L’UNIONE MONETARIA ED ECONOMICA EUROPEA RISPETTA I PRINCIPI FONDAMENTALI DELLA COSTITUZIONE?
I. Il problema da cui dobbiamo
muovere è se il modello economico impostoci da Maastricht sia adatto alla c.d.
specializzazione produttiva che ha caratterizzato orgogliosamente lo sviluppo
italiano del dopoguerra. La risposta, nei termini suggeriti da Guido Carli nel
1974, non appena ebbe occasione di commentare il primo progetto di “moneta
unica” contenuto nel c.d. rapporto Werner del 1971, non può che essere negativa.
E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Negare questa radice causale della
crisi italiana non risponde oggi più ad alcuna realistica convenienza politica.
II. Il secondo interrogativo che
propongo è: questo modello di Unione economica e monetaria sarebbe stato
consentito dalla Costituzione?
La risposta è di importanza cruciale:
a nessun esponente politico che
abbia a cuore l’interesse effettivo del proprio Paese, dovrebbe sfuggire l’enorme sostegno che uno sbarramento fondato sulla Costituzione può fornirgli per la stessa riappropriazione del suo ruolo:
a) di creatore di indirizzo politico;
b) di titolare di effettivi strumenti di
politica economica e fiscale previsti nella stessa Costituzione.
Senza questa effettività di poteri,
il “lo vuole l’Europa” lo condanna,
ormai, entro poco tempo, a politiche di governo che, violentando le forze
vitali produttive che STRUTTURALMENTE caratterizzano il nostro Paese, giungono
rapidamente alla perdita del consenso.
III. Il primo e più agevole test di compatibilità costituzionale che
possiamo fare è quello che passa per l’art.11
Cost.:
"L'Italia ripudia
la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo
di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli
altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un
ordinamento che assicuri la pace e la
giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni
internazionali rivolte a tale scopo."
Ebbene, il
Trattato di Maastricht con tutti i suoi sviluppi successivi non corrisponde a nessuna delle condizioni
poste dall’art.11, che è principio fondamentale della Costituzione non
assoggettabile a lecita revisione.
Primo: mancavano le
condizioni di parità. Se si poneva ab
initio un limite unico, e per di più INTESO come IMMUTABILE, di
deficit-indebitamento pubblico, l’onere
imposto a paesi con diversi oneri passivi per il debito pubblico sarebbe stato
immediatamente e gravemente disparitario. Basti dire che Germania e Francia,
agli albori degli anni 90, non superavano un onere degli interessi passivi pari
al 3%,; e SUCCESSIVAMENTE NON L’HANNO MAI SUPERATO. Il nostro onere era
circa QUATTRO VOLTE. E tutt’ora è praticamente doppio.
Secondo: ogni adesione a un trattato istitutivo di
un’organizzazione internazionale può
essere SOLO VOLTA AD ASSICURARE LA PACE
E LA GIUSTIZIA TRA
LE NAZIONI. I Costituenti trattarono esplicitamente questo punto, escludendo
per fatti concludenti i trattati economici che non fossero strettamente e
oggettivamente funzionali a questo fine.
Ora, l’Unione non lo è: frutto di una
visione di free-trade, è COME TALE,
portata alla enunciata e esasperata COMPETIZIONE COMMERCIALE TRA STATI
(conforme alla radici teoriche di Ricardo e del modello più recente di free-trade, Hecksher-Olhin-Samuelson).
I risultati anche
qui sono sotto gli occhi di tutti: mai lo spirito di cooperazione e di
appartenenza comune e solidaristica alla casa europea è stato così basso.
Questo perché il trattato, nelle sue norme fondamentali,
promuove soltanto un’economia
fortemente competitiva, tra Stati, e
la stabilità dei prezzi che ne è il
corollario tipicamente liberoscambista.
