mercoledì 19 ottobre 2016

OLTR€ L'AUTUNNO-INVERNO, OLTR€ IL Sì E IL NO. TRA MONTI E LA GLOBALIZZAZIONE CREPUSCOLARE


http://www.stonycreek.it/images/faro%20nella%20tempesta.jpg

1. Chi ci legge sa che le ragioni del "no" che prevalgono nel dibattito referendario sono in questa sede considerate "periferiche". 
PoggioPoggiolini ci aveva dato lo spunto per questa precisazione che sintetizza il punto:
"Le ragioni del NO sono e rimangono un epifenomeno assolutamente equivoco sconfinante nel mainstream di pensiero del "costituzionalismo politico". Basta vedere che molti dei suoi sostenitori si abbandonano:
a) alla promessa di fare una riforma ben più "liberale" e rivoluzionaria, a cui l'attuale sarebbe di ostacolo;
b) all'idea che le oligarchie siano collocate all'interno delle nomenklature dei partiti (!), dimenticando la struttura dei rapporti di forza economica che fa di tali nomenklature solo dei più o meno efficienti esecutori dell'indirizzo politico promanante dall'ordine dei mercati €uropeo (v.dibattito con Bazaar, sopra).

2. Siccome fenomenologicamente i fatti ci danno ragione, il senatore Monti ci fornisce prontamente un'ampia conferma di questo frame, uscendosene con un discorso a favore del "no" che ci ha già dato modo di dibattere nei commenti all'ultimo post. 
A parte il "cui prodest" inevitabile di quest outing, - così sintetizzato da Mauro Gosmin: "Penso che la scelta del no di Monti abbia come obiettivo preminente quello di privare anticipatamente in caso di vittoria del No ogni connotato anti UE/UEM al voto contrario alla deforma Costituzionale. Poi certamente con la sua impopolarità toglierà di sicuro qualche voto al fronte del No"-, ci piace sottolineare come Monti abbia giustificato la sua opzione in termini rigorosamente hayekian-einaudiani, solo usando un linguaggio più pop, (e vedremo per quali ragioni).
 "A sentire alcuni ormai sembra improponibile qualunque sistema in cui non si conosce il vincitore la sera stessa. Eppure in Germania non solo non lo si conosce la domenica sera, ma a volte bisogna aspettare mesi. Eppure poi si arriva a un programma chiaro, ben definito e tale da limitare patti fra arcangeli o nazareni. 
Per quanto mi riguarda mi sono gradualmente convinto sempre più che i problemi dell'Italia non dipendono tanto dalla forma costituzionale e dalla legge elettorale, ma da alcuni connotati fondamentali: l'evasione, la corruzione e una classe politica che usa il denaro degli italiani di domani come una barriera contro la propria impopolarità".

2.1. Così Hayek (che non avrebbe mai sospettato di riscuotere un così ampio riverbero cultural-pop in un paese come l'Italia):
"La discriminazione per assistere i più sfortunati non sembrava vera discriminazione. (Recentemente si è coniato il termine senza senso di "meno privilegiati" per mascherare tale discriminazione.) Per mettere in una posizione materiale più eguale gente inevitabilmente molto diversa nelle condizioni dalle quali in gran parte dipende il loro successo nella vita, è necessario trattarle in modo ineguale.
Tuttavia, rompere il principio di eguale trattamento sotto l'impero della legge anche per motivi caritatevoli, aprì inevitabilmente le porte all'arbitrio, e per mascherarlo ci si affidò alla formula "giustizia sociale"; nessuno sa precisamente a cosa si riferisca tale termine, ma proprio perciò servì da bacchetta magina per spezzare tutte le barriere, in favore di misure parziali. Dispensare gratifiche a spese di qualcun altro che non può essere identificato facilmente, divenne il modo più facile per comperare l'appoggio della maggioranza
Tuttavia, un governo o un Parlamento che diventi un'istituzione benefica si espone inevitabilmente al ricatto
Spesso non è più un "compenso" ma diventa esclusivamente una "necessità politica" determinare quali gruppi devono essere favoriti a spese di tutti.
Questa corruzione legalizzata non è colpa dei politici; essi non possono evitarla se vogliono guadagnare posizioni in cui poter fare qualcosa di buono; diventa una caratteristica intrinseca di ogni sistema in cui l'appoggio della maggioranza autorizza misure speciali per soddisfare particolari malcontenti."
(Hayek, Legge, legislazione e libertà, EST (Il Saggiatore), Milano, 2000, pag. 477).

3. Facciamo il punto, in base ad una realistica ricognizione della situazione politica: alla inevitabile premessa implicita della "corruzione legalizzata" insita nell'esistenza stessa dei parlamenti e del processo elettorale, Monti aggiunge una nota ben studiata di ammiccamento alla "nuova politica": la "classe politica che usa il denaro degli italiani di domani come una barriera contro la propria impopolarità" aggancia oggettivamente un cavallo di battaglia (di una parte consistente) della principale forza di opposizione.
Quest'ultima, purtroppo, tranne felici eccezioni che alimentano qualche speranza, coltivando l'idea del conflitto intergenerazionale, non si accorge di aderire all'ideologia €uroimposta della perdita di sovranità democratica (monetaria e fiscale, che ne sono l'essenza) e di propugnare la teoria restauratrice del capitalismo neo-classico (o "sfrenato") imperniata sulla "efficienza allocativa delle risorse limitate" e, dunque, sulla "parodia dell'incubo del contabile" quale stigmatizzata da Keynes:
"Il "circuito monetario" è già idea di una super-etica che pone la creazione di valore, nello svolgimento di qualsiasi attività socio-economica, (in realtà, ormai, anche del mero atto di"consumo") alla mercé di chi ha accumulato, in precedenza e con qualunque mezzo (senza alcuna esclusione, in termini di, pur mutevole, sua liceità) "oro e terra" e tenderà sempre a farne un uso rafforzativo della sua posizione (di "proprietario" allo stato più puro e tradizionale: cioè esattamente il punto di partenza di Hayek di tutto il resto della sua analisi economica e ordinamentale).

