Ne abbiamo già parlato a proposito del discorso "finale" (essenzialmente per le nostre sovranità costituzionali democratiche) di Barroso, come pure a proposito degli enunciati rifondativi in chiave €uropea, da parte della Venice Commission, della stessa legittimità dell'idea di Costituzione: questa neo-legittimità si ottiene attraverso gli "esperti indipendenti" che affermano l'inarrestabile efficienza - per il bene dei "mercati"- della loro superiore conoscenza tecnocratica e persino "multidisciplinare".
Questa nuova frontiera della legittimità del potere di governo, meta-democratico e meta-sovrano, si nutre della scientificità come pretesa neutralità, contrabbandando "LA SOLUZIONE" come incontestabile risultato "scientificamente esatto"; con ciò occultando, - come ben evidenziano Chang, e lo stesso Galbraith, a proposito delle teorie liberiste neo-classiche (di ogni epoca)-, la sostanza dei giudizi di valore, ideologici e fortemente "parziali", che si vogliono imporre, bypassando parlamenti e dibattiti democratici aperti alla pubblica opinione.
Tutto ciò è reso possibile dalla pratica scomparsa della stessa pubblica opinione, sostituita dalla "opinione di massa", dopo intensi decenni di ordoliberismo mediatico-pop: cioè massa passiva (a sua insaputa, lanciata nella autoidentificazione dettata dall'inversione dei meccanismi di cusa-effetto), neo-riduzionistica e portata all'accettazione emotiva di slogan di cui non percepisce (più) il significato autolesionista.
A tutto questo ci rinvia questo post di Poggio Poggiolini, che commenta, più che i contenuti (un'operazione ormai...stracca per un cittadino europeo che segua con zelo i media osannanti), il "metodo" del Rapport de la Commission pour la libération dela croissance française.
Messo a punto dalla Commissione Attali nel 2007, ha la particolarità di anticipare, "a prescindere", gli schemi e le terapie che, da lì a poco, la crisi finanziaria globale dei famosi sub-prime avrebbe dato modo, alle "istituzioni europee", di imporre come metodo per il "ritorno alla crescita"...
Da notare la notevole consonanza con un altro "documento anticipatore", il ben noto Bruegel Brief del 2006, redatto sotto la direzione dello stesso Mario Monti.
Insomma, lo sapete, com'è che sono stati così bravi a indovinare il futuro (nostro): "un giorno ci sarà una crisi..." e questi profeti del paradosso, allora, avrebbero reclamato mano libera, tecnocratica, indipendente e incontestabile, per ridisegnare (teologicamente) la società europea. Molto, quella italiana (più di quella francese, certamente: un caso "Attali" di parlare alla suocera perchè la nuora intenda).
UNO, DUE, TRE, QUATTRO,
CINQUE, DIECI .. TRECENTO PASSI
Qualcuno in più dei cento percorsi
da P Impastato[1]
nelle inchieste sulla malavita organizzata e più dei centochiodi conficcati nei
libri della Memoria da E Olmi[2].
Ma se
ci si limitassimo alla santificazione della civica denuncia della criminilatà e
del malaffare – ucciso, per caso e necessità, lo stesso giorno con A Moro
(9/5/1978) - o alla riproposizione di un “piccolo mondo antico” che sacrilega
la propria stessa Memoria, non avremmo la curiosità di percorrere quei 200 e
più passi o chiodi che separano dai 300 e più punti del “rapporto Attali” (Rapport de la Commission pour la libération dela croissance française[3]) voluto da neoeletto PRESIDENTE N
Sarkozy nel 2007 per ridisegnare uno Stato da promozionare come modello
moderno, efficiente, efficace, produttivo, competitivo per le sfide proposte
dalla globalizzazione.
Per
quelli che ancora coltivano interesse, conoscenza e cultura civica, il percorso
di quei trecento passi porta al nulla e al “vuoto” che avanza oltre quanto già
scritto da tempo dall’orda dei pensatori di un mondo “nuovo”: uno
Stato snello svuotato dalla democrazia e nella riaffermazione di un Mercato
liberato da ogni laccio e lacciuolo, capace, con regole proprie, di governare la
società civica animata da concorrenza competitiva, efficiente, efficace e
rapace.
