Feel the Kaine.
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Alex Wong/Getty Images
1. Il tassametro del terrore e dell'infusione di paura corre sempre e facciamo fatica a stare aggiornati: si va dall'iniziale frame del disastro della svalutazione in caso di uscita dall'euro (salvo poi registrare, tra secondo semestre 2014 e primavera 2015, un svalutazione del 25% della moneta unica verso il dollaro e definirla un vantaggio; tanto più che del quasi 20% di svalutazione euro/dollaro subito dopo l'introduzione del primo, nessuno pare ricordarsi più), si passa (vado per sommi capi) per il terrorismo di ogni tipo sulla Brexit, e si finisce con l'emergenza terrorismo islamico, sulla quale non ha neppure senso insistere (specie per chi non comprende l'importanza della tecnica di controllo dei, vari e variegati, "confitti sezionali", ex multis v. qui p.4, sulla teorizzazione di Rodrik al riguardo).
E non ha senso, perché date le "risorse culturali" lasciate in campo da 30 anni almeno - a seconda di quando si individua il "punto zero"- di propaganda mediatica a sostegno del neo-ordo-liberismo a trazione federalista-€uropea, gli eventi avranno il loro corso incanalato, per molti versi deja-vù, con l'unica variabile fuori controllo dell'errore di calcolo (a carattere psicotico).
2. Ma sempre in tema di infusione di paura, cioè terrorismo mediatico, e errori di calcolo, non possiamo trascurare il tema "Trump".
Il rubicondo tycoon non è certamente un modello di democrazia sostanziale (d'altra parte nessuno statunitense potrebbe veramente esserlo) e neppure di politically correctness (e questo non è necessariamente un difetto); ma la sua irruzione sulla scena politica, ha creato un certo panico nelle fila di Wall Street e dei suoi fedeli mandatari.
L'opera di neutralizzazione dello "spettro" Trump, l'aveva cominciata Wolf, anticipando il mood, sprezzante verso le scelte dell'elettorato laddove si rivelino idraulicamente non controllabili, che avrebbe poi caratterizzato la valutazione dell'esito del referendum Brexit da parte dell'establishment mediatico-oligarchico.
3. Più di recente, a primarie vinte da Trump, (tralasciando le fonti italo-€uropee del "panico da prestazione"...di Hillary, non di Bill), persino Michael Moore si esibisce sconsolato in una lunga analisi sul perché vincerà Trump - o perderebbe la Clinton-, rifacendosi ad un'analisti sbilanciata sul sovrastrutturale (dando per scontato che il melting-pot, visto come epopea positiva, abbia prodotto una maggioranza benpensante di poveri&gggiovani-ma buoni, multirazziale e culturalmente ricca di consapevole buon senso progressista) e toccando solo tangenzialmente l'aspetto strutturale (quando parla degli effetti del NAFTA su Michigan, Ohio, Pennsylvania e Wisconsin: naturalmente le famiglie operaie bombardate a zero dalla globalizzazione forzata sono grette e irriconoscenti).
Ora l'errore di calcolo deriva da un atteggiamento di eccessiva confidenza nel "metodo" che caratterizza questa eccezionale, per forza e durata, concentrazione di potere oligarchico-finanziario.
4. Nel caso della Clinton, l'errore che forse può rivelarsi decisivo è la designazione come vice-presidente, in ticket di candidatura, di Tim Kaine; una designazione che si rivela motivo di polemica, proprio nel marasma che si preannuncia essere la Convention democratica di proclamazione della sua candidatura, caratterizzata, da subito, dallo scontento dei sostenitori di Sanders ("aiutato" dall'ennesimo mailing-leak) per la "strana conduzione" del voto delle primarie nonché per l'intransigenza della Clinton nell'accettare, nella sua piattaforma programmatica, elementi diversi da quelli della cosmesi instillata dai suoi ricchi sponsor.