Attraverso l'elargizione della fiducia (creditizia) -che contiene in sé sia il concetto di scarsità di risorse (l'accumulo di oro-terra, per quanto enorme è pur sempre un "dato"), che quello di allocazione "efficiente" delle stesse (il fine conservativo è insito nell'equilibrio micro-economico del singolo affare, che diviene parametro unico dell'equilibrio generale dell'economia)-, decisa dal concedente (la fiducia) - si costruisce in profondità, sul piano etico-sociale, il perno morale (praticamente incontestato) di ogni altro valore concepibile (persino la Chiesa vi si è sempre sottomessa e lo stesso rapporto socio-biologico uomo-donna viene posto su questo piano).


La moneta fiduciaria comunitaria (cioè sovrana) è già in sé una leva scardinante di questo modello,, introiettato automaticamente da "noi", per via di quel controllo culturale totalitario "di tutti i mezzi" (di comunicazione) che predica Hayek: ed è scardinante sia perché ri-disloca nello Stato la titolarità originaria del potere di concedere la fiducia (cioè di avviare ogni processo creativo di ricchezza senza dover perseguire un equilibrio allocativo intrinsecamente conservativo della "data" distribuzione della ricchezza e del potere connesso),, sia perché inevitabilmente abolisce la legittimazione data dal possesso di "oro e terra" rispetto alla titolarità privata ed esclusiva, del potere di concedere la fiducia

L'effetto naturale di questa soluzione sovrana, e pubblicistica nella sostanza economica, al problema monetario, è la funzionalizzazione pubblica dell'intermediazione bancaria, come prescriverebbe l'art.47 della nostra Costituzione.
I banchieri cercheranno sempre di eliminare, istituzionalmente o fisicamente, chi propugni una simile idea...".


4. Solo accettando queste premesse ideologico-economiche - che ricalcano la vetusta visione della "Hazard Circular", quella per cui il mercato del lavoro-merce, in termini di costi e dunque di efficienza allocativa, è preferibile alla schiavitù (sempre qui, p.6)- è possibile parlare di "conflittto intergenerazionale" e di propugnare, anche involontariamente, anche per mancanza di "risorse culturali", l'idea del conflitto intergenerazionale. 
Idea, purtroppo, accettata acriticamente anche dalla nostra Corte costituzionale, che non si accorge, fin dai tempi in cui lo denunciava Caffè, di aver "ipostatizzato" il paradigma ordoliberista €uropeo del razionamento della moneta da parte dei "mercati". 
Tutti questi richiami, che proponiamo ai lettori come ricapitolazione dello scenario in cui ci troviamo, ci dicono una cosa: che vinca il sì o vinca il no, (come dimostra il "tentato" cappello €uropeista di Monti su quest'ultima soluzione), la soluzione della crisi economica, e della democrazia costituzionale, in corso, rimane ancora lontana.

5. Al riguardo, una ricerca compiuta sui post agli albori di questo blog, eravamo al 25 aprile 2013 (!), conduce a riproporre questo avvertimento:
"(Dovremmo...) capire come il PUD€ intenda mantenere la sua presa facendo le concessioni minime indispensabili per lasciare intatto il suo disegno: cioè l'euro, lo smantellamento "emergenziale" dello Stato sociale, la deflazione salariale.
Le "concessioni" saranno chiaramente il fulcro dei "buoni risultati", nel senso di un ingannevole "cambiamento di rotta" che sarà sbandierato dai media in modo da concedere il tempo al nuovo governo per rimuovere l'ostacolo più grande: la Costituzione.
Questa con la sua impalcatura di diritti fondamentali incentrati sulla tutela del lavoro, vede il pareggio di bilancio al suo interno come un corpo spurio incompatibile, inoculato come un virus distruttivo dalla logica dei trattati e dei suoi corollari, cioè il fiscal compact. Per ora.

Quindi nei prossimi mesi assisteremo al massimo sforzo congiunto della grancassa mediatica PUD€ per raccontarci: a) che la crisi è superabile e che l'euro è in sè, sostenibile, utilizzando con ragionevolezza...le regole disfunzionali e ideologicamente connotate che lo caratterizzano; b) che nel frattempo, la Costituzione deve comunque essere cambiata, perchè il paese ha bisogno di "ammodernamento" e nuovi principi istituzionali devono essere introdotti come indispensabili".


Il risultato sarà quello di adeguare definitivamente la Costituzione all'ideologia von Hayek, modulando le istituzioni costituzionali sull'idea che l'intervento dello Stato nell'economia sia da limitare in nome dell'efficienza del settore privato.

La filosofia del mutamento costituzionale, per compiere il quale è appunto indispensabile prendere tempo, sarà quella di spostare, come sempre, l'attenzione sulla ingegneria istituzionale, in nome della riduzione del numero dei parlamentari, dei "costi della politica" e dell'adeguamento di fondamentali istituti che sarà proposto, come un'apparente coerente conseguenza; anzi come rafforzamento della "tutela" di posizioni sociali, ma in realtà volto alla mera cosmesi, che dissimula la sua disattivazione, autonomamente derivante dai meccanismi di Maastricht di per sè".

6. Non so a voi, ma a me ha fatto una certa impressione rivedere queste righe. Eravamo agli albori del primo governo derivato dalle "strane" elezioni del 2013 e quello attuale non pareva certo all'orizzonte. Ma il "congegno" è andato avanti esattamente come previsto.
Il 16 febbraio 2014, poi, avevamo riassunto così il suo "stato di avanzamento", parlando della Costituzione democratica del 1949 come "vaso di coccio" tra esortazioni riformatrici dall'oltreoceano e la pressione esercitata dalla "mandataria" Germania, la cui imposizione ordoliberista dei trattati funziona automaticamente come potente e inesorabile sistema di svuotamento della Costituzione stessa:
"Intanto possiamo dire che la Germania non ha realisticamente alcun interesse a "uscire" dall'euro (la sua "dote" nel commercio mondiale drang nach ost), quanto, piuttosto può puntare a tirare tatticamete la corda per costringere "altri" a farlo.

Se mai avessero il coraggio (oligarchico nazionale) di farlo; cosa molto improbabile - e su questo puntano anche gli stessi tedeschi per tenere aperta la difficile partita "mondiale"- visto che l'euro stesso è il presupposto emergenziale continuo, badate bene, per fare le riforme strutturali gradite "anche" agli USA in prospettiva Ttip. 
Il che ci indurrebbe a pensare "siamo fritti!", almeno come democrazia costituzionale...basterà infatti accelerare le riforme costituzionali, che a questo punto diventano una partita in progressione: dall'aspetto "istituzionale-deliberante" (monocameralismo e legge elettorale per maggioranze "stabili") a quello successivo abrogatore-manipolatore, dei principi fondamentali dello Stato sociale, consentito da un assetto deliberativo più snello ed "efficiente"

Insomma, nel nome della logora parola d'ordine della "governabilità" si punta al "bersaglio grosso" indicato da JP Morgan e Wall Street Journal".