Una
guideline prodotta furiosamente in 4 mesi con la collaborazione internazionale
di 43 membri indipendenti, esperti in diverse discipline, coordinata da Jacques
Attali - finanziere, già consigliere economico speciale di F Mitterand fin
dagli anni ’80 durante la scrittura del trattato europeo di Maastricht (1992)
che disegna il progetto attraverso una
moneta unica europea, l’euro – la cui immagine meglio non potrebbe
essere definita con le dichiarazioni registrate durante l’intervento alcongresso “la crise de l’euro” organizzato da S Royal nel gennaio del 2011[4] per Univertié Participative Populaire tra le
risa e applausi delle centinaia di partecipanti. (Molto
meglio quando esso, cioè esso tra i 100 intellettuali oggi più significativi al
mondo, scrive d’altro[5]
dando luogo a qualche più tiepida manifestazione)
Nelle
premesse ambiziose già si affacciano gli elementi del particolato integrale che
porterebbero ad un umore diverso anche i dati PM10 (Particulate Matter < 10
um) prodotti da 43 centraline metropolitane, tutte racchiuse nella prima
dichiarazione chiara, netta, perentoria:
"Le moment est venu … Ceci n’est ni un rapport,
ni une étude, mais un mode d’emploi
pour des réformes
urgentes et fondatrices. Il n’est ni
partisan,
ni bipartisan : il est non partisan."
(Il
momento è giunto: questa non è una relazione
o uno studio, ma un
manuale applicativo per riforme urgenti e fondamentali. Non è di
parte, né bipartisan: è "non" di parte.)
Seguono
poi i 300 & pippa grani del solito rosario di privatizzazioni
dell’istruzione-sanità-previdenza-prevenzione, di liberazione da privilegi di
casta e privilegi, di snellimento della burocrazia statalista, di revisione
delle rappresentanze sindacali degli interessi pluriclassisti che animano il
tessuto sociale, di introduzione di contrattualista “evoluta” nei rapporti di
lavoro con l’allegoria della “piena occupazione”, di normalizzazione della
cultura controllata in una rete gestita dal parternariato rnriato
pubblico/privato, di riaffermazione di sicurezza e controllo della
conflittualità sociale emergente , di riduzione del debito pubblIico, se
non - tra litanie soporifere del diritto
cosmetico al belletto e rossetto trasversale – la costruzione di nuovi
insediamenti urbani per i nuovi undermenschen magari “di riserva“ e magari
progettati da grandi archi-star internazionali in stile neo-panapticon[6]
Meno
del nulla e poco più del meno, gli impatti sociali, la sostenibilità economica
dei costi e il vantaggio dei profiiti se non quelli affidati al Mercato
internazionale, globalizzato, veloce, reattivo – adrenalinico per effetto
lisergico - che poco tollera interventi e regolamenti se non i propri, cioè da
essi, gli creatori del “vuoto” che avanza tra la sazietà .
Ma
bel oltre l’analisi sistematica dei 300 &pippa grani – che a dire il vero riappaiono
veloci coi boschi cedui nella attualità del governo del Belpaese – risulta
più interessante la considerazione della metodologia sistemica adottata attorno
alla quale sono necessitate, prima che desiderate, considerazioni chiare,
nette, univoche.
E
qui, nei preliminari come sempre, vengono incontro le genialità del Belpaese espresse
– dopo il “bianco di Carrara” sono risorse inestimabili – da 2 dei 43
collaboratori “indipendenti” del “rapporto” che J Attali ebbe a scegliere:
·
F. Bassanini, autorevole pluriministro e ex
consigliere del Belpaese, redattore della ononima “legge Bassanini” per la semplificazione dello Stato con la legge-delega
che garantisce al Governo il potere di emanare decreti delegati per la riforma
e innovazione del sistema amministrativo, ora a guida della Cassa Depositi
&Prestiti, il salvadanaio del Belpaese[7]
·
M. Monti, autorevole economista rettore della Bocconi,
navigato €urista delle “porte girevole” dell’Unione Europea, commissario nella prima commissione Santer (1995-1999)
costretta alle dimissioni per corruzione e favoritismi, del quale ci (di)spiace
ricordare il concetto politico-sociale[8]
allineato al ritorno alla “durezza della vita[9]”
(degli altri - sarcasticamente anche detto “back to the future”) e ne
conosciamo la “cura”[10]
All’edizioneitaliana del “rapporto Attali”[11],
le nostre autorevoli genialità ne scrivono la prefazione[12]
che, oltre chicca, sono “perle” nel illuminare le caratteristiche della
metodologia sistemica del “vuovo” che avanza:
“ .. affidare
a una Commissione internazionale di esperti la ricognizione dei freni e degli
ostacoli alla crescita e l’indicazione delle riforme e delle misure necessarie
per rimuoverli; che questa Commissione sia formata secondo criteri di
competenza, esperienza, integrazione multidisciplinare, pluralismo culturale e
politico; che ad essa sia assicurata totale indipendenza di valutazioni e di
proposte (e che tale indipendenza sia nei fatti rigorosamente rispettata); che
dunque la Commissione risulti largamente multipartisan nella sua
composizione, assolutamente nonpartisan nella conduzione dei suoi lavori
e nelle conclusioni a cui è pervenuta.”