Diciamo subito che sarei stato stupito - e, in un certo senso, anche deluso- se la Clinton avesse scelto come candidata-vice Elizabeth Warren, una delle più illuminate figure politiche prodotte, quasi a sorpresa, dal sistema USA: la senatrice Warren, ph.d in law e insegnante di diritto, ma versata in studi economico-finanziari, è forse la più efficace avversatrice dell'establishment politico prostrato dinnanzi al potere di finanziamento politico-elettorale di Wall-Street e dintorni, ma anche dello stesso Trump (v.qui, infine), che con lei, attenta ai fatti e con una limpida conduzione politica e professionale, non ha vita facile.
5. Elizabeth, presenta un generale profilo del tutto opposto alla Clinton: ha avversato con solide argomentazioni (applicabili in toto al TTIP), il TTP, evidenziandone in un epico discorso al Senato, il carattere di "privilegio speciale" per le multinazionali, dannoso per lavoratori, consumatori e diritti umani, e, soprattutto, è la più eminente e autorevole sostenitrice del Glass-Steagall Act del 21° secolo (questione spiegata in una sintesi di esemplare chiarezza).
Ce n'è abbastanza per spiegare la sua mancata candidatura a vice della Clinton, nonostante la sua tiepida apertura in tal senso in occasione delle (chiacchierate) primarie in California.
Di tutt'altra pasta è Kaine: come emerge da una vox populi piuttosto ben informata, e attenta ad aspetti molto concreti e tecnici, dunque ben diversa da quella che immagina Moore quando dipinge il dissenziente dalla linea Clinton-progressismo cosmetico, Kaine è stato un acceso sostenitore del TTP, come pure propugna ovviamente il TTIP e, addirittura, si spende per un'ulteriore deregulation bancaria, ritenendo alcuni grossi istituti "regionali", troppo gravati da oneri di informazione, fino a entrare in polemica con la Yellen (alla faccia dell'indipendenza della BC che, quando intralcia il lavorone del capitalismo finanziario, può essere tranquillamente bypassata).
6. La linea Clinton, dunque, non soffre di tentennamento alcuno: e questo non potrebbe essere che segno o di una certezza di vittoria per motivi che ancora non risultano noti nel contesto politico, e che agli attuali comentatori, così come ai sostenitori di Sanders, paiono sfuggire, o di una miopia dettata dall'arroganza di credere che, avere i più forti dalla propria parte, garantirebbe sempre e comunque la capacità di condizionare l'elettorato.
Naturalmente, la Clinton, a questo giro, potrebbe pure prevalere: ma in prospettiva a che prezzo?
Sarebbe solo un ritardare la ormai inarrestabile sollevazione della ignorata e, sostanzialmente disprezzata, ex-middle class.
In una linea di tendenza che lascerebbe sul fronte interno, solo macerie e un futuro crescente malcontento, tale da travolgere entrambi i partiti tradizionali, passando per una recessione nel 2018, come previsto, scherzando ma non troppo, da un grande economista come Reich...
Un po' di domande stupide, da palladevetro, ma con voi non si sa mai. Se Hillary è "quasi" alla frutta, Renzi o Merkel non stanno certo meglio e lasceranno anche loro macerie. Per cui le questioni sono il "quando" se ne vanno e al posto di "chi". In particolare, questi nuovi "rappresentanti" nazionali saranno tutti necessariamente ancora interni al sistema che li ha generati o ci sarà qualche paese che tenterà di adottare politiche keynesiane? E quali saranno questi paesi?
RispondiEliminaNe avrei almeno un'altra ma mi "accontento" :)
Beh dopo gli ulteriori scandali usciti in questi ultimi giorni, il "popolo" di Sanders è leggermente incazzato http://stream24.ilsole24ore.com/video/mondo/a-philadelphia-pro-sanders-scendono-strada-mai-hillary/ADhnmWx ... e fa bene. Per tenerli buoni (K)Hillary avrebbe dovuto "almeno" dar loro (cioè a Sanders e alla Warren) qualche posto di prestigio... ma se "brogli" ci sono stati, gli adepti dei due underdogs di sinistra non voteranno mai e poi mai per HC, lasciando la strada spianata a Trump.
RispondiEliminaCerto è che con Sanders candidato Presidente, avremmo avuto uno scontro epico fra due personaggi davvero, ma davvero, fuori dall'establishment...