Inoltre il trattato, - con gli artt.123-125 e la stessa clausola di
solidarietà (di mera apparenza) ex art.222
TFUE-, esclude, cioè vieta,
espressamente ogni natura solidaristica.
E questa esclusione non può non considerarsi
clausola essenziale cui i paesi più forti hanno subordinato la loro
adesione, dandoci un primo realistico e fondamentale dato sui margini di
trattativa praticabili per cambiare i trattati.
Terzo: la Costituzione non
ammette CESSIONI di sovranità, e né potrebbe ammetterle qualsiasi Costituzione
democratica, perché paventa l’irreversibile pericolo di compromissione del
MODERNO RUOLO DELLA SOVRANITA’: LA CURA DEI
DIRITTI FONDAMENTALI e del benessere DEI SUOI CITTADINI.
Perciò la Costituzione ammette
solo LIMITAZIONI, cioè reversibili e
consapevoli AGGIUSTAMENTI DEI PROPRI STRUMENTI DI POLITICA ECONOMICA e
purché permanentemente volte a
promuovere l’effettivo benessere dei suoi cittadini.
Il che dovrebbe escludere
la legittimità costituzionale di ogni vincolo derivante da trattato economico
che NON SIA SOTTOPOSTO A UN TERMINE (finale: o comunque un termine di sua
revisione periodica, con possibilità di recedere a tale scadenza).
Dovendo essere breve, e sperando di
poter integrare questa relazione con uno scambio di domande-risposte, arrivo a concretizzare gli effetti del funzionamento
dell’UEM caratterizzata dalla confluente combinazione di
A) limiti rigidi e perenni all’indebitamento
pubblico;
B) moneta unica inclusiva di cambi fissi
altrettanto immutabili.
Il secondo aspetto è presto detto:
basta confrontare l’andamento dei saldi delle nostre partite correnti BdP con
la fissazione della parità col marco (com’è noto avvenuta nel 1996: per la Germania un ribaltamento
positivo e per l’Italia l’inverso).
Il venire meno della domanda estera, in una progressione distruttiva e
manifesta, è evidente. Ed esso comporta un PRIMO EFFETTO di CONTRAZIONE DELLA
BASE IMPONIBILE che costrinse, da subito
(fin dall’esigenza post-Maastricht di rispettare i “criteri di convergenza”), l’Italia ad aumentare il carico fiscale,
in una rincorsa crescente e senza apparente fine.
Il primo effetto menzionato, quello relativo alla rigidità fiscale del
trattato (su deficit e debito pubblico) è ancor più evidente: se taglio il
deficit pubblico, inevitabilmente, taglio il reddito-spesa pubblica e
inevitabilmente il reddito privato, e lo stesso PIL. Specie se l’onere passivo degli
interessi sul debito è superiore al tetto consentitomi (a differenza che per
gli altri paesi “concorrenti”).
Ciò punisce la formazione del
risparmio nazionale, l’effettiva possibilità di investimenti e si è ancor più
costretti ad inasprire la pressione fiscale per l’ulteriore venire minor crescita,
o addirittura saldo negativo, della base imponibile.
A parte la ovvia insostenibilità di
medio-lungo periodo di tale situazione sugli indispensabili investimenti –
investimenti che il settore privato può autonomamente generare grazie alla
formazione del risparmio PRIVATO consentito dal deficit (e cioè a parte la DEINDUSTRIALIZZAZIONE che ciò inevitabilmente comporta)-, va
aggiunto un altro aspetto fondamentale.
QUAND’ANCHE, attraverso questa compressione della domanda interna e
quindi dell’inflazione, REALIZZASSI LA SPERATA CRESCITA
DELL’EXPORT, ciò non risulta
INDIFFERENTE su CHI REALIZZA IL
RISPARMIO derivante da questo indirizzo economico imposto dall’UEM: una
crescita esclusivamente export-led che,
tra l’altro, nessuno ha MAI realizzato
con una VALUTA SOPRAVVALUTATA COME L’EURO, neppure la Germania (infatti per essa
l’euro è valuta SOTTOVALUTATA).