I
concetti “multipartisan”, “bipartisan”, “nonpartisan”, il riduzionismo della
democrazia “matura”[13]
sono gli elementi su cui riflettere – ma non troppo - e riconsiderare nella
loro essenza, valore, funzione e applicazione che “ .. in coerenza con questo impegno, il Governo chieda alla Commissione di
restare in carica, una volta consegnato il Rapporto, per monitorarne
l’attuazione e darne conto alla pubblica opinione, accettando implicitamente il
rischio di una
valutazione in tutto o in parte critica da
parte di un organismo dallo stesso Governo istituito.”
Che dire, da ultimo, se non la nenia
necessitata riaffermazione di “ciò che non siamo e ciò che non desideriamo” e
che dei passi del sentiero da percorrere sono solo quelli dove NOI vogliamo
andare ben oltre la “democrazia matura” condotta da un partito “unico”.
[3]
http://www.federalismi.it/ApplOpenFilePDF.cfm?artid=9198&dpath=document&dfile=05022008074339.pdf&content=Rapporto+della+Commissione+Attali+per+il+rilancio+della+crescita+in+Francia+-+stati+europei+-+documentazione+-
[11]
http://libreriarizzoli.corriere.it/Liberare-la-crescita.-300-decisioni-per-cambiare-la-Francia/I4SsEWcW3CQAAAEp8e5MF_8e/pc?CatalogCategoryID=Q5ysEWcWTCQAAAEp3nYfmqGA
Aggiungo: è assolutamente e soavemente incredibile che sia accettato, senza reazioni popolari (sovrane) sul significato profondo di democrazia sostanziale, che "in coerenza con questo impegno, il Governo chieda alla Commissione di restare in carica, una volta consegnato il Rapporto, per monitorarne l’attuazione e darne conto alla pubblica opinione, accettando implicitamente il rischio di una valutazione in tutto o in parte critica da parte di un organismo dallo stesso Governo istituito."
RispondiEliminaIl Governo, che dovrebbe corrispondere a un meccanismo di rappresentatività democratico-elettorale, accetta quindi la "tutela" di una "Commissione internazionale di esperti" e GLI ELETTORI, non tanto il governo (che abdica), accettano il rischio di azioni guidate da valori estranei a qualsiasi coerenza con i VALORI COSTITUZIONALI (che dovrebbero vincolare il governo al di là persino del suo programma politico-elettorale; comunque messo da parte a posteriori, cioè una volta raggiunto il consenso formale!!!)
Post riassuntivo, esempi da incorniciare.
RispondiEliminaTiro qualche conclusione:
1) Tutti erano consapevoli che la costruzione dell'euro avrebbe NECESSARIAMENTE comportato un momento di crisi. Si lasciava la parola "crisi" nell'indefinito, ma oggi sappiamo che non poteva essere altro che economica.
2) Se anche ci fosse stata una crisi POLITICA (e poteva solo essere conseguenza di quella economica) il programma rimaneva esattamente lo stesso, perché:
3) La politica era FINITA, sostituita da una "dottrina scientifica" (Sapir parla di scientismo) con tutti i caratteri di una religione: conclusiva, completa, definitiva e PRIVA DI ALTERNATIVE.
4) Nei fatti il progetto di una società "perfetta", o almeno dell'unica società "scientificamente" o addirittura "tecnicamente", (oggettivamente, concretamente) possibile.
5) Tutto questo è stato dichiarato pubblicamente e chiaramente da personaggi di altissimo rilievo, poi avallato con totale adesione da tutti i media.
Purtroppo non è fantascienza distopica di serie C, ma il brodo in cui stanno cucinandoci.
Plastica sintesi di uno schema implacabile, quanto assolutamente "resistibile", senza l'apporto decisivo del controllo mediatico (da parte dei tecnocrati-finanziari)
EliminaMitico Poggio.... 300 giramenti di gonadi al secondo!
RispondiEliminaComunque sto arrivando alla conclusione che il liberalism, in tutte le sue declinazioni/prefissi/traduzioni e contorcimenti supercazzolosi, scivolosi rampicamenti benedettocrociani (non me ne volere Arturo!), rimane quello che è sempre stato: una potentissima sostanza psicotropa per tecnoservi.