7. In coerenza con ciò, ci è parso più di recente, nella tarda estate del 2016, necessario ribadire questo concetto:
"Spero sia ormai chiaro quanto sia irrealistico credere che, siccome l'economia dell'eurozona non si riprende, e la deflazione appare irrisolvibile (anzi, in riacutizzazione, nonostante qualsiasi QE immaginabile), ciò debba, necessariamente e immediatamente, condurre a qualche forma di allentamento della presa neo-liberista, monetarista e anti-Stato sociale, sulle società occidentali. 

Un indicatore ce lo danno le questioni Wolkswagen, Deutschebank e Monsanto-Bayer. Dopo anni di lambiccate analisi sulla prospettiva di un riesplodere delle ostilità tra la Germania e gli USA, dovremmo prendere atto che si tratta di episodi sempre e comunque da contestualizzare.

E il contesto è, come ci ricorda Bazaar, quello della solidarietà di classe, - rafforzata da decenni di recenti inarrestabili successi-, tra gli "operatori razionali" del capitalismo finanziario e oligopolista sovranazionale.

Per cui, in questo contesto, tutto sommato: "...sono segnali contraddittori nel complesso.
E confermano che, negli USA, si ha una prevalente visione non "destabilizzante" dei rapporti con la Germania: perchè ci sono fin troppe questioni intrecciate, e convergenti visioni prevalenti, rispetto ai motivi di dissapore.
In particolare, gli USA non possono non considerare l'enorme utilità della Germania per disciplinare il resto dei paesi UEM, quelli con le "Costituzioni antifasciste", ed eliminare una volta per tutte la tutela del lavoro, flessibilizzandolo e privandolo del welfare (salario indiretto di "resistenza" alla durezza del vivere), e liquidare anche solo una parvenza di senso del sindacato".

 
8. Né la sensibilità attuale di Obama, nè, tantomeno, la prospettiva di una Clinton come POTUS, paiono scalfire queste prospettive.
Una soluzione "dignitosa" a questo piano inclinato potrebbe scaturire solo da una visione consapevole di queste pesantissime ipoteche sulla democrazia italiana: in base alla chiara rivendicazione della natura e del senso profondo della nostra Costituzione, che sia abbracciato con chiarezza e con forza da forze sociali e politiche rimpolpate nelle proprie "risorse culturali"; e non chiuse nell'inconsapevole gioco "periferico" di spartizione della politica nazionale: un gioco interno al globalismo neo-liberista che, però, è nella sua più pericolosa fase terminale
Senza che in Italia ci sia un significativo risveglio capace di cogliere questo momento di transizione così eccezionale.
(Se mai ciò si manifestasse, potremmo ridiscutere della "ipotesi frattalica").

38 commenti:


  1. UNA TENTAZIONE PERICOLOSA”


    “ .. Per evitare che lei si allontanasse la fermai dal polso e tirandola verso di me, la strinsi tra le braccia, mentre i documenti che lei aveva in mano caddero a terra sparpagliandosi sul pavimento. Quel corpo morbido e caldo si adattò perfettamente al mio, come se quello fosse sempre stato il suo posto. Gwen tentò di respingermi con le mani sul petto ma la presa che avevo su di lei si fece solo più salda, non avevo alcuna intenzione di lasciarla andare ..”

    Ci si ferma qui: non è il caso, qui, di proseguire nella lettura delle pagine di Ester Ashton, nobildonna romana annoiata tra i vecchi gatti, con un 3° posto al Premio Letterario Nazionale Circe e la Menzione d'Onore al Premio Letterario Internazionale Penna D'autore, nel 2012 (ndr, per i cultori del genere, gli approfondimenti potrebbero passare nella lettura godibile delle “Ventimila verghe” di Guillame Apollinaire che, tra sberletti ai simbolisti e al moralismo cattolico dell'epoca, rievoca la leggenda delle vergini di Sant'Orsola che preferiscono il martirio alle smanie di un esercito di Unni).

    E' invece il caso – con qualche necessitata simmetria tra gli autori – la rilettura dell'appello dell'allegra brigata che allora ammantavano le narrazioni delle elezioni europee per vaccinarsi ai nuovi generi “noire” che calano nell'arena referendaria.

    Gli ingredienti ci sono tutti: le gran dame, i vecchi snob, gli spocchiosi seduttori, gli isterismo delle checche.

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    1. Maledetto il giorno che motivi geopolitici evidenti quanto nascosti ai...."tutti", portarono alla situazione che, bellamente, fu definita stagflazione. Da allora, il mondo si è impantanato nelle spire di questo feulleitton piuttosto scadente...

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    2. Credo che oramai, due anni dopo "l'accorato appello" ed a ben 8 dall'inizio della crisi nel mondo e ben 5 qui in Italia (via Monti) la risposta possa essere questa: "La domanda non è se uscire dall’euro è una cattiva opzione ma se è la peggiore. Le politiche monetarie di cui ha bisogno l’Italia si fanno fuori dalla moneta unica".

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    3. L'avevo visto e ci sarebbe da rallegrarsene.
      La Stirati è poi economista sensibile al profilo costituzionale del lavoro: infatti, qui, già citata più volte e poi riportata ne "La Costituzione nella palude".

      Il problema rimane per quei 20-39 milioni di italiani che, nonostante ciò, non sarebbe comunque in grado di esprimere un voto realmente "utile".
      E per gli altrettanti che non scendono in piazza, nonostante abbiano ben più solide ragioni delle donne polacche...per dire.
      http://www.corriere.it/foto-gallery/esteri/16_ottobre_05/polonia-donne-lutto-piazza-il-diritto-all-aborto-20a56ed4-8b3d-11e6-b600-82bab359d14d.shtml

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  2. Vada pure più indietro, Presidente (ché il vizio è antropologico e ben più di storia, temo, ci scorre dietro le terga).

    Sparo del tutto a casaccio, tanto ci si prende sempre (i vizi sono legione).