Se infatti mantengo (o avessi potuto mantenere) il deficit-spesa pubblica in
misura tale da sostenere la domanda,
- cosa che in Italia è cessata
praticamente dal dopo-Maastricht attraverso una spettacolare serie di SALDI PRIMARI, senza pari nella storia
dell’economia moderna-, il risparmio corrisponde a tendenziale piena
occupazione (cioè si traduce quasi integralmente in investimenti). E questa è,
o sarebbe, la volontà esplicita dei citati artt.1, 3 capoverso e 4 della Costituzione.
Ma la
Costituzione vuole
anche, con LO STRETTAMENTE connesso art.47 Cost., che il RISPARMIO SIA DIFFUSO: e ciò esplicitamente per favorire l’accesso di ogni cittadino alla proprietà dell’abitazione, alla proprietà
diretta coltivatrice e all’investimento azionario “nei grandi complessi
produttivi del paese”, e vuole anche
il risparmio per favorire la tutela e lo sviluppo
dell’impresa artigiana (art.45, comma 2, Cost.) cioè delle PMI
correttamente intese.
Se dunque AZZERO O RIDUCO IL DEFICIT
secondo un TETTO IMMUTABILE DETERMINATO DA UN TRATTATO, il possibile risparmio sarà, nella migliore delle ipotesi, concentrato nelle imprese
esportatrici – ammesso che la
Nazione riesca a mantenerne la proprietà- e sarà NULLO O
NEGATIVO PER TUTTO IL RESTO DELLA POPOLAZIONE ITALIANA.
Seguendo dunque la politica dettata dall’adesione all’euro,
la Costituzione viene integralmente sovvertita (come appunto evidenziò
Guido Carli): non solo si abbandona
irreversibilmente la piena occupazione e la tutela dei redditi, ma si avrà,
- e infatti si è avuta-, una drastica
riduzione dell’accesso alla proprietà dell’abitazione, con crisi del
settore edilizio, delle imprese
artigiane, con progressiva distruzione
del tessuto delle PMI, e un
drammatico diffondersi delle insolvenze,
cioè delle “sofferenze” che poi innescano il credit crunch-.
Tutto questo è oggi sotto i vostri
occhi: e la Costituzione
non lo permette. O non lo “permetterebbe”.
É doloroso vedere come una Costituzione piuttosto "completa" dal punto di vista della tutela dello Stato e del cittadino come quella italiana sia stata così palesemente tradita da coloro che avrebbero dovuto custodirla. E mi disgusta la vigliaccheria di alcuni e l'autorazzismo di altri che permettono a questo processo di "superamento" della nostra Costituzione di proseguire. Mi sembra di vedere riproposto su scala nazionale quel che é successo con lo Statuto Siciliano - disapplicato dall'oggi al domani - e l'Alta Corte che avrebbe dovuto difenderlo sparita nel nulla. Sparirà anche la Corte Costituzionale? L'Italia é diventata una enorme Sicilia. Lasciatelo dire. La dinamica é perfettamente sovrapponibile. E lo saranno pure i risultati...tutti.
RispondiEliminaTutto sommato, purtroppo (salva la "storicità" di molte soluzioni dello Statuto, ormai anacronistiche)...
EliminaMa i siciliani, come in generale gli italiani, hanno in seguito rifiutato di accostarsi allo Spirito della Costituzione per comprenderlo e rinnovarlo, preferendo prigramente il pallido "sentito dire" dei media che la vogliono distrutta. Per interessi che non sono certo degli italiani, intesi come popolo sovrano.
Esattamente. Era anche un'autocritica.