I soldati (o, come direbbe Kissinger, gli imbecilli) li riempi di anfetamine e, se son contractor, stimoli fanatismo ed esoterica esaltazione.
Ai vili affaristi, invece, postadolescenti da riprogrammare in un MBA afterhour, fai ingollare neoliberismo tagliato con mescalina (la coca in finanza è invece notoriamente considerata il quarto fattore produttivo, fondamentale per l'efficienza dal lato dell'offerta).
Ai tecnoservi all'Attali (come sempre ci ricordava il vecchio Henry...), oltre che da eccitante dovrebbe fare da afrodisiaco e non "logorare"... (Prodi e Monti sembrano invece geneticamente refrattari, madre natura ma perché sei tanto crudelmente tragicomica!?! Cosa potrà celebrare la Storia di tanta beota e
frigida criminalità!?)
Si possono definire "passionari" dei vecchi invasati strafatti?
Ma veniamo all'Accademia: se è vero che esistono più "teorie economiche", l'economia non è una scienza. Punto.
Non ci possono essere modelli che si contraddicono e, mantenendo salvi i comuni obiettivi dichiarati dai rispettivi sostenitori, continuino a coesistere e a fornire previsioni inconciliabili se non proprio confliggenti. O è vera una tesi o è vera la sua antitesi.
O un modello aderisce alla realtà oppure no: tertium non datur in scientia. (sul fatto che sia "dura" o meno, si gira intorno al problema e resta una giustificazione debole)
Quindi?
Quindi hanno ragione coloro che sostengono che l'economia non è una scienza e che qualsiasi discussione da bar etilico ha sua rispettabilissima egual collocazione.
Fin tanto che le teorie neoclassiche avranno cittadinanza nella comunità internazionale, non si comprende come mai l'economia debba essere considerata diversamente dall'alchimia o dall'astrologia.
Insofferenza da Bruno Leoni e da stragismo ordoliberista?
No.
L'opinione di uno dei più importanti premi Nobel dell'economia del '900. Gunnar Myrdal lo dichiarò pubblicamente: l'economia non è una scienza, e questa evidenza è patentata dai Nobel a Friedman e Hayek. Nobel che venne concesso a quest'ultimo nel '74 insieme al grandissimo economista svedese.
Altro che "scientismo".
@Bazaar
EliminaCiao,
degli N-metil omologhi dei simpaticomimetici stimolatori potremmo disquisire a lungo magari con le traiettorie prospettiche delle trip-amine endocrine, del natural-mattutino DMT (dimetil-trip-amina), dell’uso/abuso antico di estratti di funghi e vegetali latino-americani fino a loro uso più moderno nella terapia psichiatrica.
Ebbi –quando eravam giovini e belli – ad imparare da un grande maestro della metodologia scientifica un semplice e sintetico insegnamento:
• fatto e considerato il risultato cui si vuole - o si abbia interesse - giungere, occorre costruire un solido algoritmo che, scientificamente e logicamente, ne sostenga la credibilità, poi col tempo se ne discute con ironia e sarcasmo
Neppure la scienza più scienza – la fisica – dopo l’enunciazione del “principio di indeterminazione” postulato da Heisemberg nel ’26 (“.. le leggi naturali non conducono a una completa determinazione di ciò che accade nello spazio e nel tempo; l’accadere all’interno delle frequenze determinate per mezzo delle connessioni è piuttosto rimesso al gioco del caso ..” e a me, “mi”, verrebbe da aggiungere della necessità) può essere considerata scientifica quanto – ancora una volta – affermazione di un “osservatore” che sperimenta.
In campo sociale, quale le scienze economiche appartengono, si avrebbe necessito bisogno che “osservatori” consapevoli e informati avessero possibilità di esprimere – discutendo e informando - le proprie volontà e con la dialettica della democrazia e delle sue declinazioni costituzionali.
Quello invece negato e cancellato dai paradossi logici della teologia economica del mercato “libero” che privilegia il monopolio profittevole senza regole e controllo di “osservatori” liberi – i “meddlesome outsiders” di Lippman refrattari all’inoculo di Bernays – che vanno marginalizzati nelle “spirali del silenzio” di E Noelle-Neumann.
Siamo alle “solite”: senza studio, informazione e discussione si hanno solo da “registrare” – qui in una funesta estate alpina che non permette di cogliere viole - gli sfaldamenti tellurici dei boschi cedui.
ps: il Nobel a Myrdal è la "par condicio" mitigante degli effetti cosmetici che vanno attribuiti ai "meddlesome outsiders" prima che diventino troppo ingombranti ..