    Maledetti Sully e Monsieur Paulet; maledetti i Napoleoni, sotto cui l'oro diventa banca-che-governa (e vabbè, anche Luigi Filippo, ma allora non si finisce più); maledetta, prima di loro, Versailles (vanno lette, le memorie di Saint-Simon), che inventa l'invidia sociale, ed ogni susseguente borghesia infettata dallo spirito del parvenu (cosa altro può essere, l'elitismo? Cito fattori secondari? Mah... Uovo o gallina? Avidità o psicopatia? Anche la teoria hayekiana è secondaria, se è per questo).

    Un saltino e oplà, maledetti quelli che la fantasia al potere, enfants gâtés ma così progressivi, signora mia, che fa tanto figo il no border da CDA...

    E gli intellettuali, che si spostano correndo sul posto (hanno un problema, gli serve lo stipendio, altrimenti vedresti, che abbaiare cattivo!), queste colf da servizietto in camera, questo 10% - li metto tra i white collars, scusate - funzionale all'1%.

    Insomma tutti quelli che me lo compro, il privilegio.

    Giù le mani dagli onesti (si fa per dire) come Sensi, che s'imbratta tutto ma almeno lo vedi, lo sai, e al cui confronto i de quibus sono puttane da tangenziale.

    Temo non sia solo schiuma questa, Presidente, ma un tratto profondo: "Gli ingredienti ci sono tutti: le gran dame, i vecchi snob, gli spocchiosi seduttori, gli isterismi delle checche".

    Mi danno meno fastidio Soros o Schäuble della Gruber: de la Boétie (letto in chiave antropologica) ci direbbe che è la seconda, il nostro problema, la ragione per cui siamo impotenti ad opporci ai primi.

    Non ci uccidono i virus, ma le insufficienze dei sistemi immunitari.

    Orizzonte 48 è una campagna di vaccinazione: GRAZIE!!!

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  3. Ciao Quarantotto per quanto concerne il periodo della stagflazione avrei due domande da porgerti:

    a) perchè gli anni 70 sono stati definiti di stagflazione, quando almeno in Italia se non ricordo male, siamo cresciuti alla media del 3,8% in quel decennio? Sempre se la memoria non m'inganna solo nel 1974 abbiamo avuto in contemporanea inflazione alta e recessione.

    B) Faccio fatica a credere che gli arabi abbiano potuto quadruplicare il prezzo del petrolio in una notte senza un accordo preventivo con gli Usa. Che ne pensi cado nel complottismo? Eppure la riscossa neoliberista probabilmente è partita da lì dalla cosiddetta stagflazione.

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    1. Entrambe le domante (ben formulate) contengono in sé la risposta.
      Basta vedere, grazie a Goofynomics, l'andamento del "PIL reale" e del PIl reale "logaritmico": la recessione "reale" si registra solo nel 1974.

      Sulle ragioni geo-politiche (non casualmente successive alla fine di Bretton Woods) dell'aumento del prezzo del petrolio non ricordo in quale post riportammo una nitida analisi di Caffè.
      Magari qualcuno lo rammenta meglio di me.

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    2. Scusa, alla fine ho dimenticato il link al PIL
      http://goofynomics.blogspot.it/2014/03/il-pil-dellitalia.html

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  4. « Misure parziali » per « interessi sezionali » (In memoria di Altiero Albertini e Carl Miglio)

    « "giustizia sociale"; nessuno sa precisamente a cosa si riferisca tale termine » Von Hayek Pinochet

    « Vi sono certi fenomeni ai quali nelle nostre società si dà il nome di ETICI o MORALI, che tutti credono conoscere perfettamente, e che nessuno ha mai saputo rigorosamente definire. » Vilfredo Ottimato Pareto


    Fondazione fenomenologica dell'etica dei prezzi.

    Max Schellerat Bazaar


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    1. Ci vorrei aggiungere la sovranità popolare non scientificamente dimostrabile di Einaudi (in Costituente!)
      http://orizzonte48.blogspot.it/2016/05/larticolo-1-della-costituzione-breve.html

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    2. Assolutamente; paludare una filosofia morale mostruosa - ovvero una moralità mostruosa - con tonnellate di positivismo idiota:

      « [L'art.1 Cost e la sovranità popolare;] si tratta soltanto di una formula e non di una verità scientificamente dimostrabile » Luigi Galilelo Einaudi

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  5. Lupus in fabula. La reprimenda (ironicamente ottimistica) di un padre della Patria, degno discepolo di Pareto, a Costituzione pienamente in vigore:

    “… Non intendo qui parlare di nessuna delle parti politiche italiane; ché tutte, al par di quanto accade dappertutto altrove, hanno due anime, una liberale e l’altra socialista… Le due parole indicano uno stato d’animo…

    Nell’italiano medio prevale l’animo socialista. Egli ama l’uguaglianza nelle situazioni economiche e sociali; vorrebbe che tutti vivessero ad un livello non troppo diverso l’uno dall’altro; perciò vuole innalzare il povero, il diseredato, il lavoratore; non desidera correre rischi e vuole la sicurezza del posto, la sicurezza , la certezza del lavoro, la carriera ordinata volta verso l’alto; è persuaso che il progresso scientifico, le scoperte tecniche siano arra di elevazione per tutti gli uomini…Poiché l’uguaglianza e il bene comune non nascono spontaneamente nella società moderna, l’italiano socialista vuole che qualcuno provveda…L’uomo socialista, il quale sa la verità sociale ed economica, non solo è e deve essere «provvisoriamente» totalitario ed intollerante; ma è anche evangelizzatore. Chi sa la verità, la deve insegnare altrui. E’ suo dovere togliere dagli occhi degli ignari il velo che nasconde la verità…

    Coloro che non appartengono alla categoria dei tromboni da comizio e vanno oltre l’elenco ordinario dei luoghi comuni, parlano di nazionalizzazioni, di imposte progressive, di abolizioni delle eccessive disuguaglianze dei redditi, di sicurezza ed assistenza sociale, di politica qualitativa del credito, di investimenti “massicci” da parte dello stato, di controllo della attività privata, di direttive alla iniziativa privata per la consecuzione di fini pubblici, di concorsi dello stato al promovimento ed alla tutela della agricoltura in generale e di quelle industrie in particolare, le quali risultano più vantaggiose alla massima occupazione.

