, e il Recovery Fund; o come vorranno alla fine denominarlo: Recovery and Resilience Facility nel quadro più ampio dell'iniziativa denominata Next Generation EU,-, che si annuncia non meno pesantemente condizionale dell'ESM "Covid line" stesso.
Il clou di questa condizionalità si collega al potere di monitoraggio affidato a dei delegati-rappresentanti del Consiglio Ue (espressi da tre diversi Stati-membri; e possiamo già immaginare quali...), Consiglio a cui spetterebbe (in luogo della Commissione) anche la preliminare competenza ad approvare i "programmi di investimento".
La caratteristica peculiare della nuova condizionalità rafforzata risiederebbe, allo stato delle proposte fin dall'inizio prospettate, nella sua auto-esecutività, nel senso che, ravvisato dagli "ispettori" del Consiglio, l'inadempimento degli impegni, con riguardo a tipologia, modalità e, soprattutto, tempi di realizzazione dell'investimento, l'erogazione dei fondi corrispondente ad un certo "stato di avanzamento" programmato, verrebbe direttamente sospesa.
Ma permarrebbero sia l'obbligo di contribuzione aggiuntiva nazionale al "nuovo strumento" complessivo (ipotizzata in uno 0,8 del PIL all'anno, in aggiunta all'attuale contribuzione), sia il concorrente obbligo di co-finanziamento (che in linea di principio accompagna la realizzazione dei programmi di spesa legati ai "fondi" europei); il programma di investimento non sarebbe perciò fermato, ma verrebbe sostanzialmente finanziato 2 volte dai contribuenti italiani (la prima mediante la contribuzione aggiuntiva che, tendenzialmente, corrisponderà alla restituzione dei fondi "assegnati" all'Italia, la seconda, appunto, essendo privati di una quota di tali fondi e dovendo egualmente finanziare l'intervento).
Occorrerà dunque vigilare attentamente sul pletorico assetto concordato che potrebbe emergere dal negoziato condotto contestualmente sul Recovery Fund e sul quadro pluriennale di bilancio Ue (c.d. QFP): tale tipo di condizionalità auto-esecutiva, e particolarmente onerosa, infatti, probabilmente, assecondando le proposte in materia già formulate prima della crisi "pandemica", ricomprenderebbe non solo i "programmi di investimento" (come detto in assunto nelle dichiarazioni Macron-Merkel di Meseberg che hanno dato vita concreta all'iniziativa), ma anche il corretto utilizzo dei Fondi preesistenti nel quadro di bilancio, nonché quelli (più o meno) nuovi che si accompagnano al Recovery and Resilience Facility (appunto nel quadro di Next Generation).
Inoltre, la sospensione "sanzionatoria" dei pagamenti, - essendo complessivamente sia il programma Next Generation che il "tradizionale" bilancio pluriennale, legati espressamente al rispetto delle regole finanziarie dell'eurozona, secondo la scansione stabilita nei Country Report (previsti dal reg.473/2013 nell'ambito del c.d. twopacks) - potrebbe anche scaturire dal mancato rispetto delle direttive macroeconomiche impartite dalla Commissione nel Country Report e quindi riguardare (aggiuntivamente):
a) il mancato rispetto della regola del debito e della connessa indicazione degli obiettivi intermedi di raggiungimento del pareggio strutturale di bilancio;
b) la mancata adozione di riforme strutturali anche non connesse direttamente ai saldi della finanza pubblica (perciò, non solo ulteriore riforma delle pensioni, ma anche ulteriore flessibilizzazione del mercato del lavoro, incidendo sull'ampliamento della facoltà di licenziamento e di stipulare contratti a termine, nonché sulla contrattazione collettiva nazionale in favore delle determinazioni di quella aziendale decentrata).
a) il mancato rispetto della regola del debito e della connessa indicazione degli obiettivi intermedi di raggiungimento del pareggio strutturale di bilancio;
b) la mancata adozione di riforme strutturali anche non connesse direttamente ai saldi della finanza pubblica (perciò, non solo ulteriore riforma delle pensioni, ma anche ulteriore flessibilizzazione del mercato del lavoro, incidendo sull'ampliamento della facoltà di licenziamento e di stipulare contratti a termine, nonché sulla contrattazione collettiva nazionale in favore delle determinazioni di quella aziendale decentrata).
Questo è solo un assaggio delle problematiche che si stanno affacciando.
Discuterne coi i qualificati interlocutori che saranno presenti il 22 luglio non farà certo male...