Sanders poteva meglio prevalere su Trump; ma la duplice proposta di candidati non ortodossi era quasi irrealizzabile...come prevede Reich (pur con qualche attualizzazione correttiva da effettuare), citato nel finale di post.
EliminaTre minuti di standing ovation per Sanders al Wells Fargo di Philadelphia... come sempre in prima pagina l'Ansa ribalta la realtà (fischi a Sanders invece di fischi ad Hillary)... Purtroppo... speriamo che, come dice Rampini sul suo blog... Ci sarà la famosa "sterzata" a sinistra dei DEM? Chi lo sa...
Eliminaho smesso di seguire la Warren su twitter perchè mi sembrava la tipica persona che ragiona per appartenenza: una volta che il partito ha scelto la Clinton, giù ad infamare il pazzo fascistoide dai capelli rossi!
RispondiEliminapoi che la Clinton sarebbe 10 volte più guerrafondaia e globalista di lui, ammanicata con le grandi banche etc non conta nulla...
Ho constatato anch'io questo aspetto e ovviamente non ci "piace"; ma è del tutto scontato, nel senso di fisiologico, in ambito politico, che ciò accada.
EliminaNon dobbiamo farci necessariamente trasportare dal clima twitteristico che è ormai piuttosto radicalizzato nel "prendere parte" con intransigenza.
Voglio dire: sospenderei il giudizio in merito (la furia iconoclasta, pur comprensibile, non è un atteggiamento pagante nello scenario di un'Italia molto periferica).
La Warren non può mettersi ad attaccare il suo stesso partito (e la parte di elettorato che è evidentemente fuori dalla sua sfera di consenso), e per di più "endorse" un rozzone come Trump (che a noi può piacere dall'esterno ma che, a un cittadino USA colto e/o intelligente, - e ne ho di amici americani che hanno queste caratteristiche- fa un comprensibile effetto shoccante).
Rimane il fatto che la Warren, che già ha ampiamente messo in difficoltà la linea-Clinton al Senato coi suoi rigorosi e puntuali interventi, è una delle pochissime figure politiche che potrebbe sopravvivere alla "catarsi" preconizzata da Reich nel pezzo linkato.
Lo stesso Reich, si era dimesso dall'Amministrazione di Bill Clinton perché in disaccordo sulle politiche del lavoro e sull'abolizione del Glass-Steagall...
Medesime osservazioni per il mitico Corey Robin...
Elimina(Noi italiani che abbiamo potuto testare in gran parte la differenza tra berlusconismo, piddinismo e grillismo... Beh, possiamo affermare che Gasparri è stato un gigante del pensiero e Sgarbi un'esplosione di simpatia... Come mi manca,poi, l'empatica espressività di Forlani e Martinazzoli! Ciriaco!)
Secondo mè i democratici hanno fatto un grande errore a nominare la Clinton. Semplicemente la Clinton non ha il sostegno della base dei democratici.
RispondiEliminaI media americani sono quasi tutti a favore della Clinton, Trump viene massicciamente attaccato. Gli elettori non ci casceranno, l'effetto sarà un pò simile come sulla votazione sul Brexit in UK, cioè controproducente. A proposito di Trump. Trump ha discendenti tedeschi. (Baviera)
Sè Trump dovesse andare al potere, vorrei vedere le faccie di Juncker, Merkel, Holland è Renzi, sopratutto quella di Renzi.
I tedeschi sono il più numeroso"gruppo etnico" presente negli Stati Uniti. Ciò ha avuto pesanti ricadute anche sulla stessa lingua parlata oltreoceano. Senza tirare in ballo les liaisons dangereuses che legano i due Stati.
EliminaNooo! Winston, non dirglielo! Paolo ci crede alla "teoria delle razze", ed ora come farà ad odiare i teschi ed amare gli americani!?! :-)
EliminaE non basta: nel corso di diritto costituzionale che frequentai presso università USA, insegnavano che, dopo l'indipendenza del 1776, i rampolli della ex-colonia venivano inviati in Germania a studiare (essendo altamente...inopportuno che andassero a "Oxbridge"); dal che derivò una profonda influenza della cultura tedesca nella fase fondativa (per fonti di approfondimento mi rimetto ai valenti, eventuali, interessati).