    La strada socialista conduce tuttavia inavvertitamente ad un intervento sempre maggiore dello stato nelle cose economiche ed all’incremento della proporzione degli uomini dipendenti dallo stato, dai corpi pubblici territoriali e degli enti pubblici, oggi detti parastatali. Cresce il numero di coloro che dallo stato sono istruiti ed educati e sussidiati nell’età dell’infanzia e della giovinezza e ricevono sussidi e pensioni nell’età della vecchiaia. Gli italiani, che non amano più od amano sempre meno il rischio e l’incertezza e desiderano sovratutto continuità nel lavoro e sicurezza nella vecchiaia, nelle malattie, negli infortuni e chiedono allo stato l’esaudimento delle loro aspirazioni, sono, anche se non lo sanno, socialisti...”
    [L. EINAUDI, Gli italiani sono per lo più socialisti e non lo sanno, Corriere della Sera del 2 marzo 1961].

    Brutti ceffi questi italiani! Se si sentissero veramente un pò “socialisti”, forse non sarebbero immersi in questa immane cloaca

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    1. Come se fosse un brutto epiteto :-D

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    2. Che poi credo ce l'avesse proprio coi socialisti-socialisti, dato che minacciavano di andare al governo di lì a poco.

      Alle elezioni politiche che precedettero questo "augusto" saggio di raffinata analisi politico-economica, infatti, la DC stava al 42,35, quasi doppiando il PCI (completamente tagliato fuori, avendo in maggioranza inneggiato ai fatti d'Ungheria; ma il PSI stava a livelli cui tornò solo ai tempi di Bettino: il 14,23% (partito elettoralmente più in ascesa).

      Cosa temeva dunque Einaudi in "soldoni"?
      ...Il PLI, scarsamente utilizzabile col suo 3,54% (si sperava che avrebbe fatto il pienone e invece ebbe solo un modesto incremento) per fare una maggioranza, per l'appunto, senza i vari socialisti.

      Il PSDI titubava a entrare al governo col PLI e, anche, a dare un appoggio esterno (da antica tradizione); a loro volta, i repubblicani - ancora uniti ai "radicali" (dettaglio ora dimenticato dai più)-, tutti insieme, erano finiti, in calo, all'1,35%.

      La Costituzione iniziava a dare i suoi frutti, sul modello socio-economico e l'economia infatti andava benone.
      NONOSTANTE LA "INSTABILITA' POLITICA": 6 governi in 5 anni, avevano preceduto quelle elezioni.
      E L'ECONOMIA CRESCEVA COME NON MAI.

      Ma tutta questa assenza della "durezza del vivere", dipinta come un gigantesco accordo parassitario in danno della teologia del mercato, altro non era che l'avvicinarsi al temutissimo pieno impiego.
      Ed è qui che si accende il feroce moralismo teologico del neo-liberismo: la belva era ferita e, perciò, ancora più feroce...
      Poi ebbe la sua rivincita. Alla grande...

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    3. Voglio dire: con tutta la quantità sterminata di fonti, possiamo dire che fenomenologicamente, ma anche filologicamente e quindi scientificamente parlando, è assodato che chi sa dikekazzo parla è cosciente della natura dialettica del conflitto sociale? e che questa non sfugge strutturalmente a quella socialista/liberale? che non è altro che deontologicamente e teleologicamente una contrapposizione contemporaneamente materiale ed etica? che Hegel aveva realmente dato una risposta alla filosofia dei greci e che Marx criticò correttamente quale fosse il primum agens della fenomenologia dello Spirito? E che la coscienza di questa empirica constatazione doveva essere necessariamente funzionale alla prassi e alla liberazione dalle catene materiali e spirituali in cui versa l'umanità?

      È chiaro che il materialismo storico - considerato il "metalivello" dell'agire politico - è fenomenologicamente una semplice presa di coscienza di una realtà di cui sono empiricamente misurabili gli effetti, date ex-ante certe decisioni politiche, e date ex-post le loro immediate coseguenze che sono poi le cause stesse delle dinamiche sociali?

      Possiamo dire che tutto ciò che sfugge a questa dialettica è falsa coscienza? e che questa falsa coscienza non è altro che la sovrastruttura che parassita le menti dell'umanità sotto la forma di ideologia? e che senza questa la legge naturale del numero i liberali - ovvero le élite - subirebbero le scelte politiche della maggioranza - ossia del Popolo - ossia della società? che la "quantità di coscienza" qualitativamente genuina si sarebbe trasformata in una "qualità sociale" in cui il benessere sarebbe stato "quantitativamente" molto maggiore e diffuso? possiamo dire che questo stato di cose veniva chiamata nell'Ottocento "dittatura del proletariato"? ossia "governo dei lavoratori" coscienti?

      Possiamo dire che chi non riconosce questa dialettica come fondante della tragedia umana e della sua evoluzione spirituale verso un'emancipazione universale - che è l'unico vero senso del significante Libertà - è politicamente un inetto? intellettualmente inadatto a fare gli interessi della propria reale parte sociale?

      È chiaro che, per definizione, tutti coloro che si ritengano socialmente conservatori rispetto ad una modifica progressiva dei rapporti sociali - proprio come voluto dal secondo comma del terzo articolo - è de facto l'utile idiota del sistema capitalistico-liberale? e che lo è perché o è ignorante o è depravato moralmente? È chiaro che questo non è un giudizio relativo ed ideologico ma una opinione cosciente che al rigore filologico-scientifico viene organicamente integrata in modo strutturale una fondazione di carattere assiologico?

      È chiaro che tutto il resto è veleno ideologico e morale?

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    4. Non lo so.

      Bisogna essere troppo umili per ammettere di non aver mai capito un'emerita fava del mondo in cui si vive. Che la Storia è passata sopra la propria testa nella più assoluta schiavile incoscienza.

      Ammettere che tutto quello che si sa - e non si è ricercato approfonditamente, "riducendo eideticamente" la propria falsa coscienza - è bitume spruzzato ad alta pressione nel vuoto spinto dello spirito e dell'intelletto che viene massivamente parassitato: come un'estrazione petrolifera nel giacimento dello spirito umano, che, per non farlo implodere ed annichilire, e farlo rendere profittevolmente, viene rimesso in pressione. Sostituito con il pensiero ed i valori di qulcun altro. Esteriormente rimane solo la crosta. Tutto ciò che c'è dentro è falso e patologico.