Rimarremo rimarremo, se riusciremo a entrare: famiglia e colleghi già avvertiti di farsi da parte.
RispondiEliminaLa prima parte del libro (finora ho letto solo quella) è una ricapitolazione dei discorsi tenuti sul blog, utilizzati stavolta per delucidare le condizioni reali degli (immaginari) finanziamenti UE: per questo risulta particolarmente semplice per i lettori storici, anche non specialisti come chi scrive.
La scrittura aiuta, perché sfrondata dalle divagazioni e modulata su un periodare più breve del solito rispetto al blog.
Un ringraziamento particolare per la cura messa nel tradurre con una certa frequenza i termini tecnici del gergo Ueuropeese. So che è una mia fissa, ma un conto è tradursi un passaggio dall'inglese, tutt'altro riuscire a dare una definizione compiuta di un termine in sé in un ambito così particolare. Io non sono ancora sicura di come tradurre "bail out" e quando leggo "fiscale" devo fermarmi e reimpostare il pensiero con "di bilancio" anziché "tasse": eppure il poter trasporre con sicurezza dei concetti tecnici nella propria lingua dà molta fiducia al momento di dover mettere in discussione le decisioni politiche che vengono imposte sulla base o con lo spauracchio di espressioni poco chiare assunte come vangelo...
Ho letto anche l'appendice A, che è quella che mi ha destato qualche perplessità, dato che avendo lavorato in un'azienda in house non la posso proprio definire una realizzazione del famoso comma costituzionale. Almeno per la manovalanza di cui ovviamente facevo parte, perché la dirigenza accuratamente selezionata in un ceto non proprio sconosciuto per padri e madri, e remunerata non già secondo gli standard del pubblico impiego, ma secondo le prevedibili aspettative del ceto in questione, viveva comunque su un altro pianeta, senza peraltro dare prova di particolare acutezza o lungimiranza sul campo.
Ma capisco che l'impostazione generale sia quella, importante e significativa, di ricondurre servizi e attività cruciali in qualche modo sotto il controllo pubblico, frenando la costruzione e l'espansione di aziende che gestiscono attività e servizi pubblici essendo del tutto sciolte dalla mano pubblica. Ciò che renderebbe infinitamente più complicato riprendere il controllo di quei settori - ammesso che lo si voglia: le porte spalancate alla sanità privata dei piani assicurativi (ce ne sono che vanno in giro nelle caselle postali dei dipendenti pubblici con stampigliata sopra la scritta MEF, in un'allusione davvero audace al fatto che quel ministero li avrebbe adottati), sono di pessimo auspicio in questo senso.
Per le garanzie del lavoro in questo tipo di aziende di proprietà pubblica ci vorrebbe quindi qualcosa di più, e direi che questo sarebbe un aspetto su cui concentrare uno sforzo e una sorveglianza ulteriori - se mai si dovesse riuscire a mettere in atto questo passo.
Spero di riuscire ad avanzare nella lettura prima di mercoledì sera: la presentazione si annuncia molto promettente e verosimilmente legata alla più stretta attualità.
Purtroppo l'attualità (voto in Senato sulla proroga dello stato di emergenza) mostra che'Ruby è la nipote di Mubarak'.
EliminaMi associo,a mio modo, a quanto ha detto il prof.Rinaldi "Forza,Presidente,abbiamo bisogno di Lei"
RispondiEliminaOT - Lo strano caso Beirut
RispondiEliminaCi lamentiamo dello strano caso Italia ma al peggio non c'è limite.
Fino al mese scorso il nitrato di ammonio dei fertilizzanti era considerato molto sicuro.
Sul sito della "Fertilizers Europe" era pubblicizzato infatti che in caso di incendio l'unico rischio era quello dei fumi tossici.
Dopo Beirut però sul sito sono stati rimossi i riferimenti alla sicurezza intrinseca del nitrato di ammonio ed è comparso un generico comunicato.
Il caso mi ricorda il bombardamento tedesco del porto di Bari del 2 Dicembre 1944, in cui esplose una nave USA carica di bombe all'iprite ed i cui effetti sanitari su militari e popolazione furono occultati fino almeno al 1993 (e direi pure oggi...).
Nel caso di Beirut tutti gli esperti sospettano un bombardamento (atomico) ma non credo che basteranno 50 anni per conoscere i dettagli perché in MO c'è una sola potenza in grado di condurre questo tipo di attacchi senza mai pagare un prezzo politico.