EliminaSi stanno ripetendo precisamente le stesse dinamiche su tutti i livelli. Per questo dicevo che l'Italia ormai é la Sicilia della cosiddetta Unione Europea, volendo intendere che gli italiani tutti ora sono nella stessa condizione di sudditanza psicologica ed autorazzismo dei siciliani in mezzo ai quali sono cresciuto. Mi é lampante, non posso non accorgermene. E ripeto che porterà agli stessi risultati.
Eccellente, puntuale, sintetico. Mi auguro ci sia stata la giusta attenzione degli astanti. Quali le sensazioni dopo l'incontro?
RispondiEliminaDegli sviluppi e dell'auspicabile feed-back positivo, siamo in attesa: realistica, composta, consapevole che la strada della salvezza è molto stretta...
EliminaCiao Quarantotto, grazie per questo intervento, così esauriente che è impossibile per me commentarlo. Al massimo lo posso imparare a memoria e divulgarlo.
RispondiEliminaL'unica cosa che mi sento di dire è che questo Paese purtroppo ha già celebrato tre funerali: 1) il funerale alla Democrazia. 2) Il funerale alla Logica più elementare, insomma se l'acqua è calda non potrà essere contemporaneamente fredda o viceversa. 3) Il funerale al buon senso, domenica sera durante il dibattito, dopo la proeizione del Documentario "Il più grande successo dell'euro", una signora gridava dal fondo della sala e senza microfono, che è ora di finirla di crescere, cosa vogliamo ancora crescere? Evidentemente la miseria è più bella e confortevole del benessere.
Ci sono due modi, per i mediocri aggressivi (le 2 cose coesistono sempre più, purtroppo) di sancire la propria supremazia "psicologica" sugli altri e placare le proprie ansie mal riposte:
Elimina1) invidiare e lottare con ogni mezzo per avere ciò che hanno i più abbienti per via demagogica, quand'anche questi siano disonesti e corrotti.Cioè questi VOGLIONO POTER AVERE IL PRIVILEGIO DI ESSERE IN ALTO COI PEGGIORI;
2) trascinare nel fango della loro incapacità/inidoneità, a reggere la competizione cui li obbliga un sistema CHE NON SONO IN GRADO DI CONTRASTARE, tutti gli altri, in modo da non dover rosicare perchè qualcuno sembra star meglio di loro stessi.Cioè questi reclamano il PRIVLEGIO DI DECIDERE CHE TUTTI DEBBANO ESSERE "PEGGIORI" COME LORO STESSI.
La tipa pare (al di là di come si autorappresenti a se stessa) in preda alla seconda di queste sindromi.
CE NE RICORDEREMO, DI QUESTO PIANETA
RispondiElimina(per non dimenticare L Sciascia)
E anche - senza infamia e senza lode – dei tanti tra i pochi che hanno contribuito a costruire la gabbia disumana dello “Stato minimo” eurista nel “nome” della libertà - di pochi tra i tanti - sullo sfondo di un conflitto di masse annebbiate dalla propaganda del “pensiero unico”, del “partito della nazione”, dai rantolii di pance scientemente volute vuote dal “vuoto che avanza” ricoperto da ceroni “cosmetici”.
Di come, dinnanzi all’evidenza dichiarata del significato anti-democratico e liberticida dagli stessi pensatori e attuatori del progetto, siano ancora troppi - tra i meno - a continuare a diffondere diluvi di fango e menzogne sulla civiltà di questo “pover uomo”.
Di come non si può arrestare il necessitato desiderio di mostrare che tutto questo non ha senso minimo e significato alcuno per nessuno degli abitatori di questo “povero pianeta”.
Tirrem innaz..!
Ma, oltre alle considerazioni di ordinaria ragionevolezza, basterebbe il fatto che i pseudo-governi che si sono succeduti in Italy durante l'ultimo decennio SONO TUTTI ILLEGITTIMI ( come da nostre denunce reperibili su ALBAMEDITERRANEA) e che i vari trattati europei NON sono stati convalidati da alcun referendum popolare ( a differenza di molti altri paesi).
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