      Incoscienza è ragionare metodologicamente con la mente sociopatica di qualcun altro. Che rappresenta ciò che opprime, ciò che sfrutta, schiavizza ed asservisce.

      Delle grandi potenzialità della persona umana rimangono solo un materialismo incosciente, un erotismo morboso, un edonismo bestiale ed una religiosità psicotropa e narcotizzante.

      Tutto ciò che non è solidale e cosciente, è inumano.

      È ora che si comprenda qual è il significato ultimo - direi, escatologico - dell'universalizzazione della democrazia sostanziale. Senza la necessità di ricorrere al vecchio Carlo Lavagna (maestro di Giuliano Amato, un po', come mi faceva notare Arturo, il Caffè maestro di Draghi... a proposito di "socialisti").

      Ve lo dice lo stesso Einaudi che non è un caso che la nostra Costituzione è keynesiana, perché gli Italiani - quando è stato permesso loro di esprimersi sovranamente - hanno dimostrato di auspicare il socialismo. Che la democrazia che vogliono nella loro volontà incosciente, è il socialismo. Ma non lo sanno, questi pigri e vigliacchi mediterranei fannulloni. Einaudi dixit.

      Ora che non ci sono più i comunisti de' noantri a inquinare il dibattito, è giusto urlare in faccia la razionalissima realtà al demente gregge anticomunista.

      !!!

      (Di cui gli pseudo-tali sono sorosianamente i più nocivi e, giocoforza, psicologicamente malati)

      (Non esiste la "durezza del vivere" di cuori "induriti"; esiste solo la "dureza dela cabeza": zucche dure gonfiate di "sabbie bituminose"...)

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    5. “… il concetto che sorregge ed informa tutta la concezione marxista, è quello appunto, cui siamo testé arrivati, della praxis che si rovescia, intesa come il ritmo dialettico del movimento della storia, per cui si compie e s’avvera l’unità della vita entro la molteplicità dei suoi momenti ed aspetti. Ma chi sia giunto a questo concetto non potrebbe trarre, a mio giudizio, che una sola conclusione sul terreno dell’azione pratica. Se il processo storico è prassi che si rovescia, nella quale coincidono il variare dell’ambiente e il variare dell’attività umana, è evidente che il proletariato oggi non può produrre la società nuova se non in quanto plasmi contemporaneamente LA NUOVA COSCIENZA; e, reciprocamente, NON PUÒ CREARE LA COSCIENZA NUOVA, cioè rovesciare e superare le vecchie ideologie e i vecchi sistemi di diritto, e di morale, SE NON IN QUANTO SI MUOVA DI GIÀ SU UN TERRENO DIVERSO DA QUELLO SU CUI POGGIA L’ORDINAMENTO ESISTENTE e su di esso inizi la costruzione dell’ordine nuovo.

      Quelli che agiscono diversamente, e cioè tanto i SEDICENTI RIVOLUZIONARI quanto i RIFORMISTI COLLABORAZIONISTI, distruggono nella pratica quella sintesi unitaria del processo storico, che è merito e vanto del marxismo l’aver raggiunto, e arrivano ad uno sdoppiamento: i primi pensando… di poter instaurare il socialismo con un atto di forza, improvviso senza che preesistano le CONDIZIONI OBBIETTIVE E SUBBIETTIVE, ch’essi vorrebbero poi creare, le une per forza di decreti, le altre per spontanea acquiescenza; i secondi, credendo di poter giungere al socialismo attraverso un’azione di collaborazione col regime esistente, non tale cioè da formare LA COSCIENZA SOCIALISTA in un col socialismo. Entrambe sopravalutano l’azione politica, perché da essa, e da essa sola gli uni con un’insurrezione violenta, gli altri con un processo graduale attendono il realizzarsi di quel socialismo, CHE NON PUÒ ESSERE SE NON CONQUISTA SPONTANEA DELLE MASSE LAVORATRICI, COSTANTEMENTE PROTESE NELLO SFORZO DI ELEVAZIONE …“ [L. BASSO, Sulle orme di Marx, in Critica sociale 15/30 aprile 1924, n. 8, 123-127].

      Oggi, però, siamo succubi della scienza moderna assurta ad ideologia che è costretta a ripudiare – se vuole continuare a sopravvivere – Hegel, Marx ed il materialismo dialettico. Alla gente bisogna insegnare a considerare i fenomeni del mondo nel quale vivono come oggetti neutrali retti da leggi valide universalmente. Non si può insegnare alla gente ad essere coscienti, ovvero che le cose possono essere ribaltate (la grande narrazione della “crisi” è un esempio del rincoglionimento generale). Tutti scenziati… liberali (sarebbe interessante verificare quanto Hayek abbia assorbito dalle scienze dure nella formulazione delle sue teorie).

      Il positivismo (da Stahl a Comte in poi), come il neoempirismo, tengono quindi il cero a quell’ideologia che è evidentemente funzionale alla conservazione dei rapporti di produzione neo-capitalistici. La sociologia moderna (Durkheim in Europa e Parsons negli USA)non si sottrae all'infezione ed è completamente inzuppata di empirismo logico-matematico: il sociologo deve studiare i fatti sociali come se fosse un fisico o un chimico (Durkheim, nel suo Divisione del lavoro sociale, giustifica le diseguaglianze sociali intese come specchio di quelle naturali). In tutto ciò dimenticando che persino la “teoria dei quanti” ci dice ormai che anche la natura rivela il suo carattere dialettico nel campo delle particelle elementari (Heisenberg).

      Si, caro Bazaar, la democrazia sostanziale in Costituzione ha quel significato ultimo che hai lucidamente sintetizzato. La Costituzione prende in considerazione la persona (sociale) che si protende in quello “sforzo di elevazione” di cui parla Basso.

      Il resto è solo falsa (co)scienza. Nella migliore delle ipotesi.

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    6. Grazie come sempre, Francesco, per il supporto filologico.

      Paradossalmente, il problema non è l'equiparare la scienza sociale alle scienze naturali di per sé.

      Il problema è equiparare due sistemi logici "incongruenti"; ma questi sono problemi di carattere epistemologico che paludano una questione di ordine etico: la morale dei dominanti è materialmente indicibile, perché, senza l'individualismo metodologico, l'asimmetria informativa tra dominanti e dominati sui principi etici fondanti, spingerebbe i subalterni a coalizzarsi democraticamente "nel Leviatano".