EliminaLo stesso è valso per la Russia zarista che, non solo "importava" squadroni di professionisti alemanni, ma pure non disdegnava di mischiare il sangue imperiale con quello della nobiltà crucca. Si pensi solo a Caterina II!
EliminaCerto che rimane un mistero di come gli eredi della classicità quali Italia e Germania abbiano potuto, ancora oggi, mutarsi nel mostro nazifascista.
Come, del resto, è difficile non vedere nel Giappone un'altra creazione mostruosa di ingegneria sociale...
Renzi battera' tutti i capi di stato sul tempo e dopo 10 secondi si sara' gia' congratulato servilmente con Trump, dichiarando che e' sempre stato un suo ammiratore eccetera eccetera...per quanto riguarda la (anzi, i) Clinton, spariranno ma si sono gia' consolati in anticipo con gli stipendi, pensioni, gettoni per conferenze salvo altre entrate, quindi una cosa e' acclarata: sono gente di "successo"...
Eliminaazzardo la mia opinione sul perché hc abbia scelto il bigotto Kaine e non abbia deflesso di un millimetro dalla sua piattaforma di destra per venire incontro ai sanderisti.
RispondiEliminaNon si tratta, a mio avviso, né di certezze basate su arcana imperii, né di miopia, ma di una scelta obbligata (e del tutto volenterosa, sia chiaro): hc NON è una candidata democratica, così come Trump NON è un candidato repubblicano. Ciò che questi due partiti avevano sempre significato ha perso ogni valore, e potremmo di nuovo essere alla vigilia di un'ennesima inversione dei ruoli tra rep e dem, posto che ai tempi di Lincoln quelli "di sinistra" erano i repubblicani.
hc è il candidato unico del partito unico dell'establishment che, per cause di force majeure, non si può più permettere di restare diviso (la stessa logica alla base del progetto di Partito della Nazione renziano, anche perché Renzie ha stigmate statunitensi ben evidenti) di fronte alla ribellione globale dei commoners che, a me, ricorda tanto la ribellione dei sanculotti e dei borghesi alla fine del XVIII secolo.
Trump, per contro, rischia di essere il candidato unico dei commoners, con buona pace del poverino Michael Moore. Quando la polvere si sarà posata, ci si renderà conto che le cose stanno suppergiù così, e riprenderemo a chiamare le cose col loro nome. Il fenomeno è generalizzato: i fautori della brexit che contestano i benefici-a-prescindere di immigrazione/globalizzazione/euro/UE, pur essendo in partenza per lo più di destra, finiscono con l'essere, oggettivamente, più a sinistra, e di parechio, di un Khan (il sindaco di Londra) e persino dello scialbo e tremebondo Corbyn.
Sì grosso modo il discorso è quello, qui già svolto, che riguarda anche la contrapposizione tra la Le Pen (Marie, in sè, peraltro, legittimata da un pregresso di NON incoerenza, più o meno), e i socialisti (presto confluenti nel french-partito della nazione).
EliminaMa sarei molto cauto, sul piano storico, a definire HC come non candidata del partito democratico: almeno, come la prima non tale.
http://orizzonte48.blogspot.it/2015/04/flags-of-our-father-3-la-fine.html (v. quote iniziale di Kevin Leicht e via fino a Lapham su "la classe equestre" che sceglie da decenni la presidenza)
diciamo che non è la candidata della pallida ombra superstite del partito democratico di Roosevelt/JFK (definitvamente estintosi coi brogli anti-Sanders), e che è la candidata del partito democratico di Clinton(marito)/Obama. Che però non è il "partito democratico" dei film ma, appunto, l'attuale metamorfosi del partito (unico) dell'establishment. Del resto i Bush voteranno per hc, mentre sarei pronto a scommettere che i sanderisti si guarderanno bene dal seguire le indicazioni di voto di quel disgraziato del loro (ex) beniamino... o almeno me lo auguro
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