      Diventerebbero, appunto, "coscienti".

      La logica quantistica riflette la logica hegeliana. Ed è il motivo per cui citai "I'm a strange loop" di Hofstadter.

      Nelle scienze sociali, poiché il soggetto che le indaga è parte stesso dell'oggetto di indagine, è evidente che il conflitto di interessi - materiale e morale - diventa parte stesso della scienza.

      Citi giustamente Durkheim e Parsons (che ha pure Pareto tra le maggiori influenze), perché, come più volta si è provato a portare all'attenzione, i rapporti di produzione liberisti hanno naturale sovrastruttura nel liberalismo e nel funzionalismo sociologico.

      Epistemologicamente, proprio come il liberalismo, il funzionalismo strutturale è inaccettabile, incoerente e trova giustificazione solo tramite la fenomenologia come semplice ostensione di conflitto di interessi.

      Paradossalmente non è il "positivismo in sé" il problema: ma questo positivismo basato sulla logica della scienza naturale classica e deterministica a cui non si sottrae nemmeno la teoria della relatività einsteiniana: non è un caso che Popper, prima ancora di essere assoldato da Heyek e insieme agli altri compari sicari, si scagliò contro le fondamenta epistemologiche della meccanica quantistica. Lo fece anche Einstein. Solo che Einstein, cercando di falsificarla (riconosciamoli pure i meriti al nostro liberale preferito...), contribuì a dimostrarne la validità. Popper fece una figura di cacca mondiale.

      La dialettica nasce dalla coscienza in sé... che cerca di raggiungere l'essenza tramite questa infinita tensione verso "l'autocoscienza universale". Il mistero del rapporto tra spirito ed essere.

      « Siamo materia che pensa »

      La coscienza come "essere che prova a guardarsi allo specchio" ma, nel momento in cui lo fa, modifica le sue sembianze, non riuscendo mai - nonostante si elevi a sistemi di ordine di complessità differente (parafrasando liberamente Gödel) - a « conoscere se stesso ».

      La fenomenologia dello Spirito.

      Tutto ciò è negato dai dominanti a dalle loro prostitute intellettuali.

      La sociologia conflittualista di Marx viene negata dai funzionalisti: se ogni organo della società funziona correttamente, il tutto funziona per il meglio. Va conservato.

      Oratores, bellatores, laboratores. O il codice Manu delle caste indiane.

      Questo è il senso del funzionalismo che nega la natura dialettica del divenire.

      (Paradossalmente, se non ci fosse coscienza e dialettica, non esisterebbe neppure il divenire, e l'Uno non si risolverebbe nel molteplice...)

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    7. Grazie a te per le preziose puntualizzazioni e gli spunti di riflessione. Tra l'altro, non rammentavo la tua citazione di I'm a strange loop di Hofstadter.

      Se penso allo spirito con il quale i Costituenti scrissero la Carta e poi guardo ESSI che oggi la vogliono distruggere, mi viene solo da piangere


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    8. “Del tutto infondato appare, anche al più superficiale esame, attribuire carattere compromissorio a tali proclamazioni [di principio dalle quali è da attingere il criterio di graduazione dei molteplici interessi voluti tutelare], poiché esse risultano, se considerate nel loro nucleo essenziale, espressione univoca e coerente, in ogni loro parte, della volontà della grande maggioranza dell’Assemblea8”

      Nota 8: “Jemolo, op. cit., p. 15 si è domandato quale classe politica rifletta, e quali aspirazioni di questa classe politica assecondi la Costituzione (con riferimento all’ opinione secondo cui questa si informerebbe al pensiero cristiano-sociale). Esatto quanto ritiene l’ A. che questo pensiero non abbia linee che valgano a dargli una vera fisionomia propria. Ma è vero che sussista tale ispirazione? Se alla concezione cristiana si voglia ricondurre il profondo motivo espresso dalla Costituzione essa deve essere intesa in un largo senso, non collegandola all’origine storica ed all’elaborazione dogmatica, in un senso analogo cioè a quello messo in rilievo da un noto saggio del Croce. Calata nella realtà di oggi quella concezione trova la sua più autentica espressione negli ideali del socialismo. Ed è a questa realtà che la nostra Costituzione ha voluto adeguarsi. (C. Mortati, Considerazioni sui mancati adempimenti costituzionali Aa. Vv., Studi per il ventesimo anniversario dell’Assemblea Costituente, Vol. IV, Vallecchi, Firenze, 1969, pp. 468).

      ;-)

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    9. Grazie Arturo :-) Sempre a futura memoria!

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    10. Da stampare a lettere di fuoco in zucca al prossimo che viene a parlare dell'Assemblea come una conventio ad excludendum.

      « anche al più superficiale esame » è definitivo.

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    11. Neppure la testimonianza (id est: interpretazione autentica) del giuspubblicista più prestigioso dell'Assemblea Costituente, nonché democristiano tra l'altro, potrebbe smuovere di un millimetro le iperconvizioni con cui gli espertoni del neo-costituzionalistmo politico, e relativista, hanno nutrito per decenni torme di italiani.

      Oggi Einaudi, contemplando soddisfatto l'orientamento elettorale ripartito tra i principali partiti, potrebbe ben dire: "gli italiani sono ordoliberisti anche se non lo sanno".

      Ordoliberisti a loro insaputa: di destra e di sinistra e anche "onesti"...PUO.
      Proiezioni identificative con gli Einaudi di turno, moltiplicati e diffusi su tutti i fronti

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  6. Poi, per linee carsiche mai sopite, "per fortuna", la fiaccola fu raccolta da Padoa-Schioppa.
    E in effetti, proprio dagli "eredi" dei socialisti!!!

    Per questo comprendere cosa abbiano rappresentanto l'ordoliberismo in chiave €uropea e la "economia sociale di mercato" è così fondamentale.
    Ma è cosa che si comprende solo qui...

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  7. Misteri dolorosi, Presidente. Mi tocca pure leggere, su Voci dall'estero, Otmar Issing che ci dice che l'euro crollera'. Sono tutti piu' avanti di Renzi. Rischio di non capirci piu' niente, tranne che comunque difficilmente qualcosa potra' cambiare

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    1. Il nostro amato Otmarone, in verità, dice che crollerà perché non si è fatta abbastanza austerità.
      Quindi lascia una generosa porta aperta al ritorno del "Monti-styl€".
      Cioè Einaudi&Andreatta+Ciampi&Padoa-Schioppa style.

      Ovviamente, troveranno un software di aggiornamento del frame (Boeri e/o Padoan con annessi Franceschini e/o Letta-il-ritorno, et similia in vena di alleanze "responsabili"?)

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  8. Gia', Letta, quel simpaticone di "euro si'. Morire per Maastricht"

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  9. IL DIAVOLO VESTE “PRAGA”, MICHELLE VERSACE

    Tanto è costato l'endorsment (ndr, in italico promozione) “strappato” ad un Barak in un Gucci "testa di moro" ed ella, the Lady, avvolta in in “a floor-length rose-gold chainmail” di un'Antonella compiaciuta.

    Impagabili gli agnolotti in dolce di patata, zucca precoce salvata dal pecorino di Amatrice prima della manzetta verace “in cim d rap” servita fredda a South Lawn per anticipare il timo caramellato della crostata e il latticello gelato, sventolati precocemente da Mario alle agenzie.

    Un po screvro l'Ermanno Scervini da Agnese che di buoni consigli se ha lesinati pochi e sempre poco utili, valutati i risultati.

    Meglio le parole immor(t)ali del “great Italian American”, “Yogi” Berra” in battuta, “it ain’t over ’till it’s over.”

    Parole sante.

    That's all, folks!!

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  10. Che Letta sia il candidato più gradito alla nomenclatura europea per il dopo Renzi è indubbio, si tratta infatti di un politico ormai promosso da tempo al rango di ‘tecnico’, e quindi libero dai condizionamenti politici ed elettorali con cui deve ancora confrontarsi il rottamatore, ma al tempo stesso forte di un’immagine molto più informale e giovane rispetto a un Monti, di cui pure è stato fedelissimo sostenitore. Anche nei discorsi interni al mondo politico e giornalistico,il suo nome ricorre sempre più spesso per l'eventualità di una vittora del NO.
    Per eseguire con efficacia il programma di definitivo smantellamento della democrazia, del welfare e dell’economia italiana non sembra esserci personaggio più adatto, ne fa fede questa sua dichiarazione risalente al 2012, che chiarisce, direi quasi plasticamente, quali siano i suoi punti di riferimento internazionali:
    “Il Partito Democratico crede da sempre nell’Europa e intende mantenere gli impegni assunti con l’Ue, nel solco di quella ritrovata credibilità dell’Italia nella comunità internazionale di cui il governo guidato da Mario Monti, e sostenuto con lealtà dal PD, è stato protagonista nell’ultimo anno. Oggi anche Goldman Sachs riconosce al Partito Democratico questa vocazione europeista e l’autorevolezza indispensabile per guidare una maggioranza di centrosinistra in grado di governare l’Italia in una delle fasi più drammatiche della sua storia. È un segnale importante. In questa luce sembra avere più coraggio e lucidità di analisi un soggetto esterno al Paese come Goldman Sachs che tanti rappresentanti dei poteri economici italiani che paiono timorosi nei confronti di una prospettiva di centrosinistra”.

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    1. Ottimo "ritrovamento": una chicca che merita la dovuta pubblica conoscenza (e coscienza)...

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    2. Nessuna simpatia né fiducia per il nipote, ma allora perché farlo fuori quando forse indugiava troppo (JPM preconizzava la scadenza del 2012) a demolire la Costituzione?

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    3. Il mite Letta... ritrovarsi nel 2013 a litigare per una campanella da maggiordomo quando, per dire, nel 1944 al posto di un Eichmann avrebbe potuto dare il meglio di sé. Davvero un peccato per lui che certi treni della SStoria passino così di rado (ma mai mettere limiti alla divina provvidenza).

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  11. E DI GIOIA HO PIANTO ..

    Di lacrime gioiose - non sempre sono quelle tristi della "durezza del vivere" e bagnate dal sudore della fronte - sono anche quelle, le migliori, della felicità dello Spirito.

    Le intuizioni, le sensazioni, le tensioni, le visioni hanno preso forma, colore, suono, senso nascosti nel "bitume" pneumatico che avvolge e travolge.

    Sarebbe stato meglio prenderne prima coscienza dell'intensità dei colori e dei suoni ma si sarebbe, forse, persa la profondità delle forme e dei sensi racchiusi negli scritti dell'Assemblea Costituente svelati, rivelati e valorizzati da quanti ne hanno colto, con consapevolezze "diverse", il progetto e la "paurosa" portata della sua piena applicazione.

    Da qui la rabbiosità che le ruota attorno e il desiderio di reimmergerla nel "bitume" pneumatico della "riforma".

    Comunque, .. IT AIN'T OVER 'TILL IT'S OVER

    (consigli per gli acquisti: il vaccino è la conoscenza :-) )


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  12. Ciao Quarantotto, scusami se vado fuori argomento: ieri sera sono andato all'ennesimo incontro per il No, il relatore era un giovane docente costituzionalista. Ho dovuto zittirmi anche questa volta altrimenti litigavo di brutto, eravamo su universi paralleli e incomunicabili fra loro; comunque a fine serata mia moglie gli ha regalato i tuoi due libri Euro e (o?) Democrazia Costituzionale e la Costituzione nella Palude, sperando che serva a qualcosa, ma ne dubito. Mentre parlava pensavo che la Costituzione è una cosa troppo seria, tremendamente seria per lasciarla in mano ai soli giuristi costituzionalisti. In compenso a fine serata ho interloquito con il Segretario provinciale della CGIL e con tutto il Pathos possibile ho cercato di spiegargli i Valori fondanti della nostra Costituzione e l'inconciliabilità con i trattati europei.Ascoltava con vivo interesse. Per concludere il senso di solitudine che ti pervade dopo serate come quelle di ieri è assoluto.

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    1. Pensa alla tristezza che provo io che sono circondato da giuspublbicisti in modo massivo :-)
      Ma sai, poi, l'importante è combattere bene e dalla parte giusta; non è pensabile di vincere in tempi brevi di fronte a uno spiegamento di forze così schiacciante contro la democrazia...
      Prima di arrivare a capire che ahnno sbagliato tutti i calcoli ce ne vorrà; li aiuteremo a capire, non temere...

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